Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 26° settimana del tempo ordinario (Santi Angeli Custodi)
Vangelo secondo Luca 12
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Primo libro dei Re 16
1La parola del Signore fu rivolta a Ieu figlio di Canàni contro Baasa:2"Io ti ho innalzato dalla polvere e ti ho costituito capo del popolo di Israele, ma tu hai imitato la condotta di Geroboamo e hai fatto peccare Israele mio popolo fino a provocarmi con i loro peccati.3Ecco, io spazzerò Baasa e la sua casa e renderò la tua casa come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt.4I cani divoreranno quanti della casa di Baasa moriranno in città; quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria".
5Le altre gesta di Baasa, le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.6Baasa si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Tirza e al suo posto regnò suo figlio Ela.
7Attraverso il profeta Ieu figlio di Canàni la parola del Signore fu rivolta a Baasa e alla sua casa. Dio condannò Baasa per tutto il male che aveva commesso agli occhi del Signore, irritandolo con le sue opere, tanto che la sua casa era diventata come quella di Geroboamo, e perché egli aveva sterminato quella famiglia.
8Nell'anno ventiseiesimo di Asa re di Giuda, su Israele in Tirza divenne re Ela figlio di Baasa; regnò due anni.9Contro di lui congiurò un suo ufficiale, Zimri, capo di una metà dei carri. Mentre quegli, in Tirza, beveva e si ubriacava nella casa di Arza, maggiordomo in Tirza,10arrivò Zimri, lo sconfisse, l'uccise nell'anno ventisettesimo di Asa, re di Giuda, e regnò al suo posto.11Quando divenne re, appena seduto sul suo trono, distrusse tutta la famiglia di Baasa; non lasciò sopravvivere alcun maschio fra i suoi parenti e amici.12Zimri distrusse tutta la famiglia di Baasa secondo la parola che il Signore aveva rivolta contro Baasa per mezzo del profeta Ieu,13a causa di tutti i peccati di Baasa e dei peccati di Ela suo figlio, di quelli commessi da loro e di quelli fatti commettere a Israele, irritando con le loro vanità il Signore Dio di Israele.
14Le altre gesta di Ela e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
15Nell'anno ventisettesimo di Asa re di Giuda, Zimri divenne re per sette giorni in Tirza, mentre il popolo era accampato contro Ghibbeton, che apparteneva ai Filistei.16Quando il popolo accampato colà venne a sapere che Zimri si era ribellato e aveva ucciso il re, tutto Israele in quello stesso giorno, nell'accampamento, proclamò re di Israele Omri, capo dell'esercito.17Omri e tutto Israele, abbandonata Ghibbeton, andarono a Tirza.18Quando vide che era stata presa la città, Zimri entrò nella fortezza della reggia, incendiò il palazzo e così morì bruciato.19Ciò avvenne a causa del peccato che egli aveva commesso compiendo ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di Geroboamo e il peccato con cui aveva fatto peccare Israele.
20Le altre gesta di Zimri e la congiura da lui organizzata sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
21Allora il popolo di Israele si divise in due parti. Una metà parteggiava per Tibni, figlio di Ghinat, con il proposito di proclamarlo re; l'altra metà parteggiava per Omri.22Il partito di Omri prevalse su quello di Tibni figlio di Ghinat. Tibni morì e Omri divenne re.
23Nell'anno trentunesimo di Asa re di Giuda, divenne re di Israele Omri. Regnò dodici anni, di cui sei in Tirza.24Poi acquistò il monte Someron da Semer per due talenti d'argento. Costruì sul monte e chiamò la città che ivi edificò Samaria dal nome di Semer, proprietario del monte.25Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori.26Imitò in tutto la condotta di Geroboamo, figlio di Nebàt, e i peccati che quegli aveva fatto commettere a Israele, provocando con le loro vanità a sdegno il Signore, Dio di Israele.
27Le altre gesta di Omri, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.28Omri si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Acab.
29Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell'anno trentottesimo di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria ventidue anni.30Acab figlio di Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori.31Non gli bastò imitare il peccato di Geroboamo figlio di Nebàt; ma prese anche in moglie Gezabele figlia di Et-Bàal, re di quelli di Sidone, e si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui.32Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva costruito in Samaria.33Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi predecessori.
34Nei suoi giorni Chiel di Betel ricostruì Gèrico; gettò le fondamenta sopra Abiram suo primogenito e ne innalzò le porte sopra Segub suo ultimogenito, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Giosuè, figlio di Nun.
Salmi 95
1Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
2Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
3Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.
6Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
7Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
8Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
9dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.
10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
11perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel luogo del mio riposo".
Salmi 89
1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".
6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.
27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.
31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.
34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".
39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.
47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?
50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.
Isaia 47
1Scendi e siedi sulla polvere,
vergine figlia di Babilonia.
Siedi a terra, senza trono,
figlia dei Caldei,
poiché non sarai più chiamata
tenera e voluttuosa.
2Prendi la mola e macina la farina,
togliti il velo, solleva i lembi della veste,
scopriti le gambe,
attraversa i fiumi.
3Si scopra la tua nudità,
si mostri la tua vergogna.
"Prenderò vendetta
e nessuno interverrà",
4dice il nostro redentore
che si chiama Signore degli eserciti,
il Santo di Israele.
5Siedi in silenzio e scivola nell'ombra,
figlia dei Caldei,
perché non sarai più chiamata
Signora di regni.
6Ero adirato contro il mio popolo,
avevo lasciato profanare la mia eredità;
perciò lo misi in tuo potere,
ma tu non mostrasti loro pietà;
perfino sui vecchi facesti gravare
il tuo giogo pesante.
7Tu pensavi: "Sempre
io sarò signora, sempre".
Non ti sei mai curata di questi avvenimenti,
non hai mai pensato quale sarebbe stata la fine.
8Ora ascolta questo,
o voluttuosa che te ne stavi sicura,
che pensavi: "Io e nessuno fuori di me!
Non resterò vedova,
non conoscerò la perdita dei figli".
9Ma ti accadranno queste due cose,
d'improvviso, in un sol giorno;
perdita dei figli e vedovanza
piomberanno su di te,
nonostante la moltitudine delle tue magie,
la forza dei tuoi molti scongiuri.
10Confidavi nella tua malizia, dicevi:
"Nessuno mi vede".
La tua saggezza e il tuo sapere
ti hanno sviato.
Eppure dicevi in cuor tuo:
"Io e nessuno fuori di me".
11Ti verrà addosso una sciagura
che non saprai scongiurare;
ti cadrà sopra una calamità
che non potrai evitare.
Su di te piomberà improvvisa una catastrofe
che non prevederai.12Sta' pure ferma nei tuoi incantesimi
e nella moltitudine delle magie,
per cui ti sei affaticata dalla giovinezza:
forse potrai giovartene,
forse potrai far paura!
13Ti sei stancata dei tuoi molti consiglieri:
si presentino e ti salvinogli astrologi che osservano le stelle,
i quali ogni mese ti pronosticano
che cosa ti capiterà.
14Ecco, essi sono come stoppia:
il fuoco li consuma;
non salveranno se stessi dal potere delle fiamme.
Non ci sarà bracia per scaldarsi,
né fuoco dinanzi al quale sedersi.
15Così sono diventati per te i tuoi maghi,
con i quali ti sei affaticata fin dalla giovinezza;
ognuno se ne va per suo conto,
nessuno ti viene in aiuto.
Lettera ai Filippesi 2
1Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione,2rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti.3Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso,4senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
6il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10perché nel nome di Gesù
'ogni ginocchio si pieghi'
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11e 'ogni lingua proclami'
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
12Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore.13È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni.14Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche,15perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo,16tenendo alta la parola di vita. Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato.17E anche se il mio sangue deve essere versato in libagione sul sacrificio e sull'offerta della vostra fede, sono contento, e ne godo con tutti voi.18Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me.
19Ho speranza nel Signore Gesù di potervi presto inviare Timòteo, per essere anch'io confortato nel ricevere vostre notizie.20Infatti, non ho nessuno d'animo uguale al suo e che sappia occuparsi così di cuore delle cose vostre,21perché tutti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo.22Ma voi conoscete la buona prova da lui data, poiché ha servito il vangelo con me, come un figlio serve il padre.23Spero quindi di mandarvelo presto, non appena avrò visto chiaro nella mia situazione.24Ma ho la convinzione nel Signore che presto verrò anch'io di persona.
25Per il momento ho creduto necessario mandarvi Epafrodìto, questo nostro fratello che è anche mio compagno di lavoro e di lotta, vostro inviato per sovvenire alle mie necessità;26lo mando perché aveva grande desiderio di rivedere voi tutti e si preoccupava perché eravate a conoscenza della sua malattia.27È stato grave, infatti, e vicino alla morte. Ma Dio gli ha usato misericordia, e non a lui solo ma anche a me, perché non avessi dolore su dolore.28L'ho mandato quindi con tanta premura perché vi rallegriate al vederlo di nuovo e io non sia più preoccupato.29Accoglietelo dunque nel Signore con piena gioia e abbiate grande stima verso persone come lui;30perché ha rasentato la morte per la causa di Cristo, rischiando la vita, per sostituirvi nel servizio presso di me.
Capitolo VII: L'amore di Gesù sopra ogni cosa
Leggilo nella Biblioteca1. Beato colui che comprende che cosa voglia dire amare Gesù e disprezzare se stesso per Gesù. Si deve lasciare ogni persona amata, per colui che merita tutto il nostro amore: Gesù esige di essere amato, lui solo, sopra ogni cosa. Ingannevole e incostante è l'amore della creatura; fedele e durevole è l'amore di Gesù. Chi s'attacca alla creatura cadrà con la creatura, che facilmente vien meno; chi abbraccia Gesù troverà saldezza per sempre. Ama e tienti amico colui che, quando tutti se ne andranno, non ti abbandonerà, né permetterà che, alla fine, tu abbia a perire. Che tu lo voglia oppure no, dovrai un giorno separarti da tutti; tienti dunque stretto, in vita e in morte, a Gesù, e affidati alla fedeltà di lui, che solo ti potrà aiutare allorché gli altri ti verranno meno.
2. Per sua natura, Gesù, tuo amore, è tale da non permettere che tu ami altra cosa; egli vuole possedere da solo il tuo cuore, e starvi come un re sul suo trono. Di buon grado Gesù starà presso di te, se tu saprai liberarti perfettamente da ogni creatura. Qualunque fiducia tu abbia posto negli uomini, escludendo Gesù, ti risulterà quasi del tutto buttata via. Non affidarti o appoggiarti ad una canna, che si piega al vento, perché "ogni carne è come fieno e ogni suo splendore cadrà come il fiore del fieno" (1Pt 1,24). Se guarderai soltanto alle esterne apparenze umane, sarai tosto ingannato. E se cercherai consolazione e profitto negli altri, ne sentirai molto spesso un danno. Se cercherai in ogni cosa Gesù, troverai certamente Gesù. Se invece cercherai te stesso, troverai ancora te stesso, ma con tua rovina. Infatti, se non cerca Gesù, l'uomo nuoce a se stesso, più che non possano nuocergli i suoi nemici e il mondo intero.
LETTERA 143: Agostino risponde al quesito di Marcellino sull'acqua mutata in sangue nell'Egitto
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta forse nel 412.
Agostino risponde al quesito di Marcellino sull'acqua mutata in sangue nell'Egitto (n. l); spiega poi un passo criticato dei III libro Sul libero arbitrio, dichiarando quanto peso vuole sia dato ai propri scritti (nn. 24) ed esponendo in breve le varie opinioni sull'origine dell'anima (nn. 5-7) anche in rapporto a una frase dell'Ecclesiaste (nn. 8-11). Risolve infine il dubbio di un tale (forse Volusiano) circa il parto verginale di Maria (n. 12).
A MARCELLINO, ESIMIO SIGNORE E MERITAMENTE INSIGNE, A LUI SOMMAMENTE CARO, AGOSTINO AUGURA SALUTE NEL SIGNORE
L'acqua del Nilo cambiata in sangue.
1. Nel risponderti ho cercato la lettera che avevo ricevuta per mezzo del santo fratello e mio coadiutore nell'episcopato Bonifacio, ma non sono riuscito a trovarla. Ricordo tuttavia che in essa mi chiedevi in quale modo i maghi del Faraone, dopoché tutta l'acqua dell'Egitto era stata mutata in sangue, ne potessero trovare dell'altra, per operare un prodigio press'a poco simile 1. La questione la si può risolvere in due modi: o supponendo che avessero a loro disposizione l'acqua del mare o, come è più verosimile, che in quella regione, dove si trovavano i figli di Israele, queste piaghe non si verificassero. Questo è detto assai chiaramente in alcuni passi di quella Scrittura e ci fa pensare che cosa dobbiamo intendere anche quando non è, detto.
Agostino scrive facendo progressi, fa progressi scrivendo.
2. L'altra tua lettera recapitatami dal prete Urbano, contiene una questione propostami non dai Libri della Sacra Scrittura, ma dai libri miei, scritti Sul libero arbitrio... Riguardo a tali quesiti non mi do eccessiva pena, poiché la mia opinione, anche se non si può difendere con evidente ragione, è solo mia, non dell'Autore di cui non sarebbe lecito criticare il pensiero, anche quando, per non averlo compreso, si ha l'impressione che sia inaccettabile. Io perciò confesso che mi sforzo di appartenere al numero di coloro che scrivono facendo progressi e fanno progressi scrivendo. Se quindi è stata esposta da me, troppo incautamente o con poca dottrina, qualche opinione che meriti d'essere ripresa non solo da chi è in grado di scorgerne il difetto, ma anche da me stesso in quanto ho il dovere di accorgermi almeno in seguito se veramente faccio dei progressi, non bisogna né meravigliarsene né dolersene, ma piuttosto perdonare l'errore e rallegrarsi non perché sia stato commesso, ma perché è stato riprovato. Ha un brutto amore verso se stesso chi desidera che sbaglino anche gli altri, affinché resti nascosto il proprio errore. Quanto è meglio e più utile che dove ha sbagliato uno non errino gli altri, affinché con i loro avvertimenti quello si liberi dell'errore e, se non vorrà liberarsene, non abbia almeno compagni nell'errore! Se Dio, come io desidero, mi concederà di raccogliere e di spiegare in un'opera composta per questo preciso scopo tutte le mie affermazioni di tutti i miei libri che con piena ragione mi dispiacciono, allora si vedrà quanto io sia imparziale nei miei riguardi.
Il vero sapiente ritratta i propri errori.
3. Pertanto voi che mi volete molto bene, se contro coloro che mi riprendono o per malizia o per ignoranza o con intelligenza, affermate che sono talmente infallibile da non aver mai sbagliato in alcun passo dei miei scritti, vi affaticate invano né avete assunto la difesa d'una buona causa, poiché sarete facilmente confutati dal mio stesso giudizio. Infatti dalle persone a me più care non mi piace essere giudicato come io non sono. Di certo non amano me, ma sotto il mio nome amano un altro invece di me, se amano non ciò che io sono, ma ciò che io non sono. Mi spiego: io sono amato da essi in quanto mi conoscono o credono di me quello che è vero; in quanto però mi attribuiscono ciò che non conoscono in me, amano invece di me un altro che suppongono sia io. Il più grande scrittore della lingua romana, Tullio, disse di un tale: Non pronunziò mai parola che volesse rimangiarsi 2. Questa lode, per quanto alta possa sembrare, è più credibile se riferita ad un individuo assai stolto, che al perfetto sapiente. Anche coloro che volgarmente sono detti " scimuniti ", quanto più sono lontani dal senso comune e più sono storditi e insulsi, tanto meno dicono parole che vorrebbero ritrattare; poiché è proprio degli assennati pentirsi di qualche espressione non buona o sconsiderata o inopportuna. Ma se si può accettare per buona l'espressione di Cicerone e credere che sia esistito qualcuno che sia stato sempre saggio nel parlare e non abbia mai pronunziato parola che volesse poi ritrattare, dobbiamo con sentimento religioso, sorgente di salvezza, credere una simile cosa degli uomini di Dio, i quali parlarono per ispirazione dello Spirito Santo, piuttosto che di quel tale, esaltato in quel modo da Cicerone. lo sono così lontano da questa perfezione che, se non avessi pronunziato alcuna parola che volessi rimangiarmi, sarei più simile a uno sciocco che ad un sapiente. Degnissimi d'esser tenuti nel conto più alto sono invece gli scritti di colui che non pronunciò mai una parola, non dico che volesse, ma che dovesse poi rimangiarsi. Chi non ha ottenuto ancora questo risultato, si contenti del secondo posto, quello cioè della modestia, dato che non ha potuto avere il primo posto, quello cioè della saggezza. Siccome non è riuscito a dire esattamente ogni cosa senza doversene pentire, si penta di ciò che sa che non avrebbe dovuto dire.
Agostino giudice severo dei propri scritti.
4. Siccome dunque non corrisponde a verità quello che pensano alcune delle persone a me più care, che cioè io non abbia detto alcuna o solo poche parole che vorrei ritrattare, ma è vero piuttosto che forse ne ho dette più di quante credono i miei detrattori, non mi lusinga la frase di Tullio, in cui dice: Non pronunziò mai nessuna parola che desiderasse non aver detta, ma mi angustia addirittura il detto di Orazio: La parola una volta uscita di bocca non è più in grado di tornare indietro 3. Ecco perché tengo presso di me i libri che trattano questioni delicatissime, e cioè Sulla Genesi e Sulla Trinità, più a lungo di quanto voi desiderate e tollerate, affinché se è inevitabile che essi contengano dei concetti meritevoli di riprovazione, siano se non altro meno di quanti potrebbero essere qualora venissero pubblicati in fretta e furia, senza rifletterci sopra. Poiché voi, come mostra la vostra lettera (e me l'ha confermato per iscritto il santo mio fratello e collega di vescovado Fiorenzo), mi spingete a pubblicarli perché io possa difenderli mentre sono ancora in vita, dato che sono già stati fatti segno a critiche da parte dei miei avversari mordenti, o da parte dei miei amici poco intelligenti. Voi dite ciò perché non supponete che in quei libri vi siano asserzioni che possano essere criticate con fondate ragioni: altrimenti mi esortereste non a pubblicarli, ma piuttosto a correggerli con maggiore diligenza. Io però tengo presenti più i giudici veri e severi per rettitudine, tra i quali voglio in primo luogo porre me stesso, affinché nelle loro mani capiti che possa essere criticato solo ciò che è potuto sfuggirmi dopo un esame per quanto si voglia scrupoloso.
L'origine dell'anima nel De libero arbitrio.
5. Stando così le cose, l'opinione avanzata nel terzo libro dell'opera Sul libero arbitrio, trattando della stessa sostanza razionale, è espressa nel modo seguente: " Nei corpi inferiori, dopo il peccato, l'anima è costituita in modo da governare il corpo in cui risiede non del tutto secondo la propria volontà, ma come permettono le leggi dell'universo ". Coloro che pensano che io abbia espresso, un'opinione quasi definitiva e sicura sull'anima umana, considerino attentamente che essa proviene o dai genitori per propagazione o che nelle azioni della sua vita superiore e celeste si macchiò di peccato, si da meritare di essere racchiusa nella carne corruttibile. Essi potranno allora vedere che le parole sono state da me così diligentemente soppesate che, tenendo per certa la verità di cui sono ben persuaso: che cioè dopo il peccato del primo uomo sono nati e nascono gli altri uomini nella carne infetta dal peccato, per guarire la quale è venuto sulla terra il Signore nella somiglianza della carne del peccato, per il resto tutte le mie parole suonano in modo da non pregiudicare nessuna delle quattro opinioni che spiegai in seguito ordinatamente e distintamente senza confermarne alcuna ma, messane da parte la discussione, precisai lo scopo dell'argomento che stavo allora trattando, che cioè, qualsiasi di quelle opinioni fosse la vera, senza dubbio doveva essere lodato Dio.
Come è governato dall'anima il corpo dopo il peccato.
6. Infatti sia che tutte le anime si propaghino da quell'unica (del primo uomo), sia che ne venga creata una per ogni persona, sia che create fuori del corpo vi siano introdotte da Dio, sia che vi entrino spontaneamente: non c'è dubbio che questa creatura razionale, cioè la natura dell'anima umana, stabilita dopo il peccato nei corpi inferiori o terreni, non governa il suo corpo interamente, secondo la propria volontà, dato che persiste il peccato del primo uomo. Io non ho detto " dopo il suo peccato " o " dopo aver peccato ", ma semplicemente: dopo il peccato, affinché qualunque di queste due opinioni " il peccato personale " o " il peccato del progenitore della stirpe ", discutendo apparisse in seguito chiara - qualora fosse possibile - e risultasse il giusto motivo per cui avevo detto: Dopo il peccato l'anima stabilita nei corpi inferiori, non governa il corpo completamente secondo la propria volontà. Difatti non solo la carne ha desideri contrari allo spirito 4, ma essendo noi oppressi, gemiamo 5, e il corpo che si corrompe appesantisce l'anima 6. Chi potrebbe enumerare tutti gl'inconvenienti e le molestie della debole nostra carne? Questi spariranno di certo quando il nostro corpo corruttibile si sarà rivestito dell'incorruttibilità, in modo che la parte mortale venga assorbita dalla vita 7. Allora l'anima governerà completamente a suo arbitrio il corpo spirituale, mentre ora non lo governa completamente ma come vogliono le leggi dell'universo, mediante le quali è stabilito che i corpi nascano e muoiano, crescano e invecchino 8. L'anima del primo uomo, benché prima del peccato non avesse un corpo spirituale, ma solo dotato di vita animale, nondimeno lo governava a suo arbitrio. Dopo il peccato però, ossia dopoché fu commesso il peccato, in quella carne da cui si doveva propagare la carne del peccato, l'anima razionale fu organizzata nei corpi inferiori in guisa da non poter governare il corpo a suo arbitrio. Se poi gli avversari non si rassegnano ancora ad ammettere che i bambini, pur esenti da ogni peccato personale, sono tuttavia già carne del peccato e che per guarirla è necessario il battesimo, ossia la grazia medicinale del Signore, venuto in somiglianza di carne del peccato, non hanno alcun motivo di adirarsi, neppure per queste mie parole, poiché, se non erro, è ben noto che la medesima carne, benché sia inferma non per sua colpa ma per natura, cominciò a nascere dopo il peccato, dato che Adamo non fu creato in questo stato, ma non generò alcuno prima del peccato.
Agostino esitante nell'abbracciare una soluzione del problema.
7. I miei censori cerchino altre idee da riprendere giustamente non solo negli scritti pubblicati con troppa fretta, ma anche negli stessi libri che trattano del " libero arbitrio ". Non nego che vi troveranno delle manchevolezze e mi renderanno così un beneficio: poiché se quei libri non possono essere corretti in quanto sono già andati per le mani di molti, li posso correggere almeno io, che sono ancora in vita. Le idee invece da me espresse con tanta cautela da non pregiudicare nessuna delle quattro opinioni o ragioni sull'origine delle anime, possono essere criticate solo da coloro che reputano degna di biasimo questa mia stessa esitazione riguardo ad un argomento tanto oscuro. Contro costoro non mi difendo col dire che faccio bene ad esitare in tale questione, tanto più che non dubito che l'anima è immortale, ma non come Dio, che è l'unico a possedere l'immortalità 9, sebbene in un modo suo particolare, e sono fermamente convinto che l'anima è una creatura, non la sostanza del Creatore; allo stesso modo la penso su tutto ciò che ritengo in modo sicurissimo circa la natura dell'anima. Siccome ad agire cosi mi costringe solo l'oscurità delle questioni intricatissime circa l'origine dell'anima, diano una mano piuttosto a me che confesso i miei dubbi, e che anelo di conoscere la verità su questo argomento. M'insegnino, se possono, o mi mostrino se hanno appreso con sicura ragione qualcosa circa questo punto o l'hanno creduto in base a evidentissime affermazioni della S. Scrittura. Se si adduce una ragione, per quanto si voglia sottile, contro l'autorità delle Sacre Scritture, una simile ragione trae in errore a causa dell'apparenza della verità; infatti non può essere vera. Se d'altro canto, a una ragione evidentissima e sicura si cercasse di contrapporre l'autorità delle Sacre Scritture, chi fa questo non comprende e oppone alla verità non il senso genuino delle Scritture, che non è riuscito a penetrare, ma il proprio pensiero, vale a dire non ciò che trovò nelle Scritture, ma ciò che trovò in se stesso, come se fosse in esse.
Un passo dell'Ecclesiaste e l'origine dell'anima.
8. Per esempio, fa attenzione a ciò che sto per dire. Alla fine del libro intitolato " Ecclesiaste ", nel passo dove si parla della dissoluzione dell'uomo, che avviene per mezzo della morte, che separa l'anima dal corpo, la Scrittura dice così: E la polvere torni alla terra, com'era; e lo spirito torni a Dio, che lo ha dato 10. Il significato di questa affermazione della Scrittura è fuor di ogni dubbio sicuro né inganna alcuno con falsità. Ma se qualcuno volesse intenderla in modo da tentar di ricavarne una prova della propagazione delle anime, che cioè tutte le altre deriverebbero - secondo lui - da quell'unica data da Dio al primo uomo, sembrerebbe suffragare questa opinione ciò che nel passo è detto della carne, sotto il termine di polvere, poiché certamente in questo passo " polvere " e " spirito " vanno intesi solo nel senso di corpo e di anima. Egli potrebbe quindi affermare che l'anima ritorna a Dio, poiché deriverebbe il suo essere per propaggine dall'anima infusa da Dio al primo uomo, allo stesso modo che la carne torna alla terra, propagandosi anch'essa dalla carne, che nel primo uomo fu plasmata di terra. Da ciò che sappiamo con evidenza a proposito della carne potrebbe dunque qualcuno sostenere che la stessa cosa dovremmo credere sulla propagazione dell'anima che invece è occulta. Non è circa la propagazione della carne che ci sono dubbi, i quali invece esistono circa la trasmissione dell'anima. Eppure le due questioni, nel passo che si vuole addurre a prova, sono espresse in modo che la uguale disposizione delle parole dell'una spieghi le parole dell'altra: cioè, la carne torni alla terra, come era, poiché da essa fu presa quando si creò il primo uomo; lo spirito torni a Dio, che lo creò quando sulla faccia dell'uomo, che aveva plasmato, alitò il soffio di vita e l'uomo si mutò " in anima vivente " 11, in modo che dai due principi si svolse la propagazione dei due elementi: l'anima e il corpo.
Le opinioni sull'origine dell'anima e il detto passo.
9. Se è vera tuttavia la seconda ipotesi, che cioè le anime, senza propagarsi dall'unica di Adamo, ma create in un altro luogo, Dio ne dà una a ciascun uomo, a questa ipotesi si adatta anche la frase della Sacra Scrittura: Lo spirito torni a Dio che lo diede. Sembra dunque che solo le due restanti ' opinioni vadano escluse. Se in ciascun uomo infatti, quando è creato, si formasse un'anima propria, pare che non si sarebbe dovuto dire: Lo spirito torni a Dio che lo diede, ma " a Dio che lo creò ". Il verbo diede, suona come se, per così dire, esistesse già al di fuori ciò che si potesse dare. Siccome poi è detto: torni a Dio, cercano di mettermi alle strette insistendo sul termine " torni " e dicendo: " Come può l'anima tornare dove non è mai stata prima? ". I critici asseriscono che si sarebbe dovuto dire: " Si diriga o vada verso Dio " piuttosto che " torni a Dio ", se è da credere che questo spirito non fu mai prima presso Dio. Così pure non è facile spiegare come le anime spontaneamente entrino nei corpi, dal momento che è scritto che Dio diede lo spirito. Per questi motivi, come ho già detto, stando alle parole del testo, codeste due opinioni incontrano serie difficoltà: vale a dire tanto quella per cui si crede che ciascuna anima è creata in ciascun corpo, quanto l'altra per cui si crede che le anime entrino spontaneamente nei corpi. Al contrario, le parole del testo si adattano senza difficoltà alle prime due opinioni: che le anime si propagano per trasmissione, da una sola; oppure che, create prima e già costituite da Dio, sono date ai singoli corpi.
Possibile una diversa interpretazione del passo.
10. Nondimeno i difensori dell'opinione, per cui si crede che le anime hanno origine nei singoli corpi, potrebbero sostenere che dello spirito (termine usato invece di anima) è detto: Dio lo diede, allo stesso modo che è detto giustamente che ci diede gli occhi, gli orecchi, le mani o qualsiasi altro membro del corpo, senza che avesse già creato queste membra al di fuori né le tenesse in deposito in altro luogo, per darle, cioè per adattarle e unirle insieme quando occorresse, ma le creò lì nel corpo stesso, al quale si dice che le " diede ". Non vedo che cosa si potrebbe rispondere a chi ragionasse così, salvo che non si adducessero affermazioni scritturistiche contrarie o una ragione inconcussa per rigettare questa opinione. Allo stesso modo, quelli che credono che le anime entrino da se stesse nel corpo, intendono la frase: Dio diede lo spirito al modo stesso che è detto: Dio li abbandonò alla concupiscenza del loro cuore 12. Rimane un solo verbo che faccia difficoltà nell'espressione: torni a Dio, e cioè " tornare ": non si sa come spiegare che le anime tornino dove non erano prima se sono create ciascuna nel proprio corpo: è questo termine a creare difficoltà a una delle quattro opinioni. Ma neppure per questo solo termine penso debba rigettarsi alla leggera quell'opinione, poiché forse potrebbe dimostrarsi che la S. Scrittura si sia espressa giustamente secondo un suo abituale modo di esprimersi, dimostrando che il ritorno dello spirito creato a Dio si debba intendere come verso l'autore che l'ha creata, e non verso colui presso il quale era da principio.
Come risolvere il problema dell'origine dell'anima.
11. Ho scritto queste cose affinché chi desideri dimostrare e difendere una delle quattro opinioni riguardanti l'anima, adduca tali prove tratte dalle Scritture accolte dall'autorità ecclesiastica, che non possano essere interpretate in modo diverso, come ad esempio che Dio creò l'uomo, o fornisca una ragione sicura da non ammettere contraddizione alcuna, o questa sia giustamente reputata come una pazzia, come se uno dicesse: " nessuno può conoscere la verità o sbagliare, se non è vivente ". Per capire quanto sia vera questa asserzione non è necessaria l'autorità delle Scritture; lo stesso senso comune la proclama vera con così lampante evidenza che chiunque osasse contraddire sarebbe ritenuto matto da legare. Se in una questione tanto oscura riguardante l'anima, qualcuno riuscisse a dare prove così convincenti, aiuti la mia ignoranza: se non può, non incolpi la mia esitazione.
La verginità di Maria: fatto unico ma reale.
12. Circa la verginità di Maria Santissima, se tutto ciò che ne ho scritto non riesce a convincerti, bisogna negare tutti i fatti miracolosi accaduti nel corpi. Se non si crede a tale verginità perché si avverò una sola volta, chiedi all'amico, che ha dei dubbi a tale proposito, se negli scritti profani non abbia trovato qualche fatto che sia accaduto una sola volta, a cui si è prestata fede non per la vana credenza che si ha nelle favole, ma in base alla fedeltà della storia. Interrogalo, te ne prego. Se dirà di non aver trovato nessun esempio nella storia profana, bisogna ricordargliene qualcuno; se invece dirà di si, la questione è risolta.
1 - Es 7, 20-22.
2 - CICER., Fragm. Inc. 1, 11 Mullër.
3 - HORAT. Ep. ad Pis. (Ars poëtica) 390.
4 - Gal 5, 17.
5 - 2 Cor 5, 4.
6 - Sap 9, 15.
7 - 1 Cor 15, 53 s.
8 - SALLUST., Iugurt. 2, 3.
9 - 1 Tm 6, 16.
10 - Qo 12, 7.
11 - Gn 2, 7.
12 - Rm 1, 24.
Capitolo XII: Colui che si appresta a comunicarsi con Cristo vi si deve preparare con scrupolosa diligenza
Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis
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1. Io sono colui che ama la purezza; io sono colui che dona ogni santità. Io cerco un cuore puro: là è il luogo del mio so. Allestisci e "apparecchia per me un'ampia sala ove cenare (Mc 14,15; Lc 22,12), e farò la Pasqua presso di te con i miei discepoli". Se vuoi che venga a te e rimanga presso di te, espelli "il vecchio fermento" (1Cor 5,7) e purifica la dimora del tuo cuore. Caccia fuori tutto il mondo e tutto il disordine delle passioni; sta "come il passero solitario sul tetto" (Sal 101,8) e ripensa, con amarezza di cuore, ai tuoi peccati. Invero, colui che ama prepara al suo caro, da cui è amato, il luogo migliore e più bello: di qui si conosce l'amorosa disposizione di chi riceve il suo diletto. Sappi tuttavia che, per questa preparazione - anche se essa durasse un intero anno e tu non avessi altro in mente - non potresti mai fare abbastanza con le tue sole forze. E' soltanto per mia benevolenza e per mia grazia, che ti viene concesso di accostarti alla mensa: come se un poveretto fosse chiamato al banchetto di un ricco e non avesse altro modo per ripagare quel beneficio che farsi piccolo e rendere grazie. Fa' dunque tutto quello che sta in te; fallo con tutta attenzione, non per abitudine, non per costrizione. Il corpo del tuo Diletto Signore Dio, che si degna di venire a te, accoglilo con timore, con venerazione, con amore. Sono io ad averti chiamato; sono io ad aver comandato che così fosse fatto; sarò io a supplire a quel che ti manca. Vieni ed accoglimi. Se ti concedo la grazia della devozione, che tu ne sia grato al tuo Dio; te la concedo, non già per il fatto che tu ne sia degno, ma perché ho avuto misericordia di te. Se non hai questa devozione, e ti senti piuttosto arido, insisti nella preghiera, piangi e bussa, senza smettere finché non avrai meritato di ricevere almeno una briciola o una goccia della grazia di salvezza. Sei tu che hai bisogno di me, non io di te. Sono io che vengo a santificare te e a farti migliore, non sei tu che vieni a dare santità a me. Tu vieni per ricevere da me la santità, nell'unione con me; per ricevere nuova grazia, nel rinnovato, ardente desiderio di purificazione. "Non disprezzare questa grazia" (1Tm 4,14); prepara invece il tuo cuore con ogni cura e fa' entrare in te il tuo diletto.
2. Ancora, occorre, non solo che tu ti disponga a pietà, avanti la Comunione, ma anche che tu ti conservi in essa, con ogni cura, dopo aver ricevuto il Sacramento. La vigilanza di poi non deve essere inferiore alla devota preparazione di prima; ché tale attenta vigilanza è a sua volta la migliore preparazione per ottenere una grazia più grande. Taluno diventa assai mal disposto, proprio per essersi subito abbandonato a consolazioni esteriori. Guardati dal molto parlare; tieniti appartato, a godere del tuo Dio. E' lui che tu possiedi; neppure il mondo intero te lo potrà togliere. Io sono colui al quale devi darti interamente, così che tu non viva più in te, ma in me, fuori da ogni affanno.
24 giugno 1944
Madre Pierina Micheli
Che lotta per accostarmi alla Santa Comunione! Dopo la notte terribile, la parola del Padre mi calmò, ma al momento di accostarmi all'Altare il nemico mi minacciò fortemente. Ubbidii e compresi ancor più come è bugiardo e come può nulla se il Signore non permette.