Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 26° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 3
1Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène,2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.3Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
'Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate' i suoi 'sentieri!'
5'Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.'
6'Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!'
7Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente?8Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre.9Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco".
10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?".11Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto".12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?".13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato".14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe".15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile".
18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.
19Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso,20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.
21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
23Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli,24figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe,25figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài,26figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda,27figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri,28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er,29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi,30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim,31figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide,32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson,33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda,34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor,35figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala,36figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech,37figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam,38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.
Neemia 10
1"A causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile e lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le firme dei nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri sacerdoti".
2Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di Akalià, e Sedecìa,3Seraia, Azaria, Geremia,4Pascur, Amaria, Malchia,5Cattus, Sebania, Malluch,6Carim, Meremòt, Abdia,7Daniele, Ghinneton, Baruch,8Mesullàm, Abia, Miamin,9Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i sacerdoti.10Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadàd, Kadmiel,11e i loro fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn,12Mica, Recob, Casaoià,13Zaccur, Serebia, Sebania,14Odia, Bani, Beninu.15Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam, Zattu, Bani,16Bunni, Azgad, Bebai,17Adonia, Bigvai, Adin,18Ater, Ezechia, Azzur,19Odia, Casum, Bezai,20Carif, Anatòt, Nebai,21Magpias, Mesullàm, Chezìr,22Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua,23Pelatia, Canan, Anaia,24Osea, Anania, Cassùb,25Alloches, Pilca, Sobek,26Recum, Casabna, Maaseia,27Achia, Canàn, Anan,28Malluch, Carim, Baana.
29Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri per aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie, quanti avevano conoscenza e intelligenza,30si unirono ai loro fratelli più ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi.31E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli;32a non comprar nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a vendere in giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito.33Ci siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per il servizio della casa del nostro Dio:34per i pani dell'offerta, per il sacrificio continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni, delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio.35Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso circa l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo i nostri casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia bruciata sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge.36Ci siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del nostro suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta,37come anche i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame, secondo quanto sta scritto nella legge, e i primi parti del nostro bestiame grosso e minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che prestano servizio nella casa del nostro Dio.38Ci siamo anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le primizie della nostra pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle rendite del nostro suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti i luoghi da noi coltivati.39Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro;40perché in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e i cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro Dio.
Giobbe 21
1Giobbe rispose:
2Ascoltate bene la mia parola
e sia questo almeno il conforto che mi date.
3Tollerate che io parli
e, dopo il mio parlare, deridetemi pure.
4Forse io mi lamento di un uomo?
E perché non dovrei perder la pazienza?
5Statemi attenti e resterete stupiti,
mettetevi la mano sulla bocca.
6Se io ci penso, ne sono turbato
e la mia carne è presa da un brivido.
7Perché vivono i malvagi,
invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi?
8La loro prole prospera insieme con essi,
i loro rampolli crescono sotto i loro occhi.
9Le loro case sono tranquille e senza timori;
il bastone di Dio non pesa su di loro.
10Il loro toro feconda e non falla,
la vacca partorisce e non abortisce.
11Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi
e i loro figli saltano in festa.
12Cantano al suono di timpani e di cetre,
si divertono al suono delle zampogne.
13Finiscono nel benessere i loro giorni
e scendono tranquilli negli inferi.
14Eppure dicevano a Dio: "Allontanati da noi,
non vogliamo conoscer le tue vie.
15Chi è l'Onnipotente, perché dobbiamo servirlo?
E che ci giova pregarlo?".
16Non hanno forse in mano il loro benessere?
Il consiglio degli empi non è lungi da lui?
17Quante volte si spegne la lucerna degli empi,
o la sventura piomba su di loro,
e infliggerà loro castighi con ira?
18Diventano essi come paglia di fronte al vento
o come pula in preda all'uragano?
19"Dio serba per i loro figli il suo castigo...".
Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta!
20Veda con i suoi occhi la sua rovina
e beva dell'ira dell'Onnipotente!
21Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo
di sé,
quando il numero dei suoi mesi è finito?
22S'insegna forse la scienza a Dio,
a lui che giudica gli esseri di lassù?
23Uno muore in piena salute,
tutto tranquillo e prospero;
24i suoi fianchi sono coperti di grasso
e il midollo delle sue ossa è ben nutrito.
25Un altro muore con l'amarezza in cuore
senza aver mai gustato il bene.
26Nella polvere giacciono insieme
e i vermi li ricoprono.
27Ecco, io conosco i vostri pensieri
e gli iniqui giudizi che fate contro di me!
28Infatti, voi dite: "Dov'è la casa del
prepotente,
dove sono le tende degli empi?".
29Non avete interrogato quelli che viaggiano?
Non potete negare le loro prove,
30che nel giorno della sciagura è risparmiato il
malvagio
e nel giorno dell'ira egli la scampa.
31Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta
e di quel che ha fatto chi lo ripaga?
32Egli sarà portato al sepolcro,
sul suo tumulo si veglia
33e gli sono lievi le zolle della tomba.
Trae dietro di sé tutti gli uomini
e innanzi a sé una folla senza numero.
34Perché dunque mi consolate invano,
mentre delle vostre risposte non resta che inganno?
Salmi 69
1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'
2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?
6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.
8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.
10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.
12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.
14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.
17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.
19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.
25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.
30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.
33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.
36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
Ezechiele 3
1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.
16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".
22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".
Lettera agli Efesini 1
1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Èfeso, credenti in Cristo Gesù:2grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei
cieli, in Cristo.
4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
5predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
6secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.
8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui
prestabilito
10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.
11In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
12perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
13In lui anche voi,
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso,
14il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.
15Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi,16non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,17perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.18Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi19e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza
20che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
21al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione
e di ogni altro nome che si possa nominare
non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.
22'Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi'
e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa,
23la quale è il suo corpo,
la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.
Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana
Leggilo nella Biblioteca1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).
2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).
3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.
Seconda lettera di San Clemente ai Corinti
San Clemente Romano - San Clemente Romano
Leggilo nella Biblioteca
Dobbiamo avere un alto concetto del Cristo, che ci chiamò alla salvezza
1. Fratelli, questo è il concetto che dobbiamo farci di Gesù Cristo: considerarlo quale Dio, quale giudice dei vivi e dei morti; e non dobbiamo tenere in poco conto la nostra salvezza.
2. Se noi abbiamo un meschino concetto di Lui, è meschino anche l’oggetto della nostra speranza. Chi ascolta queste cose e le reputa piccole, pecca; e noi pure pecchiamo, se ignoriamo donde fummo chiamati e da chi e a quale luogo destinati e quante sofferenze volle sopportare Gesù Cristo per noi.
3. Qual compenso gli daremo noi, o quale frutto, degno di quello che ci fu donato da Lui? Di quali benefici non siamo debitori a Lui?
4. Egli ci prodigò la luce; come un padre ci chiamò suoi figli e ci salvò quando perivamo.
5. Quale lode dunque o quale compenso, daremo noi a Lui per le grazie ricevute?
6. Noi eravamo ciechi d’intelletto, adoravamo oggetti di pietra, di legno, d’oro, d’argento e di bronzo, opere umane; e tutta la nostra vita non era altro che morte. Eravamo circondati da oscurità, i nostri occhi erano pieni di nebbia; per volere di Lui riacquistammo la vista e dissipammo la nube in cui eravamo avvolti.
7. Egli ci usò misericordia e ci salvò, mosso a compassione alla vista dei nostri molteplici errori e della rovina in cui giacevamo senza alcuna speranza di salute fuori di quella che viene da Lui.
8. Egli ci chiamò quando ancora non eravamo, e dal nulla volle che passassimo all’esistenza.
La Chiesa, prima sterile, con la chiamata dei Gentili è divenuta meravigliosamente feconda
1. Rallegrati,, o sterile, che non partorisci, ed erompi in grida tu che non hai i dolori del parto, poiché i figli della donna sola sono più numerosi di quelli della maritata. Con le parole rallegrati, o sterile, che non partorisci, siamo indicati noi; poiché la Chiesa era sterile, prima che le fossero dati dei figlioli.
2. Le parole: grida tu che non hai i dolori del parto, ci insegnano ad elevare con semplicità le nostre preghiere a Dio, senza scoraggiarci come le donne quando partoriscono.
3. E le altre: la donna sola ha più figli che la maritata, significano che il popolo, al quale apparteniamo, sembrava abbandonato da Dio; ora invece, avendo creduto, siamo divenuti più numerosi di coloro che sembravano i possessori di Dio.
4. Un’altra Scrittura dice: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
5. Il che significa che bisogna salvare quelli che si perdono.
6. Questo infatti è grande ed ammirevole, non già il rinsaldare ciò che è solido, ma ciò che sta cadendo.
7. Così anche il Cristo volle salvare ciò che stava perdendosi; e salvò molti con la sua venuta e chiamò anche noi, che già perivamo.
Confessiamo il Signore facendo ciò che Egli dice, e non con onorarlo solo a parole
1. Essendo dunque così grande la misericordia usata da Cristo verso di noi, prima col far sì che noi che viviamo non sacrificassimo e non adorassimo più divinità morte, poi col farci conoscere per mezzo suo il Padre della verità, quale altra conoscenza ci condurrà al Padre, all’infuori di quella di non rinnegare Colui per mezzo del quale l’abbiamo conosciuto?
2. Dice infatti Cristo stesso: Chi confesserà me dinanzi agli uomini, io lo confesserò dinanzi al Padre mio.
3. Ecco dunque la nostra ricompensa, se confesseremo Colui per mezzo del quale siamo stati salvati.
4. E in che modo lo confesseremo? Facendo quanto dice, non trascurando i suoi precetti e onorandolo, non solo con le labbra, ma con tutto il cuore e con tutta la mente.
5. Poiché Egli dice anche in Isaia: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
I veri confessori di Cristo
1.Non accontentiamoci dunque di chiamarlo Signore, perché questo non ci salverà.
2. Dice infatti: Non chiunque mi dice Signore, Signore, sarà salvo, ma chi pratica la giustizia.
3. Perciò, o fratelli, confessiamolo con le opere, amandoci gli uni gli altri, fuggendo l’adulterio, la vicendevole detrazione e la gelosia, e con essere invece continenti, misericordiosi e buoni. Dobbiamo anche compatirci vicendevolmente e non amare il denaro. Confessiamolo con queste opere, non con le contrarie.
4. Né dobbiamo avere maggior timore degli uomini che di Dio.
5. Perciò, se voi operate così, il Signore vi dice: Se voi siete raccolti con me sul mio seno, ma non osservate i miei precetti, io vi rigetterò e vi dirò: Andate lontano da me, non vi conosco né so donde siete, operatori d’iniquità.
Disprezziamo il mondo e rafforziamo la speranza nella vita futura
1. Perciò, o fratelli, facciamo la volontà di Colui che ci ha chiamati e abbandoniamo la dimora di questo mondo senza temere d’uscirne.
2. Dice infatti il Signore: Sarete come agnelli in mezzo ai lupi.
3. E Pietro rispondendo gli domandò: E se i lupi sbraneranno gli agnelli?
4. E Gesù disse a Pietro: Gli agnelli, dopo la morte, non debbono più avere paura dei lupi! E anche voi non abbiate timore di coloro che vi uccidono e dopo non possono farvi nulla di più, ma temete colui che, dopo la vostra morte, ha il potere di gettare l’anima e il corpo nella geenna di fuoco.
5. Sappiate, o fratelli, che la dimora della nostra carne in questo mondo è breve e di poca durata; mentre la promessa del Cristo è grande e meravigliosa, come pure il riposo del regno futuro e della vita eterna.
6. Che fare dunque per raggiungere questi beni, se non camminare nella santità e nella giustizia, e giudicare queste cose del mondo come estranee a noi, e non desiderarle?
7. Poiché nell’istante in cui noi desideriamo di possederle, deviamo dalla via giusta.
Il secolo presente ed il futuro sono due nemici: disprezziamo il primo e amiamo il secondo. Non c’è nessuna altra speranza di salvezza
1. Dice il Signore. Nessun servitore può servire a due padroni. Se noi vorremo servire a Dio e a Mammona sarà a nostro danno.
2. Che giova infatti guadagnare tutto il mondo e perdere l’anima?.
3. Il secolo presente e il secolo futuro sono due nemici.
4. Il primo predica l’adulterio, la corruzione, l’avarizia e l’inganno; il secondo ne sta lontano.
5. Non possiamo quindi essere amici d’ambedue, ma dobbiamo star lontano dal primo e attenerci al secondo.
6. Noi crediamo che sia meglio odiare i beni di quaggiù, perché meschini, di breve durata e corruttibili, ed amare invece quelli di là, che sono incorruttibili.
7. Facendo la volontà di Cristo, troveremo riposo; ma se disobbediamo ai suoi comandamenti, nulla ci scamperà dall’eterno castigo.
8. Dice la Scrittura in Ezechiele: Se risorgessero Noè, Giobbe e Daniele, non libererebbero i loro figli dalla cattività.
9. Se uomini così giusti non possono con la loro giustizia liberare i loro figli, come potremo noi aver fiducia di entrare nel regno di Dio, se non conserveremo puro ed immacolato il nostro battesimo? E chi sarà il nostro avvocato, se non saremo trovati provvisti di opere sante e giuste?
Se vogliamo ottenere la corona, dobbiamo combattere
1. Lottiamo dunque, o fratelli miei, sapendo che il combattimento è vicino e che alle gare corruttibili molti accorrono su navi, ma non tutti sono coronati, bensì solo quelli che hanno molto faticato e lottato valorosamente.
2. Noi quindi, lottiamo per conseguire tutti la corona.
3. Corriamo nella strada diritta, nella gara incorruttibile; imbarchiamoci numerosi per questa gara e lottiamo per essere coronati; e se non tutti possiamo raggiungere la corona, cerchiamo almeno di avvicinarci ad essa.
4. Dobbiamo tenere presente che, nella lotta corruttibile, chi è sorpreso a violare le regole è frustato, escluso e cacciato fuori dallo stadio.
5. Che ve ne pare? Che cosa dovrà soffrire colui che viola le regole della lotta incorruttibile?
6. Di coloro che non hanno conservato il sigillo [del battesimo] è detto: Il loro verme non morrà, il loro fuoco non s’estinguerà e saranno di spettacolo ad ogni carne.
Finché siamo in questo mondo, pentiamoci e conserviamo casto il nostro corpo
1. Finché dunque siamo sulla terra, pentiamoci.
2. Siamo infatti come argilla in mano dell’artefice. Il vasaio, quando il vaso che sta foggiando gli si sforma tra le mani o si rompe, lo plasma di nuovo; ma se ormai l’ha già messo nella fornace, non lo tocca più. Così pure noi, mentre siamo ancora in questo mondo, pentiamoci di tutto cuore del male commesso nella carne, finché abbiamo tempo di pentirci, per essere poi salvati dal Signore.
3. Poiché, una volta usciti da questo mondo, non potremo più né confessarci né pentirci.
4. Perciò, o fratelli, facendo la volontà del Padre, conservando pura le carne e osservando i precetti del Signore, noi otterremo la vita eterna.
5. Dice infatti il Signore nel Vangelo: Se voi non avete custodito il poco, chi vi darà il molto? Poiché io vi dico: chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto.
6. Con questo vuole significare: Conservate pura la vostra carne e immacolato il sigillo, per ottenere la vita eterna.
Saremo giudicati nella carne; prepariamoci dunque in tempo
1. Nessuno di voi dica che questa carne non sarà giudicata, né risorgerà.
2. Sappiatelo: in che foste salvati? In che avete ritrovato la vista, se non in questa carne, mentre vi dimorate?
3. Dobbiamo dunque custodire la carne come tempio di Dio.
4. Come foste chiamati nella carne, così andrete [a Lui] nella carne.
5. Come Cristo, il Signore e Salvatore nostro, essendo prima spirito si è fatto carne e in tale natura ci ha chiamati, così anche noi in questa carne riceveremo il premio.
6. Amiamoci dunque gli uni gli altri, per giungere tutti al regno di Dio.
7. Giacché abbiamo l’occasione opportuna d’essere risanati, affidiamoci a Dio, nostro medico, e diamogli una ricompensa.
8. E quale? Il pentimento d’un cuore sincero.
9. Poiché Egli prevede tutto e conosce ciò che è nel nostro cuore. io. Diamogli quindi lode, non solo con la bocca, ma con il cuore, affinché Egli ci accolga come figli. II. Poiché il Signore ha detto: Miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio.
Abbandoniamo il vizio e seguiamo la virtù, anteponendo i beni che ci sono promessi alle gioie di questo mondo
1. Facciamo dunque, o fratelli, la volontà del Padre, che ci ha chiamati, per vivere e seguire maggiormente la virtù. Spogliamoci della malignità, come precorritrice dei nostri peccati, e fuggiamo l’empietà, affinché i mali non ci sorprendano.
2. Se saremo solleciti nell’operare il bene, la pace ci seguirà.
3. Per questo motivo non possono trovarla coloro che, adducendo umani timori, preferiscono il godimento presente alla promessa futura.
4. Costoro ignorano quale tormento porti con sé il godimento di quaggiù e quale delizia vi sia invece nella promessa futura.
5. Se almeno fossero soli ad agire così, si potrebbe sopportare; ma invece persistono ad insegnare il male alle anime innocenti, non sapendo che incorreranno in una doppia condanna, essi e quelli che li ascoltano.
Fedeli alle promesse divine, serviamo il Signore, ed otterremo la felicità eterna
1. Noi dunque, serviamo Dio con cuore puro e saremo giusti; ma se, per mancanza di fede nelle promesse di Dio, non lo serviamo, saremo infelici.
2. Dice infatti la parola profetica: Infelici quelli che hanno un animo doppio e un cuore vacillante e dicono: Da gran tempo udiamo queste cose, già dal tempo dei nostri padri; ma per quanto abbiamo atteso di giorno in giorno, non abbiamo veduto nulla di tutto questo.
3. Insensati! Paragonatevi ad un albero; prendete per esempio la vite: prima perde le foglie, poi mette fuori i germogli, poi il grappolo verde e infine l’uva matura.
4. Così anche il mio popolo ebbe perturbazioni ed afflizioni; ma dopo riceverà il bene.
5. Perciò, o fratelli, non dobbiamo avere un animo ondeggiante, ma dobbiamo perseverare nella speranza, per riportarne il premio.
6. Poiché è fedele colui che ha promesso di dare a ciascuno la ricompensa secondo le sue opere.
7. Pertanto, se noi praticheremo la giustizia al cospetto di Dio, entreremo nel suo regno e conseguiremo quelle promesse che orecchio non udì, né occhio vide, né cuore umano desiderò.
Aspettiamo ogni giorno il regno di Dio
1. Aspettiamo dunque, di ora in ora, il regno di Dio, nella carità e nella giustizia, perché non’ sappiamo il giorno dell’apparizione di Dio.
2. Infatti, il Signore stesso, interrogato da uno quando sarebbe venuto il suo regno, rispose: Quando due cose saranno una sola, quando l’esteriore sarà come l’interiore, quando nella relazione del maschio con la femmina non vi sarà più né maschio né femmina.
3. Due cose sono una sola, quando ci diciamo vicendevolmente la verità e quando in due corpi vi è una sola anima senza ipocrisia.
4. L’esteriore sarà come l’interiore vuol dire questo: ciò che è dentro è l’anima, ciò che è fuori è il corpo: allo stesso modo che il tuo corpo è visibile, così deve anche essere manifesta la tua anima nelle buone opere.
5. E il maschio con la femmina, né maschio né femmina, vuol dire che un fratello, vedendo una sorella, non deve considerare in lei il sesso femminile; né essa in lui il sesso maschile.
6. Se voi agirete così, vuole Egli dire, verrà il regno del Padre mio.
Pentiamoci per piacere a Dio
1. Fratelli, pentiamoci dunque finalmente, siamo vigilanti nel bene; poiché siamo pieni di molta stoltezza e malvagità. Cancelliamo da noi le colpe passate e cerchiamo di salvarci con una sincera penitenza; non studiamoci di piacere agli uomini e neppure solamente a,noi, ma anche agli estranei per amore della giustizia, affinché il nome del Signore non sia oltraggiato per causa nostra.
2. Poiché dice il Signore: Continuamente il mio nome è bestemmiato tra tutte le genti. E ancora: Guai a colui per colpa del quale il mio nome è bestemmiato. Perché è bestemmiato? Perché voi non fate quello che voglio io.
3. Quando i Gentili odono dalla nostra bocca i detti del Signore, ne ammirano la bellezza e la sublimità; ma quando poi vedono che le nostre opere sono difformi dalle parole che diciamo, allora sono spinti a bestemmiare, dicendo che si tratta solo di favole e di errori.
4. Quando odono da noi che Dio dice: Non c’è merito per voi se amate quelli che vi amano, ma c’è merito se amate i nemici e coloro che vi odiano, all’udire queste parole, essi ammirano l’eccesso di carità. Ma quando vedono che noi non solo non amiamo quelli che ci odiano, ma neppure quelli che ci amano, essi si ridono di noi e il nome [di Dio] è bestemmiato.
La Chiesa vivente è il corpo di Cristo
1. Cosicché, o fratelli, facendo la volontà di Dio, Padre nostro, apparterremo alla prima Chiesa, quella spirituale, creata prima del sole e della luna; ma se non faremo la volontà del Signore, si verificherà tra noi quello che dice la Scrittura: La mia casa è divenuta una spelonca di ladroni. Scegliamo pertanto di appartenere alla Chiesa vivente, per ottenere la salute.
2. Credo che voi non ignoriate che la Chiesa vivente è il corpo di Cristo; poiché dice la Scrittura: Dio fece l’uomo maschio e femmina. Il maschio è Cristo, la femmina è la Chiesa. Anche i libri dei profeti e gli Apostoli insegnano che la Chiesa non è di oggi, ma esiste fin da principio: essa era spirituale, come anche il nostro Gesù, e fu manifestata negli ultimi giorni per salvare noi.
3. La Chiesa, che era spirituale, è apparsa nella carne di Cristo, manifestando a noi che chi la custodirà nella carne e non la `corromperà, la riceverà nello Spirito Santo. Poiché questa carne è la copia dello spirito. Chiunque pertanto guasta la copia, non potrà partecipare all’originale. Questo, o fratelli, vuol significare: custodite la carne, per avere parte allo spirito.
4. Se diciamo che la Chiesa è la carne e Cristo lo spirito, ne consegue che chi fa violenza alla carne, fa violenza alla Chiesa. Costui quindi non parteciperà allo spirito che è Cristo.
5. Di tale vita e incorruttibilità può partecipare la nostra carne, se si unisce a lei lo Spirito Santo; né alcuno può esprimere né dire ciò che il Signore tiene preparato ai suoi eletti.
Dobbiamo rimanere uniti al Signore nella fede
1. Credo di avervi dato un consiglio di non poca importanza sulla continenza: chi lo seguirà, non avrà a pentirsene, e salverà se stesso e me che l’ho consigliato. Poiché non è piccolo merito ricondurre alla salvezza un’anima sviata e sul punto di perdersi.
2. Questa è la ricompensa che possiamo dare a Dio che ci ha creati, che il predicatore predichi e l’uditore ascolti con fede e carità.
3. Conserviamoci dunque giusti e santi nella fede accettata, per potere così invocare con confidenza Dio, il quale ha detto: Non avrai ancora finito di parlare che io dirò: Eccomi!.
4. Questa parola è indizio di grande promessa; poiché il Signore dichiara che sarà più pronto Lui a dare, che il supplicante [a chiedere].
5. Fatti dunque partecipi di tanta bontà, non invidiamoci a vicenda il possesso di così grandi beni; poiché quanto è grande il godimento che apportano queste parole a chi le pratica, altrettanto è terribile il castigo per chi le trasgredisce.
L’elemosina e la carità
1. Quindi, o fratelli, cogliamo questa non piccola occasione per pentirci; giacché siamo in tempo, convertiamoci a Dio che ci ha chiamati, finché Egli è disposto ad accoglierci.
2. Se noi rinunceremo a queste voluttà e trionferemo sulla nostra anima, resistendo ai suoi perversi desideri, parteciperemo della misericordia di Gesù.
3. Sappiate che viene ormai il giorno del giudizio, simile a fornace ardente; e alcuni cieli saranno liquefatti, e tutta la terra diverrà come piombo fuso sul fuoco. Allora saranno manifeste le opere degli uomini, le occulte e le palesi.
4. Bella cosa è l’elemosina come pentimento del peccato. Il, digiuno è migliore della preghiera, e l’elemosina è migliore di tutte e due. La carità copre la moltitudine dei peccati e la preghiera che viene da una buona coscienza, scampa dalla morte. Beato chi sarà trovato ricco in queste cose; poiché l’elemosina allevia il peccato.
Aiutiamoci l’un l’altro, sforziamoci di progredire nei precetti del Signore, affinché siamo tutti riuniti nella vita
1. Pentiamoci dunque con tutto il cuore, affinché nessuno di noi perisca. Se ci è comandato di distogliere le genti dagli idoli e di istruirle, non dovremo tanto più salvare dalla rovina un’anima che già conosce Dio?
2. Aiutiamoci dunque a vicenda per condurre al bene anche i deboli, affinché possiamo essere tutti salvi convertendoci e correggendoci a vicenda.
3. Non sembriamo credenti e attenti solo quando siamo ammoniti dai presbiteri; ma anche ritornati alle nostre case, ricordiamo i precetti del Signore e non lasciamoci trascinare dai desideri mondani; ma radunandoci frequentemente, sforziamoci di progredire nei precetti del Signore, affinché avendo tutti i medesimi sentimenti, siamo riuniti per la vita.
4. Il Signore infatti ha detto: Io vengo a radunare tutte le nazioni, tutte le tribù e le lingue. È qui indicato il giorno della sua manifestazione, nel quale verrà a riscattarci, ciascuno secondo le sue opere.
5. Gli increduli vedranno la sua gloria e la sua potenza e resteranno spaesati nel constatare che il governo del mondo è nelle mani di Gesù e diranno: Guai a noi! Sei proprio Tu, e noi non lo sapevamo e non abbiamo creduto né obbedito ai presbiteri che ci annunciavano la salvezza. E il loro verme non morrà e il loro fuoco non si spegnerà e saranno di spettacolo ad ogni carne.
6. È qui indicato il giorno del giudizio, quando si vedranno quelli tra noi che furono empi e sbagliarono il calcolo a riguardo dei precetti di Gesù Cristo.
7. Ma i giusti, che avranno bene operato e sopportato i tormenti e odiato le voluttà dell’animo, quando vedranno puniti con terribili supplizi nel fuoco eterno coloro che non hanno colpito nel segno e hanno rinnegato Gesù con le parole o con le opere, daranno gloria al loro Dio e diranno che vi è una speranza per chi ha servito Dio con tutto il cuore.
Serviamo il Signore e rendiamogli grazie
1. Siamo dunque anche noi tra coloro che rendono grazie a Dio e che lo hanno servito; e non tra gli empi condannati.
2. E io stesso, che sono pieno di ogni peccato e non sono ancora sfuggito alla tentazione, ma mi trovo ancora tra le macchinazioni del diavolo, mi sforzo di seguire la giustizia, per potere almeno avvicinarmi ad essa, perché temo il giudizio futuro.
Beati quelli che avranno osservato i comandamenti di Dio
1. Perciò, o fratelli e sorelle, dopo la parola del Dio della verità, io vi leggo questa esortazione, perché poniate mente a ciò che è scritto e salviate voi stessi e il vostro lettore. Il compenso che vi chiedo è che vi pentiate di tutto cuore, per procurarvi la salvezza e la vita. Così facendo, noi fisseremo una meta a tutti i giovani che amano faticare nell’imitazione della pietà e della bontà divina.
2. E noi, che non siamo dei saggi, non abbiamocela a male e non sdegniamoci, quando qualcuno ci corregge e cerca di convertirci dall’iniquità alla giustizia. Talora infatti facciamo il male senza avvertirlo, perché il tentennamento e la mancanza di fede sono insiti nei nostri cuori, e perché la nostra intelligenza è ottenebrata da vani desideri.
3. Pratichiamo la giustizia, per potere alfine raggiungere la salvezza. Beati coloro che obbediscono a questi precetti! Se anche dovranno soffrire per breve tempo in questo mondo, vendemmieranno il frutto immortale della risurrezione.
4.. L’uomo pio non si rattristi se nel tempo presente è infelice: giorni felici lo attendono; egli, rivivendo lassù insieme ai suoi padri, godrà nella beata eternità.
Bisogna sopportare con fortezza le persecuzioni
1. Ma neppure questo turbi la vostra mente, il vedere gli iniqui nella ricchezza e i servi di Dio nelle strettezze.
2. Abbiamo fede, o fratelli e sorelle! Noi sosteniamo la prova del Dio vivente e ci addestriamo in questa vita, per essere coronati nella futura.
3. Nessuno dei giusti coglie subito il frutto, ma l’attende.
4. Che se Dio desse subito ora il premio ai giusti, noi eserciteremmo un commercio e non la pietà; avremmo l’apparenza d’esser giusti, in realtà invece non cercheremmo la pietà, ma il guadagno. Per questo il giudizio divino colpisce lo spirito privo di giustizia e lo carica di catene.
5. Al Dio unico ed invisibile, al Padre della verità che ci da mandato il Salvatore e autore della incorruttibilità e, per mezzo di Lui, ci ha anche rivelato la verità e la vita celeste, a Lui la gloria nei secoli dei secoli. Così sia.
4 - Il potere di Maria
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella Biblioteca
37. Da quanto ho detto bisogna trarre qualche conclusione evidente. Anzitutto, che Maria ha ricevuto da Dio un grande potere sulle anime degli eletti. Ella infatti non potrebbe porre in essi la sua dimora, come Dio Padre le ha comandato di fare, non potrebbe formarli, nutrirli, darli alla luce della vita eterna come loro madre, averli come sua parte ed eredità, formarli in Gesù Cristo e Gesù Cristo in loro, mettere nei loro cuori le radici delle sue virtù, essere la compagna indissolubile dello Spirito Santo per ogni opera di grazia... Non potrebbe - dico - fare tutto ciò, se non avesse diritto e potere sulle loro anime, per una speciale grazia dell'Altissimo, il quale, avendole dato potere sul proprio Figlio unico e naturale, glielo ha dato pure suoi figli adottivi, e non solo sul corpo - che sarebbe poca cosa - ma anche sull'anima.
38. Maria è la regina del cielo e della terra per grazia, come Gesù ne è il re per natura e per conquista. Ora, poiché il regno di Gesù Cristo è anzitutto un fatto interiore e si realizza nel cuore, come è scritto: «Il regno di Dio è dentro di voi», allo stesso modo il regno della Santa Vergine è principalmente nell'interiore dell'uomo, cioè nell'anima, ed è soprattutto nelle anime che ella viene maggiormente glorificata, insieme al Figlio suo, più che in tutte le manifestazioni esteriori; per questo la Possiamo chiamare con i santi Regina dei cuori.
39. Seconda conclusione. La Santa Vergine è necessaria a Dio, di una necessità che viene detta ipotetica, cioè perché così egli ha voluto; ma è ancora più necessaria agli uomini per raggiungere il loro ultimo fine. Non si può quindi mettere sullo stesso piano la devozione alla Santa Vergine e le devozioni agli altri santi, come se non fosse più necessaria di queste, o fosse solo un sovrappiù.
40. Il dotto e pio Suarez, della Compagnia di Gesù, il sapiente e devoto Giusto Lipsio, professore a Lovanio, e molti altri, hanno dimostrato chiaramente che la devozione alla Santa Vergine è necessaria per la salvezza; hanno portato prove attinte dai Padri, come sant'Agostino, sant'Efrem, diacono di Odessa, san Cirillo di Gerusalemme, san Germano di Costantinopoli, san Giovanni di Damasco, sant'Anselmo, san Bernardo, san Bernardino, san Tommaso, san Bonaventura; così - al dire dello stesso Ecolampadio e di alcuni ; altri eretici - il non avere stima e amore per la Vergine Santa, è un segno infallibile di incredulità, mentre al contrario è una prova sicura di autenticità nella fede, l'essere veramente e interamente a lei consacrati o devoti.
41. Le figure e i testi dell'Antico e del Nuovo Testamento lo provano, gli insegnamenti e gli esèmpi dei santi lo confermano, la ragione e l'esperienza lo insegnano e lo dimostrano, il demonio stesso e i suoi seguaci, spinti dalla forza della verità, spesso furono costretti, loro malgrado, a riconoscerlo. Di tutti i passi dei santi Padri e Dottori, di cui ho fatto un'ampia raccolta per provare questa verità, ne riporto uno solo, per non essere troppo lungo. Dice san Giovanni di Damasco: «Esserti devoti o Vergine Santa, è un'arma di salvezza che Dio ci dà perché ci vuole salvi».
42. Potrei qui riferire parecchi fatti che provano la stessa cosa. Ne riporto due. Quello raccontato nei Fioretti di san Francesco, quando in estasi vide una grande scala che portava in cielo; in cima ad essa vi era la Vergine Santa e gli fu indicato che per arrivare al cielo bisognava salire per quella scala. E quello riferito nelle cronache di san Domenico. Il Santo stava predicando il Rosario presso Carcassonne, quando incontrò un infelice eretico, la cui anima era posseduta da quindicimila demoni; questi furono costretti, su comando della Santa Vergine, ad ammettere - a propria confusione - molte grandi e consolanti verità circa la devozione verso di lei; e lo fecero con tanta efficacia e chiarezza che, anche chi non è molto devoto della Vergine Santa, non può leggere senza versare lacrime di gioia questo racconto autentico e l'elogio che il demonio dovette fare, suo malgrado, della devozione alla Vergine Santa.
43. Se la devozione alla Vergine Santa è necessaria a tutti semplicemente per salvarsi, lo è ancora di più per coloro che sono chiamati a una speciale perfezione. Io non credo che una persona possa raggiungere un'intima unione con Gesù Cristo Signore e una perfetta fedeltà allo Spirito Santo, senza una grande unione con la Vergine Santa e senza farsi profondamente aiutare da lei.
44. E' solo Maria che ha trovato grazia presso Dio senza l'aiuto di nessun'altra semplice creatura. Dopo di lei, coloro che hanno trovato grazia presso Dio, l'hanno trovata unicamente per mezzo di lei. E quanti verranno in futuro, la troveranno ancora soltanto per mezzo di lei. Maria era piena di grazia quando ricevette il saluto dell'arcangelo Gabriele e ne fu ricolmata con sovrabbondanza dallo Spirito Santo quando la coprì della sua ombra ineffabile. Poi crebbe tal-mente di giorno in giorno e di momento in momento in quella duplice pienezza, da raggiungere un punto di grazia sconfinato e inimmaginabile. E così l'Altissimo l'ha costituita unica tesoriera delle sue ricchezze e sola dispensatrice delle sue grazie, in modo da magnificare, elevare e arricchire chi ella vuole, facendoli entrare nella via stretta del cielo e passare ad ogni costo per la porta stretta della vita, donando a chi vuole il trono, lo scettro e la corona regale. Gesù è ovunque e sempre il frutto e il Figlio di Maria; e Maria è ovunque il vero albero che porta il frutto di vita e la vera madre che lo produce.
45. E' soltanto a Maria che Dio ha dato le chiavi delle stanze del divino amore; a lei ha dato il potere di entrare nelle vie più sublimi e segrete della perfezione e di farvi entrare altri. E' Maria la sola che apre l'entrata del paradiso terrestre ai miseri figli di Eva, l'infedele, perché possano passeggiare piacevolmente con Dio, trovare sicuro riparo dai nemici, nutrirsi di delizie e - senza più temere la morte - del frutto degli alberi di vita e della scienza del bene e del male, bere a grandi sorsi le acque celesti di questa bella fontana che zampilla con abbondanza. Anzi, è lei stessa questo paradiso terrestre, questa terra vergine e benedetta, da cui Adamo ed Eva peccatori furono scacciati; ed ella vi lascia entrare solo quelli e quelle che vuole condurre a santità.
46. Tutti «i più ricchi del popolo – per servirmi dell'espressione dello Spirito Santo e della spiegazione di san Bernardo - cercano il tuo volto» di secolo in secolo e specialmente alla fine del mondo; cioè i piu grandi santi, le anime più ricche di grazia e di virtù, saranno i più assidui nel pregare la Vergine Santa e a tenerla sempre davanti agli occhi come loro modello perfetto da imitare e loro potente aiuto per sostenerli.