Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 32° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 7
1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga".6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!".14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo".17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?".20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?".21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: 'i ciechi riacquistano la vista', gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, 'ai poveri è annunziata la buona novella'.23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.27Egli è colui del quale sta scritto:
'Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti' a te.
28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.
31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".
36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice".40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?".43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco".48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?".50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".
Genesi 25
1Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura.2Essa gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach.3Ioksan generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i Leummim.4I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoch, Abida ed Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura.
5Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco.6Quanto invece ai figli delle concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il levante, nella regione orientale.
7La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni.8Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati.9Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Zocar, l'Hittita, di fronte a Mamre.10È appunto il campo che Abramo aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara.11Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi.
12Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara.
13Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl, Mibsam,14Misma, Duma, Massa,15Adad, Tema, Ietur, Nafis e Kedma.16Questi sono gli Ismaeliti e questi sono i loro nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i dodici principi delle rispettive tribù.17La durata della vita di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi morì e si riunì ai suoi antenati.18Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur; egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi fratelli.
19Questa è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato Isacco.20Isacco aveva quarant'anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da Paddan-Aram, e sorella di Làbano l'Arameo.21Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta.22Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: "Se è così, perché questo?". Andò a consultare il Signore.23Il Signore le rispose:
"Due nazioni sono nel tuo seno
e due popoli dal tuo grembo si disperderanno;
un popolo sarà più forte dell'altro
e il maggiore servirà il più piccolo".
24Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo.25Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.26Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero.
27I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende.28Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.
29Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito.30Disse a Giacobbe: "Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito" - Per questo fu chiamato Edom -.31Giacobbe disse: "Vendimi subito la tua primogenitura".32Rispose Esaù: "Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?".33Giacobbe allora disse: "Giuramelo subito". Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe.34Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Salmi 143
1'Salmo. Di Davide.'
Signore, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alla mia supplica,
tu che sei fedele,
e per la tua giustizia rispondimi.
2Non chiamare in giudizio il tuo servo:
nessun vivente davanti a te è giusto.
3Il nemico mi perseguita,
calpesta a terra la mia vita,
mi ha relegato nelle tenebre
come i morti da gran tempo.
4In me languisce il mio spirito,
si agghiaccia il mio cuore.
5Ricordo i giorni antichi,
ripenso a tutte le tue opere,
medito sui tuoi prodigi.
6A te protendo le mie mani,
sono davanti a te come terra riarsa.
7Rispondimi presto, Signore,
viene meno il mio spirito.
Non nascondermi il tuo volto,
perché non sia come chi scende nella fossa.
8Al mattino fammi sentire la tua grazia,
poiché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te si innalza l'anima mia.
9Salvami dai miei nemici, Signore,
a te mi affido.
10Insegnami a compiere il tuo volere,
perché sei tu il mio Dio.
Il tuo spirito buono
mi guidi in terra piana.
11Per il tuo nome, Signore, fammi vivere,
liberami dall'angoscia, per la tua giustizia.
12Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici,
fa' perire chi mi opprime,
poiché io sono tuo servo.
Ezechiele 19
1Intona ora un lamento sui capi d'Israele2dicendo:
"Che cos'era tua madre?
Una leonessa fra leoni.
Accovacciata in mezzo ai leoni
allevava i suoi cuccioli.
3Essa innalzò uno dei cuccioli
che divenne leone,
imparò a sbranare la preda,
a divorare gli uomini.
4Ma contro di lui le genti fecero lega,
restò preso nella loro fossa
e in catene fu condotto in Egitto.
5Quando essa vide che era lunga l'attesa
e delusa la sua speranza,
prese un altro cucciolo
e ne fece un leoncino.
6Egli se ne andava e veniva fra i leoni,
divenuto leoncello,
e imparò a sbranare la preda,
a divorare gli uomini.
7Penetrò nei loro palazzi,
devastò le loro città.
Il paese e i suoi abitanti
sbigottivano al rumore del suo ruggito.
8Lo assalirono le genti,
le contrade all'intorno;
tesero un laccio contro di lui
e restò preso nella loro fossa.
9Lo chiusero in una gabbia,
lo condussero in catene al re di Babilonia
e lo misero in una prigione,
perché non se ne sentisse la voce sui monti d'Israele.
10Tua madre era come una vite
piantata vicino alle acque.
Era rigogliosa e frondosa
per l'abbondanza dell'acqua;
11ebbe rami robusti
buoni per scettri regali;
il suo fusto si elevò
in mezzo agli arbusti
mirabile per la sua altezza
e per l'abbondanza dei suoi rami.
12Ma essa fu sradicata con furore
e gettata a terra;
il vento d'oriente la disseccò,
disseccò i suoi frutti;
il suo ramo robusto inaridì
e il fuoco lo divorò.
13Ora è trapiantata nel deserto,
in una terra secca e riarsa;
14un fuoco uscì da un suo ramo,
divorò tralci e frutti
ed essa non ha più alcun ramo robusto,
uno scettro per dominare".
Questo è un lamento e come lamento è passato nell'uso.
Atti degli Apostoli 15
1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi".2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
"Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede.8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi;9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede.10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro".
12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse:14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome.15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16'Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,'
17'perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,'
18'dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità'.
19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani,20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue.21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli.23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo,26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce.28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie:29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".
30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera.31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono.33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati.34.35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno".37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera.39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro.40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
Capitolo X: Dolce cosa, abbandonare il mondo e servire a Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Parlerò ancora, e non tacerò; dirò all'orecchio del mio Dio, mio signore e mio re, che sta nei cieli: se "è tanto grande e sovrabbondante, o Signore, la dolcezza che hai preparato per coloro che ti temono" (Sal 30,20), che cosa sei tu, per coloro che ti amano e per coloro che ti servono con tutto il cuore? Davvero ineffabile è la dolcezza della tua contemplazione, che tu concedi a coloro che ti amano. Ecco dove massimamente mostrasti la soavità del tuo amore per me: non ero, e mi hai creato; mi ero allontanato da te, e tu mi hai ricondotto a servirti; infine mi hai comandato di amarti. Oh!, fonte di eterno amore, che potrò dire di te; come mi potrò dimenticare di te, che ti sei degnato di ricordarti di me, dopo che mi ero perduto nel marciume? Hai usato misericordia con il tuo servo, al di là di ogni speranza; gli hai offerto grazia ed amicizia, al di là di ogni merito. Che cosa mai potrò dare in cambio di un tal beneficio? Giacché non a tutti è concesso di abbandonare ogni cosa, di rinunciare al mondo e di scegliere la vita del monastero.
2. E' forse gran cosa che io serva a te, al quale ogni creatura deve servire? Non già il servirti mi deve sembrare gran cosa; piuttosto mi deve sembrare grande e meraviglioso che tu, unendolo ad eletti tuoi servi, ti degni di accogliere quale servo, uno come me, così misero e privo di meriti. A te appartiene chiaramente tutto ciò che io posseggo e con cui ti servo. E invece sei tu che mi servi, più di quanto io non serva te. Ecco, tutto fanno prontamente, secondo il tuo comando, il cielo e la terra, che tu hai creati per servizio dell'uomo. E questo è ancor poco; ché anche gli angeli li hai predisposti per servizio dell'uomo. Ma, al di sopra di tutto ciò, sta il fatto che tu stesso ti sei degnato di servire l'uomo, promettendogli in dono te stesso. E io che darò, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? Potessi stare al tuo servizio tutti i giorni della mia vita; potessi almeno riuscire a servirti degnamente per un solo giorno. In verità, a te è dovuto ogni servizio, ogni onore e ogni lode, in eterno. In verità tu sei il mio Signore, ed io sono il tuo misero servo, che deve porre al tuo servizio tutte le sue forze, senza mai stancarsi di cantare le tue lodi. Questo è il mio desiderio, questa è la mia volontà. Degnati tu di supplire alle mie deficienze.
3. Mettersi al tuo servizio, disprezzando ogni cosa per amor tuo, è grande onore e grande merito. Infatti, coloro che si saranno sottoposti spontaneamente al tuo santo servizio avranno grazia copiosa. Coloro che, per tuo amore, avranno lasciato ogni piacere della carne troveranno la soave consolazione dello Spirito Santo. Coloro che, per il tuo nome, saranno entrati nella via stretta, lasciando ogni cosa mondana, conseguiranno una grande libertà interiore. Quanto è grato e lieto questo servire a Dio, che rende l'uomo veramente libero e santo. Quanto è benedetta la condizione del religioso servizio, che rende l'uomo simile agli angeli: compiacenza di Dio, terrore dei demoni, esempio ai fedeli. Con indefettibile desiderio dobbiamo, dunque, abbracciare un tale servizio, che ci assicura il sommo bene e ci fa conseguire una gioia perenne, senza fine.
De Oratione
Evagrio Pontico - Evagrio Pontico
Leggilo nella Biblioteca
TENSIONE ALL'ABITO DELLA VIRTU'
1. Il quaternario delle virtù: Se si vuol preparare un profumo di soave fragranza, si metteranno insieme in pari quantità, secondo la Legge, il trasparente incenso, la cassia, l'onice e la mirra. Ecco il quaternario delle virtù. Se esse sono, infatti, nella misura piena e in uguali proporzioni, l'intelletto sarà al riparo da tradimenti.
2. Purificazione dell'anima: L'anima purificata per la pienezza delle virtù rende stabile l'attitudine dell'intelletto, facendolo capace di assumere lo stato da esso cercato.
3. Stabilità dell'intelletto: La preghiera è colloquio dell'intelletto con Dio. Di quale stato ha quindi bisogno l'intelletto perché esso possa tendersi, senza volgersi indietro, verso il suo Signore e conversare con Lui senza alcun intermediario?
4. Senza i calzari terreni: Se Mosè, quando tentò di avvicinarsi al roveto ardente sulla terra, ne fu impedito finché non si fosse liberato dei calzari ai piedi, come mai tu, che vuoi vedere Colui che è al di sopra di ogni concetto e di ogni sentimento e diventare suo interlocutore, non ti liberi da ogni pensiero contaminato da passioni?
5. Il dono delle lacrime: Innanzi tutto prega per ottenere il dono delle lacrime, perché tu possa, mediante la compunzione, ammorbidire la durezza che c'è nella tua anima e, confessando contro te stesso la tua iniquità al Signore, ricevere da Lui il perdono.
6. Lacrime per la richiesta dei veri beni: Ricorri alle lacrime per la perfetta riuscita di tutto ciò che domandi, poiché il tuo Signore molto si compiace di accogliere una preghiera fra le lacrime.
7. Lacrime per la confessione dei peccati: Quand'anche tu versassi fontane di lacrime durante la tua preghiera, non esaltarti affatto interiormente, quasi fossi superiore agli altri: la tua preghiera ha, infatti, ottenuto soccorso perché tu possa di buon animo confessare i tuoi peccati e con le lacrime placare il Signore.
8. Scopo delle lacrime: Fa' dunque che non si muti in passione l'antidoto delle passioni, perché tu non abbia ad irritare di più Colui che ti ha concesso la grazia: molti che piangevano sui loro peccati, per aver dimenticato lo scopo delle lacrime, dissennati, tralignarono.
9. Tenacia e vigore: Resisti tenacemente e prega vigorosamente; tieni lontane le occasioni di preoccupazioni e pensieri, poiché ti turbano e ti sconvolgono per fiaccare il tuo vigore.
10. Seduzioni dei demoni: Quando i demoni ti vedono ben disposto alla vera preghiera, allora insinuano pensieri di certi oggetti apparentemente necessari; e poco dopo ne eccitano il ricordo muovendo l'intelletto alla loro ricerca; ed esso, non trovandoli, molto si rattrista e si scoraggia. Quando poi l'intelletto sta in preghiera, i demoni gli richiamano alla memoria gli oggetti delle sue ricerche e dei suoi ricordi perché esso, illanguidito a furia di esaminarli, perda quella preghiera fruttuosa.
11. Intenso raccoglimento: Sforzati di mantenere sordo e muto l'intelletto nel tempo della preghiera, e così potrai pregare.
12. Fomenti dell'animosità: Quando ti capita una tentazione o una controversia, oppure quando sei irritato e spinto dalla collera a prenderti la rivincita o a replicare, ricordati della preghiera e del giudizio che in essa ti attende. Così, subito, in te s'acquieterà il moto disordinato.
13. Pietra d'inciampo: Tutto quanto avrai fatto per vendicarti di un fratello che ti abbia arrecato offesa, diverrà per te pietra d'inciampo nel tempo della preghiera.
14. Mitezza La preghiera è un germoglio della mansuetudine e dell'assenza di collera.
15. Letizia: La preghiera è un frutto della gioia e della riconoscenza.
16. Rimedio alle frustrazioni: La preghiera è difesa contro la tristezza e lo scoraggiamento.
17. Distacco: "Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri", prendi la croce e rinnega te stesso, perché tu possa pregare senza distrazione.
18. Abnegazione: Se vuoi pregare degnamente, rinnega ognora te stesso e, quando soffri ogni sorta di afflizioni, attendi all'esercizio della preghiera.
19. Frutti della pazienza: Se con spirito di saggezza sopporterai ogni difficoltà, ne troverai il frutto nel tempo della preghiera.
20. Utilità della corsa: Se desideri pregare come si deve, non rattristare anima alcuna, altrimenti corri invano.
21. Riconciliazione: "Lascia il tuo dono", dice la Scrittura, "davanti all'altare, va' prima a riconciliarti col tuo fratello", e allora potrai pregare senza turbamento. Il ricordo delle offese, infatti, offusca in chi prega la sovrana facoltà dell'intelletto e ottenebra le sue preghiere.
22. Conseguenze del rancore: Coloro che accumulano interiormente tristezze e ricordi di offese, benché esteriormente sembrino pregare, sono simili a quelli che attingono acqua e la versano in una botte forata.
23. Pazienza: Se persisti nella pazienza, pregherai sempre con gioia.
24. Insidie della collera: Mentre pregherai come si deve, ti si presenteranno casi tali che ti sembrerà del tutto giusto andare in collera. Ma non è assolutamente giusta la collera contro il prossimo, poiché, se cerchi, troverai che è possibile anche senza collera conchiudere bene la faccenda. Adopera, dunque, ogni mezzo per non scoppiare in collera.
25. Lusinghe della vanagloria: Bada che, mentre hai l'aria di curare un altro, non sia tu incurabile, dando così un colpo reciso alla tua preghiera.
26. Misericordia umana e divina: Se non indulgi alla collera, troverai indulgenza. Così ti mostrerai sapiente nel non cadere nella presunzione, e sarai fra coloro che pregano.
27. Nessun'esca alla collera: Se sei armato contro la collera, non soccomberai mai ai desideri. Sono questi, infatti, che danno esca alla collera, la quale a sua volta turba l'occhio dell'intelletto, così guastando lo stato di preghiera.
28. Oltre ogni esteriorità: Non pregare soltanto con atteggiamenti esteriori, ma con grande timore fa' che il tuo intelletto senta la preghiera spirituale.
29. Devastazioni dell'orgoglio: Talora, non appena ti sarai messo in preghiera, pregherai bene; talaltro, nonostante i tuoi grandi sforzi, non conseguirai lo scopo, perché tu, sempre più cercandone la perfetta riuscita, una volta ottenutala, la serbi al sicuro da qualsiasi saccheggio.
30. Sostegno degli angeli: Quando ci sta vicino un angelo, immediatamente si allontanano tutti i nostri disturbatori, e così l'intelletto si trova con grande sollievo a pregare salutarmente. Qualche volta, però, siamo messi alle strette dal consueto combattimento: l'intelletto si batte come un pugile, ma non riesce ad alzare il capo, sfigurato com'è dai colpi delle varie passioni. Tuttavia, a furia di cercare, troverà e, se busserà gagliardamente, gli sarà aperto.
31. Sintonia con la volontà divina: Non pregare perché si realizzino i tuoi voleri, in quanto essi non sempre sono in sintonia con la volontà di Dio. Ma prega piuttosto, come ti è stato insegnato, dicendo: "Sia fatta in me la tua volontà". Così pure in ogni circostanza chiedi che sia fatta la sua volontà, perché Egli vuole ciò che è bene e utile all'anima, e che tu invece non sempre cerchi.
32. Presunzione della volontà umana: Spesso ho chiesto nella preghiera di avere ciò che ritenevo fosse cosa buona per me, e persistevo nella richiesta, stoltamente facendo violenza alla volontà di Dio e non rimettendomi a Lui perché Egli, piuttosto, disponesse quel che ai suoi occhi è utile. Eppure, ottenuto che l'ebbi, ne portai in seguito un gran cruccio per aver chiesto fosse fatta piuttosto la mia volontà. La cosa non mi andò, infatti, tale e quale l'avevo pensata.
33. Confidenza con Dio: Cos’altro è buono, se non Dio. Rimettiamo a Lui, dunque, tutto quanto ci riguarda, e sarà bene per noi. Colui che è Buono, infatti, è sempre anche Dispensatore di buoni doni.
34. Perseveranza: Non affliggerti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi, giacché un bene maggiore vuol Egli elargirti: che tu perseveri nello stare insieme a Lui nella preghiera. Che cosa c'è, infatti, di più eminente del conversare con Dio e dell'essere tratto in intima unione con Lui?
34a. Nessuna distrazione: La preghiera senza distrazione è la suprema intellezione dell'intelletto.
35. Elevazione: La preghiera è elevazione dell'intelletto a Dio.
36. Rinunzia ed eredità: Se desideri pregare, rinunzia a tutto per ereditare il tutto.
37. Tre momenti del progresso spirituale: Prega innanzi tutto per essere purificato dalle passioni, poi per essere liberato dall'ignoranza e, in terzo luogo, da ogni tentazione e derelizione.
38. Giustizia e scienza: Nella tua preghiera cerca soltanto la giustizia e il regno, cioè la virtù e la scienza, e tutto il resto ti verrà dato in aggiunta.
39. Purificazione e imitazione degli angeli: è giusto che preghi non solo per la tua propria purificazione, ma anche per tutti i tuoi simili, al fine di imitare la condotta degli angeli.
40. Pretesti della vanagloria: Considera se nella preghiera sei veramente alla presenza di Dio, o se sei vinto dalla lode degli uomini e spinto ad andarne a caccia sotto la copertura della preghiera prolungata.
41. Pericolosa abitudine: Sia che tu preghi con i fratelli, sia da solo, impegnati fortemente a pregare non per meccanica abitudine, ma in maniera sentita.
42. Consapevolezza: è propria della preghiera la concentrazione accompagnata da riverenza, compunzione e dolore dell'anima nel confessare le cadute tra muti gemiti.
43. Nessuna distrazione: Se il tuo intelletto si distrae proprio nel tempo della preghiera, ciò vuol dire che esso non prega ancora da monaco, ma continua ad essere mondano, volto ad abbellire la tenda esteriore.
44. Custodia della memoria: Durante la preghiera, fa' buona guardia alla tua memoria, perché questa non abbia a proporti i suoi ricordi, ma ti muova alla conoscenza di ciò cui attendi. L'intelletto infatti, per sua natura, si lascia troppo facilmente depredare dalla memoria nel tempo della preghiera.
45. Suggestioni della memoria: mentre preghi, la memoria ti presenta o immagini di cose passate, oppure nuove preoccupazioni, ovvero il volto di chi ti ha contristato.
46. Ostacoli dell'invidia: Il demonio è particolarmente invidioso dell'uomo che prega, e adopera ogni mezzo per frustrarne lo scopo. Di conseguenza, egli non smette di suscitare attraverso la memoria i pensieri degli oggetti e di scatenare mediante la carne tutte le passioni, per riuscire ad ostacolare la sublime sua corsa e la sua emigrazione verso Dio.
47. Tattica del Maligno: Quando il demonio perverso e maligno, pur avendo tanto provato, non è riuscito ad ostacolare chi prega con fervore, per un po' allenta la presa, ma dopo si vendica di lui che ha pregato: o, accendendolo all'ira, distrugge l'ottimo stato in lui edificato dalla preghiera; o, eccitandolo a concedersi qualche piacere contro ragione, finisce col far violenza al suo intelletto.
48. "Operari et custodire": Quando hai pregato com'è conveniente, aspettati ciò che conveniente non è, e stai con fortezza all'erta per custodire il frutto che hai raccolto. Questo, infatti, ti fu prescritto sin da principio: lavorare e custodire. Dopo aver lavorato, dunque, non lasciare incustodito quel che ti è costato fatica; altrimenti non ti sarà servito a nulla pregare.
49. Oggetto della contesa: Ogni combattimento ingaggiato tra noi e gli spiriti impuri non si fa per nient'altro che per la preghiera spirituale. In modo particolare questa è, infatti, ostile e molestissima ad essi; a noi è, invece, salutare e gradevolissima.
50. Obiettivi dei demoni: Per quale scopo i demoni ci eccitano alla gola, alla fornicazione, all'avarizia, alla collera ed insieme al ricordo delle offese, nonché ad ogni altra passione? Perché l'intelletto, reso da essi ottuso, non abbia la capacità di pregare come si deve. Le passioni della parte irrazionale, infatti, venendo a prevalere, non gli permettono di muoversi razionalmente e di porsi alla ricerca del Verbo di Dio.
51. Praktikè, phusikè e theologikè: Noi perseguiamo le virtù in vista delle ragioni degli esseri creati, e queste in vista del Signore che le ha costituite. Egli, però, è solito rivelarsi nello stato di preghiera.
52. Impassibilità e carità: Lo stato di preghiera è un abito d'impassibilità che, per sommo amore, rapisce ai vertici della noesi l'intelletto innamorato della sapienza e spirituale.
53. Libertà dai pensieri cattivi: Chi aspira a pregare veramente, deve non soltanto dominare la collera e la concupiscenza, ma anche essere libero d'ogni pensiero contaminato da passioni.
54. Colloquio d'amore: Chi ama Dio conversa sempre con Lui come con un padre, scacciando ogni pensiero contaminato da passioni.
55. Oltre i pensieri puri: Non perché ha conseguito l'impassibilità, uno già prega veramente. Può, infatti, trovarsi fra i semplici pensieri e distrarsi nel meditarli, così restando lontano da Dio.
56. Oltre la contemplazione delle cose: L’intelletto, anche se non indugia tra i semplici pensieri degli oggetti, non per questo ha già raggiunto il luogo della preghiera. Può, infatti, starsene in contemplazione degli oggetti e sottilizzare sulle loro ragioni, le quali appunto - benché pure parole - in quanto sono, però, considerazioni di oggetti, si imprimono nell'intelletto e lo allontanano da Dio.
57. Oltre la scienza degli intelligibili: Pur elevatosi al di sopra della contemplazione della natura corporea, l'intelletto non ha ancora visto perfettamente il luogo di Dio. Può, infatti, muoversi nell'ambito della scienza degli intelligibili e condividerne la molteplicità.
58. Necessità dell'aiuto divino: Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio, "che dona la preghiera a chi prega". Invocalo dunque, dicendo: "Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno", cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio Unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di "adorare il Padre in spirito e verità".
59. Dalla contemplazione indiretta alla contemplazione diretta di Dio: Chi prega in spirito e verità non onora più il Creatore a partire dalle creature, ma lo canta partendo direttamente da Lui stesso.
ANELITO ALLA NUDITÀ DELL'INTELLETTO
60. Purità e visione di Dio: Se sei teologo pregherai veramente, e se preghi veramente sei teologo.
61. Oltre le frontiere dell'impassibilità: Quando il tuo intelletto, nell'ardente desiderio di Dio, comincia poco alla volta come ad uscire dalla carne, e riesce a scacciare tutti i pensieri causati dai sensi o dalla memoria oppure dal temperamento, via via raggiungendo la pienezza della riverenza e della gioia, puoi allora ritenere di esserti avvicinato ai confini della preghiera.
62. Compassione e soccorso dello Spirito Santo: Lo Spirito Santo, che ha compassione della nostra debolezza, viene a visitarci pur se ancora non siamo purificati. Nel caso in cui trovi che il nostro intelletto lo prega anche soltanto col desiderio della verità, Egli viene su di esso e dissipa tutta la torma dei ragionamenti e dei pensieri che l'accerchia, volgendolo all'amore della preghiera spirituale.
63. La scienza spirituale purificatrice: Mentre gli altri fanno nascere nell'intelletto ragionamenti o pensieri o speculazioni per via dei mutamenti del corpo, Dio invece agisce al contrario: viene direttamente sull'intelletto per conferirgli - come a Lui piace - la scienza; e attraverso l'intelletto placa l'intemperanza del corpo.
64. Sanità mentale: Chi ama la vera preghiera, e però si abbandona alla collera o al rancore, non può non essere tocco nel cervello. è, infatti, simile ad uno che, per volere aguzzare la vista, strabuzza gli occhi.
65. In cammino con Dio: Se desideri pregare, non fare nulla di ciò che è in antitesi con la preghiera, perché Dio, accostandosi a te, si faccia tuo compagno di viaggio.
66. Dio al di là di ogni forma: Quando preghi, non raffigurarti il Divino dentro di te, e non permettere che qualche forma si imprima nel tuo intelletto; ma va', immateriale, incontro all'Immateriale, e comprenderai.
67. Dio al di là di ogni quantità: Sta' in guardia dai lacci degli avversari. Accade infatti che, mentre preghi con purità e senza agitazione, ti si presenti subito una forma, strana ed estranea per indurti alla presunzione di localizzare in essa il Divino: per farti credere che quel che all'improvviso ti è apparso nella quantità sia il Divino. Ma il Divino non ha né quantità né figura.
68. Violenza del demonio all'equilibrio fisico: Quando il demonio invidioso non riesce a sollecitare la memoria durante la preghiera, allora fa violenza alla costituzione del corpo, per provocare qualche strana fantasia nell'intelletto e dargli, così, una forma. Questo, abituato com'è ai pensieri, facilmente cede: invece di tendere alla scienza immateriale e senza forma, si lascia ingannare prendendo fumo per luce.
69. Al posto di guardia: Sta' al tuo posto di guardia, custodendo il tuo intelletto dai pensieri nel tempo della preghiera, sì che esso resti nella tranquillità che gli è propria, perché Colui che ha compassione degli ignoranti venga a visitare anche te: allora riceverai un dono di preghiera davvero glorioso.
70. Soppressione dei pensieri: La tua preghiera non potrà essere pura se ti lasci coinvolgere da faccende materiali e turbare da continue preoccupazioni. preghiera, infatti, vuol dire rimozione dei pensieri.
71. Dirittura dell'intelletto: Non può correre chi è stretto da legami, né può vedere il luogo della preghiera spirituale un intelletto schiavo delle passioni, poiché viene trascinato e portato di qua e di là dal pensiero contaminato da passioni, e non può mantenersi inflessibile.
72. Azione fisiologica dei demoni: Non appena l'intelletto è pervenuto alla preghiera pura, stabile e vera, allora i demoni non giungono più da sinistra, ma da destra. Gli presentano infatti un'apparenza illusoria di Dio sotto qualche figura gradevole ai sensi, così da fargli credere di avere perfettamente raggiunto lo scopo della preghiera. Ma ciò - secondo il detto di uno gnostico degno di ammirazione - ha origine dalla passione della vanagloria, e dal demonio che si attacca alla sede sottostante al cervello scuotendone le vene.
73. Manovre del demonio attraverso il cervello: Penso che il demonio che si attacca alla suddetta sede volga come vuole la luce che circonda l'intelletto, e che così la passione della vanagloria si muova verso un pensiero che forma l'intelletto a localizzare, con leggerezza, la divina ed essenziale scienza. Tale intelletto però, poiché non è molestato da passioni carnali e impure ma prega veramente con purità, ritiene che nessuna azione nemica si eserciti più in esso. Per cui suppone sia un'apparizione divina quella in esso prodotta dal demonio, il quale è assai uso alla sua terribile scaltrezza: attraverso il cervello àltera, come abbiamo detto, la luce ch'è congiunta all'intelletto, al quale dà così una forma.
74. Intervento dell'angelo: L'angelo di Dio, al suo sopraggiungere, con una sola parola distorna da noi ogni azione ostile, e muove la luce dell'intelletto ad operare senza errore.
75. L'incenso dell'Apocalisse: L'espressione dell'Apocalisse, dov’è detto che l'angelo prende dell'incenso per metterlo nelle preghiere dei santi, penso significhi questa grazia operata per mezzo dell'angelo. Egli suscita, infatti, la conoscenza della vera preghiera, in modo che l'intelletto stia ormai fuori da ogni sorta di turbamento, accidia e negligenza.
76. Sacerdozio spirituale: I profumi delle coppe sono detti essere le preghiere dei santi offerte dai ventiquattro anziani.
77. Contemplazione nella perfetta carità: Per coppa si deve intendere l'amore verso Dio, cioè la carità perfetta e spirituale nella quale la preghiera passa all'atto, in spirito e verità.
78. Rimedio contro l'alienante orgoglio: Se ti sembra di non aver bisogno di lacrime per i peccati nella tua preghiera, considera quanto ti sei allontanato da Dio, mentre dovresti essere sempre in Lui, e allora verserai più calde lacrime.
79. Misura: l'originaria purità Certamente, se hai consapevolezza del tuo metro, ti sarà più gradita la compunzione: chiamerai misero te stesso - come Isaia -; poiché impuro, con labbra impure e in mezzo a un tale popolo, cioè di nemici, tu osi presentarti al Signore degli eserciti.
80. Familiarità con Dio e insegnamento degli angeli: Se preghi veramente, troverai una grande sicurezza, e gli angeli ti scorteranno - come Daniele - e ti illumineranno sulle ragioni degli esseri creati.
81. Protezione e intercessione degli angeli: Sappi che i santi angeli ci esortano alla preghiera, e ci stanno accanto, parimenti rallegrandosi e pregando per noi. Se dunque siamo negligenti e accogliamo pensieri contrari, molto li sdegniamo: essi, infatti, lottano tanto per noi, mentre noi neppure per noi stessi vogliamo supplicare Dio, ma, disprezzando il loro servizio e abbandonando il loro Dio e Signore, andiamo incontro ai demoni impuri.
82. I canti dei salmi, ali per la purificazione: Prega come si conviene e senza turbamento, e canta i salmi con arte ed euritmia: sarai come un aquilotto che vola in alto.
83. Oltre la salmodia: Il canto dei salmi placa le passioni e fa quietare l'intemperanza del corpo; la preghiera invece dispone l'intelletto ad esercitare la sua propria attività.
84. La migliore attività: La preghiera è un'attività che conviene alla dignità dell'intelletto, ossia la migliore e adeguata utilizzazione di esso.
85. Dalla sapienza multiforme alla scienza dell'Uno: Il canto dei salmi è proprio della sapienza multiforme; ma la preghiera è preludio alla scienza immateriale e non molteplice.
86. La scienza spirituale, svegliarino della potenza noetica: Stupenda è la scienza, poiché è collaboratrice della preghiera svegliando la potenza noetica dell'intelletto alla contemplazione della scienza divina.
87. Insistenza: Se non hai ancora ricevuto il dono della preghiera o della salmodia, insisti, e lo riceverai.
88. Sollecitudine divina: "Quanto al loro dovere di pregare sempre, senza stancarsi, disse ad essi anche una parabola". Frattanto, dunque, non stancarti e non scoraggiarti per non avere ottenuto; poiché in seguito otterrai. E concluse la parabola con l'espressione: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per nessuno, almeno per le noie che mi dà questa donna, le farò giustizia". Così, dunque, anche Dio farà giustizia, sollecitamente, a coloro che gridano verso di Lui notte e giorno. Sta', perciò, di buon animo, e persevera infaticabilmente nella santa preghiera.
89. Abbandono in Dio: Non volere che le tue cose vadano come sembra bene a te, ma come piace a Dio. Così sarai senza turbamento e riconoscente nella tua preghiera.
PROVE E LOTTA
90. Gli inganni della lussuria: Anche se ti sembra di essere in unione con Dio, guardati dal demonio della fornicazione. Egli è, infatti, assai ingannatore e molto invidioso, e vuole essere più rapido del movimento e della vigile sobrietà del tuo intelletto, sì da trascinarlo lontano da Dio mentre esso se ne sta vicino a Lui con riverenza e timore.
91. La frusta dei demoni: Se coltivi la preghiera, preparati agli assalti dei demoni e sopporta fortemente i loro colpi di frusta. Essi, infatti, come belve feroci si scaglieranno contro di te e ridurranno male tutto il tuo corpo.
92. Fantasmi e spade, baleni e spettri: Prendi le misure opportune - come un esperto lottatore - per non agitarti, anche se vedi d'un tratto un fantasma; per non turbarti, anche se vedi una spada brandita contro di te o un guizzo luminoso che ti colpisce al volto; per non perderti assolutamente d'animo, anche se vedi una figura laida e sanguinolenta. Ma sta' saldo e fa' la tua bella professione di fede: potrai, così, più agevolmente sfidare i tuoi nemici.
93. Afflizioni e amarezze: Chi sopporta le afflizioni otterrà anche le gioie; e chi resiste in mezzo alle amarezze non sarà privo delle dolcezze.
94. La frusta di Dio: Bada che i demoni maligni non ti ingannino con qualche visione, ma sta' attento e ricorri alla preghiera: invoca Dio perché - se tale percezione viene da Lui - Egli stesso ti illumini, altrimenti scacci presto via da te il seduttore. Abbi fiducia che i cani non ci saranno: quando ti dai ardentemente a supplicare Dio, la sua potenza subito, invisibilmente e senza manifestarsi, li frusterà e li caccerà lontano.
95. Un tranello dei demoni: è giusto che tu non ignori neppure questo tranello: al momento opportuno i demoni si dividono, e se pensi di cercare aiuto contro gli uni, gli altri sopraggiungono sotto forme angeliche estromettendo i primi; ciò perché tu venga da loro ingannato, ritenendo che essi siano veramente angeli santi.
96. Umiltà e fortezza: Abbi cura di acquistare grande umiltà e grande fortezza. E gli insulti dei demoni non investiranno la tua anima; "né‚ il flagello si avvicinerà alla tua tenda, poiché Egli darà per te ai suoi angeli l'ordine di custodirti", ed essi senza manifestarsi allontaneranno da te ogni azione ostile.
97. Rumori e colpi, voci e ingiurie: Chi coltiva la preghiera pura udirà magari rumori e colpi, voci e ingiurie da parte dei demoni, ma non si abbatterà e non perderà l'autocontrollo, dicendo a Dio: "Non temerò alcun male, poiché tu sei con me", ed altre parole simili.
98. La giaculatoria: Nel momento di tali tentazioni, ricorri a una preghiera breve e intensa.
99. Altre minacce dei demoni: Se i demoni minacciano di apparirti improvvisamente nell'aria, di atterrirti e di saccheggiare il tuo intelletto, non spaventarti di essi e non preoccuparti assolutamente delle loro minacce. Ti intimoriscono per sperimentare se ti prendi del tutto cura di essi, o se sei giunto a disprezzarli completamente.
100. Timor di Dio e timore del demonio: Se, mentre preghi, sei davanti a Dio Onnipotente, Creatore e Provvidente, perché te ne stai davanti a Lui così assurdamente da trascurare il suo sovrano timore e da paventare zanzare e scarafaggi? O non hai udito Colui che dice: "Temerai il Signore Dio tuo" e ancora: "Colui di fronte alla cui potenza tutto freme e trema"
101. Tre alimenti: Come il pane nutre il corpo e la virtù nutre l'anima, così la preghiera spirituale nutre l'intelletto.
102. L'esemplare pubblicano: Non pregare come il fariseo, ma prega come il pubblicano nel luogo sacro della preghiera, perché anche tu venga giustificato dal Signore.
103. Il riprovevole fariseo: Impegnati ardentemente per non pregare contro qualcuno durante la tua preghiera. Altrimenti abbatti ciò che edifichi, rendendo abominevole la tua preghiera.
104. Supplizi degli aguzzini: Il debitore di diecimila talenti ti insegni che, se non rimetti al tuo debitore, neppure tu otterrai la remissione. Sta scritto infatti: "Lo diede in mano agli aguzzini".
105. Piccoli disagi per grandi guadagni: Lascia andare le esigenze del corpo durante la tua preghiera, perché una punzecchiatura di pulce, di pidocchio, di zanzara, o di mosca non ti faccia perdere l'immenso guadagno della preghiera.
106. Abitudini vinceniti: Ci è giunta notizia che ad un santo che stava in preghiera il Maligno tanto si opponeva che, appena quegli stendeva le mani, egli si trasformava in leone, sollevava eretto le zampe anteriori, conficcava le unghie da entrambe le parti nei due fianchi del combattente, e non desisteva se prima l'altro non avesse abbassato le mani. Ma quegli non le calò mai finché non ebbe completato le consuete preghiere.
107. Incrollabilità: Sappiamo che tale fu anche Giovanni il Piccolo, ossia - per meglio dire - il grandissimo monaco che visse solitario in una fossa. Egli vi rimase, irremovibile, grazie alla sua intima unione con Dio, nonostante il demonio sotto forma di dragone fosse avvolto intorno a lui, gli mordesse le carni e gli eruttasse sul viso.
108. Imperturbabilità: Tu hai sicuramente letto anche le vite dei monaci di Tabennesi, dove si narra che mentre l'abate Teodoro faceva un discorso ai fratelli, giunsero due vipere sotto i suoi piedi; ma egli, senza turbarsi, divaricando le gambe a mo' di volta, le accolse internamente, finché non ebbe portato a termine il discorso. Allora le mostrò ai fratelli, raccontando il fatto.
109. Forza dell'amore: Abbiamo letto ancora, a proposito di un altro fratello spirituale, che mentre egli pregava, una vipera venne ad attaccarglisi al piede. Ma non abbassò le mani prima di aver terminato la consueta preghiera, né subì alcun danno egli, che amò Dio più di se stesso.
110. Costante saldezza: Quando preghi, non distrarti con lo sguardo: rinnega la carne e l'anima, e vivi secondo l'intelletto.
111. Fervente ardore: Un altro santo che conduceva nel deserto la vita solitaria pregando intensamente, fu assalito dai demoni. Per due settimane essi se lo palleggiarono, lanciandolo in aria e raccogliendolo su una stuoia, ma non riuscirono in alcun modo a far discendere il suo intelletto dall'ardente preghiera.
112. Zelo per il meglio: Ad un altro ancora, che amava Dio e si prendeva cura della preghiera, si presentarono - mentre camminava nel deserto - due angeli, che lo misero in mezzo a loro e procedettero insieme a lui. Ma egli non prestò assolutamente attenzione ad essi, per non perdere il meglio. Si ricordò, infatti, del detto dell'Apostolo che afferma: "NÉ angeli, né principati, né potestà potranno separarci dalla carità di Cristo".
113. Alla volta della condizione angelica: Il monaco diventa uguale agli angeli attraverso la vera preghiera.
114. Visione speculare di Dio: Se aspiri a vedere il volto del Padre che è nei cieli, non cercare assolutamente di percepire una forma o una figura nel tempo della preghiera.
115. Diffidenza verso le apparizioni: Non desiderare di vedere sensibilmente angeli, o potestà, o Cristo, perché tu non perda completamente il senno, accogliendo il lupo al posto del pastore e adorando i demoni nemici.
116. Illusioni della vanagloria: Origine delle illusioni dell'intelletto è la vanagloria, che lo spinge a tentare di circoscrivere il Divino in figura e forme.
VERSO LA BEATITUDINE
117. Perfetta assenza di forma: Quanto a me, dirò il mio pensiero che ho espresso anche altrove: beato l'intelletto che nel tempo della preghiera è arrivato in modo perfetto a non avere una forma.
118. Crescente desiderio di Dio Beato: è l'intelletto che pregando senza distrazione ha un sempre più crescente desiderio di Dio.
119. Incontro all'immateriale Beato: è l'intelletto che nel tempo della preghiera diventa immateriale e spoglio di tutto.
120. Pienezza del senso spirituale: Beato è l'intelletto che nel tempo della preghiera ha ottenuto una perfetta insensibilità.
121. Sconfitta della vanagloria: Beato è il monaco che si considera "rifiuto di tutti".
122. Ideale ecclesiale: Beato è il monaco che guarda alla salvezza e al progresso di tutti come se fossero suoi propri, con ogni gioia.
123. Garanzia contro la vanagloria: Beato è il monaco che considera tutti gli uomini come Dio, dopo Dio.
124. Armonia: Monaco è colui che da tutti è separato e con tutti è armonicamente unito.
125. Comunione: Monaco è colui che si ritiene uno con tutti, abituato com'è a vedere se stesso in ognuno.
126. Messe sublime: Porta eccellentemente a perfezione la preghiera colui che sempre fa fruttificare per Dio tutta la sua primordiale capacità intellettiva.
DISCERNIMENTO E VIGILANZA
127. Abito interiore e veste esteriore: Evita ogni menzogna e ogni giuramento, se brami pregare da monaco; altrimenti, mostri invano ciò che non ti si conviene.
128. Longanimità: Se vuoi pregare in spirito, non nutrire odio per nessuno, e non ci sarà nube che ti offuscherà la vista nel tempo della preghiera.
129. Totale fiducia in Dio: Affida a Dio le necessità del corpo. Sarà chiaro, così, che gli affidi anche quelle dello spirito.
130. Regalità e ricchezza: Se avrai conseguito le promesse, sarai re. Guardando, dunque, a tali prospettive, sopporterai volentieri la povertà presente.
131. Slancio verso l'alto: Non ricusare la povertà e la tribolazione: sono alimenti che danno leggerezza alla preghiera.
132. Tre tappe per la scienza della Trinità: Le virtù del corpo ti guidino a quelle dell'anima; le virtù dell'anima a quelle dello spirito; e queste alla scienza immateriale ed essenziale.
133. Conoscenza esperienziale dei cattivi pensieri: Se, quando preghi contro i cattivi pensieri, essi s'acquietano facilmente, esamina da dove proviene ciò, perché tu non cada in agguato e non tragga te stesso in errore.
134. Stratagemmi dei demoni: Accade che talora i demoni ti suggeriscano dei pensieri e, però, ti stimolino davvero a pregare contro di essi o a contraddirli; e che poi volontariamente si ritirino. Ciò, perché tu ingannato, possa immaginarti di aver cominciato a vincere i pensieri e a mettere in fuga i demoni.
135. L'arma dell'umiltà: Se preghi contro una passione o un demonio che ti molesta, ricordati di Colui che dice: "Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò; e non tornerò senza averli annientati; li colpirò e non potranno rialzarsi; cadranno sotto i miei piedi", eccetera. Queste cose opportunamente dirai, armandoti d'umiltà contro gli avversari.
136. Irreprensibilità: Non ritenere di aver acquistato la virtù, se prima non hai combattuto per essa fino al sangue: bisogna, infatti, opporsi al peccato fino alla morte - secondo il divino Apostolo -, come un lottatore irreprensibile.
137. Scopo dei demoni: Se a uno ti sarai reso utile, da un altro riceverai danno, perché l'ingiustizia da te subita ti spinga a dire o a fare qualcosa di sconveniente contro il prossimo, e a disperdere in malo modo ciò che bene avevi messo insieme. Questo è, infatti, lo scopo dei malvagi demoni; bisogna pertanto tenerne conto accuratamente.
138. Libertà dai demoni: Disponiti sempre ai pesanti attacchi dei demoni considerando come tu possa sfuggire alla loro schiavitù.
139. Attacchi diretti e indiretti dei demoni: Di notte, i malvagi demoni pretendono di turbare da se stessi il maestro spirituale. Di giorno, tramite gli uomini, lo circondano di difficoltà, di calunnie e di pericoli.
140. Splendore del cuore: Non respingere i folloni. Se anche, infatti, battono e pestano i piedi, tendono e scardassano tuttavia - appunto così - la tua veste diventa splendente.
141. Profumo fragrante: Fintantoché non avrai rinunziato alle passioni, e il tuo intelletto avrà continuato ad opporsi alla virtù e alla verità, non troverai nel tuo petto profumo di soave fragranza.
142. Emigrazione: Aspiri alla preghiera? Emigra da quaggiù, e abbi in ogni tempo la tua patria nei cieli, non meramente con la semplice parola, ma con la pratica angelica e la scienza divina.
143. Incessante ricordo del Giudice: Se soltanto nelle avversità ti ricordi del Giudice, e quanto terribile e incorruttibile Egli sia, non hai ancora imparato a servire il Signore nel timore e ad esultare in Lui nel tremore. Sappi, infatti, che anche negli svaghi e negli agi spirituali bisogna prestargli il culto con più riverenza e rispetto.
144. Perfetto pentimento: Avveduto è l'uomo che fino alla perfetta penitenza non si stacca dal ricordo doloroso dei propri peccati e dalla sanzione del fuoco eterno per la loro punizione.
145. Le virtù-velo: Chi, stretto ancora dai peccati e dagli accessi di collera, osa con impudenza tendere alla santa scienza delle cose o anche penetrare nella preghiera immateriale, costui riceva la censura dell'Apostolo, poiché non è senza pericolo che egli preghi col capo nudo e scoperto. Un'anima in tali condizioni - sta, infatti, scritto - deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli presenti, coprendosi di pudore e di umiltà come si conviene.
146. Il Sole e la lucerna: Come non gioverà a chi soffre di una malattia agli occhi fissare senza schermo e con insistenza il sole in pieno mezzogiorno e nel suo più intenso fulgore, così non gioverebbe in alcun modo all'intelletto contaminato da passioni e impuro contraffare la terribile e sublime preghiera in spirito e verità; ma anzi, al contrario, ciò susciterebbe contro il medesimo intelletto la divina indignazione.
147. L'altare e il turibolo: Se colui che si era avvicinato con un dono all'altare non fu accolto da Chi non ha bisogno di nulla ed è incorruttibile, finché non si fosse riconciliato con il prossimo che aveva motivo per dolersi di lui, considera di quanta sorveglianza e di quanto discernimento c'è bisogno perché offriamo a Dio un incenso ben gradito sull'altare dell'intelletto.
148. Il volto del peccatore: Non essere uno che si compiace della verbosità e della gloriola. Altrimenti i peccatori costruiscono non più sul tuo dorso, ma sul tuo volto, e sarai per loro oggetto di ludibrio nel tempo della preghiera, adescato e sedotto da essi con pensieri diversi.
SULLA VIA DELLA GIOIA
149. L'attenzione: L'attenzione che va in cerca della preghiera troverà la preghiera, poiché, se c'è qualcosa a cui segue la preghiera, è l'attenzione. Per questa bisogna, dunque, seriamente adoperarsi.
150. Contemplazione deificante: Come la vista è il migliore di tutti i sensi, così pure la preghiera è la più divina di tutte le virtù.
151. L'eccellenza della qualità: L'eccellenza della preghiera non è data dalla mera quantità, ma dalla qualità. Ciò dimostrano quelli che salirono al tempio, e l'espressione: "Voi, quando pregate, non ripetete vanamente le stesse parole", eccetera.
152. La strada lenta: Fintantoché fai attenzione a ciò che è conveniente al corpo, e il tuo intelletto ha cura delle cose che sono di gradimento alla tenda, non hai ancora visto il luogo della preghiera. Anzi, è lontana la strada beata che ad essa conduce.
153. Al di sopra di ogni gioia: Quando, infatti, accostandoti alla preghiera, sei pervenuto al di sopra di ogni altra gioia, allora hai veramente trovato la preghiera.
Capitolo II: L’immunità della Vergine dal triplice effetto della colpa attuale, dal triplice effetto della miseria originale, dal triplice effetto della pena infernale.
Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia
Leggilo nella BibliotecaAve Maria, ecc. Facciamo risuonare quell’Ave, dolce parola e buona con la quale si incominciò la nostra redenzione dall’eterna sventura. Facciamolo, dico, risuonare spesso singolarmente ed in coro devotamente, dicendo : Ave, Maria. Ave e Ave e nuovamente Ave e mille volte Ave. Ecco, infatti, o carissimi, come si è detto sopra, la SS. Vergine Maria per l’assoluta assenza di colpa e immunità, per l'assoluta innocenza è purità detta vita a ragione è salutata con l’Ave, a ragione a lei è rivolta in principio l’Ave del saluto, Ave dico perché senza “vae " cioè senza guai (Conf. Petr. Cellens. serm. 24, in Ann. B. M. V. "Quid est Ave? Sine vae".
), Si deve considerare , che è triplice il “vae " da cui fu immune Maria, a cui invece è detto : Ave. Vi è infatti il "vae" della colpa, il "vae" della miseria e il " vae " della geenna, il " vae " dico della colpa attuale, della miseria originale, e della pena infernale, Di questi tre " vae " non senza ragione intendiamo ciò che si dice nell’ottavo capo dell'Apocalisse (Vers. 13): "Ho udito, dice Giovanni, la voce di un'aquila volante nel mezzo del cielo e dicente con grande strepito : guai, guai, guai (cioè vae, vae, vae) agli abitanti della terra ". Ma ecco, ciascuno di questi tre “vae " si moltiplica per tre " vae " cosi che siano insieme nove “ vae ", contro cui meritamente fu detto a Maria Ave. Poiché vi sono tre “ vae " di colpa, tre di miseria, tre di geenna, per la cui assenza Ella a ragione è salutata con l'Ave.
In primo luogo dunque, o carissimi, dobbiamo considerare che è triplice il "vae " della colpa, cioè il “ vae " della colpa del cuore, della colpa della bocca, della colpa delle opere. Anche di questi tre " vae " si può dire : guai, guai, guai agli abitanti della terra. — Guai dunque ai peccatori per la colpa del cuore, come si dice nel ventesimo nono capo di Isaia (Vers. 15) : Guai a voi che vi nascondete nel vostro cuore per celare al Signore i vostri disegni etc. Guai in verità ai peccatori dal cuore ipocrita, poiché i nascosti cuori dei malvagi sono le profonde sentine dei demoni e gli ipocriti sepolcri pieni d'ogni fetore di vizi. Guai a loro dunque, come è detto nel ventesimo terzo di Matteo (Vers. 27 ) : " Guai a voi, scribi e farisei, ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che esteriormente appaiono agli uomini eleganti, dentro invece sono pieni di ossa di morti e di ogni sporcizia. — Oh ! quanto fu lungi da questo " vae " l’innoceutissimo cuore di Maria, testimoniandone S. Bernardo (Serm. 2 in ass. n. 8) che dice: "Maria non ebbe alcun proprio peccato e dall’innocentissimo suo cuore fu alieno anche il pentimento ". Perché infatti il cuor di Maria dovea pentirsi quando mai commise alcunché degno di pentimento ? Per questo il mondissimo suo cuore non fu la sentina del diavolo, non fu un sepolcro di vizi, anzi fu l'orto e il paradiso dello Spirito Santo, secondo ciò. che dicesi nel quarto della Cantica (Vers. 12): "orto tutto chiuso, sorella mia sposa, orto tutto chiuso "; “veramente orto di delizie, come dice Girolamo (Epist. cit. n. 9), in cui è piantato ogni genere di fiori e ogni profumo di virtù ". Perché dunque Maria fu sì lontana dal " vae " della colpa del cuore, meritamente a Lei e detto: Ave.
Parimente, guai ai peccatori per la colpa della bocca, come si dice nel quinto di Isaia (Vers. 20): " Guai a voi che chiamate il male bene e il bene male “. — Guai a loro e guai a tutti i peccatori poiché portano nella bocca il veleno, del diavolo, come dicesi nel salmo (Psalm. 13, 3) : veleno di serpenti sopra i loro labbri. O quanto lungi da questo " vae " fu la santissima bocca di Maria ! Onde ben dice, Ambrogio (II de Virgin. c. 2, n. 7) ; " Niente di orribile negli occhi di Maria, niente di procace nelle parole, niente negli atti vi fu di inverecondo ".
Nella bocca di Maria dunque non vi fu il fiele e il veleno del diavolo ma il miele e il latte dello Spirito santo, secondo il quarto della Cantica (Vers. 11). Un favo gocciolante i tuoi labbri, o sposa; miele e latte su la tua lingua. - Non ebbe Maria nella lingua un candidissimo latte quando proferì la castissima parola (Luc. 1, 34) : In qual modo avverrà questo, se io non conosco alcun uomo ? Non ebbe Maria sulla lingua anche un dolcissimo miele creando proferì quella melliflua parola (Luc. 1, 38) : Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola ? Poiché dunque fu sì lontano da Maria il “ vae " della bocca, meritamente a lei fu detto: Ave.
Parimente, guai ai peccatori per la colpa delle opere, come si dice nel secondo dell’Ecclesiastico (Vers. 14): Guai al cuore doppio e ai labbri maligni e alle mani malfattrici. Qui si toccano tutti questi tre " vae ". Guai ai doppi di cuore, per la colpa del cuore ; guai ai labbri maligni, per la colpa della bocca ; guai alle mani malfattrici, per la colpa delle opere. O quanto lontana da tal "vae" fu ogni opera e l'intera vita di Maria ! Per cui ben dice S. Bernardo (Epist. 174, n. 5) : " Fu conveniente che la regina delle Vergini conducesse una vita senza alcun peccato per singolare privilegio di santità affinché, mentre dava alla luce il distruttore del peccato e della morte, ottenesse a tutti il dono della vita e della giustizia ". Osserva come dica " senza alcun peccato ". Maria condusse tutta la vita in modo da non contrarre alcuna macchia di peccato né col cuore, né col labbro né con le opere, talché con tutta verità il Signore poteva dirle (Cant. 4, 7): Tutta bella sei, o amica mia, e macchia non è in te. - Così dunque Maria SS. e innocentissima col cuore fu senza 'vae " e per questo a lei fu detto: Ave.
In secondo luogo, si deve considerare che Maria fu immune non solo dal triplice " vae " della colpa attuale, ma anche dal triplice " vae " della miseria originale, cioè dal " vae " della miseria dei nati, dal " vae " della miseria delle partorienti, dal " vae " della miseria dei morenti. II "vae” della miseria dei nati è il "vae” del fomite che rende infermi tutti i nati, e il "vae" della miseria delle partorienti è il “vae " del dolore che tormenta le partorienti, il “vae " della miseria dei morenti è il " vae " del dissolvimento che riduce in cenere i morenti. Anche di questi tre “ vae " si può dire : guai, guai, guai agli abitanti della terra. - II " vae " dunque della miseria dei nati è il " vae " del fomite innato in noi, per cui secondo l’originale corruzione siamo tanto deboli al bene e tanto proni al male che ogni nato col fomite, ogni infermo per il fomite e dal fomite piagato può dire col decimo capo di Geremia (vers. 19); "Guai a me per il mio dolore, mia pessima piaga. Io poi ho detto : questa in vero è la mia infermità ed io dovrò portarla. — Ma ohimè! non solo nei nascenti vi è il "vae" della miseria è della infermità che inclina al male gli adulti, ma vi è anche il "vae" della deformità e della colpa che incita all'ira i pargoli; di cui l'apostolo dice (Eph. 2, 3): tutti nasciamo figli dell’ira. — O quanto fu immune da questo "vae" dei nati la santissima nascita di Maria che non solo fu liberata dalla colpa originale, ma anche dalla miseria del fomite in quanto era incline al peccato, in modo che per la santificazione nell'utero materno mai fu prona al peccato, testimonio S. Bernardo che dice (Epist. cit. n. 5) : " Io credo che sia discesa, in Lei una più copiosa grazia di santificazione che abbia santificato non solo la sua nascita ma abbia anche custodito immune da ogni peccato tutta la vita ". Poiché dunque la nascita di Maria fu si lontana da questo " vae " meritamente a lei fu detto : Ave.
Parimente il " vae " della miseria delle partorienti è quel " vae ” dell'originale maledizione di cui ad Eva fu detto : Tu partorirai i figli nel dolore. Di questo " vae " a molte incinte si può dire generalmente ciò che in special modo di alcune dice il Signore nel ventesimo quarto di Matteo : Guai alle incinte e alle allattante in quei giorni! O quanto da questo “ vae “ fu immune l’utero pregnante e partoriente di Maria, testimonio Agostino che dice (Homil. 3 de Nat. B. M. V. post initium): " O quanto è beata questa Madre che senza contaminarsi concepì e senza dolore partorì la nostra medicina ! " Poiché dunque Maria fu sì lontana da questo " vae " delle partorienti, meritamente a Lei fu detto: Ave.
Parimente, il “ vae " della miseria dei morenti è il “ vae " della incinerazione che fu inflitta all'uomo quando al peccatore fu detto (Gen. 3. 19) : Tu sci polvere, e in polvere tornerai. Onde tanto del " vae ” dei morenti quanto del “ vae " dei nascenti ben si può intendere ciò che è detto nel quarantesimo primo dell'Ecclesiastico (Vers. 11. Seg) : Guai a voi, o empi, che avete abbandonato la legge del Signore altissimo. Anche se sarete per nascere, nascerete nella maledizione; e se sarete per morire, la vostra parte sarà nella maledizione. Certamente tanto i pii che gli empi nascono nella maledizione del fomite e moriranno nella maledizione della polvere, ma pure non senza una conveniente ragione qui si inculca ai soli empi il " vae " dell'una e dell'altra maledizione, poiché a costoro sarà più pericoloso il fomite e l'incinerazione più odiosa. Finalmente agli ingiusti la miseria del fomite sarà più nociva e il ricordo dell'incinerazione più amaro che ai giusti. O quanto lontano da questo " vae " dell’incinerazione fu, come crediamo, il SS. corpo di Maria ! Questo corpo infatti è l’arca SS. di Dio, a cui fu conveniente non esser putrefatto, ma a somiglianza del suo Figlio, esser risuscitato prima di ogni putrefazione. Onde tanto del Figlio quanto della Madre segnalatamente dice il profeta (Psalmi 131, 8) : Risorgi, o Signore, nella tua pace, tu e l’arca della tua santificazione.
Quest’arca fu fatta con legni incorruttibili (Cfr. Exod. 25. 10), perché la carne di Maria per niente fu, come crediamo, putrefatta. E per questo ben dice S. Agostino (De Assunt. B. M. V. n. 6) : " Più degno è il cielo che la terra, di conservare sì prezioso tesoro, e a ragione a tanta integrità tiene dietro l’incorruttibilità e non il dissolvimento della putredine ". Così dunque Maria in quel modo che è stato detto, fu lontana dal " vae “ delle partorienti, lontana dal " vae " dei morenti, e per ciò a lei fu detto : Ave.
In terzo luogo, o carissimi, dobbiamo considerare che Maria non solo fu immune dal triplice " vae " della colpa attuale; non solo dal triplice “ vae " della miseria originale, ma anche dal triplice " vae " della colpa infernale. Questo triplice " vae " consiste nella grandezza, nella moltitudine, nella lunghezza delle pene. Guai dunque tanto ai dannati che ai dannandi, guai, dico, per la grandezza, guai per la moltitudine, guai per la lunghezza dei tormenti. Di questi tre “ vae " si può dire : guai, guai, guai agli abitanti della terra.
Il " vae " dunque della geenna consiste nella grandezza delle pene ; di questo " vae " ben si dice nel ventesimo quarto di Ezechiele (Vers. 9) : guai alla città sanguinaria, della quale io farò un gran fuoco. — La città sanguinaria è la riunione di tutti gli empi, di cui grande sarà il fuoco nel grande incendio dei dannati. O quanto lontana da questo grande " vae " della grandezza della pena fu la immensa grandezza della grazia e della gloria di Maria, alla quale, contro il grande fuoco dei dannati nell'inferno, già Dio aveva preparato un'immensa gloria in cielo, affinché come fu grande nel merito, così pure fosse grande nel premio. Onde Ella è quel gran trono di cui si parla nel decimo capo del terzo libro dei Re (Vers. 18) : Il re Salomone fece un gran trono di avorio. Il trono di Salomone per verità è Maria, grande assolutamente nella grazia e nella gloria. Per questo ben dice S. Bernardo (Serm. I. in Assuns. B. M. V. n. 4) : " Quanto di grazia acquistò in terra Maria sopra tutti, tanto di gloria singolare ottenne in cielo". Poiché dunque Maria fu tanto lontanissima da questo " vae " meritamente a Lei fu detto : Ave.
Parimente, il "vae" della geenna consiste non solo nella grandezza delle pene, ma anche nella loro moltitudine : onde è detto nel terzo di Isaia (Vers. 9) : Guai alle loro anime, perché saranno loro resi mali per mali. Dice mali al plurale, perché molti anzi moltissimi mali per mali saranno resi nella geenna. O quanto lontano da questo “vae" della moltitudine dei tormenti fa in Maria la moltitudine dei meriti e dei premi, alla quale contro i molti mali dei dannati nell'inferno già Dio aveva preparato molti beni in cielo, talché nessun angelo e nessun santo può a lei somigliarsi per la moltitudine e la riunione dei beni celesti, secondo il detto del trentesimo primo dei Proverbi (Vers. 29) : Molte figlie hanno riunite grandi ricchezze, ma tu tutte le hai superate. Se per tali figlie intendiamo le anime sante o le intelligenze angeliche, Maria non ha superato forse tutte , le loro speciali ricchezze ? Non ha superalo Ella tutte le ricchezze delle vergini, dei confessori, dei martiri, degli apostoli, dei profeti, dei patriarchi, degli angeli ? essendo Ella sola la primizia delle vergini, lo specchio dei confessori, la rosa dei martiri, il registro degli apostoli, l'oracolo dei profeti, la figlia dei patriarchi, la regina degli angeli. Che cosa infatti le mancò delle ricchezze di tutti costoro ? Ascolta. Girolamo infatti dice (Epist cit. n. 15); "Se tu osservi con più diligenza Maria, tu troverai che non vi è virtù, bellezza, candore e gloria che in Lei non risplenda ". Poiché dunque Maria fa tanto lontanissima da questo " vae " della geenna, a ragione a Lei fu detto : Ave.
Parimente, il " vae " della geenna non solo nella grandezza, non solo nella moltitudine, ma anche nella lunghezza ossia nella eternità delle pene consiste, onde nella Epistola canonica di Giuda si dice (Vers. 11. et 13) : Guai a coloro che si incamminarono nella via di Caino, e per mercede si smarrirono nell'errore di Balaam e perirono nella ribellione di Core. E dopo poco segue : ai quali è riservata in eterno la tenebrosa caligine. Osserva che dice in eterno e considera quanta sia quella perpetuità delle pene che non ha mai fine in eterno, quanto lontanissima da questo lunghissimo " vae " della geenna fu la perpetuità della gloria di Maria alla quale, contro le eterne tenebre dell'inferno, già il Signore aveva preparato l'eterna luce del cielo, affinché come l'anima peccatrice, sede del diavolo, è in eterno miserevolmente tenebrosa, così Maria mediatrice, sede di Cristo, è in eterno mirabilmente luminosa, secondo il detto del salmo (Psalm. 88, 38) "Il suo trono come un sole al mio cospetto, e luna perfetta in eterno “.
Così dunque la beatissima Vergine Maria fa lontana dal triplice “vae " della geenna, anzi fu lontana dai suddetti nove " vae " e per questo a ragione a Lei fu detto: Ave. Noi dunque, o carissimi, tutti a Lei diciamo Ave, e tutti preghiamola onde Ella ci ottenga dal suo dolcissimo Figlio di esser liberati da ogni " vae " per il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio suo, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna.
Il più doloroso tormento è la perdita di Dio
Beata Alexandrina Maria da Costa
Quando potrò tralasciare di obbedire circa l'obbligo di dettare i
sentimenti della mia anima? Vorrei che essi morissero e scomparissero
in me come io sento di essere morta e scomparsa. Tutto vive, tutto
canta e benedice il Signore; gli uccelli e ogni creatura Lo lodano;
eccetto io: da me non è lodato, non è amato. La mia vita non esiste; fu
una vita perduta. Quante volte sgorgano dalla mia anima violenti
impulsi e sfoghi quasi disperati: « Maledetta la mia vita! Meglio non
fossi nata; maledetto il latte che mi ha nutrita, e maledetti coloro
che mi hanno allevata ». Le fiamme dell'inferno si estendono su di me.
Colà tutto è orribile ma il maggiore e più doloroso tormento è la
perdita di Dio. Lo potessi almeno vedere! Nonostante il peso della sua
divina giustizia, vorrei amarLo. Almeno Lo amassi qui: voglio dire che
in mezzo a queste sofferenze che lacerano l'anima non perdessi la
serenità e la pace. A volte mi pare di disperare. Ma il mio Gesù
misericordioso mi soccorre e solleva il mio spirito;... io abbraccio la
mia croce con maggiore amore e più fiducia. Il demonio mi dice che sono
io che invento le mie lotte per aver da dettare. Mio Gesù, vorrei
amarti, ma non vorrei avere da dettare... Ebbi con il demonio due
attacchi violenti e di lunga durata... Il cuore mi batteva così forte
da non poter più resistere, il sudore mi bagnava tutta... Stavo
abbracciata al mio crocifisso, lo stringevo con tutta la forza
possibile, dicendo: - O Gesù, o Mammina, amarvi sempre; riparare sì,
peccare no, piuttosto l'inferno. - Le mie forze non resistevano più:
né quelle dell'anima né quelle del corpo. Venne Gesù e pose termine
alla lotta: - Maledetto, maledetto, sia tu maledetto ancora, maledetto
nella eternità. Vieni, figlia mia, vieni, mia vittima... sono
testimonio della tua riparazione: non Mi hai offeso... - (diario,
21-8-1945).