Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 30 giugno 2025 - SS. Primi Martiri della Chiesa di Roma (Letture di oggi)

Scrupoli e melanconia, fuori di casa mia! (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 33° settimana del tempo ordinario (Santa Cecilia)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 9

1E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza".

2Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.4E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!".6Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.7Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!".8E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.10Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.11E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".12Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.13Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui".

14E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.15Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.16Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?".17Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.18Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".19Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me".20E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando.21Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia;22anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci".23Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede".24Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità".25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più".26E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "È morto".27Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
28Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".29Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".

30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.31Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà".32Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

33Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?".34Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.35Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".36E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37"Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".

38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri".39Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.40Chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.44.45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.46.47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,48dove 'il loro verme non muore e il fuoco non si estingue'.49Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.50Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri".


Genesi 23

1Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi furono gli anni della vita di Sara.2Sara morì a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla.3Poi Abramo si staccò dal cadavere di lei e parlò agli Hittiti:4"Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa portar via la salma e seppellirla".5Allora gli Hittiti risposero:6"Ascolta noi, piuttosto, signore: tu sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire la tua defunta nel suo sepolcro".7Abramo si alzò, si prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro:8"Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar,9perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all'estremità del suo campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come proprietà sepolcrale in mezzo a voi".10Ora Efron stava seduto in mezzo agli Hittiti. Efron l'Hittita rispose ad Abramo, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, quanti entravano per la porta della sua città, e disse:11"Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto".12Allora Abramo si prostrò a lui alla presenza della gente del paese.13Parlò ad Efron, mentre lo ascoltava la gente del paese, e disse: "Se solo mi volessi ascoltare: io ti do il prezzo del campo. Accettalo da me, così io seppellirò là il mio morto".14Efron rispose ad Abramo:15"Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto".
16Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò ad Efron il prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, cioè quattrocento sicli d'argento, nella moneta corrente sul mercato.17Così il campo di Efron che si trovava in Macpela, di fronte a Mamre, il campo e la caverna che vi si trovava e tutti gli alberi che erano dentro il campo e intorno al suo limite,18passarono in proprietà ad Abramo, alla presenza degli Hittiti, di quanti entravano nella porta della città.19Dopo, Abramo seppellì Sara, sua moglie, nella caverna del campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nel paese di Canaan.20Il campo e la caverna che vi si trovava passarono dagli Hittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale.


Salmi 96

1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.

7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.


Salmi 33

1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.


Michea 2

1Guai a coloro che meditano l'iniquità
e tramano il male sui loro giacigli;
alla luce dell'alba lo compiono,
perché in mano loro è il potere.
2Sono avidi di campi e li usurpano,
di case, e se le prendono.
Così opprimono l'uomo e la sua casa,
il proprietario e la sua eredità.
3Perciò così dice il Signore:
"Ecco, io medito contro questa genìa
una sciagura da cui non potran sottrarre il collo
e non andranno più a testa alta,
perché sarà quello tempo di calamità.
4In quel tempo
si comporrà su di voi un proverbio
e si canterà una lamentazione: "È finita!",
e si dirà: "Siamo del tutto rovinati!
Ad altri egli passa l'eredità del mio popolo;
- Ah, come mi è stata sottratta! -
al nemico egli spartisce i nostri campi".
5Perciò non ci sarà nessuno
che tiri la corda per te,
per il sorteggio nell'adunanza del Signore.

6"Non profetizzate!" - "Ma devono profetizzare".
"Non profetizzate riguardo a queste cose!"
- "Ma non si terrà lontano l'obbrobrio".
7È forse già cosa detta, o casa di Giacobbe?
È forse stanca la pazienza del Signore,
o questo è il suo modo di agire?
Non sono forse benefiche le sue parole
per chi cammina con rettitudine?
8Ma voi come nemici
insorgete contro il mio popolo.
Da chi è senza mantello
esigete una veste,
dai passanti tranquilli,
un bottino di guerra.
9Cacciate le donne del mio popolo
fuori dalla casa delle loro delizie,
e togliete ai loro bambini il mio onore per sempre.
10Su, andatevene,
perché questo non è più luogo di riposo.
Per una inezia esigete un pegno insopportabile.
11Se uno che insegue il vento
e spaccia menzogne dicesse:
"Ti profetizzo in virtù del vino e di bevanda inebriante",
questo sarebbe un profeta
per questo popolo.

12Certo ti radunerò tutto, o Giacobbe,
certo ti raccoglierò, resto di Israele.
Li metterò insieme come pecore in un sicuro recinto,
come una mandria in mezzo al pascolo,
dove muggisca lontano dagli uomini.
13Chi ha aperto la breccia li precederà;
forzeranno e varcheranno la porta
e usciranno per essa;
marcerà il loro re innanzi a loro
e il Signore sarà alla loro testa.


Atti degli Apostoli 7

1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:

43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.

44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'

51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.


Capitolo XXVI: L’eccelsa libertà dello spirito, frutto dell’umile preghiera più che dello studio

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1. O Signore, questo è il compito di chi vuole essere perfetto: non staccarsi mai spiritualmente dal tendere alle cose celesti e passare tra le molte preoccupazioni quasi senza affanno. E ciò non già per storditezza, ma per quel tal privilegio, proprio di uno spirito libero, di non essere attaccato ad alcuna cosa creata, con un affetto che sia contrario al volere di Dio. Ti scongiuro, o mio Dio pieno di misericordia, tienimi lontano dalle preoccupazioni di questa vita, così che esse non mi siano di troppo impaccio; tienimi lontano dalle molte esigenze materiali, così che io non sia prigioniero del piacere; tienimi lontano da tutto quanto è di ostacolo all'anima, così che io non finisca schiacciato da queste difficoltà. E non voglio dire che tu mi tenga lontano soltanto dalle cose che la vanità di questo mondo brama con pieno ardore; ma da tutte quelle miserie che, a causa della comune maledizione dell'umanità, gravano dolorosamente sull'anima del tuo servo, impedendole di accedere, a sua voglia, alla libertà dello spirito.  

2. O mio Dio, dolcezza ineffabile, muta in amarezza per me ogni piacere terrestre: esso mi distoglie dall'amare le cose eterne e mi avvince tristemente a sé, facendomi balenare qualcosa che, al momento, appare buono e gradito. O mio Dio, non sia più forte di me la carne, non sia più forte di me il sangue; non mi inganni il mondo, con la sua gloria passeggera; non mi vinca il diavolo, con la sua astuzia. Dammi fortezza a resistere, pazienza a sopportare, costanza a perseverare. In luogo di tutte le consolazioni del mondo, dammi la dolcissima unzione del tuo spirito; in luogo dell'attaccamento alle cose della terra, infondi in me l'amore della tua gloria. Ecco, per uno spirito fervoroso sono ben pesanti e cibo e bevanda e vestito e tutte le altre cose utili a sostenere il corpo. Di queste cose utili fa' che io usi moderatamente, senza attaccarmi ad esse con desiderio eccessivo. Abbandonare tutto non si può, perché alla natura si deve pur dare sostentamento; ma la santa legge di Dio vieta di cercare le cose superflue e quelle che danno maggiormente piacere. Diversamente la carne si porrebbe sfacciatamente contro lo spirito. Tra questi due estremi, mi regga la tua mano, o Signore, te ne prego; e mi guidi, per evitare ogni eccesso.


LETTERA 61: Agostino ripete a Teodoro che i Cattolici non odiano i Donatisti, ma il loro errore

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta forse alla fine del 401 o poco dopo.

Agostino ripete a Teodoro che i Cattolici non odiano i Donatisti, ma il loro errore (n. 1) e lo prega di mostrare loro la presente lettera per rassicurarli che, se abiureranno i loro chierici saranno ricevuti col loro grado e dignità (n. 2).

AGOSTINO AL DILETTISSIMO FRATELLO TEODORO

Odiare l'errore, amare gli erranti.

1. Trattando la tua Benevolenza con me sul modo di accogliere nella Chiesa i chierici provenienti dalla setta di Donato, qualora volessero diventare cattolici, mi è piaciuto ripeterti, anche con la presente, la risposta che allora ti diedi, affinché, se qualcuno t'interrogherà su questo argomento, tu possa mostrare, pure con questa lettera scritta di mia mano, che cosa pensiamo o come ci comportiamo a tal riguardo. Sappi dunque che nei Donatisti noi detestiamo solamente la loro discordia per cui son diventati scismatici o eretici, poiché non conservano né l'unità né la verità della Chiesa Cattolica; li condanniamo per il fatto che non mantengono la pace col popolo di Dio sparso su tutta la faccia della terra e per il fatto che non riconoscono il Battesimo di Cristo nelle persone [già battezzate]. Biasimiamo come un male l'errore ch'essi possiedono, mentre riconosciamo in essi e veneriamo e onoriamo come un bene il nome di Dio e il suo sacramento, che essi possiedono. Per questo motivo compiangiamo gli erranti e desideriamo guadagnarli a Dio mediante la carità di Cristo, affinché il santo Sacramento che fuori della Chiesa hanno per loro rovina, nella pace della Chiesa lo abbiano per la salvezza. Se dunque si toglieranno di mezzo i mali degli uomini e si onoreranno i beni di Dio, ci sarà la concordia fraterna e l'amabile pace, di modo che nel cuore degli uomini la carità di Cristo trionfi sulle ispirazioni del diavolo.

A nulla vale la carità senza l'unità.

2. Quando pertanto vengono da noi gli scismatici Donatisti, noi non accogliamo i loro difetti, cioè la discordia e l'errore, ma questi son tolti di mezzo quali impedimenti della concordia e abbracciamo i fratelli; li abbracciamo rimanendo con essi, come dice l'Apostolo: nell'unità dello spirito, nel vincolo della pace 1, e riconoscendo in essi i benefici di Dio e cioè non solo il santo Battesimo, ma anche la benedizione dell'ordinazione, la professione della continenza, il voto della verginità che li ha contrassegnati del suo sigillo, la fede nella Trinità e tutti gli altri benefici che possono esservi: benefici che sebbene fossero in essi, tuttavia non giovavano loro nulla dal momento che non vi era la carità 2. Chi può dire di avere la carità di Cristo, quando non abbraccia la sua unità? Quando dunque vengono alla Chiesa Cattolica, non vi ricevono ciò che già avevano ma, affinché cominci a giovare loro ciò che già avevano, vi ricevono ciò che non avevano. Poiché qui ricevono la radice della carità nel vincolo della pace e nella comunione dell'unità, affinché tutti i sacramenti della verità ch'essi hanno servano loro non per essere condannati ma liberati. Poiché i sarmenti non devono gloriarsi di essere legno non dei rovi ma della vite 3. Se infatti non vivranno nella radice, saranno gettati nel fuoco nonostante tutta la loro apparenza. Di alcuni rami troncati l'Apostolo poi dice che Dio è potente per reinnestarli 4. Perciò, dilettissimo fratello, a tutti quelli che per caso vedrai dubitare in quale grado saranno accolti da noi, mostra loro questo scritto dai caratteri a te ben noti e se lo vorranno tenere per sé, lo tengano pure, poiché chiamo Dio a testimonio sull'anìma mia che li accoglierò in modo che mantengano non solo il battesimo già ricevuto, ma pure l'onorario pattuito e il mantenimento.

 

1 - Ef 4, 3.

2 - Cf. 1 Cor 13, 3.

3 - Cf. Rm 11, 18.

4 - Rm 11, 23.


22 - Maria santissima è incoronata Regina del cielo e di tutte le creature.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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775. Quando Gesù si accomiatò dai discepoli per anda­re verso la sua passione, li invitò a non permettere che i loro cuori si turbassero per le cose delle quali li aveva av­vertiti, perché nella casa di suo Padre, che è il paradiso, c'erano molti posti. Li rassicurò così che vi erano premi per tutti, nonostante la diversità delle opere buone e dei meriti, e che non dovevano rattristarsi perdendo la pace e la speranza nel vedere altri arricchiti di più grazie e più avanzati nella virtù, perché c'erano molte stanze e ognuno sarebbe stato contento di quella che gli sarebbe spettata, senza invidia alcuna, essendo questa una delle grandi for­tune della felicità perenne. Ho dichiarato che la Vergine fu collocata nel posto più alto, cioè sul trono della Trinità, e sovente ho usato questo termine per parlare di misteri tan­to sublimi, come fanno pure i santi e la stessa Scrittura. Benché non siano necessari ulteriori chiarimenti, per chi capisce meno spiego che l'Onnipotente, essendo purissimo spirito senza corpo ed insieme incommensurabile, im­menso e incomprensibile, non ha bisogno di un seggio ma­teriale, poiché riempie l'universo, è presente in ogni crea­tura e nessuna di esse lo racchiude, cinge o circonda, ma anzi è lui che le abbraccia tutte in se stesso. Gli eletti, inol­tre, non lo contemplano con gli occhi corporali, bensì con quelli dell'anima; però, siccome lo fissano in qualche pun­to preciso - secondo il nostro modo di intendere -, dicia­mo che sta sul suo trono regale, anche se contiene in sé la propria gloria e in sé la partecipa loro. Non nego co­munque che l'umanità di Cristo e sua Madre abbiano una sede più eminente rispetto agli altri, né che tra coloro che sono lassù in corpo e anima ci sia un ordine di maggiore o minore prossimità ad essi, ma non è qui opportuno espor­re in che maniera questo avvenga.

776. Chiamiamo trono del sommo sovrano quello dal quale egli si manifesta ai beati come principale causa del­la gloria, come Signore eterno, infinito, che non dipende da alcuno e dal cui volere tutti dipendono, e come re, giu­dice e dominatore di tutto ciò che esiste. Il Salvatore in quanto Dio ha tale dignità per essenza e in quanto uomo per l'unione ipostatica, per mezzo della quale essa fu co­municata alla sua umanità, e così sta nell'empireo come re, giudice e dominatore, e i santi, pur sorpassando in ec­cellenza ogni nostra immaginazione, sono come servi del­la sua inaccessibile maestà. Dopo di lui in grado inferiore ne gode colei che lo ha generato, in un altro modo inef­fabile e proporzionato a una semplice creatura che gli è vicinissima, stando incessantemente alla sua destra come regina e padrona di tutto ed estendendo il suo dominio fin dove arriva quello del suo medesimo Unigenito, sebbe­ne differentemente.

777. Posta Maria nel luogo per lei preparato, le tre Per­sone palesarono alla loro corte i suoi privilegi. Il Padre, co­me primo principio, affermò: «Ella fu prescelta come prima delle nostre delizie tra tutti. Non si è mai resa indegna del nome di figlia, che le demmo nella nostra mente divina, e quindi ha diritto al nostro regno, del quale deve essere ri­conosciuta legittima e singolare regina». Il Verbo incarnato continuò: «Alla mia vera Madre appartiene tutto quello che per me fu creato e redento, e deve essere suprema regina di tutto quello su cui io sono re». Lo Spirito aggiunse: «Per il titolo di mia sposa unica e diletta, al quale ha corrispo­sto con fedeltà, deve essere incoronata regina per sempre».

778. Dunque, posarono sul suo capo una corona di glo­ria di così nuovo splendore e valore che non se ne è mai vista né mai se ne vedrà una simile in una semplice crea­tura. Contemporaneamente, uscì una voce dal trono, che proclamava: «Carissima, il nostro regno è vostro. Voi sie­te superiora, Regina e signora dei serafini, degli angeli e di tutti gli esseri; procedete e regnate prosperamente su di essi, perché nel nostro concistoro vi investiamo di com­pleta autorità. Voi, piena di grazia al di sopra di ogni al­tro, vi siete umiliata nella vostra opinione di voi stessa si­no al posto più basso: ricevete ora quello più alto, che vi è dovuto, e abbiate parte alla nostra potestà su quanto ha fabbricato il nostro braccio onnipotente. Comanderete fi­no al centro della terra, terrete soggetto l'inferno, e tutti i suoi demoni ed abitanti vi temeranno come imperatrice as­soluta delle loro caverne. Governerete su tutti gli elemen­ti, saranno in vostro potere le virtù e gli effetti di tutte le cause, con la loro azione e conservazione, affinché voi di­sponiate degli influssi dei cieli, delle piogge, delle nubi e dei frutti del suolo: distribuite pure tutto secondo la vostra determinazione, poiché a questa starà attenta la nostra vo­lontà per compiere la vostra. Sarete Regina e signora di tutti i mortali per reggere e trattenere la morte e per pre­servare la loro vita. Sarete Regina e signora della Chiesa militante, sua protettrice, sua avvocata, sua madre e sua maestra. Sarete patrona speciale dei regni cattolici e, se es­si, gli altri credenti e tutti i discendenti di Adamo vi invo­cheranno di cuore, vi ossequieranno e vi legheranno a sé, voi porgerete loro il rimedio e li soccorrerete nei travagli e nelle necessità. Sarete amica, difesa e guida di tutti i ret­ti, nostri amici: li consolerete, conforterete e colmerete di beni, nella misura in cui vi vincoleranno con la loro de­vozione. Per tutto questo, vi designiamo depositaria delle nostre ricchezze e dispensatrice dei nostri tesori, metten­do nelle vostre mani gli aiuti e i favori della nostra bontà perché voi li ripartiate: niente vogliamo concedere al mon­do se non per mano vostra, e niente negargli di quello che voi gli concederete. Sulle vostre labbra sarà diffusa la gra­zia per ciò che stabilirete nel cielo e sulla terra, ovunque vi obbediranno gli angeli e gli uomini, giacché tutte le no­stre cose sono vostre come voi siete stata ininterrottamente nostra, e regnerete con noi in eterno».

779. Per eseguire tale decreto, l'Altissimo chiese a tutti coloro che dimoravano in paradiso di darle omaggio e di confessarla regina e signora. Questo racchiuse un altro mi­stero, poiché ebbe anche lo scopo di offrirle il compenso del culto che ella aveva prestato ai santi quando le erano ap­parsi nel tempo in cui era viatrice, benché fosse la donna che aveva concepito lo stesso Dio, e perfetta ed eccelsa più di tutti loro. Allora era conveniente che, dal momento che erano comprensori, per suo più grande merito manifestas­se umiltà innanzi ad essi, avendo sua Maestà fissato così; però, adesso che era entrata in possesso di quanto le spet­tava, era giusto che la onorassero e si dichiarassero inferiori e suoi vassalli, come difatti fecero in quel felicissimo stato, nel quale tutto torna al proprio ordine e alla debita pro­porzione. La venerarono nel modo in cui avevano adorato il Salvatore, con profonda trepidazione, e chi era lì nel cor­po le si prostrò dinanzi. Queste dimostrazioni e l'incorona­zione furono motivo di sublime gloria per lei, di nuovo giu­bilo per gli eletti e di compiacenza per la Trinità , e fu un giorno del tutto festivo, di eccezionale gaudio accidentale; lo percepirono in particolare Giuseppe, Gioacchino, Anna e gli altri congiunti di Maria, nonché i suoi mille custodi.

780. Nel petto del suo corpo glorioso osservarono la for­ma di una piccola sfera di singolare bellezza e fulgore, che procurò e procura loro mirabile stupore e gioia. Essa è un premio e una testimonianza del fatto che come in un de­gno tabernacolo vi ha tenuto sotto le specie sacramentali il Verbo incarnato, e l'ha accolto con estrema purezza, senza difetti o mancanze, ma anzi con la massima pietà e con sommo amore, in un grado mai raggiunto da nessuno. Cir­ca gli altri riconoscimenti corrispondenti alle sue inegua­gliabili virtù e opere, non posso esprimermi in maniera ade­guata e capace di illustrarli, per cui rimetto ciò alla visio­ne beatifica, nella quale ciascuno ne avrà notizia per quan­to si sarà guadagnato per mezzo dei suoi atti e della sua religiosità. Ho spiegato che il transito della Vergine avven­ne il tredici agosto, mentre la sua risurrezione, assunzione e incoronazione ebbe luogo la domenica successiva, il quin­dici dello stesso mese, data in cui viene celebrata; le sue spoglie rimasero dunque nella tomba per trentasei ore, co­me quelle del Maestro. Gli anni sono stati già calcolati do- ve ho affermato che questi eventi si verificarono nell'anno cinquantacinquesimo del Signore, considerando il periodo ­che separa il natale dell'Unigenito dal quindici agosto.

781. Lasciamola alla destra del Redentore e continuia­mo a parlare degli apostoli e dei discepoli, che, perseve­rando nel pianto, restavano nella valle di Giosafat. Pietro e Giovanni, i più costanti e assidui, al terzo giorno si ac­corsero che la musica era cessata e, illuminati dallo Spi­rito, ne dedussero che l'innocentissima Madre dovesse es­sere risorta e salita all'empireo in corpo e anima, come suo Figlio. Ne dialogarono insieme rafforzandosi in tale giudi­zio e il capo della Chiesa decise che di un simile prodigio occorresse avere la prova maggiore, che fosse palese a quanti avevano assistito alla sua morte e sepoltura. Riunì quindi i fedeli ed espose le ragioni che aveva per pensare quello che tutti sapevano e per svelare quella meraviglia, che nei secoli avrebbe suscitato devozione e sarebbe stata causa di esaltazione per Gesù e per colei che lo aveva generato. Approvarono il suo parere e a un suo comando tol­sero il masso che chiudeva il sepolcro. Avvicinatisi, lo tro­varono vuoto, e scorsero la tunica della loro sovrana ste­sa come quando copriva le sacre membra, così che si ca­piva che ella era passata attraverso la veste e la lapide sen­za muoverle o scomporle. Il vicario di Cristo sollevò l'abi­to e il telo e sia lui sia gli altri, ormai tutti rassicurati, li riverirono; poi, tra la contentezza e il dolore, con dolci la­crime innalzarono lodi e cantarono salmi e inni.

782. Intanto, erano attoniti per l'ammirazione e la te­nerezza, e non riuscirono a distaccarsi da lì finché non di­scese un angelo a dire: «Uomini di Galilea, perché siete sorpresi e perché vi trattenete qui? La vostra e nostra Si­gnora è in anima e corpo in cielo, ove regna per sempre con sua Maestà. Mi invia a confermarvi nella verità e a co­municarvi da parte sua che vi raccomanda ancora una vol­ta la comunità ecclesiale, la conversione del mondo e la diffusione della lieta novella, pregandovi di riprendere su­bito il ministero che vi è stato affidato, giacché avrà cura di voi». Tale annuncio li confortò e in seguito sperimenta­rono la sua difesa nelle loro peregrinazioni e molto più al momento del martirio, poiché allora ella apparve a tutti e dopo li presentò al Salvatore. Si raccontano anche altre co­se, ma a me non sono state manifestate e perciò non le ri­ferisco, non avendo avuto in questa Storia altra libertà che quella di scrivere quanto mi è stato insegnato e ordinato.

 

Insegnamento della Regina del cielo

783. Carissima, se qualcosa potesse ridurre il godimen­to della suprema felicità che possiedo, e se con essa po­tessi ricevere qualche pena, indubbiamente me ne arre­cherebbe il vedere i credenti e l'intera umanità nel perico­loso stato in cui sono, quantunque a tutti sia noto che sto quassù come loro avvocata e protettrice, per custodirli, soccorrerli e indirizzarli verso la beatitudine. Inoltre, dato che applico a loro con clemenza i tanti privilegi che mi sono stati concessi per i titoli dei quali hai trattato altrove, sa­rebbe motivo di profonda sofferenza per le mie viscere di misericordia constatare che non solo mi tengono oziosa senza giovarsi di me, ma non invocandomi si perdono in gran numero. Tuttavia, pur non provando afflizione, mi la­mento a buon diritto di coloro che si procurano la dan­nazione e non mi permettono di avere questa gloria.

784. Nella Chiesa non si è mai ignorato il valore del­la mia intercessione né il potere che ho di porgere rime­dio a tutti, avendone io attestata la certezza con le mi­gliaia di miracoli che ho realizzato a vantaggio di chi mi ha mostrato ossequio, e quando sono stata supplicata nel­la necessità sono stata generosa, e per me si è rivelato tale l'Eterno; eppure, benché le persone che ho aiutato siano parecchie, sono poche rispetto alle mie possibilità e ai miei aneliti. Il tempo corre veloce e frattanto i mor­tali tardano a volgersi al Signore ed a conoscerlo, i cri­stiani si lasciano avviluppare dai lacci del demonio, i pec­catori si moltiplicano e le colpe aumentano. Ciò accade perché l'ardore si raffredda, e questo dopo che il Verbo si è incarnato e li ha educati con le parole e con l'esem­pio; li ha redenti con la sua passione; ha donato loro la legge evangelica, che è efficace se c'è il concorso della creatura; li ha rischiarati con una considerevole abbon­danza di prodigi e illuminazioni da sé e per mezzo dei suoi eletti; ha spalancato le porte dei suoi tesori per sua benevolenza e per mio intervento, stabilendomi come lo­ro rifugio e patrocinio. Adempio puntualmente e con lar­ghezza i miei compiti, ma nemmeno questo basta. Dun­que, come stupirsi se la giustizia superna è irritata, se i figli di Adamo hanno il castigo dei loro misfatti, che li sovrasta e già cominciano a sentire? In simili condizioni, la malizia giunge al culmine.

785. È tutto vero, ma la mia pietà e la mia indulgenza sono al di sopra, e mantengono ben incline l'infinita bontà e sospeso il rigore; per di più, l'Onnipotente intende essere munifico ed è determinato a favorirli comunque, se sa­pranno guadagnarsi la mia mediazione e vincolarmi a interpormi presso di lui. Ecco la strada sicura perché la co­munità ecclesiale migliori, i regni cattolici si riedifichino, la fede si dilati, le famiglie e gli stati abbiano saldezza, le ani­me tornino alla grazia e all'amicizia di sua Maestà. Affati­cati e collabora con me, sostenuta dalla forza divina. Il tuo impegno non deve consistere soltanto nell'avere narrato la mia Vita, bensì anche nell'imitarla con l'osservanza dei miei consigli e ammonimenti, che hai avuto assai copiosamente sia in quanto hai annotato sia in molti altri benefici corri­spondenti. Rifletti attentamente sul tuo stretto obbligo di essermi sottoposta come a tua unica Madre e legittima mae­stra e superiora, giacché ti offro queste ed altre elargizioni di singolare benignità e tu hai ripetutamente rinnovato e ra­tificato i voti della tua professione nelle mie mani, garan­tendomi speciale obbedienza. Ricordati della promessa che hai confermato più volte a Gesù e agli angeli, e tutti noi ti abbiamo palesato che ci attendiamo che tu ti comporti co­me una di loro, partecipando mentre sei nel mondo delle qualità e operazioni che li caratterizzano e intrattenendoti con essi. Nello stesso modo in cui comunicano tra sé, con quelli di grado più alto che informano gli inferiori, istrui­scano pure te sulle perfezioni del tuo diletto e ti trasmetta­no la luce della quale hai bisogno per l'esercizio delle virtù, e in particolare la carità, che ne è la signora, affinché ti in­fiammi di amore verso il tuo dolce sovrano e verso il tuo prossimo. Aspira a questo con tutte le energie, perché Dio ti trovi degna per compiere in te la sua santissima volontà e per servirsi di te in tutto ciò che desidera. Egli ti bene­dica con la sua destra, faccia splendere il suo volto su di te e ti dia pace, e tu cerca di non esserne immeritevole.


17 luglio 1941

Madre Pierina Micheli

Oggi un mese partivo per l'Eremo! Il solo ricordo mi commuove grandemente! Che poco corrispondo a tante grazie! Caro, Padre, S. Silvestro, non temere, aiutami, e cercherò di rendermi il meno inde­gna di Te. Il nemico mi disturbò parecchio. Si presentò alla porta come fosse il Padre, ma fu scornato.

Passai la mattinata con una oppressione indescrivibile tentazioni di disperazione, vedevo tutta la mia vita come un inganno, e sfiduciata di tutto non sentivo che una voce: finirla... ripeteva atti di abbandono alla Volontà di Dio che mi sembravano un Controsenso... La parola del Padre mi ritornò la pace. Quanto è buon Gesù con la povera anima mia. Ubbidienza, umiltà.

Dalle meditazioni e istruzioni di oggi ho fatto queste risoluzioni: Cre­scere nell'amore alle Regole e studiare ogni mezzo per farle sempre più amare dalle Suore. Buon esempio.

Viverle in pieno per quanto è possibile alla mia miseria. - Meditarne ogni giorno un punto.

- A te cosa ti può contare il mondo intero, se perdi una foglia della tua corona?

Quante ne ho perdute io! sforzo continuo per dare a Gesù tutto tutto. - Chi è che tanto ama? quello che tanto conosce. I santi sono calici di conoscenza, che poi si trasformano in calici di amore. Come devo ringraziare il Signore d'avermi chiamata alla vita Religiosa, lontana da tanti pericoli, circondata da tante cure! Peccare nella casa del Si­gnore! ... Eppure sono così debole, così meschina... la morte, ogni tormento, ma mai il peccato.

Lo scandalo è o un fatto o un detto che dà occasione a un'anima di danno spirituale. Scandali involontari dovuti alla nostra debolezza e fragilità - sono fonte di meriti, umiliandosi, riparando. Scandali av­vertiti per la nostra condotta, in opposizione alla Regola, ai Voti, alle virtù, e il danno se si produce nelle anime non sempre si arriva a riparare. Quale responsabilità nel mio posto... attenta anima mia! Vi­gilanza, unione con Dio. O Gesù non permettere che sia di danno alle anime!

Ieri sera il nemico ha fatto un poco di strepito nel corridoio e sghi­gnazzando ripeteva: se ne andrà il monaco falso, e poi avrai a che fare con me. Lasciamolo gridare, senza il permesso di Gesù non potrà nulla... La meditazione della morte mi ha commosso grandemente. Ho sentito un immenso bisogno di vivere sempre più unita a Gesù, di amarlo intensamente perché la mia morte, non sia che un trasporto di amore allo Sposo Gesù.