Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 32° settimana del tempo ordinario (San Martino di Tours)
Vangelo secondo Matteo 5
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Secondo libro delle Cronache 30
1Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda e scrisse anche lettere a Èfraim e a Manàsse per convocare tutti nel tempio in Gerusalemme a celebrare la pasqua per il Signore Dio di Israele.2Il re, i suoi ufficiali e tutta l'assemblea di Gerusalemme decisero di celebrare la pasqua nel secondo mese,3perché non avevano potuto celebrarla nel tempo fissato per il fatto che i sacerdoti non si erano purificati in numero sufficiente e il popolo non si era radunato in Gerusalemme.4La proposta piacque al re e a tutta l'assemblea.5Stabilirono di proclamare con bando in tutto Israele, da Bersabea a Dan, che tutti venissero a celebrare in Gerusalemme la pasqua per il Signore Dio di Israele, perché molti non avevano osservato le norme prescritte.6Partirono i corrieri con lettere da parte del re e dei suoi ufficiali per recarsi in tutto Israele e Giuda. Secondo l'ordine del re dicevano: "Israeliti, fate ritorno al Signore Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, ed egli ritornerà a quanti fra voi sono scampati dal pugno dei re d'Assiria.7Non siate come i vostri padri e i vostri fratelli, infedeli al Signore Dio dei loro padri, che perciò li ha abbandonati alla desolazione, come potete constatare.8Ora non siate di dura cervice come i vostri padri, date la mano al Signore, venite nel santuario che egli ha santificato per sempre. Servite il Signore vostro Dio e si allontanerà da voi la sua ira ardente.9Difatti, se fate ritorno al Signore, i vostri fratelli e i vostri figli troveranno compassione presso coloro che li hanno deportati; ritorneranno in questo paese, poiché il Signore vostro Dio è clemente e misericordioso e non distoglierà lo sguardo da voi, se voi farete ritorno a lui".
10I corrieri passarono di città in città nel paese di Èfraim e di Manàsse fino a Zàbulon, ma la gente li derideva e si faceva beffe di loro.11Solo alcuni di Aser, di Manàsse e di Zàbulon si umiliarono e vennero a Gerusalemme.12In Giuda invece si manifestò la mano di Dio e generò negli uomini un pentimento concorde per eseguire il comando del re e degli ufficiali secondo la parola del Signore.13Si riunì in Gerusalemme una grande folla per celebrare la festa degli azzimi nel secondo mese; fu un'assemblea molto numerosa.14Cominciarono a eliminare gli altari che si trovavano in Gerusalemme; eliminarono anche tutti gli altari dei profumi e li gettarono nel torrente Cedron.
15Essi immolarono la pasqua il quattordici del secondo mese; i sacerdoti e i leviti, pieni di confusione, si purificarono e quindi presentarono gli olocausti nel tempio.16Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano aspersioni con il sangue che ricevevano dai leviti17perché molti dell'assemblea non si erano purificati. I leviti si occupavano dell'uccisione degli agnelli pasquali per quanti non avevano la purità richiesta per consacrarli al Signore.18In realtà la maggioranza della gente, fra cui molti provenienti da Èfraim, da Manàsse, da Ìssacar e da Zàbulon, non si era purificata; mangiarono la pasqua senza fare quanto è prescritto. Ezechia pregò per loro: "Il Signore che è buono perdoni19chiunque abbia il cuore disposto a ricercare Dio, ossia il Signore Dio dei suoi padri, anche senza la purificazione necessaria per il santuario".20Il Signore esaudì Ezechia e risparmiò il popolo.
21Così gli Israeliti che si trovavano in Gerusalemme celebrarono la festa degli azzimi per sette giorni con grande gioia, mentre i sacerdoti e i leviti lodavano ogni giorno il Signore con gli strumenti che risuonavano in suo onore.22Ezechia parlò al cuore di tutti i leviti, che avevano dimostrato un profondo senso del Signore; per sette giorni parteciparono al banchetto solenne, offrirono sacrifici di comunione e lodarono il Signore, Dio dei loro padri.
23Tutta l'assemblea decise di festeggiare altri sette giorni; così passarono ancora sette giorni di gioia.24Difatti il re Ezechia aveva donato alla moltitudine mille giovenchi e settemila pecore; anche i capi avevano donato alla moltitudine mille giovenchi e diecimila pecore. I sacerdoti si purificarono in gran numero.25Tutta l'assemblea di Giuda, i sacerdoti e i leviti, tutto il gruppo venuto da Israele, gli stranieri venuti dal paese di Israele e gli abitanti di Giuda furono in festa.26Ci fu una gioia straordinaria in Gerusalemme, perché dal tempo di Salomone figlio di Davide, re di Israele, non c'era mai stata una cosa simile in Gerusalemme.
27I sacerdoti e i leviti si levarono a benedire il popolo; la loro voce fu ascoltata e la loro preghiera raggiunse la santa dimora di Dio nel cielo.
Salmi 71
1In te mi rifugio, Signore,
ch'io non resti confuso in eterno.
2Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami.
3Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
4Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio,
dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore.
5Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
6Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
a te la mia lode senza fine.
7Sono parso a molti quasi un prodigio:
eri tu il mio rifugio sicuro.
8Della tua lode è piena la mia bocca,
della tua gloria, tutto il giorno.
9Non mi respingere nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
10Contro di me parlano i miei nemici,
coloro che mi spiano congiurano insieme:
11"Dio lo ha abbandonato,
inseguitelo, prendetelo,
perché non ha chi lo liberi".
12O Dio, non stare lontano:
Dio mio, vieni presto ad aiutarmi.
13Siano confusi e annientati quanti mi accusano,
siano coperti d'infamia e di vergogna
quanti cercano la mia sventura.
14Io, invece, non cesso di sperare,
moltiplicherò le tue lodi.
15La mia bocca annunzierà la tua giustizia,
proclamerà sempre la tua salvezza,
che non so misurare.
16Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
17Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
18E ora, nella vecchiaia e nella canizie,
Dio, non abbandonarmi,
finché io annunzi la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue meraviglie.
19La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo,
tu hai fatto cose grandi:
chi è come te, o Dio?
20Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:
mi darai ancora vita,
mi farai risalire dagli abissi della terra,
21accrescerai la mia grandezza
e tornerai a consolarmi.
22Allora ti renderò grazie sull'arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio;
ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele.
23Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra
e la mia vita, che tu hai riscattato.
24Anche la mia lingua tutto il giorno
proclamerà la tua giustizia,
quando saranno confusi e umiliati
quelli che cercano la mia rovina.
Salmi 40
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
2Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
3Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
4Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
5Beato l'uomo che spera nel Signore
e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna.
6Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,
quali disegni in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare.
Se li voglio annunziare e proclamare
sono troppi per essere contati.
7Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
8Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me è scritto,
9che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".
10Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
11Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore,
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho nascosto la tua grazia
e la tua fedeltà alla grande assemblea.
12Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia
mi proteggano sempre,
13poiché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono
e non posso più vedere.
Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.
14Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto.
15Vergogna e confusione
per quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano coperti d'infamia
quelli che godono della mia sventura.
16Siano presi da tremore e da vergogna
quelli che mi scherniscono.
17Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza.
18Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.
Geremia 32
1Parola che fu rivolta a Geremia dal Signore nell'anno decimo di Sedecìa re di Giuda, cioè nell'anno decimo ottavo di Nabucodònosor.2L'esercito del re di Babilonia assediava allora Gerusalemme e il profeta Geremia era rinchiuso nell'atrio della prigione, nella reggia del re di Giuda,3e ve lo aveva rinchiuso Sedecìa re di Giuda, dicendo: "Perché profetizzi con questa minaccia: Dice il Signore: Ecco metterò questa città in potere del re di Babilonia ed egli la occuperà;4Sedecìa re di Giuda non scamperà dalle mani dei Caldei, ma sarà dato in mano del re di Babilonia e parlerà con lui faccia a faccia e si guarderanno negli occhi;5egli condurrà Sedecìa in Babilonia dove egli resterà finché io non lo visiterò - oracolo del Signore -; se combatterete contro i Caldei, non riuscirete a nulla"?
6Geremia disse: Mi fu rivolta questa parola del Signore:7"Ecco Canamèl, figlio di Sallùm tuo zio, viene da te per dirti: Cómprati il mio campo, che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di riscatto per acquistarlo".8Venne dunque da me Canamèl, figlio di mio zio, secondo la parola del Signore, nell'atrio della prigione e mi disse: "Compra il mio campo che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di acquisto e a te tocca il riscatto. Cómpratelo!".
Allora riconobbi che questa era la volontà del Signore9e comprai il campo da Canamèl, figlio di mio zio, e gli pagai il prezzo: diciassette sicli d'argento.10Stesi il documento del contratto, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai l'argento sulla stadera.11Quindi presi il documento di compra, quello sigillato e quello aperto, secondo le prescrizioni della legge.12Diedi il contratto di compra a Baruc figlio di Neria, figlio di Macsia, sotto gli occhi di Canamèl figlio di mio zio e sotto gli occhi dei testimoni che avevano sottoscritto il contratto di compra e sotto gli occhi di tutti i Giudei che si trovavano nell'atrio della prigione.13Diedi poi a Baruc quest'ordine:14"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Prendi i contratti di compra, quello sigillato e quello aperto, e mettili in un vaso di terra, perché si conservino a lungo.15Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese".
16Pregai il Signore, dopo aver consegnato il contratto di compra a Baruc figlio di Neria:17"Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile.18Tu usi misericordia con mille e fai subire la pena dell'iniquità dei padri ai loro figli dopo di essi, Dio grande e forte, che ti chiami Signore degli eserciti.19Tu sei grande nei pensieri e potente nelle opere, tu, i cui occhi sono aperti su tutte le vie degli uomini, per dare a ciascuno secondo la sua condotta e il merito delle sue azioni.20Tu hai operato segni e miracoli nel paese di Egitto e fino ad oggi in Israele e fra tutti gli uomini e ti sei fatto un nome come appare oggi.21Tu hai fatto uscire dall'Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli, con mano forte e con braccio possente e incutendo grande spavento.22Hai dato loro questo paese, che avevi giurato ai loro padri di dare loro, terra in cui scorre latte e miele.
23Essi vennero e ne presero possesso, ma non ascoltarono la tua voce, non camminarono secondo la tua legge, non fecero quanto avevi comandato loro di fare; perciò tu hai mandato su di loro tutte queste sciagure.
24Ecco, le opere di assedio hanno raggiunto la città per occuparla; la città sarà data in mano ai Caldei che l'assediano con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu avevi detto avviene; ecco, tu lo vedi.25E tu, Signore Dio, mi dici: Comprati il campo con denaro e chiama i testimoni, mentre la città sarà messa in mano ai Caldei".
26Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:27 "Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forse impossibile per me?28Pertanto dice il Signore: Ecco io darò questa città in mano ai Caldei e a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale la prenderà.29Vi entreranno i Caldei che combattono contro questa città, bruceranno questa città con il fuoco e daranno alle fiamme le case sulle cui terrazze si offriva incenso a Baal e si facevano libazioni agli altri dèi per provocarmi.30Gli Israeliti e i figli di Giuda non hanno fatto che quanto è male ai miei occhi fin dalla loro giovinezza; gli Israeliti hanno soltanto saputo offendermi con il lavoro delle loro mani. Oracolo del Signore.
31Poiché causa della mia ira e del mio sdegno è stata questa città da quando la edificarono fino ad oggi; così io la farò scomparire dalla mia presenza,32a causa di tutto il male che gli Israeliti e i figli di Giuda commisero per provocarmi, essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme.
33Essi mi voltarono la schiena invece della faccia; io li istruivo con continua premura, ma essi non ascoltarono e non impararono la correzione.34Essi collocarono i loro idoli abominevoli perfino nel tempio che porta il mio nome per contaminarlo35e costruirono le alture di Baal nella valle di Ben-Hinnòn per far passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Moloch - cosa che io non avevo comandato, anzi neppure avevo pensato di istituire un abominio simile -, per indurre a peccare Giuda".
36Ora così dice il Signore Dio di Israele, riguardo a questa città che voi dite sarà data in mano al re di Babilonia per mezzo della spada, della fame e della peste:37 "Ecco, li radunerò da tutti i paesi nei quali li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore e nel mio grande sdegno; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare tranquilli.38Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.39Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi perché mi temano tutti i giorni per il loro bene e per quello dei loro figli dopo di essi.40Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me.41Godrò nel beneficarli, li fisserò stabilmente in questo paese, con tutto il cuore e con tutta l'anima".42Poiché così dice il Signore: "Come ho mandato su questo popolo tutto questo grande male, così io manderò su di loro tutto il bene che ho loro promesso.43E compreranno campi in questo paese, di cui voi dite: È una desolazione, senza uomini e senza bestiame, lasciato in mano ai Caldei.44Essi si compreranno campi con denaro, stenderanno contratti e li sigilleranno e si chiameranno testimoni nella terra di Beniamino e nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda e nelle città della montagna e nelle città della Sefèla e nelle città del mezzogiorno, perché cambierò la loro sorte". Oracolo del Signore.
Atti degli Apostoli 16
1Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco;2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio.3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco.4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero.5Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
6Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia.7Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro;8così, attraversata la Misia, discesero a Tròade.9Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!".10Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.
11Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso Neàpoli e12di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni;13il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite.14C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.
16Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina.17Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza".18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all'istante.19Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città;20presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei21e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare".22La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.
25Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli.26D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.27Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.28Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui".29Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila;30poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?".31Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia".32E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.33Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi;34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!".36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace".37Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!".38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono;39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città.40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.
Capitolo XVII: Affidare stabilmente in Dio ogni cura di noi stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, lascia che io faccia con te quello che voglio: io so quello che ti è necessario. Tu hai pensieri umani e i tuoi sentimenti seguono spesso suggestioni umane. Signore, è ben vero quanto dici. La tua sollecitudine per me è più grande di ogni premura che io possa avere per me stesso. In verità, chi non rimette in te tutte le sue preoccupazioni si affida proprio al caso. Signore, purché la mia volontà sia continuamente retta e ferma in te, fai di me quello che ti piace. Giacché, qualunque cosa avrai fatto di me non può essere che per il bene. Se mi vuoi nelle tenebre, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nella luce, che tu sia ancora benedetto. Se ti degni di darmi consolazione, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nelle tribolazione, che tu sia egualmente benedetto.
2. Figlio, se vuoi camminare con me, questo deve essere il tuo atteggiamento. Devi essere pronto a patire, come pronto a godere; devi lietamente essere privo di tutto e povero, come sovrabbondante e ricco. Signore, qualunque cosa vorrai che mi succeda, la sopporterò di buon grado per tuo amore. Con lo stesso animo voglio accettare dalla tua mano bene e male, dolcezza e amarezza, gioia e tristezza; e voglio renderti grazie per ogni cosa che mi accada. Preservami da tutti i peccati, e non temerò né la morte né l'inferno. Purché tu non mi respinga per sempre cancellandomi dal libro della vita, qualunque tribolazione mi piombi addosso non mi farà alcun male.
DISCORSO 293/D SUL NATALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Testimonianza del Signore su Giovanni e di questi sul Signore. Si dà lettura di Act 13, 25
1. È grande la testimonianza che dà il Signore stesso di Giovanni il battezzatore - non dell'Evangelista - del quale oggi celebriamo il giorno della nascita, il celebre giorno. Afferma infatti di lui il nostro Salvatore, il Signore suo e nostro... e che altro afferma di lui se non la Verità? Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista 1. Ecco chi riguarda la solennità che oggi viene celebrata: colui del quale uno più grande non è sorto tra i nati di donna. Ma proprio il Signore proseguì affermando: ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui 2. Che vuol dire più piccolo di lui? Minore quanto all'età, più grande in potenza. Giovanni, uomo di somma elevatezza, pur tuttavia uomo; ma nei riguardi di Cristo Signore, è ben poco dire di somma elevatezza in quanto è Dio uomo. Abbiamo riferito la testimonianza del Signore riguardo a Giovanni, dobbiamo dire della testimonianza di Giovanni riguardo al Signore. Richiamate alla memoria, ricordate la testimonianza resa dal Signore a Giovanni e che ho riportato, secondo la quale tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Questo è quanto ha detto Gesù di Giovanni; e Giovanni che ha detto di Gesù? Notate per prima cosa come trovava conferma la testimonianza del Signore nei riguardi di Giovanni. Questi era ritenuto il Cristo e, con la proclamazione della lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, ne avete ascoltato la narrazione e il commento e che Giovanni abbia detto: Che pensate che io sia? Io non sono il Cristo 3. L'abbaglio degli uomini supponeva di più, ma l'umiltà riconosceva quel che era. E notate con quanta facilità l'errore degli uomini si prestò all'abuso di potersi esibire al posto di Cristo. Non lo fece, meritatamente grande, superiore nella confessione e non in un superbo nitrire. Non sarebbe forse riuscito a convincerli di essere il Cristo? Già lo credevano; avrebbe confermato la loro opinione: avrebbe detto il falso quanto a ciò che era, ammettendo di esser ciò che non era. E se lo avesse fatto, dove sarebbe? Voi avete inviato messaggeri a Giovanni - disse il Signore Gesù ai Giudei - egli era una lucerna che arde e risplende e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce: io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni 4. Eccellente lucerna: giustamente se ne fuggì al di sotto di una pietra per non essere spenta dal vento della superbia.
Giovanni non è discepolo del Signore, anzi ha discepoli suoi. Testimone di Cristo il più grande degli uomini.
2. Notate dunque, carissimi, quanta sia stata la grandezza di Giovanni, e come ebbe conferma ciò che di lui disse il Signore: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battezzatore. Certo, Cristo era il Signore, anzi, è il Signore, che era prima di Giovanni, che era prima di Abramo, che era prima di Adamo, che era prima del cielo e della terra, perché tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui 5; era indubbiamente il Signore, e Dio si trovava sulla terra, e il Verbo era diventato carne 6; e, tuttavia, Giovanni non è annoverato tra i suoi discepoli. Richiamate alla memoria i nomi dei discepoli, dal primo all'ultimo. Vi si trova un Giovanni, ma è l'Evangelista, non il battezzatore: costui, dunque, per quel che appare all'esterno, non era discepolo di Cristo, anzi, anche al tempo di Cristo, egli radunava discepoli. Inoltre i Giudei, a proposito dei discepoli di Giovanni, ingiuriavano i discepoli di Cristo, e andavano spargendo calunnie fino a dire: Perché i discepoli di Giovanni non digiunano e i tuoi discepoli non digiunano? 7 Cristo aveva discepoli, anche Giovanni ne aveva; battezzava Giovanni, battezzava anche Cristo. È tra i nati di donna che nessuno è sorto più grande di Giovanni il battezzatore; nondimeno simile ad un rivale che si circonda di discepoli, in apparenza in opposizione a Cristo, pur tuttavia a favore di Cristo. Proprio perché aveva così grande prestigio da poter essere ritenuto il Cristo, dovette rendere testimonianza a Cristo. Colui al quale dà testimonianza l'uomo d'eccezione è più che uomo. Non sono chi voi credete. In verità sono assai dotato perché siate indotti a credere questo: non sono chi voi credete. E tu chi sei? 8 gli si disse. Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate al via al Signore 9. Guardate il precursore, accettate chi prepara la via, temete il Giudice. Preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri: ogni monte e colle saranno abbassati ed ogni valle sarà colmata, i luoghi scoscesi saranno livellati e le asperità diventeranno pianure, ed ogni uomo vedrà la salvezza di Dio 10. Non me, ma la salvezza di Dio. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. La lucerna dà testimonianza al giorno perché il giorno è Cristo. Che è Giovanni? Lucerna. Ma che bisogno c'era della lucerna? Perché il giorno era nascosto: si nascondeva finché diventasse manifesto: infatti si sarebbe manifestato solo perché era nascosto. Se l'avessero conosciuto non avrebbero mai crocifisso il Signore della gloria 11.
Cristo Parola e voce.
3. E tuttavia, non durando a lungo a resistere al "giorno", i Giudei prendono un abbaglio nei confronti della "lucerna": sono mandati dei messaggeri a Giovanni. Questi disse: Non sono io; in mezzo a voi c'è uno che è più grande di me. Di quanto più grande? In verità Cristo Signore aveva detto che tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il battezzatore 12; ma il più piccolo - diceva di se stesso per il fatto di esser nato più tardi - nel regno dei cieli è più grande di lui 13. Si disse più piccolo, non disse di quanto più grande. Da parte mia, perché non sembri che voglia sottrarre qualcosa, in quanto anch'esso costituisce un significato valido, e senza che mi allontani dalla verità, dirò inoltre questo: Proprio nelle parole - con le quali il Signore afferma che tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il battezzatore, ma chi è il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui - si trova un altro significato per via di una diversa esplicazione del contesto, nel caso tu voglia risolvere il: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista, ma chi è il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui, così da intendere che nel regno dei cieli ci sono i santi angeli e che è detto: quello che fra i santi angeli è il più piccolo, è più grande di tutti gli uomini. Sia quel significato, sia questo, non è incompatibile con la fede, in quanto è vero e che Cristo è minore in età, più grande in potenza; ed è vero pure che, per quanto l'uomo possa essere eminente, egli è da meno del più piccolo degli angeli. Ascoltiamo tuttavia da Giovanni quanto più grande egli abbia riconosciuto il Signore Gesù. Poiché egli disse: Chi viene dopo di me è più grande di me 14, vieni a sapere che è più grande di me, tu domandi quanto più grande. Se accade che taccia, entriamo in sospetto, ma fidiamoci senza esitare: infatti, Giovanni è il servo, Cristo è il Signore. Dica Giovanni quanto: Non sono degno - dice - di sciogliere il legaccio del suo sandalo 15. Quanto non si sarebbe umiliato riconoscendosene degno! Se quello sta in piedi o seduto e tu vai sciogliendo il legaccio del sandalo, io capisco: quello è il Signore e tu il servo. È ancor poco questo, dice Giovanni, non sono degno nemmeno di questo! Allora, se possibile, rendici ragione del fatto che non sei dei discepoli di lui ed hai raccolto dei discepoli indipendentemente da lui. Io - dice Giovanni - io non sono dei discepoli di lui; lo sono, ma non vedete dove. Chi possiede la sposa è lo sposo 16. La voce di Giovanni è a servizio di Cristo Signore: Chi possiede la sposa è lo sposo, ma l'amico dello sposo sta lì e lo ascolta 17. Senza dubbio non è un suo discepolo: certamente servo alla presenza di lui, amico per degnazione di lui. Disse infatti anche ai suoi discepoli: Non vi chiamo più servi, ma amici 18. Notate tuttavia il discepolo nella parte più interna, in occulto e nel segreto del santuario. L'amico dello sposo sta lì e lo ascolta. Deve stare in piedi e deve ascoltare: perché se non avesse ascoltato, sarebbe caduto e sarebbe stato simile a colui del quale il Signore stesso dice: egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità 19. In realtà il diavolo non stette in piedi e cadendo fu condannato egli che fa precipitare. Giovanni, invece, è stato in piedi e lo ha ascoltato. E che ne è seguito? Ed esulta di gioia alla voce dello sposo 20. Egli è la Parola, io sono la voce 21, dice Giovanni. È "voce" ed esulta di gioia alla voce dello sposo. Tu "voce", infatti, egli è la Parola; ma egli e parola e voce. Perché il Signore è parola e voce? Perché il Verbo si è fatto carne 22. Infatti, come la parola che genera la nostra mente è all'interno di essa ed è nascosta a coloro che sono al di fuori di noi, così ora: quel che dirò vi si nasconde, ma non è nascosto a me; la parola è già nella mia mente, ma, perché vi raggiunga, assume la voce e ciò che era occulto in me giunge fino a te e, intanto, non è che si allontani da me nel pervenire a te. Se è così nella mia parola, che dire del Verbo di Dio? Egli era presso il Padre, era nascosto presso il Padre; per venire a noi, assunse quale voce la carne, per cui giunse fino a noi e non si allontanò dal Padre. Anche i Giudei lo ascoltarono dire queste cose, ascoltarono pure Giovanni che ne parlava: Noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza 23. Che vuol dire "noi tutti"? Era il patriarca, era il profeta, era chiunque giusto, era qualsiasi predicatore, era Giovanni stesso, del quale non era sorto uno più grande tra i nati di donna 24; tutti hanno bevuto a quella sorgente, perciò hanno potuto render fuori di tali cose.
Predetta nel salmo, compiuta nel Vangelo l'erronea individuazione dei Giudei.
4. Essendo nascosto "il giorno", i Giudei ostili sono posti in imbarazzo dalla presenza della "lucerna". E rimasero confusi in pieno. Notate come interpellarono una volta il Signore stesso dicendo: Fino a quando ci tieni con l'animo sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi chiaramente 25. Miravano alla calunnia, non cercavano la verità. Per quanto tempo - dicono - ci tieni con l'animo sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi chiaramente. Ed egli a loro: Vi pongo anch'io una domanda, ditemi: da dove viene il battesimo di Giovanni? Dal cielo o dagli uomini? 26. Fu un lampo di sapienza e rimase mortificata l'avventatezza; quanti lo avevano interpellato tornarono in sé. Quelli che si fecero avanti intenzionati alla calunnia, retrocedettero imbarazzati; dissero tra loro o tra sé: Se avremo detto: dal cielo, ci risponderà: perché non gli avete creduto 27 quando ha dato testimonianza di me? Se gli avete creduto perché mi interrogate? Se avremo detto: dal cielo, questo ci risponderà tra sé: perché non gli avete creduto? Se avremo detto: dagli uomini, abbiamo timore di essere lapidati dalla folla 28. Infatti tutto il popolo giudaico considerava Giovanni un profeta. Perciò, con la lucerna davanti al giorno, accorgendosi che dando una delle due risposte avrebbero condannato se stessi, risposero: Non sappiamo 29. Per il fatto che sapevano, risposero: Non sappiamo. E il Signore: Neanch'io vi dico con quale potere faccio queste cose 30. Che avranno detto? che avranno risposto? Senza dubbio rimasero svergognati e si compì la profezia di chi dice nel Salmo: Ho preparato una lucerna al mio Cristo 31. Riflette in qual tempo fu detta e quando si è adempiuta. Nel Salmo potete leggere quando fu detta e, nel Vangelo, quando si è adempiuta. Ho preparato una lucerna al mio Cristo? A che scopo? Per confondere i suoi nemici 32. Che ostinata confusione! ogni giorno provano confusione e non si convertono.
È da Dio ogni nostro merito; ci è proprio il nostro male. Dio cresce in noi quando giungiamo a conoscerlo.
5. Quanto a noi, carissimi, che siamo stati innestati al posto dei rami recisi, - così infatti dice l'Apostolo - ascoltiamolo, non alimentiamo in noi la presunzione; in tutto ciò che siamo di buono, riconosciamo il dono di Dio, attribuiamo a noi stessi ciò per cui siamo cattivi. Ha l'animo retto chi, nei suoi beni, loda il solo Dio e, nei suoi mali, non offende Dio. Infatti, in qualunque modo ci tratti, Dio opera consapevolmente: nessuno è più buono di lui, nessuno più sapiente, nessuno più potente. Ci ha fatti venire tutti e ripensate da che cosa. Ci ha liberati dagli idoli, ci ha liberati dalla schiavitù dei demoni, da tanti sacrilegi. A che dobbiamo questo? A che devo - dice Elisabetta - che la madre del mio Signore venga a me? 33 In quanto uomini, umiliamoci e non vantiamoci che nel Signore perché egli sia esaltato; per crescere in lui dobbiamo diminuire noi stessi. Considerate l'uomo più eccellente: che disse di Cristo egli, di cui non è sorto uno più grande tra i nati di donna? Bisogna che egli cresca e che io, invece, diminuisca 34. Dio cresca, l'uomo diminuisca. E come può crescere il Perfetto? Che cosa manca a Dio per cui è soggetto a crescita? Dio cresce in te quando tu lo comprendi. Nota dunque l'umiltà dell'uomo e la sublimità di Dio. Bisogna che egli cresca, dice, e che io, invece, diminuisca. Lo hanno dimostrato le date di nascita di entrambi. È nella luce che si opera e lo attesta il "sole" stesso: da oggi decresce la luce del giorno, dalla nascita del Signore la luce va crescendo. Bisogna che egli cresca ed io, invece, diminuisca. Infatti il Signore Gesù Cristo che regge e dà vita alla creatura, governa il mondo, è il Fattore degli astri, colui che regola i tempi, poiché nacque quando volle, scelse per sé il giorno della nascita a farsene un segno indicativo ed egli fissò pure il giorno al suo Precursore. In costui volle che si scorgesse l'uomo, in sé Dio. L'uomo deve diminuire, Dio deve crescere. Questo indicano le loro passioni. Giovanni fu decapitato, Cristo fu innalzato sulla croce. Perciò, Fratelli, concluderò inoltre brevemente. Si possono dire molte cose nei riguardi di S. Giovanni il Battista; ma, da parte nostra non riusciamo a dir tutto e voi ad ascoltare. Ora, quindi, concluderò in breve: l'uomo si umili e Dio venga esaltato. Chi si vanta, si vanti nel Signore 35.
1 - Mt 11, 11.
2 - Mt 11, 11.
3 - At 13, 25.
4 - Gv 5, 33.35-36.
5 - Gv 1, 3.
6 - Mc 2, 18.
7 - Cf. Gv 1, 14.
8 - Gv 1, 22.
9 - Gv 1, 23.
10 - Is 40, 3-5.
11 - 1 Cor 2, 8.
12 - Mt 11, 11.
13 - Mt 11, 11.
14 - Gv 1, 27.
15 - Gv 1, 27.
16 - Gv 3, 29.
17 - Gv 3, 29.
18 - Gv 15, 15.
19 - Gv 8, 44.
20 - Gv 3, 29.
21 - Gv 1, 23.
22 - Gv 1, 14.
23 - Gv 1, 16.
24 - Mt 11, 11.
25 - Gv 10, 24.
26 - Lc 20, 3-4.
27 - Lc 20, 5.
28 - Lc 20, 6.
29 - Lc 20, 7.
30 - Lc 20, 8.
31 - Sal 131, 17.
32 - Sal 131, 18.
33 - Lc 1, 43.
34 - Gv 3, 30.
35 - 2 Cor 10, 17.
Ricompensa e punizioni nell'altra vita
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaNelle Visioni che seguono Anna Katharina Emmerich fu guidata dal
beato Nicola di Flùe . Nell’anno 1819, nella notte
precedente la 9 domenica, dopo Pentecoste, ricorrendo la narrazione
del Vangelo relativa al banchetto nuziale. Vidi il beato Claus, uomo
grande e vecchio, con i capelli come l’argento cinti da una
bassa corona lucente costellata di pietre preziose. Aveva in mano una
corona di pietre preziose, indossava una camicia color neve fino alla
caviglia. Gli domandai perché invece delle erbe avesse nelle
mani solo una corona luccicante. Egli allora prese a parlare, conciso
e serio, sulla mia morte e sul mio destino. Inoltre mi disse che
voleva guidarmi ad una grande festa nuziale. Mi mise la corona in
testa ed io mi librai in alto con lui. Entrammo in un palazzo sospeso
nell’aria. Qui avrei dovuto essere una sposa ma mi vergognavo
ed ero spaventata. Non riuscivo a rendermi conto della situazione, mi
sentivo in un forte imbarazzo. Nel palazzo c’era una festa
nuziale insolita e meravigliosa. Sembrava come se io dovessi prendere
atto e vedere nei partecipanti i rappresentanti di tutte le
condizioni e livelli sociali del mondo, e cosa facessero di bene e di
male. Per esempio il Papa avrebbe rappresentato tutti i Papi della
storia, i vescovi ivi presenti, tutti i vescovi della storia, ecc.
Dapprima era stata apparecchiata una tavola per i religiosi, che
partecipavano al banchetto nuziale. Vidi il Papa e i vescovi sedere
con i loro pastorali e cinti con i loro paramenti. Con loro molti
altri religiosi di rango alto e basso, Circondati da un coro di Beati
e di Santi della loro stirpe, i loro progenitori e patroni, che
agivano su di loro, giudicavano, influenzavano e decidevano. A questo
tavolo c’erano anche sposi religiosi del rango più
nobile e io fui invitata a sedermi tra questi, come una loro pari,
con la mia corona. Lo feci nonostante mi vergognassi molto. Costoro
non erano veri viventi e non avevano corone. Siccome io mi trovavo
nell’imbarazzo, chi mi aveva invitata agì al mio posto.
Le vivande sulla tavola erano figure simboliche, non pietanze
alimentari terrene. Compresi a chi appartenevano tutte le cose e
lessi in tutti i cuori. Dietro la sala da pranzo c’erano molte
altre stanze e sale di ogni genere nelle quali entrava e si fermava
altra gente. Molti tra i religiosi vennero espulsi dalla tavola
nuziale. Erano immeritevoli di restare perché si erano
mischiati con i laici e li avevano serviti più della Chiesa
stessa. Vennero prima puniti poi allontanati dalla tavola e riuniti
in altre stanze vicine o lontane. Il numero dei giusti rimase molto
piccolo. Questa era la prima tavola e la prima ora, I religiosi
andarono via. Venne preparata poi un’altra tavola alla quale io
non mi sedetti ma restai tra gli spettatori. Il beato Claus restò
sempre sospeso sopra di me per darmi assistenza. Giunsero una gran
quantità. di imperatori, re e uomini di governo. Si sedettero
a questa seconda tavola, alla quale servivano altri grandi signori.
Su questa tavola apparivano i Santi, con i loro progenitori. Alcuni
reggenti prendevano informazioni da me. Io ero stupita e Claus
rispondeva sempre per me. Non stettero seduti per molto. La massima
parte dei convitati apparteneva allo stesso genere ed il loro agire
era non buono, ma debole e confuso. Molti non sedettero nemmeno a
tavola e furono condotti subito fuori. Mi ricordo, particolarmente di
aver visto la famiglia Croysche, che tra i suoi progenitori aveva una
santa stigmatizzata.
Quindi apparve la tavola di un nobile
distinto, e vidi tra gli altri la pia donna della famiglia
menzionata. Poi apparì la tavola dei ricchi borghesi. Non
posso dire quanto la medesima fosse disgustosa. La maggior parte ne
furono scacciati e con i nobili loro pari furono relegati in un buco
pieno di sterchi, come in una cloaca. Apparve un’altra tavola
in buone condizioni, dove sedevano vecchi, sinceri borghesi e
contadini. C’era tanta brava gente, anche i miei parenti e
conoscenti. Riconobbi tra questi anche mio padre e mia madre. Allora
apparvero anche i discendenti di fratello Claus, gente veramente
brava e forte appartenente alla schietta borghesia. Giunsero i poveri
e gli storpi, tra i quali c’erano molti devoti, ma anche dei
cattivi che furono rimandati indietro. Ebbi molto da fare con loro.
Quando i banchetti delle sei tavole ebbero termine il Santo mi portò
via. Mi condusse fin nel mio letto dal quale mi aveva presa. Ero
molto stremata e senza coscienza, non mi potevo muovere e neppure
svegliarmi, non davo nessun segno, mi sentivo come se fossi
paralizzata. Il beato Claus mi apparve soltanto una volta, ma la sua
visita ebbe nella mia vita un grande significato, anche se non riesco
a comprenderlo e non ne conosco il motivo preciso.
L’ inferno
Dell’inferno, Anna Katharina ebbe la seguente visione:
Quando venivo afferrata da molte pene e disturbi diventavo veramente
pusillanime e sospiravo. Dio forse mi avrebbe potuto regalare solo un
giorno tranquillo. Vivo come nell’inferno. Ebbi allora un
severo rimprovero dalla mia guida, che mi disse:
“Per fare
in modo da non paragonare più così la tua condizione
voglio mostrarti veramente l’inferno”. Così essa
mi guidò verso l’estremo settentrione, dalla parte dove
la terra diviene più ripida, poi più distante dalla
terra. Ricevetti l’impressione di essere giunta in una località
terribile. Discesi attraverso i sentieri di un deserto di ghiaccio,
in una regione sopra all’emisfero terrestre, dalla parte più
settentrionale del medesimo. La via era deserta e nel percorrerla
notai che si faceva sempre più scura e ghiacciata. Al solo
ricordo di ciò che vidi sento tutto il mio corpo tremare. Era
una terra di infinite sofferenze, cosparsa da macchie nere, qua e là
carbone e un fumo denso si levava dal suolo; il tutto era avvolto in
una profonda oscurità, come una notte eterna”. Alla pia
suora, successivamente fu mostrato, in una visione abbastanza chiara,
come Gesù, immediatamente dopo la sua separazione dal corpo,
scese nel Limbo. Finalmente Lo vidi (il Signore), procedere con
grande gravità verso il centro dell’abisso e avvicinarsi
all’inferno. Aveva la forma di una roccia gigantesca,
illuminata da una luce metallica, terribile e nera. Un portone immane
e scuro serviva da ingresso. Era veramente spaventoso, chiuso con
chiavistelli e catenacci incandescenti che stimolavano una sensazione
d’orrore. Improvvisamente udii un ruggito, un urlo orrendo, i
portoni furono aperti e apparve un mondo terribile e sinistro. Tale
mondo corrispondeva per l’appunto all’esatto contrario di
quello della Gerusalemme celeste e delle innumerevoli condizioni di
beatitudini, la città con i giardini più diversi, pieni
di frutta e fiori meravigliosi, e gli alloggi dei Santi. Tutto quello
che mi apparve era l’opposto della beatitudine. Tutto portava
il marchio della maledizione, delle pene e delle sofferenze. Nella
Gerusalemme celeste tutto appariva modellato dalla permanenza dei
Beati e organizzato secondo le ragioni ed i rapporti della pace
infinita dell’armonia eterna; qui invece tutto appare nella
discrepanza, nella disarmonia, immerso nella rabbia e disperazione.
In cielo si possono contemplare gli edifici indescrivibili belli e
limpidi della gioia e dell’adorazione, qui invece l’esatto
opposto: carceri innumerevoli e sinistre, caverne della sofferenza,
della maledizione, della disperazione; là in paradiso, si
trovano i più meravigliosi giardini pieni di frutta per un
pasto divino, qui odiosi deserti e paludi pieni di sofferenze e pene
e tutto quello che di più orrendo si possa immaginare.
All’amore, alla contemplazione, alla gioia e alla beatitudine,
ai templi, agli altari, ai castelli, ai torrenti, ai fiumi, ai laghi,
ai campi meravigliosi e alla comunità beata e armonica dei
Santi, si sostituisce nell’inferno lo specchio contrapposto del
pacifico Regno di Dio, il dilaniante, eterno disaccordo dei dannati.
Tutti gli errori umani e le bugie, erano concentrate in questo stesso
luogo e apparivano in innumerevoli rappresentazioni di sofferenze e
pene. Niente era giusto, non esisteva nessun pensiero
tranquillizzante, come quello della giustizia divina. Vidi delle
colonne di un tempio tenebroso e orribile.
Poi improvvisamente qualcosa cambiò, vennero aperti i
portoni dagli Angeli, ci fu un contrasto, fughe, offese, urla e
lamenti. Angeli singoli sconfissero schiere intere di spiriti
cattivi. Tutti dovevano riconoscere Gesù e adorano. Questo era
il tormento dei dannati. Una grande quantità di costoro fu
incatenata in cerchio intorno agli altri. Al centro del tempio si
trovava un abisso avvolto nelle tenebre, Lucifero fu incatenato e
gettato dentro mentre si innalzava un nero vapore. Tali avvenimenti
accadevano in seguito a determinate leggi divine.
Se non sbaglio
sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le
catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo
Cristo, per un certo tempo. Sentii che altri avvenimenti sarebbero
accaduti in tempi determinati, ma che ho dimenticato. Alcune anime
dannate dovevano essere liberate per continuare a subire la punizione
di essere indotte in tentazione e sterminare i mondani. Io credo, che
ciò avvenga nella nostra epoca, almeno per alcuni di essi;
altri saranno liberati in futuro”.
L’8 gennaio del
1820 in Mtinster, Overberg diede al cappellano Niesing di Diilmen un
vasetto a forma di torre contenente delle reliquie per Anna
Katharina, che partì da Mùnster diretto a DUlmen con il
vasetto sotto il braccio. Sebbene la suora Emmerich non ne sapesse
nulla dell’intenzione di Overberg, cioè quella di
inviarle le reliquie, vide il cappellano ritornare a Dtilmen con una
fiamma bianca sotto il braccio. Più tardi disse: «Mi
meravigliai di come non si bruciasse, e mi venne quasi da sorridere
vedendo che camminava senza notare affatto la luce delle fiamme dal
colore dell’arcobaleno. Io vidi al principio solo queste fiamme
colorate, ma quando si avvicinò alla mia abitazione riconobbi
anche il vasetto. L’uomo passò davanti a casa mia
proseguendo oltre. Non potetti ricevere le reliquie. Fui veramente
dispiaciuta al pensiero che egli le avesse portate dall’altra
parte della cittadina. Questo fatto mi rese molto inquieta. Il giorno
dopo Niesing le consegnò il vasetto. Fu molto felice. Il 12
gennaio raccontò al “pellegrino” la visione sulla
reliquia: «Vidi l’anima di un giovinotto avvicinarsi in
sembianze ricche di splendore, e in una veste simile a quella della
mia guida. Sul suo capo splendeva un aureola bianca e mi disse che
aveva superato la tirannia dei sensi e di conseguenza aveva ricevuto
la salvezza. La vittoria sulla natura era avvenuta progressivamente.
Da fanciullo nonostante l’istinto gli dicesse di strappare le
rose egli non lo faceva, così iniziò a superare la
tirannia dei sensi. Dopo questo colloquio entrai in estasi, e
ricevetti una nuova Visione: vidi quest’anima, come un ragazzo
tredicenne, affaccendarsi in svariati giochi in un giardino dei
divertimenti bello e grande; aveva un cappello bizzarro, una giacca
gialla, aperta e attillata, che gli scendeva fino ai pantaloni, sulle
cui maniche vicino alla mano c’era un pizzo di stoffa. I
pantaloni erano allacciati in un modo molto stretto tutti da una
parte. La parte allacciata era di un’altro colore. Le ginocchia
dei pantaloni erano colorate, le scarpe erano strette e allacciate
con nastri. Il giardino aveva graziose siepi rasate e molte capanne e
case di giochi, le quali dentro erano rotonde e all’esterno
apparivano come quadrangolari. C’erano anche campi con molti
alberi, dove lavorava della gente. Questi lavoratori erano vestiti
come i pastori del presepe del convento. Mi ricordai quando mi
curvavo su di loro per guardarli o sistemarli. Il giardino
apparteneva a gente distinta che viveva nella stessa importante città
di quel fanciullo. Nel giardino era concesso passeggiare. Vidi i
fanciulli che saltavano allegri e spezzavano rose bianche e rosse. Il
beato giovinetto superò i suoi istinti nonostante che gli
altri gli mettessero i grandi cespugli di rose davanti al naso. A
questo punto quest’anima beata mi disse: “Imparai a
vincere me stesso attraverso altre difficoltà:
tra i vicini
si trovava una fanciulla mia compagna di giochi, di grande bellezza,
l’amai di grande amore innocente. I miei genitori erano devoti
e imparavano molto dalle prediche ed io, che ero con loro, avevo
udito spesso prima di tutto in chiesa, quanto fosse importante
vegliare sulle tentazioni. Solo con grande violenza e superamento di
me stesso potei evitare il rapporto con la fanciulla, così
come poi fu per la rinuncia verso le rose”. Quando egli finì
di parlare vidi questa vergine, molto graziosa e fiorente come una
rosa, dirigersi in città. La bella casa dei genitori del
fanciullo si trovava nella grande piazza del mercato, era di forma
quadrangolare. Le case erano costruite su delle arcate. Suo padre era
un ricco commerciante. Giunsi nella casa e vidi i genitori, e altri
bambini. Era una bella famiglia, cristiana e devota. Il padre
commerciava vino e tessuti; era vestito con gran sfoggio e aveva un
portamonete di pelle appeso ad un fianco. Era un uomo grande e
grosso. Anche la madre era una donna forte, aveva una folta e
meravigliosa capigliatura. Il giovinetto era il maggiore tra i figli
di questa brava gente. Fuori dalla casa stavano carrozze cariche di
merce. Al centro del mercato si trovava una fontana meravigliosa
circondata da una grata artistica in ferro con figure tratteggiate di
uomini famosi; al centro della fontana faceva spicco una artistica
figura che versava l’acqua.
Ai quattro angoli del mercato si trovavano piccoli edifici come
garitte. La città, che sembrava trovarsi in Germania, era
situata in una zona tre-menda; da una parte era circondata da un
fossato, dall’altra scorreva un fiume abbastanza grande; aveva
sette chiese, ma nessuna torre d’importanza significativa. I
tetti erano pendenti, a punta, ma la parte anteriore della casa del
giovinetto era quadrangolare. Vidi quest’ultimo giungere in un
convento isolato per studiare. Il convento era situato su una
montagna dove cresceva l’uva ed era a circa dodici ore dalla
città paterna. Egli era molto diligente e molto fervido e
fiducioso verso la Santa Madre di Dio. Quando non capiva qualcosa dai
libri, parlava all’immagine di Maria dicendole: “Tu hai
insegnato al tuo Bambino, tu sei anche mia madre insegna anche me!”
Così accadde che un giorno gli apparve personalmente Maria e
prese a dargli insegnamenti. Egli era interamente innocente, semplice
e disinvolto con Lei e non voleva divenire sacerdote per umiltà,
ma veniva apprezzato per la sua devozione. Restò tre anni in
convento, poi si ammalò gravemente e mori a soli ventitré
anni. Fu anche sotterrato nello stesso luogo. Un suo conoscente pregò
molto sulla sua tomba, per più anni. Costui non riusciva a
superare le sue passioni e spesso cadeva nei peccati; egli riponeva
grande fiducia nel defunto e pregava per lui ininterrottamente.
Infine gli apparve l’anima del giovinetto e gli disse che
avrebbe dovuto rendere pubblico un segno circolare sul suo dito
formato da un anello, che aveva ricevuto durante il suo matrimonio
mistico con Gesù e Maria. Il conoscente avrebbe dovuto rendere
nota questa visione, e il relativo colloquio in modo che tutti, dopo
aver trovato il segno sulla sua salma, si convincessero della
veridicità di questa visione.
L’amico così
fece, e rese nota la visione. La salma venne riesumata e si constatò
l’esistenza del segno sul dito. Il giovine defunto non fu
santificato, ma mi richiamò chiaramente alla mente la figura
di san Luigi.
L’anima di questo giovinetto mi condusse
in un luogo simile alla Gerusalemme celeste. Tutto sembrava
splendente e diafano. Giunsi ad una grande piazza circondata da
palazzi bellissimi e lucenti dove, al centro, c’era una tavola
lunga e coperta di indescrivibili portate. Vidi fuoriuscire dai
quattro palazzi antistanti archi di fiori che arrivavano fino al
centro della tavola, sulla quale si univano incrociandosi e formando
un’unica corona adornata. Intorno a questa meravigliosa corona
vidi luccicare i nomi di Gesù e Maria. Gli archi erano
confezionati con fiori di moltissime varietà, di frutta e
figure splendenti. Io riconobbi il significato di tutto e di ogni
cosa, in quanto quella natura era da sempre dentro di me, come del
resto in tutte le creature umane. Nel nostro mondo terreno questo non
si può esprimere in parole. Più discostate dai palazzi,
in un solo lato, c’erano due chiese dalla forma ottagonale, una
dedicata a Maria, l’altra al Bambino Gesù. In quel
luogo, vicino ai palazzi luminosi, si libravano nell’aria le
anime di bambini beati. Indossavano gli abiti di quando erano in vita
e tra loro riconobbi molti dei miei compagni di giochi. Quelli che
erano morti prematuramente. Le anime mi vennero incontro per darmi il
benvenuto. Prima li vidi sotto questa forma, poi presero consistenza
corporale così come erano stati realmente in vita. Tra’
tutti riconobbi subito Gasparino, il fratellino di Dierik, un
fanciullo malizioso negli scherzi ma non cattivo, il quale morì
a soli undici anni in seguito ad una lunga e dolorosa malattia.
Costui mi venne incontro e guidandomi mi spiegò ogni cosa, mi
meravigliai nel vedere il maleducato Gasparino così fine e
bello. Quando gli spiegai la mia meraviglia per essere giunta in
questo posto mi rispose: “Qui non vieni con i piedi ma con
l’anima”. Questa costatazione mi diede molta gioia. Poi
enumerò alcuni ricordi e mi disse: “Una volta ti affilai
il coltello per aiutarti a tua insaputa. Allora ho superato i miei
istinti con mio profitto. Tua madre ti aveva dato qualcosa da
tagliare, ma non potevi farlo perché il coltello non era
affilato, allora ti disperasti e piangesti. Avevi paura che tua madre
ti rimproverasse. Io vidi e dissi: “Voglio vedere se la madre
grida; poi però superando questo basso istinto pensai: “Voglio
affilare il vecchio coltello”. Lo feci e ti aiutai, ne venne a
profitto alla mia anima. Una volta, vedendo come gli altri bambini
giocavano in modo screanzato, non volesti più giocare con noi
dicendo che quelli erano giochi cattivi, e andasti a sedere sopra una
tomba piangendo. Ti venni dietro per domandarti il motivo, mi dicesti
che qualcuno ti aveva mandato via, dandomi l’opportunità
di farmi riflettere e, superando il mio istinto, smisi di giocare.
Anche questa cosa mi portò un buon profitto. Un altro ricordo
sui nostri giochi è quando ci lanciavamo l’uno contro
l’altro le mele cadute, e tu dicesti che non avremmo dovuto
farlo. Mia mia risposta, che se non l’avessimo fatto gli altri
ci avrebbero provocati, tu dicesti “noi non dovremmo mai dare
agli altri la possibilità di provocarci e farci arrabbiare,”
e non lanciasti alcuna mela, così feci anch’io e ne
trassi profitto. Solo una volta ti tirai contro un osso e il
dispiacere di quest’azione mi rimase nel cuore. Di questi
ricordi parlai piuttosto a lungo con Gasparino.
Sospesi
nell’aria ci accostammo alla tavola posta nel mercato ricevendo
una qualità di cibo in relazione alle prove superate e lo
potevamo gustare solo in virtù di quello che abbiamo compreso.
Poi si levò una voce: “Solo chi può capire queste
pietanze le può gustare”. Le pietanze erano per la
maggior parte fiori, frutta, pietre lucenti, figure ed erbe, che
avevano una sostanza spirituale diversa da quella che materialmente
hanno sulla terra. Queste pietanze erano circondate da uno splendore
del tutto indescrivibile ed erano contenute su piatti immersi in
un’energia mistica meravigliosa. ii tavolo era occupato anche
da bicchierini di cristallo con figure piriformi, nei quali un tempo
contenevo i medicinali Una delle prime portate consisteva in mirre
dosate meravigliosamente Da una scodella dorata emergeva un piccolo
calice, il cui coperchio aveva un pomo e sullo stesso un crocefisso
piccolo e fine. Intorno al margine c’erano lettere lucenti di
un colore violetto blu. Non potevo ricordare l’iscrizione che
conobbi solo in futuro. Dalle scodelle fuoriuscivano in forma
piramidale gialla e verde i più bei mazzi di mirra che
andavano fin dentro i calici. Questa mirra si presentava come un
insieme di foglioline dai fiori bizzarri come chiodi di garofano di
immensa bellezza; sopra c’era un bocciolo rosso intorno al
quale spiccava un bel blu-viola. L’amarezza di questa mirra
donava un meraviglioso e rinforzante aroma per lo spirito. Io
ricevetti questa pietanza perché portavo segretamente, in
silenzio, tanta amarezza nel cuore. Per quelle mele che non raccolsi
per lanciarle contro gli altri, ebbi il godimento delle mele
luminose. Ce n’erano molte, tutte insieme su un solo ramo.
Ricevetti pure una pietanza in relazione al pane duro che avevo
suddiviso con i poveri, sotto forma di un pezzo di pane duro ma
lucente come un cristallo multicolore che si rispecchiava sul piatto
cristallino. Per aver evitato il gioco maleducato ricevetti un abito
bianco. Gasparino mi spiegò tutto. Così ci accostammo
sempre più al tavolo e vidi un sassolino nel mio piatto, come
lo ebbi in passato nel convento. Allora mi sentii dire che prima
della morte avrei ricevuto un abito e una pietra bianca, sulla quale
stava un nome che solo io potevo leggere. Alla fine della tavola
veniva ricambiato l’amore per il prossimo, rappresentato da
abiti, frutta, composizioni, rose bianche e tutto bianco, con
pietanze dalle forme meravigliose. Non posso descrivere il tutto
nella maniera giusta. Gasparino mi disse: “Adesso vogliamo
mostrarti anche il nostro piccolo presepe, perché tu hai
sempre giocato volentieri con i presepi”. Così andammo
tutti verso le chiese entrando subito nella chiesa della Madre di Dio
nella quale si trovava un coro permanente ed un altare sul quale
erano esposte tutte le immagini della vita di Maria; intorno si
potevano vedere i cori degli adoratori. Attraverso questa chiesa si
giungeva al presepe posto nell’altra chiesa, dove c’era
un altare con sopra una rappresentazione della nascita del Signore e
tutte le immagini della sua vita fino a quella dell’ultima
Cena; così come l’avevo vista sempre nelle Visioni.
A
questo punto Anna Katharina si interruppe per avvertire con grande
ansia il “pellegrino” di lavorare per la sua salvezza, di
farlo oggi e non domani. La vita è breve e il giudizio del
Signore molto severo.
Poi continuò: «Giunsi in un
luogo elevato, ebbi l’impressione di salire in un giardino dove
si mostrava tanta magnifica frutta, e alcune tavole erano riccamente
adornate, con sopra molti doni. Vidi provenire da tutte le parti
anime che si libravano intorno. Alcune di queste avevano preso parte
all’attività del mondo con i loro studi e il loro
lavoro, e aiutato gli altri. Queste anime, appena giunte, presero a
sparpagliarsi nel giardino. Poi si presentavano una dopo l’altra,
per ricevere un tavolo e prendere la loro ricompensa. Al centro del
giard0 stava un piedistallo mezzo rotondo a forma di scale, pieno
delle più belle delizie. Davanti e ad entrambi i lati del
giardino premevano i poveri che reclamavano qualcosa mostrando dei
libri. Questo giardino aveva qualcosa di simile ad un bellissimo
portone, da dove si intravedeva una via. Da questo portone vidi
giungere un corteo composto dalle anime dei presenti che formarono
fila su due lati, per accogliere e dare il benvenuto ai sopraggiunti
fra i quali si trovava il beato Stolberg . Si muovevano in una
processione ordinata e avevano con loro bandiere e corone di fiori.
Quattro di essi portavano sulle spalle una lettiga d’onore,
sulla quale era adagiato il Santo mezzo sdraiato, sembrava che gli
stessi non trasportassero alcun peso. Gli altri lo seguivano e coloro
che attendevano il suo arrivo avevano fiori e corone. Una di queste
era anche sul capo del defunto, intrecciata di rose bianche,
pietruzze e stelle luccicanti. La corona non era posata sul suo capo,
ma si librava sul medesimo, restando sospesa. All’inizio queste
anime mi apparvero tutte simili, come fu per i bambini, ma poi sembrò
che ognuna avesse una propria condizione, e vidi che erano coloro che
con il lavoro e l’insegnamento avevano guidato gli altri alla
salvezza. Vidi Stolberg librarsi in aria sulla sua lettiga, la quale
scomparve mentre lui si avvicinava ai suoi doni. Dietro la colonna
mezza rotonda apparve un Angelo mentre al terzo gradino della
medesima, pieno di frutta preziosa, vasi e fiori, fuoriuscì un
braccio che porse ai circostanti un libro aperto. L’Angelo
riceveva a sua volta anime circostanti, dei libri, dentro i quali
egli segnava qualcosa e li poneva sul secondo gradino della colonna,
dalla sua parte; poi consegnava alle anime delle scritte grandi e
piccole, le quali passando mano per mano si dilatavano. Io vidi dalla
parte dov’era Stolberg, scorrere tante piccole scritte. Mi
sembrò che queste fossero state una testimonianza della
continuazione celeste dell’opera terrena di tali anime.
Il beato Stolberg ricevè, dal “braccio”
fuoriuscito dalla colonna, un grande piatto trasparente, nel cui
centro appariva un bel calice e intorno a questo uva, piccoli pani,
pietre preziose e bottigliette di cristallo. Le anime bevevano dalle
bottigliette e godevano tutto. Stolberg suddivideva il tutto, uno ad
uno. Le anime comunicavano tra di loro tendendosi la mano, infine
tutti furono condotti più in alto per ringraziare il
Signore.
Dopo questa visione la mia guida mi disse che dovevo
recarmi dal Papa a Roma e indurlo alla preghiera; egli mi avrebbe
detto tutto quello che avrei dovuto fare’.
Maggio 1933
Beata Edvige Carboni
(NB.: probabilmente "1933" è un errore di scrittura, in quanto è inserito nell'anno "1943 ").
San Giuseppe quanto è buono! Chi non ci crede lo provi. Io me lo scelsi per mio babbo; sempre, nei bisogni, ricorro a Lui, e non mi lascia mai senza confortarmi: sia cosa spirituale, come cosa corporale. S. Giuseppe è un gran Santo! Amatelo, fratelli e sorelle mie, amatelo e invocatelo!