Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 28° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 6
1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".
Neemia 12
1Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra,2Amaria, Malluch, Cattus,3Secania, Recum, Meremòt,4Iddo, Ghinneton, Abia,5Miamin, Maadia, Bilga,6Semaia, Ioiarìb, Iedaia,7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
8Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode.9Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio.
10Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà;11Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua.
12Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di Geremia, Anania;13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni;14di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe;15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài;16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm;17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di Moadia, Piltai;18di quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata;19di quello di Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi;20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber;21di quello di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl.22I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano.23I capi dei casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb.24I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel, insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio.25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte.26Questi vivevano al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e scriba.
27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di cembali, saltéri e cetre.28Gli appartenenti al corpo dei cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti,29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme.30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura.31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame;32dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda,33Azaria, Esdra, Mesullàm,34Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia,35appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf,36e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa.37Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente.38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo,39poi oltre la porta di Èfraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione.40I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me,41e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe42e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore.43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
44In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti.45Questi osservavano ciò che si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano, dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio.46Poiché già anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a Dio.47Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che loro spettavano.
Siracide 47
1Dopo di questi sorse Natan,
per profetizzare al tempo di Davide.
2Come il grasso si preleva nel sacrificio pacifico,
così Davide dagli Israeliti.
3Egli scherzò con leoni quasi fossero capretti,
con gli orsi quasi fossero agnelli.
4Nella giovinezza non ha forse ucciso il gigante
e cancellata l'ignominia dal popolo,
scagliando con la fionda la pietra,
che abbatté la tracotanza di Golia?
5Poiché aveva invocato il Signore altissimo,
egli concesse alla sua destra la forza
di eliminare un potente guerriero
e riaffermare la potenza del suo popolo.
6Così l'esaltarono per i suoi diecimila,
lo lodarono nei canti del Signore
e gli offrirono un diadema di gloria.
7Egli infatti sterminò i nemici all'intorno
e annientò i Filistei, suoi avversari;
distrusse la loro potenza fino ad oggi.
8In ogni sua opera glorificò
il Santo altissimo con parole di lode;
cantò inni a lui con tutto il cuore
e amò colui che l'aveva creato.
9Introdusse musicanti davanti all'altare;
raddolcendo i canti con i loro suoni;
10conferì splendore alle feste,
abbellì le solennità fino alla perfezione,
facendo lodare il nome santo di Dio
ed echeggiare fin dal mattino il santuario.
11Il Signore gli perdonò i suoi peccati,
innalzò la sua potenza per sempre,
gli concesse un'alleanza regale
e un trono di gloria in Israele.
12Dopo di lui sorse un figlio saggio,
che, in grazia sua, ebbe un vasto regno.
13Salomone regnò in tempo di pace,
Dio dispose che tutto fosse tranquillo all'intorno
perché costruisse una casa al suo nome
e preparasse un santuario perenne.
14Come fosti saggio nella giovinezza,
versando copiosa intelligenza come acqua d'un fiume!
15La tua scienza ricoprì la terra,
riempiendola di sentenze difficili.
16Il tuo nome giunse fino alle isole lontane;
fosti amato nella tua pace.
17Per i tuoi canti, i tuoi proverbi, le tue massime
e per le tue risposte ti ammirarono i popoli.
18Nel nome del Signore Dio,
che è chiamato Dio di Israele,
accumulasti l'oro quasi fosse stagno,
come il piombo rendesti abbondante l'argento.
19Ma accostasti i tuoi fianchi alle donne,
e ne fosti dominato nel corpo.
20Così deturpasti la tua gloria
e profanasti la tua discendenza,
sì da attirare l'ira divina sui tuoi figli
e sofferenze con la tua follia.
21Il regno fu diviso in due
e in Efraim si instaurò un potere ribelle.
22Ma il Signore non rinnegherà la sua misericordia
e non permetterà che venga meno alcuna delle sue parole.
Non farà perire la posterità del suo eletto
né distruggerà la stirpe di colui che lo amò.
Concesse un resto a Giacobbe
e a Davide un germoglio nato dalla sua stirpe.
23Salomone andò a riposare con i suoi padri,
lasciando dopo di sé un discendente,
stoltezza del popolo e privo di senno,
Roboàmo, che si alienò il popolo con i suoi consigli.
24Geroboàmo figlio di Nabàt fece peccare Israele
e aprì a Efraim la via del peccato;
le loro colpe si moltiplicarono assai,
sì da farli esiliare dal proprio paese.
25Essi commisero ogni genere di malvagità
finché non giunse su di loro la vendetta.
Salmi 146
1Alleluia.
Loda il Signore, anima mia:
2loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
3Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
4Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.
5Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
6creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre,
7rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
8il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
10Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.
Ezechiele 26
1Il primo giorno del mese, dell'anno undecimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:
2"Figlio dell'uomo, poiché Tiro ha detto di Gerusalemme:
Ah, Ah! eccola infranta la porta delle nazioni;
verso di me essa si volge, la sua ricchezza è devastata.
3Ebbene, così dice il Signore Dio:
Eccomi contro di te, Tiro.
Manderò contro di te molti popoli,
come il mare solleva le onde,
4e distruggeranno le mura di Tiro,
e demoliranno le sue torri:
spazzerò via da essa anche la polvere
e la ridurrò a un arido scoglio.
5Essa diverrà, in mezzo al mare,
un luogo dove stendere le reti,
poiché io ho parlato - oracolo del Signore.
Essa sarà data in preda ai popoli
6e le sue figlie in piena campagna
saranno uccise di spada;
allora sapranno che io sono il Signore.
7Perché dice il Signore Dio:
Io mando da settentrione contro Tiro
Nabucodònosor re di Babilonia, il re dei re,
con cavalli, carri e cavalieri
e una folla, un popolo immenso.
8Le tue figlie, in terra ferma, ucciderà di spada,
contro di te costruirà bastioni, alzerà terrapieni,
disporrà un tetto di scudi.
9Con gli arieti colpirà le tue mura,
demolirà le tue torri con i suoi ordigni.
10La moltitudine dei suoi cavalli sarà tale
che ti coprirà con la sua polvere,
per lo strepito dei cavalieri, delle ruote e dei carri
tremeranno le tue mura,
quando entrerà dalle tue porte
come si entra in una città espugnata.
11Con gli zoccoli dei suoi cavalli
calpesterà tutte le tue strade,
passerà il tuo popolo a fil di spada,
abbatterà le tue colonne protettrici.
12Saccheggeranno le tue ricchezze,
faran bottino delle tue mercanzie.
Abbatteranno le tue mura,
demoliranno i tuoi splendidi palazzi:
getteranno in mezzo al mare
le tue pietre, i tuoi legnami e la tua polvere.
13Farò cessare lo strepito delle tue canzoni
e non si udrà più il suono delle tue cetre.
14Ti renderò simile a un arido scoglio,
a un luogo dove stendere le reti;
tu non sarai più ricostruita,
poiché io, il Signore, ho parlato".
Oracolo del Signore Dio.
15Così dice a Tiro il Signore Dio: "Al fragore della tua caduta, al gemito dei feriti, quando la strage infierirà in mezzo a te, le isole forse non tremeranno?16Tutti i prìncipi del mare scenderanno dai loro troni, deporranno i loro manti, si spoglieranno delle vesti ricamate, si vestiranno a lutto e seduti per terra tremeranno ad ogni istante, spaventati per te.
17Su di te alzeranno un lamento e diranno:
Perché sei scomparsa dai mari, città famosa,
potente sui mari?
Essa e i suoi abitanti,
che incutevano terrore
su tutta la terraferma.
18Ora le isole tremano,
nel giorno della tua caduta,
le isole del mare sono spaventate per la tua fine".
19Poiché dice il Signore Dio: "Quando avrò fatto di te una città deserta, come sono le città disabitate, e avrò fatto salire su di te l'abisso e le grandi acque ti avranno ricoperto,20allora ti farò scendere nella fossa, verso le generazioni del passato, e ti farò abitare nelle regioni sotterranee, in luoghi desolati da secoli, con quelli che sono scesi nella fossa, perché tu non sia più abitata: allora io darò splendore alla terra dei viventi.
21Ti renderò oggetto di spavento e più non sarai, ti si cercherà ma né ora né mai sarai ritrovata". Oracolo del Signore Dio.
Lettera di Giacomo 1
1Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute.
2Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove,3sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza.4E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
5Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data.6La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento;7e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore8un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni.
9Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione10e il ricco della sua umiliazione, perché passerà come fiore d'erba.11Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco appassirà nelle sue imprese.
12Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
13Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male.14Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce;15poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte.
16Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi;17ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento.18Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.
19Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira.20Perché l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio.21Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.22Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.23Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio:24appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era.25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.
26Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana.27Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.
Capitolo VIII: La bassa opinione di sé agli occhi di Dio
Leggilo nella Biblioteca1. "Che io osi parlare al mio Signore, pure essendo polvere e cenere" (Gn 18,27). Se avrò tenuto troppo grande opinione di me, ecco tu mi starai dinanzi e le mie iniquità daranno testimonianza del vero, contro di me; né potrò controbattere. Se invece mi sarò considerato cosa da poco - riducendomi a un nulla, liberandomi da ogni reputazione di me stesso, facendomi polvere, quale sono - la tua grazia mi sarà propizia e la tua luce sarà vicina al mio cuore. Così ogni stima, anche minima, svanirà per sempre, sommersa nell'abisso della mia umiltà. In tal modo, o Dio, tu mi mostri a me stesso: che cosa sono e che cosa fui, a che giunsi. Sono un nulla ì, e neppure me ne rendo conto. Lasciato a me stesso, ecco il nulla; tutto è manchevolezza. Se, invece, d'un tratto, tu guardi me, immediatamente divento forte e pieno di nuova gioia. Ed è così veramente meravigliosa questo sentirmi così improvvisamente sollevato, e così amorosamente abbracciato da te; ché, per la mia gravezza, sono portato sempre al basso. E' opera, questa, del tuo amore: senza mio merito esso mi viene incontro, mi aiuta in tante mie varie necessità, mi mette al riparo da ogni grave pericolo e mi strappa da mali veramente innumerevoli.
2. Mi ero perduto, amandomi di un amore davvero non retto; invece, cercando soltanto te, e con retto amore, ho travato, ad un tempo, e me stesso e te. Per tale amore mi sono sprofondato ancor di più nel mio nulla; perché sei tu, che, nella tua grande bontà, vai, nei mie confronti, al di là di ogni merito, e al di là di quello che io oso sperare e chiedere. Sii benedetto, o mio Dio, perché, quantunque io non sia degno di alcun dono, la tua magnanimità e la tua infinita bontà non cessano di largire benefici anche agli ingrati, che si sono allontanati da te. Portaci di nuovo a te, affinché siamo pieni di gratitudine, di umiltà e di devozione. Tu sei infatti il nostro sostegno, la nostra forza, la nostra salvezza.
DISCORSO 126 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI GIOVANNI (5, 19): " IL FIGLIO DA SE NON PUÒ FARE NULLA SE NON CIÒ CHE VEDE FARE AL PADRE "
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa fede deve precedere l'intelligenza.
1. 1. I misteri del regno di Dio richiedono anzitutto uomini credenti per aprirsi alla loro intelligenza. La fede è infatti il gradino che porta ad intendere; la conoscenza, invece, è la ricompensa della fede. E' quanto dice apertamente il Profeta a tutti coloro i quali, con troppa fretta e invertendo l'ordine, si danno alla ricerca per giungere alla comprensione e intanto trascurano la fede. Afferma infatti: Se non avrete creduto, non intenderete 1. Quindi anche la stessa fede ha una sua forza di penetrazione nelle Scritture, nella profezia, nel Vangelo, negli scritti degli Apostoli. Tutti questi scritti infatti, di cui si dà lettura al tempo dovuto, sono lampade poste in luogo oscuro per esserne assistiti fino al giorno fissato. Dice l'apostolo Pietro: E così abbiamo conferma migliore della parola dei Profeti alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in luogo oscuro finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori 2.
Fa cadere nell'assurdo non voler credere che a ciò che si vede.
1. 2. Pertanto voi notate, fratelli, quanto siano fuori strada e riprovevoli nell'affrettare i tempi coloro che quasi come feti immaturi non attendono di crescere e si procurano l'aborto. Si tratta di quanti ci dicono: Non c'è ragione d'impormi di credere, che io veda qualche cosa per poter credere. Mi comandi di aver fede e invece non posso vedere. Voglio vedere e credere in forza del vedere, non dell'ascoltare. Parli il Profeta: Se non avrete creduto, non intenderete 3. Vuoi salire e non fai conto dei gradini. Precisamente al rovescio, o uomo, se ti potessi mostrare fin d'ora ciò che potresti vedere, non ti esorterei ad aver fede.
Dalle cose create visibili si deve risalire al Creatore invisibile.
2. 3. Pertanto, come è stato definito in un altro scritto: La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono 4. Se non si vedono, com'è provata la loro esistenza? Da che procedono infatti codeste cose che vedi se non da ciò che non vedi? In realtà, tu vedi qualcosa per giungere a credere in qualcosa d'altro, e da ciò che vedi puoi credere ciò che non vedi. Non essere ingrato a colui che ti ha dato di vedere perché tu possa credere ciò che non puoi vedere. Nel corpo Dio ti ha dato gli occhi, nell'intimo un principio intellettivo. Risveglia la razionalità della mente, richiama l'attenzione di chi inabita i tuoi occhi interiori, si serva delle proprie finestre, affondi lo sguardo nella creazione divina. Si trova infatti nell'intimo quello che può vedere attraverso lo sguardo. Quando per avere un qualcosa attirato più all'interno quello che ti inabita, tu sei infatti tutto intento a pensare, non vedi quelle cose che sono davanti ai tuoi occhi. In ogni caso, sono aperte senza scopo le finestre quando non è presente chi se ne serve per rivolgere l'attenzione. Non sono gli occhi a vedere, ma uno che vede per mezzo degli occhi. Rendilo attento, ìncitalo. Non ti si nega infatti. Dio ti creò animale ragionevole, ti dette il dominio sulle bestie, ti formò a sua immagine 5. E così dunque devi servirti degli occhi quale bestia, solo per vedere di che riempire il ventre, non la mente? Cerca in alto l'orizzonte della ragione, fa' valere gli occhi dell'uomo che sei, guarda il cielo e la terra, gli splendori del firmamento, la fertilità della terra, il volare degli uccelli, il nuotare dei pesci, la vitalità dei semi, il succedersi regolare delle stagioni. Volgi l'attenzione al creato e pensa al Creatore. Ammira le cose che vedi e tendi a ciò che non vedi. A motivo di codeste cose che vedi, credi in colui che non vedi. E non pensare che con il mio parlare sia io ad esortarti. Ascolta le parole dell'Apostolo: Dalla creazione del mondo, infatti, le perfezioni invisibili di Dio si rendono visibili nelle opere che furono da lui compiute 6.
Cristo operò miracoli straordinari perché si riconoscesse il Creatore nella quotidianità della vita.
3. 4. Ti gettavi dietro le spalle codeste cose, né avevi un interesse umano, ma una tendenza da animale irragionevole. Ha gridato a te il Profeta, ed ha gridato invano: Non siate come il cavallo e come il mulo, che non hanno intelligenza 7. Avevi sotto gli occhi codeste cose, dunque, e le trascuravi. Le meraviglie che Dio opera ogni giorno avevano perduto valore non per la facilità, ma per la continua frequenza. Che di più difficile infatti a comprendersi di come possa entrare nell'esistenza un uomo che non era e del fatto che un vivente si allontani nel morire verso luoghi occulti, che con la nascita si rende pubblicamente presente chi non esisteva? Che di così mirabile, che di così difficile a conoscersi e, al contrario, tanto facile ad essere realizzato da parte di Dio? Ammira tali cose e risvègliati. Tu sai stupire delle novità. Sono più importanti delle cose che hai veduto abitualmente? Gli uomini rimasero attoniti del fatto che il Signore nostro Gesù Cristo avesse saziato tante migliaia di persone con cinque pani, e non si meravigliano che con pochi grani i campi si riempiono di messi 8. Gli uomini notarono fatta vino quella che era acqua e rimasero sbalorditi 9. Che avviene di diverso nei riguardi della pioggia a contatto con le radici della vite? E' sempre colui che fece quello ad operare anche questo. Quelle opere perché ti nutrano, codeste perché ne resti ammirato. Ma è un dovere ammirare le une e le altre perché sono opera di Dio. L'uomo vede ciò che è fuori del consueto e si stupisce. Qual è l'origine dell'uomo stesso in cui si desta la meraviglia? Dov'era? Da dove venne fuori? Da che gli venne la complessione del corpo? Da che la differenziazione delle membra? Da che codesto portamento di gradevole aspetto? Da quali elementi primi? Da così disprezzabile origine? E gli destano meraviglia le altre cose, benché egli stesso che ammira sia un grande prodigio. Pertanto, da che hanno origine codeste cose che vedi se non da colui che non vedi? Ma, come avevo accennato, quanto a te tali cose avevano perduto valore, è venuto egli stesso a compiere opere mai viste, per darti modo di riconoscere il tuo fattore proprio nelle cose abituali. E' venuto colui al quale fu detto: Rinnova i prodigi 10, e fu detto ancora: Glorifica la tua misericordia 11. Infatti largheggiava in esse. Largheggiava e nessuno ne era ammirato. E' venuto allora da piccolo ai piccoli, è venuto da medico per i malati, egli che poteva venire quando voleva, andarsene quando voleva, fare tutto ciò che voleva, giudicare come voleva. E ciò che voleva è la giustizia medesima. E ciò che vuole, ripeto, è la giustizia medesima. Non è infatti ingiusto ciò che egli vuole, come pure non può essere giusto ciò che egli non vuole. E' venuto a risuscitare chi era morto, destando meraviglia perché rendeva alla luce l'uomo che da vivo vedeva la luce, egli che ogni giorno porta a vedere la luce quanti non esistevano ancora.
Il miracolo della nascita verginale si è rivelato in Cristo.
4. 5. Ha compiuto tali opere e fu disprezzato da molti, più intenti non a considerare quanto grandi fossero le opere che compiva, ma a vedere quanto fosse insignificante chi le faceva, come a dire tra sé: Tali opere sono divine, ma costui è un uomo. Tu noti dunque due cose: le opere di Dio e l'uomo. Se le opere di Dio possono essere compiute soltanto da Dio, bada che non si celi Dio nell'uomo. Osserva, ripeto, le cose che hai sotto gli occhi, credi a quello che non vedi. Non ti ha abbandonato chi ti ha chiamato a credere. Sebbene ti comandasse di ritenere per certo ciò che non puoi vedere, tuttavia non ti ha lasciato tale da non vedere nulla, tanto che tu possa credere ciò che non vedi. Le stesse cose create sono forse segni di poco rilievo, prove deboli della presenza del Creatore? E' venuto perfino, ha operato miracoli. Non potevi vedere Dio, potevi vedere l'uomo. Dio si è fatto uomo perché nelle unità delle due nature tu avessi a che vedere e che credere. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio 12. Tu ascolti e ancora non vedi. Ecco viene, ecco ha una nascita, ecco assume un corpo, ecco nasce da donna colui che creò il maschio e la femmina. Chi creò il maschio e la femmina non è stato concepito dal connubio del maschio e della femmina. Tu che infatti eri forse mosso a disprezzo avendo egli una nascita, non disprezzi in qual modo avvenisse la sua nascita. Ecco, ripeto, assunse un corpo; si rivestì di carne, venne dal grembo materno. Non lo vedi ormai? Ormai non vedi, ripeto, la carne? E' una domanda la mia, ma sto a far vedere la carne. Tu vedi qualcosa e non vedi qualcos'altro. Ecco in uno stesso parto, ecco sono già due: e ciò che puoi vedere e ciò che non puoi vedere. Ma è perché tu creda ciò che non vedi proprio attraverso ciò che vedi. Eri mosso a disprezzare perché vedi che ha avuto una nascita. Credi ciò che non vedi perché è nato da una Vergine. Quanto è piccolo - dice - colui che è nato! Ma quanto è grande colui che è nato da una Vergine! E colui che è nato da una Vergine ti ha recato l'eterno nel tempo. Non ha avuto padre, s'intende un padre uomo, ed ha avuto la madre. Non ti sembri però impossibile che abbia avuto la sola madre chi creò l'uomo prima del padre e della madre.
Dal miracolo della nascita di Cristo siamo mossi a credere in Dio Verbo.
5. 6. Perciò ti ha recato l'eterno nel tempo, perché tu cerchi lui e ammiri l'eterno. In realtà egli stesso che come sposo è uscito dalla stanza nuziale 13, s'intende dal grembo verginale, dove sono avvenute le sacre nozze del Verbo e della carne, ha recato, ripeto, l'eterno nel tempo; ma egli è propriamente l'eterno e lo stesso che è coeterno al Padre, egli è appunto colui che in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio 14. Ma tu non potevi vedere questo. Per te ha fatto sì che avessi da che essere risanato al fine di renderti possibile vedere ciò che non vedevi. Ciò che disprezzi in Cristo non è ancora l'oggetto della visione dell'uomo risanato, ma la medicina dell'infermo. Non ti prenda una fretta intempestiva verso la visione dei sani. Degli angeli è il vedere, il godere; il loro cibo non diminuisce. Nei troni più alti, nelle regioni dei cieli, il Verbo è alla vista degli angeli, si lascia godere, si lascia assaporare, ed è eterno. Ma perché l'uomo possa mangiare il pane degli angeli 15, il Signore degli angeli si è fatto uomo. E' questa la nostra sanità: la medicina degli infermi, il cibo dei sani.
Va spiegato come il Figlio compia le opere che vede fare al Padre.
5. 7. E parlava agli uomini e diceva ciò che avete già ascoltato: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre 16. Vi è già, pensiamo, qualcuno che può comprendere? Vi è già qualcuno nel quale è efficace il collirio dell'umanità ad intuire in qualunque modo la gloria della divinità? Egli ha parlato, parliamo anche noi. Egli perché è il Verbo, noi perché veniamo dal Verbo. Ma, come che sia, per quale ragione veniamo dal Verbo? Perché creati a somiglianza del Verbo, per mezzo del Verbo. Perciò, per quanto siamo capaci, per quanto possiamo essere partecipi dell'ineffabilità di lui, parliamo anche noi, né alcuno ci contraddica. E' andata avanti infatti la nostra fede, perché possiamo dire: Ho creduto, perciò ho parlato 17. Io parlo di ciò che credo. Anche se come che sia lo vedo, egli vede di più; voi non potete vederlo. Quando avrò parlato, che importa a me se chi vede ciò che dico creda o non creda che anch'io vedo ciò che avrò detto? Veda in tutta sincerità e di me creda pure ciò che vuole.
L'errore degli Ariani nelle parole del Signore.
6. 8. Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre 18. Qui spunta fuori l'errore degli Ariani, ma si erge per cadere, perché non si umilia per elevarsi 19. Che vi trovi che ti ha colpito? Che tu vuoi dire che il Figlio è minore. Infatti hai ascoltato: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre. In base a ciò, tu vuoi che il Figlio si dica minore. Lo so questo, lo so. Questo ti ha colpito. Tieni per certo che non è minore. Non puoi ancora vedere: credi. Questo è quel che dicevo poco fa. Ma come giungerò a credere - dirai tu - contrariamente alle parole di lui? Egli stesso dice: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre. Fa' attenzione a quel che segue: infatti tutte le cose che fa il Padre, le medesime fa anche il Figlio 20. Non ha detto " tali ". Faccia attenzione per un momento la Carità vostra, ad evitare che proprio tra voi stessi diate motivo di frastuono. E' necessaria la serenità dello spirito, una fede umile e devota, una religiosa attenzione non verso di me, piccolo vaso, ma verso colui che depone il pane nel piccolo vaso. Perciò, fate attenzione appena un poco. Infatti queste spiegazioni che abbiamo esposto prima esortando a credere, in modo che la mente penetrata dalla fede sia capace d'intendere, hanno avuto un accento piacevole, soddisfacente, di facilità; hanno infuso serenità al vostro spirito, siete stati attenti, avete compreso quanto ho detto. Per la verità, non mi manca certo la speranza che alcuni capiranno le considerazioni che farò ancora, tuttavia non mi attendo che tutti giungeranno a comprendere. E dato che Dio ci ha prestabilito nel contenuto del Vangelo la fonte della nostra predicazione, né possiamo eludere ciò che ha assegnato il Maestro, temo assai che quanti non avranno capito, i quali saranno forse i più, ritengano che io abbia parlato loro inutilmente. Non parlo tuttavia a vuoto per coloro che avranno capito. Si rallegri chi comprende, chi non comprende tolleri con pazienza ciò che non comprende; sia tollerante quanto a ciò che non intende, e ne rimandi ad altro tempo l'intelligenza.
Confuta gli Ariani. Respinge il loro sentire carnale. Le opere del Padre compiute solo per mezzo del Figlio.
7. 9. Non ha dunque affermato: Tutte le cose che il Padre fa, " tali " le fa il Figlio, quasi che altre ne faccia il Padre ed altre il Figlio. Sembrava infatti quasi che avesse detto questo quanto più avanti diceva: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare al Padre 21. Vedi di capire. E là neppure afferma se non ciò che ascolta comandare dal Padre, ma vede fare - dice - dal Padre. Pertanto se consultiamo il discernimento terreno, o meglio, dovrei dire piuttosto il contesto, si è proposto due esecutori: il Padre e il Figlio; il Padre che opera senza aver veduto alcuno, il Figlio che opera avendo veduto il Padre. Fin qui la visuale è terrena. Ma tuttavia, per intendere cose più elevate, non evitiamo quelle più umili e pedestri. In primo luogo supponiamo di avere qualcosa davanti agli occhi: ammettiamo che siano due artigiani, padre e figlio. Il padre ha fatto una cassa che il figlio non poteva fare senza guardare il padre durante il lavoro. Ha osservato la cassa fatta dal padre e ha fatto un'altra cassa simile, non la medesima. Per qualche momento rimando il discorso da continuare e interrogo l'Ariano: E' così dunque tu intendi proprio come ho descritto? Il padre ha fatto un qualcosa, il figlio, vedendo il padre al lavoro, ha fatto anch'egli un qualcosa di simile. Sembra infatti che questo sia il senso delle parole dalle quali sei stato colpito. E infatti neppure afferma: il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che ascolta comandare dal Padre, ma afferma: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre. Ecco, se tu intendi così, allora il Padre ha eseguito e il Figlio ha osservato per vedere che fare a sua volta; farebbe, invece, qualcos'altro tale quale aveva fatto il Padre. Ciò che ha fatto il Padre, per mezzo di chi l'ha fatto? Se non l'ha fatto per mezzo del Figlio, se non l'ha fatto per mezzo del Verbo, sei incorso in una bestemmia contro il Vangelo. Tutto, infatti, è stato fatto per mezzo di lui 22. Ora, quindi, ciò che aveva fatto il Padre, lo aveva fatto per mezzo del Verbo, lo aveva fatto per mezzo del Figlio. Chi è l'altro che osserva per fare qualcos'altro che vede fare dal Padre? Non siete soliti asserire che il Padre ha due figli. Uno solo è l'Unico, generato da lui. In realtà, per sua misericordia, è il solo ad essere Dio e non è il solo ad essere erede. Il Padre ha fatto eredi con il suo unico Figlio coloro che non generò dalla sua sostanza, come appunto quello, ma, per mezzo di quello stesso, li ha chiamati a far parte della sua famiglia. Veramente siamo stati chiamati ad essere figli adottivi, come attesta la Sacra Scrittura 23.
Non le une il Padre, le altre i Figlio, ma è la Trinità a compiere le medesime opere.
8. 10. Che dici dunque? E' il Figlio unico in persona che parla, lo stesso Figlio unigenito parla nel Vangelo, il Verbo stesso ci ha parlato, lui stesso abbiamo ascoltato dire: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre. Certamente il Padre ha fatto sì che il Figlio veda ciò che egli intende fare, eppure nulla fa il Padre se non per mezzo del Figlio. Senza dubbio sei sconcertato, eretico, sei veramente sconcertato, ma, quasi per aver ingerito elloboro, sei sconvolto, al fine di ricevere la salute. Ora, a quanto mi pare, non riconosci te stesso, anche e proprio tu riprovi il tuo parere e il tuo discernere terreno. Làsciati alle spalle le vedute terrene, volgi verso l'alto se hai qualcosa nell'intimo, contempla le cose divine. In verità, tu ascolti parole umane, per mezzo di un uomo, l'Evangelista. Per mezzo del Vangelo tu ascolti parole umane, proprie dell'uomo. Ma, quanto alla parola di Dio, tu ascolti al fine di udire parole umane e conoscere le cose divine. Il Maestro ha provocato per istruire, ha posto le premesse per scuotere l'attenzione. Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre. Era di conseguenza che dicesse: qualunque cosa infatti fa il Padre, tale la fa il Figlio. Non ha detto questo ma: Tutte le cose che il Padre fa, queste medesime fa anche il Figlio 24. Non fa una cosa il Padre, un'altra il Figlio, perché tutte le cose che il Padre fa, per mezzo del Figlio le fa. Il Figlio risuscitò Lazzaro 25; forse che il Padre non lo risuscitò? Il Figlio donò la vista al cieco 26, o che non gliela donò il Padre? La donò il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. E' la Trinità, ma unica l'opera creatrice, unica la maestà, unica l'eternità, unica la coeternità e medesime le azioni della Trinità. Non è che il Padre crei alcuni uomini, altri il Figlio, altri lo Spirito Santo. E' il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo a creare un solo, medesimo uomo. Crea, unico Dio, e il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
Trinità quanto alle Persone, unità quanto alla Natura divina.
9. 11. Nota la pluralità delle Persone, ma riconosci che Dio è uno solo. Infatti, a motivo della pluralità delle Persone, fu detto: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza. Non affermò: Voglio fare l'uomo, e osserva mentre opero, perché possa farne un altro. Facciamo, disse. Sento dire un plurale. A nostra immagine, ugualmente sento dire un plurale. Dove dunque l'Essere unico della divinità? Leggi le parole seguenti: E Dio creò l'uomo 27. E' detto: Facciamo l'uomo, non è detto: Gli dèi fecero l'uomo. Si viene a conoscere l'unità in ciò che fu detto: Dio creò l'uomo.
Il significato delle parole di Cristo va prima ricercato con retta fede.
9. 12. Dov'è dunque quella obiezione terrena? Sia fatta cadere, sia occultata, sia annullata. Ci parli il Verbo di Dio. Ormai devoti, ormai credenti, ormai penetrati dalla fede, avendo procurato qualche profitto all'intelligenza, rivolgiamoci proprio al Verbo, alla sorgente della luce, e diciamo insieme: Signore, il Padre ha fatto le medesime cose che hai compiuto tu; infatti tutto ciò che fa il Padre lo fa mediante te. Abbiamo ascoltato che tu, Verbo, eri in principio; non abbiamo visto, ma abbiamo creduto. Di conseguenza, nella fede abbiamo ascoltato che tutto è stato fatto mediante te 28. Perciò tutto ciò che fa il Padre lo fa mediante te. Quindi, tu fai le medesime cose che fa il Padre. Che vuol dire? Perché hai voluto affermare: Il Figlio da sé non può far nulla? In quello che ascolto noto una vera e propria uguaglianza fra te e il Padre. Tutte le cose che fa il Padre, queste medesime fa il Figlio 29. Riconosco l'uguaglianza, a questo punto intendo, a questo punto afferro come posso l'Io e il Padre siamo una cosa sola 30. Com'è che non puoi far nulla se non ciò che vedi fare dal Padre? Che vuol dire questo?
Difficoltà di capire il vedere del Verbo per il fatto che non lo si può conoscere.
10. 13. Può darsi mi dica, anzi ci dica a tutti: Questo, infatti, ciò che ho detto: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare al Padre 31; come intendi il mio " vedere "? Com'è il mio " vedere "? Metti da parte, per un momento, la forma di servo, che ho assunto per te. In realtà, in quella forma di servo nostro Signore aveva occhi e orecchi corporei, ed in quella forma umana, come abbiamo anche noi, era della medesima figura del corpo, della medesima conformazione delle membra. Quella carne era derivata da Adamo; ma non era quello Adamo. Così il Signore camminava sia sulla terra sia sul mare, come gli piacque, come volle, perché gli fu possibile tutto ciò che volle. Lanciò uno sguardo, vide. Distolse gli occhi, non vide. Gli era alle spalle chi lo seguiva, era veduto chi lo precedeva. Con gli occhi del corpo egli vedeva chi gli era innanzi. Nulla però si celeva alla divinità. Metti da parte, metti da parte per un momento, ripeto, la forma di servo. Considera la natura divina, nella quale era prima che fosse creato il mondo, e per la quale era uguale al Padre. Per mezzo di lui apprendilo e intendi che cosa ti afferma: Egli, pur essendo di natura divina, non ritenne un'appropriazione indebita la sua uguaglianza con Dio 32. Ivi sta' a vederlo, se puoi, affinché tu possa vedere quale sia il " vedere " proprio di lui. In principio era il Verbo 33. Come vede il Verbo? Ha occhi il Verbo? O si trovano in lui gli occhi nostri, magari occhi incorporei, ma occhi di cuori riverenti e illuminati? Beati, infatti, i puri di cuore 34.
In Cristo era visibile agli uomini la forma del servo, era riservata ai beati la forma di Dio.
10. 14. Con lo sguardo tu abbracci l'uomo e Dio. Ti mostra l'uomo, ti riserva la visione di Dio. E nota il perché ti riservi la visione di Dio colui che ti si fa vedere uomo. Chi mi ama - dice - osserva i miei comandamenti. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò. E quasi come se dicesse: " Che darai a chi ti ama? ", aggiunge: e mi manifesterò a lui 35. Questo che vuol dire, fratelli? Egli, che già vedevamo, prometteva che si sarebbe manifestato loro. A chi? A quelli che lo vedevano, oppure a quelli dai quali non era ancora veduto? Rivolgendosi ad un Apostolo che desiderava vedere il Padre e chiedeva: Mostraci il Padre e ci basta, afferma come segue. Allora egli, restando davanti agli occhi del servo, nella forma di servo, riservando agli occhi deificati la natura di Dio, gli osserva: Da tanto tempo sono con voi e non mi avete conosciuto? Chi vede me vede anche il Padre 36. Desideri vedere il Padre, guarda me. Mi vedi e non vedi me. Vedi ciò che per te ho assunto, non vedi ciò che ti ho riservato. Osserva i comandamenti, purifica gli occhi. Poiché chi mi ama osserva i miei comandamenti ed io lo amerò. Quasi a dire: è a chi osserva i miei comandamenti ed a chi è risanato per mezzo dei miei comandamenti che io mi mostrerò.
Il vedere del Verbo non è altro dal Verbo. La carità rende capaci di comprendere le realtà divine.
11. 15. Se dunque, fratelli, non possiamo discernere il " vedere " del Verbo, dove andiamo? Non è per caso quanto a noi prematuro pretendere di coglierne la verità? A che scopo vogliamo ci si mostri ciò che non possiamo vedere? Perciò delle cose che desideriamo vedere, di queste ci è stato detto, non di ciò che già potessimo capire. Infatti, ammesso che tu colga il " vedere " del Verbo, forse nel momento in cui vedi il " vedere " del Verbo, vedrai il Verbo quale è in sé, non così che il Verbo sia una cosa e un'altra il " vedere " del Verbo, in modo che non vi si trovi alcunché congiunto e vincolato, a duplicare, a connettersi. E' qualcosa di semplice, di una semplicità indicibile. Non come per l'uomo: una cosa è l'uomo, un'altra il vedere dell'uomo. Infatti se un giorno si spegne ciò che è il vedere dell'uomo, l'uomo può rimanere. Ecco quel qualcosa che dicevo avrei esposto, che non tutti avrebbero potuto comprendere: faccia ora il Signore che alcuni abbiano compreso. Fratelli miei, vi esorto a questo, a che giungiamo a cogliere il " vedere " del Verbo. Questo è al di sopra delle vostre forze perché esse sono deboli? Siano fortificate, siano portate alla perfezione. In che modo? Per mezzo dei comandamenti. Con quali comandamenti? Chi mi ama osserva i miei comandamenti 37. Quali i comandamenti? Già vogliamo crescere, infatti, già essere rinvigoriti, già essere perfetti perché possiamo cogliere il " vedere " del Verbo. Ora parla, Signore, quali i comandamenti? Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda 38. Attingiamo allora, fratelli, questo amore dall'abbondanza della sorgente, riceviamolo, saziamoci in esso. Prendine per quanto sei capace. La carità ti generi, la carità ti nutra, la carità ti renda perfetto, la carità ti dia forza perché tu possa cogliere il " vedere " del Verbo; il Verbo non è una cosa e altra il " vedere " di lui, ma proprio quello che è il " vedere " del Verbo, questo è il Verbo. E forse comprenderai subito che quello che è stato detto: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre 39, è tale come a dire: Non ci sarebbe il Figlio se non nascesse dal Padre. Ciò vi basti, fratelli. So di aver detto quello che, se meditato, può darsi diventi chiaro; spesso a causa delle molte parole si può rendere oscuro ciò che è stato detto.
1 - Is 7, 9 (sec. LXX).
2 - 2 Pt 1, 19.
3 - Is 7, 9 (sec. LXX).
4 - Eb 11, 1.
5 - Cf. Gn 1, 26.
6 - Rm 1, 20.
7 - Sal 31, 9.
8 - Cf. Mt 14, 21.
9 - Cf. Gv 2, 9.
10 - Sir 36, 6.
11 - Sal 16, 7.
12 - Gv 1, 1.
13 - Sal 18, 6.
14 - Gv 1, 1.
15 - Cf. Sal 77, 25.
16 - Gv 5, 19.
17 - Sal 115, 10.
18 - Gv 5, 19.
19 - Ibidem.
20 - Ibidem.
21 - Ibidem.
22 - Gv 1, 3.
23 - Cf. Ef 1, 5.
24 - Gv 5, 19.
25 - Cf. Gv 11.
26 - Cf. Gv 9.
27 - Gn 1, 26-27.
28 - Cf. Gv 1, 3.
29 - Gv 5, 19.
30 - Gv 10, 30.
31 - Gv 5, 19.
32 - Fil 2, 6.
33 - Gv 1, 1.
34 - Mt 5, 8.
35 - Gv 14, 21.
36 - Gv 14, 9.
37 - Gv 14, 11.
38 - Gv 13, 34.
39 - Gv 5, 19.
«Abbine cura: sono mie figlie»
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaPer esattezza storica bisogna dire che, in un primo tempo, Don Bosco non
pensò a fondare il ramo femminile della sua Famiglia; vi si indusse
soltanto quando ripetute illustrazioni celesti e i rinnovati consigli di
Pio IX lo convinsero che quella era la volontà di Dio.
Un profetico accenno alla fondazione della sua seconda Famiglia
religiosa lo si intravede nel sogno che raccontò il 6 luglio del
1862.
Stanotte, disse, ho fatto un sogno singolare. Sognai di trovarmi insieme
con la Marchesa Barolo. Passeggiavamo su di una piazzetta che metteva
in una grande pianura. Io vedevo i giovani dell’Oratorio a correre, a
saltare, a ricrearsi allegramente. La Marchesa si mise a discorrere dei
miei giovani e mi disse:
— Va tanto bene che ella si occupi dei giovani, ma lasci a me soltanto
la cura di occuparmi delle ragazze: così andremo d’accordo.
Io le risposi:
— Ma mi dica, mi dica un poco: Nostro Signore Gesù Cristo è venuto al mondo solo per redimere i giovani o anche le ragazze?
— Lo so — ella rispose — che Nostro Signore ha redento tutti, ragazzi e ragazze.
— Ebbene, io devo procurare che il sub sangue non sia sparso inutilmente tanto per i giovani quanto per le ragazze».
Don Francesia ricordava di aver udito dallo stesso Don Bosco che due
volte aveva sognato di trovarsi in Piazza Vittorio a Torino e di aver
visto un gran numero di ragazze che giocavano e parevano abbandonate a
se stesse. Appena videro Don Bosco, abbandonarono i loro giochi e
corsero attorno a lui gridando: «Viva Don Bosco! ». E lo supplicavano di
prendersi cura di loro. Don Bosco, narrando il sogno, disse: «Io
cercavo di allontanarmi da loro dicendo che non potevo, che altri
sarebbero venuti in loro aiuto, perché la mia missione era per i giovani
e non per le fanciulle; ma esse insistevano. C’era specialmente un
gruppo di giovani più adulte che parevano estranee a quei divertimenti.
Esse, rivolte a me con aria pietosa, dicevano:
— Come vede, noi siamo abbandonate!
Allora vidi comparire una nobile Signora che, tutta risplendente in
viso, con bella parola mi incoraggiava ad appagare il loro desiderio. E
mentre pareva che scomparisse di mezzo a loro, mi diceva:
— Abbine cura: sono mie figlie! ».
Così si spiega il dialogo che la sera del 24 giugno 1866, suo giorno onomastico, tenne col suo primo biografo Don Lemoyne.
— Dica, Don Bosco, non le sembra che manchi ancora qualche cosa per completare la sua Opera?
Che vuoi dire con questo?
Don Lemoyne rimase un momento esitante, poi riprese:
— E per le ragazze non farà niente? Non le sembra che se avessimo anche
le Suore, questo sarebbe il coronamento dell’Opera? Esse potrebbero fare
per le ragazze ciò che noi facciamo per i giovani.
Don Lemoyne aveva esitato a manifestare il suo pensiero, perché temeva
che Don Bosco fosse contrario. Invece, con sua meraviglia, il Santo
rispose:
— Sì, anche questo sarà fatto, ma non subito.
Don Francesco Cerruti, direttore del Collegio di Alassio, quando seppe
che Don Bosco aveva deciso di fondare il ramo femminile della sua Opera,
gli chiese:
— Dunque ella vuoi fondare una congregazione di suore?
— Vedi — gli rispose il Santo —, la rivoluzione si è servita delle donne
per fare un gran male, e noi per mezzo loro faremo un gran
bene.
E aggiungeva che avrebbero avuto il nome di « Figlie di Maria
Ausiliatrice», perché voleva che il nuovo Istituto fosse un monumento
vivente di perenne riconoscenza per i favori ottenuti da sì buona Madre.
2-65 Agosto 27, 1899 L’effetto quando Gesù va all’anima
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina, mentre vedevo il mio dolce Gesù, mi sentivo un timore che non fosse Lui, ma il demonio per illudermi. E Gesù, rispondendomi al timore, mi ha detto:
(2) “Quando sono Io che Mi presento all’anima, tutte le interiori potenze si annichiliscono e conoscono il loro nulla, ed Io, vedendo l’anima umiliata, fo soprabbondare il mio amore, come tanti ruscelli, in modo da inondarla tutta e fortificarla nel bene. Tutto il contrario succede quando è il demonio”.