Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

In paradiso si godono tutti i beni in eterno. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 20° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 13

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.2Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".

6Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".

10Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.11C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità",13e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
14Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato".15Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?16E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?".17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

18Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?19È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami".

20E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio?21È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata".

22Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme.23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose:24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.30Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi".

31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere".32Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito.33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!35Ecco, 'la vostra casa vi viene lasciata deserta'! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: 'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'".


Esodo 15

1Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:

"Voglio cantare in onore del Signore:
perché ha mirabilmente trionfato,
ha gettato in mare cavallo e cavaliere.
2Mia forza e mio canto è il Signore,
egli mi ha salvato.
È il mio Dio e lo voglio lodare,
è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!
3Il Signore è prode in guerra,
si chiama Signore.
4I carri del faraone e il suo esercito
ha gettato nel mare
e i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mare Rosso.
5Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.

6La tua destra, Signore,
terribile per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico;
7con sublime grandezza
abbatti i tuoi avversari,
scateni il tuo furore
che li divora come paglia.
8Al soffio della tua ira
si accumularono le acque,
si alzarono le onde come un argine,
si rappresero gli abissi
in fondo al mare.
9Il nemico aveva detto:
Inseguirò, raggiungerò,
spartirò il bottino,
se ne sazierà la mia brama;
sfodererò la spada,
li conquisterà la mia mano!
10Soffiasti con il tuo alito:
il mare li coprì,
sprofondarono come piombo
in acque profonde.
11Chi è come te fra gli dèi, Signore?
Chi è come te, maestoso in santità,
tremendo nelle imprese,
operatore di prodigi?
12Stendesti la destra:
la terra li inghiottì.
13Guidasti con il tuo favore
questo popolo che hai riscattato,
lo conducesti con forza
alla tua santa dimora.

14Hanno udito i popoli e tremano;
dolore incolse gli abitanti della Filistea.
15Già si spaventano i capi di Edom,
i potenti di Moab li prende il timore;
tremano tutti gli abitanti di Canaan.
16Piombano sopra di loro
la paura e il terrore;
per la potenza del tuo braccio
restano immobili come pietra,
finché sia passato il tuo popolo, Signore,
finché sia passato questo tuo popolo
che ti sei acquistato.

17Lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua sede,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
18Il Signore regna in eterno e per sempre!".

19Quando infatti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare.20Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze.21Maria fece loro cantare il ritornello:

"Cantate al Signore
perché ha mirabilmente trionfato:
ha gettato in mare
cavallo e cavaliere!".

22Mosè fece levare l'accampamento di Israele dal Mare Rosso ed essi avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua.23Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque di Mara, perché erano amare. Per questo erano state chiamate Mara.24Allora il popolo mormorò contro Mosè: "Che berremo?".25Egli invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell'acqua e l'acqua divenne dolce. In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto; in quel luogo lo mise alla prova.26Disse: "Se tu ascolterai la voce del Signore tuo Dio e farai ciò che è retto ai suoi occhi, se tu presterai orecchio ai suoi ordini e osserverai tutte le sue leggi, io non t'infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!".27Poi arrivarono a Elim, dove sono dodici sorgenti di acqua e settanta palme. Qui si accamparono presso l'acqua.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 37

1'Di Davide.'

Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.


Ezechiele 18

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Perché andate ripetendo questo proverbio sul paese d'Israele:

I padri han mangiato l'uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati?

3Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele.4Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
5Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia,6se non mangia sulle alture e non alza gli occhi agli idoli della casa d'Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato di impurità,7se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l'affamato e copre di vesti l'ignudo,8se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall'iniquità e pronunzia retto giudizio fra un uomo e un altro,9se cammina nei miei decreti e osserva le mie leggi agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, parola del Signore Dio.10Ma se uno ha generato un figlio violento e sanguinario che commette qualcuna di tali azioni,11mentre egli non le commette, e questo figlio mangia sulle alture, disonora la donna del prossimo,12opprime il povero e l'indigente, commette rapine, non restituisce il pegno, volge gli occhi agli idoli, compie azioni abominevoli,13presta a usura ed esige gli interessi, egli non vivrà; poiché ha commesso queste azioni abominevoli, costui morirà e dovrà a se stesso la propria morte.14Ma, se uno ha generato un figlio che vedendo tutti i peccati commessi dal padre, sebbene li veda, non li commette,15non mangia sulle alture, non volge gli occhi agli idoli di Israele, non disonora la donna del prossimo,16non opprime alcuno, non trattiene il pegno, non commette rapina, da' il pane all'affamato e copre di vesti l'ignudo,17desiste dall'iniquità, non presta a usura né a interesse, osserva i miei decreti, cammina secondo le mie leggi, costui non morirà per l'iniquità di suo padre, ma certo vivrà.18Suo padre invece, che ha oppresso e derubato il suo prossimo, che non ha agito bene in mezzo al popolo, morirà per la sua iniquità.
19Voi dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà.
20Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità.
21Ma se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà.22Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata.
23Forse che io ho piacere della morte del malvagio - dice il Signore Dio - o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?
24Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.
25Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore.
Ascolta dunque, popolo d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?26Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa.27E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso.28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà.29Eppure gli Israeliti van dicendo: Non è retta la via del Signore. O popolo d'Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre?
30Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina.31Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o Israeliti?32Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete".


Atti degli Apostoli 27

1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne,8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.

9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta.14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone".15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva.18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno.22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo,24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato.26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola".
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati:31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.


Capitolo XXII: Riconoscere i molti e vari benefici di Dio

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1. Introduci, o Signore, il mio cuore nella tua legge e insegnami a camminare nei tuoi precetti. Fa' che io comprenda la tua volontà; fa' che, con grande reverenza e con attenta riflessione, io mi rammenti, uno per uno e tutti insieme, i tuoi benefici, così che sappia rendertene degne grazie. Per altro, so bene e confesso di non potere, neppure minimamente, renderti i dovuti ringraziamenti di lode. Ché io sono inferiore a tutti i beni che mi sono stati concessi. Quando penso alla tua altezza, il mio spirito viene meno di fronte a questa immensità. Tutto ciò che abbiamo, nello spirito e nel corpo, tutto ciò che possediamo, fuori di noi e dentro di noi, per natura e per grazia, tutto è tuo dono; e sta a celebrare la benevolenza, la misericordia e la bontà di colui, da cui riceviamo ogni bene. Che se uno riceve di più e un altro di meno, tutto è pur sempre tuo: senza di te, non possiamo avere neppure la più piccola cosa. Da un lato, chi riceve di più non può vantarsene come di un suo merito, né innalzarsi sugli altri e schernire chi ha di meno. Più grande e più santo è, infatti, colui che fa minor conto di se stesso e ringrazia Dio con maggiore umiltà e devozione; più pronto a ricevere maggiormente è colui che si ritiene più disprezzabile di tutti e si giudica più indegno. D'altro lati, chi riceve di meno non deve rattristarsi, non deve indignarsi o nutrire invidia per chi ha avuto di più; deve piuttosto guardare a te e lodare grandemente la tua bontà, perché tu largisci i tuoi doni con tanta abbondanza e benevolenza, "senza guardare alle persone" (1Pt 1,17).  

2. Tutto viene da te. Che tu sia, dunque, lodato per ogni cosa. Quello che sia giusto concedere a ciascuno, lo sai tu. Perché uno abbia di meno e un altro di più, non possiamo comprenderlo noi, ma solo tu, presso cui sono stabilmente definiti i meriti di ciascuno. Per questo, o Signore Iddio, io considero un grande dono anche il non avere molte di quelle cose, dalle quali vengono lodi e onori dall'esterno, secondo il giudizio umano. Così, guardando alla sua povertà, e alla nullità della sua persona, nessuno ne tragga un senso di oppressione, di tristezza e di abbattimento, ma invece ne tragga consolazione e grande serenità; perché i poveri e coloro che stanno in basso, disprezzati dal mondo, tu, o Dio, li hai scelti come tuoi intimi amici. Una prova di questo è data dai tuoi apostoli. Tu li hai posti come "principi su tutta la terra" (Sal 44,17); e tuttavia essi passarono in questo mondo senza un lamento: tanto umili e semplici, tanto lontani da ogni astuzia e malizia, che trovarono gioia anche nel sopportare oltraggi "a causa del tuo nome" (At 5,41), abbracciando con grande slancio quello da cui il mondo rifugge. Colui che ti ama, colui che apprezza i tuoi doni di nulla deve esser lieto quanto di realizzare in sé la tua volontà e il comando dei tuoi eterni decreti. Solo nel tuo volere egli deve trovare appagamento e consolazione, tanto da desiderare di essere il più piccolo, con lo stesso slancio con il quale altri può desiderare di essere il più grande. Colui che ti ama deve trovare pace e contentezza nell'ultimo posto, come nel primo; deve accettare di buon grado sia di essere disprezzato e messo in disparte, senza gloria e senza fama, sia di essere onorato al di sopra degli altri e di emergere nel mondo. Invero, il desiderio di fare la tua volontà e di rendere gloria a te deve prevalere in lui su ogni altra cosa, consolandolo e allietandolo più di tutti i doni che gli siano stati dati o gli possano essere dati.


DISCORSO 98 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 7, 11-15, E SUI TRE MORTI CHE IL SIGNORE RISUSCITÒ

Discorsi - Sant'Agostino

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I miracoli del Signore fisici e spirituali.

1. Dai miracoli di Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore rimangono impressionati, sì, tutti quelli che ne sentono parlare e hanno la fede, ma chi in un modo, chi in un altro. Alcuni infatti rimangono stupiti davanti ai suoi miracoli di natura fisica, ma non sanno considerare con ammirazione miracoli maggiori. Altri, al contrario, ammirano miracoli più grandi operati adesso nelle anime, che non quelli operati da Cristo nei corpi. Così infatti afferma il Signore in persona: Come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così il Figlio dà la vita a coloro che vuole 1. Naturalmente non è che alcuni li risuscita il Figlio e altri il Padre, ma gli stessi li risuscitano il Padre e il Figlio, poiché il Padre compie tutto mediante il Figlio. Nessuno ch'è cristiano deve dunque dubitare che ancora adesso vengono risuscitati dei morti. Orbene, ogni persona ha occhi con cui può vedere i morti risorgere, come risuscitò il figlio di quella vedova di cui parla il brano del Vangelo letto poc'anzi, ma non tutti hanno la possibilità di vedere risorgere persone morte quanto allo spirito, tranne quelli già risorti nello spirito. È più importante risuscitare uno destinato a vivere eternamente che risuscitare uno destinato a morire nuovamente.

Due specie di morte.

2. Della risurrezione di quel giovanetto si rallegrò la madre vedova 2; della risurrezione spirituale d'ogni giorno di tante persone si rallegra la madre Chiesa. Quello era morto fisicamente, quelle invece erano morte spiritualmente. La morte visibile del giovanetto era pianta in modo visibile; quanto alla morte di quelle persone invece né ci si pensava, né si vedeva. Ci pensava però Colui che conosceva i morti; conosceva i morti solo Colui che poteva dar loro la vita. Se infatti il Signore non fosse venuto per risuscitare i morti, l'Apostolo non direbbe: Svégliati, tu che dormi; sorgi dai morti e t'illuminerà Cristo 3. Senti la parola "dormiente" quando dice: Svégliati, tu che dormi, ma intendila nel senso di "morto " quando senti: e sorgi dai morti. Si chiamano spesso "dormienti" anche quelli morti visibilmente. Orbene, tutti senza eccezione dormono per Colui che può svegliarli. Per te invece è morto uno che, per quanto lo scuoti, per quanto lo pizzichi, per quanto lo strazi, non si sveglia. Per Cristo invece dormiva quel giovinetto al quale disse: Alzati! 4 e quello immediatamente si alzò. Nessuno sveglia un altro nel letto tanto facilmente quanto Cristo sveglia i morti nel sepolcro.

Tre morti risuscitati dal Signore.

3. Troviamo che dal Signore furono risuscitati tre morti in modo visibile, ma un gran numero in modo invisibile. Ma chi può sapere quanti morti risuscitò in modo visibile? Poiché non tutte le opere compiute dal Signore sono state scritte. Lo dice Giovanni: Gesù fece molte altre opere; se fossero scritte tutte, penso che tutto il mondo non potrebbe contenere i libri in cui registrarle 5. Molti altri dunque sono stati senza dubbio risuscitati, ma solo tre sono stati non senza motivo ricordati. Gesù Cristo nostro Signore ciò che faceva in modo sensibile voleva che fosse inteso anche in senso spirituale. Se faceva i miracoli, non era solo in vista dei miracoli, ma allo scopo che ciò ch'era meraviglioso per chi vedeva fosse vero anche per chi lo comprendeva. Allo stesso modo uno che vede delle lettere in un libro scritto in modo perfetto, ma non sa leggere, loda, sì, la mano del copista, meravigliandosi di fronte alla bellezza delle lettere, ma non sa che cosa significano o indicano quelle lettere; così è uno che loda con gli occhi, ma non comprende con la mente; un altro invece loda l'abilità artistica e capisce anche il significato; questo è colui che naturalmente non solo può vedere ciò che possono vedere tutti ma sa anche leggere, cosa che non è in grado di fare chi non ha imparato a leggere. Allo stesso modo coloro che videro i miracoli di Cristo ma non capirono che cosa significavano e che cosa in certo qual modo insegnavano a quanti li capivano, si meravigliarono solo ch'erano stati compiuti; altri al contrario non solo rimasero meravigliati ch'erano stati fatti ma arrivarono anche a capirne il significato. Simili a costoro dobbiamo essere noi alla scuola di Cristo. In effetti chi dice che Cristo fece i miracoli unicamente perché fossero solo miracoli, potrebbe dire pure che egli non sapeva che non era la stagione di quei frutti quando cercò fichi su un albero 6. Non era ancor giunto il tempo di quel frutto, come dice l'Evangelista; eppure, avendo fame, ha cercato i frutti in quell'albero. Non sapeva forse Cristo ciò che sapeva un contadino? Ciò che sapeva il coltivatore dell'albero non lo sapeva forse il creatore dell'albero? Quando dunque, essendo affamato, cercò i frutti sull'albero, volle far capire che aveva fame di qualcosa ma cercava qualcos'altro; trovò l'albero senza frutti ma pieno di foglie, lo maledisse e quello seccò. Che cosa aveva fatto l'albero non portando frutti 7? Che colpa derivava dal fatto che l'albero non aveva prodotto frutti? Ci sono però alcuni che non possono produrre frutti a causa della propria volontà. La sterilità è una colpa, quando la fecondità dipende dalla volontà. I giudei dunque che avevano le parole della Legge, ma non le opere, erano pieni di foglie ma non producevano frutti. Ho detto ciò per convincervi che nostro Signore Gesù Cristo fece i miracoli per indicare con essi qualcos'altro, perché oltre al fatto ch'erano opere mirabili, grandi e divine, imparassimo da essi anche qualche altra cosa.

La risurrezione dei tre morti.

4. Vediamo dunque che cosa voleva che noi imparassimo a proposito dei tre morti risuscitati da lui. Risuscitò la figlia morta del capo-sinagoga, il quale aveva chiesto al Signore di recarsi dalla ragazza inferma per liberarla dalla malattia. Mentre si avviava fu annunciato che la ragazza era morta, e sembrando loro che ormai si tormentasse invano, i servi annunciarono al padre: La ragazza è morta; perché stai ancora a disturbare il Maestro? 8. Il Signore però si avviò e disse al padre della ragazza: Non temere; soltanto continua ad aver fede 9. Arrivò alla casa e trovò ch'erano state già preparate le esequie dovute per il funerale e disse alla gente: Non piangete, poiché la ragazza non è morta, ma dorme 10. Disse la verità: dormiva, ma per Colui dal quale poteva essere svegliata. Svegliandola la rese ai genitori. Svegliò anche questo giovanetto, figlio d'una vedova, che ora viene richiamato alla nostra mente affinché a proposito di lui parlassimo con la Carità vostra di ciò ch'egli si degnerà di concederci. Avete sentito poco fa come fu svegliato 11 Il Signore era vicino a un villaggio, quando fuori della porta di esso veniva portato alla sepoltura il morto. Mosso a compassione dal pianto della madre, vedova e rimasta priva dell'unico figlio, fece quanto avete udito, dicendo: Ragazzo, te lo dico io: alzati. Il morto si alzò e cominciò a parlare e Gesù lo restituì alla madre 12. Svegliò anche Lazzaro dal sepolcro. Poiché i discepoli, con cui parlava, sapevano ch'era malato (il Maestro poi gli voleva bene) anche allora disse: L'amico nostro Lazzaro dorme 13. Essi, pensando che quel sonno del malato fosse salutare, gli dissero: Signore, se dorme, guarirà 14. Ma il Signore, parlando ormai più chiaramente: Vi dico che il nostro amico Lazzaro - disse - è morto 15. Tutte e due le affermazioni erano vere: "È morto per voi, per me invece dorme".

Tre specie di peccatori simboleggiate da quei tre morti.

5. Queste tre specie di morti rappresentano tre specie di peccatori che ancora oggi sono risuscitati da Cristo. La figliola morta del caposinagoga stava dentro in casa, ancora non era stata portata fuori dalle pareti segrete al pubblico sepolcro. Fu risuscitata lì dentro e restituita viva ai genitori. Questo giovinetto invece non era più dentro la sua casa - è vero - ma tuttavia non era ancora nel sepolcro, era stato portato fuori dalle pareti domestiche verso il sepolcro, ma non era stato ancora sepolto. Colui che risuscitò la morta ancora non portata al sepolcro, risuscitò il morto già portato verso il sepolcro ma non ancora sepolto. Restava il terzo caso, che risuscitasse cioè uno già sepolto e ciò lo fece a proposito di Lazzaro. Ci sono, dunque, coloro che hanno il peccato dentro al loro cuore ma non ancora nell'azione. Un tale è agitato da qualche passione morbosa. Il Signore in persona afferma: Chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel proprio cuore 16. Non le si è ancora avvicinato col corpo, ma ha acconsentito nel cuore; ha il morto al di dentro, ancora non lo ha portato al sepolcro. E come suole accadere, come sappiamo e come le persone lo sperimentano ogni giorno in se stesse, talora, dopo aver sentito la parola di Dio, come se il Signore dicesse: "Alzati!", si condanna il consenso dato al male, si aspira di nuovo alla salvezza e alla santità. Il morto risorge nella sua casa, il cuore torna alla vita nel segreto del suo pensiero. Questa risurrezione dell'anima morta è avvenuta internamente tra le latebre della coscienza, come tra le pareti domestiche. Altri invece, dopo aver acconsentito al desiderio, arrivano fino all'azione, come se portassero il morto alla sepoltura; in tal modo quanto era nascosto nel segreto appare in pubblico. Costoro che sono arrivati all'atto concreto, sono forse ormai senza speranza? Non fu detto forse a quel giovinetto: Te lo dico io: alzati 17? Non fu restituito forse anch'egli a sua madre? Così dunque anche uno che già ha compiuto l'atto peccaminoso, se per caso viene ammonito e si sente spinto dalla parola della verità, alla voce di Cristo risorge e viene restituito vivo. Ha potuto spingersi fino all'atto, ma non ha potuto arrivare alla rovina eterna. Coloro invece che, facendo ciò ch'è male, cadono anche nell'abitudine cattiva in modo che la stessa assuefazione al male non permette loro di vedere ch'è male, diventano difensori delle loro male azioni e si arrabbiano quando sono ripresi; fino al punto che i sodomiti dissero a una persona retta che biasimava la loro pessima brama: Tu sei venuto qua per abitarci, non per dettar leggi 18. In quella città era diventata così abituale una sì nefanda turpitudine, che ormai la disonestà era onestà e veniva biasimato chi la biasimava anziché quello che la praticava. Individui siffatti, oppressi dalla cattiva abitudine, rassomigliano a dei sepolti. Che dire, dunque, fratelli? Sepolti in modo che, come fu detto a proposito di Lazzaro: già puzza 19. Il pesante masso posto sul sepolcro rappresenta la penosa potenza dell'abitudine poiché opprime l'anima e non le permette né d'alzarsi né di respirare.

I diversi gradi progressivi del peccato.

6. Ma di Lazzaro è detto: È morto da quattro giorni 20. In realtà a quest'abitudine, di cui parlo, l'anima arriva nel quarto, diciamo così, stadio. Il primo stadio è - per così dire - il solletico del piacere nel cuore, il secondo è il consenso, il terzo è l'atto compiuto, il quarto è l'abitudine. Ora, ci sono alcuni che respingono assolutamente le cose illecite che si presentano al loro pensiero, in modo da non sentire neppure il piacere iniziale. Ci sono alcuni che ne provano piacere e non vi acconsentono; non è ancora una morte completa, ma in certo qual modo incominciata. Se alla compiacenza si aggiunge il consenso, già si commette una colpa. Dopo il consenso si arriva all'azione; le azioni ripetute si cambiano in abitudine e allora si ha una certa disperazione in modo che si dica: È morto da quattro giorni, ormai puzza. Arrivò dunque il Signore, al quale naturalmente tutto era facile, e fece vedere che la risurrezione presentava in quel caso una certa difficoltà. Ebbe un fremito di commozione e mostrò ch'era necessario rimproverare con voce forte coloro che, per abitudine, son diventati insensibili. Tuttavia quando il Signore fece sentire il suo alto grido, si ruppero i legami di quella abitudine tirannica. Si spaventarono le potenze degl'inferi e Lazzaro fu restituito alla vita. Il Signore infatti libera dalle cattive abitudini anche i morti da quattro giorni, giacché lo stesso morto da quattro giorni per il Cristo, che aveva stabilito di risuscitarlo, era solo uno che dormiva. Ma che cosa disse? Considerate in quale maniera fu risuscitato. Uscì fuori dal sepolcro, ma non poteva camminare. Il Signore disse allora ai discepoli: Scioglietelo e lasciatelo andare 21. Egli risuscitò il morto, essi lo sciolsero dalle bende con cui era fasciato. Dovete capire che un particolare potere è proprio della maestà di Dio che risuscita. È dalla parola della verità ch'è rimproverato uno che si trova in una cattiva abitudine. Quanti sono rimproverati, ma non sentono il rimprovero! Chi è dunque che parla all'interno di colui che sente la parola di Dio? Chi è che infonde la vita nell'interno dell'uomo? Chi è che scaccia la morte nascosta e dà la vita segreta? Dopo le rampogne e dopo i rimproveri gli uomini non sono lasciati forse alle proprie riflessioni e cominciano a rimuginare tra sé quanto è deplorevole la loro vita, da quale orrenda abitudine sono oppressi? In seguito, sentendo dispiacere di se stessi, decidono di cambiar vita. Questi tali, ai quali dispiace quello che sono stati, sono risorti, sono tornati alla vita, ma, pur essendo tornati alla vita, non sono in grado di camminare. Glielo impedisce il legame della stessa colpa. È necessario dunque che chi è tornato in vita sia sciolto da quei legami e così gli sia consentito di camminare. Andò questa incombenza ai suoi discepoli, ai quali disse: Ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 22.

Bisogna risorgere presto dal peccato.

7. Ascoltiamo dunque, carissimi, queste verità in modo che quelli che vivono continuino a vivere e coloro che sono morti tornino a vivere. Se il peccato è ancora solo concepito nel cuore e non è giunto all'atto, l'uomo si penta, venga corretto il pensiero, il morto risorga nella casa della propria coscienza. Se invece uno ha già commesso il peccato concepito nel pensiero, nemmeno in questo caso si deve disperare. Se il morto non è risorto nell'interno della coscienza, risorga quando viene portato al sepolcro. Si penta del peccato commesso, torni a vivere al più presto; non vada a finire nel profondo della tomba; non riceva al di sopra di sé il macigno dell'abitudine. Forse però parlo a uno ch'è già oppresso dalla rigida pietra della propria abitudine, ch'è già oppresso dal peso dell'abitudine, ch'è già morto da quattro giorni e già emana cattivo odore. Ma non deve disperare nemmeno lui; egli è, sì, caduto molto in basso e morto, ma ben alto è il Cristo. Egli con il suo grido è capace di rompere i pesi terreni, è capace di ridare la vita all'anima da se stesso e consegnare il risuscitato ai discepoli perché lo sciolgano. Anche persone di tal genere facciano penitenza. Poiché non è che dopo la risurrezione di Lazzaro, da quattro giorni nel sepolcro, non fosse rimasto in lui tornato alla vita alcun cattivo odore. Coloro dunque che vivono, continuino a vivere; quelli che invece sono morti, in qualunque di queste tre specie di morte si trovino, facciano in modo da risorgere al più presto.

 

1 - Gv 5, 21.

2 - Cf. Lc 7, 12.

3 - Ef 5, 14.

4 - Lc 7, 14.

5 - Gv 21, 25.

6 - Cf. Mc 11, 13.

7 - Cf. Mt 21, 18-19.

8 - Mc 5, 35.

9 - Mc 5, 36.

10 - Mc 5, 39.

11 - Cf. Lc 7, 12 ss.

12 - Lc 7, 14-15.

13 - Gv 11, 11.

14 - Gv 11, 12.

15 - Gv 11, 14.

16 - Mt 5, 28.

17 - Lc 7, 14.

18 - Gn 19, 9.

19 - Gv 11, 39.

20 - Gv 11, 39.

21 - Gv 11, 44.

22 - Mt 18, 18.


1 - La presentazione di Maria santissima al tempio

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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412. Tra le ombre che furono figura di Maria santissima, nessuna fu più espressiva dell'arca dell'alleanza, per la materia di cui era fabbricata, per ciò che conteneva dentro di sé, per l'uso a cui serviva nel popolo di Dio e per quello che mediante la stessa, con essa e per essa, il Signore operava. Tutto ciò non era che un abbozzo di questa Signora e di ciò che per mezzo di lei e con lei lo stesso Signore avrebbe operato nella Chiesa. La materia, ossia il cedro incorruttibile di cui, non a caso ma per divina disposizione, fu fabbricata, significa Maria nostra mistica arca, libera dalla corruzione della colpa personale come dalla tignola occulta del peccato originale con il suo inseparabile fomite delle passioni. L'oro finissimo e puro di cui l'arca era rivestita dentro e fuori, indica la sublime perfezione della grazia e dei doni di cui Maria risplendeva nei pensieri, nelle facoltà, nelle virtù, nelle opere e nei costumi; non si poteva infatti trovare parte, né tempo, né momento, in cui quest'Arca non fosse tutta piena e vestita di grazia di squisito valore, tanto all'interno che all'esterno.

 413. Le tavole di pietra su cui era scritta la legge, l'urna piena di manna e la verga dei prodigi, contenute e custodite nell'antica arca, non potevano meglio significare il Verbo che si sarebbe incarnato in Maria santissima, arca viva. Egli è la pietra viva, il fondamento dell'edificio della Chiesa. Egli è la pietra angolare che si staccò dal monte dell'eterna generazione per unire due popoli, giudei e gentili, prima tanto divisi. Egli è la pietra su cui fu scritta, dal dito di Dio, la nuova legge di grazia e che fu depositata nell'arca verginale di Maria, per far intendere che questa grande regina era depositaria di tutto ciò che Dio era ed operava con le creature. L'arca racchiudeva anche la manna della divinità e della grazia, nonché il potere, ossia la verga dei prodigi e dei miracoli. Dio volle che solamente in quest'Arca mistica e divina trovassimo la sorgente delle grazie, che è Dio stesso, e che da lei queste traboccassero sugli altri uomini; perciò volle che in lei e per lei si operassero i miracoli e i prodigi del suo braccio, perché riconoscessimo che tutto quello che il Signore vuole, è ed opera, si trova racchiuso e depositato in Maria.

 414. Da tutto ciò conseguiva che l'arca dell'antico testamento - non per la figura e l'ombra, ma per la verità che significava - servisse da piedistallo e base al propiziatorio, sede del Signore e tribunale delle sue misericordie, dove udire il suo popolo, rispondere e dare corso alle domande e ai favori che voleva loro fare. Per il fatto che Dio rese solamente Maria santissima suo trono di grazia e non rinunciò a sovrapporre il propiziatorio a questa mistica e vera arca, avendola fabbricata per racchiudersi in essa, il tribunale della giustizia rimase in Dio solo, quello della misericordia fu posto in Maria. A lei, come a trono di grazia, noi possiamo andare a presentare con sicura confidenza le domande che, fuori di questo propiziatorio, non sarebbero ascoltate; a chiedere cioè i benefici, le grazie e le misericordie a favore del genere umano che, altrove, non avrebbero corso.

 415. Un'Arca così misteriosa e sacra, fabbricata dalla mano dello stesso Signore per essere sua abitazione e propiziatorio per il popolo, non stava bene fuori del tempio, dove fu custodita l'arca materiale che era solo figura di questa, vera e spirituale, del nuovo testamento. Perciò l'Autore di questa meraviglia ordinò che Maria santissima fosse collocata nella sua casa, nel tempio, compiuti tre anni dalla sua nascita. È' vero che con grande stupore trovò una differenza assai notevole in ciò che avvenne alle due arche. Quando il re Davide trasferì l'arca in diversi luoghi e, in seguito, suo figlio Salomone la collocò nel tempio come sede sua propria - quantunque quell'arca non avesse altra grandezza se non quella di significare Maria purissima e i suoi misteri - le sue traslazioni furono celebrate con grande festa e giubilo da parte di quell'antico popolo. Questo provano le solenni processioni che Davide fece dalla casa di Abinadàb a quella di Obed-Èdom, nonché da questa al tabernacolo di Sion, città di Davide, e quando da Sion Salomone la traslò al nuovo tempio, che per ordine del Signore aveva edificato come casa di Dio e casa di preghiera.

 416. In tutte queste traslazioni l'arca dell'antica alleanza fu portata con pubblica venerazione, con culto solenne di musiche, danze, sacrifici, con il giubilo dei re e di tutto il popolo d'Israele, come riferiscono i libri dei Re, di Samuele e delle Cronache. Invece la nostra arca mistica e vera, Maria santissima, benché fosse la più ricca, stimabile e degna di venerazione tra le creature, non fu portata al tempio con tanto solenne apparato, né con si pubblica ostentazione. In questa misteriosa traslazione non intervennero né sacrifici di animali, né pompa reale, né maestà di regina; fu trasportata dalla casa di suo padre Gioacchino sulle umili braccia di sua madre Anna, la quale, sebbene non fosse molto povera, tuttavia in quella occasione portò la sua diletta figlia al tempio, per presentarla e depositarla, con umili vesti, povera e sola. Dio volle che tutta la gloria e la maestà di questa processione fosse invisibile e divina, poiché i misteri di Maria santissima furono così sublimi e nascosti che ancora oggi molti di essi continuano ad essere tali secondo gli imperscrutabili giudizi del Signore, il quale ha stabilito il tempo opportuno per ogni cosa.

 417. Poiché mi meravigliavo di ciò alla presenza dell'Altissimo lodando i suoi giudizi, sua Maestà si degnò di rispondermi in questo modo: «Ascolta, o anima: io volli che fosse venerata l'arca dell'antica alleanza con tanto festeggiamento ed apparato, perché era figura di colei che doveva essere Madre del Verbo incarnato. Quell'arca era irrazionale e materiale e senza difficoltà si poteva usare una tale solennità; ma con l'Arca vera e viva, non lo permisi, finché visse su questa terra, per insegnare, con tale esempio, ciò che tu e gli altri dovete osservare finché siete viatori. Per i miei eletti, che da sempre sono scritti nella mia mente, non voglio che l'onore e il plauso pubblico e smodato degli uomini sia, già nella vita mortale, premio per ciò che operano per servirmi e rendermi gloria. Né è conveniente per loro trovarsi nel pericolo di dividere l'amore tra colui che li giustifica e li fa santi e coloro che già li celebrano per tali. Uno è il Creatore che li fece e li sostenta, li difende e illumina ed uno deve essere l'amore, una la loro attenzione, che non si deve dividere in parti, anche se fosse per ricambiare e gradire gli onori che si fanno ai giusti con pio zelo. L'amore divino è delicato, la volontà umana fragilissima e limitata; dividendola, ciò che fa diviene assai poco e molto imperfetto, e facilmente ne perde tutto il merito. Fu per dare al mondo questo insegnamento e per lasciare un esempio vivo in colei che era santissima - né poteva peccare data la mia protezione - che io volli non fosse conosciuta, né onorata durante la sua vita, né portata al tempio con visibile ostentazione ed onore».

 418. «Inoltre, io inviai dal cielo il mio Unigenito e creai colei che doveva essere sua Madre, perché togliessero il mondo dal suo errore e disingannassero gli uomini, mostrando loro l'iniquità della legge stabilita dal peccato, per cui il povero è disprezzato e il ricco stimato, l'umile è abbassato e il superbo innalzato, il virtuoso vituperato e il peccatore onorato, il timorato è ritenuto insensato e l'arrogante valoroso; la povertà è fuggita dagli uomini stolti e carnali come cosa ignominiosa e sgraziata e sono invece ricercate come cose stimabili la ricchezza, il fasto, l'ostentazione, gli onori e i piaceri transitori. Tutto ciò il Verbo incarnato e sua Madre vennero a riprovare e condannare come cose ingannevoli, affinché i mortali conoscessero il terribile pericolo in cui vivono amandole e abbandonandosi ciecamente in braccio al fallace inganno di quanto è sensibile e dilettevole. Per questo insano amore essi fuggono la santa umiltà, la mansuetudine, la povertà ed allontanano da sé tutto ciò che è virtù vera, penitenza, negazione delle loro passioni. Eppure è questo che obbliga la mia giustizia e che è gradito ai miei occhi, perché soltanto questo è cosa santa, onesta, giusta e degna di essere premiata d'eterna gloria, come il contrario merita di venir punito con pena eterna».

 419. «Tale verità non vedono gli occhi di coloro che non vogliono orientarsi verso la luce che gliela insegnerebbe, ma tu, o anima, ascoltala e scrivila nel tuo cuore mediante l'esempio del Verbo incarnato e di colei che fu sua Madre e lo imitò in tutto; fu santa e, dopo Cristo, fu la prima nel mio giudizio e gradimento, per cui si meritava ogni venerazione ed onore da parte degli uomini, benché non potessero dargliene quanta ne meritava. Tuttavia io disposi e volli che allora non fosse onorata né conosciuta, per mettere in lei quanto c'è di più santo, perfetto, stimabile e sicuro, affinché i miei eletti potessero imitarlo imparando dalla Maestra della verità: l'umiltà, il silenzio, il nascondimento, il disprezzo della vanità mondana, fallace e da temersi sommamente, l'amore alle sofferenze, alle tribolazioni, alle ingiurie e alle afflizioni da parte delle creature. Ora, siccome tutto questo non può stare insieme con il plauso, gli onori e la stima degli uomini del mondo, stabilii che Maria purissima non avesse tali cose, né voglio che i miei amici le ricevano e le accettino. E se qualche volta io, per la mia gloria, li faccio conoscere al mondo, non è perché essi lo desiderano o lo cercano, ma perché nell'umiltà, senza uscire dai loro limiti, si conformino alla mia volontà; in realtà, essi desiderano soltanto quanto il mondo disprezza e quanto operarono e insegnarono il Verbo incarnato e la sua santissima Madre». Fu questa la risposta del Signore alla mia riflessione e meraviglia e ciò mi lasciò soddisfatta e ammaestrata intorno a quello che debbo e desidero praticare.

 420. Compiuti i tre anni stabiliti dal Signore, Gioacchino ed Anna partirono da Nazaret, accompagnati da alcuni congiunti; sulle braccia di sua madre portarono l'arca vera e viva, Maria santissima, per depositarla nel tempio santo di Gerusalemme. La bella bambina correva con i suoi fervorosi affetti dietro la fragranza degli unguenti del suo Diletto, per trovare nel tempio colui che già portava nel cuore. Questo piccolo e umile seguito di creature terrene procedeva senza alcuna ostentazione visibile, ma accompagnato da numerosi angeli discesi dal cielo a celebrare questa festa, oltre ai custodi della Regina bambina. Cantando con armonia celestiale nuovi inni di gloria e di lode all'Altissimo, proseguivano il loro viaggio da Nazaret a Gerusalemme. La Principessa dei cieli, che udiva e vedeva tutto, camminava a grandi passi alla vista del supremo e vero Salomone e i suoi fortunati genitori sentivano grande consolazione e giubilo nel loro spirito.

 421. Arrivati al tempio, sant'Anna, felice di entrarvi con la sua figlia e Signora, la prese per mano, mentre san Gioacchino assisteva entrambe; entrati, tutti e tre fecero fervorosa e devota orazione al Signore: i genitori donandogli la figlia e lei offrendo se stessa con profonda umiltà, adorazione e riverenza. Soltanto Maria conobbe come l'Altissimo la accettava e riceveva; nello splendore divino che riempì il tempio, udì una voce che diceva: «Vieni, mia sposa, mia eletta, vieni al mio tempio, dove voglio che tu mi renda lode e mi benedica». Fatta la loro orazione si alzarono e si recarono dal sacerdote; i genitori gli consegnarono la loro bambina Maria e il sacerdote la benedì. Quindi tutti insieme la portarono all'abitazione dove si trovava il collegio delle fanciulle, che venivano solitamente educate nel raccoglimento e nei costumi, fino al raggiungimento dell'età del matrimonio; in particolare si ritiravano là le primogenite della tribù reale di Giuda e di quella sacerdotale di Levi.

 422. La salita al collegio aveva quindici gradini da dove uscirono altri sacerdoti a ricevere Maria, la bambina benedetta. Quello che la portava - uno degli ordinari che per primo l'aveva ricevuta - la pose sul primo gradino, Maria gli chiese licenza e quindi, rivolta ai genitori Gioacchino e Anna, piegando le ginocchia, domandò loro la benedizione, baciò la mano all'uno e all'altra e li pregò di raccomandarla a Dio. I santi genitori le diedero la benedizione con grande tenerezza e commozione e lei salì da sola i quindici gradini con incomparabile fervore e gioia, senza volgersi indietro, né versare lacrime, senza fare alcuna azione da fanciulla, né mostrare pena per il commiato dai genitori, cosicché tutti, vedendola in così tenera età fornita di tale rara fortezza e regalità, rimasero grandemente meravigliati. I sacerdoti l'accolsero e la condussero al collegio delle altre vergini ed il sommo sacerdote Simeone la consegnò alle maestre, una delle quali era Anna, la profetessa. Questa santa donna era stata favorita da una speciale grazia e luce dell'Altissimo perché si prendesse cura della bambina di Gioacchino ed Anna e così fece per divina disposizione, meritando, per la sua santità e le sue virtù, di avere come discepola colei che doveva essere Madre di Dio e maestra di tutte le creature.

 423. Gioacchino ed Anna tornarono a Nazaret afflitti e poveri, poiché erano rimasti privi del tesoro più ricco della loro casa, ma l'Altissimo li confortò e li consolò. Il santo sacerdote Simeone, benché allora non conoscesse il mistero racchiuso in Maria, fu grandemente illuminato per riconoscerla santa ed eletta dal Signore ed anche gli altri sacerdoti ebbero di lei alta stima e riverenza. Nella scala ascesa dalla bambina s'adempi ciò che Giacobbe vide nella sua, cioè gli angeli che salivano e scendevano, gli uni accompagnando, gli altri uscendo a ricevere la loro Regina; alla sommità stava Dio per accoglierla come figlia e sposa. Maria conobbe che quella era veramente la casa di Dio e la porta del cielo.

 424. La bambina Maria, consegnata ed affidata alla sua maestra, chiese in ginocchio, con profonda umiltà, la benedizione e la pregò di accoglieria sotto la sua obbedienza perché le fosse maestra e consigliera, avendo pazienza per tutto quello che avrebbe avuto da patire per causa sua. Anna, la profetessa, l'accolse amabilmente dicendole: «Figlia mia, voglio che voi troviate in me una madre e una protettrice, ed io mi occuperò della vostra educazione con tutta la sollecitudine possibile». Con la stessa umiltà Maria passò subito da tutte le altre fanciulle che ivi abitavano, salutando e abbracciando ognuna e offrendosi come loro serva. Chiese poi a tutte, essendo più grandi e più istruite di lei su ciò che in quel luogo dovevano fare, che le insegnassero e le comandassero, ringraziandole perché, senza suo merito, l'avevano accettata come loro compagna.

 

Insegnamento della santissima vergine Maria

 

425. Figlia mia, la maggior fortuna che possa capitare in questa vita mortale ad un'anima è che l'Altissimo la conduca alla sua casa per consacrarla totalmente al suo servizio, poiché con tale beneficio la riscatta da una pericolosa schiavitù e la libera dalla vile servitù del mondo, dove le toccherebbe mangiare il pane col sudore della sua fronte, senza godere di libertà perfetta. Chi è così ignorante e stolto da non vedere il pericolo della vita mondana, impigliata in tante leggi ed usanze pessime, introdotte dall'astuzia diabolica e dall'umana perversità? La parte migliore è la vita religiosa e appartata: qui si trova il porto sicuro, mentre altrove è dovunque tempesta, fremere d'onde spumeggianti, piene di dolori e disgrazie. Il fatto che gli uomini non vogliano riconoscere questa verità, né gradire questo singolare beneficio, è dovuto a un'indegna durezza di cuore e alla noncuranza di loro stessi. Tu però, o figlia mia, non renderti sorda alla voce dell'Altissimo, ma fai attenzione e coopera con essa. Ti avverto: una delle maggiori cure del demonio è quella d'impedire la chiamata del Signore che dispone le anime perché si dedichino al suo servizio.

 426. Il solo atto pubblico e sacro di ricevere l'abito ed entrare nella vita religiosa, sebbene non sempre si faccia col dovuto fervore e con tanta purezza d'intenzione, fa montare in ira e furore il drago infernale e i suoi demoni, sia per la gloria che ne risulta al Signore e l'allegrezza dei santi angeli, sia perché il mortale nemico sa che la vita religiosa santifica le anime e le perfeziona. Infatti, molte volte avviene che, pur avendo qualche anima abbracciata questa vita per motivi meramente umani e terreni, in seguito vi s'introduce ad operare la grazia divina che tutto migliora e riordina. Se tanto può la grazia, anche quando in principio non ci fu l'intenzione retta che conveniva, quanto più potente ed efficace sarà la luce e la virtù del Signore, unita alla disciplina religiosa, nel momento in cui l'anima entra mossa dall'amore divino e con l'intimo, sincero desiderio di trovare Dio, servirlo e amarlo?

 427. Tuttavia, affinché l'Altissimo riformi o innalzi a maggiore perfezione colui che entra nella vita religiosa, da qualunque motivo vi sia attratto, bisogna che chi ha volto al mondo le spalle, non vi rivolga più gli occhi e che anzi cancelli ogni immagine dalla memoria, dimenticando tutto ciò che ha lodevolmente lasciato nel mondo. Coloro che non badano a questo avvertimento, mostrandosi ingrati e sleali con Dio, sono senza dubbio puniti col castigo della moglie di Lot. Tale castigo non è certamente, per divina pietà, pubblico e visibile agli occhi esteriori, come lo fu il primo, ma allo stesso modo è interiormente ricevuto e fa restare freddi, aridi, senza fervore né virtù. Per siffatto abbandono della grazia essi non conseguono il fine della loro vocazione, non progrediscono nella vita religiosa, non vi trovano consolazione spirituale e non meritano neppure che il Signore li guardi e li visiti come figli; anzi, egli li rifiuta, come schiavi infedeli e disertori. Considera, o Maria, che per te tutto il mondo dev'essere morto e crocifisso e tu devi essere senza memoria per tutto ciò che lo riguarda, senza ricordi, senza attenzioni, né affetto a cose terrene. Se talora sarà necessario esercitare la carità col prossimo, fa' in modo di ordinare le cose ponendo sempre al primo posto il bene della tua anima, la tua sicurezza, quiete, pace e tranquillità interiore. Se vuoi essere mia discepola ti ammonisco e ti comando di essere estremamente attenta in questo, senza porti nessun limite, se non l'eccesso che fa cadere nel vizio.


19 ottobre 1942

Madre Pierina Micheli

Eccomi a Roma, sono partita questa mattina da Milano con Suor Silvestra, Suor Benedetta. Fino a Firenze viaggiammo col nostro Pa­dre. Ci si sentiva accompagnate da Gesù.