Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

C'è chi nella preghiera cerca solo il piacere spirituale e ingolosito oltrepassa ogni limite. Quando non si dà  priorità  all'umiltà , alla purezza, alla sobrietà , all'obbedienza, si rischia di far diventare i piaceri spirituali fine a se stessi. C'è chi eccede nelle penitenze disobbedendo agli ordini ricevuti dal confessore o dalla guida spirituale. Non comprende che la penitenza più gradita a Dio è l'obbedienza. In molti cristiani il demonio accresce la brama dei piaceri spirituali per portarli alla superbia e alla rovina. Succede che chi è incline a queste cose, non sia capace a rinnegare se stesso e non sia ancora pronto per l'aspro sentiero del Calvario. Nel cammino di preghiera la via più meritoria è quella dell'umiltà  e dell'obbedienza. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi dell'Ottava di Pasqua (San Marco Evangelista)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 22

1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate?19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro.20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?".21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono:24"Maestro, Mosè ha detto: 'Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello'.25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta".29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:32'Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?' Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.

34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".37Gli rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima' e con tutta la tua mente.38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.39E il secondo è simile al primo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro:42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide".43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:

44'Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?'

45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?".46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.


Primo libro di Samuele 13

1Saul aveva trent'anni quando cominciò a regnare e regnò vent'anni su Israele...2Egli si scelse tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul in Micmas e sul monte di Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di Beniamino; rimandò invece il resto del popolo ciascuno alla sua tenda.3Allora Giònata sconfisse la guarigione dei Filistei che era in Gàbaa e i Filistei lo seppero subito. Ma Saul suonò la tromba in tutta la regione gridando: "Ascoltino gli Ebrei!".4Tutto Israele udì e corse la voce: "Saul ha battuto la guarnigione dei Filistei e ormai Israele s'è urtato con i Filistei". Il popolo si radunò dietro Saul a Gàlgala.5Anche i Filistei si radunarono per combattere Israele, con tremila carri e seimila cavalieri e una moltitudine numerosa come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Così si mossero e posero il campo a Micmas a oriente di Bet-Aven.6Quando gli Israeliti si accorsero di essere in difficoltà, perché erano stretti dal nemico, cominciarono a nascondersi in massa nelle grotte, nelle macchie, fra le rocce, nelle fosse e nelle cisterne.7Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano nella terra di Gad e Gàlaad.
Saul restava in Gàlgala e tutto il popolo che stava con lui era impaurito.8Aspettò tuttavia sette giorni secondo il tempo fissato da Samuele. Ma Samuele non arrivava a Gàlgala e il popolo si disperdeva lontano da lui.9Allora Saul diede ordine: "Preparatemi l'olocausto e i sacrifici di comunione". Quindi offrì l'olocausto.10Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l'olocausto, giunse Samuele e Saul gli uscì incontro per salutarlo.11Samuele disse subito: "Che hai fatto?". Saul rispose: "Vedendo che il popolo si disperdeva lontano da me e tu non venivi al termine dei giorni fissati, mentre i Filistei si addensavano in Micmas,12ho detto: ora scenderanno i Filistei contro di me in Gàlgala mentre io non ho ancora placato il Signore. Perciò mi sono fatto ardito e ho offerto l'olocausto".13Rispose Samuele a Saul: "Hai agito da stolto, non osservando il comando che il Signore Dio tuo ti aveva imposto, perché in questa occasione il Signore avrebbe reso stabile il tuo regno su Israele per sempre.14Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo, perché tu non hai osservato quanto ti aveva comandato il Signore".15Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala per andarsene per la sua strada. Il resto del popolo salì dietro a Saul incontro ai guerrieri e vennero da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente che era rimasta con lui: erano seicento uomini.
16Saul e Giònata e la gente rimasta con loro stavano a Gàbaa di Beniamino e i Filistei erano accampati in Micmas.17Dall'accampamento filisteo uscì una pattuglia d'assalto divisa in tre schiere: una si diresse sulla via di Ofra verso il paese di Suàl;18un'altra si diresse sulla via di Bet-Coron; la terza schiera si diresse sulla via del confine che sovrasta la valle di Zeboìm verso il deserto.19Allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele: "Perché - dicevano i Filistei - gli Ebrei non fabbrichino spade o lance".20Così gli Israeliti dovevano sempre scendere dai Filistei per affilare chi il vomere, chi la zappa, chi la scure o la falce.21L'affilatura costava due terzi di siclo per i vomeri e le zappe e un terzo l'affilatura delle scuri e dei pungoli.22Nel giorno della battaglia, in tutta la gente che stava con Saul e Giònata, non si trovò in mano ad alcuno né spada né lancia. Si poté averne solo per Saul e suo figlio Giònata.23Intanto una guarnigione di Filistei era uscita verso il passo di Micmas.


Salmi 5

1'Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.'

2Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
3Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.

4Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
5Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6gli stolti non sostengono il tuo sguardo.

Tu detesti chi fa il male,
7fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.

9Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.


Salmi 73

1'Salmo. Di Asaf.'

Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.

4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.

6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.

9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.

15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.

19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.

21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.

25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.


Lamentazioni 1

1Ah! come sta solitaria
la città un tempo ricca di popolo!
È divenuta come una vedova,
la grande fra le nazioni;un tempo signora tra le province
è sottoposta a tributo.
2Essa piange amaramente nella notte,
le sue lacrime scendono sulle guance;
nessuno le reca conforto,
fra tutti i suoi amanti;
tutti i suoi amici l'hanno tradita,
le sono divenuti nemici.
3Giuda è emigrato
per la miseria e la dura schiavitù.
Egli abita in mezzo alle nazioni,
senza trovare riposo;
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto
fra le angosce.
4Le strade di Sion sono in lutto,
nessuno si reca più alle sue feste;
tutte le sue porte sono deserte,
i suoi sacerdoti sospirano,
le sue vergini sono afflitte
ed essa è nell'amarezza.
5I suoi avversari sono i suoi padroni,
i suoi nemici sono felici,
perché il Signore l'ha afflitta
per i suoi misfatti senza numero;
i suoi bambini sono stati condotti in schiavitù,
sospinti dal nemico.
6Dalla figlia di Sion
è scomparso ogni splendore;
i suoi capi sono diventati come cervi
che non trovano pascolo;
camminano senza forze
davanti agli inseguitori.
7Gerusalemme ricorda
i giorni della sua miseria e del suo vagare,
tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico;
ricorda quando il suo popolo cadeva
per mano del nemico
e nessuno le porgeva aiuto.
I suoi nemici la guardavano
e ridevano della sua rovina.
8Gerusalemme ha peccato gravemente,
per questo è divenuta un panno immondo;
quanti la onoravano la disprezzano,
perché hanno visto la sua nudità;
anch'essa sospira
e si volge indietro.
9La sua sozzura è nei lembi della sua veste,
non pensava alla sua fine;
essa è caduta in modo sorprendente
e ora nessuno la consola.
"Guarda, Signore, la mia miseria,
perché il nemico ne trionfa".
10L'avversario ha steso la mano
su tutte le sue cose più preziose;
essa infatti ha visto i pagani
penetrare nel suo santuario,
coloro ai quali avevi proibito
di entrare nella tua assemblea.
11Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane;
danno gli oggetti più preziosi in cambio di cibo,
per sostenersi in vita.
"Osserva, Signore, e considera
come sono disprezzata!
12Voi tutti che passate per la via,
considerate e osservate
se c'è un dolore simile al mio dolore,
al dolore che ora mi tormenta,
e con cui il Signore mi ha punito
nel giorno della sua ira ardente.
13Dall'alto egli ha scagliato un fuoco
e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare;
ha teso una rete ai miei piedi,
mi ha fatto cadere all'indietro;
mi ha reso desolata,
affranta da languore per sempre.
14S'è aggravato il giogo delle mie colpe,
nella sua mano esse sono annodate;
il loro giogo è sul mio collo
ed ha fiaccato la mia forza;
il Signore mi ha messo nelle loro mani,
non posso rialzarmi.
15Ha ripudiato tutti i miei prodi
il Signore in mezzo a me.
Egli ha chiamato a raccolta contro di me
per fiaccare i miei giovani;
il Signore ha pigiato come uva nel tino
la vergine figlia di Giuda.
16Per tali cose io piango,
dal mio occhio scorrono lacrime,
perché lontano da me è chi consola,
chi potrebbe ridarmi la vita;
i miei figli sono desolati,
perché il nemico ha prevalso".
17Sion protende le mani,
nessuno la consola.
Il Signore ha inviato contro Giacobbe
i suoi nemici da tutte le parti.
Gerusalemme è divenuta
come panno immondo in mezzo a loro.
18"Giusto è il Signore,
poiché mi sono ribellata alla sua parola.
Ascoltate, vi prego, popoli tutti,
e osservate il mio dolore!
Le mie vergini e i miei giovani
sono andati in schiavitù.
19Ho chiamato i miei amanti,
ma essi mi hanno tradita;
i miei sacerdoti e i miei anziani
nella città sono spirati
mentre cercavano cibo
per sostenersi in vita.
20Guarda, Signore, quanto sono in angoscia;
le mie viscere si agitano,
il mio cuore è sconvolto dentro di me,
poiché sono stata veramente ribelle.
Di fuori la spada mi priva dei figli,
dentro c'è la morte.
21Senti come sospiro,
nessuno mi consola.
Tutti i miei nemici han saputo della mia sventura,
ne hanno gioito, perché tu hai fatto ciò.
Manda il giorno che hai decretato
ed essi siano simili a me!
22Ti sia presente tutta la loro malvagità
e trattali duramente come hai trattato me,
a causa di tutte le mie prevaricazioni.
Molti sono infatti i miei sospiri
e il mio cuore si consuma".


Prima lettera ai Corinzi 10

1Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare,2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare,3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale,4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.5Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto.
6Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.7Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: 'Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi'.8Non abbandoniamoci alla fornicazione, come vi si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno ventitremila.9Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi, e caddero vittime dei serpenti.10Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore.11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.13Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.

14Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria.15Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico:16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?17Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.18Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare?
19Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa?20No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni;21non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.22O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

23"Tutto è lecito!". Ma non tutto è utile! "Tutto è lecito!". Ma non tutto edifica.24Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui.25Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza,26perché 'del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene'.
27Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza.28Ma se qualcuno vi dicesse: "È carne immolata in sacrificio", astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza;29della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui?30Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie?

31Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.32Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio;33così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.


Capitolo XL: Nulla di buono ha l’uomo da sé, e di nulla può vantarsi

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1. "O Signore, che cosa è l'uomo, che tu abbia a ricordarti di lui? Che cosa è il figlio dell'uomo, che tu venga a lui?" (Sal 8,5). Quali meriti ha mai l'uomo, perché tu gli dia la tua grazia? O Signore, di che posso lamentarmi se mi abbandoni; che cosa posso, a buon diritto, addurre se tu non mi concedi quello che chiedo? Soltanto questo, in verità, posso dire, con certezza, in cuor mio: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi fallisco in ogni cosa, tendendo sempre al nulla. Se non vengo aiutato da te e plasmato interiormente, mi infiacchisco totalmente e mi abbandono. "Invece tu, o Signore, sei sempre te stesso e tale resti in eterno" (Sal 101, 28.31), immutabilmente buono, giusto, santo, talché fai e disponi ogni cosa con sapienza. Io, invece, essendo più pronto a regredire che ad avanzare, non mi mantengo sempre nella stessa condizione; che anzi "sette tempi diversi passano sopra di me" (Dn 4, 13.20.22); anche se il mio stato può, d'un tratto, mutarsi in meglio, non appena tu lo vuoi, e mi porgi la mano soccorritrice. Da te solo, infatti, non già dall'uomo soccorso, mi può venire l'aiuto e il dono della fermezza, cosicché la mia faccia non muti continuamente, e il mio cuore si volga solo a te, e in te trovi pace. Dunque, se io fossi capace di disprezzare ogni consolazione degli uomini - sia per conseguire maggior fervore, sia per rispondere al bisogno di cercare te, in mancanza di chi mi possa confortare - allora potrei fondatamente sperare nella tua grazia ed esultare del dono di una rinnovellata consolazione.

2. Siano rese grazie a te; a te dal quale tutto discende, se qualcosa di buono mi accade. Ché io non sono altro che vanità, "anzi un nulla, al tuo cospetto" (Sal 38, 6), un uomo incostante e debole. Di che cosa posso io vantarmi; come posso pretendere di essere stimato? Forse per quel nulla che io sono? Sarebbe vanità sempre più grande. O veramente vuota vanteria, peste infame, massima presunzione, che distoglie dalla vera gloria, privandoci della grazia del cielo. Giacché mentre si compiace di se stesso, l'uomo dispiace a te; mentre ambisce ad essere lodato dagli altri, si spoglia della vera virtù. Vera gloria, invece, e gaudio santo, è gloriarci in te, non in noi; trovare compiacimento nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per te. Sia lodato il tuo nome, non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo nome santo, e a me non sia data lode alcuna da parte degli uomini. Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore; in te esulterò e mi glorierò sempre: "per nulla invece in me, se non nella mia debolezza" ("Cor 12,5). Lasciando ai Farisei il cercare gloria gli uni dagli altri, io cercherò quella gloria che viene solo da Dio. A confronto della tua gloria eterna, è vanità e stoltezza ogni lode che viene dagli uomini, ogni onore di quaggiù, ogni mondana grandezza. O mia verità e mia misericordia, mio Dio, Trinità beata, a te solo sia lode, onore, virtù e gloria, per gli infiniti secoli dei secoli!


DISCORSO 61/A SULL'ESORTAZIONE DEL SIGNORE: "CHIEDETE E VI SARÀ DATO"

Discorsi - Sant'Agostino

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1. Poiché Dio ha voluto che non partissi di qui debitore, riconosco che è tempo di mantenere quanto ho promesso. Ecco perché anche oggi abbiamo fatto leggere lo stesso passo del Vangelo che fu letto quando mi scusai, affinché quanto allora vi sottraemmo, spinti da necessità, ora lo restituiamo spinti dalla carità. Ma in verità per considerare e spiegare tutte le parole del medesimo passo non ci basta il tempo, né le nostre forze sono sufficienti a questo compito. Tuttavia, con l'aiuto del Signore, diremo come possiamo ciò ch'è soprattutto necessario dire.

Impostazione di un problema.

2. Il Signore ci ha esortato a chiedere, a cercare, a bussare, dicendo: Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve e chi cerca troverà e a chi bussa verrà aperto 1. Queste parole innanzi tutto sollevano il seguente problema che dev'essere risolto nella misura delle nostre forze. Sappiamo che molti chiedono e non ricevono, cercano e non trovano, bussano e non viene loro aperta la porta. In che modo dunque chiunque chiede, riceve? Infatti sebbene tutto ciò sembri detto tre volte e con tre verbi, si riduce a una sola petizione. Chiedete, cercate, bussate; tutto ciò è: chiedete. Sappiamo ciò dalla conclusione in cui dice: Se voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, guanto più il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono 2. Non dice: "a quelli che cercano o a quelli che bussano", ma tutte e tre le espressioni le racchiude nell'unico verbo: a quelli che le chiedono.

S. Paolo non riceve, i demoni ricevono.

3. Perché dunque molti chiedono e non ricevono, se chiunque chiede riceve? Forse sbagliamo riguardo a quel che pensiamo di chiedere e di non ricevere? Per non parlare degli esempi quotidiani che conosciamo, la stessa Scrittura attesta che l'apostolo Paolo chiese che si allontanasse da lui un inviato di Satana, ma non l'ottenne 3. Eppure troviamo che dei cattivi chiesero e ricevettero, mentre dei buoni chiesero ma non ottennero. Che c'è di peggio dei demoni? Eppure chiesero [di entrare] nei porci e l'ottennero 4. Si trova inoltre che Dio non adempì il desiderio degli Apostoli, mentre adempì quello dei demoni. Dubitiamo forse che quelli appartengono a Dio e regneranno al di sopra degli altri con Cristo, e che i demoni invece bruceranno in eterno con il diavolo loro capo? Che diremo dunque? Che il Signore conosce quelli che sono suoi 5, e ciascuno di loro che chiede, riceve.

Richieste che Dio esaudisce e richieste che Dio non ascolta.

4. Resta però ancora una difficoltà derivante dall'Apostolo. Egli infatti apparteneva al numero di quelli che sono di Colui che fa questa affermazione: Il Signore conosce quelli che sono suoi. Dunque tutti quelli che sono suoi chiedono e ricevono e nessuno di essi chiede e non riceve. Ma domandiamoci: "che cosa?". Poiché le cose che si chiedono per la presente vita temporale alle volte ci giovano, alle volte ci nuocciono. Quando Dio sa che nuocciono, non le dà ai suoi che le desiderano e le chiedono, allo stesso modo che neppure il medico dà tutto ciò che chiede il malato e, poiché gli vuol bene, rifiuta di dargli ciò che, se non l'amasse, gli concederebbe. Esaudisce dunque tutti i suoi in vista dell'eterna salvezza, ma non tutti per soddisfare un desiderio temporale. Non esaudisce quindi riguardo a una cosa al fine di esaudire riguardo a un'altra. In realtà anche il malato, dal quale abbiamo tratto la similitudine, quando chiede al medico ciò che questi sa esser dannoso, desidera di avere dal medico soprattutto la salute. Il medico dunque, per accordare al malato ciò che giova per la sua sanità, non accontenta la sua volontà. Considera quindi le stesse parole. Quando l'Apostolo non ricevette ciò per cui aveva pregato tre volte il Signore, si sentì dire: Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza 6. Perché desideri che ti sia tolto il tormento della carne, che hai ricevuto affinché non t'insuperbissi per le rivelazioni [che ti sono state fatte]? Tu chiedi ciò, perché non sai che cosa ti giova. Affidati al Medico. La sofferenza che ti ha inflitta è aspra, ma è utile: ti procura dolore, ma produce sanità. Vedi il fine e godi di ciò che ti è stato rifiutato e cerca di comprendere ciò che ti è stato accordato. Quale fine? La virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Sopporta la malattia, se desideri la guarigione. Sopporta dunque la debolezza, se desideri la perfezione, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Orbene, perché tu sappia che non sei abbandonato, ti basti la mia grazia.

Dio ci arma per conquistare la vita eterna.

5. Per questo motivo ammonisco anzitutto la Carità vostra, perché so e lo sappiamo tutti e non possiamo fingere [di non saperlo], (poiché colpiscono gli occhi anche di coloro che non vogliono [vedere] i miracoli di guarigioni che si compiono ogni giorno grazie alle reliquie del beatissimo e gloriosissimo martire presente in questo luogo), ma senza dubbio alcuni chiedono, ma non ricevono. Essi però non devono considerarsi abbandonati. Interroghino anzitutto il proprio cuore, se chiedono con fede. Chiunque chiede con fede, riceve utilmente, ma talvolta non riceve utilmente. Quando [Dio] non guarisce il corpo, vuol guarire l'anima. Devi dunque credere ch'è vantaggioso per te quel che vorrà Colui che ti ha chiamato nel regno eterno. Che cos'è infatti ciò che desideri come un gran bene? Ti ha promesso la vita eterna, ti ha promesso il regno in compagnia con gli angeli, ti ha promesso un riposo senza fine. Cos'è che adesso non ti dà? Non è forse vana la salute degli uomini 7? Non è forse vero che tutti quelli, che vengono guariti, senza dubbio morranno? Quando verrà la morte, tutte le cose passate svaniranno come fumo. Al contrario, quando verrà la vita che ci è stata promessa, essa certamente non avrà fine. Per conquistarla ti arma, ad essa ti prepara, per essa ti equipaggia Colui che adesso ti rifiuta qualcosa. Ma se otterrai la guarigione, poiché hai avuto fede e l'hai chiesta - poiché non si fa male a chiedere una cosa, anche se talvolta con utilità non viene concessa - ricevila e fanne buon uso. Chi infatti, una volta guarito, comincia a darsi alla lussuria, non sarebbe meglio che rimanesse malato? Quando dunque riceverai la salute temporale, volgila a un buon uso, affinché col beneficio concesso uno si metta a servire Colui che l'ha dato. Nemmeno devi vantarti nei confronti d'un altro che forse ha chiesto [la stessa grazia] e non l'ha ricevuta, e non dire nel tuo cuore: "Io ho più fede di lui". Poiché per questo motivo hai udito poco fa nel Vangelo: Non giudicate affinché non siate giudicati 8. Che significa: Non giudicate, se non riguardo alle cose occulte? Poiché a chi mai è proibito giudicare le azioni manifeste, dal momento che la Scrittura in un altro passo dice: Le azioni manifeste sono per voi; quelle occulte invece appartengono al Signore Dio vostro 9? Vale a dire: Le azioni manifeste lasciatele al vostro giudizio; quelle occulte invece lasciatele giudicare al vostro Dio. Infatti, come fai a sapere se per caso non è più forte di te uno che ha chiesto la salute temporale e gli è stata negata? Ha chiesto e non ha ricevuto. Ma che cosa ha chiesto? La salute corporale. Forse la sua fede è più salda della tua e perciò tu l'hai ricevuta perché, se non l'avessi ricevuta, saresti caduto nello sconforto. Non ho detto ciò affermando, ma ho detto " forse ", per non fare ciò che proibisco, cioè per non osare di pronunciare una sentenza su cose occulte. Talora infatti uno non riceve perché chiede senza fede; talora invece non riceve perché è più forte di te, perché Dio vuole esercitare la sua pazienza, come abbiamo detto a proposito dell'Apostolo. Egli era molto forte ma non era ancora perfetto, sicché udì rispondersi: La virtù si perfeziona nella debolezza 10.

Varie preghiere di S. Paolo non esaudite.

6. Sappiamo ch'essi - lo proclamano le loro lettere - guarirono i malati con la loro parola. Lo stesso apostolo Paolo disse a un tale: Enea, alzati e metti in ordine il tuo letto 11. Quello, malato da molto tempo, [si alzò] guarito all'improvviso, e riassettò il proprio letto. Tuttavia il medesimo [Apostolo] dice di un suo discepolo: Tròfimo l'ho lasciato a Mileto, perché si era ammalato 12. Guarisci uno sconosciuto nel luogo dove giungi e [nella città] da cui parti lasci malato un tuo discepolo? A proposito di Epafrodito, che cosa dice? Era triste, dice, poiché avevate saputo ch'era malato. Infatti è stato malato fin quasi al punto di morte 13. Che difficoltà aveva l'apostolo Paolo a guarire anche lui con le sue parole ed evitare che arrivasse quasi in punto di morte? Ma Dio - dice - ha avuto compassione di lui, e non solo di lui ma anche di me, perché non avessi tristezza aggiunta a un'altra tristezza 14. Sembra che desiderasse ch'egli guarisse. Se lo desiderava, certamente pregava anche e tuttavia, pur pregando, non otteneva [la grazia]. Tuttavia, appena l'ottenne, rese grazie poiché l'aveva ottenuta anche se a stento. Al beato Timoteo consiglia un rimedio per guarire. Fece alzare con la parola quello paralitico da molto tempo, mentre non poté guarire con la sua parola la debolezza di stomaco del suo carissimo e intimamente unito al suo cuore e, come lo chiama egli stesso, suo discepolo e vero fratello. Eppure gli dice: Smetti di bere solo acqua, ma fa' uso anche di un po' di vino per via del tuo stomaco e delle tue frequenti indisposizioni 15. Ciò basti per quanto volevo ammonire la Carità vostra affinché non vi prendiate gioco e giudichiate male coloro che per caso chiedono e non ricevono, o vi scoraggiate se per caso chiedete e non ricevete, o vi vantiate superbamente nei confronti di coloro che non ricevono, mentre voi chiedete e ricevete.

Siamo figli cattivi di un buon Padre.

7. Che vuol dire dunque che assolutamente tutti coloro i quali sono di Dio chiedono e ricevono, cercano e trovano, bussano e viene loro aperto? Se infatti non fosse così, la Verità non direbbe: Chiunque chiede, riceve 16. Che significa ciò? Dove si trova? Cerchiamo nello stesso passo se per caso troviamo quel che cerchiamo. Si trova lì, proprio lì si trova. Riconosciamo noi stessi nelle parole in cui ascoltiamo che siamo cattivi. Dice infatti: Voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. Con quanta maggior ragione il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono? 17. Chiama buono il Padre nostro e noi cattivi. Che dire dunque? È Padre buono dei cattivi il sommo Dio? Per quanto sembri assurdo, tuttavia non possiamo negarlo. La Verità dichiara: Se voi, pur essendo cattivi - perché contraddiciamo la Verità? - sapete dare cose buone ai vostri figli. Ai nostri figli diamo cose buone che tuttavia non li rendono buoni. Se dunque noi possiamo dare cose buone che non rendono buoni e tuttavia sono buone, che ci rimane da chiedere a Dio se non le cose buone per mezzo delle quali diventiamo buoni? Veniamo biasimati quando ci vien detto: pur essendo cattivi. Eppure ci è stato mostrato chiaramente come sommamente buono il Padre nostro ch'è in cielo. Non ci vergogniamo di essere cattivi in presenza di un tal Padre? O al contrario egli vorrebbe essere il Padre d'individui cattivi, se volesse lasciarli esser cattivi, se volesse che noi restassimo sempre cattivi? Se dunque noi siamo cattivi e abbiamo un Padre buono, dobbiamo chiedere, cercare, bussare, finché egli ch'è buono ci renda buoni, perché non abbia figli cattivi. E fino a qual punto uno diventa ora buono? Fino a qual punto? Per quanti progressi potrà fare, dovrà lottare contro le passioni, dovrà lottare contro gli appetiti sensuali. Per quanti progressi farà, anche se uno avesse pace da parte delle cose che sono dentro o al di fuori di lui, avrà da sostenere guerra con se stesso, dovrà sostenere lotte con se stesso e non cesserà di lottare sotto lo sguardo di Colui ch'è pronto ad aiutarne lo sforzo e a premiarne la vittoria. Quando qui sarà passato ogni disaccordo, ogni dissidio che siamo noi, poiché la nostra debolezza morale e il nostro dissidio non è un'altra natura a noi contraria, ma la nostra debolezza morale è in certo qual modo la natura abituale [...]. Non eravamo così nel paradiso; nulla si ribellava a noi che derivasse da noi. Abbandonammo Colui col quale eravamo in pace e cominciammo ad avere guerra con noi stessi. Ecco la nostra miseria. E gran cosa è in questa vita non lasciarsi vincere in questa guerra. Poiché in questa vita non possiamo essere privi di nemici. Ma ci sarà la vita ultima quando non avremo alcun nemico né fuori né dentro di noi: l'ultimo nemico ad esser distrutto sarà la morte 18. Allora abiteremo beati nella casa di Dio e per tutti i secoli lo loderemo 19. Amen.

 

1 - Mt 7, 7-8.

2 - Mt 7, 11.

3 - Cf. 2 Cor 12, 7.

4 - Cf. Mt 8, 31.

5 - 2 Tm 2, 19.

6 - 2 Cor 12, 9.

7 - Sal 59, 13; cf. 107, 3.

8 - Mt 7, 1.

9 - Dt 29, 29.

10 - 2 Cor 12, 9.

11 - At 9, 34.

12 - 2 Tm 4, 20.

13 - Fil 2, 26-27.

14 - Fil 2, 27.

15 - 1 Tm 5, 23.

16 - Mt 7, 8.

17 - Mt 7, 11.

18 - 1 Cor 15, 26.

19 - Cf. Sal 83, 5.


La Chiesa trionfante e quella militante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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La Comunità della Chiesa trionfante e quella militante. Il bilancio. Il duro lavoro del Cardo. Il lavoro prezioso della S. Vergine Maria per l’equilibrio della Chiesa militante. I sette Mistici devoti. Il sangue dei Martiri. L’Angelo consolatore delle povere anime. Il Purgatorio e l’inferno.
Le visioni che Anna Katharina ebbe sul meraviglioso Mistero della nostra santa Fede e sul contesto di tutti i membri del corpo di Gesù Cristo, sono varie e ricche d’insegnamento:
Sono toccata da un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane. Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi — così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.

Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e di quella trionfante celeste, apparve chiaramente dinanzi agli occhi interiori di Anna Katharina Emmerich, alla quale venne mostrato come annualmente, alla fine di ogni anno ecclesiastico, entrambe le Chiese vengano alla chiusura dei conti.
In questo contesto, il 3 dicembre 1821 la Veggente così raccontava: Ebbi una grande visione sul bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno. Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei Misteri della misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza, come pure le fondamenta delle celebrazioni religiose della Chiesa militante. In tutte le stazioni della vita temporale di Gesù vidi l’azione salvifica come nostro conforto e sostegno eterno, che ha la base e la fonte eterna della grazia nella Chiesa trionfante e celeste. Questi Misteri sono celebrati dalla Chiesa militante terrena con sacrifici e celebrazioni devozionali, e l’offerta del Santo Sacramento li rinnova alla comunità. Potetti percepire che gli influssi e gli effetti della S. Trinità e delle sofferenze di Gesù si diffondono nell’infinito e si propagano su tutte le cose. Vidi pure tutte le celebrazioni dei Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. L’uomo deve fare tanto quanto può per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vidi poi lo Spirito Santo discendere e passare su tutte le azioni degli Apostoli, dei discepoli, dei Martiri e di tutti i Santi che avevano saputo e sapevano soffrire per Gesù e sacrificarsi per il Suo Corpo mistico: la Chiesa.

Tutti questi formavano le vene viventi del Redentore, dove scorreva il flusso della grazia e della sua sofferenza conciliatrice. Soffrivano in Gesù e Gesù in loro e con loro; di tutto ne prendeva profitto la Chiesa militante terrena. Per mezzo dei martiri ci furono innumerevoli conversioni. I martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. Tali canali sono percorsi dai dolori della militanza e del martirio. Le sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità. Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido. Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolento le celebrazioni senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante.

Per colpa delle mancate espiazioni, e dei riconoscimenti delle proprie mancanze, la Chiesa militante per quest’anno non potrebbe regolare i conti con quella trionfante e cadrebbe ancora più in basso. Per questo motivo la S. Vergine Maria, con un assiduo lavoro e avvalendosi della collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare questa condizione di caduta della Chiesa, degli uomini e della natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a partecipare a questa missione di soccorso per il risanamento del bilancio della Chiesa terrena. Nel giorno di S. Caterina, nella casa della “celebrazione delle nozze”, intrapresi con la santa Vergine una faticosa raccolta di tutta la frutta e le erbe necessarie. Iniziammo così tutte le difficili preparazioni. Mi venne affidato il compito di pressare il miele con le mani dal cardo’ e portarlo alla santa Vergine Maria, la quale lo lasciava cuocere e poi lo faceva pervenire dall’alto dove mancava. Nell’amministrazione della Chiesa terrena la colpevolezza si era fatta sempre più evidente, anzi era aumentata. I membri della medesima, durante le loro riunioni nell’anno ecclesiastico, avevano lasciato scorrere quella grazia di Dio, quell’amore, senza saperlo cogliere; avevano dissipato, perduto e guastato questo rifocillante dolce nettare, e molte anime che ne avrebbero avuto bisogno sono state lasciate a languire e inselvatichire nella dimenticanza. Il Signore però aveva preso ciò che mancava dalla Chiesa trionfante, adesso quella militante doveva rendersi conto e rimborsare con gli interessi i doni ricevuti. Le manca molto miele nel bilancio della resa dei conti sull’utilizzazione e l’amministrazione dei tesori della Chiesa trionfante. Questa Grazia dissipata che, simbolicamente, appare nel corpo del mondo come miele, era stata donata da Dio, e questo miele deve essere a Lui ridato. Non bisogna dimenticare, però, che se il raccolto viene fatto nell’epoca della fioritura basta un minimo impegno per un’accurata apicoltura, ma se viene fatto in ritardo, e con trascuratezza, occorrono pene e fatiche. Quando i fiori non ci sono più può essere utilizzato solo il cardo. La compassione di Gesù si avvale dei membri della Chiesa affinché espiino e portino il sacrificio delle pene e dei dolori per le mancanze degli altri. A questo fine uno di questi volontari, scelto da Cristo, spreme con mani insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele che viene cucinato e preparato dalla Santa Vergine, la Madre della Chiesa. Il martirio del mio duro lavoro proseguì per giorni e notti. Poi potei vedere la situazione di entrambe le Chiese. In conseguenza a questo duro lavoro ci fu una riduzione del debito, e così quella in basso emerse dall’oscurità e i membri della Chiesa militante si avvicinarono sempre più a quella trionfante.

Come ho già detto, nello stesso modo in cui io lavoravo per servire la Madonna con il fine di sorreggere la Chiesa terrena, operavano nel mondo anche altre tre donne e tre uomini: la stigmatizzata di Cagliari, Rosa Maria Serra, una donna molto malata con grandi infermità corporali; un francescano nel Tirolo, che ho visto spesse volte, e un giovane religioso, in una casa dove si trovavano altri sacerdoti, in una zona montuosa. Quest’ultimo è particolarmente elevato nell’anima, soffre molto per la condizione della Chiesa oberato da dolori immensi. Ogni sera supplica, con cuore sincero rivolto a Dio, di lasciarlo soffrire per tutte le mancanze che oggi appaiono nella Chiesa. Il terzo è un uomo distinto, ammogliato e con molti bambini, ha una moglie cattivissima e confusa, e presa da una pressante occupazione per l’amministrazione della casa. Vive in una grande città, nella quale ci sono cattolici, protestanti, giansenisti 2 e liberi pensatori. Il suo modo di vivere è nel più grande ordine, è sempre pieno di buone azioni verso i poveri e sopporta con sofferenza la moglie cattiva, ma in nobilissimo modo. Nella città in cui vive c’è una strada abitata da giudei e segregata, è chiusa da una parte all’altra con portoni e c’è molto commercio ambulante. Quando poi finii con il mio lavoro mi apparvero, vicino al Salvatore, due grandi tavole dove era raccolto tutto il bene e il male, il bello e il brutto, anche tutti i miei lavori erano rappresentati figurativamente. Su una tavola si trovava tutto quello che era trascurato e annullato, mentre sull’altra c’erano le più belle corone, paramenti e fiori. Le cose più meravigliose di Dio.

Da una parte si potevano vedere ghirlande strappate, brutti vestiti mezzo confezionati ed ogni specie di verdure ed erbe spezzettate, un miserabile mucchio di rovine e cocci: queste sono le rovine che portiamo dentro di noi. A quelle visioni divenni molto triste e non potetti trattenermi dal piangere per due ore a viso chino tanto che sentii il cuore sciogliersi nel petto. Tutti questi frammenti e cose stavano dietro le spalle di Gesù. Allora Egli mi si avvicinò misericordioso, e mi disse: “Solo queste lacrime mi sono mancate, ti ho lasciato vedere tali cose affinché non potessi pensare che fosse imputato a te; ho preso tutto questo sulle mie spalle”. Anche le altre sei persone piangevano e venivano confortate nello stesso modo dal Redentore. Vidi la Santa Vergine avvicinarsi alla Chiesa e stendere su di lei il suo mantello, radunando sotto di esso molti poveri, malati e storpi. Mi apparvero Gesù e gli Apostoli nel più alto Coro della Chiesa e sentii che dalla distribuzione dell’Eucarestia si emanava come una nuova energia tutt’intorno tra i fedeli. In un luogo, che mi sembrò di purificazione, vidi permanere delle anime, altre invece salire in cielo dopo solo un giorno o due. Erano immagini del Purgatorio e della Chiesa sofferente. Mi apparve un altro luogo di attesa, sotto una volta angusta, dove sembrava che le anime avessero la loro prigione. Un Angelo consolatore giunse a confortarle, portando loro un’offerta; vidi la luce rossa di una candela su un altare. Venni a sapere che le povere anime, se non possono aiutare nemmeno se stesse, tuttavia pregano per la Chiesa. Qualche volta mi appare l’immagine della situazione generale della Chiesa, allora vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove non penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia l’inferno. Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti si univano alla stessa. Vidi allora molte chiese, o meglio sarebbe dire luoghi di preghiera, con banderuole in cima ai tetti. Mi sembra di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste, ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucarestia, bensì solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e fervente al Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucarestia, mentre i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e ricevono da Lui la vera forza.


19-1 Febbraio 23, 1926 Gesù la chiama la piccola neonata per fare che rinasca sempre nel suo Santo Volere a nuova bellezza, a nuova santità, a nuova luce, a nuova somiglianza col suo Creatore.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Amor mio e vita mia, Gesù, vieni Tu in mio aiuto della mia debolezza e della mia ritrosia nello scrivere, anzi fa che venga a scrivere la tua stessa Volontà, affinché nulla metta del mio, ma solo tutto ciò che Tu vuoi che scriva, e Tu Mamma mia e Madre Celeste della Divina Volontà, vieni a portarmi la mano mentre scrivo, imprestami i vocaboli, facilitami i concetti che Gesù mette nella mia mente, affinché possa degnamente scrivere sulla Santissima Volontà, in modo da rendere contento il mio dolce Gesù.

(2) Stavo pensando tra me: “Perché Gesù benedetto mi chiama spesso spesso la piccola neonata della sua Santissima Volontà? Forse perché sono cattiva ancora, e non avendo fatto un passo nella sua Volontà, con ragione mi chiama neonata appena”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù mi ha stretto le braccia al collo e stringendomi forte al suo cuore mi ha detto:

(3) “Alla mia piccola neonata della mia Volontà nulla voglio negarle; vuoi tu dunque sapere perché ti chiamo la piccola neonata? Neonata significa stare in atto di nascere, e siccome tu devi rinascere in ogni tuo atto nel mio Volere, non solo, ma la mia Volontà per rifarsi di tutte le opposizioni delle volontà umane, vuole chiamarti nel mio Volere a farti rinascere tante volte per quante volte le volontà umane si sono opposte alla sua, quindi è necessario conservarti neonata sempre. Chi sta in atto di nascere è facile farla 19[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta rinascere quante volte si vuole e conservarla senza la crescenza della volontà umana, ma quando l’anima cresce, riesce più difficile conservarla senza la vita del proprio io. Ma ciò non è tutto, alla neonata della mia Volontà era necessario, conveniente, decoroso per lei e per la nostra stessa Volontà, che si unisse a quell’atto solo dell’Eterno che non ha successione di atti, e siccome quest’atto solo dà all’Essere Divino tutta la grandezza, la magnificenza, l’immensità, l’eternità, la potenza, insomma, racchiude tutto per poter far uscire da quest’atto solo tutto ciò che vuole, così la nostra piccola neonata nella nostra Volontà, unendosi con l’atto solo dell’Eterno, doveva far sempre un atto solo, cioè, star sempre in continuo atto di nascere, far sempre un solo atto: la nostra sola Volontà. E mentre fa un solo atto, rinascere continuamente, ma a che cosa rinascere? A nuova bellezza, a nuova santità, a nuova luce, a nuova somiglianza col suo Creatore; e come tu rinasci nel nostro Volere, così la Divinità si sente ricambiata dallo scopo perché uscì fuori la Creazione, e si sente ritornare le gioie e la felicità che doveva dargli la creatura, e stringendoti al seno divino ti colma di gioia e di grazie infinite e ti manifesta altre conoscenze sulla nostra Volontà, e non dandoti tempo a tempo, ti fa rinascere di nuovo nel nostro Volere. Oltre di ciò, queste nascite continue ti fanno morire continuamente alla tua volontà, alle tue debolezze, alle miserie, a tutto ciò che non appartiene al nostro Volere. Com’è bella la sorte della mia piccola neonata, non ne sei tu dunque contenta? Vedi, anch’Io nacqui una volta, ma quella nascita mi fa nascere continuamente, rinasco in ogni ostia consacrata, rinasco ogniqualvolta la creatura ritorna alla mia Grazia, la prima nascita mi diede il campo a farmi rinascere sempre. Così sono le opere divine, fatte una volta, resta l’atto continuato senza mai finire. Così sarà della mia piccola neonata nel mio Volere, nata una volta, rimarrà l’atto della nascita continua, perciò sto così attento che non entri in te il tuo volere, ti circondo di tanta grazia per fare che tu nasca sempre nel mio Volere ed il mio Volere rinasca in te”.