Novena a Sant'Agostino

Primo giorno
I. Per quella vivissima consolazione che voi, o glorioso s. Agostino, arrecaste a s.Monica vostra madre e a tutta quanta la Chiesa, allorquando, animato dall’esempio del romano Vittorino o dai discorsi ora pubblici, ora privati del gran Vescovo di Milano, s. Ambrogio, e di s. Simpliciano e di Alipio, risolveste finalmente di convertirvi, ottenete a noi tutti la grazia di approfittare continuamente degli esempi e dei consigli dei virtuosi, onde arrecare al cielo tanto di gioia con la nostra vita avvenire, quanto di tristezza gli abbiamo cagionato con tanti mancamenti nella nostra vita, passata.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. Per quella fervorosa riconoscenza onde, appena convertito, vi deste a studiare la divina legge tanto da noi violata, e ad eccitare negli altri l’amore e la stima con gli ammirabili trattati dell’Anima, della Provvidenza o della Vita felice; quindi appena rigenerato alla grazia per mezzo del santo battesimo, intuonaste unitamente a s. Ambrogio un inno affatto nuovo, il quale non respira che la fede la più viva, o la carità la più ardente, ottenete a noi tutti la grazia di essere sempre riconoscenti a tutti i favori del cielo, onde impegnare l’Altissimo a diffonderne sopra di noi una copia sempre maggiore.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. Per quell’ardentissimo zelo onde in tutto il tempo di vostra vita vi applicaste a confutare e a convertire ogni sorta di eretici e specialmente i Manichei ch’erano stati i maestri ed i complici delle vostre giovanili licenze, ottenete a noi tutti la grazia di procurare con ogni sforzo la conversione dei cattivi, e il miglioramento dei buoni, per così riparare gli scandali che potessimo aver dati con il nostro viver poco conforme alla fede santissima che professiamo.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV.Per quell’umiltà profondissima onde voi, o glorioso s. Agostino, vi riputaste sempre indegno, non solo d’ogni ecclesiastica dignità, ma ancora della sacerdotale ordinazione; e per quella fedeltà inalterabile, con cui, ordinato, vostro malgrado, dal santo vescovo Valerio, disimpegnaste tutti gli uffici a voi affidati di predicatore, di vicario, e osservaste tutto le regole del nuovo Ordine monastico da voi instituito, ottenete a noi tutti la grazia di riputarci sempre immeritevoli di qualunque carica, di qualunque distinzione, e di adempiere sempre esattamente tutti gli obblighi del nostro stato.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. Per quell’abbondanza di lumi soprannaturali, dei quali foste arricchito, o glorioso s. Agostino, per cui diveniste il flagello più terribile di tutti i nemici del Cristianesimo, il maestro di tutti i sapienti, l’anima di tutti i Concilii, l’oracolo di tutta la Chiesa, fino ad essere da S. Paolino chiamato il Sole della terra, o da Sulpizio un’ape industriosa che mentre nutrisce con il suo miele tutti i fedeli, uccide col suo pungiglione tutti gli eretici, ottenete a noi tutti la grazia di impiegare sempre lo nostre forze corporali o spirituali a sostenere o difendere la verità della fede, e procurar sempre maggiore la dilatazione e la gloria della comun madre la Chiesa.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
VI. Per quella custodia singolare che voi aveste, o glorioso s. Agostino, della vostra purità e dell’altrui riputazione, per cui, dopo la vostra conversione, non soffriste mai la compagnia di persone mormoratrici, ottenete a noi tutti la grazia di odiare e di fuggire tutto quello che potesse contaminare anche leggermente la nostra coscienza o l’altrui fama.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
VII. Per quell’ammirabile sollecitudine con cui voi, o glorioso s. Agostino, rivedeste nella vostra vecchiaia tutto quante le vostre opere e ritrattaste in apposito libro tutte le sentenze che vi sembravano meno esatte, o per quella vivissima carità, onde nell’assedio che desolava la vostra carissima Ippona, domandaste al Signore la grazia d’essere,come il divino pastore, sacrificato per la salute delle proprio pecore, ottenete a noi tutti la grazia di emendare con prontezza ogni errore, di sopportar con rassegnazione tutte le avversità della terra,e d’esser sempre disposti a perdere anche la vita poi bene dei nostri fratelli, onde partecipare con voi all’eterna beatitudine del paradiso.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Comincia dalla Bibbia, ma, abituato com’è a testi altisonanti, la trova grossolana e illogica. Si accosta allora al manicheismo. Rientrato a Tagaste apre una scuola di grammatica e retorica, ma la vita che conduce non lo appaga e si trasferisce a Cartagine sperando in un futuro migliore. E invece continua a essere insoddisfatto. Si accosta al manicheismo, ma la sua sete di verità non ne è placata. Il giovane e promettente retore cerca così nuovi lidi e nel 382 si trasferisce a Roma con la compagna e il figlio, all’insaputa della madre che intanto lo aveva raggiunto a Cartagine. Nella capitale dell’impero romano Agostino mantiene comunque i contatti con i manichei, dai quali riceve sostegni e appoggi. La sua carriera va a gonfie vele, nel 384 ottiene la cattedra di Retorica a Milano, eppure l’inquietudine interiore lo tormenta ancora.
L’ambizione viene saziata ma non il cuore. Per affinare la sua “ars oratoria” ascolta i sermoni del vescovo Ambrogio. Vuole carpirne le capacità dialettiche, e invece le parole del presule lo toccano nel profondo. Intanto si trasferisce a Milano la madre Monica, che gli resta accanto soprattutto con le sue preghiere. Si accosta sempre di più alla Chiesa cattolica e ne diviene catecumeno: ora gli ci vuole una moglie cristiana più che una concubina. La donna che conviveva con lui da anni torna in Africa. Ancora travagliato, Agostino divora testi di filosofia e si immerge nella Sacra Scrittura. È tentato dall’esperienza dei pensatori greci, attratto dallo stile di vita degli asceti cristiani, ma non riesce a decidere. É un giorno dell’agosto 386, quando, disorientato e confuso, lasciatosi andare a un pianto dirotto e disperato, gli pare di sentire una voce: “Prendi e leggi!”. La considera un invito a dirigersi alle lettere di San Paolo riposte su un tavolo e ad aprirle a caso. “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne” (Rm 13, 13-14). La lettura di quei brevi versetti lo folgora. Decide di cambiare vita e di dedicare tutto sé stesso a Dio. Viene battezzato da Ambrogio nella notte fra il 24 e il 25 aprile del 387 e desiderando tornare in Africa parte alla volta di Roma per imbarcarsi ad Ostia. Qui muore la madre Monica.
Rientrato a Tagaste Agostino fonda la sua prima comunità. Tra la fine del 390 e l’inizio del 391 si trova casualmente ad Ippona, nella basilica dove il vescovo Valerio sta parlando ai suoi fedeli della necessità di un presbitero per la diocesi. Agostino, noto ai più per il suo esemplare stile di vita, viene così sospinto dinanzi al presule che lo ordina sacerdote. Convinto di dover vivere votato a Dio, studiando e meditando le Scritture, comprende di essere chiamato ad altro. Diviene vescovo di Ippona, succedendo a Valerio, ed esercita il ministero episcopale per oltre 40 anni. Scrive svariate opere dove combatte le eresie dell’epoca e riesce a conciliare fede e ragione, innumerevoli i suoi sermoni e tantissime le lettere. Tra le sue opere più note Il libero arbitrio, La Trinità, La città di Dio. Revisiona, con spirito critico, tutti i suoi trattati e le sue omelie nelle Ritrattazioni. Una menzione a sé meritano Le confessioni, in cui Agostino, già vescovo, si racconta lasciando emergere in modo magistrale la sua interiorità, la storia del suo cuore. Muore il 28 agosto del 430.
Fonte: https://www.vaticannews.va/