MaM
Messaggio del 2 agosto 2015:Cari figli, io, come Madre che ama i suoi figli, vedo quanto è difficile il tempo che state vivendo. Vedo la vostra sofferenza, ma voi dovete sapere che non siete soli: mio Figlio è con voi! Egli è dovunque, è invisibile, ma potete vederlo se lo vivete. Egli è la luce che vi illumina l’anima e dà pace. Lui è la Chiesa, che dovete amare, e pregare e lottare sempre per essa: non però solamente a parole, ma con opere d’amore. Figli miei, fate in modo che tutti conoscano mio Figlio, fate in modo che sia amato, perché la verità è nel mio Figlio, nato da Dio, Figlio di Dio. Non perdete tempo pensando troppo; vi allontanereste dalla verità. Accogliete la sua Parola con cuore semplice e vivetela. Se vivete la sua Parola, pregherete. Se vivete la sua Parola, amerete con amore misericordioso, vi amerete gli uni gli altri. Quanto più amerete, tanto più sarete lontani dalla morte. Per coloro che vivranno la Parola di mio Figlio e ameranno, la morte sarà vita. Vi ringrazio! Pregate per poter vedere mio Figlio nei vostri pastori. Pregate per poterlo abbracciare in loro.

Chi è venuto dall’aldilà? - l'adultera

19/07/2004    2789     Venuti dall'aldilà    Aldilà  Inferno 
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Nella Casa Provinciale dei Preti della Missione, in Via dei Vergini 51 a Napoli, si conserva, visibile al pubblico, un quadro rappresentante Gesù Crocifisso in carta incollata su tela, incorniciata da un piccolo telaio di legno. Lo straordinario sta nel fatto che porta nella parte inferiore le impronte di due mani incise a fuoco. Qual è l’origine di quelle impronte?

In Firenze un giovane aveva una relazione disonesta con una donna sposata. Il padre del giovane ne era dolente e più volte aveva rimproverato il figlio, anzi aveva pregato i Padri Lazzaristi Missionari di Firenze per richiamarlo al dovere, ma inutilmente. Un’improvvisa malattia colpì la donna e in pochi giorni le aprì la tomba. Il giovane fu sul punto d’impazzire per il dolore e il padre, approfittando di un corso di esercizi spirituali che si tenevano nella Casa dei Missionari in S. Jacopo Sopr’Arno, invitò il figlio a parteciparvi. Costui vi andò e fu accolto con cordialità. La sera del primo giorno di esercizi, mentre gli altri esercitandi sono scesi a refettorio per la cena, il nostro giovane manca al suo posto. Avrà preso sonno?, pensa il direttore, e va alla sua camera, bussa, senza ricevere risposta; bussa ancora, nulla. Apre e trova la camera piena di fumo che subito lo investe. Pensa a un incendio e chiede aiuto. Accorrono diversi confratelli e, attraverso il fumo in parte dileguato per la porta lasciata aperta, scorgono il giovane disteso sul pavimento e senza segni di vita. Trasportatolo sul letto e apprestate le cure necessarie, riescono a farlo rinvenire. Il direttore cerca per la camera la causa del supposto incendio e con grande meraviglia s’imbatte sull’inginocchiatoio bruciato in quattro parti, cioè là dove si appoggiano le ginocchia e i gomiti, e vede nel quadro del Crocifisso le impronte di mani infuocate come fossero state di ferro rovente. Non si rende conto dell’accaduto finché il giovane, rinvenuto, non gli ha spiegato come poco prima della cena, mentre stava ancora in camera, gli era apparsa l’amante tutta di fuoco. — E per causa tua — gli aveva gridato minacciosa — che sono all’inferno! Sta bene in guardia. Dio ha voluto che io te ne dessi l’avviso; e perché tu non abbia a dubitare della realtà della mia apparizione, te ne lascio il segno. — Inginocchiatasi al genuflessorio e toccato il quadro vi lascia le impronte di fuoco che ora si vedono. Il giovane si converte. Essendo le due famiglie molto conosciute in Firenze, il Superiore, per riguardo alloro onore, cercò di occultare il fatto. Il Padre Scaramelli, Superiore della Casa, tenne presso di sé il quadro e il genuflessorio, finché chiamato all’ubbidienza a Napoli portò con sé il quadro, lasciandolo alla Casa in Via dei Vergini.

Così è narrato nel «Petit Pré spir. de la Congr. de la Mission (Parigi 1880)». Una narrazione più breve si trova nella vita di S. Alfonso de’Liguori scritta dal Tannoia. Il quadro si conserva a Napoli; l’inginocchiatoio fu fatto scomparire. Sull’episodio il Padre Mario Sorrentino condusse uno studio critico (Annali della Missione, 1962), arrivando a questa conclusione: «Pensiamo di poter affermare la verità del fatto come viene comunemente narrato».