Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 20° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 14
1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".
3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!".5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.
13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare".17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!".18Ed egli disse: "Portatemeli qua".19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura.27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura".28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque".29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!".31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
32Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".
34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.
Secondo libro di Samuele 23
1Queste sono le ultime parole di Davide:
"Oracolo di Davide, figlio di Iesse,
oracolo dell'uomo che l'Altissimo ha innalzato,
del consacrato del Dio di Giacobbe,
del soave cantore d'Israele.
2Lo spirito del Signore parla in me,
la sua parola è sulla mia lingua;
3il Dio di Giacobbe ha parlato,
la rupe d'Israele mi ha detto:
Chi governa gli uomini ed è giusto,
chi governa con timore di Dio,
4è come la luce del mattino
al sorgere del sole,
in un mattino senza nubi,
che fa scintillare dopo la pioggia
i germogli della terra.
5Così è stabile la mia casa davanti a Dio,
perché ha stabilito con me un'alleanza eterna,
in tutto regolata e garantita.
Non farà dunque germogliare
quanto mi salva
e quanto mi diletta?
6Ma gli scellerati sono come spine,
che si buttano via a fasci
e non si prendono con la mano;
7chi le tocca usa un ferro o un'asta di lancia
e si bruciano al completo nel fuoco".
8Questi sono i nomi dei prodi di Davide: Is-Bàal il Cacmonita, capo dei Tre. Egli impugnò la lancia contro ottocento uomini e li trafisse in un solo scontro.9Dopo di lui veniva Eleàzaro figlio di Dodò l'Acochita, uno dei tre prodi che erano con Davide, quando sfidarono i Filistei schierati in battaglia, mentre gli Israeliti si ritiravano sulle alture.10Egli si alzò, percosse i Filistei, finché la sua mano, sfinita, rimase attaccata alla spada. Il Signore concesse in quel giorno una grande vittoria e il popolo seguì Eleàzaro soltanto per spogliare i cadaveri.11Dopo di lui veniva Sammà figlio di Aghè, l'Ararita. I Filistei erano radunati a Lechì; in quel luogo vi era un campo pieno di lenticchie: mentre il popolo fuggiva dinanzi ai Filistei,12Sammà si piantò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei. E il Signore concesse una grande vittoria.
13Tre dei Trenta scesero al tempo della mietitura e vennero da Davide nella caverna di Adullàm, mentre una schiera di Filistei era accampata nella valle dei Rèfaim.14Davide era allora nella fortezza e c'era un appostamento di Filistei a Betlemme.15Davide espresse un desiderio e disse: "Se qualcuno mi desse da bere l'acqua del pozzo che è vicino alla porta di Betlemme!".16I tre prodi si aprirono un varco attraverso il campo filisteo, attinsero l'acqua dal pozzo di Betlemme, vicino alla porta, la presero e la presentarono a Davide; il quale però non ne volle bere, ma la sparse davanti al Signore,17dicendo: "Lungi da me, Signore, il fare tal cosa! È il sangue di questi uomini, che sono andati là a rischio della loro vita!". Non la volle bere. Questo fecero quei tre prodi.
18Abisài, fratello di Ioab, figlio di Zeruià, fu il capo dei Trenta. Egli impugnò la lancia contro trecento uomini e li trafisse; si acquistò fama fra i trenta.19Fu il più glorioso dei Trenta e perciò fu fatto loro capo, ma non giunse alla pari dei Tre.20Poi veniva Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso, celebre per le sue prodezze, oriundo da Cabseèl. Egli uccise i due figli di Arièl, di Moab. Scese anche in mezzo a una cisterna, dove uccise un leone, in un giorno di neve.21Uccise anche un Egiziano, uomo d'alta statura, che teneva una lancia in mano; Benaià gli scese contro con un bastone, strappò di mano all'Egiziano la lancia e lo uccise con la lancia di lui.22Questo fece Benaià figlio di Ioiadà, e si acquistò fama tra i trenta prodi.23Fu il più illustre dei Trenta, ma non giunse alla pari dei Tre. Davide lo ammise nel suo consiglio.24Poi vi erano Asaèl fratello di Ioab, uno dei Trenta; Elcanàn figlio di Dodò, di Betlemme.25Sammà di Caròd; Elikà di Caròd;26Cèles di Pelèt; Ira figlio di Ikkès, di Tekòa;27Abièzer di Ànatot; Mebunnài di Cusà;28Zalmòn di Acòach; Maharai di Netofà;29Chèleb figlio di Baanà, di Netofà; Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa di Beniamino; Benaià di Piratòn;30Iddài di Nahale-Gaàs;31Abi-Albòn di Arbàt; Azmàvet di Bacurìm;32Eliacbà di Saalbòn; Iasèn di Gun;33Giònata figlio di Sammà, di Aràr; Achiàm figlio di Saràr, di Afàr;34Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita; Eliàm figlio di Achitòfel, di Ghilo;35Chesrài del Carmelo; Paarài di Aràb;36Igàl figlio di Natàn, da Zobà; Banì di Gad;37Zèlek l'Ammonita; Nacrai da Beeròt, scudiero di Ioab, figlio di Zeruià;38Irà di Ièter; Garèb di Ièter;39Uria l'Hittita. In tutto trentasette.
Siracide 30
1Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta,
per gioire di lui alla fine.
2Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio
e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti.
3Chi ammaestra il proprio figlio renderà geloso il
nemico,
mentre davanti agli amici potrà gioire.
4Muore il padre? È come se non morisse,
perché lascia un suo simile dopo di sé.
5Durante la vita egli gioiva nel contemplarlo,
in punto di morte non prova dolore.
6Di fronte ai nemici lascia un vendicatore,
per gli amici uno che sa ricompensarli.
7Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite,
a ogni grido il suo cuore sarà sconvolto.
8Un cavallo non domato diventa restio,
un figlio lasciato a se stesso diventa sventato.
9Coccola il figlio ed egli ti incuterà spavento,
scherza con lui, ti procurerà dispiaceri.
10Non ridere con lui per non doverti con lui rattristare,
che non debba digrignare i denti alla fine.
11Non concedergli libertà in gioventù,
non prendere alla leggera i suoi difetti.
12Piegagli il collo in gioventù
e battigli le costole finché è fanciullo,
perché poi intestardito non ti disobbedisca
e tu ne abbia un profondo dolore.
13Educa tuo figlio e prenditi cura di lui,
così non dovrai affrontare la sua insolenza.
14Meglio un povero di aspetto sano e forte
che un ricco malato nel suo corpo.
15Salute e vigore valgono più di tutto l'oro,
un corpo robusto più di un'immensa fortuna.
16Non c'è ricchezza migliore della salute del corpo
e non c'è contentezza al di sopra della gioia del cuore.
17Meglio la morte che una vita amara,
il riposo eterno che una malattia cronica.
18Leccornie versate su una bocca chiusa
tali le offerte cibarie poste su una tomba.
19A che serve all'idolo l'offerta di frutti?
Esso non mangia né sente il profumo;
così è il perseguitato dal Signore.
20Osserva con gli occhi e sospira,
come un eunuco che abbraccia una vergine e sospira.
21Non abbandonarti alla tristezza,
non tormentarti con i tuoi pensieri.
22La gioia del cuore è vita per l'uomo,
l'allegria di un uomo è lunga vita.
23Distrai la tua anima, consola il tuo cuore,
tieni lontana la malinconia.
La malinconia ha rovinato molti,
da essa non si ricava nulla di buono.
24Gelosia e ira accorciano i giorni,
la preoccupazione anticipa la vecchiaia.
25Un cuore sereno è anche felice davanti ai cibi,
quello che mangia egli gusta.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Ezechiele 1
1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.
4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.
Prima lettera di Pietro 4
1Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato,2per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale.3Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli.4Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano.5Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti;6infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
7La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera.8Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati.9Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare.10Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio.11Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!
12Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano.13Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.14Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi.15Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore.16Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome.
17È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?
18E se 'il giusto a stento si salverà,
che ne sarà dell'empio e del peccatore'?
19Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene.
Capitolo XXXV: In questa vita, nessuna certezza di andar esenti da tentazioni
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, giammai, in questa vita, sarai libero dall'inquietudine: finché avrai vita, avrai bisogno d'essere spiritualmente armato. Ti trovi tra nemici e vieni assalito da destra e da sinistra. Perciò, se non farai uso, da una parte e dall'altra, dello scudo della fermezza, non tarderai ad essere ferito. Di più, se non terrai il tuo animo fisso in me, con l'unico proposito di tutto soffrire per amor mio, non potrai reggere l'ardore della lotta e arrivare al premio dei beati. Tu devi virilmente passare oltre ogni cosa, e avere braccio valido contro ogni ostacolo: "la manna viene concessa al vittorioso" (Ap 2,17), mentre una miseria grande è lasciata a chi manca di ardore.
2. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. Tutto devi lietamente sopportare, per amore di Dio: fatiche e dolori; tentazioni e tormenti; angustie, miserie e malanni; ingiurie, biasimi e rimproveri; umiliazioni e sbigottimenti; ammonizioni e critiche sprezzanti. Cose, queste, che aiutano nella via della virtù e costituiscono una prova per chi si è posto al servizio di Cristo; cose, infine, che preparano la corona del cielo. Ché una eterna ricompensa io darò un travaglio di breve durata; e una gloria senza fine, per una umiliazione destinata a passare.
3. Forse tu credi di poter sempre avere le consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non ne ebbero sempre neppure i miei santi; i quali soffrirono, invece, tante difficoltà e tentazioni di ogni genere e grandi desolazioni. Sennonché, con la virtù della sopportazione, essi si tennero sempre ritti, confidando più in Dio che in se stessi; consci che "le sofferenze del momento presente non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18). O vuoi tu avere subito quello che molti ottennero a stento, dopo tante lacrime e tante fatiche? "Aspetta il Signore, comportati da uomo" (Sal 26,14), e fatti forza; non disperare, non disertare. Disponiti, invece, fermamente, anima e corpo, per la gloria di Dio. Strabocchevole sarà la mia ricompensa. Io sarò con te in ogni tribolazione.
DISCORSO 8 SULLE DIECI PIAGHE D'EGITTO E SUI DIECI PRECETTI DELLA LEGGE TENUTO A CARTAGINE NELLA BASILICA DI S. CIPRIANO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaArgomento del discorso.
1. In un certo passo delle Scritture in lode del Signore Dio nostro, che noi adoriamo, si dice: Tutto hai disposto in misura, numero e peso 1. L'ammaestramento dell'Apostolo ci insegna a percepire le cose invisibili di Dio attraverso quelle che ci sono state rivelate e a ricercare le cose nascoste attraverso quelle manifeste 2. Se interroghi in certo qual modo ogni creatura, con la voce della sua propria specie ti risponderà che ha per creatore il Signore Dio. Inoltre l'Apostolo ci ricorda che quanto è scritto nei libri che formano l'Antico Testamento è avvenuto in figura; [tutte queste cose] sono state scritte per avvertimento a noi, sui quali è giunta la fine dei tempi 3. Perciò, fratelli, se quelle cose che nella natura sembrano sorgere quasi fortuitamente, una volta diligentemente approfondite e studiate, sapientemente investigate e conosciute, manifestano la lode al Creatore e la divina Provvidenza che si estende a tutte le cose e che, come è stato detto, dispone soavemente ogni cosa, estendendosi, con potenza, da un capo all'altro del mondo 4; quanto più quelle cose che leggiamo non solo essere avvenute ma anche affidate alle sacre Scritture? Questo il motivo per cui intraprendiamo nel nome dei Signore nostro, per quanto lui ci aiuterà e ce lo concederà, con l'appoggio della pia attenzione del vostro animo, a spiegare per quanto possiamo una questione propostaci da alcuni fratelli, anzi un'indagine e una dissertazione: cioè, che cosa significhi che gli Egiziani vengono colpiti da dieci piaghe e il popolo di Dio viene sorretto con dieci comandamenti. Coloro che me l'hanno proposta sanno quello che hanno proposto, cioè sanno di avermela proposta, anche se non ricordano che io, certo non senza motivo, ne ho rimandato la trattazione. Quelli tra voi che non l'hanno proposta, parimenti ascoltino quanto possiamo dire, affinché quanto proposto dai fratelli sia interesse di tutti e l'esposizione del nostro ministero sia alimento per tutti. Siamo convinti che il Signore ci aiuterà, anche se non per i nostri meriti, certamente per i vostri, affinché possiamo dire ciò che è necessario dire e utile ascoltare, perché, camminando insieme nella via della sua verità e affrettandoci insieme verso la patria, meritiamo di evitare i nemici che insidiano il nostro cammino, conoscendo la volontà di Dio, nota attraverso la sua legge.
Sono realmente accaduti i fatti narrati nelle Scritture.
2. Dieci sono le piaghe con cui fu colpito il popolo egiziano. Dieci sono i comandamenti con cui fu sorretto il popolo di Dio. Vediamo, fratelli, come avvenimenti materiali debbano intendersi in senso spirituale. Non crediamo infatti che quelle cose siano state dette e scritte ma non siano avvenute; crediamo invece che sono realmente avvenute e avvenute come le leggiamo; tuttavia dall'insegnamento dell'Apostolo sappiamo che queste cose avvenute erano ombra di quelle che dovevano accadere 5. Riteniamo quindi che le cose avvenute si debbano interpretare in senso spirituale; non possiamo tuttavia negare che siano realmente avvenute. Nessuno pertanto dica: "È stato scritto che l'acqua si mutò in sangue come piaga per gli Egiziani 6: ciò sta ad indicare certo qualcosa, ma non poté essere realmente accaduto". Chi dice così vuol cercare la volontà di Dio in modo da fare ingiuria alla sua potenza. E che? Se alle parole poté dare un significato, non lo poté dare anche ai fatti? Non nacquero forse [realmente] Isacco e Ismaele? Nacquero, erano uomini, erano nati da Abramo, l'uno dalla schiava, l'altro dalla donna libera. Benché fossero uomini, benché fossero realmente nati, raffiguravano tuttavia i due Testamenti, l'Antico e il Nuovo 7. Così anzitutto dobbiamo cercare i significati posti sul fondamento della realtà degli avvenimenti, per non dare l'impressione di voler costruire in aria, avendo tolto ogni fondamento. Penso che tutti quelli che disprezzano e non osservano i dieci comandamenti della legge soffrano spiritualmente quelle cose che gli Egiziani hanno sofferto fisicamente. Finché sto trattando con l'aiuto di Dio questo argomento, voglio che stiate attenti e preghiate per me, affinché dica cose utili per voi. Ciò che riguarda noi forse riusciamo a pensarlo, mentre invece quando parliamo [a voi] è un servizio che vi prestiamo.
La verga di Mosè.
3. Anzitutto sappiate, per non sbagliare nel numero, che in queste dieci piaghe non rientra il primo avvenimento, accaduto come segno, cioè che la verga divenne serpente. Mosè si era presentato al faraone per dirgli che avrebbe condotto fuori dall'Egitto il popolo di Dio. [Gli Egiziani], contumaci, ancora non venivano colpiti. ma erano già atterriti da quel segno divino. Non è ora il caso, né c'è stato chiesto, di soffermarci alquanto sulla verga divenuta serpente 8. Tuttavia, poiché l'abbiamo nominata per necessità, perché nessuno sbagliasse riguardo al numero [delle piaghe], e poiché non deve rimanere nell'animo di nessun ascoltatore lo scrupolo per una cosa non capita, brevemente diciamo che la verga significa il regno di Dio e il regno è il popolo di Dio; il serpente è il tempo della [presente] vita mortale: la morte infatti ci è stata propinata dal serpente. Cadendo - diciamo così - dalla mano di Dio in terra gli uomini divennero mortali. Per questo la verga caduta dalla mano di Mosè divenne serpente. Anche i maghi del faraone fecero la stessa cosa: le loro verghe gettate a terra, divennero serpenti. Ma anzitutto il serpente di Mosè, cioè la verga di Mosè, divorò tutti i serpenti dei maghi. Poi, afferrato per la coda, ridivenne verga come prima, e il regno ritornò alla mano. Le verghe dei maghi sono i popoli empi. Questi popoli empi, vinti dal nome di Cristo, quando vengono inseriti nel suo corpo, è come se venissero divorati dal serpente di Mosè, finché ritorniamo, noi regno di Dio, alla mano di Dio, ma alla fine del mondo mortale: questo significa la coda del serpente. È un grande segno: si realizzi! si realizzi! 9. Avete ascoltato che cosa dovete desiderare; ascoltate ora che cosa dovete evitare.
1° comandamento: Non avrai altri dèi all'infuori di me; 1a piaga: l'acqua mutata in sangue.
4. Il primo comandamento della Legge riguarda il culto dell'unico Dio: Non ci saranno per te - dice - altri dèi all'infuori di me 10. La prima piaga degli Egiziani fu l'acqua mutata in sangue 11. Paragona il primo comandamento alla prima piaga. Immagina l'unico Dio, dal quale sono tutte le cose 12, nella figura dell'acqua, dalla quale tutte le cose vengono generate. A che cosa fa riferimento il sangue se non al corpo mortale? Che significa dunque il cambiamento dell'acqua in sangue se non che il loro cuore stolto si ottenebrò? Vantandosi di essere sapienti, divennero stolti, cambiarono la gloria di Dio incorruttibile con immagini dell'uomo mortale; la gloria di Dio incorrotto in immagini dell'uomo mortale, di uccelli, di quadrupedi e di serpenti 13. La gloria di Dio incorrotto, dal quale sono tutte le cose 14: ecco l'acqua; la somiglianza dell'immagine dell'uomo corruttibile e di uccelli, di quadrupedi e di serpenti: ecco il sangue. E questo avviene nel cuore degli empi, perché Dio rimane immutabile; difatti non perché l'Apostolo disse: cambiarono, è cambiato Dio.
2° comandamento: Non nominare il nome di Dio invano; 2a piaga: le rane.
5. Secondo precetto: Non userai il nome del Signore Dio tuo invano; chi userà il nome del Signore Dio suo invano non sarà innocente 15. Il nome del Signore Dio nostro Gesù Cristo è verità; lui stesso ha detto: Io sono la verità 16. La verità rende innocenti, la vanità contamina. E poiché chi parla di verità parla di Dio - chi infatti mentisce parla di quel che gli è proprio 17 - dire la verità è parlare ragionevolmente; dire millanterie è strepitare, non parlare. A ragione, perché l'amore alla verità è conforme al comandamento, l'amore alla vanità è contrario ad esso. La verità parla, la vanità strepita. A questo secondo comandamento vedete che si oppone la seconda piaga. Qual è la seconda piaga? L'invasione delle rane 18. Hai ben significata la vanità se osservi la loquacità delle rane. Osserva: i seguaci della verità non usano invano il nome del Signore Dio loro, parlano sapientemente tra i perfetti e anche tra gli imperfetti 19: non parlano di ciò che non riescono a capire; non si allontanano dalla verità e non s'incamminano verso la vanità. Gli imperfetti non comprendono quando si discute in maniera un po' più elevata del Verbo di Dio, Dio presso Dio, per il quale tutte le cose sono state create 20; possono però comprendere ciò che Paolo dice ad essi come parlando a bambini in Cristo Gesù, Cristo e questo crocifisso 21. [Non dobbiamo pensare] che nel primo caso c'è verità, nel secondo vanità. Sarebbe vanità se dicessimo che Cristo non ha subito effettivamente la sua morte, ma ha finto, che le sue ferite sono immaginarie, che dalle ferite- non emanò sangue vero ma simulato 22, che ha mostrato false cicatrici risultato di antecedenti false ferite 23. Ma siccome affermiamo che tutte queste cose sono vere, siccome affermiamo che sono realmente accadute, certe, evidenti, siccome crediamo e predichiamo che si sono realmente compiute, anche se non parliamo della sua sublimità e della verità immutabile, tuttavia non camminiamo verso la vanità. Quelli che affermano che tutte quelle cose che riguardano Cristo sono false e simulate, sono come le rane che gracidano nella limacciosa palude. Possono strepitare con la voce, non possono comunicare un insegnamento sapiente. Insomma, nella Chiesa coloro che aderiscono alla verità insegnano la Verità, per la quale sono state create tutte le cose 24; è verità che il Verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi 25; è verità che Cristo è nato da Dio, unico [Dio] dall'unico [Dio], unigenito e coeterno; è verità che, preso l'aspetto di servo, nacque dalla Vergine Maria, patì, fu crocifisso, è risorto, è asceso al cielo; tutto questo è verità, sia quella che il bambino può capire, sia quella che il bambino non può capire; c'è verità nel pane e nel latte, nel pane dei grandi, nel latte dei bambini 26. Il pane per diventare latte, passa attraverso il corpo. Quelli che contraddicono a questa verità e, tratti in inganno dalla loro vanità, a loro volta traggono in inganno [altri], sono come le rane che danno solo fastidio alle orecchie e non cibo alle menti. Ascoltate, per terminare, chi sono gli uomini che parlano ragionevolmente: Non c'è racconto, non c'è discorso in Cui non si odano le loro voci 27, ma voci non vuote, perché per ogni terra uscì la loro voce e fino ai confini del mondo le loro parole 28. Se invece vuoi conoscere le rane, ascolta questo versetto del salmo: Menzogne dice ciascuno al suo prossimo 29.
3° comandamento: Ricordati di santificare il sabato; 3a piaga: le zanzare
6. Terzo comandamento: Ricordati di santificare il sabato 30. Con questo terzo precetto ci viene inculcato un certo richiamo al riposo, alla quiete del cuore, alla tranquillità della mente, prodotto di una retta coscienza. C'è la santificazione perché lì c'è lo Spirito di Dio. Effettivamente, pensate al riposo cioè alla quiete: Su chi - dice - riposerà il mio spirito? Sull'umile, sul mite e su chi teme le mie parole 31. Sugli irrequieti quindi, sui rissosi, sui seminatori di calunnie, sui desiderosi più di contese che di verità non riposa lo Spirito Santo; per la loro irrequietezza non fanno penetrare in se stessi la quiete del sabato spirituale. Contro l'irrequietezza di costoro, come se col termine "sabato" venga intesa la santificazione del cuore ad opera dello Spirito di Dio, è detto: Sii mansueto per ascoltare la parola, affinché comprenda 32. Che cosa potrò comprendere? Dio che dice: "Smetti la tua irrequietezza; nel tuo cuore non ci sia agitazione che ti corrompa a causa di fantasticherie che ti svolazzano attorno e ti punzecchiano; non sia così". Potrai comprendere Dio che ti dice: Riposate e riflettete che io sono Dio 33. Tu a causa dell'irrequietezza non vuoi riposare e accecato dalla seduzione delle tue contese pretendi di vedere ciò che non puoi. Fa' attenzione alla terza piaga che si oppone a questo terzo comandamento: sorsero dal fango le zanzare in tutta la terra d'Egitto 34. Si tratta di una specie di mosche piccolissime, irrequietissime, che volano disordinatamente, che penetrano negli occhi, che non fanno riposare l'uomo; scacciate si precipitano, allontanate di nuovo ritornano: del tutto come le vane fantasticherie dei cuori rissosi. Osservate il comandamento, guardatevi dalla piaga.
4° comandamento: Onora tuo padre e tua madre; 4a piaga: i mosconi
7. Al quarto comandamento: Onora tuo padre e tua madre 35, si contrappone la quarta piaga degli Egiziani 36. Il tafano è la mosca canina: è un termine greco. È da cani non rispettare i genitori. Niente somiglia di più al modo di fare dei cani quanto l'atteggiamento di coloro che non rispettano quelli che li hanno generati. Non per nulla infatti i cuccioli del cane nascono ciechi.
5° comandamento: Non commettere adulterio; 5a piaga: la morte del bestiame.
8. Quinto comandamento: Non commettere adulterio 37; quinta piaga fu la morte del bestiame egiziano 38. Facciamo il paragone. Prendi un uomo che commette adulterio, che non rispetta i limiti del suo matrimonio. Non vuol dominare in sé una certa voluttà sensuale, che è comune a noi e alle bestie. Infatti anche le bestie si accoppiano e generano; mentre ragionare, comprendere è proprio degli uomini. Pertanto la ragione, che dall'alto della mente presiede [al corpo], deve frenare i moti della carne, che le è inferiore, regnando su di essa e dominandola, e non farli espandere smoderatamente e illecitamente senza regola e da ogni parte. Agli animali è stato concesso dalla natura, per disposizione del Creatore, di essere attratti alle femmine e all'accoppiamento solo in certi periodi. Negli altri periodi la bestia non se ne trattiene con la ragione, ma rimane come intorpidita perché l'attrazione si è del tutto spenta. L'uomo invece può sempre sentire l'attrattiva, proprio perché ha la capacità di dominarla. Il Signore ti ha dato il dominio della ragione. Ti ha dato il comandamento della continenza come alle bestie inferiori ha dato un freno naturale. Tu osservi ciò che la bestia non può osservare e per questo anche speri ciò che non può sperare la bestia. Tu ti affatichi alquanto per essere continente, la bestia non si affatica. Ma tu godrai per sempre nell'eternità, ciò che non farà la bestia. Se lo sforzo per essere continente ti stanca, ti incoraggi la ricompensa. La pazienza consiste proprio nel tenere a freno la passione e nel non far dilagare da ogni parte, come fa la bestia, ciò che hai in comune con la bestia. Se disprezzi te stesso in te e, vinto dalla stessa smania delle bestie dimentichi l'immagine di Dio secondo la quale sei stato creato 39, sei una bestia, come se avessi rinunciato ad essere uomo non cambi la tua natura in quella della bestia, ma, pur rimanendo uomo nell'aspetto, diventi simile alla bestia, e non ascolti colui che dice: Non siate come il cavallo e il mulo, privi d'intelligenza 40. Preferisci essere una bestia e fluttuare nella sfrenata libidine e non tenere a freno con nessuna legge la sensualità per arrivare alla continenza? Fa' attenzione alla piaga. Se non hai timore di essere una bestia, almeno abbi timore di morire come una bestia.
6° comandamento: Non uccidere; 6a piaga: le piaghe nel corpo.
9. Sesto comandamento: Non uccidere 41; sesta piaga: pustole nel corpo e vesciche ribollenti e purulente e ascessi brucianti causati da fuliggine di fornace 42. Tali sono le anime degli omicidi. Ardono d'ira perché per l'ira che provoca l'omicidio vien meno la fraternità. Gli uomini possono ardere d'ira e possono ardere di grazia. Ma una cosa è l'ardore della salute, altra è il bruciore della ferita. Gli omicidi concepiti nel cuore sono come pustole brucianti sparse per tutto il corpo. È pieno, ma non di salute; arde, ma non dello Spirito di Dio. Arde chi vuole aiutare e arde chi vuole uccidere: il primo perché ama il comandamento, il secondo perché è malato; il primo di buone opere, il secondo di ulcere purulente. Se potessimo vedere le anime degli omicidi, ne piangeremmo più di quanto si piangono i putrescenti corpi degli ulcerati.
7° comandamento: Non rubare; 7a piaga: la grandine.
10. Seguono il settimo comandamento: Non rubare 43, e la settima piaga: la grandine sui frutti 44. Ciò che, contravvenendo a questo comandamento, sottrai, lo vieni a perdere nel cielo. Nessuno si procura un ingiusto lucro senza riceverne un giusto danno. Chi, ad esempio, ruba si procura una veste ma, per [giusto] giudizio divino, perde la fede. Dove c'è un lucro, c'è anche un danno: il lucro visibile, il danno invisibile; il lucro dal suo accecamento, il danno dalla nube del Signore. Niente avviene senza provvidenza, carissimi. O credete veramente che le cose che gli uomini debbono sopportare si subiscono perché Dio dorme? Sembrerebbe che queste cose accadano per caso: si ammassano le nubi, cadono le piogge, precipita con violenza la grandine, la terra è scossa dai tuoni e atterrita dai lampi. Si crede dunque che accadano per caso e che non ci entri affatto la provvidenza divina. Contro questo modo di pensare ci dice prontamente il salmo: Lodate il Signore dalla terra - avendo già parlato delle lodi provenienti dal cielo - draghi e tutti gli abissi, fuoco, grandine, neve, ghiaccio, vento di tempesta, che eseguono la sua parola 45. Coloro che per la loro perversa bramosia rubano oggetti altrui vengono interiormente colpiti come da grandine dal giudizio di Dio. O se potessero osservare il campo del loro cuore! Senza dubbio piangerebbero, perché non vi troverebbero l'alimento da mettere nella bocca dell'anima, anche se con il loro furto avessero trovato di che soddisfare l'avidità della gola. Più grande è la fame dell'uomo interiore, più grande è la fame, più pericolosa la piaga, più grave la morte. Molti [che interiormente sono] morti camminano, e molti affamati si rallegrano di insulse ricchezze. La Scrittura chiama interiormente ricco il servo di Dio: L'uomo nascosto del vostro cuore, che è ricco davanti a Dio 46. Non ricco davanti agli uomini, ma ricco davanti a Dio; è ricco dove Dio vede. Orbene, che cosa ti giova rubare dove l'uomo non ti vede ed essere distrutto come dalla grandine dove Dio ti vede?.
8° comandamento: Non dire falsa testimonianza; 8a piaga: le cavallette.
11. Ottavo comandamento: Non dire falsa testimonianza 47; ottava piaga: la cavalletta, un animale nocivo per i denti che ha 48. Cosa vuol fare il falso testimone se non nuocere mordendo e consumare mentendo? L'Apostolo di Dio, ammonendo i cristiani a rifuggire dalle false denigrazioni, disse: Se vi mordete e vi divorate gli uni gli altri, badate almeno di non consumarvi a vicenda 49.
9° comandamento: Non desiderare la donna d'altri; 9a piaga: le tenebre.
12. Nono comandamento: Non desiderare la moglie del tuo prossimo 50; nona piaga: tenebre dense 51. C'è una forma di adulterio, nei confronti del quale più sopra è stato dato il comandamento, che comporta anche di non attentare nemmeno col desiderio all'onestà della moglie di un altro. Adultero è infatti anche colui che, sebbene non vada dalla moglie di un altro, tuttavia non si sente pago della propria. Tradire la propria moglie non solo, ma attentare anche a quella degli altri: sono veramente dense tenebre. Niente è più graffiante al cuore di chi subisce l'offesa. Chi reca questa offesa ad un altro certamente non vorrebbe minimamente subirla. A subire le altre offese ogni uomo è più disposto; ma non so se si sia trovato ancora chi accetti di sopportare questa. O dense tenebre di chi fa tali cose, di chi brama tali cose! Veramente sono accecati da una terribile follia: è infatti una pazzia sfrenata disonorare la moglie di un uomo.
10° comandamento: Non desiderare la roba d'altri; 10a piaga: la morte dei primogeniti.
13. Decimo precetto: Non desiderare nessuna cosa del tuo prossimo, non il bestiame, non il podere, non il bue; non desiderare proprio niente del tuo prossimo 52. A questo comandamento si oppone la decima piaga: la morte dei primogeniti 53. Cercando un qualche rapporto in questa piaga [con il rispettivo comandamento], niente per ora mi viene in mente - forse verrà meglio in mente a chi approfondirà più diligentemente l'argomento - se non che tutte le cose che gli uomini hanno le lasciano agli eredi, e tra gli eredi il più amato è il primogenito. Viene qui biasimato il desiderio della roba del tuo prossimo. Desidera anche chi porta via rubando. Chi ruberebbe le cose del suo prossimo se non le desidera? Ma riguardo al furto c'è già un comandamento più sopra. Ivi intendi anche la rapina. La Scrittura non ti avrebbe comandato nei riguardi del furto e taciuto della rapina, se non avesse voluto farti capire che, se è punibile portare via di nascosto, è meritevole di pena molto maggiore sottrarre con la violenza. Portare via a chi non vuole, sia di nascosto che apertamente, ha il suo comandamento. Desiderare la roba del prossimo, cosa che Dio vede nel cuore, anche se cerchi di entrarne in possesso in modo giusto, non è lecito. Coloro che vogliono entrare in possesso in modo giusto delle cose altrui cercano di farsi nominare eredi da quelli che stanno per morire. Che cosa sembra più giusto per entrare in possesso di una cosa che è stata lasciata, che averla per diritto comune? " Che cosa ti interessa? Mi è stata lasciata, ho avuto un'eredità, ti leggo il testamento ". Niente sembra più giusto di questa voce dell'avaro. Tu lo approvi perché possiede legalmente, Dio lo condanna perché desidera con avarizia. Guarda come in realtà sei, tu che brami che qualcuno ti faccia suo erede. Non vuoi che lasci l'eredità ai suoi, tra i quali niente è più caro dei primogeniti. Per questo sarai punito nei tuoi primogeniti, tu che bramando le cose degli altri cerchi di ottenere a tutti i costi con una parvenza di diritto ciò che di diritto non ti spettava. È facile, fratelli, perdere fisicamente i primogeniti; gli uomini sono mortali: muoiano prima dei genitori o muoiano dopo di loro, essi muoiono. Sarebbe però grave se tu perdessi, a causa di questa nascosta e ingiusta brama, i primogeniti del tuo cuore. Il primogenito ha in noi l'immagine della grazia di Dio: il nuovo nato è il primo nato. Tra tutti i nati del nostro cuore la primogenita è la fede. Nessuno infatti può compiere il bene se non è preceduto dalla fede 54. Tutte le tue opere buone sono tuoi figli spirituali, ma tra questi per prima ti è nata la fede. Se brami occultamente una cosa di altri, perdi la fede interiore. Sarai senza dubbio un simulatore, docile non per amore ma per inganno. Se ami colui dal quale desideri essere fatto suo erede, il tuo è un amore che cerca la sua morte; e tu, per possesso dei suoi averi, gli vorresti sottrarre il [legittimo] successore.
Chi obbedisce a Dio agisce sempre bene.
14. I dieci comandamenti e le dieci piaghe passate in rassegna, fratelli, il raffronto tra i dispregiatori dei comandamenti e gli ostinati, e perciò puniti, Egiziani, vi avranno fatto diventare tanto prudenti, da tenere al sicuro i vostri beni nei comandamenti di Dio. I vostri beni, dico, i beni del vostro scrigno interiore, del vostro tesoro interiore; i vostri beni che né ladro né bandito né un vicino potente possa togliervi, dove non ci sia da temere né la tignola né la ruggine 55; con i quali anche il naufrago è ricco. Sarete come il popolo di Dio tra gli iniqui Egiziani: questi soffrivano nel cuore i mali, voi invece resterete incolumi nel vostro essere interiore, finché il popolo non venga condotto fuori dall'Egitto come con un secondo vostro esodo. Ciò in realtà avviene: il primo esodo è avvenuto una volta soltanto, questo non cessa di avvenire. Anzi, se ci riflettiamo bene, spogliamo anche gli Egiziani. Quell'episodio non è accaduto senza sottintendere un significato misterioso; ciò spiega il perché le persone meno preparate ardiscano accusare Dio di aver comandato di chiedere agli Egiziani oro, argento e vesti 56. Dio le aveva loro date, Dio le ha tolte: gli ebrei sarebbero stati dei ladri se non l'avessero fatto dietro il comando di Dio. Cercate di capire, fratelli. Dico che gli ebrei sarebbero stati dei ladri se non l'avessero fatto dietro il comando di Dio. Poiché però lo fecero dietro il comando di Dio, non furono dei ladri. Né son loro quelli che tu accusi; tu poni sotto accusa lo stesso Dio. Essi avevano l'obbligo di obbedire; Dio ritenne opportuno dare il comando, lui che sa chi e che cosa deve soffrire; chi, che cosa, per quale colpa soffra. Sarebbe stato un parricidio evidentissimo e scellerato quello di Abramo, se di sua iniziativa avesse ucciso il figlio. Invece compiva lodevolmente quello che pure era un delitto così grande, perché obbediva a Dio che glielo aveva comandato 57. E ciò che sarebbe stato crudeltà se fatto di propria spontanea volontà, divenne pietà perché fatto su comando di Dio.
Gli esempi di S. Pietro e di S. Paolo.
15. Voglio parlarvi un poco degli Atti degli Apostoli, trovando una dimostrazione [di quanto ho detto] nei due Apostoli di cui celebriamo in un sol giorno l'anniversario della morte, Pietro e Paolo, gli arieti del grande gregge. Essendo Pietro rinchiuso in carcere, venne a lui un angelo il quale, sciolte le catene dai suoi polsi, gli comandò di uscire. Pietro, uscito, seguì l'angelo. Venne liberato dal carcere per comando del Signore, per autorità di Dio. Il giorno dopo il giudice lo mandò a prendere per interrogarlo. Saputo che era fuggito, comandò che gli venissero presentati i custodi del carcere. Dopo averle interrogate, narra la Scrittura, ordinò che le guardie fossero giustiziate; diede loro la condanna che pensava di dover dare giustamente a Pietro 58. Che diciamo? Pietro fu responsabile della loro morte? Non sarebbe stato falsamente virtuoso se avesse contraddetto alla volontà di Dio e avesse risposto all'angelo che gli comandava di uscire: "Non esco, per non far morire per causa mia gl'infelici custodi del carcere"? Gli sarebbe stato risposto: "Lascia queste cose al Creatore: non sei tu l'artefice della nascita dell'uomo, non puoi essere il giudice per stabilire quando debba morire". Paolo invece, mentre incarcerato e incatenato cantava al Signore e per un terremoto gli si sciolsero le catene, non fuggì, proprio perché il custode del carcere non ne subisse alcun danno 59. In questo caso era lasciato al senso di giustizia dell'uomo giudicare che uno non venisse punito al posto di un altro, per il fatto che da Dio non veniva richiesto niente in contrario. Nessuno muore se Dio non vuole. Morire: la decisione è lasciata a Dio giudice, e quindi la passione dell'omicida viene riprovata. Qui non c'è da rivolgere l'attenzione a come Dio ha stabilito, ma a che cosa la cattiva volontà ha desiderato. A motivo del traditore Giuda siamo stati liberati 60, ma la liberazione a noi non l'ha data Giuda: volle uccidere, non liberare. A Dio la lode, a Giuda la condanna; tuttavia non l'avrebbe fatto se non l'avesse permesso Dio, che non risparmiò il proprio Figlio, ma lo consegnò [alla morte] per tutti noi 61.
Cosa significa spogliare gli Egiziani.
16. Nessuno pertanto, fratelli, nessuno osi discutere con Dio: è superbia, empietà, stoltezza. Tu tieni a freno le tue passioni; non fare nulla con animo cattivo; sii pronto ad obbedire, non a fare del male. Gli ebrei fecero [quel che fecero] e fu Dio a farlo. Nell'ipotesi che essi avessero commesso un furto, in questo caso Dio avrebbe voluto che gli Egiziani lo subissero, dal momento che l'aveva permesso tollerando coloro che lo fecero. Tuttavia in questo caso avrebbe riservato una pena ai ladri, mentre [era segno che] faceva scontare una [giusta] punizione temporale a quelli che dovettero subire il latrocinio. Ora invece gli Ebrei non agirono di propria iniziativa: fu Dio a volere che si facesse, nel suo giusto giudizio. E poi, se consideri bene la cosa, forse neanche presero l'oro altrui, ma esigettero una giusta ricompensa. Ingiustamente oppressi, avevano fabbricato per lungo tempo mattoni in Egitto 62; non ne uscirono senza la ricompensa per le dure fatiche della schiavitù. È comunque certo che Dio agì così per una qualche giusta causa. Se noi in questo mondo siamo come il popolo d'Israele in Egitto, oso dirvi senza incertezze - e in ciò spero di parlarvi con lo Spirito di Dio -: togliete l'oro, l'argento, le vesti agli Egiziani. Il loro oro sono i loro sapienti, il loro argento sono i loro oratori, le loro vesti sono la varietà delle loro lingue. Non vediamo tutte queste cose realizzarsi nella Chiesa? Non fa questo ogni giorno la Chiesa? Quanti sapienti nel mondo credono in Cristo! È stato tolto l'oro agli egiziani. S. Cipriano, al quale è dedicato questo tempio, fu per un certo tempo oro e argento degli Egiziani. Le vesti, di cui per modo di dire si rivestono i sensi, sono le varie lingue. Vedete queste lingue trasferirsi dall'Egitto al popolo di Dio: Non c'è discorso infatti, non c'è racconto in cui non si odano le loro voci 63. Qui è l'oro, qui è l'argento, qui sono le vesti degli Egiziani. Usciamo arricchiti e portiamo la nostra ricompensa. Non senza motivo infatti abbiamo lavorato in mezzo al fango d'Egitto.
La santificazione del sabato.
17. Tutte queste cose, fratelli, sia quelle che posso spiegarvi sia quelle che ancora non posso [spiegarvi], sia quelle che potete capire sia quelle che ancora non potete [capire], sia nel modo che vi ho detto io sia anche in un modo migliore, credete fermamente che tutte queste cose accadevano allora ad essi in figura, ma sono state scritte per ammaestramento a noi, sui quali è giunta la fine dei tempi 64. Io perciò non sarò attento ad esse? E anche tu, cristiano spirituale, chiunque tu sia: non saremo attenti e diremo che è avvenuto senza una ragione particolare quanto fecero i maghi del faraone nella terza piaga 65? Niente vi cercherò? Penserò che per niente ciò è accaduto o è stato scritto? I maghi del faraone fanno sorgere contro Mosè serpenti dalle verghe, sangue dall'acqua, fanno venire le rane, fanno tutte queste cose 66. Arrivano alla terza piaga, cioè a quella specie di insetti che si chiamano tafani, e qui diventano impotenti; mentre avevano potuto far venire i serpenti, le rane, diventano impotenti nei riguardi dei tafani. Non è a caso, questo, non è senza un motivo. Bussate con me. Questa terza piaga a che cosa si contrappone? Al terzo comandamento di Dio, dove si dà un comando al popolo nei riguardi del sabato, dove viene ordinato il riposo, dove viene raccomandata la santificazione. Vi si dice: Ricordati di santificare il sabato 67. Anche Dio nelle prime opere del mondo crea il giorno, crea il cielo e la terra, il mare, gli astri, le stelle, gli animali dall'acqua, dalla terra l'uomo a sua immagine 68. Crea tutte queste cose: fino a qui non si sente dire che qualcosa sia stato santificato. Vengono create queste cose in sei giorni e viene santificato il giorno settimo, il giorno del riposo di Dio. Non santifica le opere, santifica il riposo 69. Che diremo? Come per noi che ci affatichiamo rimane più gradito il riposarci che il lavorare, così dobbiamo credere anche per Dio? Non lo dovremmo pensare neanche se Dio avesse creato non con il comando ma lavorando. Disse Dio: Si faccia, e fu fatto 70. Creando in questa maniera neanche l'uomo si affaticherebbe. Ma in quel giorno c'è stato comandato un certo riposo da tutte le nostre opere, affinché capissimo che dopo le nostre opere buone, ci riposeremo senza fine. In quel passo scritturistico infatti ogni giorno ha una sera, il settimo non ce l'ha 71. Operiamo infatti per un tempo determinato, ci riposeremo a tempo indeterminato. Nel passo di cui sopra la santificazione include un grande mistero e riguarda lo Spirito Santo. Comunque mi esprima, fratelli, accogliete quanto vi dico con benevolenza, vi prego, sforzandovi d'intuire più ciò che tento di dirvi che quanto vi spiego. So bene di che cosa sto parlando e chi è che parla: un uomo che parla ad uomini di cose divine. Sforzatevi assieme a me, affaticatevi assieme a me, perché assieme a me possiate riposare. Per quanto il Signore lo concede, per quanto ce lo svela, per quanto ce lo fa capire, per quanto ce lo indica la stessa Sapienza che si mostra benigna per le strade a quanti lo amano e con ogni cura va loro incontro 72, viene santificato il giorno di sabato, il riposo di Dio 73. In quel passo risuona per la prima volta il termine "santificazione". A quanto mi consta, per quanto anche voi sapete e a quanto crediamo, non esiste nessuna santificazione divina e vera se non proveniente dallo Spirito Santo. Non invano infatti è chiamato propriamente Spirito Santo. Pur essendo santo anche il Padre e anche il Figlio, tuttavia questo nome l'ha preso come proprio lo Spirito, di modo che la terza Persona della Trinità si chiama Spirito Santo. Egli riposa sull'umile e il mite 74, come nel suo sabato. Il numero sette si applica anche a questo Santo Spirito: lo indicano chiaramente le nostre Scritture. Coloro che sono migliori di me trovino cose migliori, coloro che sono maggiori di me trovino cose maggiori e dicano e spieghino di questo numero sette qualcosa di più profondo e di più vicino a Dio. Io invece vedo, e questo per ora è sufficiente, e raccomando anche a voi di vedere, che questo modo settenario di calcolare il numero si riferisce propriamente al Santo Spirito, perché nel settimo giorno è rivelata la santificazione. E donde proviamo che il modo settenario di calcolare il numero si riferisce al Santo Spirito? Dice Isaia che lo Spirito di Dio scende su chi è fedele, su chi è cristiano, su chi è membro di Cristo, Spirito di sapienza e d'intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà, di timore di Dio 75. Se avete seguito, ho percorso sette tappe, come dire che lo Spirito di Dio è disceso fino a noi dalla sapienza fino al timore, affinché noi possiamo salire dal timore alla sapienza: L'inizio della sapienza infatti è il timore di Dio 76. In effetti, lo Spirito è settenario ed è un solo Spirito: uno con settupla operazione. Volete una prova ancor più evidente? La Sacra Scrittura ricorda che la festa di Pentecoste è formata da settimane. Lo trovi nella Scrittura nel libro di Tobia: chiaramente dice che questa festa è formata da settimane 77. Sette volte sette infatti sommano quarantanove. Ma, per ritornare all'inizio,- lo Spirito Santo ci riunisce verso l'unità, non ci disperde dall'unità - ai quarantanove si aggiunge uno, simbolo dell'unità, e diventano cinquanta. Non senza motivo lo Spirito Santo venne nel cinquantesimo giorno dopo l'ascensione del Signore. Risuscitò il Signore, ascese dagli inferi, non ancora in cielo. Da quella risurrezione, da quella ascensione dagli inferi si contano cinquanta giorni e venne lo Spirito Santo nel cinquantesimo giorno facendone come il giorno natalizio [della sua venuta] tra noi. Quaranta giorni Cristo si fermò sulla terra con i suoi discepoli 78; nel quarantesimo giorno ascese al cielo, e passati da quel momento dieci giorni, come segno dei dieci comandamenti, venne lo Spirito Santo, perché nessuno adempie la legge se non per la grazia dello Spirito Santo. Perciò, fratelli, vedete chiaramente che questo numero sette si riferisce allo Spirito Santo. Chiunque non aderisce all'unità di Cristo e abbaia contro l'unità di Cristo, bisogna pensare che non ha lo Spirito Santo 79. Litigi, discordie e divisioni le fanno solo gli [uomini] carnali di cui l'Apostolo dice: L'uomo carnale non comprende le cose che sono dello Spirito di Dio 80. Si trova scritto anche nella lettera dell'apostolo Giuda: Costoro sono i fautori di scissioni - parlava rimproverando - costoro sono i fautori di scissioni, carnali, privi dello Spirito 81. Che cosa andiamo cercando di più chiaro? di più evidente? A buon diritto, anche se credono le stesse verità di noi, vengono per ricevere lo Spirito Santo, ma non lo possono ricevere finché sono nemici dell'unità. L'Apostolo li paragona ai maghi del faraone: Hanno le apparenze della pietà, ma privi di quanto ne forma l'essenza 82. Per il fatto di avere le apparenze della pietà han potuto fare cose simili [alle nostre], ma per il fatto di essere privi di quanto ne forma l'essenza son venuti meno nella terza prova.
Perché i maghi egiziani si fermano alla terza prova
18. Ma vogliate cercare ancora, insieme con me, perché vennero meno alla terza prova. Potrebbero essere venuti meno alla seconda, fermarono alla prima, alla quarta; che importa dove vennero meno coloro che sarebbero venuti meno? Perché dunque alla terza prova? Prima osservate - ve l'avevo promesso - se l'apostolo Paolo abbia paragonato gli eretici a quei maghi: Hanno - dice - le apparenze della pietà ma sono privi di quanto ne forma l'essenza. Sta' lontano da costoro. Ce ne sono, fra questi, alcuni che s'introducono nelle case e seducono donnicciuole cariche di peccati, agitate da passioni di ogni sorta, che sempre stanno ad imparare senza mai giungere alla conoscenza della verità 83. Hanno infatti sempre la testimonianza della Chiesa cattolica ma non vogliono entrare nella Chiesa cattolica. Che sempre stanno ad imparare. Non sentono sempre: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 84? Non sentono sempre: Chiedimi e ti darò le genti in eredità e in tuo dominio i confini della terra 85? Non sentono sempre: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno dinanzi a lui tutte le famiglie delle genti 86? Non sentono sempre: Dominerà da un mare all'altro e dal fiume fino ai confini della terra 87? Sentono sempre queste parole, ma stanno sempre ad imparare senza mai giungere alla conoscenza della verità 88. Vedete quello che vi ho promesso, ciò che l'Apostolo in conseguenza aggiunge: Allo stesso modo che Jannes e Mambres si opposero a Mosè, così costoro si oppongono alla verità, essendo uomini corrotti di mente e riprovati in materia di fede 89. Che più? Ma non andranno molto avanti. A ragione vengono meno alla terza prova, e non vanno molto avanti. Perché non vanno avanti? Perché la loro follia sarà manifestata a tutti, come lo fu la stoltezza di quei due 90. Ora vedete perché alla terza prova vennero meno. Ricordate che coloro i quali si oppongono all'unità non hanno lo Spirito Santo. Quei tre primi comandamenti del decalogo s'intendono riferiti all'amore di Dio, come gli altri sette s'intendono riferiti all'amore del prossimo, sicché come compendio delle due tavole della legge e dei dieci comandamenti vengono ritenuti questi due precetti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. E amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti 91. Riferiamo perciò i primi tre comandamenti all'amore di Dio. Quali sono questi primi tre? Primo: Non avrai altri dèi all'infuori di me 92. Si contrappone a questo la piaga dell'acqua mutata in sangue 93, per cui il Principio sommo, cioè il Creatore, fu indotto a prendere una sembianza di carne. Il secondo comandamento: Non usare il nome del Signore Dio tuo invano 94, si riferisce a parer mio, al Verbo di Dio, che è il Figlio di Dio: Uno infatti é Dio e uno è il Signore nostro Gesù Cristo, per il quale sono state create tutte le cose 95. In contrapposizione al Verbo, le rane 96. Osserva: contro il Verbo le rane, contro la ragione il gracidare, contro la verità la vanità. Il terzo comandamento, riguardante il sabato 97, si riferisce allo Spirito Santo per la santificazione che per la prima volta fu menzionata a proposito del sabato: cosa che poco sopra vi abbiamo ardentemente raccomandato, per quanto abbiamo potuto. A questo terzo comandamento si oppone il fastidio delle mosche che nascono dalla putrefazione 98, che penetrano negli occhi; per cui quegli uomini sono chiamati anche uomini corrotti di mente. Perciò in questa terza prova vennero meno coloro che, nemici dell'unità, non ebbero lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo lo fece per punirli. Un effetto produce quando è dono, un altro quando è punizione; un effetto produce quando riempie, un altro quando abbandona. Infine, siccome siamo già in grado di conoscere in modo evidente, dietro confessione degli stessi maghi del faraone, in che modo lo Spirito di Dio sia stato chiamato nel Vangelo, vediamo ora quale nome abbia preso. Avendo i giudei detto, schernendo il Signore: Costui caccia i demoni in nome di Beelzebub, principe dei demoni 99, Gesù rispose: Se io caccio i demoni nello Spirito di Dio, è segno che è arrivato in mezzo a voi il regno di Dio 100. L'espressione viene così riportata da un altro Evangelista: Se io caccio i demoni nel dito di Dio 101. Ciò che il primo ha chiamato Spirito di Dio, l'altro l'ha chiamato dito di Dio. Perciò lo Spirito di Dio è anche il dito di Dio. Perciò la legge data ai giudei è stata scritta dal dito di Dio, la legge data sul monte Sinai nel cinquantesimo giorno dopo l'uccisione dell'agnello 102. Celebrata la Pasqua dal popolo giudaico si compiono cinquanta giorni dall'uccisione dell'agnello, e viene data la legge scritta dal dito di Dio. Si compiono cinquanta giorni dall'uccisione di Cristo e viene lo Spirito Santo, cioè il dito di Dio. Ringraziamo Dio che nella sua provvidenza ci nasconde il significato e nella sua bontà ce lo rivela. Vedete ora che anche i maghi del faraone lo hanno confessato apertamente. Venendo meno alla terza prova dissero: Qui c'è il dito di Dio 103. Lodiamo il Signore che ci dà l'intelletto, che ci dà la parola. Se queste cose non fossero coperte da misteri, non l'avremmo mai cercate con diligenza; se non l'avessimo cercate con diligenza, non l'avremmo piacevolmente trovate.
1 - Sap 11, 21.
2 - Cf. Rm 1, 20.
3 - 1 Cor 10, 11.
4 - Cf. Sap 8, 1.
5 - Cf. Eb 10, 1.
6 - Cf. Es 7, 14-25.
7 - Cf. Gal 4, 22 ss.
8 - Cf. Es 7, 10-12.
9 - Cf. Sal 105, 48.
10 - Es 20, 3.
11 - Cf. Es 7, 14-25.
12 - Cf. 1 Cor 8, 6.
13 - Rm 1, 21-23.
14 - Cf. 1 Cor 8, 6.
15 - Es 20, 7.
16 - Gv 14, 6.
17 - Gv 8, 44.
18 - Cf. Es 8, 1-6.
19 - Cf. 1 Cor 2, 6.
20 - Cf. Gv 1, 1-3.
21 - 1 Cor 2, 2.
22 - Cf. Gv 19, 34.
23 - Cf. Gv 20, 27.
24 - Cf. Gv 1, 3.
25 - Cf. Gv 1, 14.
26 - Cf. 1 Cor 3, 2.
27 - Sal 18, 4.
28 - Sal 18, 5.
29 - Sal 11, 3.
30 - Es 20, 8.
31 - Is 66, 2.
32 - Sir 5, 13.
33 - Sal 45, 11.
34 - Cf. Es 8, 16-17.
35 - Es 20, 12.
36 - Cf. Es 8, 20-26.
37 - Es 20, 14.
38 - Cf. Es 9, 1-7.
39 - Cf. Gn 1, 27.
40 - Sal 31, 9.
41 - Es 20, 13.
42 - Cf. Es 9, 8-11.
43 - Es 20, 15.
44 - Es 9, 22-26.
45 - Sal 148, 7-8.
46 - 1 Pt 3, 4.
47 - Es 20, 16.
48 - Cf. Es 10, 12-15.
49 - Gal 5, 15.
50 - Es 20, 17.
51 - Cf. Es 10, 21-23.
52 - Es 20, 17.
53 - Cf. Es 12, 29-30.
54 - Cf. Eb 11, 6.
55 - Cf. Mt 6, 20.
56 - Cf. Es 12, 35.
57 - Cf. Gn 22, 1-19.
58 - Cf. At 12, 4-19.
59 - Cf. At 16, 25-28.
60 - Cf. Mc 14, 44.
61 - Rm 8, 32.
62 - Cf. Es 1, 8-14.
63 - Sal 18, 4.
64 - 1 Cor 10, 11.
65 - Cf. Es 8, 18.
66 - Cf. Es 7, 11-12. 22; 8, 7.
67 - Es 20, 8.
68 - Cf. Gn 1, 11-31.
69 - Cf. Gn 2, 3.
70 - Cf. Gn 1, 3 ss.
71 - Cf. Gn 1, 5 ss.
72 - Cf. Sap 6, 17.
73 - Cf. Gn 2, 3.
74 - Cf. Is 66, 2.
75 - Cf. Is 11, 2-3.
76 - Sal 110, 10.
77 - Cf. Tb 2, 1 (antiche versioni).
78 - Cf. At 1, 3.
79 - Cf. Gd 16.
80 - 1 Cor 2, 14.
81 - Gd 19.
82 - 2 Tm 3, 5.
83 - 2 Tm 3, 5-7.
84 - Gn 22, 18.
85 - Sal 2, 8.
86 - Sal 21, 28.
87 - Sal 71, 8.
88 - 2 Tm 3, 7.
89 - 2 Tm 3, 8.
90 - 2 Tm 3, 9.
91 - Mt 22, 37. 39-40.
92 - Es 20, 3.
93 - Cf. Es 7, 14-25.
94 - Es 20, 7.
95 - 1 Cor 8, 6.
96 - Cf. Es 8, 1 ss.
97 - Cf. Es 20, 8.
98 - Cf. Es 8, 16-17.
99 - Mt 12, 24.
100 - Mt 12, 28.
101 - Lc 11, 20.
102 - Cf. Es 31, 18; Dt 9, 10.
103 - Es 8, 19.
17 - I re Magi ritornano per la seconda volta a vedere e ad adorare il bambino Gesù.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca565. Dalla grotta della natività, i tre re se ne andarono a riposare in una locanda nella città di Betlemme. Quella notte, ritiratisi in disparte in una stanza, tra innumerevoli lacrime e sospiri si misero a parlare di ciò che avevano visto, degli effetti che avevano ricevuto e di ciò che avevano notato nel bambino Gesù e nella sua Madre santissima. Con questi discorsi s'infiammarono ancor più di amore divino, ammirando la maestà e lo splendore del bambino, la prudenza, la severità e il pudore della Madre, la santità dello sposo Giuseppe, la povertà di tutti e tre e l'umiltà del luogo dove aveva voluto nascere il Signore del cielo e della terra. I re sentivano la fiamma dell'incendio divino che bruciava i loro cuori devoti e, senza potersi contenere, proruppero in accenti di grande dolcezza e in atti di venerazione e amore, dicendo: «Che fuoco è questo che sperimentiamo? Che efficacia è quella di questo gran Re, che ci muove a tali desideri e affetti? Come dovremo comportarci con gli uomini? Come potremo frenare i nostri gemiti e sospiri? Che faranno quelli che hanno conosciuto così arcano, nuovo e sovrano mistero? O grandezza dell'Onnipotente, nascosta agli uomini e dissimulata sotto tanta povertà! O umiltà mai immaginata dai mortali! Se solo potessero venire tutti qui, affinché nessuno rimanesse privo di questa felicità!».
566. Facendo questi sublimi discorsi, i Magi considerarono la ristrettezza in cui si trovavano Gesù, Maria e Giuseppe nella grotta e decisero d'inviare loro immediatamente qualche regalo per mostrare il loro amore e per dare sfogo al desiderio che avevano di servirli, non potendo fare altra cosa. Inviarono dunque ad essi per mezzo dei loro servitori molti dei regali che avevano preparato e altri che procurarono. Maria santissima e san Giuseppe li ricevettero con umile riconoscenza e contraccambiarono non con semplici ringraziamenti, come fanno gli altri, ma con molte efficaci benedizioni, che per i tre re furono di consolazione spirituale. Per questo regalo la nostra grande Regina e signora si trovò ad avere i mezzi per preparare un lauto pranzo ai poveri, che erano spesso suoi convitati; essi, abituati alle sue elemosine e maggiormente affezionati alla soavità delle sue parole, la visitavano e cercavano frequentemente. 1 re si ritirarono a dormire pieni d'incomparabile giubilo e in sogno l'angelo diede loro istruzioni per il viaggio.
567. Il giorno seguente, allo spuntare dell'alba, ritornarono alla grotta della natività per offrire al Re celeste i doni che avevano preparato. Entrarono e, prostrati a terra, lo adorarono con nuova e profondissima umiltà; aprendo i loro tesori, come dice il Vangelo, gli offrirono oro, incenso e mirral. Parlarono poi con la divina Madre e la consultarono su molti dubbi concernenti i misteri della fede e su questioni riguardanti le loro coscienze e il governo dei loro stati; infatti desideravano far ritorno ai loro paesi ben informati e ammaestrati, per comportarsi santamente e perfettamente in tutto. La gran Signora, mentre li ascoltava con somma amabilità, parlava dentro di sé col bambino per sapere tutto ciò che doveva rispondere ed insegnare a quei nuovi figli della sua santa legge. Come maestra e strumento della Sapienza divina, rispose saggiamente a tutti i loro dubbi, santificandoli e istruendoli in maniera tale che, meravigliati e allettati dalla scienza e soavità della Regina, non potevano allontanarsi da lei e fu necessario che uno degli angeli del Signore dicesse loro che era sua volontà e che era indispensabile che ritornassero alle loro patrie. Non c'è da meravigliarsi che ciò accadesse loro, perché alle parole di Maria santissima furono illuminati dallo Spirito Santo e ricolmati di scienza infusa su tutto quello che avevano domandato e su molte altre materie.
568. La divina Madre ricevette i doni dei re e a nome loro li offrì al bambino Gesù. Sua Maestà con espressione grata mostrò di accettarli, li benedisse in maniera visibile ed essi compresero che attraverso tale benedizione, in cambio di ciò che gli avevano offerto, egli dava loro abbondanza di doni del cielo, cioè più del cento per uno. Offrirono poi alla divina principessa alcuni gioielli di grande valore, secondo il costume della loro patria; ma sua Altezza li restituì ai re, poiché non avevano alcun rapporto con il mistero, e conservò solamente i tre doni dell'oro, dell'incenso e della mirra. Per lasciarli partire di là maggiormente consolati, diede loro alcuni panni di quelli in cui aveva avvolto il bambino Dio, perché non aveva, né poteva avere, altri pegni d'amore visibili, con i quali rimandarli arricchiti dalla sua presenza. I tre re ricevettero queste reliquie con tale venerazione e stima che le custodirono, dopo averle incastonate in oro e guarnite di pietre preziose. Ed esse, a testimonianza della loro grandezza, diffondevano e spargevano un così copioso profumo, che si sentiva quasi a distanza di una lega. Si comunicava, però, solamente a quelli che avevano fede nella venuta di Dio nel mondo, mentre gli increduli non parteciparono di questo favore, né sentirono la fragranza delle preziose reliquie, con le quali i re operarono grandi miracoli nelle loro patrie.
569. Inoltre, questi proposero alla Madre del dolcissimo Gesù di servirla con i loro beni e con le loro proprietà; se non le gradiva, ma voleva vivere in quel luogo della nascita del suo Figlio santissimo, le avrebbero costruito lì una casa per dimorarvi con più comodità. La prudentissima Madre apprezzò queste offerte, senza però accettarle. I re, per congedarsi da lei, la pregarono con intimo affetto di non scordarsi mai di loro ed ella lo promise, mantenendo poi la parola data; lo stesso chiesero a san Giuseppe. Così, con la benedizione di tutti e tre, presero commiato con tale affetto e tenerezza che credettero di lasciare lì i loro cuori, convertiti in lacrime e sospiri. Poiché l'angelo in quella notte li ammonì in sogno di non tornare a Gerusalemme da Erode, nel partire da Betlemme presero un'altra strada4, venendo guidati dalla medesima stella, o da un'altra, che apparve loro a tal fine; essa li condusse sino al luogo dove si erano incontrati e di là ciascuno ritornò nella sua patria.
570. Il resto della vita di questi felicissimi re fu corrispondente alla loro divina vocazione, perché nei propri paesi vissero e si comportarono come discepoli della Maestra della santità, secondo l'insegnamento della quale governarono se stessi e i loro sudditi. Con l'esempio della loro vita e con l'annuncio che diedero del Salvatore del mondo, convertirono una grande moltitudine di anime alla conoscenza di Dio e al cammino della salvezza. Dopo ciò, sazi di giorni e colmi di meriti, finirono i loro anni in santità e giustizia, venendo favoriti in vita e in morte dalla Madre della misericordia. Partiti i re, la divina Signora e san Giuseppe proruppero in nuovi cantici di lode per le meraviglie dell'Altissimo, che confrontavano con le divine Scrittures e con le profezie dei Patriarchib, riconoscendo come queste si andavano adempiendo nel bambino Gesù. Tuttavia, la prudentissima Madre, che penetrava profondamente questi altissimi misteri, conservava e meditava tutto nel suo cuore. I santi angeli, che l'assistevano, si rallegrarono con la loro Regina per il fatto che il suo santissimo figlio, il Verbo incarnato, fosse conosciuto e adorato dagli uomini, e innalzarono a lui nuovi ca le misericordie che operava vers
Insegnamento che mi diede la Regina
571. Figlia mia, grandi furono i doni che i re Magi offrirono al mio Figlio santissimo, ma più grande fu l'amore col quale li diedero ed il mistero che significavano. Per tutti questi motivi furono assai graditi a sua Maestà. Io voglio che tu gli offra lo stesso affetto, rendendogli grazie per averti chiamata a vivere in povertà, perché ti assicuro, mia cara, che non vi è per l'Altissimo offerta più preziosa della povertà volontaria, dato che sono molto pochi oggi nel mondo quelli che usano bene delle ricchezze temporali e che le offrono al loro Dio e Signore con la liberalità e l'amore di questi santi re. I numerosi poveri del Signore sperimentano e attestano molto bene quanto crudele ed avara sia diventata la natura umana, poiché tra loro sono davvero pochi quelli che ricevono benefici dai ricchi. Questa durezza di cuore degli uomini offende gli angeli e contrista lo Spirito Santo, che vede come è avvilita e prostrata la nobiltà delle anime e come si danno alla turpe ingordigia del denaro con tutte le loro forze. Si appropriano delle ricchezze come se fossero state create per loro soli e le negano ai poveri, loro fratelli e della medesima carne e natura; anzi non le danno neppure a Dio, che le ha fatte, le conserva e può darle e toglierle a suo piacimento. Ciò che è più deplorevole, tuttavia, è che, mentre i ricchi con i loro beni potrebbero procurarsi la vita eterna', si guadagnano la perdizione, perché usano di questo beneficio del Signore come uomini stolti ed insensati.
572. Questo danno è generale nei figli di Adamo e per tale motivo è tanto eccellente e sicura la povertà volontaria. In essa, inoltre, condividendo in letizia il poco col povero, si viene a fare una grande offerta al Signore di tutti. Tu puoi farla con quello che ricevi per il tuo sostentamento, dandone una parte al povero e desiderando soccorrere tutti, se fosse possibile, con la tua fatica e il tuo sudore. Tuttavia, la tua continua offerta deve consistere nelle opere d'amore, che sono l'oro, cioè l'orazione continua, l'incenso, ovvero la sopportazione costante nelle sofferenze, e la mirra, ossia la vera mortificazione in tutto. Quello, poi, che farai per il Signore, offrilo con amore fervoroso e con prontezza, senza tiepidezza né timore, perché le opere rimandate o morte non sono sacrificio gradito agli occhi di sua Maestà. Per offrirgli incessantemente le tue opere è necessario che la fede e la luce divina siano sempre accese nel tuo cuore e ti mostrino l'oggetto che devi lodare e magnificare. Allo stesso modo, devi fare attenzione allo stimolo d'amore col quale la destra dell'Altissimo t'induce a non interrompere mai questo dolce esercizio, che tanto si addice alle spose di sua Maestà; infatti il titolo di sposa è segno di amore e sottintende un debito di continuo affetto.
33-48 Ottobre 7, 1935 Chi non vive di Volontà di Dio forma il suo purgatorio vivente sulla terra, ed in prigione. L’Amor Divino. Una tempesta impetuosa, scene strazianti.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) La mia povera mente, sente il bisogno di riversarsi nel Voler Divino come suo centro, in cui slanciandosi sente il respiro, il palpito, l’amore, la Vita Divina come sua. Chi può dire che può vivere senza respiro, senza palpito? Nessuno, così la povera anima si formerebbe il purgatorio più straziante senza del Fiat, e la mia volontà umana mi getterebbe nell’abisso di tutti i mali. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù sorprendendomi, tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia benedetta del mio Volere, come mi sento felice che hai capito che non puoi vivere senza del mio Fiat; per chi non vive in Esso, non solo si forma essa il suo purgatorio vivente, ma inceppa tutti i miei beni preparati per lei, me li chiude nel mio cuore, e facendomi spasimare, forma il purgatorio al mio Amore, mi sopprime le mie fiamme senza il sollievo di poter comunicare il mio respiro, la mia Vita, quindi sento il mio respiro soffocato, la mia Vita inceppata, senza il bene di potermi comunicare alla creatura. Ora tu devi sapere che non vi è cosa da Me fatta in cui non vi è il mio scopo primario di farla vivere di mia Volontà. La Creazione serve proprio a questo, a far vivere la creatura di mia Volontà, e non vivendo, soffoca questa mia Vita nelle cose create, e la mia venuta sulla terra era la Vita di Essa che venni a darle. Anzi tu devi sapere che non appena l’anima si decide di voler vivere nel mio Volere, la mia Santissima Umanità prende posto in essa, il mio sangue come pioggia dirotta piove su di lei, le mie pene come muro inespugnabile la circondano, la fortificano, l’abbelliscono in modo mirabile, da rapire questa mia Volontà Divina a vivere in essa, la mia stessa morte forma la resurrezione continua dell’anima di vivere in Essa. Sicché la creatura si sente rigenerata continuamente nel mio sangue, nelle mie pene, nel mio Amore, fin nel mio respiro, in cui trova grazia sufficiente per vivere di mia Volontà Divina, perché Io metto tutto a sua disposizione, come tenni la mia Santissima Umanità a disposizione del mio Voler Divino, così la metto dentro e fuori della creatura, per dar vita alla mia Volontà in essa. Ora, fino a tanto che non si decida di vivere in Essa, il mio sangue non piove, perché non ha che rigenerare in Divino, le mie pene non formano il muro di difesa, perché l’umano volere forma il crollo continuo alle mie opere, e rende come impotente la mia morte perché risorgesse del tutto nel mio Volere. Ora la mia Vita, le mie pene, il mio sangue, se l’anima non vive di Essa, stanno alla porta dell’umano volere aspettando con pazienza invitta per entrare, assalirla da tutte le parti per darle la grazia di vivere del mio Volere, e non entrando tutto resta soffocato in Me, il mio sangue, le mie pene, la mia Vita, ed oh! come soffro nel vedere che non mi dà la libertà di darle il bene che voglio, il mio Amore mi tortura, le mie pene, le mie piaghe, il mio sangue, le mie opere, come tante voci pietose mi dicono continuamente: “Questa creatura ci inceppa, ci rende inutili e come senza vita per essa, perché non vuol vivere di Volontà Divina”. Figlia mia, com’è doloroso voler fare il bene, poterlo fare e non farlo”.
(3) Dopo ciò continuavo il mio abbandono nel Voler Divino, il quale mi ha trasportata fuori di me stessa, ed oh! com’era raccapricciante guardare la terra, io avrei voluto ritirarmi in me stessa per non vedere nulla, ma il mio dolce Gesù, come se volesse che vedessi scene sì strazianti, mi ha fermata e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, com’è doloroso vedere tanta perfidia umana, una nazione che inganna l’altra e trascinano a vicenda i poveri popoli nello strazio e nel fuoco, poveri figli miei. Tu devi sapere che la tempesta sarà tanto forte, che succederà come quando un vento impetuoso trasporta con la sua forza: Pietre, terra, alberi, in modo che resta sgombrata da tutto, tanto che con più facilità si possono mettere nuove piante. Così questa tempesta servirà a purificare i popoli e a far sorgere il giorno sereno della pace e dell’unione fraterna. Tu prega affinché tutto serva alla mia gloria, al trionfo della mia Volontà e al bene di tutti”.