Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi dell'Ottava di Pasqua
Vangelo secondo Marco 10
1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".
13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".
35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".
41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Numeri 19
1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne:2"Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritta: Ordina agli Israeliti che ti portino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti, e che non abbia mai portato il giogo.3La darete al sacerdote Eleazaro, che la condurrà fuori del campo e la farà immolare in sua presenza.4Il sacerdote Eleazaro prenderà con il dito il sangue della giovenca e ne farà sette volte l'aspersione davanti alla tenda del convegno;5poi si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi; se ne brucerà la pelle, la carne e il sangue con gli escrementi.6Il sacerdote prenderà legno di cedro, issòpo, colore scarlatto e getterà tutto nel fuoco che consuma la giovenca.7Poi il sacerdote laverà le sue vesti e farà un bagno al suo corpo nell'acqua; quindi rientrerà nel campo e il sacerdote rimarrà in stato d'immondezza fino alla sera.8Colui che avrà bruciato la giovenca si laverà le vesti nell'acqua, farà un bagno al suo corpo nell'acqua e sarà immondo fino alla sera.9Un uomo mondo raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in luogo mondo, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l'acqua di purificazione: è un rito espiatorio.10Colui che avrà raccolto le ceneri della giovenca si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. Questa sarà una legge perenne per gli Israeliti e per lo straniero che soggiornerà presso di loro.
11Chi avrà toccato un cadavere umano sarà immondo per sette giorni.12Quando uno si sarà purificato con quell'acqua il terzo e il settimo giorno, sarà mondo; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà mondo.13Chiunque avrà toccato un cadavere, cioè il corpo di una persona umana morta, e non si sarà purificato, avrà profanato la Dimora del Signore e sarà sterminato da Israele. Siccome l'acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli è in stato di immondezza; ha ancora addosso l'immondezza.
14Questa è la legge per quando un uomo muore in una tenda: chiunque entrerà nella tenda e chiunque sarà nella tenda sarà immondo per sette giorni.15Ogni vaso scoperto, sul quale non sia un coperchio o una legatura, sarà immondo.16Chiunque per i campi avrà toccato un uomo ucciso di spada o morto di morte naturale o un osso d'uomo o un sepolcro sarà immondo per sette giorni.
17Per colui che sarà divenuto immondo si prenderà la cenere della vittima bruciata per l'espiazione e vi si verserà sopra l'acqua viva, in un vaso;18poi un uomo mondo prenderà issòpo, lo intingerà nell'acqua e ne spruzzerà la tenda, tutti gli arredi e tutte le persone che vi stanno e colui che ha toccato l'osso o l'ucciso o chi è morto di morte naturale o il sepolcro.19L'uomo mondo spruzzerà l'immondo il terzo giorno e il settimo giorno e lo purificherà il settimo giorno; poi colui che è stato immondo si sciacquerà le vesti, si laverà con l'acqua e diventerà mondo alla sera.20Ma colui che, divenuto immondo, non si purificherà, sarà eliminato dalla comunità, perché ha contaminato il santuario del Signore e l'acqua della purificazione non è stata spruzzata su di lui; è immondo.21Sarà per loro una legge perenne. Colui che avrà spruzzato l'acqua di purificazione si laverà le vesti; chi avrà toccato l'acqua di purificazione sarà immondo fino alla sera.22Quanto l'immondo avrà toccato sarà immondo; chi lo avrà toccato sarà immondo fino alla sera".
Giobbe 20
1Zofar il Naamatita prese a dire:
2Per questo i miei pensieri mi spingono a rispondere
e perciò v'è questa fretta dentro di me.
3Ho ascoltato un rimprovero per me offensivo,
ma uno spirito, dal mio interno, mi spinge a
replicare.
4Non sai tu che da sempre,
da quando l'uomo fu posto sulla terra,
5il trionfo degli empi è breve
e la gioia del perverso è d'un istante?
6Anche se innalzasse fino al cielo la sua statura
e il suo capo toccasse le nubi,
7come lo sterco sarebbe spazzato per sempre
e chi lo aveva visto direbbe: "Dov'è?".
8Svanirà come un sogno, e non si troverà più,
si dileguerà come visione notturna.
9L'occhio avvezzo a vederlo più non lo vedrà,
né più lo scorgerà la sua dimora.
10I suoi figli dovranno risarcire i poveri,
le loro mani restituiranno le sue ricchezze.
11Le sue ossa erano ancora piene di giovinezza,
ma con lui giacciono nella polvere.
12Se alla sua bocca fu dolce il male,
se lo teneva nascosto sotto la sua lingua,
13assaporandolo senza inghiottirlo,
se lo tratteneva in mezzo al suo palato:
14il suo cibo gli si guasterà nelle viscere,
veleno d'aspidi gli sarà nell'intestino.
15I beni divorati ora rivomita,
Dio glieli caccia fuori dal ventre.
16Veleno d'aspide ha succhiato,
una lingua di vipera lo uccide.
17Non vedrà più ruscelli d'olio,
fiumi di miele e fior di latte;
18renderà i sudati acquisti senza assaggiarli,
come non godrà del frutto del suo commercio,
19perché ha oppresso e abbandonato i miseri,
ha rubato case invece di costruirle;
20perché non ha saputo essere pago dei suoi beni,
con i suoi tesori non si salverà.
21Nulla è sfuggito alla sua voracità,
per questo non durerà il suo benessere.
22Nel colmo della sua abbondanza si troverà in
miseria;
ogni sorta di sciagura piomberà su di lui.
23Quando starà per riempire il suo ventre,
Dio scaglierà su di lui la fiamma del suo sdegno,
e gli farà piovere addosso brace.
24Se sfuggirà l'arma di ferro,
lo trafiggerà l'arco di bronzo:
25gli uscirà il dardo dalla schiena,
una spada lucente dal fegato.
Lo assaliranno i terrori;
26tutte le tenebre gli sono riservate.
Lo divorerà un fuoco non acceso da un uomo,
esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda.
27Riveleranno i cieli la sua iniquità
e la terra si alzerà contro di lui.
28Un'alluvione travolgerà la sua casa,
scorrerà nel giorno dell'ira.
29Questa è la sorte che Dio riserva all'uomo
perverso,
la parte a lui decretata da Dio.
Salmi 64
1'Salmo. Di Davide. Al maestro del coro.'
2Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento,
dal terrore del nemico preserva la mia vita.
3Proteggimi dalla congiura degli empi
dal tumulto dei malvagi.
4Affilano la loro lingua come spada,
scagliano come frecce parole amare
5per colpire di nascosto l'innocente;
lo colpiscono di sorpresa e non hanno timore.
6Si ostinano nel fare il male,
si accordano per nascondere tranelli;
dicono: "Chi li potrà vedere?".
7Meditano iniquità, attuano le loro trame:
un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso.
8Ma Dio li colpisce con le sue frecce:
all'improvviso essi sono feriti,
9la loro stessa lingua li farà cadere;
chiunque, al vederli, scuoterà il capo.
10Allora tutti saranno presi da timore,
annunzieranno le opere di Dio
e capiranno ciò che egli ha fatto.
11Il giusto gioirà nel Signore
e riporrà in lui la sua speranza,
i retti di cuore ne trarranno gloria.
Geremia 5
1Percorrete le vie di Gerusalemme,
osservate bene e informatevi,
cercate nelle sue piazze
se trovate un uomo,
uno solo che agisca giustamente
e cerchi di mantenersi fedele,
e io le perdonerò, dice il Signore.
2Anche quando esclamano: "Per la vita del Signore!",
certo giurano il falso.
3Signore, i tuoi occhi non cercano forse la fedeltà?
Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore;
li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione.
Hanno indurito la faccia più di una rupe,
non vogliono convertirsi.
4Io pensavo: "Certo, sono di bassa condizione,
agiscono da stolti,
perché non conoscono le vie del signore,
il diritto del loro Dio.
5Mi rivolgerò ai grandi
e parlerò loro.
Certo, essi conoscono la via del Signore,
il diritto del loro Dio".
Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo,
hanno spezzato i legami!
6Per questo li azzanna il leone della foresta,
il lupo delle steppe ne fa scempio,
il leopardo sta in agguato vicino alle loro città,
quanti ne escono saranno sbranati;
perché si sono moltiplicati i loro peccati,
sono aumentate le loro ribellioni.
7"Perché ti dovrei perdonare?
I tuoi figli mi hanno abbandonato,
hanno giurato per chi non è Dio.
Io li ho saziati ed essi hanno commesso adulterio,
si affollano nelle case di prostituzione.
8Sono come stalloni ben pasciuti e focosi:
ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo.
9Non dovrei forse punirli per questo?
Oracolo del Signore.
E di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
10Salite sui suoi filari e distruggeteli,
compite uno sterminio;
strappatene i tralci,
perché non sono del Signore.
11Poiché, certo, mi si sono ribellate
la casa d'Israele e la casa di Giuda".
Oracolo del Signore.
12Hanno rinnegato il Signore,
hanno proclamato: "Non è lui!
Non verrà sopra di noi la sventura,
non vedremo né spada né fame.
13I profeti sono come il vento,
la sua parola non è in essi".
14Perciò dice il Signore,
Dio degli eserciti:
"Questo sarà fatto loro,
poiché hanno pronunziato questo discorso:
Ecco io farò delle mie parole
come un fuoco sulla tua bocca.
Questo popolo sarà la legna che esso divorerà.
15Ecco manderò contro di voi
una nazione da lontano, o casa di Israele.
Oracolo del Signore.
È una nazione valorosa,
è una nazione antica!
Una nazione di cui non conosci la lingua
e non comprendi che cosa dice.
16La sua faretra è come un sepolcro aperto.
Essi sono tutti prodi.
17Divorerà le tue messi e il tuo pane;
divorerà i tuoi figli e le tue figlie;
divorerà i greggi e gli armenti;
divorerà le tue vigne e i tuoi fichi;
distruggerà le città fortificate
nelle quali riponevi la fiducia.
18Ma anche in quei giorni, dice il Signore,
non farò di voi uno sterminio".
19Allora, se diranno: "Perché il Signore nostro Dio ci fa tutte queste cose?", tu risponderai: "Come voi avete abbandonato il Signore e avete servito divinità straniere nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese non vostro".
20Annunziatelo nella casa di Giacobbe,
fatelo udire in Giuda dicendo:
21"Questo dunque ascoltate,
o popolo stolto e privo di senno,
che ha occhi ma non vede,
che ha orecchi ma non ode.
22Voi non mi temerete? Oracolo del Signore.
Non tremerete dinanzi a me,
che ho posto la sabbia per confine al mare,
come barriera perenne che esso non varcherà?
Le sue onde si agitano ma non prevalgono,
rumoreggiano ma non l'oltrepassano".
23Ma questo popolo ha un cuore
indocile e ribelle;
si voltano indietro e se ne vanno,
24e non dicono in cuor loro:
"Temiamo il Signore nostro Dio
che elargisce la pioggia d'autunno
e quella di primavera a suo tempo,
ha fissato le settimane per la messe
e ce le mantiene costanti".
25Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose
e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere;
26poiché tra il mio popolo vi sono malvagi
che spiano come cacciatori in agguato,
pongono trappole
per prendere uomini.
27Come una gabbia piena di uccelli,
così le loro case sono piene di inganni;
perciò diventano grandi e ricchi.
28Sono grassi e pingui,
oltrepassano i limiti del male;
non difendono la giustizia,
non si curano della causa dell'orfano,
non fanno giustizia ai poveri.
29Non dovrei forse punire queste colpe?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
30Cose spaventose e orribili
avvengono nel paese.
31I profeti predicono in nome della menzogna
e i sacerdoti governano al loro cenno;
eppure il mio popolo è contento di questo.
Che farete quando verrà la fine?
Apocalisse 6
1Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: "Vieni".2Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.
3Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: "Vieni".4Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada.
5Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che gridava: "Vieni". Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.6E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi: "Una misura di grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati".
7Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: "Vieni".8Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.
9Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa.10E gridarono a gran voce:
"Fino a quando, Sovrano,
tu che sei santo e verace,
non farai giustizia
e non vendicherai il nostro sangue
sopra gli abitanti della terra?".
11Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro.
12Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue,13le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi.14Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto.15Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti;16'e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci' dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello,17perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?
Capitolo XV: Le opere fatte per amore
Leggilo nella Biblioteca1. Non si deve fare alcun male, per nessuna cosa al mondo né per compiacenza verso chicchessia; talora, invece, per giovare a uno che ne ha bisogno, si deve senza esitazione lasciare una cosa buona che si sta facendo, o sostituirla con una ancora più buona: in tal modo non si distrugge l'opera buona, ma soltanto la si trasforma in meglio.
2. A nulla giova un'azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. In verità Iddio non tiene conto dell'azione umana in sé e per sé, ma dei moventi di ciascuno. Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio. Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale; giacché è raro che, sotto le nostre azioni, non ci siano l'inclinazione naturale, il nostro gusto, la speranza di una ricompensa, il desiderio del nostro comodo. Chi ha un amore vero e perfetto non cerca se stesso, in alcuna sua azione, ma desidera solamente che in ogni cosa si realizzi la gloria di Dio. Di nessuno è invidioso colui che non tende al proprio godimento, né vuole personali soddisfazioni, desiderando, al di là di ogni bene, di avere beatitudine in Dio. Costui non attribuisce alcunché di buono a nessuno, ma riporta il bene totalmente a Dio; dal quale ogni cosa procede, come dalla sua fonte e, nel quale, alla fine, tutti i santi godono pace. Oh, chi avesse anche una sola scintilla di vera carità, per certo capirebbe che tutto ciò che è di questa terra è pieno di vanità.
DISCORSO 151 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (ROM 7, 15-25): " INFATTI NON QUELLO CHE VOGLIO, IL BENE, IO FACCIO, MA IL MALE CHE DETESTO, QUESTO FACCIO "
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIl passo dell'Apostolo è pericoloso per quanti lo fraintendono.
1. 1. Tutte le volte che viene esposta la sacra lettura della Lettera dell'apostolo Paolo, che è stata proclamata, si deve temere che, falsamente intesa, dia occasione agli uomini che cercano l'occasione. Gli uomini sono effettivamente proclivi a peccare, e se ne astengono con difficoltà. Ne segue che, per aver ascoltato l'Apostolo che ammette: Non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio 1, si comportano male e, mostrando di essere scontenti di sé per il fatto che agiscono male, pensano di somigliare all'Apostolo, che ha detto: Infatti, non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio. Talvolta, dunque, si legge, ed allora ci obbliga di necessità ad esporla esattamente, per evitare che gli uomini, appropriandosene svantaggiosamente, trasformino in veleno un cibo salutare. Faccia però attenzione la Carità vostra, fintanto che dirò quanto il Signore avrà donato; così che, nel caso mi vediate imbarazzato per la difficoltà di un aspetto oscuro, mi aiutiate con religiosa premura.
La vita del giusto quaggiù è guerra, non ancora trionfo. Il grido di trionfo.
1. 2. Quindi richiamate anzitutto alla mente, riguardo a quello che per grazia di Dio siete soliti ascoltare, che la vita del giusto in questo corpo è tuttora una guerra, non è ancora la vittoria; ma un giorno, di tale guerra, ci sarà la vittoria. Per questo l'Apostolo ha comunicato sia segnali di guerra sia segnali di vittoria. Ora abbiamo ascoltato della guerra: Infatti, non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio. Che se faccio quello che non voglio, io riconosco la legge, poiché è buona; c'è in me il desiderio, ma non sono capace di attuare il bene, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra 2. Non riconosci la guerra quando avverti l'opporsi [della legge], quando avverti la schiavitù che va procurando [la legge]?
2. 2. Dunque non è ancora voce di vittoria, che essa però verrà te lo fa capire il medesimo Apostolo dicendo: E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità. Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità; ecco allora la voce del trionfo: Allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dicano i trionfatori: Dov'è, o morte, la tua vittoria? 3 Così diremo; e un giorno lo diremo e tale giorno non sarà lontano. Di tempo non ne resta infatti tanto quanto ne è trascorso. Allora diremo questo davvero. Ma, al presente, in questa guerra, perché tale lettura, per coloro che l'interpretano male, non sia la tromba del nemico - non la nostra - ed essa valga ad eccitarlo e non che serva a vincerlo. Fate attenzione, fratelli miei, vi scongiuro, e voi che siete nella guerra, combattete. Infatti voi che ancora non vi trovate nella lotta, non intenderete ciò che dico: capirete voi che combattete. La mia voce si farà ascoltare, la vostra parlerà nel silenzio. Anzitutto richiamate alla memoria ciò che l'Apostolo scrisse ai Galati, per cui sia possibile esporlo chiaramente. Disse infatti parlando ai credenti, parlando ai battezzati, ai quali certamente erano stati rimessi tutti i peccati nel santo lavacro; tuttavia, parlando a questi, ma stava rivolgendosi a dei combattenti, afferma: Vi dico dunque: Camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne. Non ha detto: " non soddisferete ", ma: non sarete portati a soddisfare. Perché questo? Prosegue dicendo: La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che volete. Ma se vi lasciate guidare dallo spirito, non siete più sotto la legge 4; ma sotto la grazia, certamente. Se vi lasciate guidare dallo spirito... Che vuol dire: Lasciarsi guidare dallo spirito? Obbedire allo Spirito di Dio che comanda, non alla carne che brama avidamente. Tuttavia ha le sue brame e fa resistenza; e vuole altro, ma tu non vuoi: sii perseverante per esser tu a non volere.
Si deve desiderare la fine della concupiscenza. La follia dei Manichei.
3. 3. Nondimeno il tuo desiderio rivolto a Dio dev'essere tale che non dia luogo ad alcuna avida brama alla quale tu debba opporre resistenza. Notate che cosa io ho voluto dire. Il tuo desiderio, ripeto, proteso verso Dio dev'essere tale che non ci sia assolutamente posto per una concupiscenza cui si debba opporre resistenza. Non cedi infatti e, rifiutandoti di assecondare, tu vinci; è meglio però non avere un nemico che vincere. Un giorno questo nemico non ci sarà più. Volgi l'animo al grido di trionfo e guarda se ci sarà. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Non ci sarà. Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 5 Cercherai il suo posto e non lo troverai. Non è a questa infatti che dovete rivolgere la massima attenzione: essa infatti non è quasi un'altra natura, come vaneggiano i Manichei. E' la nostra infermità, il nostro vizio. Separato da noi non esisterà in altro luogo ma, eliminato, non sussisterà più. Perciò non sarete portati a soddisfare i desideri della carne 6. Meglio era certamente l'adempiere ciò che disse la legge: Non desiderare 7. Questa è la pienezza della virtù, la perfezione della giustizia, la palma della vittoria: Non desiderare. Poiché ora questo non può essere osservato, almeno si adempia quello che dice anche la Scrittura: Non seguire le tue passioni 8. E' meglio non averne, ma, dal momento che ci sono, non seguirle. Non vogliono assecondare te, tu non assecondare loro. Nel caso vogliano assecondarti, non ci saranno, perché non saranno ribelli alla tua mente. Reagiscono, reagisci; combattono, combatti; assalgono, assali. Preòccupati soltanto di questo: che non vincano.
Come opporsi alla concupiscenza ed alla cattiva abitudine.
4. 4. Ecco, ne presenterò un esempio per rendevi possibile di comprendere il resto. Voi sapete che esistono uomini sobri: sono il minor numero, ma ci sono. Voi sapete che ci sono anche gli ubriaconi: abbondano. Il battezzato è sobrio: per quanto riguarda l'ubriachezza non ha con che lottare; altre le sue passioni, con le quali deve combattere. Ma affinché vi sia possibile comprendere gli altri casi, mettiamo in campo soltanto la lotta contro un solo nemico. E' battezzato ed ubriacone, ha ascoltato, e con timore ha ascoltato, che anche l'ubriachezza è stata annoverata tra gli altri mali per i quali è precluso il regno di Dio agli uomini che vivono male; infatti, dove è stato detto: Né immorali, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né omosessuali, né ladri; si aggiunge anche: né ubriaconi, ecc. erediteranno il regno di Dio 9. Ha ascoltato ed è stato preso da timore. E' stato battezzato, gli sono stati perdonati tutti i peccati di ubriachezza; resta, quale nemica, la consuetudine. L'uomo rinato ha con chi combattere. Tutti i suoi peccati passati gli sono stati perdonati, sia attento sia vigilante, sia combattivo per non tornare talvolta ad ubriacarsi. Ecco che si desta quella passione del bere, seduce l'animo, infonde arsura alla gola, alletta i sensi; vuole anche, se possibile, penetrare quella difesa, raggiungere lui che si è trincerato, farlo schiavo. Per consuetudine assale, respingi. O se proprio questa non ci fosse! Se è sopraggiunta la cattiva abitudine, si estinguerà l'abitudine buona; tu non darle soddisfazione, non appagarla, cedendo, ma soltanto soffocala facendo resistenza. Tuttavia, finché esiste, è un nemico. Se non l'assecondi e non ti ubriacherai più, di giorno in giorno regredirà. Il tuo assecondare costituisce il suo potere. Se infatti le avrai ceduto, e ti sarai ubriacato, le darai forza. Forse che essa va contro di me e non contro di te? Io da un luogo più alto richiamo l'attenzione, parlo, predico; avverto in anticipo su che di male capiterà agli ubriaconi. Non è che puoi dire: Non ho udito; non è che puoi dire: A lui che non doveva e mi ha taciuto Dio renderà conto della mia anima. Ma duri fatica perché tu stesso ti sei fatto un resistente avversario per via della consuetudine cattiva. Per dargli vigore non ti è costato fatica: datti da fare per vincerlo. E se ti trovi poco capace a fronteggiarlo, prega Dio. Tuttavia, se non ti vincerà, sebbene la tua stessa cattiva abitudine abbia lottato contro di te... se non ti vincerà, hai compiuto ciò che ha affermato l'apostolo Paolo: Non sarete portati a soddisfare i desideri della carne 10. Il cattivo desiderio si è fatto presente stuzzicando, ma non è stato soddisfatto col darti al bere.
La concupiscenza ci è innata, deriva dal primo uomo. La concupiscenza, causa del peccato originale. Cristo concepito senza peccato per espiare il peccato.
5. 5. Ciò che ho detto dell'ubriachezza, questo è proprio di tutti i vizi, questo di tutti i desideri perversi. Alcuni ci sono innati, altri li facciamo nostri in forza dell'abitudine. Infatti, a causa di quelli che ci sono innati, sono battezzati i bambini, perché siano liberati dalla colpa di origine, non dalla cattiva abitudine che non ebbero. In conseguenza, necessariamente la lotta dura sempre, appunto perché la concupiscenza, con la quale siamo nati, non può esaurirsi finché viviamo; può perdere di forza ogni giorno, non può spegnersi. Per essa questo nostro corpo è detto corpo di morte. Di essa dice l'Apostolo: Mi compiaccio infatti della legge di Dio secondo l'uomo interiore. Ma nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra 11. Allora nacque questa legge, quando fu trasgredita la prima legge. Allora nacque, ripeto, questa legge, quando si disprezzò e si trasgredì la prima legge. Qual è la prima legge? Quella che l'uomo ricevette nel paradiso. Non erano forse nudi e non si vergognavano? Perché erano nudi e non si vergognavano se non perché nelle membra non c'era ancora la legge che si oppone alla legge della mente? L'uomo commise un'azione che si doveva punire e avvertì un movimento vergognoso. Mangiarono contro la proibizione, ed i loro occhi si aprirono. E come? Prima si aggiravano nel paradiso ad occhi chiusi o privi di vista? No davvero. Giacché Adamo come impose i nomi ai volatili e alle bestie quando gli furono presentati tutti gli animali 12? A quali imponeva il nome se non vedeva? Di seguito si disse: La donna vide un albero che era gradito a vedersi. Dunque avevano gli occhi aperti; ed erano nudi e non si vergognavano. Ma i loro occhi si aprirono a qualche cosa che non avevano mai avvertito, che non avevano mai paventato nei movimenti del loro corpo. Gli occhi si aprirono ad intuire, non a vedere; e perché sperimentarono qualcosa di vergognoso, ebbero premura di coprirlo. Intrecciarono - disse - foglie di fico e se ne fecero cinture 13. Da ciò che coprirono, là sperimentarono la sensazione. Ecco da che si deriva il peccato originale, ecco perché nessuno nasce senza peccato. Ecco perché il Signore, che la vergine concepì, non volle essere concepito in tal modo. Espiò il peccato colui che venne senza il peccato; lo espiò chi non venne da esso. Ecco perché uno solo e uno solo: uno solo per la morte, uno solo per la vita. Il primo uomo per la morte, il secondo uomo per la vita. Ma per quale ragione per la morte, quell'uomo? Perché soltanto uomo. Per quale ragione per la vita, quest'uomo? Perché Dio e uomo.
Ci si fa conoscere la lotta dell'Apostolo contro la concupiscenza perché non disperiamo.
6. 6. L'Apostolo, quindi, non fa ciò che vuole; vuole infatti non avvertire la concupiscenza, e nondimeno ha cattivi desideri; per questo non fa ciò che vuole. Forse che quella perversa passione trascinava l'Apostolo assoggettato all'immoralità ed agli adultèri? No certamente. Non sorgano tali pensieri nella nostra mente. Combatteva, non si lasciava assoggettare. Ma perché non voleva avere neppure ciò contro cui lottare, per questo diceva: Non faccio quello che voglio 14. Non voglio desideri perversi, eppure sono presenti in me. Dunque non faccio ciò che voglio, nondimeno, però, evito di assecondare la concupiscenza. Altrimenti non direbbe infatti: Non sarete portati a soddisfare i desideri della carne 15, se egli personalmente li soddisfacesse. Ma ti ha posto davanti agli occhi il suo combattimento, perché tu non temessi il tuo. Infatti se il beato Apostolo non avesse detto questo, quando tu avvertissi nelle tue membra l'impulso della concupiscenza, che tu non asseconderesti, tuttavia, sperimentando i suoi moti, forse giungeresti a disperare di te e diresti: Se appartenessi a Dio, non sarei così turbato. Osserva l'Apostolo in combattimento e non fare di te un disperato. Nelle mie membra - dice - vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente.Anche perché non voglio questa opposizione: è infatti la carne mia, sono io stesso, è parte di me: Non faccio quello che voglio, ma il male che detesto, questo io faccio 16; perché ho perversi desideri.
In che consiste fare sia il bene sia il male, senza essere portati a soddisfare.
7. 7. In che consiste allora il bene che faccio? Nel fatto che non assecondo il desiderio perverso. Faccio il bene, non però nella sua perfezione; anche il mio nemico, il desiderio perverso, fa il male, non però nella sua pienezza. Com'è che faccio il bene e non fino alla perfezione? Faccio il bene quando non assecondo il desiderio perverso; ma non porto a perfezione il bene, così da non avere affatto il desiderio perverso. Così, d'altra parte, com'è che il mio nemico fa il male senza portarlo a pienezza? Fa il male perché suscita un desiderio perverso; non lo porta a pienezza perché non mi trascina al male. E in questa guerra è l'intera vita dei giusti. Ora che dirò degli impuri, che neppure combattono? Assoggettati, vengono trascinati; nemmeno sono trascinati, perché assecondano volentieri. Questa, ripeto, è la lotta dei giusti; ed in questa guerra l'uomo è sempre in pericolo fino alla morte. Ma alla fine, cioè nel trionfo di quella vittoria, che si dice? Piuttosto che dice l'Apostolo che già si prepara al trionfo? Allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? E' il grido dei trionfatori. Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato, dalla puntura di esso è venuta la morte. Il peccato è come uno scorpione: ci punse e perdemmo la vita. Ma quando si dice: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Tu nei sei l'effetto, non che esso venga da te; perciò, quando si dice: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? non ci sarà di certo, perché non ci sarà il peccato. Ma il pungiglione della morte è il peccato. La legge è stata data contro il peccato. Ma la forza del peccato è la legge 17. In che modo la legge è la forza del peccato? Sopraggiunse a dare piena coscienza del peccato 18. Com'è questo? Perché l'uomo fu peccatore prima della legge; data la legge e trasgredita, divenne anche trasgressore. Gli uomini erano considerati rei di peccato: data la legge, divennero per di più rei di trasgressione.
Un giorno la concupiscenza sarà soffocata dalla grazia di Cristo. Al presente come devono regolarsi i credenti.
8. 8. Dove la speranza, se non in ciò che segue? Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia 19. Pertanto, questo soldato, in certo qual modo espertissimo in tale combattimento, tanto esperto da essere anche condottiero, poiché era assai travagliato in questa guerra contro il nemico, e diceva: Nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra, legge ripugnante, legge tormentosa, ferita, peste, infermità, soggiunse: Sono uno sventurato. Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? E a lui che gemeva si venne in soccorso. In che modo si venne in soccorso? Per la grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 20. La grazia di Dio, per mezzo di Gesù Cristo Signore nostro ti libererà dalla legge di questa morte, cioè dal corpo di questa morte. Quando avrai un corpo, dove non resterà alcuna traccia di concupiscenza? Quando questo corpo mortale si sarà vestito di immortalità, e questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità, e si dirà alla morte: Dov'è, o morte, la tua vittoria? e non esisterà più: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 21 e non ci sarà più. Ed ora che c'è? Ascolta: Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato 22. Con la mente servo la legge di Dio, non assecondando: con la carne invece la legge del peccato, avvertendo la concupiscenza. E con la mente alla legge di Dio, e con la carne alla legge del peccato. E di questa mi compiaccio, e là provo la concupiscenza; ma non sono vinto: stuzzica, insidia, bussa, cerca di attirare a sé: Sono uno sventurato, chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Non pretendo di vincere sempre, ma voglio un giorno raggiungere la pace. Perciò ora, fratelli, comportatevi in questo modo: con la mente obbedite alla legge di Dio; con la carne, invece, alla legge del peccato; ma di necessità, a causa della concupiscenza che è in voi, non perché l'assecondate. Talvolta questa concupiscenza insidia i giusti al punto di fare, in essi che dormono, ciò che non può fare quando sono desti. Perché avete acclamato tutti se non perché tutti avete capito? Mi vergogno di trattenermi in queste cose, ma non mi vergogno di pregare Dio per questo. Rivolti al Signore...
1 - Rm 7, 15.
2 - Rm 7, 15-25.
3 - 1 Cor 15, 53-55.
4 - Gal 5, 16-18.
5 - 1 Cor 15, 54.
6 - Rm 13, 14.
7 - Rm 7, 7.
8 - Sir 18, 30.
9 - 1 Cor 6, 9-10.
10 - Rm 7, 22.
11 - Rm 7, 22-23.
12 - Cf. Gn 2, 20-25.
13 - Gn 3, 1-7.
14 - Rm 7, 15.
15 - Rm 7, 25; 8, 2.
16 - Rm 7, 20.
17 - 1 Cor 15, 54-56.
18 - Rm 7, 12-13.
19 - Rm 5, 20.
20 - Rm 7, 25.
21 - 1 Cor 15, 54.
22 - 2 Cor 3, 6.
15 - Maria santissima conosce che è volontà del Signore che vada a visitare santa Elisabetta
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca190. Dalle parole del messaggero celeste san Gabriele, Maria santissima conobbe come la sua parente Elisabetta, che era ritenuta sterile, aveva concepito un figlio e già si trovava al sesto mese della sua gravidanza. In seguito l'Altissimo, in una delle visioni intellettuali che ella ebbe, le rivelò che il figlio che santa Elisabetta doveva partorire sarebbe stato grande davanti al Signore e sarebbe stato profeta e precursore del Verbo incarnato che ella portava nel suo grembo verginale. Le rivelò pure altri grandi segreti circa la santità ed i misteri di san Giovanni. In questa visione ed in altre, la purissima Regina comprese che era gradito al Signore che ella andasse a visitare la sua parente Elisabetta, affinché tanto lei quanto il figlio che portava in grembo fossero santificati dalla presenza del loro Redentore; sua divina Maestà, infatti, voleva applicare gli effetti della propria venuta nel mondo ed i propri meriti al suo stesso precursore, comunicandogli la sua divina grazia, cosicché egli fosse una primizia della redenzione.
191. Conoscendo questo nuovo mistero, la prudentissima Vergine ne rese grazie al Signore con ammirabile giubilo, poiché egli si degnava di fare quel favore all'anima di colui che doveva essere suo profeta e precursore, nonché a sua madre Elisabetta. Offrendosi prontamente a compiere la volontà divina, parlò con sua Maestà e gli disse: «Altissimo Signore, principio e causa di ogni bene, il vostro nome sia eternamente glorificato e sia conosciuto e lodato da tutte le nazioni. Io, la più piccola delle creature, con umiltà vi ringrazio per la misericordia che tanto generosamente volete mostrare con la vostra serva Elisabetta e con suo figlio. Se vorrete degnarvi di indicarmi in che cosa io debba servirvi in quest'opera, sono pronta, Signore mio, ad ubbidire sollecitamente ai vostri divini comandi». L'Altissimo le rispose: «Colomba ed amica mia, eletta fra le creature, in verità ti dico che per la tua intercessione e per amore tuo avrò cura, come Padre e Dio liberalissimo, di tua cugina Elisabetta e del figlio che deve nascere da lei, scegliendolo come mio profeta e precursore del Verbo in te fatto uomo. Io li guardo entrambi come cose tue proprie e congiunte a te. Così, voglio che il mio e tuo Unigenito vada a visitare la madre ed a riscattare il figlio dalla schiavitù della prima colpa, affinché, prima degli altri uomini, risuoni al mio orecchio la voce delle sue parole e delle sue lodi e alla sua anima santificata siano rivelati i misteri dell'incarnazione e redenzione. Per questo, sposa mia, voglio che tu vada a visitare Elisabetta, perché noi, Persone divine, abbiamo eletto suo figlio per opere grandi di nostro beneplacito».
192. A questo comando del Signore l'ubbidientissima Madre rispose: «Sapete bene, padrone e Signore mio, che tutto il mio cuore ed i miei desideri sono rivolti al vostro divino beneplacito e voglio con diligenza adempiere ciò che ordinate alla vostra umile serva. Consentitemi, mio Bene, di domandare anche l'assenso del mio sposo Giuseppe e di fare questo viaggio con la sua approvazione. Frattanto, affinché io non mi allontani dalla vostra volontà, guidate durante questo viaggio tutte le mie azioni e dirigete i miei passi alla maggiore gloria del vostro santo nome. Ricevete a tal fine il mio sacrificio di uscire in pubblico, lasciando la solitudine del mio ritiro. Anzi, re e Dio della mia anima, vorrei in questo offrirvi ben più che i soli miei desideri, trovando da patire per amore vostro tutto ciò in cui possa servirvi e compiacervi, affinché l'anelito dell'anima mia non rimanga inoperoso».
193. Quando la nostra grande Regina uscì da questa visione, chiamò i mille angeli della sua custodia, i quali subito le si manifestarono sotto forma corporea; dichiarò loro l'ordine dell'Altissimo, pregandoli di assisterla in quel viaggio con molta diligenza e sollecitudine, insegnandole ad obbedirgli nel modo a lui più gradito, e di difenderla e preservarla dai pericoli, affinché ella operasse perfettamente in tutto quanto le sarebbe accaduto in quel cammino. I santi principi si offrirono con ammirabile sottomissione per ubbidirle e servifla. La Maestra di ogni prudenza ed umiltà soleva fare la stessa cosa in altre occasioni; infatti, anche se nell'operare ella era più saggia e più perfetta che gli stessi angeli, considerato lo stato di viatrice e la condizione della sua natura inferiore, per dare alle sue opere tutta la pienezza della perfezione, consultava e chiamava in aiuto i suoi santi angeli, i quali, benché a lei inferiori in santità, la custodivano ed assistevano. Così, con la loro direzione disponeva le sue azioni, le quali peraltro erano già tutte guidate dall'ispirazione dello Spirito Santo. Gli spiriti divini le ubbidivano con la prontezza e la puntualità proprie della loro natura e dovute alla loro Regina e signora. Parlavano con lei, tenendo colloqui dolcissimi, che alternavano con cantici a lode dell'Altissimo. Altre volte parlava dei misteri del Verbo incarnato, dell'unione ipostatica, della redenzione, dei trionfi che egli avrebbe conseguito ed anche dei frutti e benefici che gli uomini avrebbero ricevuto dalle sue opere. Mi dilungherei, però, troppo se dovessi scrivere tutto ciò che in questa parte mi è stato manifestato.
194. L'umile sposa determinò subito di chiedere il consenso di san Giuseppe, per mettere in opera ciò che l'Altissimo le aveva comandato. Per questo, senza palesargli l'ordine ricevuto, essendo in tutto prudentissima, un giorno gli disse queste parole: «Signore e sposo mio, per divina luce ho conosciuto come la benignità dell'Altissimo ha favorito Elisabetta mia cugina, moglie di Zaccaria, esaudendo la sua preghiera di concepire un figlio. Spero nella sua bontà infinita che, essendo mia cugina sterile ed avendole egli concesso questo singolare beneficio, tutto riuscirà di grande compiacimento e gloria del Signore. Io giudico che in una circostanza come questa ragionevolmente abbia l'obbligo di andare a visitarla ed a parlare con lei di alcune cose convenienti alla sua consolazione ed al suo bene spirituale. Se questa opera, signore, è di vostro gradimento, la farò con vostra licenza, stando però in tutto soggetta alla vostra disposizione e volontà. Considerate voi ciò che è meglio e comandatemi ciò che devo fare».
195. Al Signore furono molto graditi questa discrezione e questo silenzio di Maria santissima, tanto piena di umiltà nel sottomettersi quanto capace e degna che fossero deposti nel suo cuore i grandi segreti del re. Per questo e per la fiducia nella fedeltà con cui questa grande Signora operava, sua divina Maestà dispose il cuore purissimo del santo Giuseppe, infondendogli la sua luce divina quanto a ciò che doveva fare, conformemente alla volontà del Signore. È questo il premio dell'umile il quale domanda consiglio: trovarlo sicuro e con felice riuscita. Ed anche il darlo con prudenza quando viene richiesto è cosa voluta da uno zelo santo e giudizioso. Così illuminato e diretto, il santo sposo rispose: «Già sapete, signora e sposa mia, che tutti i miei desideri sono rivolti a servirvi con ogni mia attenzione e diligenza, perché per la vostra grande virtù ho fiducia, come devo, che la vostra rettissima volontà non si volgerà a cosa alcuna che non sia di maggiore compiacimento e gloria dell'Altissimo. Credo che questo viaggio sarà tale; ma, affinché non sembri strano che lo facciate senza il vostro sposo, io vi accompagnerò con molto piacere per servirvi durante il cammino. Stabilite dunque il giorno, affinché andiamo insieme».
196. Maria santissima gradì la premura del suo prudente sposo Giuseppe e l'attenzione con cui cooperava alla volontà di Dio, servendolo in ciò che sapeva essere a sua gloria. Così, decisero entrambi di partire immediatamente per la casa di Elisabetta, preparando senza indugio il necessario per il viaggio. Tutto si ridusse a poca frutta, a un po' di pane, ad alcuni piccoli pesci e ad un asino che san Giuseppe cercò in prestito per portare tutto il bagaglio e la sua santissima sposa, Regina dell'intero creato. Dopo aver fatto questi preparativi, partirono da Nazaret per la Giudea. Riferirò nel capitolo seguente i particolari del viaggio. Per ora, dico solo che, uscendo dalla sua povera casa, la grande Signora del mondo s'inginocchiò ai piedi del suo sposo san Giuseppe e gli domandò che la benedicesse, per iniziare il viaggio in nome del Signore. Al santo si strinse il cuore al vedere la rara umiltà della sua sposa, di cui aveva già molte volte fatto esperienza; per questo si tratteneva dal benedirla. La mansuetudine e le dolci insistenze di Maria santissima, però, lo vinsero, cosicché il santo la benedisse in nome dell'Altissimo. Ai primi passi, poi, l'umilissima Signora alzò gli occhi al cielo ed il cuore a Dio, disponendosi a compiere la volontà divina, portando in sé l'Unigenito del Padre e suo, per santificare Giovanni nel grembo di Elisabetta.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
197. Figlia mia carissima, ti confido e paleso molte volte l'amore del mio cuore, perché desidero grandemente che si accenda nel tuo e che tu approfitti dell'insegnamento che ti do. Felice è l'anima a cui l'Altissimo manifesta la sua volontà santa e perfetta; ma ben più felice e beata è quella che, conoscendola, la mette in pratica. In molti modi Dio insegna ai mortali i sentieri della vita eterna: per mezzo dei Vangeli e delle sante Scritture, per mezzo dei sacramenti e delle leggi della santa Chiesa, per mezzo di altri libri e degli esempi dei santi e specialmente per mezzo dell'ubbidienza ai suoi ministri, dei quali sua Maestà disse: Chi ascolta voi, ascolta me, cioè che ubbidire a loro è ubbidire al medesimo Signore. Quando, dunque, per qualcuna di queste strade giungerai a conoscere la volontà divina, voglio da te che con leggerissimo volo, servendoti come ali dell'umiltà e dell'ubbidienza, e come un raggio velocissimo tu sia pronta ad eseguirla, adempiendo il beneplacito divino.
198. Oltre a questi modi di insegnamento, l'Altissimo ne usa altri per orientare le anime, facendo conoscere in modo soprannaturale la sua volontà perfetta e rivelando così loro molti sacri arcani. Questa conoscenza ha i suoi gradi, e molto differenti; non tutti sono ordinari né comuni alle anime, perché l'Altissimo dispensa la sua luce con misura e peso. Alcune volte parla al cuore e alle facoltà con forza, altre corregge, ammonisce ed insegna; altre volte muove il cuore perché esso lo cerchi, altre ancora indica chiaramente ciò che desidera ed altre infine mostra come un chiaro specchio misteri grandi che l'intelletto veda e la volontà ami. Sempre, però, questo grande Dio e sommo bene è dolcissimo nel comandare, potente nel dare forza per eseguire il suo volere, giusto nei suoi ordini, sollecito nel disporre le cose per essere ubbidito ed efficace nel vincere gli impedimenti, perché si compia la sua santissima volontà.
199. Ti voglio, figlia mia, molto attenta nel ricevere questa luce divina e molto sollecita e diligente nell'attuare ciò che ti mostra. Per ascoltare il Signore e percepire questa voce tanto delicata e spirituale, è necessario che le facoltà dell'anima siano purificate dalla grossolanità terrena e che tutta la creatura viva secondo lo Spirito, perché l'uomo naturale non comprende le cose alte e divine' 0 . Attendi, dunque, al tuo intimo e dimentica tutto quello che è al di fuori; ascolta, figlia mia, porgi l'orecchio distaccata da tutto ciò che è visibile. Se vuoi essere diligente, ama, perché l'amore è fuoco e non sa differire i suoi effetti dove trova disposta la materia; voglio che il tuo cuore sia sempre pronto. Quando, poi, l'Altissimo ti ordinerà o insegnerà qualcosa a beneficio delle anime, principalmente per la loro salvezza eterna, offriti con sottomissione, perché esse sono il prezzo assai stimabile del sangue dell'Agnello e dell'amore divino. Non creare ostacoli a te stessa con la tua viltà e timidezza, ma supera il timore che ti abbatte. Se, infatti, tu vali poco e sei inutile per ogni cosa, l'Altissimo è ricco, potente, grande e da solo fece tutte le cose. La tua prontezza ed il tuo affetto non saranno privi di premio, benché io voglia che tu ti muova soltanto per compiacere il tuo Signore.
21 febbraio 1943
Madre Pierina Micheli
Come mi sento sola... mi pare di cadere in un abisso... che giova pensarci! Tutto passa... niente ti turbi... coraggio e confidenza.