Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 12 giugno 2025 - San Gaspare Luigi Bertoni (Letture di oggi)

Cristo è morto pure per i bambini. (Sant'Agostino)

Il Santo Rosario

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Liturgia delle Ore

Giovedì della 10° settimana del tempo ordinario

Un vangelo a caso ...

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perchè chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo. Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perchè non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta. (1 Cor 11,23-34)

Il Vangelo della domenica commentato

Commento al Vangelo della VI Domenica di Pasqua: Vangelo Gv 14, 23-29: Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Ascolta il commento di Don Fabio Rosini
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Una preghiera a caso ....

Preghiera di un pio artigiano

Di quali consolazioni non si riempie il mio cuore, o adorabile mio Salvatore, quando io penso che voi medesimo per più anni vi siete degnato di santificare la professione, che io esercito, coll’opera delle vostre mani! Oh quanto sarei fortunato se io potessi lavorare col medesimo vostro spirito, cogli stessi sentimenti vostri! Io non temo, e non rifiuto la fatica, la desidero anzi onde avere di che sostentarmi col sudore della mia fronte. No, io non desidero, nè gli onori dei grandi del secolo, nè l’abbondanza dei ricchi, nè i piaceri dei mondani; io non vi domando che la grazia di vivere secondo il mio stato, e di sopportare le pene e le fatiche con pazienza e rassegnazione. Vi hanno, è vero, momenti tristi e giorni di dolore; ma le pene finiranno, e mentre vi rimarrà la ricompensa delle buone opere. Succedendomi sinistri avvenimenti, io m'inquieto talvolta, ahimè! fino a diffidare della vostra Provvidenza, e della bontà vostra. Ah! Signore, abbiate pietà della mia debolezza, e perdonate alla mia infedeltà. Conosco quanto io sia colpevole agli occhi vostri. Dovrei mille volte benedire questa Provvidenza divina, che mai non mi venne meno, quando io ho posto in lei la mia fiducia, e feci dal canto mio quel che poteva.

Continuate, mio Dio, a sostenere la mia fiacchezza, a benedire le mie fatiche. Io mi applicherò con assiduità al lavoro, ne sopporterò le pene con maggior pazienza, ve le offrirò in penitenza de' miei peccati, mi rassegnerò in fine a tutto quello, che vi degnerete disporre di me e de' miei. È la vostra grazia che m'inspira queste sante risoluzioni; la vostra grazia mi aiuterà ad osservarle.

O Madre del mio Dio, siate mia tenera madre, e quella di tutta la mia famiglia; assisteteci amorevolmente.

Grande s. Giuseppe, il quale avete consacrata la vostra vita al lavoro, siate il mio modello e protettore, e specialmente ottenetemi al fine de' giorni miei, una santa morte, e la felice eternità. Così sia.