Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 33° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 4
1Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva.2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento:3"Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare.4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo;6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno".9E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!".
10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:11"A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole,12perché:
'guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato'".
13Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?14Il seminatore semina la parola.15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro.16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia,17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola,19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.20Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno".
21Diceva loro: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!".
24Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".
26Diceva: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".
30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".
33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva".36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?".39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.40Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".
Deuteronomio 5
1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica.2Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb.3Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita.4Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco,5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse:
6Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.7Non avere altri dèi di fronte a me.8Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.9Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano,10ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
11Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
12Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato.13Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,14ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.15Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
16Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
17Non uccidere.
18Non commettere adulterio.
19Non rubare.
20Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
21Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
22Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede.
23All'udire la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me24e dissero: Ecco il Signore nostro Dio ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo.25Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà; se continuiamo a udire ancora la voce del Signore nostro Dio moriremo.26Poiché chi tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?27Avvicinati tu e ascolta quanto il Signore nostro Dio dirà; ci riferirai quanto il Signore nostro Dio ti avrà detto e noi lo ascolteremo e lo faremo.28Il Signore udì le vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolte; quanto hanno detto va bene.29Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre!30Va' e di' loro: Tornate alle vostre tende; ma tu resta qui con me31e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nel paese che io sto per dare in loro possesso.
32Badate dunque di fare come il Signore vostro Dio vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra;33camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nel paese di cui avrete il possesso.
Giobbe 36
1Eliu continuò a dire:
2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.
Salmi 17
1'Preghiera. Di Davide.'
Accogli, Signore, la causa del giusto,
sii attento al mio grido.
Porgi l'orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c'è inganno.
2Venga da te la mia sentenza,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
3Saggia il mio cuore, scrutalo di notte,
provami al fuoco, non troverai malizia.
La mia bocca non si è resa colpevole,
4secondo l'agire degli uomini;
seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento.
5Sulle tue vie tieni saldi i miei passi
e i miei piedi non vacilleranno.
6Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta;
porgi l'orecchio, ascolta la mia voce,
7mostrami i prodigi del tuo amore:
tu che salvi dai nemici
chi si affida alla tua destra.
8Custodiscimi come pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali,
9di fronte agli empi che mi opprimono,
ai nemici che mi accerchiano.
10Essi hanno chiuso il loro cuore,
le loro bocche parlano con arroganza.
11Eccoli, avanzano, mi circondano,
puntano gli occhi per abbattermi;
12simili a un leone che brama la preda,
a un leoncello che si apposta in agguato.
13Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo;
con la tua spada scampami dagli empi,
14con la tua mano, Signore, dal regno dei morti
che non hanno più parte in questa vita.
Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre
se ne sazino anche i figli
e ne avanzi per i loro bambini.
15Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua presenza.
Ezechiele 28
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, parla al principe di Tiro: Dice il Signore Dio:
Poiché il tuo cuore si è insuperbito e hai detto:
Io sono un dio,
siedo su un seggio divino in mezzo ai mari,
mentre tu sei un uomo e non un dio,
hai uguagliato la tua mente a quella di Dio,
3ecco, tu sei più saggio di Daniele,
nessun segreto ti è nascosto.
4Con la tua saggezza e il tuo accorgimento
hai creato la tua potenza
e ammassato oro e argento nei tuoi scrigni;
5con la tua grande accortezza e i tuoi traffici
hai accresciuto le tue ricchezze
e per le tue ricchezze si è inorgoglito il tuo cuore.
6Perciò così dice il Signore Dio:
Poiché hai uguagliato la tua mente a quella di Dio,
7ecco, io manderò contro di te
i più feroci popoli stranieri;
snuderanno le spade contro la tua bella saggezza,
profaneranno il tuo splendore.
8Ti precipiteranno nella fossa e morirai
della morte degli uccisi in mezzo ai mari.
9Ripeterai ancora: "Io sono un dio",
di fronte ai tuo uccisori?
Ma sei un uomo e non un dio
in balìa di chi ti uccide.
10Della morte dei non circoncisi morirai
per mano di stranieri, perché io l'ho detto".
Oracolo del Signore Dio.
11Mi fu rivolta questa parola del Signore:12"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul principe di Tiro e digli: Così dice il Signore Dio:
Tu eri un modello di perfezione,
pieno di sapienza,
perfetto in bellezza;
13in Eden, giardino di Dio,
tu eri coperto d'ogni pietra preziosa:
rubini, topazi, diamanti, crisòliti, ònici
e diaspri, zaffìri, carbonchi e smeraldi;
e d'oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature,
preparato nel giorno in cui fosti creato.
14Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa;
io ti posi sul monte santo di Dio
e camminavi in mezzo a pietre di fuoco.
15Perfetto tu eri nella tua condotta,
da quando sei stato creato,
finché fu trovata in te l'iniquità.
16Crescendo i tuoi commerci
ti sei riempito di violenza e di peccati;
io ti ho scacciato dal monte di Dio
e ti ho fatto perire, cherubino protettore,
in mezzo alle pietre di fuoco.
17Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza,
la tua saggezza si era corrotta
a causa del tuo splendore:
ti ho gettato a terra
e ti ho posto davanti ai re che ti vedano.
18Con la gravità dei tuoi delitti,
con la disonestà del tuo commercio
hai profanato i tuoi santuari;
perciò in mezzo a te ho fatto sprigionare un fuoco
per divorarti.
Ti ho ridotto in cenere sulla terra
sotto gli occhi di quanti ti guardano.
19Quanti fra i popoli ti hanno conosciuto
sono rimasti attoniti per te,
sei divenuto oggetto di terrore, finito per sempre".
20Mi fu rivolta questa parola del Signore:21"Figlio dell'uomo, volgiti verso Sidòne e profetizza contro di essa:22Annunziale: Dice il Signore Dio:
Eccomi contro di te, Sidòne,
e mostrerò la mia gloria in mezzo a te.
Si saprà che io sono il Signore
quando farò giustizia di te
e manifesterò la mia santità.
23Manderò contro di essa la peste
e il sangue scorrerà per le sue vie:
cadranno in essa i trafitti di spada
e questa da ogni parte graverà;
e sapranno che io sono il Signore.
24Non ci sarà più per gli Israeliti un aculeo pungente, una spina dolorosa tra tutti i suoi vicini che la disprezzano: sapranno che io sono il Signore".
25Così dice il Signore Dio; "Quando avrò radunato gli Israeliti di mezzo ai popoli fra i quali sono dispersi, io manifesterò in essi la mia santità davanti alle genti: abiteranno il paese che diedi al mio servo Giacobbe,26vi abiteranno tranquilli, costruiranno case e pianteranno vigne; vi abiteranno tranquilli, quando avrò eseguito i miei giudizi su tutti coloro che intorno li disprezzano: e sapranno che io sono il Signore loro Dio".
Lettera agli Ebrei 9
1Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno.2Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo.3Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con4l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza.5E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
6Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto;7nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo.8Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda.9Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente,10trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
11Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione,12non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne,14quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?
15Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa.16Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore,17perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive.18Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue.19Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo,20dicendo: 'Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi'.21Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.22Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono.
23Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi.24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore,25e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.26In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.27E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,28così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Capitolo XXXI: Abbandonare ogni creatura, per poter trovare Dio
Leggilo nella Biblioteca1. O Signore, davvero mi occorre una grazia sempre più grande, se debbo giungere là dove nessuno né alcuna cosa creata mi potrà essere di impaccio; infatti, finché una qualsiasi cosa mi trattenga, non potrò liberamente volare a te. E liberamente volare a te, era appunto, l'ardente desiderio di colui che esclamava: "Chi mi darà ali come di colomba, e volerò, e avrò pace?" (Sal 54,7).
Quale pace più grande di quella di un occhio puro? Quale libertà più grande di quella di chi non desidera nulla di terreno? Occorre dunque passare oltre ad ogni creatura; occorre tralasciare pienamente se stesso, uscire spiritualmente da sé; occorre capire che tu, che hai fatto tutte le cose, non hai nulla in comune con le creature.
Chi non è libero da ogni creatura, non potrà attendere liberamente a ciò che è divino. Proprio per questo sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.
Per giungere a ciò, si richiede una grazia grande, che innalzi l'anima e la rapisca più in alto di se medesima. Ché, se uno non è elevato nello spirito e libero da ogni creatura; se non è totalmente unito a Dio, tutto quello che sa e anche tutto quello che possiede non ha grande peso. Sarà sempre piccolo e giacerà a terra colui che apprezza qualcosa che non sia il solo, unico, immenso ed eterno bene. In verità ogni cosa, che non sia Dio, è un nulla, e come un nulla va considerata.
Ben differenti sono la virtù della sapienza, propria dell'uomo illuminato e devoto, e la scienza, propria dell'erudito e dotto uomo di studio. Giacché la sapienza che emana da Dio, e fluisce dall'alto in noi, è di gran lunga più sublime di quella che faticosamente si acquista con il nostro intelletto.
2. Troviamo non poche persone che desiderano la contemplazione, ma poi non si preoccupano di mettere in pratica ciò che si richiede per la contemplazione stessa; e il grande ostacolo consiste in questo, che ci si accontenta degli indizi esterni e di ciò che cade sotto i sensi, possedendo ben poco della perfetta mortificazione.
Non so come sia, da quale spirito siamo mossi, a quale meta tendiamo, noi che sembriamo aver fama di spirituali: ci diamo tanta pena e ci preoccupiamo tanto di queste cose che passano e non hanno valore alcuno, mentre a stento riusciamo, qualche rara volta, a pensare al nostre essere interiore, in totale raccoglimento. Un raccoglimento breve, purtroppo; dopo del quale ben presto ci buttiamo alle cose esteriori, senza più sottoporre il nostro agire a un vaglio severo.
Dove siano posti e ristagnino i nostri affetti, noi non badiamo; e non ci disgusta che tutto sia corrotto. Invece il grande diluvio avvenne perché "ciascuno aveva corrotto la sua vita" (Gn 6,12).
Quando, dunque, la nostra interna inclinazione è profondamente guastata, necessariamente si guasta anche la conseguente azione esterna, rivelatrice di scarsa forza interiore. E' dal cuore puro che discendono frutti di vita virtuosa.
Si indaga quanto uno abbia fatto, ma non si indaga attentamente con quanta virtù egli abbia agito. Si guarda se uno sia stato uomo forte e ricco e nobile; se sia stato abile e valente scrittore, cantante eccellente o bravo lavoratore; ma si tace, da parte di molti, su quanto egli sia stato povero in spirito e paziente e mite e devoto, e quanta spiritualità interiore egli abbia avuto.
La natura bada alle cose esterne dell'uomo; la grazia si rivolge alle cose interiori. Quella frequentemente si inganna, questa si affida a Dio per non essere ingannata.
DISCORSO 212 NELLA TRASMISSIONE DEL SIMBOLO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Breve esposizione di tutto il Simbolo.
1. Ecco arrivato per voi il momento di ricevere il Simbolo nel quale si contiene in breve tutto quanto si deve credere per l'eterna salvezza. Si chiama simbolo in senso traslato per una certa somiglianza col simbolo che stipulano tra di loro i commercianti e col quale il loro rapporto viene vincolato con un patto di fedeltà. Anche il vostro è un rapporto in vista di merci spirituali, e voi somigliate a quei mercanti che vanno alla ricerca della perla preziosa 1. Essa è la carità che verrà riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi verrà dato 2. Ad essa si perviene mediante la fede che è contenuta in questo Simbolo, il quale vi impegna a credere in Dio Padre onnipotente, invisibile, immortale, re dei secoli, creatore di tutte le cose visibili e invisibili e via di seguito secondo quanto di lui afferma o la retta ragione o l'autorità della Sacra Scrittura. Da questa grandezza del Padre, poi, non dovete escludere il Figlio. Perché son cose che non si affermano esclusive del Padre quasi fossero estranee a colui che ha dichiarato: Io e il Padre siamo una cosa sola 3, e di cui l'Apostolo ha detto: Il quale, poiché era di natura divina, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio 4. Rapina è l'usurpare ciò che appartiene ad un altro; ma a lui questa uguaglianza gli appartiene per natura. E allora come non è onnipotente il Figlio per mezzo del quale tutto è stato fatto 5, che è anche la potenza e la sapienza di Dio 6, della quale sapienza è scritto che, essendo unica, può tutto 7? Quella natura è perciò anche invisibile per il fatto stesso che è uguale al Padre. Per natura è infatti invisibile il Verbo di Dio che in principio era presso Dio, e il Verbo era Dio 8. E in quella natura, anche assolutamente immortale, ossia totalmente immutabile. Immortale in un certo senso è detta anche l'anima umana; ma non si tratta di vera immortalità, dato che essa è tanto mutevole da esser soggetta al diminuire e al crescere; la sua morte consiste nell'esser privata della vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in essa 9, e la sua vita nel correre alla sorgente della vita per vedere la luce nella luce di Dio 10. È proprio riguardo a questa vita che anche voi, per la grazia di Cristo, state per risorgere da una specie di morte alla quale fate rinuncia. Invece il Verbo di Dio, l'unigenito Figlio, vive sempre presso il Padre di una vita incommutabile; non diminuisce, perché la sua permanenza non si attenua, e neanche cresce perché la perfezione non aumenta. Anche lui è il re dei secoli 11, il Creatore delle cose visibili e invisibili, perché, come dice l'Apostolo, per mezzo di lui sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, Troni, Dominazioni, Principati e Potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, e tutte in lui sussistono 12. Ma avendo egli spogliato se stesso, non in quanto ha lasciato la natura divina, ma in quanto ha assunto la condizione di servo 13, in questa condizione di servo l'invisibile si è reso visibile, perché nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine; in questa condizione di servo l'Onnipotente si è reso passibile, perché patì sotto Ponzio Pilato; in questa condizione di servo l'immortale ha subito la morte, perché fu crocifisso e sepolto; in questa condizione di servo egli, re dei secoli, il terzo giorno risuscitò; in questa condizione di servo egli, creatore delle cose visibili e invisibili, salì al cielo, dal quale mai si era allontanato; in questa condizione di servo siede alla destra del Padre, egli, il braccio del Padre, di cui il Profeta si chiede: Il braccio del Signore a chi si è manifestato 14? In questa condizione di servo ha da venire a giudicare i vivi e i morti, perché è la condizione con cui volle rendersi solidale coi morti, lui che è vita dei viventi. Per mezzo suo lo Spirito Santo è stato mandato a noi dal Padre e da lui stesso, Spirito del Padre e del Figlio, da ambedue mandato, da nessuno generato, vincolo di amore di entrambi, uguale ad entrambi. Questa Trinità è un Dio solo, onnipotente, invisibile, immortale, creatore di tutte le cose visibili e invisibili. E non diciamo tre dèi, o tre onnipotenti, o tre creatori, o qualunque altra cosa si possa dire della grandezza di Dio: non sono tre dèi, ma un Dio solo. E tuttavia in questa Trinità il Padre non è il Figlio, e il Figlio non è il Padre, e lo Spirito Santo non è né il Figlio né il Padre; ma uno è il Padre del Figlio, l'altro è il Figlio del Padre, e il terzo è lo Spirito tanto del Padre che del Figlio. Se volete comprendere, credete; se non credete, non potete comprendere 15. Sulla base di questa fede sperate la grazia per la quale avrete la remissione di tutti i vostri peccati. È per essa infatti che sarete salvi, e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; non viene dalle opere perché nessuno se ne possa vantare 16. Voi infatti diverrete opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto affinché camminiate in esse 17, e perché, spogliati del vecchio e rivestiti dell'uomo nuovo 18, siate una creatura nuova e cantiate il cantico nuovo 19, per ricevere l'eredità eterna per mezzo del Testamento nuovo. Per la stessa fede inoltre dopo questa morte che si è trasmessa in tutti gli uomini 20 come debito e condanna per la vecchiezza del primo uomo, sperate anche la finale risurrezione dei corpi vostri, non più soggetti a sofferenze, come sarà per la risurrezione degli empi, o non destinati al godimento di desideri carnali, come fantasticano gli stolti, ma secondo quanto dice l'Apostolo che viene seminato un corpo animale e risorge un corpo spirituale 21. Là, allo spirito ormai beato, il corpo sarà così ben soggetto e con tanta facilità sottomesso nella felicità, da non essere più di peso all'anima 22, e da non dover più cercare di ricaricarsi, non essendo più soggetto a deperire; esso sarà fisso nell'eternità della vita e, per il nostro spirito ricongiunto col corpo, la stessa eternità sarà vita.
Il Simbolo non si deve scrivere, ma conservarlo nella memoria e così richiamarlo alla mente.
2. Ecco dunque: vi ho proposto questo breve discorso su tutto il Simbolo, come vi dovevo. Mentre il Simbolo lo udrete tutto di seguito, vi ritroverete tutto quanto è stato brevemente sintetizzato in questo discorso. Le parole del Simbolo non dovete assolutamente scriverle per impararle a memoria, ma dovete mettervele in testa solo ascoltando; e neanche scriverle dopo che le avrete imparate, ma dovete conservarle sempre nella memoria e così riportarle alla mente. D'altronde tutto ciò che ora sentirete nel Simbolo è tutto contenuto nei testi divini delle Sacre Scritture e tutto vi capita di ascoltarlo, or qua or là, secondo l'opportunità. Ma quel che, raccolto così e redatto in una forma particolare, non è consentito scrivere, richiama alla mente quella promessa di Dio quando, annunciando per mezzo del Profeta la nuova Alleanza, disse: Questa è l'Alleanza che io concluderò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: porrò la mia legge nel loro animo e la scriverò nel loro cuore 23. Per realizzare questa cosa, quando si sente il Simbolo, lo si deve scrivere non su tavolette o su qualunque altra materia, ma nei cuori. Ed egli che vi ha chiamati al suo regno e alla sua gloria, quando sarete stati rigenerati con la sua grazia, vi concederà che sia scritto nei vostri cuori anche per mezzo dello Spirito Santo, perché possiate amare quel che credete e la fede operi in voi per mezzo della carità, e così possiate piacere al Signore Iddio dispensatore di ogni bene non come servi che temono la pena, ma come uomini liberi che amano la giustizia. Ed ecco ora il Simbolo che, già catecumeni, vi è stato istillato per mezzo delle Scritture e dei discorsi della Chiesa, ma che dai fedeli dev'essere confessato e professato sotto questa breve formula.
1 - Mt 13, 45.
2 - Rm 5, 5.
3 - Gv 10, 30.
4 - Fil 2, 6.
5 - Gv 1, 3.
6 - 1 Cor 1, 24.
7 - Sap 7, 27.
8 - Gv 1, 1.
9 - Cf. Ef 4, 18.
10 - Cf. Sal 35, 10.
11 - 1 Tm 1, 17.
12 - Col 1, 16-17.
13 - Fil 2, 7.
14 - Is 53, 1.
15 - Cf. Is 7, 9.
16 - Ef 2, 8-9.
17 - Ef 2, 10.
18 - Cf. Ef 4, 24.
19 - Cf. Ap 5, 9.
20 - Cf. Rm 5, 12.
21 - 1 Cor 15, 44.
22 - Sap 9, 15.
23 - Ger 31, 33.
7 - Maria santissima prepara i pannicelli e le fasce per il bambino divino con l'ardentissimo desiderio di vederlo già nato.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca438. La divina gravidanza della Madre del Verbo eterno era già molto inoltrata. Ella sapeva, nella sua prudenza, che era necessario preparare i pannicelli e tutto l'occorrente per il parto tanto atteso, tuttavia, nulla volle disporre senza la volontà del Signore e del suo santo sposo, per adempiere in tutto la legge divina, come serva ubbidiente e fedelissima. E sebbene avrebbe potuto operare da sé quello che era esclusivo compito di madre - l'unica Madre del suo santissimo Figlio, al cui concepimento nessun'altra creatura aveva avuto parte - tuttavia non lo fece, senza prima parlarne al santo sposo Giuseppe, cui disse: «Signore mio, è già tempo di preparare le cose necessarie per la nascita del mio santissimo Figlio. E sebbene sua Maestà infinita vuole essere trattato come i figli degli uomini, umiliandosi a patire le loro pene, però, da parte nostra è giusto che, nel servirlo, onorarlo ed assisterlo, lo riconosciamo come nostro vero Dio, re e Signore. Se mi date il permesso, incomincerò a preparare le fasce e i pannicelli per avvolgerlo. Io ho una tela filata con le mie mani, che può servire adesso per i primi pannolini; voi, o signore, ne procurerete un'altra di lana, che sia soffice, morbida e di modesto colore, per formare altri pannicelli. In futuro gli farò una tunica inconsutile, tessuta, a lui adatta. E affinché compiamo ciò nel modo giusto, eleviamo una speciale orazione chiedendo a sua Altezza che ci illumini, ci guidi e ci manifesti la sua divina volontà in modo da procedere con il suo maggior compiacimento».
439. «Sposa e signora mia - rispose san Giuseppe - se con lo stesso sangue del cuore fosse possibile servire il mio Dio e Signore ed eseguire ciò che comandate, io mi riterrei soddisfatto e fortunato di spargerlo con atrocissimi tormenti. In mancanza di ciò vorrei possedere ricchi tesori e broccati, per potervi servire in questa occasione. Disponete, dunque, quello che sarà conveniente, perché in tutto voglio ubbidirvi come vostro servo». Dopo che ebbero pregato insieme, l'Altissimo rispose a ciascuno, in disparte, con le medesime parole, ripetendo quanto più volte aveva manifestato alla sovrana Signora, e dicendo: «Io sono sceso dal cielo sulla terra per innalzare l'umiltà ed umiliare la superbia; per onorare la povertà e disprezzare le ricchezze; per abolire la vanità e dare fondamento alla verità e per conferire degna stima ai travagli dell'uomo. E perciò è mia volontà che, nell'umanità da me assunta, mi trattiate all'esterno come se fossi vostro figlio; e nell'interno mi riconosciate invece come Figlio dell'eterno Padre e vero Dio, con la venerazione e l'amore che come uomo e Dio mi sono dovuti».
440. Maria santissima e san Giuseppe rafforzati da questa divina voce nella sapienza, con la quale dovevano allevare il bambino Dio, concertarono fra di loro il più nobile e perfetto modo di venerarlo come vero Dio infinito, e di trattarlo allo stesso tempo, agli occhi del mondo, come se egli fosse loro figlio: tale lo avrebbero creduto gli uomini, come il Signore stesso voleva. Adempirono così, pienamente, questo accordo, con meraviglia per il cielo; ma in seguito dirò qualcosa in più a questo proposito. Stabilirono così che nel loro stato di povertà era conveniente rendere ossequio al bambino Dio, per quanto fosse possibile, senza eccedere né lesinare, affinché il mistero del re restasse celato sotto il velo dell'umile povertà, ed il loro infiammato amore non venisse defraudato in ciò che eseguivano. Subito, san Giuseppe come contraccambio di alcuni lavori fatti con le sue mani si fece dare due tele di lana, conforme a quanto aveva detto la divina sposa, una bianca e l'altra di colore più sfumata sul bruno che sul grigio: le migliori che poté trovare. La divina Regina tagliò con queste i primi pannolini per il suo santissimo Figlio; e con la tela, che aveva filato, tagliò le camiciole e i panni per avvolgerlo. Era questa tela molto delicata, veramente uscita da tali mani; ed ella la iniziò a filare dal giorno in cui entrò in casa sua con san Giuseppe, con il proposito di portarla in offerta al tempio. Questo suo desiderio si cambiò in un altro migliore; e con la tela che avanzò, preparato l'occorrente per il divino bambino, poté compiere l'offerta al tempio santo di Gerusalemme. La Vergine santissima cucì con le proprie mani tutto ciò che era necessario per il parto divino, rimanendo sempre genuflessa e versando lacrime d'incomparabile devozione. San Giuseppe cercò i fiori e le erbe aromatiche che poté trovare; con questi la diligente Madre preparò un'acqua dal profumo angelico, asperse le fasce consacrate per la vittima in previsione del sacrificio', le piegò, le assestò e le pose in una cassettina, che portò poi con sé a Betlemme.
441. Tutte queste opere della Principessa del cielo si devono intendere e soppesare non così crude e senz'anima, come io le sto riferendo, ma rivestite di bellezza, di santità, magnificenza e perfezione a tal punto che l'umano giudizio giammai può investigare: ella trattava tutte le opere della sapienza divina come Madre della stessa sapienza e regina di tutte le virtù. Offriva il sacrificio della dedicazione del tempio del Dio vivente nella santissima umanità di suo Figlio, che doveva venire al mondo. La sovrana Signora conosceva, più di tutte le altre creature, l'altezza incomparabile del mistero dell'incarnazione del Verbo e della sua venuta al mondo. E non incredula, ma stupefatta, con infiammato amore e con profonda venerazione ripeteva molte volte ciò che diceva Salomone quando edificava il tempio: «Come sarà possibile che Dio abiti con gli uomini sulla terra? Se tutto il cielo e i cieli dei cieli sono angusti per contenerlo, quanto più non lo sarà questa dimora dell'umanità, che si è edificata nel mio grembo?». E se quel tempio, che servì solamente perché Iddio vi ascoltasse le preghiere che in esso si elevavano, fu costruito e dedicato con un tal sfarzo e sfoggio di tesori d'oro e di argento, e di sacrifici, cosa non doveva fare la Madre del vero Salomone nell'edificazione e nella dedicazione del tempio vivo, in cui abitava corporalmente la pienezza della divinità'? Tutto ciò che in figure contenevano quei sacrifici e quei tesori innumerevoli, offerti nel tempio simbolico, fu adempito da Maria santissima non con preparativi d'oro, di argento e con broccati - perché in questo tempo Dio non esigeva tali offerte - ma con eroiche virtù e con le ricchezze della grazia e dei doni dell'Altissimo, con i quali innalzava cantici di lode. Offriva olocausti dal suo ardentissimo cuore; scorreva tutta la sacra Scrittura e applicava a questo mistero gli inni, i salmi e i cantici, aggiungendovi molto di più. Imitava e realizzava le figure antiche con l'esercizio delle virtù e con gli atti interiori ed esteriori. Invitava e chiamava tutte le creature a lodare Dio, a dare onore, lode e gloria al loro creatore, e ad aspettarlo per essere santificate dalla sua venuta al mondo. In molte di queste opere l'accompagnava il fortunato e felicissimo sposo Giuseppe.
442. Non vi è lingua né intelletto umano capace di spiegare gli altissimi meriti che accumulò la Principessa del cielo con questi atti ed esercizi e tantomeno il compiacimento che ne riceveva il Signore. Se il minor grado di grazia che qualsiasi creatura riceve, con un atto di virtù che esercita, vale più di tutto l'universo, quale valore di grazia non dovette acquistare colei che non solo superò gli antichi sacrifici, le offerte, gli olocausti e tutti i meriti degli uomini, ma di gran lunga anche quelli dei supremi serafini? Attendendo il proprio figlio e vero Dio, per riceverlo nelle sue braccia, allevarlo al suo seno, alimentarlo con le sue mani, curarlo e servirlo - adorandolo fatto uomo dalla sua stessa carne e dal suo stesso sangue - gli affetti amorosi della divina Signora arrivavano a tal punto che in questo dolcissimo incendio di amore si sarebbe consumata se per la miracolosa assistenza di Dio non fosse stata preservata dalla morte, confortata, e corroborata nelle forze. E molte volte avrebbe perduto la vita se non gliela avesse mantenuta il suo santissimo Figlio. Ella costantemente lo rimirava nel seno verginale e con chiarezza divina vedeva la sua umanità unita alla divinità e tutti gli atti interiori di quella santissima anima: la forma e la posizione del corpo, e le orazioni che faceva per lei, per san Giuseppe, per tutto il genere umano e in particolar modo per quelli predestinati. Maria santissima conosceva tutti questi misteri, e nell'imitazione e nella preghiera di lode s'infiammava tutta, come colei che teneva racchiuso nel suo seno il fuoco che illumina e non consuma.
443. Nell'ardore amoroso della divina fiamma, diceva alcune volte, parlando con il suo santissimo Figlio: «Amor mio dolcissimo, Creatore dell'universo, quando godranno gli occhi miei della luce del vostro divino volto? Quando si consacreranno le mie braccia all'altare dell'ostia che attende il vostro eterno Padre? Quando bacerò come serva il luogo dove poseranno i vostri piedi, e giungerò come madre al bacio" desiderato dall'anima mia, affinché mi renda partecipe con il vostro divin fiato del vostro stesso Spirito? Quando la luce inaccessibile che siete voi', o Dio vero da Dio vero e luce da luce, si manifesterà ai mortali dopo tanti secoli che vi hanno tenuto nascosto alla nostra vista? Quando i figli di Adamo, schiavi per le loro colpe, conosceranno il loro Redentore, vedranno la loro salvezza' e troveranno il loro maestro'°, fratello e vero padre? O luce dell'anima mia, virtù mia, diletto mio, per cui vivo morendo! Figlio delle mie viscere, come eserciterà il compito di madre colei che non sa farlo nemmeno come serva, e non merita tale titolo? Con quale dignità vi tratterò, io che sono un povero e vile vermiciattolo? Come vi servirò ed assisterò, essendo voi santità e bontà infinita, ed io polvere e cenere? Come ardirò parlare alla vostra presenza, e stare dinanzi al vostro divin cospetto? Voi, o Signore di tutto il mio essere, che avete scelto me, infima tra le figlie di Adamo, illuminate voi le mie azioni, guidate i miei desideri ed infiammate i miei affetti, cosicché in tutto riesca a darvi onore e compiacimento. Ma che farò io, mio Bene, se voi uscite dal mio seno per soffrire oltraggi e morire per il genere umano? Come non morire con voi, accompagnandovi al sacrificio, essendo voi il mio essere e la mia vita? Tolga la mia vita la causa ed il motivo che devono togliere la vostra, giacché stanno così unite. Molto meno della vostra morte basterà per redimere il mondo e migliaia di mondi: muoia, dunque, io per voi, e patisca le vostre ignominie; e voi con il vostro amore e con la vostra luce santificate il mondo ed illuminate le tenebre dei mortali. E se non è possibile revocare il decreto dell'eterno Padre, affinché sia più copiosa la redenzione" e resti soddisfatta la vostra altissima carità, ricevete il mio amore e possa io aver parte in tutti i travagli della vostra vita, perché siete mio Figlio e Signore».
444. La ricchezza di questi ed altri dolcissimi sentimenti rendevano bellissima la Regina dei cieli agli occhi del Principe dell'eternità, che ella portava nel talamo del suo seno verginale. E tutte queste affettuose espressioni si riproducevano in lei secondo i movimenti di quella santissima umanità divinizzata, perché la degna Madre li osservava per imitarli. Talvolta il divino bambino nella santa dimora si metteva in ginocchio per pregare il Padre; altre volte a forma di croce: esercitandosi già fin d'ora in vista del sacrificio. E di là osservava attentamente - come dal supremo trono dei cieli fa adesso - e conosceva con la sua sapienza tutto quello che ora conosce, senza che gli si potesse nascondere alcuna creatura presente, passata o futura con tutti i suoi pensieri e movimenti: e tutti riguardava come maestro e Redentore. Questi misteri erano manifesti alla sua divina Madre che per corrispondere a tale scienza si trovava piena di grazie e di doni celesti; e perciò operava in tutto con pienezza e santità, che non vi sono parole adeguate con cui spiegarlo. Ma se il nostro giudizio non è cieco ed il nostro cuore non è duro ed insensibile come pietra, non sarà possibile che alla vista di opere così efficaci ed ammirabili non si sentano feriti da dolore amoroso e da umile gratitudine.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
445. Da questo capitolo, figlia mia, io desidero che tu rimanga istruita sulla decenza con cui si devono maneggiare tutte le cose consacrate e dedicate al culto divino; e che ne resti ripresa l'irriverenza con cui viene offeso il Signore, in questa materia, perfino dai suoi stessi ministri. Essi non devono biasimare né dimenticare il risentimento che sua Maestà nutre contro di loro per l'indecenza e l'ingratitudine con cui trattano gli ornamenti e le cose sacre, che ordinariamente tengono tra le mani senza attenzione né alcun rispetto. E molto più grande è l'indignazione dell'Altissimo contro coloro che ritraggono frutti e guadagni dal suo sangue preziosissimo, spendendoli e sperperandoli in cose vane, turpi, profane e poco decorose. Per i loro divertimenti vanno alla ricerca di ciò che è più prezioso e stimabile; mentre per il culto e l'onore del Signore si servono di ciò che è più grossolano, spregiato e vile. E quando questo accade, specialmente per i teli di lino che toccano il corpo o il sangue del mio santissimo Figlio, come i corporali e i purificatoi, voglio che sappi come sono mortificati i santi angeli che assistono all'eminente ed altissimo sacrificio della Messa: ritraggono lo sguardo da simili ministri e si meravigliano che l'Onnipotente usi con loro tanta indulgenza e dissimuli la loro temerarietà ed insolenza. E sebbene non tutti incorrono in questa colpa, tuttavia sono molti i delinquenti e pochi quelli che si contraddistinguono nello zelo e nella cura del culto divino, trattando gli oggetti sacri col giusto rispetto: ed anche tra questi pochi, non tutti fanno ciò con retta intenzione e per dovuta riverenza, ma per vanità o per altri fini terreni. In questo modo vengono ad essere molto rari quelli che con animo puro e sincero adorano il Creatore in spirito e verità.
446. Considera, carissima, quanto ciò debba sensibilizzare noi che stiamo sotto lo sguardo attento dell'Altissimo: se da un lato conosciamo la sua bontà immensa che creò gli uomini affinché lo adorassero e gli dessero riverenza e culto - e perciò infuse questa legge nella loro stessa natura e diede loro in potere, con liberalità, tutto il resto delle creature - dall'altro siamo costretti ad osservare 1'ingratitudine con la quale essi corrispondono al loro immenso creatore. Essi ricevono i beni dalla sua mano generosa e si comportano in modo meschino, lesinandogli persino l'onore: a tal fine scelgono, infatti, ciò che è più vile ed abietto; per la loro vanità, invece, ciò che è più prezioso e pregevole. Questa colpa è poco considerata e conosciuta; perciò voglio che tu non solo la pianga con sincero dolore, ma che faccia tutto il possibile, finché sarai superiora, per riparare tale errore. Dà il meglio al Signore, ed ammonisci le tue suore affinché, con il cuore colmo di rettitudine e devozione, si studino di venerare e mantenere monde le cose sacre, e non solo per il loro monastero, ma anche per le chiese povere che non sono provviste di corporali e altri oggetti ornamentali. Ed abbiano la ferma certezza che il Signore premierà il santo zelo per il suo sacro culto, e come Padre verrà incontro alla loro povertà e alle necessità del convento, che non dovrà mai più soffrire l'indigenza. Questo è l'ufficio più consono ed adatto alle spose di Cristo; ed in esso dovrebbero esercitarsi nel tempo che avanza dopo il coro e gli altri impegni dell'obbedienza. E se tutte le suore abbracceranno, con retto fine, le occupazioni oneste, lodevoli e gradite a Dio niente mancherà loro per il sostentamento della vita e già sulla terra vivranno in una condizione angelica e celeste. E proprio perché non vogliono attendere a questo servizio del Signore, molte, abbandonate dalla sua mano, si voltano verso pericolose leggerezze e distrazioni che essendo tanto abominevoli, agli occhi miei, non voglio che tu le scriva o le pensi se non per il solo motivo di piangerle nel tuo cuore e di chiedere a Dio il rimedio dei peccati che tanto lo irritano, offendono e disgustano.
447. Dal momento che il mio cuore è incline a rimirare amorosamente le monache del tuo convento, voglio che in nome mio e da parte mia tu le ammonisca a vivere sempre ritirate e morte al mondo, dimenticando tutto ciò che vi è in esso. Inoltre, la conversazione tra loro sia sulle cose celesti e divine e, soprattutto, cerchino di conservare intatta la pace e la carità. E se in ciò saranno ubbidienti, io prometto loro - come faccio con te - la mia eterna protezione quale Madre, rifugio e difesa. E similmente se non mi tradiranno, offrirò loro la mia continua ed efficace intercessione presso il mio santissimo Figlio. Per ottenere tutto ciò, inculcherai in loro speciale devozione e amore verso di me: siano essi impressi nel cuore, giacché con questa fedeltà otterranno tutto quello che tu desideri e che io farò per loro. Ed ancora con gioia si applichino prontamente alle cose del culto divino, ricordando quello che io facevo per il servizio del mio santissimo Figlio e del tempio. Voglio, inoltre, che sappi come i santi angeli restavano meravigliati dello zelo, della sollecitudine e dell'attenzione con cui io maneggiavo tutte le cose che dovevano servire al mio Figlio e Signore. Questa premura amorosa e riverente mi fece preparare tutto quello che era necessario per allevarlo, senza che mi mancasse - come alcuni credono - alcunché per coprirlo e accudirlo, perché come potrai intuire, in tutta questa Storia, non si confaceva, né alla mia accortezza e tantomeno al mio amore, l'essere negligente o distratta in questo servizio.
23 novembre 1976 - CREAZIONE - ORDINE STUPENDO
Mons. Ottavio Michelini
Figlio mio, scrivi:
Io sono la Perfezione e sono il solo ad essere la perfezione infinita. Questa mia perfezione si riflette in tutto l'universo creato, nel mondo invisibile e nel mondo visibile, originando in tutte le cose singole e in tutte le cose globalmente prese, un'armonia stupenda degna del suo Creatore, in un ordine non meno stupendo e non meno ammirevole ove ogni cosa tendeva a perseguire il proprio fine nella lode al Creatore.
Poi venne la creazione di esseri intelligenti liberi capaci di operare il bene, e capaci di operare il male, ma i doni anche naturali di cui erano rivestiti erano tali per cui tutto concorreva in loro ad orientarli e spingerli verso il bene.
In questa condizione dovevano stare per il tempo determinato dal Padre, Creatore e Signore di ogni cosa, e terminato questo tempo di attesa, innanzi a loro si sarebbero spalancate le porte del Paradiso per essere ammessi a partecipare alla gloria e alla felicità senza confini del Padre. Ma la più bella, la più potente di queste creature dopo Dio, inorgoglita della sua potenza e del suo splendore, la fece peccare e volendo essere simile a Dio, si ribello a Dio dando (p. 35) così inizio nel mondo universo ad una ribellione le cui conseguenze furono, sono e saranno di una gravità che nessuna mente umana è capace di abbracciare.
Turbamento dell'ordine - il peccato
L'armonia del creato è stata talmente turbata da mutare radicalmente l'ordine stabilito; tutto l'universo risente di questo turbamento e la stessa natura geme sotto il peso del peccato.
Alla ribellione del mondo invisibile seguì la ribellione dell'umanità in Adamo ed Eva, aumentando il turbamento dell'ordine precostituito e dando origine al male nel mondo, catastrofe senza precedenti, e a parte la sofferenza, le guerre, le malattie, gli odi, i delitti, la morte, le violenze, i crimini, tributo a Satana di ogni generazione. Basti il ricordare, figlio mio, le anime dannate o che vanno dannate; la perdizione di un'anima sola è cosa più grave di tutte le guerre, epidemie, rivoluzioni e sventure di tutti i tempi. Questo non lo potete facilmente capire perché non siete capaci di capire che cosa voglia dire una eternità di tormenti.
Ristabilimento dell'ordine: Chiesa e Sacerdozio
Figlio, Io, l'Amore, non potevo permettere tale scempio della natura umana; ecco allora l'Incarnazione e la Redenzione operata dal Verbo, il cui scopo (p. 36) è ristabilire l'ordine distrutto e ridare possibilità di salvezza per tutte le anime di buona volontà.
Con la Redenzione la Chiesa, il sacramento di salvezza, e nella Chiesa il Sacerdozio per formare con esso i miei corredentori, cioè i miei collaboratori che costituissero la spina dorsale del mio Corpo Mistico.
Sacerdoti si diventa solo per Vocazione
Figlio mio, come gli uomini in genere si scelgono essi i loro collaboratori, così Io, Verbo di Dio fatto Carne, mi scelgo i miei collaboratori, quindi guai agli intrusi, guai ai non chiamati, guai a coloro che come Giuda, per ragioni umane e per calcoli di interessi umani, si intrufolano fra i miei vocati... Sacerdoti si diventa solo per vocazione; ogni altra strada sarebbe non solo peccaminosa, ma sacrilega.
Ecco, figlio mio, il problema delle vocazioni sacerdotali.
Come il Padre Mio, nel piano della Provvidenza mette nel cuore degli uomini attitudini e tendenze diverse affinché nella grande famiglia umana gli uomini si completino e si integrino nell'ordine armonioso prestabilito; così Io nella mia Chiesa getto nel cuore dei prescelti il germe prezioso e sublime della vocazione, germe prezioso che va raccolto e custodito, protetto e sviluppato e dal prescelto e dalle persone legate al vocato, come genitori, tutori ecc.... (p. 37)
Di molte vocazioni fallite per colpa di chi aveva il dovere di tutelarle dovranno rispondere i responsabili. E' notorio che genitori pagani e cristiani scristianizzati spesso avversano e contrastano, con gravissimo danno recato alla Chiesa, le vocazioni da Me date a tante anime. Responsabilità tremenda!
Ora basta figlio; riprenderemo il discorso quanto prima. Ti benedico; prega e offri le tue sofferenze perché molti siano gli operai della Mia vigna. (p. 38)