Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 33° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 5
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Numeri 31
1Il Signore disse a Mosè:2"Compi la vendetta degli Israeliti contro i Madianiti, poi sarai riunito ai tuoi antenati".3Mosè disse al popolo: "Mobilitate fra di voi uomini per la guerra e marcino contro Madian per eseguire la vendetta del Signore su Madian.4Manderete in guerra mille uomini per tribù di tutte le tribù d'Israele".5Così furono forniti, dalle migliaia d'Israele, mille uomini per tribù, cioè dodicimila uomini armati per la guerra.6Mosè mandò in guerra quei mille uomini per tribù e con loro Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, il quale portava gli oggetti sacri e aveva in mano le trombe dell'acclamazione.7Marciarono dunque contro Madian come il Signore aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi.8Uccisero anche, oltre i loro caduti, i re di Madian Evi, Rekem, Sur, Ur e Reba cioè cinque re di Madian; uccisero anche di spada Balaam figlio di Beor.9Gli Israeliti fecero prigioniere le donne di Madian e i loro fanciulli e depredarono tutto il loro bestiame, tutti i loro greggi e ogni loro bene;10appiccarono il fuoco a tutte le città che quelli abitavano e a tutti i loro attendamenti11e presero tutto il bottino e tutta la preda, gente e bestiame.12Poi condussero i prigionieri, la preda e il bottino a Mosè, al sacerdote Eleazaro e alla comunità degli Israeliti, accampati nelle steppe di Moab, presso il Giordano di fronte a Gèrico.
13Mosè, il sacerdote Eleazaro e tutti i principi della comunità uscirono loro incontro fuori dell'accampamento.14Mosè si adirò contro i comandanti dell'esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, che tornavano da quella spedizione di guerra.15Mosè disse loro: "Avete lasciato in vita tutte le femmine?16Proprio loro, per suggerimento di Balaam, hanno insegnato agli Israeliti l'infedeltà verso il Signore, nella faccenda di Peor, per cui venne il flagello nella comunità del Signore.17Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo;18ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi.19Voi poi accampatevi per sette giorni fuori del campo; chiunque ha ucciso qualcuno e chiunque ha toccato un cadavere si purifichi il terzo e il settimo giorno; questo per voi e per i vostri prigionieri.20Purificherete anche ogni veste, ogni oggetto di pelle, ogni lavoro di pelo di capra e ogni oggetto di legno".
21Il sacerdote Eleazaro disse ai soldati che erano andati in guerra: "Questo è l'ordine della legge che il Signore ha prescritto a Mosè:22L'oro, l'argento, il rame, il ferro, lo stagno e il piombo,23quanto può sopportare il fuoco, lo farete passare per il fuoco e sarà reso puro; ma sarà purificato anche con l'acqua della purificazione; quanto non può sopportare il fuoco, lo farete passare per l'acqua.24Vi laverete le vesti il settimo giorno e sarete puri; poi potrete entrare nell'accampamento".
25Il Signore disse a Mosè:26"Tu, con il sacerdote Eleazaro e con i capi dei casati della comunità, fa' il censimento di tutta la preda che è stata fatta: della gente e del bestiame;27dividi la preda fra i combattenti che sono andati in guerra e tutta la comunità.28Dalla parte spettante ai soldati che sono andati in guerra preleverai un contributo per il Signore: cioè l'uno per cinquecento delle persone e del grosso bestiame, degli asini e del bestiame minuto.29Lo prenderete sulla metà di loro spettanza e lo darai al sacerdote Eleazaro come offerta da fare con il rito di elevazione in onore del Signore.30Della metà che spetta agli Israeliti prenderai l'uno per cinquanta delle persone del grosso bestiame, degli asini e del bestiame minuto; lo darai ai leviti, che hanno la custodia della Dimora del Signore".
31Mosè e il sacerdote Eleazaro fecero come il Signore aveva ordinato a Mosè.32Ora il bottino, cioè tutto ciò che rimaneva della preda fatta da coloro che erano stati in guerra, consisteva in seicentosettantacinquemila capi di bestiame minuto,33settantaduemila capi di grosso bestiame,34sessantunmila asini35e trentaduemila persone, ossia donne che non si erano unite con uomini.36La metà, cioè la parte di quelli che erano andati in guerra, fu di trecentotrentasettemilacinquecento capi di bestiame minuto,37dei quali seicentosettantacinque per il tributo al Signore;38trentaseimila capi di grosso bestiame, dei quali settantadue per l'offerta al Signore;39trentamilacinquecento asini, dei quali sessantuno per l'offerta al Signore,40e sedicimila persone, delle quali trentadue per l'offerta al Signore.41Mosè diede al sacerdote Eleazaro il contributo dell'offerta prelevata per il Signore, come il Signore gli aveva ordinato.42La metà che spettava agli Israeliti, dopo che Mosè ebbe fatto la spartizione con gli uomini andati in guerra,43la metà spettante alla comunità fu di trecentotrentasettemilacinquecento capi di bestiame minuto,44trentaseimila capi di grosso bestiame,45trentamilacinquecento asini46e sedicimila persone.47Da questa metà che spettava agli Israeliti, Mosè prese l'uno per cinquanta degli uomini e degli animali e li diede ai leviti che hanno la custodia della Dimora del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
48I comandanti delle migliaia dell'esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, si avvicinarono a Mosè e gli dissero:49"I tuoi servi hanno fatto il computo dei soldati che erano sotto i nostri ordini e non ne manca neppure uno.50Per questo portiamo, in offerta al Signore, ognuno quello che ha trovato di oggetti d'oro: bracciali, braccialetti, anelli, pendenti, collane, per il rito espiatorio per le nostre persone davanti al Signore".51Mosè e il sacerdote Eleazaro presero dalle loro mani quell'oro, tutti gli oggetti lavorati.
52Tutto l'oro dell'offerta, che essi consacrarono al Signore con il rito dell'elevazione, da parte dei capi di migliaia e dei capi di centinaia, pesava sedicimilasettecentocinquanta sicli.53Gli uomini dell'esercito si tennero il bottino che ognuno aveva fatto per conto suo.54Mosè e il sacerdote Eleazaro presero l'oro dei capi di migliaia e di centinaia e lo portarono nella tenda del convegno come memoriale per gli Israeliti davanti al Signore.
Salmi 41
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Beato l'uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
3Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
4Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
gli darai sollievo nella sua malattia.
5Io ho detto: "Pietà di me, Signore;
risanami, contro di te ho peccato".
6I nemici mi augurano il male:
"Quando morirà e perirà il suo nome?".
7Chi viene a visitarmi dice il falso,
il suo cuore accumula malizia
e uscito fuori sparla.
8Contro di me sussurrano insieme i miei nemici,
contro di me pensano il male:
9"Un morbo maligno su di lui si è abbattuto,
da dove si è steso non potrà rialzarsi".
10Anche l'amico in cui confidavo,
anche lui, che mangiava il mio pane,
alza contro di me il suo calcagno.
11Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami,
che io li possa ripagare.
12Da questo saprò che tu mi ami
se non trionfa su di me il mio nemico;
13per la mia integrità tu mi sostieni,
mi fai stare alla tua presenza per sempre.
14Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.
Salmi 31
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.
3Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.
4Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
5Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
6Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
7Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
8Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
9non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.
10Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
11Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.
12Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
13Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
14Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.
15Ma io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
16nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
17fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.
18Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
19Fa' tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.
20Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
21Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.
22Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
23Io dicevo nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.
24Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
25Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.
Isaia 65
1Mi feci ricercare da chi non mi interrogava,
mi feci trovare da chi non mi cercava.
Dissi: "Eccomi, eccomi"
a gente che non invocava il mio nome.
2Ho teso la mano ogni giorno a un popolo ribelle;
essi andavano per una strada non buona,
seguendo i loro capricci,
3un popolo che mi provocava
sempre, con sfacciataggine.
Essi sacrificavano nei giardini,
offrivano incenso sui mattoni,
4abitavano nei sepolcri,
passavano la notte in nascondigli,
mangiavano carne suina
e cibi immondi nei loro piatti.
5Essi dicono: "Sta' lontano!
Non accostarti a me, che per te sono sacro".
Tali cose sono un fumo al mio naso,
un fuoco acceso tutto il giorno.
6Ecco, tutto questo sta scritto davanti a me;
io non tacerò finché non avrò ripagato
7le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri,
tutte insieme, dice il Signore.
Costoro hanno bruciato incenso sui monti
e sui colli mi hanno insultato;
così io calcolerò la loro paga
e la riverserò nel loro grembo.
8Dice il Signore: "Come quando
si trova succo in un grappolo,
si dice: Non distruggetelo,
perché v'è qui una benedizione,
così io farò per amore dei miei servi,
per non distruggere ogni cosa.
9Io farò uscire una discendenza da Giacobbe,
da Giuda un erede dei miei monti.
I miei eletti ne saranno i padroni
e i miei servi vi abiteranno.
10Saròn diventerà un pascolo di greggi,
la valle di Acòr un recinto per armenti,
per il mio popolo che mi ricercherà.
11Ma voi, che avete abbandonato il Signore,
dimentichi del mio santo monte,
che preparate una tavola per Gad
e riempite per Menì la coppa di vino,
12io vi destino alla spada;
tutti vi curverete alla strage,
perché ho chiamato e non avete risposto;
ho parlato e non avete udito.
Avete fatto ciò che è male ai miei occhi,
ciò che mi dispiace avete scelto".
13Pertanto, così dice il Signore Dio:
"Ecco, i miei servi mangeranno
e voi avrete fame;
ecco, i miei servi berranno
e voi avrete sete;
ecco, i miei servi gioiranno
e voi resterete delusi;
14ecco, i miei servi giubileranno
per la gioia del cuore,
voi griderete per il dolore del cuore,
urlerete per la tortura dello spirito.
15Lascerete il vostro nome
come imprecazione fra i miei eletti:
Così ti faccia morire il Signore Dio.
Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome.
16Chi vorrà essere benedetto nel paese,
vorrà esserlo per il Dio fedele;
chi vorrà giurare nel paese,
giurerà per il Dio fedele;
perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche,
saranno occultate ai miei occhi.
17Ecco infatti io creo
nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
18poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
e farò di Gerusalemme una gioia,
del suo popolo un gaudio.
19Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
20Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza;
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.21Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
22Non fabbricheranno perché un altro vi abiti,
né pianteranno perché un altro mangi,
poiché quali i giorni dell'albero,
tali i giorni del mio popolo.
I miei eletti useranno a lungo
quanto è prodotto dalle loro mani.
23Non faticheranno invano,
né genereranno per una morte precoce,
perché prole di benedetti dal Signore essi saranno
e insieme con essi anche i loro germogli.
24Prima che mi invochino, io risponderò;
mentre ancora stanno parlando,
io già li avrò ascoltati.
25Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme,
il leone mangerà la paglia come un bue,
ma il serpente mangerà la polvere,
non faranno né male né danno
in tutto il mio santo monte". Dice il Signore.
Prima lettera ai Corinzi 12
1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza.2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento.3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune:8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza;9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito;10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue.11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
12Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.13E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.14Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra.15Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.16E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.17Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?18Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto.19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.21Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi".22Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie;23e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza,24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava,25perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.27Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue.29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli?30Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
31Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
Capitolo XIV: Evitare i giudizi temerari
Leggilo nella Biblioteca1. Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato. Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente. Spesso giudichiamo secondo un nostro preconcetto; e così, per un nostro atteggiamento personale, perdiamo il criterio della verità. Se il nostro desiderio fosse diretto soltanto a Dio, non ci lasceremmo turbare così facilmente dalla resistenza opposta dal nostro senso umano. Di più, spesso, c'è qualcosa, già nascosto, latente in noi, o sopravveniente dall'esterno, che ci tira di qua o di là. Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppure accorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando le cose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti; se, invece, vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.
2. Avviene di frequente che nascono divergenze tra amici e concittadini, persino tra persone pie e devote, per diversità nel modo di sentire e di pensare. Giacché è difficile liberarsi da vecchi posizioni abituali, e nessuno si lascia tirare facilmente fuori dal proprio modo di vedere. Così, se ti baserai sui tuoi ragionamenti e sulla tua esperienza, più che sulla forza propria di Gesù Cristo, raramente e stentatamente riuscirai ad essere un uomo illuminato; Dio vuole, infatti, che noi ci sottomettiamo perfettamente a lui, e che trascendiamo ogni nostro ragionamento grazie ad un fiammeggiante amore.
DISCORSO 313/C NEL NATALE DEL SANTO CIPRIANO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDiscorso tenuto a Cartagine. Comune determinazione dei santi Martiri.
1. Con la celebrazione annuale del martirio di lui, questo giorno non richiama - come se sfuggito - alla nostra memoria l'insigne martire di Cristo, per il quale il Signore governò, incrementò e rese illustre questa Chiesa, ma con più letizia e desiderio la fa riconoscere quale ricorrenza stabile. Bisogna pertanto che da parte nostra, con un discorso celebrativo, lodiamo nel Signore l'anima del suo servo, perché ascoltino gli umili e si rallegrino 1. Di certo quell'anima, nel tempo trascorso in queste membra destinate a morire, disprezzò la morte che una volta ha da venire, per guadagnare la vita che mai avrà termine, dietro una scelta fedele e prudente, perdendo ciò che, pur conservato, dovrà aver fine, per trovare ciò che non si potesse perdere. Se questa vita temporale può essere certamente conservata rinnegando Cristo, essa ha ugualmente una fine, senza che si trovi quella vita che dura sempre. Quanto sarebbe meglio procurarsi l'altra non facendo conto di una, piuttosto che perderle tutt'e due per averne amato infelicemente una? Ecco la comune risoluzione e il comune impegno dei santi martiri: disprezzare le cose transitorie per procurarsi quelle eterne; vivere morendo piuttosto che morire vivendo: precisamente, sempre vivere morendo una volta sola, invece che morire due volte, per non meritare di vivere dopo col differire la morte che verrà e non giungere affatto alla vita duratura, una volta sopraggiunta la morte pur differita. È questa, dico, la comune risoluzione e il comune impegno dei santi martiri, questo appresero dal loro Maestro e, ad un tempo, Redentore e Signore, poiché a tutti egli disse: Chi ama la propria anima la perderà, e chi l'avrà perduta per causa mia la conserverà per la vita eterna 2. Di conseguenza, l'anima, se è amata, è perduta; se si perde, si conserverà; si perda, se ama, perché non perisca quando è amata. In due modi può intendersi ciò che è stato detto: Chi ama la propria anima la perderà. Chi ama la propria anima in questa vita, la perderà nella vita futura; chi ama la propria anima per l'eternità, la perderà in questo mondo. Secondo il primo modo, chi ama la propria anima temendo di morire per Cristo, la perderà così che non viva in Cristo; e chi ama la propria anima perché viva in Cristo, la perderà morendo per Cristo. Continua infatti: E chi l'avrà perduta per causa mia, la conserverà per la vita eterna. Ma questi che disse: Per causa mia, egli è il vero Dio e la vita eterna 3.
Cipriano fece conoscere Cristo, visse in Cristo, morì per Cristo. Prende nome da cipro. I suoi scritti noti ovunque. Rassegna degli scritti di San Cipriano.
2. Allora, poiché questo è compito di tutti i Santi, oggi questo nostro Martire ha il premio non solo per quanto meritò personalmente, ma anche per quanto meritarono molti altri. Infatti diffuse in lungo e in largo il buon odore di Cristo con l'insegnamento, con la vita, con la morte: facendo conoscere Cristo, vivendo in Cristo, morendo per Cristo. Pertanto, carissimi, poiché non si può intendere altri che Cristo là dove la sposa, la Chiesa, dice: Il mio diletto è un grappolo di cipro 4, volendo significare nell'albero del profumo intenso la fragranza delicatissima della grazia; di certo, come nella sua retta fede divenne cristiano da Cristo, così, nel suo buon odore, Cipriano da cipro. Anche l'apostolo Paolo dice infatti: Nel mondo intero noi siamo il buon odore di Cristo 5. Da questa sede, dunque, nel nostro Cipriano il buon odore di Cristo: e non si limitò soltanto a questa città, né solo all'Africa, di cui questa città è la capitale, ma si diffuse dovunque, così che da Oriente a Occidente in lui viene lodato il nome del Signore, nel quale sarà lodata l'anima sua perché ascoltino gli umili e si rallegrino 6. Infatti quale regione della terra si può trovare ove non si legga la sua parola, non si lodi la dottrina, non si ami la carità, non si proclami la vita, non si veneri la morte, non si celebri la festa del martirio? La tromba del suo discorso quanti combattenti contro il diavolo infiammò a seguire l'esempio del martirio! In seguito, quanto furono numerosi quelli che, non solo leggendo le sue parole, ma ammirandone anche la fama, seguirono per amore ciò che giunsero ad amare apprendendo da lui! Pertanto, attraverso l'insegnamento, fece precedere alcuni che doveva seguire, con il martirio precedette altri che avrebbero imitato. Chiuse la bocca a coloro che latravano contro la dottrina di Cristo: rese belle per Cristo le vergini, non nelle membra e nell'aspetto, ma nei costumi; privò degli aculei gelosia e invidia, e spremette veleni; trattò salutarmente della preghiera del Signore, perché potessimo renderci conto di quel che chiediamo; compose un libello per gli apostati, con premura pastorale e clemente comprensione, e fece abbassare i protervi fino all'umiliazione di un pentimento sofferente, sollevò i pentiti dall'abisso della disperazione, lodò la pazienza, ne fece persuasi, la dimostrò: spezzò l'ostinazione arrogante degli eretici con l'affermazione e la proclamazione dell'unità. Per la sua trattazione del tema della morte e per l'esaltazione della vita immortale, fu superato con rossore ogni timore di chi sta per morire e il lutto di chi piange i morti; riuscì a persuadere dell'assoluta vanità degli idoli e dell'estremo danno del culto prestato ad essi, anche traendone la prova da scritti profani; dimostrato il non senso dell'avarizia terrena, interessò vivamente gli animi dei cristiani al profitto assai vantaggioso delle elemosine ed ai tesori del cielo. E che dirò di più? Sono in molti dovunque ad avere al completo i testi delle sue opere. Da parte nostra, però, ancora di più siamo tenuti a rendere grazie al Signore, perché abbiamo meritato di avere l'intero suo santo corpo; qui presso e con più vivo affetto dobbiamo elevare le nostre preghiere al Signore, al quale egli piacque e da cui ebbe il dono di essere tale e, nel Signore, diamogli lode, rallegrandoci che tanto da lui è stato lodato il Signore.
1 - Sal 33, 3.
2 - Gv 12, 25; Mc 8, 35.
3 - 1 Gv 5, 20.
4 - Ct 1, 13.
5 - 2 Cor 2, 14-15.
6 - Sal 33, 3.
Il divoto all'Angelo Custode
San Giovanni Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIntroduzione
Un argomento che mostra l'eccellenza dell'uomo, è certamente l'aver un Angelo per custode. Creato che ebbe Iddio il cielo, la terra e tutte le cose, che nel cielo e nella terra si contengono, lasciò che seguissero da per sè stesse il corso delle leggi loro naturali secondo l'ordine della quotidiana provvidenza, che le conserva. Dell'uomo non fu così. Oltre d'averlo arricchito di nobili facoltà {3[89]} sì spirituali, come corporali, costituito a presiedere a tutte le altre creature, volle, che un celeste spirito ne prendesse la cura per modo, che fin dal primo istante, che egli compare al mondo, l'assista di notte e di giorno, l'accompagni ne' viaggi lungo le strade, lo difenda da' pericoli tanto dell'anima che del corpo, l'avvisi di ciò che è male, perchè lo fugga, gli suggerisca ciò che è bene, perchè lo segua (ps. 90); grande dignità dell'uomo (s. Hier.), grande bontà di Dio, incalzante dovere per noi a corrispondervi!
Per animare pertanto i fedeli a mantener viva divozione verso questi beati spiriti, che dall'ineffabile provvidenza sono destinati a noi per custodi, i Romani Pontefici già concedettero {4[90]} molte Indulgenze alle preghiere che in onor de' medesimi si recitano, ed alle compagnie a loro venerazione istituite. Affine poi di risvegliare vieppiù la gratitudine e la fiducia, che noi dobbiamo avere verso questi nostri celesti benefattori, venne epilogata la presente operetta, in cui sono esposti in forma di novena quei più gagliardi e teneri motivi, che ci devono spingere ad armarci del santo loro patrocinio. Si aggiunge poi la decima considerazione con una canzoncina spirituale che potrà cantarsi nel giorno della loro festa.
Felice chi meditando il gran merito del suo Angelo, praticherà gli ossequii suggeriti in questi fogli, e verrà ad esserne costantemente divoto, egli avrà con se un non dubbio {5[91]} segno di sua eterna salute; giacchè tra i segni di predestinazione riconoscono fondatamente i Teologi ed i Maestri di spirito sopra l'autorità delle divine Scritture, e de' santi Padri una tenera e costante divozione verso i santi Angeli Tutelari.
Benedica il Signore quest'operetta e chi la leggerà. {6[92]}
Considerazione Prima. Bontà di Dio nel destinarci i Ss. Angeli Custodi
Bontà grande ed incomprensibile ci dimostra il nostro celeste Padre nel darci un Angelo per custode. Questa bontà divina è quella che ci vuol figliuoli, e degni figliuoli di sì gran Padre. A tal fine c' impresse nel crearci la sua immagine e le sue fattezze, e ci designò eredi di tutti i beni paterni lassù in cielo. E siccome ai figliuoli di gran Re tosto destinasi ajo di gran carattere, per istruirli, ed inspirar loro sentimenti principeschi e grandi; al modo stesso sul nascere di ciascun di noi, destina Iddio uno de'suoi Grandi del cielo, che tutto ciò adempia con noi. Vuol che un Angelo ci accolga tra le sue braccia fin dal primo comparire che facciamo al mondo, in {7[93]} manibus portabunt te (Psal. 90. 12.) Vuol ch'ei vegli incessantemente a custodia e difesa di noi; che il primo latte c'instilli di pietà e virtù. E come s'esprimono i Santi Padri, vuole il nostro buon Dio, che in tutta la nostra vita sia in verità l’aio e 'l direttore di ciascuno di noi, come figli d'età minore, che Iddio in questo mondo si alleva per innalzare al trono ed alla corona.
Disegni amabilissimi, che voi, mio Dio, avete sopra di me, esclama s. Bernardo; mentre veggo verso di me, ed a mio bene tutta la paterna bontà. Vi veggo, mio Dio, entrare in sollecitudine di me, e prendervi continuamente di me pensiero. Ed in qual pensiero non entrate, ed in quale sollecitudine? è tale la vostra bontà, che mentre mi promettete il cielo, già quanto è nel cielo tutto per me impiegate. Avete in cielo il vostro Unigenito, e il vostro Unigenito mandaste a morir per me. Avete l'amor vostro consustanziale, {8[94]} il Divino Spirito, e il Divino Spirito con profusione diffondete sopra di me. Avete i vostri Angeli, e gli Angeli ancora spedite di lassù ad assistermi e custodirmi; Beatos illos spiritus mittis in Ministerium. A questi adossate la custodia di me. Questi trascegliete ad essere i nostri aji e direttori (s. Bern. serm. 12 in psalm. 90). Ammirabile bontà del mio Dio sull'opera di mia salute! Se io sono debole, ho meco un sostenitore fermo ed invitto; se sono povero, ho meco un provveditore ricco e liberale; se sono misero, ho meco un Angelo, che ricolmo è di tutta la beatitudine. Se poi verso Dio sono freddo, ho meco chi è un incendio di carità; se carico sono di colpe, ho meco chi può anche placare il mio Dio sdegnato. Tanto è vero il gran detto di Tertulliano, che la nostra salute è in un certo modo il grande affare di Dio. Ah quanto poco il pregio della nostr'anima da noi si comprende! {9[95]}
Ah mio Dio! io stupisco a tanta bontà verso di me, stupisco insieme di me stesso, come finora, abbia potuto vivere così ingrato. Voi amantissimo mio custode, deh non permettete più in me tanta ingratitudine e sconoscenza.
Aprite le mie pupille: ammollite il mio cuore, fate, che io corrisponda al mio Dio, corrisponda a voi, col serbar per Iddio e per voi quest'anima, che con tanto affetto custodite perché possa un di con vostro tripudio essere coronato di gloria in paradiso.
OSSEQUIO
Ogni giorno almeno, mattino e sera nel recitar l'Angele Dei, abbiate anche intenzione di ringraziar Dio della bontà usata a nostro bene nel darci per custodi principi cosi eccelsi.
ESEMPIO
Questa bontà di Dio nell'averci {10[96]} destinato un Angelo per custode, viene praticamente confermata da ciò, che avvenne alla beata Giovanna della Croce. Costei ancora fanciullina, fu degnata della visibile presenza dell'Angelo suo custode, che le fu Maestro durante tutta la sua infanzia. Fatta poi grandicella guidata sempre da tal Maestro abbracciò lo stato religioso, e divenuta, superiore del Monastero, amministrò maravigliosamente ogni più difficile affare. Qualora poi insorgeva qualche inconveniente nella comunità l'Angelo suo custode era colui, che le suggeriva le maniere, onde correggere i difetti altrui; e in simil guisa divenne gran santa.
Dal suo Angelo riseppe pure il tempo della sua morte; quando appunto apparsole in un aspetto giocondissimo la condusse in sua compagnia al possesso dei beni celesti. (Leg. Franc. 3 mag.) {11[97]}
Considerazione Seconda. Gli Angeli santi ci amano per riguardo di Gesù e di Maria
La prima misura dell'amore verso di noi i Ss. Angeli Custodi la tolgono dall'amor medesimo di Gesù, e da quel cuor divino, che fu di noi si tenero e tanto acceso, apprendono ad amarci.
Mi ama egli Gesù? dunque sono sicuro, che il mio Angelo ancora molto mi ama; perchè Gesù m'ha parimenti amato molto. Amant nos Angeli quia nos Christus amavit, disse s. Bern. (serm. 1 de s. Mich.) oltre a ciò hanno essi sempre presente la volontà espressa del divin Padre, che è di doversi tutti a gara distinguere negli omaggi di quel suo umanato diletto Unigenito. E che non farebbero essi per quell'Uomo - Dio? Eppure Gesù ecco quel che loro impone. Impone loro d'esser {12[98]} custodi di quelle anime, di cui egli fu il Redentore, e nelle sue cicatrici fa lor vedere quanto gli sia costata un'anima sola, che fu per lui quella preziosa perla, per la quale egli già ha donato quanto aveva, Vendidit omnia quae habuit, fino a rimaner ignudo, e morir esangue sopra l'infame legno della croce. Ei vuole che mirino le anime nostre quali membra del suo mistico corpo, quali figliuole dilette delle sue piaghe, e come destinate ad essere un dì domestiche di quel gran Padre, che è insieme padre degli Angeli.
Cresce in essi l'amore dall'amor di Maria loro gran Regina. Avendo Iddio, dice santa Brigida, fatto conoscere agli Angeli, sin dai primi momenti di lor creazione, questa gran Genitrice del divin Verbo; fin d'allora si accesero d'un amor per Lei sì vivo, sì puro, sì riverente, che più si compiacquero di poterla un dì servire, che diventar eglino stessi le prime e le più perfette {13[99]} opere dell'onnipotenza divina. Venuta la pienezza de' tempi con dolce gara occupavansi a servirla in vita, con solenne trionfo la elevarono al cielo, e quivi venerandola nell'alto di Lei trono vicino a quello del suo figliuolo, le stanno ognora d’intorno in atto di omaggio, e godono che a sovvenimento di noi meschini siano essi da Lei prescelti quali esecutori amorevoli delle sue tenerezze verso di noi. E Maria nello spedirli in difesa e guardia di noi tutti, loro dice: Filii mei sunt quos donavit mihi Deus (Gen. 48.9). Queste anime, che affido alla vostra cura, sono mie figlie, e figlie mi sono per la donazione solenne, che in persona di Giovanni me ne fece Gesù stesso dalla sua croce. Io sono loro madre e Regina, le affido a voi. Che se a questi riflessi i cuori degli Apostoli accendevansi a segno, che per nulla avevano i sudori, gli stenti, gli strazii e fin la più spietata morte, purché aiutassero le anime; quali {14[100]} ardori per me non concepirà l'amore angelico del mio Custode, che al riverbero infiammasi dell'amoroso cuor di Maria?
Ah mio caro Custode, io non comprendo il vostro amore per me, perchè comprendere non posso il vostro amore per Gesù e Maria, e meno quel di Gesù e Maria verso di me, conosco solo, che troppo son reo per avervi finora sì mal corrisposto. Voi trattanto tenerissimo Custode dell'anima mia, che di continuo specchiandovi ne'Ss. cuori di Gesù e di Maria, nuove fiamme traete d'amor divino; fate che il mio cuore per l'avvenire non pensi più che amare Voi, amar Gesù mio Redentore, amare Maria madre mia amantissima.
PRATICA
Quando andate in chiesa, specialmente in tempo della S. Messa, invitate il vostro buon Angelo ad adorare Gesù sacramentato con voi, e per voi quando non potete andarvi; {15[101]} fate proponimento di salutar Mari SS. tre volte al giorno colla recita dell'Angelus Domini, ossequio a Lei graditissimo ed agli Angeli, arricchito di molte Indulgenze.
ESEMPIO
La vita della Beata Maria crocifissa ci ammaestra sensibilmente di quanto abbiamo osservato in questa considerazione. Questa gran serva di Dio guidata e confortata dal suo Angelo Custode, in breve tempo giunse a si alto grado di perfezione, che andava sempre esclamando con s. Paolo, che desiderava lasciare questo corpo, per unirsi al suo celeste sposo Gesù. Cupio dissolvi, et esse cum Christo. In un rapimento ella vide una moltitudine di Angeli, di cui parte voleva condurla in paradiso, come ella ardentemente desiderava, parte voleva che rimanesse ancora in vita per farsi una corona più preziosa in cielo. Intanto comparve Maria SS., e proferita {16[102]} ch'essa ebbe una parola, tutti gli Angeli si unirono a Lei cantando unanimi Gloria in excelsis Deo. Visse Crocefissa ancora alcuni anni, finché quegli Angeli che con somma vigilanza l'avevano assistita in terra, festosi ne accompagnarono l'anima in cielo, onorando pure il cadavere e il sepolcro con lietissime sinfonie, che furono da molti udite.
(Dom. Bernini nella vita di lei).
Considerazione Terza. Benefizii quotidiani dei Ss. Angeli Custodi
Il giovine Tobia, viandante col suo Angelo, fu perfetta immagine di noi tutti qui viatori insieme col nostro; con questa differenza, che egli il vedeva, senza saper che fosse Angelo; noi per l'opposto il sappiamo, senza vederlo. Egli con padre cieco e di povera famiglia accinger {17[103]} si deve a lungo e disastroso viaggio, Giovine qual è, inesperto di vie e di affari. Ma che? appena mette egli il piè fuori di casa, tosto si vede innanzi un graziosissimo giovane, (l'angelo Raffaello) che in abito da viaggiatore cortesemente se gli offre compagno e guida. Non altrimenti il nostro Angelo sin dal nostro primo comparir al mondo si fa d'appresso, ci è a lato, nè più ci abbandona in tutto il cammino di nostra vita. E chi può numerar i pericoli, a cui ci sottrae l'amante custode, ed i beni che ognor ci comparte? Sappiamo pur troppo a quanti pericoli andiamo esposti nella nostra infanzia; a quante vicende in gioventù ed in tutta la vita, or per infermità, or per viaggi, or per malagevoli affari e cattivi incontri, or per casi avversi ed inopinati. Ci ricordiamo che sovente per una tal impensata provvidenza e quasi miracolosa, ne usciamo salvi. Leggesi di chi sentissi mosso ad uscir di {18[104]} casa, ed uscitone appena, quella rovinò; di chi ritrasse il piede da quel luogo, e con ciò vide d'avere sfuggito un incendio; di chi cambiò strada viaggiando, e si trovò lontano dagli assassini; di chi a casa fermossi, e venne così a schivare precipizii, o agguati; ed a chi debbesi tutto ciò, se non all'occhio amoroso del nostro Angelo, sempre attento e vegliante sopra di noi? Sicché s'avvera ben chiaramente il detto del Real profeta, che l'Angelo del Signore ci libera dai pericoli: Immittet Angelus Domini in circuitu timentium eum, et eripiet eos. Egli è intorno a noi, dice s. Ambrogio, e ci cammina davanti, affinché niuno ci possa recar danno. Può ciascheduno dir con Tobia di vedersi, a dispetto di tanti rischi già corsi, libero e sano, e doverlo al buon Angelo suo custode. Tobia infatti riscosse prontamente le grosse somme del suo credito, e dapprima lo attribuì a bontà del debitore, ma poi vide che {19[105]} la bontà fu dell'Angelo a saperle in modi sì propri da lui riscuotere. Credette un felice incontro d'essersi collocato giusta il dovere e la legge con moglie ricca del pari, e morigerata, ma poi vide, che fu questo un favore del suo Angelo. Credette sua sventura di trovarsi a rischio d'esser divorato da un gran pesce; ma poi vide che il rischio fu un grazioso tratto del suo Angelo, che del pesce si valse a fugare un demonio, e donar la vista al cieco padre. Così in una condotta di cose in apparenza fortuite, il grato giovine riconobbe una beneficenza costante del suo buon Angelo, e proruppe in questi accenti: Bonis omnibus per eum repleti sumus (Tob. 12, 3). Tutti i beni di cui siamo ricolmi é tutta opera di quell'Angelo benefattore. Oh la gran cura, esclama intenerito s. Agostino, o la gran cura, e l'affettuosa vigilanza con cui essi ci assistono in tutte le ore, in tuttelecircostanze,edovunquesiamo! {20[106]} Amabil mio custode, quanto è vero, che simil condotta d'amore avete tenuto ancor meco. Un'occhiata che io dia a miei scorsi anni, a miei affari, mi dice subito il cuore, che quanto ho scampato di male, l'ho scampato per voi; quanto mi è riuscito di bene, mi è riuscito per voi. Confesso che quanto io sono, quanto possedo, i miei beni, i miei giorni, tutto è vostro dono.
PRATICA
Ogni prospero successo d'affari ben riusciti, o di rischi evitati riconoscetelo dalle preghiere, dai lumi e dall'assistenza del s. Angelo: perciò pregatelo mattino e sera, specialmente nell'intraprendere qualche viaggio, nell'uscir di casa, pregatelo di cuore ne'dubbii e nelle angustie, che vi benedica, e vi liberi dalle disgrazie.
ESEMPIO
Un fatto recentemente avvenuto {21[107]} ci conferma maravigliosamente, che gli Angeli Custodi ci compartono quotidianamente grandi favori.
Il 31 agosto 1844, all'occasione che una persona si doveva recar in una città per assestare alcuni suoi affari, le fu suggerito di raccomandarsi al suo santo Custode pel buon viaggio. La qual cosa fece molto volontieri unitavi la gente di servizio, riponendo così tutta la causa dello viaggio nelle mani dell'Angelo Tutelare. Montati in vettura, dopo lungo tratto di strada, d'improvviso i cavalli tentano disordinato corso: vuolsi frenarli, ma essi non sentono più il morso, corrono sbrigliati, e mentre si mandano alte grida di spavento, la vettura urtando in un mucchio di ghiaja, sbalza e rinversa ruinosa quanti erano entro racchiusi. Rotto intanto il piccolo sportello, correvano il più grave pericolo di rimaner tutti schiacciati. Nullameno i cavalli continuando a correre precipitosamente, non sperando più {22[108]} altro soccorso che quello dell'Angelo Custode, uno di essi gridò con quanto aveva di voce: Angele Dei, custodi.... illumina. Bastò questo per salvar tutti. Subito si calmano gli smaniosi cavalli, ciascheduno subito si raccoglie nella persona alla meglio che può. Pieno di stupore, uno mira l'altro, e vede con grande maraviglia che niuno aveva sofferto il menomo male. Il che li fece unanimi rompere in queste voci: Viva Iddio e l'Angelo Custode che ci ha salvati.
Ripigliato tosto il loro cammino, con prospero viaggio arrivarono al luogo destinato. Ecco confermata col fatto quella verità che Iddio, c'insegna nella santa scrittura, cioè che il Signore ci ha dato un Angelo, che ci serva di guardia e di custodia in ogni nostro cammino. Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis. (ps. 90, 11). {23[109]}
Considerazione Quarta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di orazione
Preziosissimo essendo il tempo, in cui facciamo orazione, tempo in cui noi possiamo conseguir grandi beni, il demonio fa ogni sforzo per distrarci, e fare in modo, che questi preziosi momenti riescano senza frutto; e così pur troppo sarebbe, se l'Angelo Custode non corresse tosto in nostro aiuto per supplire a quello, che non può la nostra debolezza. Appena io volgo il cuore a voi, o mio Dio, diceva il santo Davide, ecco i vostri Angeli che mi si schierano d'intorno; In conspectu Angelorum psattam tibi (psalm. 137, v. 2). E ciò perchè quello è il tempo in cui essi ci mirano in qualche modo imitatori della vita Angelica, che tutta è unione con Dio, di Dio, amor di Dio. Quindi dalle scritture ricavasi, che gli Angeli {24[110]} sono a noi sollecitatori per l'orazione, ne sono i Maestri e gli offeritori. Sono in prima gli amorevoli sollecitatori de' nostri cuori a staccarci ad ora ad ora dalle cose terrene, e correr con fede a piè del divin trono in ore fisse del giorno, e ne' dubbii e ne' bisogni. Eglino sono, che con segrete voci ci invitano ai Sacramenti, ai tempii, agli oratorii, agli altari di Maria e de' Santi, e particolarmente dove trovasi esposto quasi a pubblica udienza Gesù sacramentato. Nè vi è alcuno, che tra le sue freddezze non possa dir col profeta di sentirsi di quando in quando scuotere dal suo Angelo, e destare dal reo sonno di colpa, e richiamar a Dio. Ritornò l'Angelo, e mi svegliò come uomo scosso dal sonno (Zac. 4. 1). Qual compagno attento ch'egli è della nostr' anima, dice s. Bernardo, coglie i momenti più adattati a suggerirle il puro piacere, che provasi a trattar con Dio.
Ove poi il buon Angelo veggaci in {25[111]} qualche luogo raccolti, tosto si fa a noi il caro Maestro dell'orazione, dicendo, come disse al profeta Daniele: io son venuto ad ammaestrarti, affinché tu intenda le cose di Dio. Esso parla alla mente con superni e vivi lumi, e parla al cuore con teneri ed accesi affetti. Che se i nostri Angeli, dice Agostino, sempre ci sono custodi, nell'orazione ci sono poi d'intorno tutti lieti e festosi. Anzi insegna s. Gio. Gris. che gli Angeli siano d'intorno a noi a far coro; nè solo si rallegrino, ma rispondano con armonia di voci e d'affetti come intelligibilmente hanno essi fatto più volte. Così il vescovo s. Sabino fu udito dir cogli Angeli l'uffizio a coro. S. Gustavo nell'intuonarlo, sentì rispondersi dagli Angeli, e con essi il prosegui. Ella è verità insegnata dallo Spirito Santo nella santa Scrittura, che i nostri Custodi portino le nostre orazioni sino al trono del Signore, come già offerirono quelle di Tobia {26[112]} Ego obtuli orationem tuam Domino (Tob. 12, 12).
Deh amante Maestro, voi che in ogni mia preghiera mi siete presente, riscuotetemi dal pigro sonno, accendete, infiammate il mio cuore, e fate sì, che riponendolo nelle vostre mani, gran valore ritragga de manu Angeli.
PRATICA
Avvezzatevi ad offerir a Dio le vostre orazioni per mano del s. Angelo: per tal offerta acquistano maggior pregio e valore. Nella Messa s. Chiesa prega che il sacrificio presentisi per manus Angeli, per mano degli Angeli, perciò anche voi, quando ascoltate la s. Messa, presentate l'ostia santa col calice alla divina maestà per mano del vostro Angelo. Oggi poi eccitatevi ad una special divozione nell'assistere alla santa Messa.
ESEMPIO
In conferma della verità che abbiamo considerata, leggiamo un fatto {27[113]} luminoso nella Storia sacra, nel libro di Tobia. Questo venerando patriarca dopo la distruzione del regno d'Israele fu condotto tra i prigionieri a Ninive, dove nella comune prevaricazione del suo popolo egli si mantenne sempre mai fedele a Dio. Menando una vita pura ed illibata, occupavasi a consolare gli afflitti, a fornire di vestimenta i bisognosi, e specialmente a seppellire i morti. Però in tutte queste sue pie occupazioni non cessava di offerire al Signore fervorose preghiere, le quali dall'Angelo suo tutelare erano presentate al trono di Dio. Obtuli orationem tuam Domino. Queste preghiere in simil guisa offerte a Dio dall'Angelo impetrarono a Tobia molte grazie. Egli ottenne la liberazione di una nipote che era invasata dal demonio, il suo figlio fu liberato da molti pericoli incorsi in un viaggio; venne arricchito di molte sostanze. Tobia stesso acquistò miracolosamente la vista. Simili favori {28[114]} pioveranno anche su di noi, se saremo fedeli ai nostri Angeli tutelari, e per man di loro presenteremo a Dio le nostre preghiere.
Considerazione Quinta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di tentazione
Tempo al tresì di gran bisogno per noi è il tempo di tentazione, in cui colle vittorie ci lavoriamo le corone dei nostri trionfi: Coronam vitae (Iac. 1, 12) e a tal lavoro è assaissimo necessaria l'assistenza e l'aiuto del santo Angelo. Non parrebbe uguale la condizione dei combattenti, dice s. Tommaso, mentre un uomo sì debole deve vincer un nemico sì forte; un uomo improvido deve render vane le arti d'un nemico sì astuto. Ma a tutti ha ben provveduto il Signore, soggiunge il Santo, col darci per sostegno un Angelo, che ci porge abbondevol compenso di vigore, di {29[115]} lumi, di grazie. In guisa che chi cede vilmente al maligno tentatore, non cede mai senza nuovo affronto al suo buon Angelo, che per colpa solo dell'uomo mira inutile la poderosa assistenza. Che se noi non ci stacchiamo, da chi ci è a fianco per custode, saprà egli tener a freno l'inferno tutto, troppo irritato contro di noi; e niun danno ci avverrà, ma saremo sostenuti in alto da mani Angeliche, perché il piede non ci fallisca tra gli inciampi dell'insidiatore (Ps. 90, 12). E due, dice s. Bernardo, sono le mani che ci sostengono, perché due sono i gran lumi Angelici, con cui tra le tentazioni, quasi con due mani i santi custodi sollevano la nostra mente ed il nostro cuore; l'uno che ci fa scorgere la brevità del travaglio, l'altro l'eternità della ricompensa. Felice chi conserva questi bei lumi, che guidano tanti all'eterna beatitudine in cielo. Egli è sicuro, perché sta nelle mani del suo Angelo, il quale finisce ogni pugna quasi {30[116]} senza saper d'aver pugnato, riportando ognor gloriosa vittoria. Con indicibil contento passerà quell'anima dalla mischia alla vittoria, e sentirassi dal suo Angelo rinnovarsi per lei quegli antichi cantici trionfali, che intonò già nel vincere in cielo lucifero: « già è salvo questo mio Cliente; perciò si rallegrino i cieli con tutti i suoi abitatori» (ap. 12, 12).
Deh caro mio Angelo, di quante corone sarei adorno, se lasciato mi fossi sempre portar dalle vostre mani! quanto mi pento di non avervi corrisposto; ora però ripongo intieramente me stesso nelle vostre mani, ed in esse bramo vivere e morire.
PRATICA
Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode; chiedetegli aiuto, dicendogli col più vivo affetto del cuore: Angelo mio Custode assistetemi in questo punto, non permettete che io cada in offesa del mio Dio. Oppure solamente colla voce dei {31[117]} discepoli pericolanti nel mare: Ah santo Angelo, se non mi salvate voi, per me finita (s. Bern.) Se un vostro amico al vedervi in procinto di perdervi ne sarebbe commosso, quanto più il buon Angelo vostro Custode.
ESEMPIO
Gl'importanti soccorsi che i santi Angeli ci prestano nelle tentazioni, si vedono praticati nell'ammirabile penitente s. Margarita da Cortona. Questa santa dopo la maravigliosa sua conversione ebbe frequenti colloquii col suo Angelo Custode, il quale le insegnò il modo di pregare, di evitare gl'inganni del demonio, staccar il suo cuore dal mondo e consecrarlo tutto al suo celeste sposo Gesù. Ella pure dal canto suo studiava ogni modo per mostrarsi grata all'Angelo suo benefattore, guardandosi dalla più piccola ombra di mancamento, che disgustar lo potesse, offrendogli mattina e sera qualche {32[118]} ossequio, e specialmente recitando ogni giorno con gran fervore cento Pater noster. Il demonio intanto fremeva di rabbia, e s'adoprava con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de' suoi peccati, ora che Iddio non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per indurla alla diffidenza e disperazione. Ma sempre il buon Angelo accorreva a rincorar Margarita, facendole vedere che queste erano tutte insidie del nemico infernale, indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in simil guisa visse e morì da santa. Boll. 23 febb.
Considerazione Sesta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli nelle tribolazioni
Nel fuoco l’oro deve deporre la sua scoria ed acquistare il suo lustro; di scorie di tribulazioni pur troppo ne è ripiena tutta la terra, {33[119]} e tutti abbiamo la nostra con noi. Epperò in tale fornace debbe ogni eletto avere il suo luogo; ma può animosamente entrarvi, sol che rifletta di non entrarvi solo; ma col suo buon Angelo. Nella fornace di Babilonia parve che soli entrassero i tre fanciulli; ma essi trovaronsi tutti in compagnia del buon Angelo, il quale fece sì, che quelle fiamme solo consumassero le catene onde i tre giovanetti erano legati, essi però liberi e snelli per entro vi passeggiassero, e quindi ne uscissero coi loro abiti totalmente illesi.
Così adopera il buon Angelo con noi tra le nostre afflizioni. Fa che solo si consumino i legami dei vizii, che ci terrebbero attaccati alla terra; gli abiti poi delle virtù nulla ne soffrano, anzi più preziosi divengano, più raffinati. Di più esso infonde nel cuor nostro dolce conforto, or nelle amanti offerte che fa a Dio delle presenti pene, or nelle lacrime stesse sulle passate colpe, or nelle proteste {34[120]} e risoluzioni d'una vita più santa e più regolata. Ed oh quante anime fortunate si perfezionano nel fuoco delle tribolazioni, e che di poi il loro Angelo presenta a Dio purificate, facendole piene di giubilo esclamare col profeta: Voi, o Signore, volete da me la prova di questo fuoco, ed io ve ne rendo grazie, perché dopo tal prova più non trovo in me le iniquità di prima! Oh felice e beato chi con dolce fiducia così conferisce alla dimestica col suo Angelo, e ne ode le voci, e ne siegue i consigli! Oh i gran passi di virtù e di merito! Oh bel trionfo del Santo Custode sul comun nemico. Non può non arder di rabbia il maligno spirito in veder le nostre lagrime cangiate dal nostro Custode in preziose gemme, ed il suo astio divenuto per noi strumento di eterna felicità.
Caro mio Angelo, che sì ben sapete volgere ogni tribolazione a vostra gioia, a mio bene ed a corruccio del nemico infernale, deh non mi abbandonate {35[121]} in tal tempo di maggior bisogno. Fate che dal dolore non resti mai vinta la mia pazienza. Dissipate le mie tenebre coi vostri lumi, e le mie angosce addolcite co'vostri conforti, sicché sappia io benedire le croci che Iddio mi manda, per goder poi perfette consolazioni in cielo per tutti i secoli.
PRATICA
Nelle molestie che vi converrà incontrare conversando tra gli uomini, specialmente d'indole e di costumi diversi dai vostri, animatevi a tollerarle anche per questo, cioè per goder poi senza fine la compagnia de'santi Angeli in cielo.
ESEMPIO
Fa molto a nostro ammaestramento il conforto che prestò l'Angelo Custode alla vergine s. Liduina nella lunga sua infermità. All'età di dieci anni cadde in una gravissima malattia; febbri ardenti, dolori acutissimi, {36[122]} piaghe per tutta la vita, ulceri, marciume la fecero vero ritratto del santo Giobbe. Sul principio parve ella alquanto disanimata; ma ricorrendo al suo Angelo Custode, provò ogni sorta di consolazioni dalle frequenti apparizioni che le faceva; « Non vi è cosa si acerba, diceva, che non divenga dolce quando vedo il mio Angelo, o penso alle sue parole. Egli è sì bello, che se Iddio non mi conservasse la vita, per più patire per suo amore, io a tal vista ne morrei per trasporto di gioia. Una sola sua occhiata mi strapperrebbe dal petto l'anima ed il cuore » Durò l'infermità di Liduina oltre trentotto anni, il di lei corpo era tutto roso dai vermi, e pressochè disfatto, ma ai rincoramenti del suo Angelo che le porgeva ognor sott'occhio la dolorosa passione del Salvatore, il premio eterno che a tali patimenti seguirebbe, tutto coraggiosamente soffrì, e tutte le tribolazioni, tutti i suoi dolori non {37[123]} servirono che a farla diventar più pura e santa.
(Tom. da Kempis. Rainaldi).
Considerazione Settima. Tenerezza del santo Angelo verso il peccatore
La bontà del nostro amorevole Custode non cessa nemmeno quando noi cadiamo in qualche peccato. È vero che in quell'infausto momento in cui pecchiamo, il nostro buon Angelo quasi da noi ritirandosi disdegnoso, par che prorompa in alti gemiti di dolore. E benché per lo stato suo beatifico nuoti in un delizioso mare di pace, ad ogni modo l'odio che porta alla colpa sembra che lo faccia passare in un mare di lagrime: Angeli pacis amare flebunt. Nondimeno, benchè affrontato sì oltraggiosamente da chi pecca sotto i suoi purissimi sguardi, benché posposto anche al maligno spirito; non perciò si ritira, {38[124]} nè abbandona chi l'oltraggiò, ma soffre e dissimula, e nulla tralascia per ricuperare quell'anima infelice che tutto gli é cara. Gran cosa! pondera qui s. Pier Damiani, noi tutto di e in tanti modi oltraggiamo questi si amanti custodi, ed il loro amore tuttavia ci soffre, anzi è poco il soffrirei, seguono ancora ad assisterci, e cresce e diventa più pietosa in loro la sollecitudine per noi medesimi, perché siamo noi più miseri e meschini. Nella guisa che il cuor d'una madre diviene più tenero, ove l'infermità d'un caro figlio diviene più grave; così l'amorevole nostro custode al rimirar l'anima nostra in uno stato cotanto lagrimevole, tutto per lei intenerito le avanza i primi atti di pietà a piè del divin trono, intercede e parla così: Deh Signore, pietà di quest'anima a me affidata; voi solo potete liberarla, e senza di voi è perduta: et dicet libera eum ut non descendat in corruptionem. Tali suppliche reca egli {39[125]} al misericordioso trono di Gesù Redentore, le reca a quel di Maria rifugio dei peccatori; e mercé di sì potente intercessore, come non si placherà la giustizia divina?
Ah se non fosse sì ostinata la nostra resistenza a tanti e sì amorosi impulsi del buon custode, niuno mai vedrebbe sulla sua colpa tramontare il sole, senza averla pianta ed espiata con fruttuosa penitenza. Ma neppur quando ci vede ritrosi alle sue voci cessa d'amarci, e spinto, dà talora di mano alla verga di correzione con disastri, con decadenza di fortuna, che credonsi da noi disgrazie, e sono finezze del nostro Angelo, il quale sa amare e correggere, e sa rivolgere in bene il castigo stesso. In quale abisso di colpe non s'immergeva Balaamo, sino a voler maledire il popolo di Dio? ma l'Angelo avendolo ridotto prima ad uno stretto di via, se gli mostrò con ispada fulminante alla mano, e gli disse d'essere venuto appunto a rompergli i passi, perchè {40[126]} i passi suoi erano iniqui e perversi. Così videsi dall'Angelo cambiato Balaamo; così veggonsi tuttodì cambiare tanti cuori prima indocili, poi tra le strette di qualche traversia, tra i rimproveri che loro fa sentire l'Angelo si ravvedono dai loro errori, ritornano sulla diritta strada della virtù; ed oh allora le allegrezze tra cui tripudia il santo Angelo! Giubilando ne vola ad intimar su in cielo a tutte le gerarchie degli Angeli nuove feste, giusta il detto del Redentore, per la pecorella smarrita e sì felicemente all'ovile ricondotta. Gaudium erit in coelo super uno peccatore poenitentiam agente (Luc. 14, 7). Mio pazientissimo Custode, quanto tempo è mai, che vorreste raggiungere la deviata pecorella dell'anima mia all'ovile di Gesù? Odo le voci che mi chiamano, pur fuggo da voi, come un giorno Caino dal divin volto. Ah! non voglio più stancare la vostra pazienza. Rimetto nelle vostre mani quest'anima, {41[127]} perché voi la rimettiate tra le braccia del buon pastore Gesù. Egli promise di far con tutti i suoi Angeli gran festa per tale ritorno: sia questo il giorno di tale festa per me: io colle mie lagrime su' miei peccati ne darò il soggetto, voi con giubilo proseguitela sul mio ravvedimento.
PRATICA
Fuggite più che la peste le cattive compagnieeleconversazioni sospette, tra le quali il vostro buon Angelo non può vedervi che con disgusto, perché l'anima vostra è in pericolo. Allora potrete con fiducia promettervi l'assistenza dell'Angelo, la grazia di Dio.
ESEMPIO
Qual sentimento si desti negli amorevoli nostri custodi, allorchè cadiamo in peccato, e quale premura si prendano per farci ritornar in grazia, si conosce da ciò che Cesario racconta del famoso Liffardo. Nato questi di nobil famiglia, e fattosi religioso, {42[128]} per esercizio di umiltà gli fu dal superiore imposto di adempiere uffizi i più bassi. Per alcuni anni egli tenne questo suo posto con grand' esempio di virtù, quando un dì il maligno spirito lo tentò di superbia, rappresentandogli il vitupero che tornava alla sua illustre condizione, per esser così vilmente occupato. Questa tentazione divenne sì gagliarda, che il misero monacò già risolveàsi a depor l'abito religioso, e fuggir dal chiostro, se non che mentre tali pensieri l'agitavano, di notte tempo gli`comparve il suo Angelo custode in forma umana e gli disse: «Vieni e seguimi. » Ubbidì Liffardo, e fu condotto a visitare i sepolcri. Al primo girar per quei luoghi, alla vista di quegli scheletri, alla puzza di quel fracidume, egli fu talmente preso da terrore, che chiese all'Angelo la grazia di ritirarsi. La celeste guida lo condusse alquanto più oltre, poscia con voce autorevole, rimproverandolo della {43[129]} sua incostanza. « Tu pure, gli disse, sarai fra poco un bulicame di vermi, un mucchio di ceneri. Vedi dunque, se ti può tornar a conto, di dar luogo, alla superbia, voltando a Dio le spalle, per non voler tollerare un atto di umiliazione, con cui comprarti puoi una corona di gloria eterna. » A tali rimproveri Liffardo si pose a piangere, dimandò perdono del suo fallo, promise che sarebbe più fedele alla sua vocazione. L'Angelo intanto ricondottolo nella sua stanza, disparve, rimanendo quegli fermo ne'suoi sinceri proponimenti fino alla morte.
(Ces. lib. 4, 54).
Considerazione Ottava. Speciale assistenza del s. Angelo in morte
Come le cure che il nostro Angelo ha per noi in vita non tendono ad altro che a procurarci una preziosa {44[130]} morte, così quanto egli scorge più vicina quell'ora, tanto più egli addoppia la sua vigilanza per riuscirvi. Egli procura di preparare per tempo a quel gran passo l'anima a sè diletta. Ed è costante osservazione specialmente in anime ben regolate, ed alle voci del loro Angelo più docili, che abbiano un certo presentimento, e come una sicurezza della loro morte già prossima; ond' è che veggonsi allora in maggior ritiro ed in maggior ardore di opere cristiane e pie, per così meglio conchiudere la loro vita. Effetto senza dubbio de' segreti ragionamenti del s. Angelo. E vero, che con più chiarezza da lui lo hanno saputo talora certe anime più favorite, le quali però in quel breve tempo che loro rimaneva, accrebbero i loro tesori di buone opere più dell'usato. Tu morrai il primo giorno dell'anno, disse l'Angelo a s. Marcello abate; Tu morrai il primo giorno di marzo, disse pure l'Angelo al principe David della Reale stirpe {45[131]} d'Inghilterra; Da qui ad un anno io verrò per condurti meco alla gloria, così ancora l'Angelo a s. Ubertà. Ma è vero altresì, che in modi men palesi non manca d'ordinario egli di prevenire con interne voci l'anima a sè data in cura, seppur voglia udirle, quantunque ora più tacite ed ora più espresse. E credi tu, meschino, di viver sempre? Se morrai tra poco? così udissi dire nel suo cuore uno che andava a peccare, e datosi a gran penitenza emendò a tempo il poco che gli restava del suo vivere. Ah misero! or ora morirai, s'udì a dir chiaro internamente un altro di vita simile, e buon per lui, che corrispose tosto all'avviso; poichè confessato appena, finì di vivere. Così secondati fossero simili avvisi dell'Angelo, ben frequenti non vedrebbonsi certamente tante morti infelici!
Ma nelle ultime angoscie si mostra più che mai e protettore potente, e consolator amoroso. Si oppone allora agli insulti dell'inferno, egli ne rintuzza {46[132]} gli assalti, ne snerva le forze; così rende tranquillo e sicuro il suo cliente tra le stesse amarezze della morte; perchè sa ben egli più d'ogni altro non solo i modi, con cui rattemperare le ambasce mortali, ora con suggerire soavi sentimenti di amorosa rassegnazione; ora con porgere fiducia nelle paterne mani del suo Signore o nelle sue piaghe, e viva brama di godere delle celesti divine bellezze; e per ottenere più vigorosi soccorsi, ne diviene egli stesso intercessore amorevole colle sue preci a Gesù Salvator delle anime, ed a Maria gran Madre e protettrice pietosa de' moribondi. Nè lascia egli d'invitare in soccorso più altri Angeli e santi, e specialmente s. Michele, che presiede alle agonie, e s. Giuseppe che allora presterà singolar assistenza; eccita altresì il fervore delle anime a Dio più accette, il zelo de' sacerdoti a' quali in quel punto vedeva s. Filippo Neri essere sin le parole dall'Angelo suggerite. {47[133]} Così in quell'estremo egli diviene come un celeste balsamo all'anima nostra in quelle poche ore di vita che ci restano, mentre s'avvia all'eternità, Oh il gran conforto che mi dà il mio buon Angelo, disse un moribondo, egli mi dà il bacio di pace, con lui ne vado, addio: ed un altro sullo spirare: Oh come combatte l'Angelo per i suoi divoti! oh come egli consola! nol vedete qui voi! io muoio tra le sue braccia: e con lui ne partì. E santa Teresa nello spirare il figlio d'una dama, Ah signora, disse, quanti Angeli ne vengono a prender l'anima di questo piccolo Angelo della terra, oh ben avventurato chi così muore!
Santo ed amabilissimo mio Custode, fedele e costante amico anche di chi vi oltraggiò ed offese, purché sia pentito, a voi raccomando le ultime mie agonie e quei momenti affannosi, che decideranno di mia eterna salute. Me beato, se voi li renderete felici, e principio di una {48[134]} migliore ed eterna amicizia tra voi e me. Deh caro Angelo: in hora exitus mei illumina me, rege et guberna.
PRATICA
Ogni giorno mattina e sera raccomandate di cuore all'Angelo vostro custode le ultime ore di vostra vita, e protestatevi di affidare nelle sue mani la vostra eterna salute: In manibus tuis sortes meae. Oggi fate una visita a qualche infermo, oppure date qualche cosa in limosina.
ESEMPIO
Fra gl'innumerevoli esempi che si potrebbero addurre in conferma di quella cura sollecita, che hanno di noi gli Angeli nostri custodi all'estremo di nostra vita, parmi molto luminoso quello che racconta il venerabile Pietro di Cluny. Scrive esso, che un giovanetto avvicinandosi per grave infermità al fine de' suoi giorni, si confessò, ma per rossore lasciò qualche colpa da confessare. La seguente {49[135]} notte il suo Angelo custode oltremodo dolente dello stato infelice in cui si trovava l'anima di lui, con una terribile visione gli fece conoscere, che se egli non confessava quel peccato, che aveva tacciuto in confessione, il paradiso non era più per lui, e se ne andrebbe eternamente perduto. L'infermo ritornato in sè, confuso e compunto chiamò in fretta il confessore, e con effusione di lagrime gli dichiarò tutto quello che aveva tacciuto prima per vergogna, e ricevuto divotamente il SS. Viatico e l'estrema unzione, rendendo incessanti grazie al suo Angelo tutelare, morì placidamente tra segni apertissimi d' eterna salvezza.
(Lib 2 de mir. pres. sever.)
Considerazione Nona. Il Santo Angelo Custode conforta l'anima nel Purgatorio
Ogni cura, ogni sollecitudine che {50[136]} il nostro Custode impiega durante la nostra vita per l'anima nostra, ha per unico scopo di poterla poi un giorno condurre seco in Paradiso. Che se l'anima pei debiti contratti colla divina giustizia deve dopo morte patir alcun tempo le pene del purgatorio, quali premure non si prende, perchè ella ne sia sollevata, e presto liberata? Spesso egli va a visitarla, a consolarla colla speranza che presto debbano finire quelle pene, presto sia per entrare nella celeste Gerusalemme. Dum purgantur ab Angelis saepe visitari et consolari non dubitamus, promittentes coelestem Hierusalem. (S. Ag., ser. 46). Indi egli stesso discende in terra a sollecitar i fedeli, affinché con preghiere, limosine, sacrifizii, indulgenze concorrano a mitigar quelle atroci fiamme, od accelerarne il fine. A qual cosa infatti si può attribuire il mantenersi fra noi cotanto viva e costante quella tenera compassione verso le anime purganti, se non alle incessanti sollecitudini {51[137]} dell'Angelo tutelare? Mentre le povere anime vedono il paradiso aperto, e non vi possono ancora entrare, desiderano conforto, e non v'è chi conforto lor porga, sanno che i viatori in terra sono capaci di suffragarle, e non possono far loro intendere lo stato infelice in cui si trovanó. Egli indefesso corre a sollecitar i mortali che le suffraghino. Questi medesimi suffragi li offre a Dio, e lo supplica perchè si degni abbreviare il tempo delle lor pene; quindi ritorna a quelle anime, che tanto ama, le conforta ne' modi più consolanti. Consolabuntur consolatione inenarrabili (s. L. Gius.) Quando poi per l’ultima volta l’Angelo discende a visitar un' anima recandole il faustissimo annunzio del fine di sue pene e del principio di sua beatitudine, qual tripudio vicendevole, qual gioia, qual contento? Allora si rinnovano le festose voci udite già da s. Gioanni: Nunc salus facta est: 12, 10. Ecco l'avventuroso {52[138]} momento di salute per quest'anima, momento di onnipotente pietà, momento d'un nuovo regno che Dio acquista in un nuovo eletto. Fra tali trasporti di gaudio, fra i più giubilanti inni d'allegria, quell'anima fortunata vien condotta al possesso di quella beata eternità, ove unendosi con lei tutti gli altri santi e beati, tutti i cori degli angeli trionfando, riceve la corona di gloria, godendo col suo Angelo le celesti delizie per tutta l'interminabile eternità.
Amantissimo mio Custode, voi vi degnerete dunque tra gli orrori di quel penoso carcere a me venire, ricercare di me, ed alleggerire i miei affanni coll'amabile vostra presenza e co' vostri dolci conforti, porgendomi il sospirato soccorso de' fedeli ancor militanti su questa terra? Deh fate dunque che io vi possa onorare e ubbidire in vita, per esser poi degno di tanto favore dopo morte in quel luogo di terribile espiazione. Allora se scambievole sarà la nostra allegrezza, {53[139]} vivi ed incessanti saranno i miei ringraziamenti, quando voi mi condurrete al possesso di quell'inenarrabile felicità del paradiso.
PRATICHE
Adopratevi quanto più potete, per soccorrere le anime dei trapassati, che di mezzo a quelle fiamme dimandano a voi soccorso e pietà. Tanto più che colla stessa misura che farete loro del bene, Iddio disporrà che altri ne facciano per voi. Oggi offrite la recita dell’Angele Dei, dell’Angelus Domini colle indulgenze annessevi in suffragio delle anime del Purgatorio.
ESEMPIO
Nelle rivelazioni di santa Brigida (le quali sono state approvate dai Padri del concilio di Costanza) leggesi ch'ella vide molte anime dall'Angelo tutelare condotte al Paradiso: « ho veduto, ella dice, l'anima di un Soldato che in quarant'anni, {54[140]} che soffri quelle pene, fu di tempo in tempo visitata e consolata dal santo Angelo. Ho anche veduto l'anima di un Re, che pur condannato a quella prigione di fuoco, dal Salvatore istesso intese, che vedrebbe venire il suo Angelo, il quale per li suffragi della chiesa militante le applicherebbe i frutti del divino suo sangue. » Le stesse consolazioni, gli stessi suffragi saranno altresì per noi, se nella vita presente seconderemo gli impulsi del nostro Angelo nel suffragare le anime di quelli che penano nel purgatorio (Lib. 6 Red., cap. 39).
Considerazione Decima. Per il giorno della festa. Tenerezza che dobbiamo all'Angelo perché ci ama
Se ci venisse a notizia che un qualche personaggio potente in Corte, avesse trattato, senza che noi il sapessimo, {55[141]} i nostri interessi presso al Principe, e promosso con impegno i nostri vantaggi: ci parrebbe di non aver lingua, nè mano, nè affetto, da corrispondere a tanto amore. Eppure che cosa sono mai simili protezioni rispetto a quella del nostro Angelo? Appena venimmo noi alla luce, mentre nulla conoscevamo, di nulla sapevamo, il nostro amantissimo Custode vegliava di continuo intorno a noi, e per noi pregava altresì incessantemente l'Altissimo, perchè contro alla nostra vita non prevalessero quei tanti pericoli che sovrastano a quella tenera età. Crebbe del pari l'impegno e la cura del nostro zelante Custode col crescer degli anni nostri, e appena cominciò a splender in noi il lume della ragione, rivolse egli le sue premure più ardenti per condurci ad un genere di vita assai più sublime; val quanto dire alla nostra vita soprannaturale e di grazia; e tutto fu inteso a drizzare i nostri passi per la strada della salute, e ad avvezzarci {56[142]} per tempo alla vita di buon cristiano. Quante incessanti insinuazioni del nostro buon Angelo e nell'età più fresca, e nella più florida adolescenza, e negli anni maturi? Ora lo sperimentare di continuo la di lui beneficenza verso di noi anche dopo tante e sì enormi ingratitudini non accenderà una volta l'amor nostro per sì costante e degno protettore? Mosè certamente meritò sempre l'amore di quel protervo popolo, cui per divina ordinazione fu posto a guidar nel deserto, attesa la cura amantissima che sempre ne ebbe, ma più che mai se lo meritò, allorchè Iddio giustamente sdegnato contro quel popolo che con orribile sacrilegio era trascorso ad adorar il vitello d'oro, già era sul punto di farne un generale macello, e ancora si contenne per le violenti preghiere del buon Mosè. Noi quante volte peccammo, ribellandoci a Dio ed al nostro amorevole tutelare per seguire i nostri folli capricci! Iddio allora {57[143]} contro di noi sdegnato, ben con ragione voleva già fulminare la sentenza d'eterna morte. Si frappose il nostro amabile Custode a favore di noi ingrati, parlando a Dio in nostra difesa, e co'suoi validi prieghi disarmò l'ira divina, e ci ottenne tempo e grazia di ravvederci.Se non fosse stato per lui, noi miseri!Già saremmo ad ardere in quellefiammeinestinguibili a noi ben dovute, senza speranza di refrigerio o scampo. Che se taluno per sua gran ventura fosse ancor innocente, a chi deve egli un sì raro pregio di aver mantenuto fino a quest'ora la prima grazia che ricevette col s. Battesimo? A chi, se non al suo buon Angelo, che colla sua condotta maravigliosa lo preservò da tutti i pericoli in cui si trovò? E se è vero infine, che trovò l'arte di legare gli animi, chi l'uso introdusse di beneficare: quai forti legami a tutti stringere i nostri affetti al buon Angelo Custode esser non debbono tanti benefizii senza numero {58[144]} di natura e di grazia, che da lui ci pervengono in ogni tempo?
Amabilissimo tutelare, ben il conosco, non solo per il vostro eccelso merito, ma per i miei più rilevanti vantaggi giorno e notte debbo occuparmi a lodarvi e benedirvi; e se fin ora il feci di rado e con sì languido affetto; deh fate che d'or innanzi, compreso da vivo sentimento di gratitudine a voi consacri per sempre il mio più tenero amore ed il mio ossequio più fervido e riconoscente.
PRATICA
Se un amico è con noi, ogni dovere esige che ci volgiamo a lui di quando in quando, gli parliamo con garbo, e lo trattiamo da amico. Avvivate spesso la fede della presenza del vostro Angelo, che è con voi ovunque siate. Santa Francesca Romana sel vedeva sempre avanti colle mani incrocicchiate sul petto, e cogli occhi rivolti al cielo: ma per ogni leggier mancamento l'Angelo coprivasi, {59[145]} come per vergogna, il volto colle mani, e talora volgeva le spalle. Ricorrete adunque al vostro buon Angelo con preghiere affettuose e piene di santa fiducia, acciocchè non permetta che abbiate a macchiarvi di colpa, celebratene in questo giorno la festa coll'accostarvi fervorosamente ai Ss. Sacramenti della confessione e comunione.
ESEMPIO
Un giovanetto andando al catechismo fu animato a ricorrere al suo Angelo Custode e raccomandarsi a lui in ogni pericolo. Or avvenne un giorno che servendo a' muratori, ad un tratto si ruppe il ponte, su cui egli lavorava con altri tre suoi pari, e caddero tutti rovinosamente senza ritegno dall'altezza del quarto piano. In quel terribile frangente mentre precipitavan giù brancolando, quel buon giovine si mise a gridare a tutta voce: «Angelo mio Custode, aiutatemi, » cosa {60[146]} del tutto ammirabile! caddero tre, uno rimase morto all'istante, un altro, fu portato all'ospedale tutto sfracellato, e indi a poco morì. Solo colui che erasi raccomandato all'Angelo suo Custode andò illeso da ogni legger male, dimodochè potè continuar i suoi giornalieri lavori. Che se tanta è la premura del nostro Angelo Custode nel favorirci intorno alle cose temporali, quali non saranno le grazie che egli otterrà a pro dell'anima, che è il principale scopo delle sue cure e vigilanze.
Canzoncina spirituale
L'ANIMA E L'ANGELO
An. Angioletto del mio Dio
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio
Che fai tu vicino a me?
Ang. Son l'amico del tuo cuore,
Son un Angiol del Signore;
Quando vegli, quando dormi,
Sempre sempre son con te. {61[147]}
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Non sai tu, che debol son?
Ang. So che misera è tua argilla,
So che inferma è tua pupilla,
Ti compiango, ti soccorro,
Spera ed ama, e avrai perdon.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Io vorrei con te volar.
Ang. Se vuoi l'ali del fervore,
Sia la Vergine il tuo amore,
Una mente a lei fedele
Si può al cielo sollevar.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
A Maria vorrei piacer.
An. Per piacer a mia Regina,
Lascia il mondo, e t'incammina
Sulle traccie di suo Figlio
Della croce sul sentier.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Ah Gesù dimmi dov è? {62[148]}
Ang. Egli è in Cielo e sull'Altare,
In te stessa il puoi trovare:
Chi in lui fida, lo respira,
Chi ben l'ama, l'ha con sè.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Il timore approvi tu?
Ang. Temi pur, ma come figlia
Ch'osa al padre alzar le ciglia,
Sia un affanno pien d'amore,
Un sospiro di virtù.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
L'allegria m'inuonda il sen.
Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso
Gioia sia di Paradiso,
Sia contento d'alma pura,
Che di Cristo a' piè si tien.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Dammi il core il mio ti do.
Ang. Prendo il tuo, il mio tu l'hai,
Separati non sien mai.
Ah! formiamo un solo core
Per colui che ci creò. {63[149]}
Giorni di special divozione ai santi angeli
1° Il Martedi di ogni settimana è giorno consacrato dalla Chiesa in modo particolare al culto de'santi Angeli. Ad imitazione di s. Luigi Gonzaga, amantissimo particolarmente del suo Custode, non lasciale in tal giorno di onorare il vostro Tutelare con più tenera e distinta divozione, praticando qualche special mortificazione, come di astinenza, di preghiera colle braccia in croce, baciando l'immagine di Gesù Crocifisso, e se potete fate qualche limosina conforme al consiglio di san Raffaele. Bona est oratio cum ieiunio (Job.12, 8).
2° Il giorno della vostra nascita fu il primo ad esser distinto dalla sua custodia; perciò rinnovate tutte le promesse, che alla presenza {64[150]} di lui faceste nel battesimo, cioè di voler imitar Gesù Cristo e osservare la sua santa legge. Un tal giorno santificatelo con una comunione fervorosa; con qualche più lunga preghiera od altro esercizio di pietà più segnalato in segno di riconoscenza di quel primo amore, col quale l'Angelo prese cura di voi.
3° Nel primo giorno d'ogni mese, buon per noi, se imitando il divoto costume di tante anime buone, che han premura di lor salute, procureremo di meditare qualche massima eterna, col riflettere seriamente al gran fine per cui fummo da Dio creati, qual sia lo stato di nostra coscienza, se la morte ci cogliesse in tale momento, che sarebbe dell'anima nostra? Accostatevi poscia ai santi Sacramenti, e adoperatevi a tutta possa di scuotere da voi quella polvere, dalla quale per l'umana fragilità, come disse il gran pontefice san {65[151]} Gregorio, è quasi impossibile che anche le anime buone ne vadano libere. Contento sarete in vita, e più ancora lo sarete al punto di morte, cioè quando bramerete d'aver fatto molto più per l'anima vostra, e non avrete più tempo di farlo. Pensateci con serietà, e fatevi del bene mentre siete in tempo. Dum tempus habemus, operemur bonum (ad Galat. 6, 10).
ESEMPIO
A farci conoscere la premura grande, che i nostri Custodi hanno pel nostro bene spirituale e temporale, valga per ultimo l'esempio de' tre giovanetti Anania, Azaria e Misaele. Nabucodonosor re di Babilonia avea fatto erger una statua di smisurata altezza, innanzi a cui tutti dovessero prostrarsi ed adorarla. I tre giovani ricusarono di piegarsi a quest'atto d'idolatria, perciò il re fece loro intimare che qualora non ubbidissero, avrebbeli fatti gettar in una fornace {66[152]} di fuoco. Niente da ciò atterriti si offrirono tutti e tre pronti a tollerare ogni più acerbo tormento anziché far cosa contraria alla legge divina; onde il re salito in furore ordinò che la fornace fosse accesa sette volte più, che non solevasi, e che legati i tre giovani, vi fossero entro precipitati. Ma appena essi furono lanciati nell'avvampante fornace, un Angelo spedito da Dio ruppe le catene da cui erano stretti, destò loro intorno un fresco ed umido venticello, tal che illesi e intatti rimasero, e lieti passeggiavano in mezzo alle fiamme, benedicendo il Signore, e invitando tutte le creature a benedirlo. Nabucodonosor alla vista di tal prodigio liberò immantinente i tre fanciulli, rese loro grandi onori, e stabilì con legge, che chiunque avesse bestemmiato il loro Dio, fosse reo di morte, perché quello era il vero Dio. Così quei tre magnanimi giovanetti, malgrado tutti gli sforzi che il demonio adoperò {67[153]} per farli prevaricare, conservarono innanzi a Dio l'anima loro immacolata e pura (Dan. 3).
Indulgenze concedute ai devoti del santo angelo custode
Affine d' infervorare i Fedeli a spesso ricorrere al s. Angelo Custode, S. S. Papa Pio VI, ed indi S. S. Pio VII estesero a tutti i Fedeli Cristiani dell'uno e dell'altro sesso le Indulgenze seguenti:
Indulgenza di 100 giorni per ogni volta che con cuore contrito reciteranno l'Angele Dei in qualsiasi idioma; ed a quelli che l'avranno recitato mattina e sera tutto l'anno, Indulgenza plenaria nel dì della Festa dei santi Angeli Custodi; ed a quelli che almeno una volta al giorno lo reciteranno per un mese, Indulgenza plenaria ad arbitrio, purché confessati e comunicati, visitino {68[154]} qualche chiesa, pregando per il sommo Pontefice. E tutte queste Indulgenze sono anche applicabili alle anime del Purgatorio.
Indulgenze particolari concesse alle vener. Compagnie del s. Angelo Custode, aggregate all’Arciconfraternita di Roma
La Santità di N. S. Papa Paolo V concesse:
1° A tutti quelli che confessati e comunicati si ascriveranno in detta compagnia, Indulgenza plenaria nel giorno del loro ingresso.
2° A tutti quelli che in articolo di morte invocheranno il SS. Nome di Gesù, o daranno qualche segno di penitenza, Indulgenza plenaria.
3° A' Fratelli e Sorelle che confessati e comunicati la prima Domenica dopo la festa di s. Michele Arcangelo, dai primi vespri fino al tramontar del sole del dì seguente {69[155]} visiteranno la detta Chiesa, Indulgenza plenaria; si potrà anche lucrare Indulgenza di sette anni nelle feste dell'Apparizione di a. Michele Arcangelo, della Purificazione di Maria SS., delle Natività di N. S. Gesù Cristo e di s. Gioanni Battista, visitando come sopra la detta Chiesa.
4° I Fratelli e le Sorelle che interverranno a'divini uffizii in detta chiesa, o alle congregazioni, accompagneranno il SS. Viatico, o non potendo, diranno un Pater ed un' Ave al segno della campana, ovvero interverranno a qualche sepoltura, o ridurranno qualche discolo sulla buona strada; per ciascheduna delle suddette opere si conseguiranno sessanta giorni di penitenza.
5° Finalmente a chi al segno del Ave Maria dirà Angele Dei, qui etc. ha concesso venti giorni d'Indulgenza. Il che tutto è ricavato da una Bolla di detto Pontefice, in data dell'anno 1614. {70[156]}
Esercizio di divozione al s. Angelo Custode
1° Angelo mio Custode, voi che non isdegnaste di prendere tanta cura di me abbominevole peccatore; deh! vi prego, avvalorate il mio spirito con viva fede, ferma speranza, e infiammata carità, sicchè disprezzando il mondo, io pensi solo ad amare e servire il mio Dio.
Tre Angele Dei; e tre Gloria Patri.
2° Nobilissimo principe della corte celeste? che vi degnaste prendere tanta cura di questa povera anima mia; difendetela voi dalle insidie, e dagli assalti del demonio, onde non m'accada mai più di offendere il mio Signore per l’avvenire.
Tre Angele, etc.
3° Gloriosisissimo spirito, che con assidua benignità vi occupate indefesso per l'anima mia; ottenetemi grazia, ch'io vi sia sempre divoto, e fedele in eseguire tutto ciò, che vi degnerete suggerirmi al cuore.
Tre Angele, etc.
4° Pietosissimo custode dell'anima mia, voi, che tanto vi siete umiliato col venire dal cielo in terra, per impiegare il vostro ministero a favore di un essere sì vile qual io sono; fate, che possa anch'io acquistare lo spirito di vera umiltà; e sia pienamente persuaso, che da per me niente posso senza il vostro possente aiuto, e la grazia del mio Signore.
Tre Angele, e tre Gloria. {71[157]}
5° Benignissimo spirito, che tante cure e fatiche spendete per salvar l'anima mia; ottenetemi dal Signore, che nell'estremo della mia vita l'anima mia da voi difesa possa in quel punto passare dalle vostre mani, nelle amorosissime braccia del mio Gesù.
Tre Angele, etc.
ORAZIONE
Poichè, amabilissimo mio Custode, tutto quello che voi fate per me in questo mondo, niente altro ha di mira che la salute dell'anima mia; deh! vi supplico, quando mi troverò nel letto di morte privo di tutti i sensi, immerso nello angoscie dell'agonia, e l'anima mia si separerà dal corpo, per comparire avanti al suo Creatore, Voi difendetela da'suoi nemici, e vincitrice conducetela con voi a godere per sempre la gloria del paradiso. Così sia.
-------
Quanto si scrisse, o si riferì, si giudichi tutto secondo il decreto di Urbano VIII.
-------
Con permissione. {72[158]}
Et tibi dabo claves regni caelorum.
Matth 16, 19 {2[160]}
29-3 Febbraio 17, 1931 Imposizioni, lacrime amarissime; Gesù la consola coll’assicurarla che le concede la grazia di non farla cadere nelle sofferenze. Come il solo patire volontario costituisce la vera vittima.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Passo giorni amarissimi, la mia povera esistenza si svolge sotto l’incubo d’una tragedia. Mio Gesù, aiutami! non mi abbandonare! Tu che sei stato sempre tanto buono con me e che con tanto amore mi hai sostenuta nelle lotte della mia vita, deh! non mi lasciare ora che le lotte sono più tremende e accanite. Deh! Amor mio, mostra la tua Potenza, vedi oh! Gesù, non sono demoni che mi lottano, che con un segno di croce li farei fuggire chi sa dove, ma sono superiori che solo Tu li puoi mettere a posto; sono la povera condannata, ed io stessa non so che ho fatto, oh! come è dolorosa la mia storia. Mi hanno detto che mi vogliono mettere sotto d’un altro prete delegato dal Vescovo, il quale chiamerà medici e farà tutte quelle prove che vuole, lasciandomi da tutti gli altri abbandonata, in balia di costui. A tale annunzio ho scoppiato in pianto, senza poter cessare dal piangere, i miei occhi erano diventati fontane, tutta la notte l’ho passata in pianto, e pregavo Gesù che mi desse la forza e che mettesse termine a tanta tempesta; vedi, dicevo, Amor mio, sono due mesi e più in lotte continue, lotte con le creature, lotte con Te che non mi facessi cadere nelle sofferenze, ed oh! quanto mi costa il lottare col mio Gesù, ma non perché non volessi soffrire, ma perché così vogliono chi mi sta sopra, ma ora non ne posso più, e allora cesserò dal piangere quando mi dica che mi concedi di liberarmi dal fastidio che do al sacerdote, tutto per questo è la guerra, e piangevo e piangevo, con tale amarezza che mi sentivo avvelenare il sangue nelle vene, tanto che spesso mi sentivo come senza vita, senza respiro, ma come mi sentivo così, continuavo a piangere e singhiozzare. Onde mentre mi trovavo in un mare di lacrime, il mio dolce Gesù mi ha stretto a Sé tra le sue braccia, e con voce tenera come se volesse anche Lui piangere, mi ha detto:
(2) “Mia figlia buona, non piangere più, il mio Cuore non ne può più, le tue lacrime sono scese fin nel fondo di esso, e sento la tua amarezza così viva che me lo sento scoppiare; figlia mia coraggio, tu sai che ti ho amata assai, assai, e ora questo Amore mi fa violenza a contentarti, se finora ti ho tenuta sospesa dallo stato di sofferenza qualche giorno, per farli comprendere che la mia Volontà era quella di continuare a tenerti come ti ho tenuto per ben quarantasei anni. Ma ora che ti vogliono mettere di spalle al muro, mi mettono in condizione di far uso della mia Volontà permissiva, non voluta, di sospenderti dallo stato di vittima. Perciò non temere, d’ora in poi non più ti comunicherò le mie pene, non più mi stenderò in te in modo che tu restava irrigidita e senza moto; quindi resterai libera senza aver bisogno di nessuno. Sta tranquilla figlia, fino a tanto che non si quietano e che non vogliono che tu cadi nelle sofferenze, non lo farò più. Ora tu devi sapere che lo stato di sofferenze in cui Io ti mettevo riguardavano la mia Umanità, la quale voleva continuare la sua vita di pene in te. Ora ti resta la cosa più importante, la mia Volontà; mi dai la parola che vivrai sempre in Essa? Che sarai la sacrificata, la vittima della mia Volontà? Che facendola dominare in te non cederai un solo atto di vita alla tua volontà? Assicurami figlia buona che nulla ometterai di ciò che ti ho insegnato di fare, e di seguire ciò che hai fatto finora nel mio Fiat. Questo è il punto culminante del tuo Gesù su di te, mettere in salvo i diritti della mia Volontà nell’anima tua. Perciò fa presto, dimmi che mi contenterai”.
(3) Ed io: “Mio Gesù lo prometto, lo giuro, lo voglio, di seguire ciò che Tu mi hai insegnato, però Tu non mi devi lasciare, perché con Te so far tutto, senza di Te non sono buona a nulla”. E Gesù ha ripreso a dire:
(4) “Non temere, non ti lascio; sappi che ti amo e se mi sono indotto a cedere che tu non cadessi nello stato di sofferenze, non è stato altro che un’amore grande, intenso, eccessivo verso di te, il mio Amore nel vederti tanto piangere ha vinto la mia Volontà, e ha messo un basta per ora; ma sappi che i flagelli pioveranno come pioggia dirotta, lo meritano, quando non vogliono le vittime come piace a Me, e nel modo voluto da Me, giustamente meritano che siano colpiti severamente, e non ti credere che lo farò oggi stesso, ma lascia che passi un poco di tempo, e poi vedrai e sentirai quello che la mia Giustizia tiene preparato”.
(5) Onde ho passato il primo giorno libero senza lottare col mio Gesù, perché avendomi Lui assicurato che non mi avrebbe fatto cadere nelle sofferenze, non sentivo più incitarmi, spingere, che accettassi di sottopormi alle pene che Gesù voleva darmi. Quindi mentre la lotta era cessata, mi era restato tale un timore ancora che il mio amato Gesù all’improvviso mi sorprendessi, e per quietarmi mi ha detto:
(6) “Figlia buona, non temere, te l’ha detto Gesù, e basta; non sono una creatura che posso mancare alla parola, sono Dio, e quando parlo non mi cambio, ti ho detto che fino a tanto non si quietano e non gustano le cose, non ti farò cadere, e così sarà, e ancorché il mondo andasse sotto sopra, perché la mia Giustizia vuol punire le creature, Io non muterò la mia parola, perché tu devi sapere che non vi è cosa che più placa la mia Giustizia, e che giunge a cambiare i più grandi castighi in rescritti di grazie, che il patire volontario, e si possono chiamare vere vittime, non quelli che soffrono per necessità, per malattia, per infortunio, tutto il mondo è pieno di queste sofferenze, ma quelli che volontariamente si esibiscono a patire quello che Io voglio e nel modo come voglio; queste sono le vittime che mi rassomigliano, il mio patire fu tutto volontario, nessuna pena potevano darmi, anche minima, se Io non il volessi. Ecco perciò quasi sempre ti domandavo quando dovevo farti cadere nelle sofferenze, se tu volontariamente accettavi, per avere il tuo patire volontario, non forzato; non è un gran che innanzi a Dio un patire forzato o per necessità, quello che innamora, che rapisce, e che giunge a legare lo stesso Dio, è il patire volontario. Se tu sapessi come mi feriva il cuore quando ti mettevi nelle mie mani come un’agnellina, affinché ti legasse e ti facesse quello che volevo, ti levavo il moto, ti impietrivo, posso dire che ti facevo sentire pene mortali, e tu mi facevi fare, e questo era nulla, il nodo più forte era che tu non potevi uscire da quello stato di pene in cui il tuo Sacrificatore Gesù ti aveva messo, se non venisse il mio ministro a chiamarti all’ubbidienza; era questo che ti costituiva vera vittima, a nessun malato, neppure agli stessi carcerati è negato il moto e di chiedere soccorso negli estremi bisogni, solo per te, aveva il mio Amore, aveva preparato la croce più grande, perché cose grandi volevo e voglio far di te, quanto più grandi sono i miei disegni tanta più croce singolare forma, e posso dire che non c’è stata mai nel mondo croce simile a quella che con tanto amore il tuo Gesù aveva preparato per te. Perciò il mio dolore è indescrivibile nel vedermi contrariato dalle creature, per quanta autorità abbiano, nei modi che voglio tener colle anime, vogliono dettarmi le leggi come se loro se la intendessero più di Me. Perciò il mio dolore è grande, e la mia Giustizia vuol punire coloro che sono stati causa d’un tanto mio dolore”.