Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Cristo doveva trattare con le folle che gridavano, che facevano a gomitate, era il loro stesso entusiasmo a manifestarsi cosi ed era fastidioso. Non si preoccu­pavano molto delle sue esigenze. Nelle loro espressio­ni di familiarità  a volte capitava persino che si dimen­ticassero di Lui. Tuttavia aveva pazienza con essi, fossero pure aggressivi quanto volevano, alla fine avrebbe usato loro pietà . Non si vergognava dei pec­catori, non passava loro accanto senza guardarli e se essi avessero voluto, avrebbero potuto averlo con loro come chiunque altro, per quanto questo gli potesse costare... « Sono venuto » diceva « non per i giusti, ma perché i peccatori si pentano. » Noi, Missionarie della Carità , abbiamo ricevuto la grazia, infatti, di essere chiamate a imitare questo tremendo amante del pove­ro e dell'abbandonato. Proprio come Cristo, abbiamo a che fare con folle immense. Siamo state chiamate ad essere le sue collaboratrici negli slums permettendogli di irradiare la sua vita in noi e attraverso noi in quei quartieri disastrati. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 18° settimana del tempo ordinario (San Domenico)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 13

1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!".2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta".3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".

5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni!6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti.7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro.10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

14Quando vedrete 'l'abominio della desolazione' stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa;16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!18Pregate che ciò non accada d'inverno;19perché quei giorni saranno 'una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione', fatta da Dio, 'fino al presente', né mai vi sarà.20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

'il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore'
25'e gli astri si metteranno a cadere' dal cielo
'e le potenze che sono nei cieli' saranno sconvolte.

26Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sulle nub'i con grande potenza e gloria.27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".


Neemia 10

1"A causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile e lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le firme dei nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri sacerdoti".
2Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di Akalià, e Sedecìa,3Seraia, Azaria, Geremia,4Pascur, Amaria, Malchia,5Cattus, Sebania, Malluch,6Carim, Meremòt, Abdia,7Daniele, Ghinneton, Baruch,8Mesullàm, Abia, Miamin,9Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i sacerdoti.10Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadàd, Kadmiel,11e i loro fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn,12Mica, Recob, Casaoià,13Zaccur, Serebia, Sebania,14Odia, Bani, Beninu.15Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam, Zattu, Bani,16Bunni, Azgad, Bebai,17Adonia, Bigvai, Adin,18Ater, Ezechia, Azzur,19Odia, Casum, Bezai,20Carif, Anatòt, Nebai,21Magpias, Mesullàm, Chezìr,22Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua,23Pelatia, Canan, Anaia,24Osea, Anania, Cassùb,25Alloches, Pilca, Sobek,26Recum, Casabna, Maaseia,27Achia, Canàn, Anan,28Malluch, Carim, Baana.
29Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri per aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie, quanti avevano conoscenza e intelligenza,30si unirono ai loro fratelli più ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi.31E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli;32a non comprar nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a vendere in giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito.33Ci siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per il servizio della casa del nostro Dio:34per i pani dell'offerta, per il sacrificio continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni, delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio.35Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso circa l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo i nostri casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia bruciata sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge.36Ci siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del nostro suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta,37come anche i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame, secondo quanto sta scritto nella legge, e i primi parti del nostro bestiame grosso e minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che prestano servizio nella casa del nostro Dio.38Ci siamo anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le primizie della nostra pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle rendite del nostro suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti i luoghi da noi coltivati.39Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro;40perché in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e i cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro Dio.


Siracide 19

1Un operaio ubriacone non arricchirà;
chi disprezza il poco cadrà presto.
2Vino e donne traviano anche i saggi,
ancor più temerario è chi frequenta prostitute.
3Tarli e vermi lo erediteranno,
il temerario sarà eliminato.

4Chi si fida con troppa facilità è di animo leggero,
chi pecca danneggia se stesso.
5Chi si compiace del male sarà condannato;
6chi odia la loquacità sfugge al male.
7Non riferire mai una diceria
e non ne avrai alcun danno;
8non parlarne né all'amico né al nemico,
e se puoi farlo senza colpa, non svelar nulla.
9Altrimenti chi ti ascolta diffiderà di te
e all'occasione ti avrà in odio.
10Hai udito una parola? Muoia con te!
Sta' sicuro, non ti farà scoppiare.
11Per una parola lo stolto ha i dolori,
come la partoriente per un bambino.
12Una freccia confitta nella carne della coscia:
tale una parola in seno allo stolto.

13Interroga l'amico: forse non ha fatto nulla,
e se qualcosa ha fatto, perché non continui più.
14Interroga il prossimo: forse non ha detto nulla,
e se qualcosa ha detto, perché non lo ripeta.
15Interroga l'amico, perché spesso si tratta di
calunnia;
non credere a ogni parola.
16C'è chi sdrucciola, ma non di proposito;
e chi non ha peccato con la sua lingua?
17Interroga il tuo prossimo, prima di minacciarlo;
fa' intervenire la legge dell'Altissimo.

18Tutta la sapienza è timore di Dio
e in ogni sapienza è la pratica della legge.
19Non c'è sapienza nella conoscenza del male;
non è mai prudenza il consiglio dei peccatori.
20V'è un'abilità che è abominevole,
c'è uno stolto cui manca solo la saggezza.
21Meglio uno di scarsa intelligenza ma timorato,
che uno molto intelligente ma trasgressore della legge.
22Esiste un'abilità scaltra, ma ingiusta;
c'è chi intriga per prevalere in giudizio.
23C'è il malvagio curvo nella sua tristezza,
ma il suo intimo è pieno di inganno;
24abbassa il volto e finge di essere sordo,
ma, quando non è osservato, avrà il sopravvento.
25E se per mancanza di forza gli è impedito di peccare,
all'occasione propizia farà del male.
26Dall'aspetto si conosce l'uomo;
dal volto si conosce l'uomo di senno.
27Il vestito di un uomo, la bocca sorridente
e la sua andatura rivelano quello che è.


Salmi 66

1'Al maestro del coro. Canto. Salmo.'

Acclamate a Dio da tutta la terra,
2cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici.
4A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome".

5Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
7Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le nazioni;
i ribelli non rialzino la fronte.

8Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
9è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.

10Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.
11Ci hai fatti cadere in un agguato,
hai messo un peso ai nostri fianchi.
12Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.

13Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,
14i voti pronunziati dalle mie labbra,
promessi nel momento dell'angoscia.
15Ti offrirò pingui olocausti
con fragranza di montoni,
immolerò a te buoi e capri.

16Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
17A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
18Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.
19Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

20Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.


Daniele 3

1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.

8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.

24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:

26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".

46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.

51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:

52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".

91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.

98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.

100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.


Seconda lettera di Pietro 3

1Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza,2perché teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il precetto del Signore e salvatore, trasmessovi dagli apostoli.

3Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni4e diranno: "Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione".5Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio;6e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì.7Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi.
8Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.9Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.10Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta.

11Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà,12attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno!13E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo 'nuovi cieli e una terra nuova', nei quali avrà stabile dimora la giustizia.
14Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace.15La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data;16così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.
17Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore degli empi;18ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen!


Capitolo XLIII: Contro l’inutile scienza di questo mondo

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1. Figlio, non ti smuovano i ragionamenti umani, per quanto eleganti e profondi; ché "il regno di Dio non consiste nei discorsi, ma nelle virtù" (1Cor 4,20). Guarda alle mie parole; esse infiammano i cuori e illuminano le menti; conducono al pentimento e infondono molteplice consolazione. Che tu non legga mai neppure una parola al fine di poter apparire più dotto e più sapiente. Attendi, invece, alla mortificazione dei vizi; cosa che ti gioverà assai più che essere a conoscenza di molti difficili problemi. Per quanto tu abbia molto studiato ed appreso, dovrai sempre tornare al principio primo. Sono io "che insegno all'uomo la sapienza" (Sal 93,10); sono io che concedo ai piccoli una conoscenza più chiara di quella che possa essere impartita dall'uomo. Colui per il quale sono io a parlare, avrà d'un tratto la sapienza e progredirà assai nello spirito. Guai a coloro che vanno ricercando presso gli uomini molte strane nozioni, e poco si preoccupano di quale sia la strada del servizio a me dovuto. Verrà il tempo in cui apparirà il maestro dei maestri, Cristo signore degli angeli, ad ascoltare quel che ciascuno ha da dire, cioè ad esaminare la coscienza di ognuno. Allora Gerusalemme sarà giudicata in gran luce (Sof 1,12). Allora ciò che si nascondeva nelle tenebre apparirà in piena chiarezza; allora verrà meno ogni ragionamento fatto di sole parole.

2. Sono io che innalzo la mente umile, così da farle comprendere i molti fondamenti della verità eterna; più che se uno avesse studiato a scuola per dieci anni. Sono io che insegno, senza parole sonanti, senza complicazione di opinioni diverse, senza contrapposizione di argomenti; senza solennità di cattedra. Sono io che insegno a disprezzare le cose terrene, a rifuggire da ciò che è contingente e a cercare l'eterno; inoltre, a rifuggire dagli onori, a sopportare le offese, a riporre ogni speranza in me, a non desiderare nulla all'infuori di me e ad amarmi con ardore, al di sopra di ogni cosa. In verità ci fu chi, solo con il profondo amore verso di me, apprese le cose di Dio; e le sue parole erano meravigliose. Abbandonando ogni cosa, egli aveva imparato assai più che applicandosi a sottili disquisizioni. Ad alcuni rivolgo parole valevoli per tutti; ad altri rivolgo parole particolari. Ad alcuni appaio con la mite luce di figurazioni simboliche, ad altri rivelo i misteri con grande fulgore. La voce dei libri è una sola, e non plasma tutti in egual modo. Io, invece, che sono maestro interiore, anzi la verità stessa, io che scruto i cuori e comprendo i pensieri e muovo le azioni degli uomini, vado distribuendo a ciascuno secondo che ritengo giusto.


DISCORSO 28 SUL VERSETTO DEL SALMO 104: "SI ALLIETI IL CUORE DI QUANTI CERCANO IL SIGNORE" IN UN GIORNO DI DIGIUNO NELLA QUINQUAGESIMA

Discorsi - Sant'Agostino

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1. Fra tutti i passi della divina Scrittura intratteniamoci, con l'aiuto del Signore, di preferenza su quello che abbiamo ascoltato per ultimo: Si allieti il cuore di quanti cercano il Signore 1. Ci quadra bene anche il fatto che siamo digiuni di stomaco. Il nostro cuore si allieterà se con la mente abbiamo fame. Quando nei nostri pranzi ci si serve una qualche pietanza squisita, gode il palato di chi cercava il cibo. Quando al nostro sguardo si presentano oggetti variamente colorati o artisticamente dipinti, godono gli occhi di chi cercava vedere qualcosa di luminoso. Godono gli orecchi di chi cercava il canto; gode l'olfatto di chi cercava profumi. Si allieti il cuore di quanti cercano il Signore.

Cristo è cibo spirituale.

2. Senza dubbio, i vari oggetti che si offrono ai vari nostri sensi dilettano rispettivamente i sensi stessi. Non è il suono che diletta gli occhi, né il colore l'udito. Quanto al nostro cuore; esso ha nel Signore e la luce e la voce e l'odore e il cibo. È tutte queste cose perché non è alcuna di esse; e non è alcuna di esse perché di tutte è il creatore. Egli è luce per il nostro cuore, per cui gli diciamo: Nella tua luce vedremo la luce 2. È melodia per il nostro cuore, e per questo gli diciamo: Al mio udito tu darai esultanza e letizia 3. È profumo per il nostro cuore, e pertanto nei suoi riguardi diciamo: Noi siamo il buon odore di Cristo 4. Se poi cercate il cibo - dato che siete digiuni - beati quelli che hanno fame e sete della giustizia 5, e proprio del Signore Gesù Cristo è stato detto che è diventato per noi giustizia e sapienza 6. Ecco, il banchetto è preparato. Cristo è la giustizia: non c'è posto in cui non si trovi. Non ci viene preparato dai cuochi né viene importato dai mercanti che l'acquistino nelle regioni trasmarine, come si usa con le frutta esotiche. È un cibo che gustano tutti coloro che hanno sano il palato dell'uomo interiore. È un cibo che, inculcando se stesso, diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo 7. È un cibo che ristora e non viene meno; è un cibo che, quando lo si prende, non si consuma; è un cibo che sazia gli affamati e rimane intero. Quando da qui tornerete al vostro desco, non troverete nulla di simile da mangiare. Or dunque, dal momento che siete accorsi a questo banchetto, mangiate bene! E quando ve ne andrete da qui, digerite bene. Mangia bene ma digerisce male colui che ascolta la parola di Dio e non la mette in pratica 8. Non ne ricava un bolo alimentare nutriente ma a causa dell'indigestione vomita crudo ciò che gli appesantiva lo stomaco.

La luce cibo degli occhi.

3. Non meravigliatevi sentendo che ai nostri cuori son dati dei cibi che ristorino e non diminuiscano. Un cibo simile Dio l'ha dato ai nostri occhi corporali. Cibo degli occhi è questa luce [fisica]: di essa si cibano i nostri occhi tanto che, se uno rimane a lungo nelle tenebre, vede gli occhi indebolirsi come per un digiuno. C'è della gente che perse gli occhi a forza di restare nelle tenebre. Nulla si cacciò in quegli occhi, nessuno li offese, non vi si posò sopra del liquido estraneo, non la polvere, non il fumo. Si porta alla luce un uomo che è stato rinchiuso nelle tenebre e non vede ciò che prima vedeva. I suoi occhi sono morti di fame, cioè non avendo quel loro cibo che è la luce han perso vigore. Riflettete quindi sul tema che vi ho proposto, quale sia cioè il cibo dei nostri occhi. Questa luce tutti la vedono, nutre gli occhi di tutti. La vista di chi la guarda si ricrea e la luce rimane intatta. Se la guardano in due, resta com'è; se la si guarda in parecchi, resta la stessa. La guardi il ricco, la guardi il povero, è uguale per tutti. Nessuno le impone dei limiti. Si colma l'indigenza del povero, non ha senso la cupidigia del ricco. Difatti, forse che chi ha di più vede di più? o chi è più ricco, sborsando dell'oro, può precedere il povero e comprarsi la facoltà di vedere, sicché non ne resti per l'altro? Se dunque tale è il cibo dei nostri occhi, cosa non sarà lo stesso Dio per le nostre menti?.

Il suono della voce e il Verbo di Dio.

4. Cibo, in certo qual modo, degli orecchi è il suono. E com'è questo suono? Da queste cose sensibili e corporali facciamoci un'idea delle cose intelligibili che concernono la mente. Ecco io sto parlando alla vostra Carità. [Ad ascoltarmi] ci son degli orecchi, ci son delle menti. Ho nominato due cose: gli orecchi e le menti. E nel mio parlare ci sono parimenti due cose: il suono e il concetto. Procedono insieme, arrivano simultaneamente all'orecchio. Il suono rimane nell'orecchio, il concetto scende nel cuore. Dal suono però già possiamo congetturare con quanto maggiore stima dobbiamo amare il concetto. Il suono è, potremmo dire, una specie di corpo; il concetto ne è come l'anima. Il suono, non appena ha percosso l'aria ed è giunto all'orecchio, passa né può richiamarsi o farlo suonare ancora. Difatti le sillabe si precedono e si susseguono e così si succedono l'una l'altra in modo che la seconda non risuoni se la prima non è cessata. Vedete come una realtà, sebbene transeunte, contenga un fatto veramente straordinario. Ecco, supponiamo che voi siate affamati e io voglia distribuirvi del pane: il tutto non raggiungerebbe i singoli. Vi dividereste quanto da me distribuito, e quanti più sareste tanto meno ne ricevereste. Adesso invece io sto parlando. Non dividete tra voi le parole e le sillabe, né stagliuzzate il mio discorso, sicché uno ne prenda una parte e un altro un'altra, per cui il mio dire giunga a ciascuno di voi a pezzi e bocconi. Viceversa, uno ascolta tutt'intero [il discorso] e tutt'intero lo ascoltano due e tutt'intero lo ascoltano parecchi; quanti sono intervenuti lo ascoltano tutt'intero. Basta per tutti e giunge intero a ciascuno. Il tuo orecchio si dispone all'ascolto; non lo danneggia l'orecchio altrui che è lì vicino. Ora, se questo succede del verbo-suono, cosa non sarà del Verbo onnipotente? La nostra voce giunge intera agli orecchi di ciascuno degli uditori ed è intera per ciascuno: difatti le mie voci non sono tante quanti sono i vostri orecchi ma un'unica voce riempie molti orecchi, non divisa ma tutt'intera in ciascuno. Così pensate il Verbo di Dio. Egli è tutto nei cieli, tutto sulla terra, tutto negli angeli, tutto presso il Padre, tutto presso la Vergine, tutto nell'eternità, tutto nella carne, tutto negli inferi, quando scese a visitarli, tutto nel paradiso dove condusse il malfattore 9. Questo sia detto del suono.

Impossibile all'uomo un concetto del Verbo di Dio.

5. Cosa potrò dire se volessi parlare un po' del concetto mentale? Eppure, quanto è inferiore al Verbo di Dio! Ecco io proferisco un suono; e quando l'ho proferito, non posso richiamarlo a me. Se voglio essere ancora ascoltato proferisco un altro suono, e quando anche questo è passato ne proferisco un terzo; se no, si fa silenzio. Quanto al concetto invece, io lo comunico a te e lo trattengo presso di me. Tu apprendi quello che hai udito, io non credo ciò che ho detto. Notate, come son vere queste cose, e si allieti il cuore di quanti cercano il Signore 10. Il Signore infatti è la stessa verità fontale. Ebbene, il concetto, pur restando nel mio cuore, passa al cuore tuo e non abbandona il mio. Essendo però questo concetto nel mio cuore, se voglio che penetri anche nel tuo, cerco un mezzo per farlo passare da te e trovo, quasi veicolo, il suono. Prendo il suono e lo carico d'un concetto: e lo proferisco e lo emetto; e insegno e non perdo nulla. Se questo poté fare un mio concetto nei riguardi della mia voce, non poté farlo il Verbo di Dio nei riguardi della sua carne? Ecco infatti che il Verbo di Dio, Dio presso Dio, Sapienza di Dio 11 esistente in maniera incommutabile presso il Padre, per venire a noi cercò la carne come un suo suono: si inserì in essa, e venne a noi e non abbandonò il Padre. Comprendete, gustate le cose che state ascoltando. Pensate quanto siano grandi e meravigliose, e abbiate di Dio un concetto più alto. Egli supera ogni luce, supera ogni suono, supera ogni concetto della nostra mente. Dev'essere quindi desiderato e a lui si deve aspirare con l'amore, e così avverrà che si allieti il cuore di quanti cercano il Signore 12.

 

1 - Sal 104, 3.

2 - Sal 35, 10.

3 - Sal 50, 10.

4 - 2 Cor 2, 15.

5 - Mt 5, 6.

6 - Cf 1 Cor 1, 30.

7 - Gv 6, 51.

8 - Cf Mt 7, 26.

9 - Cf - Lc 23, 43.

10 - Sal 104, 3.

11 - Cf. Gv 1, 1.

12 - Sal 104, 3.


22 - Maria santissima è incoronata Regina del cielo e di tutte le creature.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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775. Quando Gesù si accomiatò dai discepoli per anda­re verso la sua passione, li invitò a non permettere che i loro cuori si turbassero per le cose delle quali li aveva av­vertiti, perché nella casa di suo Padre, che è il paradiso, c'erano molti posti. Li rassicurò così che vi erano premi per tutti, nonostante la diversità delle opere buone e dei meriti, e che non dovevano rattristarsi perdendo la pace e la speranza nel vedere altri arricchiti di più grazie e più avanzati nella virtù, perché c'erano molte stanze e ognuno sarebbe stato contento di quella che gli sarebbe spettata, senza invidia alcuna, essendo questa una delle grandi for­tune della felicità perenne. Ho dichiarato che la Vergine fu collocata nel posto più alto, cioè sul trono della Trinità, e sovente ho usato questo termine per parlare di misteri tan­to sublimi, come fanno pure i santi e la stessa Scrittura. Benché non siano necessari ulteriori chiarimenti, per chi capisce meno spiego che l'Onnipotente, essendo purissimo spirito senza corpo ed insieme incommensurabile, im­menso e incomprensibile, non ha bisogno di un seggio ma­teriale, poiché riempie l'universo, è presente in ogni crea­tura e nessuna di esse lo racchiude, cinge o circonda, ma anzi è lui che le abbraccia tutte in se stesso. Gli eletti, inol­tre, non lo contemplano con gli occhi corporali, bensì con quelli dell'anima; però, siccome lo fissano in qualche pun­to preciso - secondo il nostro modo di intendere -, dicia­mo che sta sul suo trono regale, anche se contiene in sé la propria gloria e in sé la partecipa loro. Non nego co­munque che l'umanità di Cristo e sua Madre abbiano una sede più eminente rispetto agli altri, né che tra coloro che sono lassù in corpo e anima ci sia un ordine di maggiore o minore prossimità ad essi, ma non è qui opportuno espor­re in che maniera questo avvenga.

776. Chiamiamo trono del sommo sovrano quello dal quale egli si manifesta ai beati come principale causa del­la gloria, come Signore eterno, infinito, che non dipende da alcuno e dal cui volere tutti dipendono, e come re, giu­dice e dominatore di tutto ciò che esiste. Il Salvatore in quanto Dio ha tale dignità per essenza e in quanto uomo per l'unione ipostatica, per mezzo della quale essa fu co­municata alla sua umanità, e così sta nell'empireo come re, giudice e dominatore, e i santi, pur sorpassando in ec­cellenza ogni nostra immaginazione, sono come servi del­la sua inaccessibile maestà. Dopo di lui in grado inferiore ne gode colei che lo ha generato, in un altro modo inef­fabile e proporzionato a una semplice creatura che gli è vicinissima, stando incessantemente alla sua destra come regina e padrona di tutto ed estendendo il suo dominio fin dove arriva quello del suo medesimo Unigenito, sebbe­ne differentemente.

777. Posta Maria nel luogo per lei preparato, le tre Per­sone palesarono alla loro corte i suoi privilegi. Il Padre, co­me primo principio, affermò: «Ella fu prescelta come prima delle nostre delizie tra tutti. Non si è mai resa indegna del nome di figlia, che le demmo nella nostra mente divina, e quindi ha diritto al nostro regno, del quale deve essere ri­conosciuta legittima e singolare regina». Il Verbo incarnato continuò: «Alla mia vera Madre appartiene tutto quello che per me fu creato e redento, e deve essere suprema regina di tutto quello su cui io sono re». Lo Spirito aggiunse: «Per il titolo di mia sposa unica e diletta, al quale ha corrispo­sto con fedeltà, deve essere incoronata regina per sempre».

778. Dunque, posarono sul suo capo una corona di glo­ria di così nuovo splendore e valore che non se ne è mai vista né mai se ne vedrà una simile in una semplice crea­tura. Contemporaneamente, uscì una voce dal trono, che proclamava: «Carissima, il nostro regno è vostro. Voi sie­te superiora, Regina e signora dei serafini, degli angeli e di tutti gli esseri; procedete e regnate prosperamente su di essi, perché nel nostro concistoro vi investiamo di com­pleta autorità. Voi, piena di grazia al di sopra di ogni al­tro, vi siete umiliata nella vostra opinione di voi stessa si­no al posto più basso: ricevete ora quello più alto, che vi è dovuto, e abbiate parte alla nostra potestà su quanto ha fabbricato il nostro braccio onnipotente. Comanderete fi­no al centro della terra, terrete soggetto l'inferno, e tutti i suoi demoni ed abitanti vi temeranno come imperatrice as­soluta delle loro caverne. Governerete su tutti gli elemen­ti, saranno in vostro potere le virtù e gli effetti di tutte le cause, con la loro azione e conservazione, affinché voi di­sponiate degli influssi dei cieli, delle piogge, delle nubi e dei frutti del suolo: distribuite pure tutto secondo la vostra determinazione, poiché a questa starà attenta la nostra vo­lontà per compiere la vostra. Sarete Regina e signora di tutti i mortali per reggere e trattenere la morte e per pre­servare la loro vita. Sarete Regina e signora della Chiesa militante, sua protettrice, sua avvocata, sua madre e sua maestra. Sarete patrona speciale dei regni cattolici e, se es­si, gli altri credenti e tutti i discendenti di Adamo vi invo­cheranno di cuore, vi ossequieranno e vi legheranno a sé, voi porgerete loro il rimedio e li soccorrerete nei travagli e nelle necessità. Sarete amica, difesa e guida di tutti i ret­ti, nostri amici: li consolerete, conforterete e colmerete di beni, nella misura in cui vi vincoleranno con la loro de­vozione. Per tutto questo, vi designiamo depositaria delle nostre ricchezze e dispensatrice dei nostri tesori, metten­do nelle vostre mani gli aiuti e i favori della nostra bontà perché voi li ripartiate: niente vogliamo concedere al mon­do se non per mano vostra, e niente negargli di quello che voi gli concederete. Sulle vostre labbra sarà diffusa la gra­zia per ciò che stabilirete nel cielo e sulla terra, ovunque vi obbediranno gli angeli e gli uomini, giacché tutte le no­stre cose sono vostre come voi siete stata ininterrottamente nostra, e regnerete con noi in eterno».

779. Per eseguire tale decreto, l'Altissimo chiese a tutti coloro che dimoravano in paradiso di darle omaggio e di confessarla regina e signora. Questo racchiuse un altro mi­stero, poiché ebbe anche lo scopo di offrirle il compenso del culto che ella aveva prestato ai santi quando le erano ap­parsi nel tempo in cui era viatrice, benché fosse la donna che aveva concepito lo stesso Dio, e perfetta ed eccelsa più di tutti loro. Allora era conveniente che, dal momento che erano comprensori, per suo più grande merito manifestas­se umiltà innanzi ad essi, avendo sua Maestà fissato così; però, adesso che era entrata in possesso di quanto le spet­tava, era giusto che la onorassero e si dichiarassero inferiori e suoi vassalli, come difatti fecero in quel felicissimo stato, nel quale tutto torna al proprio ordine e alla debita pro­porzione. La venerarono nel modo in cui avevano adorato il Salvatore, con profonda trepidazione, e chi era lì nel cor­po le si prostrò dinanzi. Queste dimostrazioni e l'incorona­zione furono motivo di sublime gloria per lei, di nuovo giu­bilo per gli eletti e di compiacenza per la Trinità , e fu un giorno del tutto festivo, di eccezionale gaudio accidentale; lo percepirono in particolare Giuseppe, Gioacchino, Anna e gli altri congiunti di Maria, nonché i suoi mille custodi.

780. Nel petto del suo corpo glorioso osservarono la for­ma di una piccola sfera di singolare bellezza e fulgore, che procurò e procura loro mirabile stupore e gioia. Essa è un premio e una testimonianza del fatto che come in un de­gno tabernacolo vi ha tenuto sotto le specie sacramentali il Verbo incarnato, e l'ha accolto con estrema purezza, senza difetti o mancanze, ma anzi con la massima pietà e con sommo amore, in un grado mai raggiunto da nessuno. Cir­ca gli altri riconoscimenti corrispondenti alle sue inegua­gliabili virtù e opere, non posso esprimermi in maniera ade­guata e capace di illustrarli, per cui rimetto ciò alla visio­ne beatifica, nella quale ciascuno ne avrà notizia per quan­to si sarà guadagnato per mezzo dei suoi atti e della sua religiosità. Ho spiegato che il transito della Vergine avven­ne il tredici agosto, mentre la sua risurrezione, assunzione e incoronazione ebbe luogo la domenica successiva, il quin­dici dello stesso mese, data in cui viene celebrata; le sue spoglie rimasero dunque nella tomba per trentasei ore, co­me quelle del Maestro. Gli anni sono stati già calcolati do- ve ho affermato che questi eventi si verificarono nell'anno cinquantacinquesimo del Signore, considerando il periodo ­che separa il natale dell'Unigenito dal quindici agosto.

781. Lasciamola alla destra del Redentore e continuia­mo a parlare degli apostoli e dei discepoli, che, perseve­rando nel pianto, restavano nella valle di Giosafat. Pietro e Giovanni, i più costanti e assidui, al terzo giorno si ac­corsero che la musica era cessata e, illuminati dallo Spi­rito, ne dedussero che l'innocentissima Madre dovesse es­sere risorta e salita all'empireo in corpo e anima, come suo Figlio. Ne dialogarono insieme rafforzandosi in tale giudi­zio e il capo della Chiesa decise che di un simile prodigio occorresse avere la prova maggiore, che fosse palese a quanti avevano assistito alla sua morte e sepoltura. Riunì quindi i fedeli ed espose le ragioni che aveva per pensare quello che tutti sapevano e per svelare quella meraviglia, che nei secoli avrebbe suscitato devozione e sarebbe stata causa di esaltazione per Gesù e per colei che lo aveva generato. Approvarono il suo parere e a un suo comando tol­sero il masso che chiudeva il sepolcro. Avvicinatisi, lo tro­varono vuoto, e scorsero la tunica della loro sovrana ste­sa come quando copriva le sacre membra, così che si ca­piva che ella era passata attraverso la veste e la lapide sen­za muoverle o scomporle. Il vicario di Cristo sollevò l'abi­to e il telo e sia lui sia gli altri, ormai tutti rassicurati, li riverirono; poi, tra la contentezza e il dolore, con dolci la­crime innalzarono lodi e cantarono salmi e inni.

782. Intanto, erano attoniti per l'ammirazione e la te­nerezza, e non riuscirono a distaccarsi da lì finché non di­scese un angelo a dire: «Uomini di Galilea, perché siete sorpresi e perché vi trattenete qui? La vostra e nostra Si­gnora è in anima e corpo in cielo, ove regna per sempre con sua Maestà. Mi invia a confermarvi nella verità e a co­municarvi da parte sua che vi raccomanda ancora una vol­ta la comunità ecclesiale, la conversione del mondo e la diffusione della lieta novella, pregandovi di riprendere su­bito il ministero che vi è stato affidato, giacché avrà cura di voi». Tale annuncio li confortò e in seguito sperimenta­rono la sua difesa nelle loro peregrinazioni e molto più al momento del martirio, poiché allora ella apparve a tutti e dopo li presentò al Salvatore. Si raccontano anche altre co­se, ma a me non sono state manifestate e perciò non le ri­ferisco, non avendo avuto in questa Storia altra libertà che quella di scrivere quanto mi è stato insegnato e ordinato.

 

Insegnamento della Regina del cielo

783. Carissima, se qualcosa potesse ridurre il godimen­to della suprema felicità che possiedo, e se con essa po­tessi ricevere qualche pena, indubbiamente me ne arre­cherebbe il vedere i credenti e l'intera umanità nel perico­loso stato in cui sono, quantunque a tutti sia noto che sto quassù come loro avvocata e protettrice, per custodirli, soccorrerli e indirizzarli verso la beatitudine. Inoltre, dato che applico a loro con clemenza i tanti privilegi che mi sono stati concessi per i titoli dei quali hai trattato altrove, sa­rebbe motivo di profonda sofferenza per le mie viscere di misericordia constatare che non solo mi tengono oziosa senza giovarsi di me, ma non invocandomi si perdono in gran numero. Tuttavia, pur non provando afflizione, mi la­mento a buon diritto di coloro che si procurano la dan­nazione e non mi permettono di avere questa gloria.

784. Nella Chiesa non si è mai ignorato il valore del­la mia intercessione né il potere che ho di porgere rime­dio a tutti, avendone io attestata la certezza con le mi­gliaia di miracoli che ho realizzato a vantaggio di chi mi ha mostrato ossequio, e quando sono stata supplicata nel­la necessità sono stata generosa, e per me si è rivelato tale l'Eterno; eppure, benché le persone che ho aiutato siano parecchie, sono poche rispetto alle mie possibilità e ai miei aneliti. Il tempo corre veloce e frattanto i mor­tali tardano a volgersi al Signore ed a conoscerlo, i cri­stiani si lasciano avviluppare dai lacci del demonio, i pec­catori si moltiplicano e le colpe aumentano. Ciò accade perché l'ardore si raffredda, e questo dopo che il Verbo si è incarnato e li ha educati con le parole e con l'esem­pio; li ha redenti con la sua passione; ha donato loro la legge evangelica, che è efficace se c'è il concorso della creatura; li ha rischiarati con una considerevole abbon­danza di prodigi e illuminazioni da sé e per mezzo dei suoi eletti; ha spalancato le porte dei suoi tesori per sua benevolenza e per mio intervento, stabilendomi come lo­ro rifugio e patrocinio. Adempio puntualmente e con lar­ghezza i miei compiti, ma nemmeno questo basta. Dun­que, come stupirsi se la giustizia superna è irritata, se i figli di Adamo hanno il castigo dei loro misfatti, che li sovrasta e già cominciano a sentire? In simili condizioni, la malizia giunge al culmine.

785. È tutto vero, ma la mia pietà e la mia indulgenza sono al di sopra, e mantengono ben incline l'infinita bontà e sospeso il rigore; per di più, l'Onnipotente intende essere munifico ed è determinato a favorirli comunque, se sa­pranno guadagnarsi la mia mediazione e vincolarmi a interpormi presso di lui. Ecco la strada sicura perché la co­munità ecclesiale migliori, i regni cattolici si riedifichino, la fede si dilati, le famiglie e gli stati abbiano saldezza, le ani­me tornino alla grazia e all'amicizia di sua Maestà. Affati­cati e collabora con me, sostenuta dalla forza divina. Il tuo impegno non deve consistere soltanto nell'avere narrato la mia Vita, bensì anche nell'imitarla con l'osservanza dei miei consigli e ammonimenti, che hai avuto assai copiosamente sia in quanto hai annotato sia in molti altri benefici corri­spondenti. Rifletti attentamente sul tuo stretto obbligo di essermi sottoposta come a tua unica Madre e legittima mae­stra e superiora, giacché ti offro queste ed altre elargizioni di singolare benignità e tu hai ripetutamente rinnovato e ra­tificato i voti della tua professione nelle mie mani, garan­tendomi speciale obbedienza. Ricordati della promessa che hai confermato più volte a Gesù e agli angeli, e tutti noi ti abbiamo palesato che ci attendiamo che tu ti comporti co­me una di loro, partecipando mentre sei nel mondo delle qualità e operazioni che li caratterizzano e intrattenendoti con essi. Nello stesso modo in cui comunicano tra sé, con quelli di grado più alto che informano gli inferiori, istrui­scano pure te sulle perfezioni del tuo diletto e ti trasmetta­no la luce della quale hai bisogno per l'esercizio delle virtù, e in particolare la carità, che ne è la signora, affinché ti in­fiammi di amore verso il tuo dolce sovrano e verso il tuo prossimo. Aspira a questo con tutte le energie, perché Dio ti trovi degna per compiere in te la sua santissima volontà e per servirsi di te in tutto ciò che desidera. Egli ti bene­dica con la sua destra, faccia splendere il suo volto su di te e ti dia pace, e tu cerca di non esserne immeritevole.


25 dicembre 1943

Madre Pierina Micheli

La Santa Notte fu di pace soave, vicino alla Culla dì Gesù. Dare tutto per lui solo!