Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Non si può amare Dio a metà , ma con tutta l'anima e con tutto l'ardore del cuore. Quando vedi che le difficoltà  superano le tue forze, non ci pensare troppo. Non cercare di analizzare la situazione con i ragionamenti infiniti, ma rivolgiti subito al tuo Padre celeste con la fiducia di un bambino. Prega e resta in fiduciosa attesa. Dio è chiamato in causa e allora - invece di perdere tempo a tormentarti e inquietarti - passa il tuo tempo ad amare Dio. Il tuo compito è quello di pensare al Padre celeste e poi ci sarà  Lui a pensare a te. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi dell'Ottava di Pasqua (San Marco Evangelista)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 21

1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere".

5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta".7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?".

8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine".
10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.13Questo vi darà occasione di render testimonianza.14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;17sarete odiati da tutti per causa del mio nome.18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.

23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. 'Le' potenze 'dei cieli' infatti saranno sconvolte.
27Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire su una nube' con potenza e gloria grande.
28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".

29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante;30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".

37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi.38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.


Genesi 3

1Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?".2Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete".4Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto!5Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male".6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
8Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.9Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?".10Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto".
11Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?".
12Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato".13Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato".

14Allora il Signore Dio disse al serpente:

"Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno".

16Alla donna disse:

"Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà".

17All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,

maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
18Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba campestre.
19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!".

20L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
21Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì.22Il Signore Dio disse allora: "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!".23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto.24Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita.


Proverbi 13

1Il figlio saggio ama la disciplina,
lo spavaldo non ascolta il rimprovero.
2Del frutto della sua bocca l'uomo mangia ciò che è buono;
l'appetito dei perfidi si soddisfa con i soprusi.
3Chi sorveglia la sua bocca conserva la vita,
chi apre troppo le labbra incontra la rovina.
4Il pigro brama, ma non c'è nulla per il suo appetito;
l'appetito dei diligenti sarà soddisfatto.
5Il giusto odia la parola falsa,
l'empio calunnia e disonora.
6La giustizia custodisce chi ha una condotta integra,
il peccato manda in rovina l'empio.
7C'è chi fa il ricco e non ha nulla;
c'è chi fa il povero e ha molti beni.
8Riscatto della vita d'un uomo è la sua ricchezza,
ma il povero non si accorge della minaccia.
9La luce dei giusti allieta,
la lucerna degli empi si spegne.
10L'insolenza provoca soltanto contese,
la sapienza si trova presso coloro che prendono consiglio.
11Le ricchezze accumulate in fretta diminuiscono,
chi le raduna a poco a poco le accresce.
12Un'attesa troppo prolungata fa male al cuore,
un desiderio soddisfatto è albero di vita.
13Chi disprezza la parola si rovinerà,
chi rispetta un comando ne avrà premio.
14L'insegnamento del saggio è fonte di vita
per evitare i lacci della morte.
15Un aspetto buono procura favore,
ma il contegno dei perfidi è rude.
16L'accorto agisce sempre con riflessione,
lo stolto mette in mostra la stoltezza.
17Un cattivo messaggero causa sciagure,
un inviato fedele apporta salute.
18Povertà e ignominia a chi rifiuta l'istruzione,
chi tien conto del rimprovero sarà onorato.
19Desiderio soddisfatto è una dolcezza al cuore,
ma è abominio per gli stolti staccarsi dal male.
20Va' con i saggi e saggio diventerai,
chi pratica gli stolti ne subirà danno.
21La sventura perseguita i peccatori,
il benessere ripagherà i giusti.
22L'uomo dabbene lascia eredi i nipoti,
la proprietà del peccatore è riservata al giusto.
23Il potente distrugge il podere dei poveri
e c'è chi è eliminato senza processo.
24Chi risparmia il bastone odia suo figlio,
chi lo ama è pronto a correggerlo.
25Il giusto mangia a sazietà,
ma il ventre degli empi soffre la fame.


Salmi 5

1'Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.'

2Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
3Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.

4Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
5Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6gli stolti non sostengono il tuo sguardo.

Tu detesti chi fa il male,
7fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.

9Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.


Giona 1

1Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore:2"Alzati, va' a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me".3Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
4Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi.5I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente.6Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: "Che cos'hai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo".7Quindi dissero fra di loro: "Venite, gettiamo le sorti per sapere per colpa di chi ci è capitata questa sciagura". Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona.

8Gli domandarono: "Spiegaci dunque per causa di chi abbiamo questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?".9Egli rispose: "Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra".10Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: "Che cosa hai fatto?". Quegli uomini infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva il Signore, perché lo aveva loro raccontato.11Essi gli dissero: "Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?". Infatti il mare infuriava sempre più.12Egli disse loro: "Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia".13Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di loro.14Allora implorarono il Signore e dissero: "Signore, fa' che noi non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere".15Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia.16Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e fecero voti.


Lettera agli Ebrei 7

1Questo 'Melchìsedek' infatti, 're di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re' e 'lo benedisse';2'a lui Abramo' diede 'la decima di ogni cosa'; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche 're di Salem', cioè re di pace.3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.

4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo.6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa.7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore.8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive.9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo:10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando 'gli venne incontro Melchìsedek'.

11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote 'alla maniera di Melchìsedek', e non invece 'alla maniera' di Aronne?12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare.14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.

15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, 'a somiglianza di Melchìsedek', sorge un altro 'sacerdote',16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.17Gli è resa infatti questa testimonianza:

'Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek'.

18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità -19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.

20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:

'Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre'.

22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.
23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo;24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.

26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.


Capitolo III: Chi é colui che ama il bene e la pace

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1. Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri; ché l'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina. Colui che è turbato dalla passione trasforma anche il bene in male, pronto com'è a vedere il male dappertutto; mentre colui che ama il bene e la pace trasforma ogni cosa in bene. Chi è pienamente nella pace non sospetta di alcuno. Invece chi è inquieto e turbato sta sempre in agitazione per vari sospetti. Non è tranquillo lui, né permette agli altri di esserlo; dice sovente cose che non dovrebbe dire e tralascia cose che più gli converrebbe fare; sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri, e trascura ciò a cui sarebbe tenuto lui stesso. Sii dunque zelante, innanzi tutto , con te stesso; solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo. Tu sei molto abile nel trovare giustificazioni per quello che fai e nel farlo apparire sotto una certa luce, mentre rifiuti di accettare le giustificazioni negli altri. Sarebbe invece più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello. Se vuoi essere sopportato, sopporta gli altri anche tu.  

2. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. Ci sono alcuni che stanno, essi, nella pace e mantengono pace anche con gli altri. Ci sono invece alcuni che non stanno in pace essi, né lasciano pace agli altri: pesanti con il prossimo, e ancor più con se stessi. Ci sono poi alcuni che stanno essi nella pace e si preoccupano di condurre alla pace gli altri. La verità è che la vera pace, in questa nostra misera vita, la dobbiamo far consistere nel saper sopportare con umiltà, piuttosto che nel non avere contrarietà. Colui che saprà meglio sopportare, conseguirà una pace più grande. Vittorioso su se stesso e padrone del mondo, questi è l'amico di Cristo e l'erede del cielo.


LETTERA 166 LIBRO SULL'ORIGINE DELL'ANIMA

Lettere - Sant'Agostino

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LIBRO SULL'ORIGINE DELL'ANIMA

Scritta nel 415.

Agostino invia a Girolamo la lettera per mezzo di Orosio (nn. 1-2); convinzioni di Agostino sull'anima (nn. 3-5). Il quesito: d'onde la colpa dell'anima? (n. 6) Agostino chiede come contro i Pelagiani possa difendersi il " creazionismo " (nn. 7-9), che presenta molte difficoltà riguardo alla condizione dei bambini e alla loro eterna sorte se muoiono senza battesimo (nn. 10-25). Agostino vuole testi della S. Scrittura inequivocabili e argomenti apodittici, capaci di provare la tesi di Girolamo e di salvare la fede cattolica (nn. 26-28).

AGOSTINO A GIROLAMO

Oh, se Girolamo fosse vicino!

1. 1. Il nostro Dio, che ci ha chiamati al suo regno e alla sua gloria 1, l'ho pregato, mio santo fratello Girolamo, e lo prego tuttora affinché voglia rendere fruttuoso per entrambi lo scritto che ti mando per chiederti d'illuminarmi su un problema che non so risolvere. Quantunque tu sia più avanzato di me negli anni, tuttavia anch'io sono già anziano, eppure mi rivolgo lo stesso a te per aver suggerimenti. Quando ho bisogno d'istruirmi su qualcosa, nessuna età può sembrarmi avanzata, poiché, sebbene ai vecchi stia bene più insegnare che imparare, è meglio tuttavia che diventino discepoli anziché rimanere ignoranti su ciò che debbono insegnare. In mezzo a tutti i crucci che mi tormentano quando mi trovo ingolfato in questioni assai difficili, non c'è nulla che mi affligga tanto quanto la lontananza così grande della tua Carità, che a mala pena è possibile farti avere una mia lettera e riceverne una da te senza che passino, non dico giorni o mesi, ma alcuni anni, mentre, se fosse possibile, vorrei averti ogni giorno qui con me per poterti parlare di qualsiasi argomento che mi garbasse. Comunque, anche se non riesco a effettuare tutto ciò che vorrei, non sono obbligato a tralasciare ciò che adesso posso fare.

Agostino invia quesiti per mano di Orosio.

1. 2. E' arrivato da me un giovane timorato di Dio, nostro fratello per la pace che conserva con la Chiesa, nostro figlio per l'età, nostro collega per la dignità del sacerdozio: è un certo Orosio, sveglio d'ingegno, abile nel parlare, appassionato allo studio, desideroso d'essere uno strumento utile nella casa del Signore 2, per poter confutare le false e funeste dottrine che tra le anime degli Ispani hanno fatto strage molto più dolorosa di quanto non l'abbiano fatta di corpi umani le spade dei barbari. Egli s'è affrettato a venire da me fin dalle spiagge dell'Oceano, spinto da quanto aveva sentito dire, che cioè da me avrebbe potuto avere una risposta su tutte le questioni ch'avrebbe voluto conoscere, quali ch'esse fossero. Orbene, la sua venuta gli ha pur procurato qualche frutto: anzitutto quello di non dar molto retta alle voci che corrono su di me; in secondo luogo, gli ho spiegato quanto ero in grado di fare; riguardo invece a quanto non son riuscito a spiegargli l'ho consigliato ed esortato a recarsi da te. Egli ha accolto con gioia e con sottomissione questa mia proposta, anzi direi questo mio comando, e l'ho pregato che nel viaggio di ritorno da te per recarsi a casa sua, passasse da me. Avutane la promessa, ho creduto che questa fosse un'occasione concessami dal Signore di scriverti su gli argomenti che desidero sapere da te. Stavo cercando proprio qualcuno da mandarti ma non mi si presentava facilmente alcuno capace di compiere il favore con fedeltà, ubbidire con alacrità, e abituato a viaggiare. Così, appena ho fatto conoscenza con questo giovane, non ho potuto dubitare ch'era proprio lui il tipo che domandavo al Signore.

Non è parte di Dio l'anima immortale.

2. 3. Ricevi pertanto questi quesiti, ai quali ti prego, per favore, di darmi spiegazioni ragionate. Il problema dell'anima mette in imbarazzo parecchi, tra i quali confesso d'essere anch'io. Ti manifesterò anzitutto i punti che io credo inconcussi riguardo all'anima e poi quelli che vorrei tu mi spiegassi. L'anima umana è immortale secondo un suo modo di essere particolare, non in modo assoluto come lo è Dio, di cui sta scritto che è il solo a possedere l'immortalità 3, poiché la S. Scrittura parla spesso della morte delle anime, come nel passo che dice: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti 4; nel senso che l'anima allontanatasi da Dio muore ma senza tuttavia cessar affatto di vivere nella propria natura: se quindi per un aspetto è mortale, non è senza ragione che vien detta immortale. L'anima non è una particella di Dio, poiché, se lo fosse, sarebbe assolutamente immutabile e incorruttibile, e così non potrebbe né peggiorare né migliorare né potrebbe cominciare ad avere qualcosa che prima non aveva né cessare di possedere qualcosa che aveva anteriormente nell'ambito delle sue passioni o impressioni. Quanto invece sia mutevole a questo riguardo, non occorre provarlo con argomenti estrinseci; ne ha coscienza chiunque rivolga la niente a se stesso. Quelli che pretendono che l'anima sia una particella di Dio s'ingannano dicendo che le macchie e le brutture che osserviamo nelle persone depravate, che le debolezze e le malattie, le quali sappiamo per esperienza essere in tutti gli uomini, non le derivano da essa ma dal corpo. Che importa l'origine della malattia, dal momento che, se fosse immutabile, non potrebbe, per qualunque causa si voglia, essere ammalata? Ciò deriva dal principio che quanto è immutabile e incorruttibile nel vero senso della parola non può essere mutato o corrotto dall'aggiunta d'alcun nuovo elemento. Se non fosse così, anche la carne, e non solo la carne di Achille - come narrano le favole - ma ogni carne sarebbe invulnerabile, se non le capitasse alcun accidente. Non è, dunque, immutabile una sostanza se in qualche modo, per una causa qualunque, in qualche sua parte è passibile di mutazione. Sarebbe, per altro verso, una bestemmia credere che Dio non sia immutabile veramente e nel grado più alto. L'anima dunque non è una particella di Dio.

L'anima è spirituale.

2. 4. Che l'anima sia anche incorporea confesso d'esserne convinto anche se riesce difficile convincerne le persone piuttosto ottuse. Ma per non intavolare una discussione superflua sulla terminologia né doverla giustamente subire io (poiché, quando s'è d'accordo sulla realtà delle cose, non c'è bisogno d'intavolare una disputa sul loro nome), se fosse corpo ogni sostanza o essenza o - se è più appropriato chiamarla così - tutto ciò che in qualche modo è sussistente, l'anima in tal caso sarebbe un corpo. Allo stesso modo, se si vuol chiamare incorporea la sola sostanza ch'è perfettamente immutabile ed è tutta intera in ogni dove, l'anima sarebbe un corpo, poiché essa non possiede nessuno di quegli attributi. Inoltre se non è corpo nient'altro che ciò che si trova nello stato di quiete o in movimento nello spazio fisico occupandolo con una certa lunghezza, larghezza, larghezza e altezza in modo da occupare con la propria parte più grande uno spazio maggiore e con quella minore uno spazio minore in una parte che nell'intero, allora l'anima non è un corpo. L'anima infatti si estende per tutto il corpo ch'essa rende animato non mediante una diffusione nello spazio ma proprio mediante la sua tensione vitale. Poiché essa è presente tutta intera simultaneamente in ogni parte del corpo non già minore nelle parti meno estese e maggiore in quelle più estese, ma con una tensione maggiore in alcune e minore in qualche altra ed è tutta in tutte le parti e tutta nelle singole parti del corpo. Per lo stesso motivo, quando l'anima percepisce una sensazione in una sola parte del corpo, essa è intera a percepirla; se per esempio nella carne viva si tocca un punto sia pure con la punta d'un ago, sebbene quel punto non solo non abbia l'estensione dell'intero corpo, ma sia appena visibile nel corpo, tuttavia la sensazione è percepita dall'anima intera; la sensazione inoltre non si diffonde in ogni parte del corpo ma è avvertita solo nel punto in cui si produce. E come avviene allora che giunge immediatamente a tutta l'anima un'eccitazione che non agisce su tutto il corpo, se non perché essa si trova dove si produce la sensazione, senza peraltro abbandonare tutte le altre parti del corpo al fine di trovarsi tutta in quel punto? Tant'è vero che in virtù della sua presenza vivono anche le altre parti dove non si è prodotta l'eccitazione. Se però questa si verificasse, l'anima tutta intera percepirebbe entrambe le sensazioni. L'anima quindi non potrebbe essere tutta e simultaneamente in tutte e in ciascuna parte del suo corpo contemporaneamente, se in esse fosse diffusa al modo in cui vediamo i corpi estesi nello spazio occupare spazi minori con le parti meno estese e spazi maggiori con le parti più estese. Se dunque dovessimo dare all'anima il nome di corpo, non sarebbe comunque un corpo simile a quelli terreni o a quelli liquidi o aerei o eterei, poiché queste specie di corpi occupano uno spazio maggiore quando sono più grandi e uno spazio minore quando sono più piccoli e nessuno di essi è interamente presente in alcuna sua parte; e come lo spazio è divisibile in parti, così queste vengono occupate dalle rispettive parti dei corpi. Si comprende perciò come l'anima - la si debba chiamare corpo o sostanza incorporea - possiede una sua natura specifica, creata con una sostanza più eccellente di tutti i suddetti elementi che formano la massa del mondo, natura che non può essere pensata nella sua vera essenza immaginandola come le realtà materiali che percepiamo coi sensi esterni; essa invece la si comprende con l'intelletto e la si avverte nell'esperienza vitale. Non parlo di queste cose per insegnarle a te, poiché ti sono ben note, ma per farti conoscere quali sono i punti riguardanti l'anima che io credo indiscussi. In tal modo, quando arriverò ai punti sui quali chiedo spiegazioni, nessuno potrà pensare che io non ho alcun concetto dell'anima ben radicato nelle mie convinzioni.

L'anima, caduta per sua colpa, è redenta da Dio.

2. 5. Sono certo anche di questo: se l'anima è caduta in peccato, non è stato per alcuna colpa o necessità di Dio o per alcuna necessità della propria natura, ma per volontà sua personale e non può liberarsi di questo corpo di morte 5 né di sua propria volontà, come se per farlo avesse in se stessa una forza sufficiente, né per la morte del proprio corpo, ma solo in virtù della grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 6; inoltre in tutto il genere umano non esiste assolutamente nessun'anima che per esserne liberata non abbia bisogno del Mediatore tra Dio e gli uomini, cioè dell'uomo Cristo Gesù. Qualunque poi sia l'anima che esce dal corpo, a qualsiasi età del corpo, senza la grazia del Mediatore e il sacramento da lui istituito, è destinata alla pena e nell'ultimo giudizio riprenderà il corpo per il castigo. Se invece, dopo la generazione umana, ch'è incominciata da Adamo, viene rigenerata in Cristo venendo a far parte della sua Chiesa, dopo la morte il suo corpo troverà riposo e riprenderà il corpo per entrar nella gloria. Questi sono i capisaldi che io credo in modo assolutamente fermo a proposito dell'anima.

D'onde la colpa dell'anima.

3. 6. Sta ora a sentire, per favore, i punti sui quali chiedo spiegazione e non pigliarti gioco di me in modo che non si faccia beffe di te Chi s'è degnato di esporsi alle beffe per noi. Ecco il quesito: dov'è che l'anima s'è macchiata del peccato, per causa del quale è trascinata nella condanna anche quella del bambino colpito da morte prematura se non gli viene in aiuto la grazia di Cristo mediante il sacramento del battesimo che si conferisce anche ai bambini? Tu non appartieni al numero di coloro i quali hanno cominciato a buttar fuori nuove teorie, affermando che da Adamo non vien trasmessa alcuna colpa che in un bambino debba esser lavata col battesimo. Se io sapessi che tu hai tali idee, o meglio se io non sapessi che tu non le hai per nulla, non ti chiederei affatto spiegazioni su questo argomento e non penserei neppure a porti il quesito enunciato in principio. Ma sappiamo benissimo che su questo argomento il tuo parere è concorde con la inoppugnabile fede cattolica in base alla quale, confutando le ciance e le panzane di Gioviniano 7, ti sei servito come prova del seguente passo del libro di Giobbe: Nessuno è esente da macchia al tuo cospetto, neppure un bambino che abbia un sol giorno di vita sulla terra 8; ed hai aggiunto: E siamo ritenuti colpevoli a somiglianza di Adamo che ha prevaricato 9. Anche il tuo libro sul profeta Giona spiega molto bene e molto chiaramente questo punto, poiché lì affermi che giustamente i bambini (di Ninive) furono sottoposti a forzato digiuno per causa dello stesso peccato originale 10. Ecco perché non mi pare fuori proposito domandarti: quand'è che l'anima s'è macchiata di questa colpa per cui è necessario che, per esserne liberata anche in quell'età, le sia amministrato il sacramento della grazia di Cristo?

Quattro tesi sull'incarnazione dell'anima nel Libero arbitrio.

3. 7. Io, a dirti il vero, scrivendo alcuni anni fa certi libri Sul libero arbitrio, che sono venuti nelle mani di molti e tutt'ora posseduti da moltissimi, passavo in rassegna quattro teorie sull'infusione dell'anima nel corpo e cioè: le anime derivano tutte per generazione dall'unica che fu data al primo uomo? Oppure vengono create tutt'ora per ogni singolo uomo? Oppure, ammesso che preesistano in qualche luogo, vengono infuse da Dio o scendono da se stesse nei corpi? Avevo pensato di esporle in modo che, qualunque di esse fosse quella vera, non rendesse vano lo sforzo che in quel tempo impegnava tutte le mie risorse intellettive contro coloro i quali tentano d'introdurre, in opposizione a Dio, una sostanza dotata dell'intrinseco principio del male, cioè contro i Manichei. Nulla infatti avevo ancora sentito dire dei Priscillianisti, i quali vanno blaterando bestemmie non molto dissimili da quelle dei Manichei. Non vi ho aggiunta la quinta teoria, quella cioè da te ricordata allo scopo di non tralasciarne alcuna assieme alle altre nella tua risposta a Marcellino 11, persona di santa memoria e a noi carissima nell'amore di Cristo, quando t'interrogava su questo problema: secondo tale teoria l'anima sarebbe una particella di Dio. Non ho esaminato questa teoria anzitutto perché questa non riguarda il modo come l'anima entra nel corpo umano (ed è questo il nostro problema) ma la sua natura; in secondo luogo perché questa è l'opinione di coloro contro i quali allora combattevo e lo facevo soprattutto per distinguere la natura incolpabile e inviolabile del Creatore dai difetti e dalle macchie della creatura, dato che i Manichei sostengono che la sostanza stessa di Dio buono è stata corrotta, violata e trascinata - nella parte in cui fu attaccata - a peccare necessariamente dall'essenza del male al quale attribuiscono un principio proprio e indipendente. Ecco insomma quel che desidero sapere: messo da parte l'errore di questa teoria eretica, quale delle quattro rimanenti teorie deve essere scelta? Qualunque sia quella da scegliere, non dovrà mai essere in opposizione con la dottrina della fede che noi crediamo con assoluta certezza, che cioè ogni anima, anche quella di un bambino in tenera età, ha bisogno d'essere sciolta dalle catene del peccato, il che non è dato se non per grazia di Gesù Cristo crocifisso.

La tesi di Girolamo: creazionismo.

4. 8. Per non farla lunga, tu pensi certamente che Dio crei anche adesso di volta in volta un'anima per ogni persona che nasce. E perché contro questa tua opinione non si opponesse l'obiezione che Dio completò la creazione di tutte le creature nel sesto giorno e nel settimo si riposò 12, tu citi un passo del Vangelo: Il Padre mio continua a operare tuttora 13. Così infatti hai scritto a Marcellino nella lettera, in cui hai avuto la cortesia di ricordare con gran bontà anche me, dicendogli che in me aveva qui in Africa uno che avrebbe potuto spiegargli più facilmente la tua opinione 14. Ora, se avessi potuto farlo io, egli non avrebbe posto il quesito a te, lontano come sei, nel caso almeno che ti abbia scritto dall'Africa. Quando egli ti abbia scritto non lo so davvero. So soltanto che s'era accorto chiaramente della mia incertezza sull'argomento, per cui si decise a farlo senza sentire il mio parere. E' vero, però che, se me l'avesse chiesto, ancora di più ve lo avrei esortato e l'avrei ringraziato della possibilità che avrebbe dato a noi tutti di scambiarci le vedute. Senonché tu hai preferito inviargli un biglietto invece di una vera risposta, per non sobbarcarti - credo - a una fatica inutile, dal momento che c'ero io che tu pensavi essere versatissimo sull'argomento sul quale t'aveva chiesto spiegazioni Marcellino. Ebbene, io desidero far mia la tua teoria, ma ti dico francamente che non è ancora la mia.

Preferisce ascoltare un maestro che essere ascoltato qual maestro.

4. 9. M'hai inviato degli scolari perché io insegni loro ciò che non so ancora io stesso. Insegnami allora quel che io devo insegnare Parecchi, a dirti il vero, mi chiedono con insistenza di far loro da maestro e io dichiaro loro che tra le altre cose che ignoro c'è pure questa. E anche se non osano di spiattellarmelo in faccia per un sentimento di rispetto, forse dentro di sé dicono: Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 15 Veramente questa frase il Signore la disse ad uno di quelli che si compiacevano d'essere chiamati " Rabbi " e proprio per questo era andato di notte dal vero Maestro 16, poiché facilmente si vergognava d'imparare, dato ch'era abituato a fare da maestro. A me invece piace piuttosto di sentire un maestro che di essere ascoltato come maestro, poiché ripenso a ciò che Gesù disse a coloro che aveva prescelti fra tutti: Ma voi - disse - non fatevi chiamare " Rabbi " dagli uomini, poiché il vostro maestro è uno solo, il Cristo 17. Non fu un altro maestro a insegnare a Mosè, anche se lo fece per mezzo di Ietro 18, né fu un altro a insegnare a Cornelio, anche se lo fece per mezzo di Pietro, il primo in autorità tra gli Apostoli 19, né fu un altro a riprendere Pietro, anche se lo fece per mezzo di Paolo 20, apostolo di grado inferiore rispetto a Pietro. In realtà chiunque dice la verità la dice sotto l'influsso di Colui ch'è la Verità in persona 21. Che c'è quindi di strano se ancora non sappiamo risolvere questo problema e non siamo riusciti a trovarne la soluzione né con la preghiera né con le letture né a forza di pensarci e di ragionarci su? Non è questa una prova non solo del dovere che abbiamo d'insegnare con la massima carità agli altri, ma anche del dovere che abbiamo d'imparare con umiltà dai dotti?

Come può il "creazionismo" spiegare il peccato originale?

4. 10. Orbene, insegnami per favore che cosa dovrei insegnare; fammi Sapere quale teoria devo abbracciare e dimmi se le anime vengono create tuttora ad una ad una per ognuno che nasce, quando hanno potuto peccare nei bambini per aver bisogno che vengano loro rimessi i peccati nel sacramento di Cristo una volta che hanno peccato in Adamo, da cui per generazione è stata trasmessa la carne del peccato 22. Oppure, se non hanno peccati personali, in base a quale giustizia del Creatore sono schiave d'un peccato d'un altro - allorché vengono infuse in membra umane derivate per generazione da Adamo - di modo che finiscano per esser dannate se non vengono soccorse dalla Chiesa, tanto più che non hanno da se stesse la possibilità di far sì che possano essere messe in salvo dalla grazia del battesimo? In base dunque a quale principio di giustizia vengono condannate tante migliaia d'anime che si separano dal corpo dei bambini, i quali muoiono senza il perdono procurato dal sacramento di Cristo, se esse, create nuove, si unirono ciascuna ad un bimbo che nasce, non in castigo di alcun peccato da loro commesso in precedenza, ma solo per volontà del Creatore, che le ha create e destinate perché animassero dei corpi? Lo sapeva pur bene, lui, che ognuna di quelle anime sarebbe uscita dal corpo prima di ricevere il battesimo senza alcuna sua colpa personale! Ora, poiché non possiamo affermare che Dio costringe le anime a diventar peccatrici o che le punisca se sono innocenti, e poiché d'altra parte non ci è lecito negare che quelle che escono dal corpo, comprese quelle dei bambini, senza il sacramento di Cristo, vanno a finire nella dannazione, ti scongiuro: dimmi con quali argomenti può difendersi l'opinione la quale sostiene che tutte le anime non derivano dall'unica del primo uomo, ma, allo stesso modo che quella fu creata da sola per una sola persona, così ciascuna verrebbe creata per ciascuna persona?.

Si scioglie una obiezione.

5. 11. Penso d'altra parte di poter facilmente confutare gli argomenti che si adducono contro questa teoria; tale è per esempio quello dal quale ad alcuni sembra d'esser messi alle strette: come mai Dio ha completato la creazione di tutte le cose al sesto giorno e s'è riposato al settimo 23, se poi continua a creare tuttora nuove anime? Se noi rispondiamo loro col passo del Vangelo, da te citato nella tua lettera summenzionata, e cioè: Il Padre mio continua ad operare tuttora 24 essi ci possono rispondere: continua ad operare è detto nel senso di governare le creature già esistenti, non già in quello di crearne delle nuove; e ciò al fine di evitare che ci sia contraddizione con quanto sta scritto nella Genesi, dove si legge in modo chiarissimo che Dio aveva terminato tutta la sua opera. In realtà il fatto che nella S. Scrittura si dica che Dio si riposò si deve intendere che si riposò senz'altro dal creare altre nuove creature, non dal governarle. Infatti in quei sei giorni creò le cose che non esistevano e dal creare le quali si riposò, in quanto aveva terminato tutte le cose che aveva visto di dover fare prima che venissero all'esistenza, per creare e produrre in seguito non le cose che ancora non esistevano, ma tutto ciò che gli piacesse produrre servendosi di quelle già esistenti. Si dimostra in tal modo che i passi citati sono veri entrambi, tanto quello che dice: si riposò da ogni sua opera; quanto l'altro: Continua ad operare tuttora, poiché il Vangelo non può contraddire la Genesi.

Obiezione contro il creazionismo.

5. 12. Alcuni sostengono questa ipotesi perché non si pensi che Dio crei tuttora nuove, come la prima, le anime che non esistevano, ma le crei facendole derivare dall'unica già esistente oppure le infonda nei corpi prendendole da qualche vivaio o da non so quale deposito creato allora. A costoro però si può rispondere facilmente che in quei sei giorni Dio creò molte cose servendosi delle sostanze già create da lui, come per esempio gli uccelli e i pesci tratti dalle acque, come gli alberi, l'erba e gli animali tratti dalla terra; è comunque chiaro che in tal caso creò cose che non esistevano. Poiché non esisteva ancora alcun uccello, alcun pesce, alcun albero, alcun animale, e si comprende bene che Dio si riposò dal creare quelle cose che non esistevano e poi furono fatte, ossia pose fine alla creazione di altre cose che non esistevano ancora. Ora invece, quando si dice che Dio infonde nei corpi le anime non prendendole già esistenti da non so quale vivaio, che non le diffonde come piccole emanazioni dal proprio essere, che non le trae dalla unica creata per Adamo all'origine dell'umanità e che non le incatena nei corpi per causa di peccati commessi prima d'unirsi alla carne, bensì che ne crea una nuova per ognuno che nasce, quando si dice questo, non si afferma affatto che Dio faccia qualcosa che prima non aveva fatto. In realtà già nel sesto giorno aveva creato l'uomo a sua immagine, il che vuol dire precisamente che l'aveva creato con l'anima razionale. Ciò continua a farlo ancora adesso non creando una sostanza che non esisteva, ma moltiplicando quella già esistente. E' quindi vero che si riposò dal fare altre cose che non esistevano, come è anche vero che continua ad operare anche adesso non, solo governando le cose già create, ma anche creando, col moltiplicarle, non già le cose non ancora create, ma le già create. Dunque sia questo o un altro il modo con cui usciamo dall'obiezioine che ci si fa che Dio riposò dalla sua opera, non c'è motivo di non credere che anche adesso vengano create anime nuove non dall'unica del primo uomo ma uguali ad essa.

Perché Dio dà l'anima ai destinati a morir presto?

5. 13. All'obiezione: " Ma perché crea le anime per coloro che sa che morranno presto? " possiamo rispondere: " Ciò prova solo che i genitori hanno dei peccati e li scontano ". Ma possiamo anche - e sarebbe bene - rimettere la cosa alla sua Provvidenza, poiché sappiamo che tutte le cose che durano un certo tempo e poi passano, tra cui sono comprese la nascita e la morte degli esseri animati, sono disposte da Dio in un piano stupendo e ordinatissimo; ma noi non possiamo comprenderlo poiché, se ci riuscissimo, proveremmo una dolcezza e una gioia ineffabile. Non senza ragione infatti il Profeto disse a proposito di Dio la seguente espressione appresa per ispirazione divina: E' lui a produrre le cose in modo armonioso 25. Ecco perché la musica, ossia la scienza o il senso di modulare i suoni, è stata largita da Dio per un dono della sua liberalità anche ai mortali forniti di anima razionale per ricordare grandi avvenimenti. Se pertanto l'uomo, abile a comporre un canto, sa quali tempi di pausa intervallare alle singole voci in modo che il canto possa snodarsi e scorrere nel modo più bello, con suoni che cessano e si riprendono alternativamente, quanto più Dio, la cui sapienza, con la quale ha creato ogni cosa, sorpassa di gran lunga ogni arte, non permette, rispetto agli esseri che nascono e che muoiono, che in quella specie di meraviglioso cantico di cose che passano, scorra, con movimento più breve o più lungo di quanto lo richieda il ritmo conosciuto in antecedenza, alcuno degli attimi di tempo che appartengono come altrettante sillabe e parole ai brevi periodi di questo mondo. Ora, poiché questo potrei dirlo anche a proposito delle foglie d'un albero e del numero dei nostri capelli 26, quanto più posso dirlo a proposito della nascita e della morte dell'uomo, la cui vita non si estende né più né meno di quanto Dio, ordinatore dei tempi, sa che s'accorda con l'armonia dell'universo.

Quanto ha inizio può essere immortale.

5. 14. Si dice pure che tutto ciò che ha avuto inizio nel tempo non può essere immortale, poiché tutte le cose che nascono, muoiono e quelle che crescono, invecchiano 27. Si vorrebbe con ciò costringerci a creare che l'anima umana è mortale solo perché creata prima di tutti i tempi. Ma neppure questo ragionamento smuove affatto la nostra fede. Per tacere di altri argomenti, anche la carne di Cristo che pure è immortale, ha avuto inizio nel tempo e ciononostante ormai non muore più, e la morte non avrà più dominio su di lui 28.

La creazione delle anime per i feti adulterini.

5. 15. Nel tuo libro contro Rufino 29 hai scritto anche questo, alcuni criticano questa teoria perché, a loro modo di vedere, parrebbe sconveniente che Dio infonda un'anima anche nel feto di chi è concepito da unioni adulterine: costoro quindi si sforzano di sostenere che tali anime possano benissimo essere gettate per così dire in simili carceri, in castigo di colpe commesse in una vita trascorsa prima d'incarnarsi. Ma anche questo non mi fa alcuna difficoltà, avendo escogitato molti argomenti per confutare una simile falsità. Calza proprio bene al nostro argomento il paragone da te portato nella tua risposta: non è colpa del grano seminato se il raccolto mi è stato sottratto con un furto, ma è tutta colpa di chi l'ha rubato. Dovrebbe forse la terra non tenere e proteggere nel suo seno la semente, solo perché il seminatore che la sparge ha le mani sporche? Anche prima di leggere questo tuo paragone, la suddetta obiezione a proposito dei feti adulterini non mi faceva alcuna difficoltà per quanto riguarda il nostro problema, considerando in generale che Dio trae molti beni anche dai nostri mali e dai nostri peccati. Ora, se la creazione di un qualunque essere animato, purché la si consideri con animo religioso e attento, suscita sentimenti ineffabili d'ammirazione verso il Creatore, quanto più li susciterà la creazione non già d'un qualunque essere animato, ma d'un uomo? Se poi si ricerca il perché della creazione, non si può dare alcuna risposta più spontanea e migliore di questa: perché ogni creatura di Dio è buona. E che cosa c'è di più conveniente del fatto che il buon Dio crea cose buone che nessun altro può creare all'infuori di Dio?

Le pene dei bimbi innocenti.

6. 16. Questi ed altri ancora sono gli argomenti, che riesco a escogitare, con cui rispondo, nel modo che son capace, contro coloro che si sforzano di scalzare questa teoria, in base alla quale si crede che per ciascuno venga creata i un'anima come quella del primo uomo. Ma quando s'arriva al problema delle pene dei bambini, mi trovo - credimi - come stretto in grande imbarazzo e non riesco a trovare che cosa rispondere. Non parlo solo delle pene della dannazione dopo questa vita, in cui è inevitabile siano trascinate le anime che abbandonano il corpo senza aver ricevuto il sacramento della grazia di Cristo; parlo anche delle pene che osserviamo coi nostri occhi e con dolore in questa vita; se volessi elencarle tutte, mi verrebbe a man care il tempo prima che non i vari tipi di esse. Certi bambini sono infiacchiti dalle malattie, tormentati dai dolori, afflitti dalla fame e dalla sete, restano invalidi nelle membra, rimangono privi degli organi dei sensi, vengono straziati dagli spiriti immondi. Occorre dimostrare con precisione come possa essere giusto che soffrano simili pene senza averne alcuna colpa personale. Sarebbe senz'altro un'empietà dire che questi fatti avvengano senza che Dio ne sappia nulla o che non sia in grado di opporsi a chi ne è la causa, oppure che sia ingiusto nel farli o nel permetterli. E' forse possibile e giusto dire dell'uomo ciò che diciamo con ragione degli animali privi di ragione, che ciò è giusto che questi siano dati in uso a nature superiori per dignità anche se corrotte come è evidentissimo nel caso di quei porci che nel Vangelo vediamo essere stati abbandonati al volere dei demoni che se ne servissero come loro gradiva 30? Anch'egli è un animale, certo, ma, pur essendo mortale, è dotato di ragione. In quelle membra c'è un'anima razionale che sconta le pene tra tanti patimenti! Dio è buono, è giusto, è onnipotente, sarebbe segno d'estrema pazzia dubitare di ciò Ci si dica perciò qual è la giusta causa di tutti quei malanni che affliggono i bambini. Poiché quando a soffrire quelle pene sono degli adulti, diciamo di solito che vengono messe alla prova le loro virtù, come nel caso di Giobbe, o vengono puniti i peccati come nel caso di Erode; e così, in base ad alcuni esempi che Dio ha voluto fossero evidenti, è concesso all'uomo di valutare per via di congetture gli altri che sono difficili a capirsi; Ma questo è sempre limitato al caso di persone adulte. Al contrario, nel caso di bambini, fammi sapere che cosa devo rispondere, se è vero che in essi non c'è alcun peccato che debba esser punito con pene sì gravi. Poiché in quell'età non c'è sicuramente alcuna santità da sottoporre alla prova.

D'onde le anomalie psichiche dei bambini?

6. 17. Che dire poi della diversità, anzi della discordanza che si riscontra nelle doti dell'intelligenza? Se essa non si manifesta nei bambini, appare invece chiaro negli adulti che deriva dalla loro originaria conformazione naturale. Alcuni di essi sono talmente ottusi e privi di memoria, da non esser riusciti ad imparare neppure il sillabario; altri sono talmente stupidi da non essere molto differenti dalle bestie e comunemente vengono chiamati idioti. Forse mi si può rispondere: " E' il corpo a produrre tali effetti ". Ma in base alla tesi che adesso vogliamo difendere si può forse dire ch'è stata l'anima a scegliersi il corpo e che ha sbagliato per essersi ingannata nella scelta? Oppure che, essendo costretta a entrare in un corpo che doveva nascere, non ne ha trovato uno libero, dato lo sciame di anime che avevano occupato altri corpi prima di essa e, come in teatro si occupa l'unico posto libero, così l'anima è entrata non già nel corpo desiderato ma in quello ch'è riuscita a trovare? Possiamo forse dire cose di tal genere o dobbiamo pensare proprio così? Insegnami dunque che cosa dobbiamo pensare, che cosa dire affinché ci risulti chiara la causa per cui per ciascun corpo vengono create distintamente delle anime nuove.

Come Agostino spiega le pene dei bimbi nel De libero arbitrio.

7. 18. Io, per dirti il vero, nei miei libri intitolati: Sul libero arbitrio ho detto qualcosa non delle qualità intellettuali ma, se non altro, delle sofferenze a cui sono esposti i bambini in questa vita. Qualunque sia il contenuto, ti dirò perché non mi soddisfi riguardo al problema che abbiamo tra le mani e ti trascriverò in questa lettera il passo accennato, stralciato dal terzo libro. Esso dice così: " Parlo poi dei tormenti fisici che affliggono i bambini, i quali per la loro età non hanno peccati. Se le anime che danno loro la vita non son cominciate ad esistere prima che esistessero gl'individui umani, la lamentela che comunemente si esprime sembra più fondata e per così dire più commovente, quando si dice: Che cosa hanno fatto di male, per soffrire tanto? come se potesse esserci alcuna colpa negli innocenti, prima cioè che ciascuno di essi abbia la possibilità di far del male Quando invece Dio opera qualche bene nell'emendare gli adulti, torturandoli col far soffrire e far morire i loro bambini tanto cari ad essi, perché non si dovrebbero fare le stesse lamentele? Infatti, una volta passate quelle sofferenze, è come se non ci fossero state per quelli nei quali sono avvenute, mentre quelli per i quali esse si effettuarono o diventeranno migliori, seppure purificatisi attraverso le disgrazie temporali, preferiranno di vivere una vita più retta, oppure non troveranno scuse nel castigo che seguirà al giudizio finale qualora non abbiano voluto rivolgere le loro brame alla vita eterna pur tra le angosce della vita presente. Ma chi può sapere il premio riserbato da Dio a questi bambini, mediante le cui sofferenze viene fiaccata la durezza di cuore o vien messa a dura prova la fede degli adulti? Chi può dunque sapere - ripeto - quale premio riserba loro in contraccambio, Dio, nei suoi segreti disegni, a quei bambini poiché, se non hanno fatto nulla di bene, non hanno fatto però neppure nulla di male pur avendo sofferto tanti dolori? Poiché non senza un motivo la Chiesa accoglie ed eleva alla gloria dei martiri anche i bambini uccisi da Erode, quando questi andava in cerca di nostro Signore Gesti Cristo per farlo morire " 31.

Come Agostino giudica ora quella spiegazione.

7. 19. Questo dicevo allora, quando volevo dare solidi argomenti alla stessa tesi che stiamo trattando adesso. Come accennavo poc'anzi, qualunque sia la vera ipotesi circa l'infusione dell'anima nel corpo tra le quattro elencate precedentemente, mi sforzavo di dimostrare che la natura del Creatore è esente da ogni colpa e infinitamente distante dall'aver qualcosa in comune con i nostri peccati. E pertanto, qualunque di quelle ipotesi potesse essere dimostrata falsa e ripudiata dalla verità, non aveva alcuna relazione col problema che mi assillava, dal momento che dopo che si fossero vagliate con scrupolosa disamina tutte le ipotesi, qualunque fosse quella che avesse a suo favore argomenti superiori alle altre, mi avrebbe trovato perfettamente al sicuro, in quanto potevo dimostrare che il punto di vista che difendevo rimaneva inconfutabile. Ora invece, se mi fosse possibile, vorrei scegliere tra tutte l'unica teoria giusta, basata su motivi conformi alla ragione e alla verità; proprio per questo, considerando più attentamente queste mie parole citate più sopra e prese da quel mio libro, non le vedo una difesa valida e sicura della teoria che stiamo trattando.

La compensatio delle pene dei bimbi e il battesimo.

7. 20. Infatti l'argomento fondamentale di essa è quello che ho trascritto prima e cioè: " Ma chi può sapere quale premio Dio riserverà a questi bambini, mediante le cui sofferenze viene fiaccata la durezza di cuore e vien messa a dura prova la fede degli adulti? Chi può dunque sapere - ripeto - quale premio riserba loro in contraccambio Dio a quei bambini nei suoi segreti disegni?". Ma comprendo che questo si può affermare con ragione delle persone, che o soffrono quelle pene per il nome di Cristo e per la vera religione anche senza rendersene conto, oppure sono state già iniziate col sacramento di Cristo, poiché non possono salvarsi dalla dannazione senza far parte della società dell'unico Mediatore. In tal modo potrebbe esser loro data una ricompensa anche per i mali da loro sopportati sulla terra nelle diverse sofferenze. Ora però il problema che trattiamo non può esser risolto se non si dà una risposta anche per questi bambini i quali spirano dopo aver sofferto atroci tormenti senza ricevere il sacramento della comunità di Cristo: quale ricompensa si può immaginare per essi, dal momento che per essi è già pronta, per giunta, anche la dannazione? D'altronde in quello stesso mio libro ho dato in qualche modo una risposta anche a proposito del battesimo dei bambini: risposta non certo esauriente ma quanto mi pareva sufficiente per quel lavoro; dicevo ch'esso è efficace per la salvezza anche di coloro che non ne hanno coscienza e che non possiedono ancora una fede personale. In quel lavoro non ho creduto opportuno far cenno della dannazione dei bambini che passano da questa vita senza il battesimo, poiché trattavo un argomento diverso da quello di cui si tratta ora.

Il creazionismo e il peccato originale.

7. 21. Ma non badiamo e non diamo importanza alle sofferenze che affliggono per poco tempo e, passate che siano, non tornano più. Possiamo forse, al contrario, non prendere in considerazione il fatto che per colpa d'un sol uomo è venuta la morte e da un sol uomo è venuta la risurrezione dei morti? Poiché allo stesso modo che in Adamo tutti muoiono, così tutti riavranno la vita in Cristo 32? Da questa chiara affermazione dell'Apostolo, e perciò di Dio, appare evidente che nessuno incorre nella morte se non per causa di Adamo, nessuno arriva alla vita eterna se non per mezzo di Cristo. Questo vogliono significare quei due tutti: come tutti hanno relazione con Adamo per via della prima generazione cioè la carnale, così tutti gli uomini che giungono a Cristo vi arrivano attraverso la seconda generazione, cioè quella spirituale. Ecco perché nei due membri del periodo si trova il termine omnes cioè tutti; e cioè: come tutti quelli che muoiono non muoiono se non per la loro relazione con Adamo, così tutti quelli che riacquisteranno la vita non la riacquisteranno se non per la loro unione con Cristo. Per conseguenza, chiunque verrà a dirci che nella risurrezione dei morti uno può riacquistare la vita facendo a meno di Cristo, dev'essere aborrito come una peste della fede comune a tutti i Cristiani. Allo stesso modo, chiunque affermerà che per mezzo di Cristo acquisteranno la vita eterna anche i bambini che lasciano questa vita senza aver ricevuto il suo sacramento, non v'è alcun dubbio che vada contro la verità predicata dall'Apostolo e per di più condanni tutta la Chiesa nella quale, allorché si devono battezzare dei bambini, ci si affretta e si corre, poiché crediamo con fede sicura che non v'è per essi assolutamente alcun'altra possibilità di ottenere la vita se non in virtù di Cristo. Orbene, a chi non ottiene la vita mediante la grazia di Cristo, non resta altra alternativa che rimanere sotto la condanna di cui parla l'Apostolo: Per colpa d'uno solo è venuta la condanna su tutti gli uomini 33. Che i bambini nascano macchiati di quella colpa è dottrina di fede professata nella Chiesa universale e tu stesso - come accennavo poco prima - l'hai ribadita con fede assolutamente autentica nella tua polemica contro Gioviniano e nel commento al profeta Giona e penso che tu l'abbia fatto anche in molti altri passi dei tuoi scritti, che io non ho letti o in questo momento non ricordo. Insomma vorrei sapere qual è il motivo della condanna di questi bambini, dal momento che, nel caso che le anime vengano create di volta in volta per ciascuno, non vedo quali peccati le anime di essi possano avere alla loro età né d'altronde credo che Dio ne condanni qualcuna che sa non avere alcun peccato.

E' forse la carne causa dei peccato?

8. 22. Ma bisognerebbe forse sostenere un'altra teoria? Che cioè nel bambino è la sola carne a peccare 34, mentre viene creata per lui un'anima nuova? e che questa, vivendo secondo i comandamenti di Dio, con l'aiuto della grazia di Cristo, può procurare il merito dell'incorruttibilità anche alla sua stessa carne domata e soggiogata? Ma poiché l'anima del bambino non può ancora fare una simile cosa senza aver ricevuto il sacramento di Cristo, sarebbe solo in virtù di questa grazia che l'anima procurerebbe alla carne quello che essa non è ancora in grado di effettuare con la sua condotta? Si potrebbe invece dire forse che, se l'anima del bambino abbandona il corpo senza aver ricevuto il battesimo, essa entrerebbe nella vita eterna, dalla quale nessun peccato l'ha potuta separare, mentre invece il suo corpo non risorgerebbe in Cristo per non aver ricevuto il battesimo prima di morire?

Il battesimo salva l'anima, non il solo corpo.

8. 23. Quest'ipotesi non l'ho mai né sentita né letta; ho invece udito chiaramente ed ho creduto - e per questo ho parlato 35: Poiché viene il momento in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e quelli che avranno compiuto il bene ne usciranno per la risurrezione con cui entrare nella vita 36; è appunto la risurrezione di cui è detto: e grazie a un sol uomo avverrà la risurrezione dei morti; ed è la stessa in virtù della quale tutti acquisteranno [di nuovo] la vita grazie a Cristo 37; mentre quelli che avranno compiuto il male risorgeranno per subire la condanna 38. Ma in questo caso che cosa dobbiamo pensare di quei bambini i quali sono morti senz'aver ricevuto il battesimo prima d'aver la possibilità di compiere il bene o il male? Nel brano citato non si parla affatto di essi. Se però il loro corpo non risorgerà, in quanto non hanno fatto nulla né di bene né di male, non dovrebbe risorgere neppure il corpo di coloro che, dopo aver ricevuto la grazia del battesimo, son morti in quell'età in cui non erano in grado di agire bene o male. Ora se questi risorgeranno insieme ai santi, cioè insieme a coloro che hanno agito bene, insieme a chi risorgeranno quegli altri, se non insieme a coloro che hanno agito male? Salvo che si pensi che alcune anime umane non riprenderanno il proprio corpo né per risorgere alla vita né per risorgere alla condanna. Ma una simile ipotesi ripugna per la sua stessa novità prima ancora che ci sia bisogno di confutarla. D'altra parte, chi potrebbe rassegnarsi al, pensiero che coloro, i quali s'affrettano al battesimo coi loro bambini, credono di farlo per salvare non tanto la loro anima quanto il loro corpo? S. Cipriano, per esempio, senza stabilire alcuna norma nuova, ma attenendosi alla costante credenza della Chiesa, per correggere l'errore di quanti pensavano non doversi battezzare un bambino prima di otto giorni dalla sua nascita, disse che " non si doveva mandare in perdizione " l'anima, non disse: " il corpo " e con alcuni suoi colleghi d'episcopato decretò che il neonato poteva benissimo essere subito battezzato 39.

Perché il battesimo non si dà ai morti.

8. 24. Ognuno pensi quel che gli aggrada anche in contrasto con qualche opinione di Cipriano in problemi in cui egli stesso non comprese ciò che avrebbe dovuto comprendere, purché nessuno pensi diversamente da quanto credeva in modo evidentissimo l'Apostolo, il quale proclama altamente che tutti siamo trascinati alla condanna per la colpa d'una sola persona 40; condanna dalla quale non ci libera se non la grazia di Dio per virtù di Gesù Cristo nostro Signore 41, e in lui riacquistano la vita tutti quelli che tornano alla vita 42; e purché nessuno la pensi in modo contrario alla tradizione saldamente fondata dalla Chiesa, secondo la quale se al battesimo si corresse solo per salvare il corpo dei bambini, si dovrebbero presentare al battesimo anche i morti.

I veri termini del problema.

8. 25. Stando così le cose, bisogna cercare ed esporre la causa per cui le anime che vengono create nuove per ognuno che nasce, incorrono nella dannazione qualora i bambini muoiano senza aver avuto il sacramento di Cristo. Che si dannino qualora abbandonino il corpo come abbiamo detto, ce lo assicura tanto la S. Scrittura quanto la santa Chiesa. Pertanto se la tesi, che sostiene la creazione d'anime nuove, non è in contrasto con questa credenza profondamente in noi radicata, sia pure anche la mia, ma se si trova in contrasto, non sia neppure la mia.

Con quali argomenti risolvere il problema.

8. 26. Non mi si venga a dire che a sostegno di questa tesi debbano accettarsi quei passi della S. Scrittura che dicono: [Il Signore] Che ha creato lo spirito dell'uomo nel suo intimo 43; e: Che ha plasmato i loro cuori ad uno ad uno 44. Quello che si deve trovare è un argomento inoppugnabile e incontrovertibile che non ci costringa a credere che Dio condanni alcuna anima esente da qualsiasi colpa. Del resto il termine " creare " ha un significato equivalente o forse più forte del termine " plasmare ", eppure sta scritto: O Dio, crea in me un cuore puro 45. Neppure si può pensare che in questo passo l'anima esprima il desiderio d'essere creata, prima di esistere. E perciò allo stesso modo che, avendo già l'esistenza, viene creata mediante il suo rinnovarsi nella santità, così, avendo già l'esistenza, viene plasmata secondo il suo modellarsi all'insegnamento che riceve. Parimenti non è neppure una conferma di questa tesi - che vorrei fosse anche mia - quanto sta scritto nell'Ecclesiaste: Allora la polvere tornerà alla terra, com'era prima, e lo spirito tornerà al Signore che l'ha dato 46. Il passo infatti gioverebbe piuttosto come prova per coloro che pensano che tutte le anime derivano da una sola. In realtà - dicono essi - come la polvere torna alla terra com'era prima, eppure il corpo, di cui parla il passo, non torna all'uomo da cui deriva per generazione, ma torna alla terra con cui è stato formato il primo uomo, così anche lo spirito, sebbene derivato dallo spirito dell'unico primo uomo, non tornerebbe tuttavia ad esso, ma al Signore che gliel'ha dato. Ora, siccome questo testo non ha per costoro un senso tale da non sembrare del tutto in contrasto con questa tesi che ho in animo di sostenere, ho creduto opportuno solo d'avvertire la Prudenza tua di non affaticarti a tirarmi fuori da quest'imbarazzo servendoti di testi simili ai citati. Sì, è vero: nessuno riesce a far essere vera una cosa che non lo è solo col desiderarla, tuttavia sarei proprio contento, se fosse possibile, che questa tesi fosse vera, allo stesso modo che io desidero che, se è vera, sia tu a difenderla con argomenti della massima chiarezza e inoppugnabili.

Il corpo non è il carcere dell'anima.

9. 27. Questa, è una difficoltà che sentono incalzante anche i seguaci dell'altra ipotesi, secondo la quale le anime esisterebbero già in qualche luogo, preparate fin dall'inizio della creazione fatta da Dio e verrebbero poi successivamente infuse nei corpi. Identico è in realtà il quesito che si pongono costoro: se cioè le anime, senza aver alcuna colpa, ubbidiscono e vanno dove sono mandate, perché mai vengono colpite quelle dei bambini che muoiono senz'essere battezzati? Sia per l'una che per l'altra ipotesi la difficoltà è senz'altro la medesima. Da essa credono di cavarsi fuori più facilmente coloro i quali sostengono che tutte le anime vengono relegate nei corpi in castigo di non so quali colpe, commesse in una vita precedente 47. Essi infatti pensano che appunto questo sia " morire in Adamo ": scontare cioè le pene nella carne derivata da Adamo per via di generazione: è la grazia di Cristo - dicono costoro - a liberare dal peccato sia i bambini che gli adulti. E' certamente giusto, vero e ben detto che la grazia di Cristo libera dal peccato sia i bambini che gli adulti, ma che le anime pecchino in una vita precedente d'onde verrebbero precipitate nel carcere dei corpi non lo credo affatto, non lo digerisco, non sono per nulla d'accordo. Anzitutto perché non capisco attraverso quali cicli costoro dicono che si debba tornare in questo pesante ammasso di carne corruttibile per scontare le pene; 48 è questa una teoria di cui non so se possa pensarsi nulla di più orribile. In secondo luogo quale giusto mai esisterebbe, dopo la morte del quale non dovremmo preoccuparci (se pure costoro dicono il vero) per timore che cadendo in peccato nel seno di Abramo venga gettato nelle fiamme di quel famigerato riccone 49? E perché mai, del resto, non potrebbe peccare anche dopo aver ricevuto questo corpo, se l'ha potuto far prima? Infine è una cosa del tutto diversa l'aver peccato in Adamo - come lo afferma l'Apostolo: per colpa del quale tutti hanno peccato 50 - e l'aver peccato non so dove ma senza relazione con Adamo e perciò venire precipitati in Adamo, cioè in un corpo derivato per generazione da Adamo, come in un carcere. Riguardo alla teoria che vuole derivare tutte le anime da una sola, non voglio neppure discuterla salvo che ciò sia necessario; voglia invece Dio che questa di cui trattiamo tu possa difenderla - qualora fosse vera - in modo che non si debba più parlare dell'altra.

La soluzione del problema deve salvaguardare la fede.

9. 28. Infine, sebbene io non solo desideri, ma preghi innalzando ardenti voti e aspetti che il Signore per mezzo di te mi tragga fuori dall'ignoranza in cui mi trovo riguardo al presente problema; se però - Dio non voglia - non me lo meriterò affatto, chiederò a Dio nostro Signore che mi dia la rassegnazione. La nostra fede c'insegna che se qualche volta Dio non ci apre, anche quando noi bussiamo, in nessun modo dobbiamo mormorare contro di Lui. Ricordiamo che fu detto agli stessi Apostoli: Ho ancora molte cose da dirvi ma adesso non siete in condizione di portarle 51. Per mio conto tra queste cose metto anche il presente problema e non me l'avrei a male, se fossi reputato indegno di non saperlo, per non dare a vedere d'essere ancora più indegno per l'eventuale mia permalosità. Tanto più che ci sono tante altre cose che ignoro al pari di questa e non potrei né elencarle né ricordarle; mi rassegnerei inoltre ad ignorare anche questa, se non temessi che qualcuna delle ipotesi suaccennate si possa insinuare inavvertitamente nelle menti incaute in opposizione alla dottrina della nostra fede inconcussa. Ma prima ancora di sapere qual è l'ipotesi da preferire, dichiaro apertamente e senza leggerezza questa mia convinzione: l'ipotesi vera non può contraddire la fede incrollabile e ben radicata, in base alla quale la Chiesa di Cristo crede che neppure i bimbi appena nati possono essere salvati dalla dannazione se non per grazia del nome di Cristo, ch'egli stesso ha affidata ai sacramenti.

 


1 - 1 Ts 2, 12.

2 - 2 Tm 2, 21.

3 - 1 Tm 6, 16.

4 - Mt 8, 22; cf. Lc 9, 60.

5 - Cf . Rm 7, 24.

6 - Rm 7, 25.

7 - HIERON., Adv. Iovin. 2, 2.

8 - Gb 15, 4-5 (sec. LXX).

9 - Cf. Rm 5, 14.

10 - HIERON, Comm. in Ionam 3, 5.

11 - AUG., Ep. 126, 1.

12 - Gn 2, 2.

13 - Gv 5, 17.

14 - Cf. Ep. 165.

15 - Gv 3, 10.

16 - Gv 3, 1-2.

17 - Mt 23, 8-10,

18 - Es 18, 14-23.

19 - At 10, 25-48.

20 - Gal 2, 11-21.

21 - Cf. AUG., De magistro 12, 40.

22 - Cf. Rm 8, 3.

23 - Gn 2, 2.

24 - Gv 5, 17.

25 - Is 40, 26 (sec. LXX).

26 - Cf. Mt 10, 30; Lc 12, 7.

27 - SALLUST., Iugurtin. 2, 3.

28 - Rm 6, 9.

29 - HIERON., Apol. in Rufin. 3, 28.

30 - Mt 8, 32.

31 - AUG., De lib. arb. 3, 23-68.

32 - 1 Cor 15, 21-22.

33 - Rm 5, 18.

34 - Cf. Rm 8, 3.

35 - Sal 115, 1.

36 - Gv 5, 28-29.

37 - 1 Cor 15, 21-22.

38 - Gv 5, 29.

39 - CYPRIAN., Ep. 64, 2, 1 (ad Fidum).

40 - Cf. Rm 5, 18.

41 - Rm 7, 25.

42 - Cf. 1 Cor 15, 22.

43 - Zc 12, 1.

44 - Sal 32, 15.

45 - Sal 50, 12.

46 - Qo 12, 7.

47 - Cf. AUG., De civ. Dei 11, 23.

48 - Cf. AUG., De civ. Dei 12, 21.

49 - Cf. Lc 16, 22-23.

50 - Rm 5, 12.

51 - Gv 16, 12.


21 - La nascita fortunata di Maria santissima, signora nostra

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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325. Giunse il giorno, lieto per il mondo, del felicissimo parto di sant'Anna e della nascita di colei che veniva alla luce santificata e consacrata per diventare Madre di Dio. Questo parto avvenne l'ottavo giorno del mese di settembre, compiuti nove mesi interi dalla concezione della santissima anima della nostra Regina e signora. Fu preavvertita sua madre Anna da una illuminazione interiore, nella quale il Signore le diede l'avviso che si avvicinava l'ora del parto. Così, piena della gioia dello Spirito divino, era tutta presa ad ascoltare la sua voce e prostratasi in orazione chiese al Signore che l'assistesse con la sua grazia e la sua protezione, per il buon esito del parto. Subito sentì nel suo seno un movimento, che è naturale quando le creature stanno per venire alla luce. Nello stesso tempo, la bambina Maria, più che fortunata, fu rapita, per provvidenza e virtù divina, in un'estasi altissima, nella quale assorta ed astratta da tutte le operazioni sensitive, venne al mondo senza percepirlo con i sensi, come invece avrebbe potuto se assieme all'uso della ragione, che aveva, li avesse lasciati, per natura, operare in quel momento. Il potere dell'Altissimo, però, dispose in questo modo, affinché la Principessa del cielo non avvertisse il naturale evento del parto.

326. Maria nacque pura, bella e tutta piena di grazie, manifestando con esse che era esente dalla legge e dal tributo del peccato. E benché nella sostanza venne al mondo come gli altri figli di Adamo, tuttavia la sua nascita fu accompagnata da circostanze e grazie particolari, che la resero miracolosa ed ammirabile in tutta la natura, nonché lode eterna per il suo Autore. Questa divina stella mattutina spuntò, dunque, al mondo, intorno alla mezzanotte, cominciando così a dividere la notte dell'antica legge e delle prime tenebre dal giorno nuovo della grazia, che stava già per apparire. Colei che aveva la mente fissa nella Divinità fu così, conformemente agli altri bambini, avvolta in panni e posta ed accomodata in una culla; e venne trattata come una bambina quella che, in sapienza, eccedeva tutti i mortali e gli stessi serafini. Sua madre Anna non consentì che in quel momento fosse toccata da altri, ma lei stessa, con le sue mani, l'avvolse in fasce, senza esserne impedita dal parto, poiché fu libera dal doloroso travaglio cui sono soggette, ordinariamente, tutte le altre madri.

327. Sant'Anna ricevette nelle sue mani colei che, essendo figlia sua, era insieme il maggior tesoro del cielo e della terra; semplice creatura sì, ma inferiore solo a Dio e superiore invece ad ogni cosa creata. Con fervore e con lacrime la offrì alla sua divina Màestà, dicendo nel suo intimo: «Signore d'infinita sapienza e potenza, creatore di tutto ciò che esiste, io vi offro il frutto del mio seno, che ho ricevuto dalla vostra bontà, con eterna riconoscenza per avermelo concesso senza che io potessi meritarlo. Fate della figlia e della madre ciò che piace alla vostra santissima volontà e guardate la nostra piccolezza, dall'alto della vostra sede e grandezza. Siate eternamente benedetto, perché avete arricchito il mondo con una creatura così gradita al vostro beneplacito e perché in lei avete preparato la dimora e il tabernacolo in cui viva il Verbo eterno. Io mi congratulo con i miei santi Padri e Profeti, ed in loro con tutto il genere umano per il pegno sicuro, che ad essi donate, della redenzione. Ma come tratterò io quella che mi date per figlia, non meritando nemmeno di essere sua serva? Come toccherò la vera arca dell'alleanza? Concedetemi, o Signore e mio re, la luce necessaria per conoscere la vostra volontà e per eseguirla con il vostro compiacimento ed al servizio di mia figlia».

328. Il Signore rispose alla santa suggerendole nell'intimo l'ispirazione di trattare la bambina come fa qualsiasi madre, senza dimostrarle all'esterno riverenza, e portandogliela, però, nel suo interno: nel crescerla adempisse, quindi, i doveri di una vera madre, avendone cura con sollecitudine ed amore. Così fece appunto la felice madre ed usando questa facoltà, senza venir meno alla riverenza dovuta, si deliziava con la sua santissima figlia, trattandola ed accarezzandola come fanno le altre madri con le loro figlie, sempre però con la stima e con l'attenzione degne di quel mistero così imperscrutabile e divino che si racchiudeva tra madre e figlia. Gli angeli con tanti altri spiriti celesti venerarono devoti la dolce bambina, tra le braccia di sua madre, e le suonarono delle celesti sinfonie, di cui udì qualcosa sant'Anna; i mille angeli, invece, destinati alla custodia, si presentarono davanti alla gran Regina, per dedicarsi al suo servizio. Fu questa la prima volta che la divina signora li vide in forma corporea con i segni e le vesti, di cui parlerò in un altro capitolo; e la bambina li pregò che lodassero l'Altissimo con lei ed in nome suo.

329. Nel momento in cui nacque la nostra principessa Maria, l'Altissimo inviò l'arcangelo san Gabriele a portare ai santi Padri del limbo questa notizia tanto lieta per loro. Subito il messaggero celeste scese ad illuminare quella profonda caverna, rallegrando i giusti che vi si trovavano. Annunciò loro che già cominciava a spuntare il giorno della felicità eterna e della redenzione del genere umano; giorno tanto desiderato ed aspettato dai santi Padri e preannunziato dai Profeti. Era già nata la Madre del Messia promesso, per cui essi avrebbero ben presto visto la salvezza e la gloria dell'Altissimo. Il santo principe inoltre svelò loro le eccellenti virtù di Maria e tutto ciò che la mano dell'Onnipotente aveva cominciato ad operare in lei, affinché conoscessero meglio il felice principio del mistero, che avrebbe posto fine alla loro prolungata prigionia. Di questa notizia, si rallegrarono in spirito i Padri, i Profeti e gli altri giusti che dimoravano nel limbo; e con nuovi cantici lodarono il Signore per tale beneficio.

330. Tutto ciò che ho riferito successe in breve tempo. Intanto, la nostra Regina, appena vide la luce del sole materiale, conobbe con i sensi i suoi naturali genitori ed altre creature; questo fu il primo passo della sua vita nel mondo. Il braccio onnipotente dell'Altissimo ricominciò così ad operare per lei nuove meraviglie, superiori ad ogni pensiero umano. La prima, oltremodo stupenda, fu d'inviare innumerevoli angeli, affinché sollevassero in anima e corpo, al cielo empireo, l'eletta per madre del Verbo eterno, secondo quello che il Signore disponeva. Ubbidirono i santi principi e, prendendo la bambina Maria dalle braccia di sua madre sant'Anna, si ordinarono con pompa solenne in una festosa processione, portando fra cantici d'incomparabile giubilo la vera arca della nuova alleanza, perché dimorasse per un po' di tempo non nella casa di ObedÈdom, ma nel tempio del sommo Re dei re, dove poi sarebbe dovuta rimanere eternamente. Da questo mondo al supremo cielo fu il secondo passo che Maria santissima fece nella sua vita.

331. Chi potrà degnamente esaltare questo stupendo prodigio della destra dell'Onnipotente? Chi potrà descrivere il gaudio e lo stupore degli spiriti celesti, quando guardavano quella meraviglia così nuova tra le opere dell'Altissimo, e con nuovi cantici la celebravano? In Maria riconobbero e riverirono la loro regina e signora, eletta per madre di colui che doveva essere loro capo, e che era causa della grazia e della gloria che possedevano, poiché egli le aveva loro ottenute con i suoi meriti in previsione del divino consenso. Ma quale lingua o pensiero dei mortali potrebbe entrare nel segreto del cuore di quella tenera bambina, e capire o descrivere che cosa sentì durante lo svolgimento di un privilegio così singolare? Lo lascio pensare a coloro che sono animati da sentimenti di vera pietà cattolica e molto più a quelli cui sarà dato conoscerlo nel Signore; noi invece lo vedremo quando per la sua infinita misericordia giungeremo a goderlo faccia a faccia.

332. La bambina Maria fece il suo ingresso nel cielo empireo per mano degli angeli e prostratasi con amore alla presenza del trono dell'Altissimo, si avverò - secondo il nostro modo d'intendere - ciò che prima era accaduto in figura, quando Betsabea si presentò al figlio Salomone, che dal suo trono giudicava il popolo d'Israele; ed egli alzatosi ricevette sua madre e la colmò di onori dandole il posto di regina al suo fianco. Lo stesso fece, ma con maggiore gloria ed in modo ancor più ammirabile la persona del Verbo eterno con la bambina Maria, che si era eletta per madre. Egli la innalzò sul suo trono e le diede, al suo fianco destro, il titolo di madre sua e di regina di ogni cosa creata, benché tutto ciò si operasse senza che ella conoscesse la propria dignità né il fine di misteri e privilegi così ineffabili; ma per ricevere questi le sue deboli forze furono sostenute dalla potenza divina. Le vennero, infatti, elargite grazie e doni nuovi, con i quali furono rispettivamente elevate le sue capacità esteriori; e riguardo alle facoltà interiori, oltre alla nuova grazia ed alla luce con le quali furono preparate, Dio le elevò in modo adeguato a ciò che le doveva essere rivelato. Inoltre, avendole dato il lume necessario, svelò la sua divinità, manifestandosi a lei in modo chiaro e indicibilmente sublime. Fu questa la prima volta che la bambina Maria vide la santissima Trinità.

333. Della gloria che in questa visione ebbe la bambina Maria, dei nuovi misteri che le furono rivelati e degli effetti che ridondarono nella sua purissima anima, furono solo testimoni l'autore di così inaudito miracolo e gli angeli stupefatti, che in Dio stesso conoscevano già qualcosa di questo mistero. Ritrovandosi la Regina alla destra del Signore che doveva divenire suo figlio e vedendolo faccia a faccia, gli chiese, più felicemente di Betsabea, che donasse l'intatta Sunnamita Abisag, cioè la sua inaccessibile divinità, all'umana natura sua propria sorella, e che adempisse la sua parola scendendo dal cielo sulla terra, celebrando così il matrimonio dell'unione ipostatica nella persona del Verbo, poiché tante volte lo aveva promesso agli uomini per mezzo dei Patriarchi e dei Profeti. Lo pregò anche di affrettare la redenzione del genere umano, attesa da tanti secoli, poiché si moltiplicavano i peccati e la rovina del-le anime. Ascoltò l'Altissimo questa richiesta a lui tanto gradita, e promise a sua Madre, diversamente da Salomone, che subito si sarebbe disobbligato dalle sue promesse e sarebbe venuto nel mondo, incarnandosi per redimerlo.

334. In quel concistoro e tribunale divino della santissima Trinità si decise di dare il nome alla bambina Regina; e siccome nessun nome è legittimo e proprio se non quello che si pone nell'essere immutabile di Dio, dove con equità, peso, misura ed infinita sapienza si dispensano ed ordinano tutte le cose, allora la divina Maestà volle imporglielo da se stessa, nel cielo. Manifestò così agli spiriti angelici che le tre divine Persone avevano decretato e formulato, sin dall'eternità, i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria per il figlio e per la madre; e si erano compiaciute in essi, tenendoli scolpiti nella loro mente eterna, e presenti in tutte le cose a cui avevano dato esistenza, poiché proprio per il loro servizio le avevano create. Mentre i santi angeli venivano a conoscenza di questi e di altri misteri, udirono una voce dal trono, che, nella persona del Padre eterno, diceva: «La nostra eletta sarà chiamata Maria e questo nome deve essere meraviglioso e grande; quelli che lo invocheranno con devoto affetto, riceveranno copiosissime grazie; quelli che lo apprezzeranno e pronunceranno con riverenza, saranno consolati e vivificati; tutti ritroveranno in esso il rimedio dei loro mali, i tesori per arricchirsi e la luce che li guidi verso la vita eterna. Questo nome sarà terribile contro l'inferno, schiaccerà il capo al serpente, ed otterrà insigni vittorie sui principi delle tenebre». Ordinò poi il Signore agli spiriti angelici, che annunziassero questo felice nome a sant'Anna, affinché si operasse sulla terra quello che si era stabilito nel cielo. La divina bambina, prostratasi con affetto dinanzi al trono, rese riconoscenti ed umili grazie all'Essere eterno e con ammirabili e dolcissimi cantici ricevette il suo nome. Se si dovessero descrivere i privilegi e le grazie, che le furono concessi, sarebbe necessaria unopera a parte, di più volumi. I santi angeli, nel trono dell'Altissimo, venerarono e riconobbero, di nuovo, Maria santissima come futura madre del Verbo e come loro regina e signora; e ne ossequiarono il nome prostrandosi, ogni volta che lo pronunciava la voce dell'eterno Padre. Particolarmente lo venerarono quelli che lo avevano come stemma sul petto; tutti invece intonarono cantici di lode per misteri così grandi ed insondabili. La neonata Regina, però, continuò ad ignorare la causa di tutto ciò che vedeva, perché non le venne manifestata la sua dignità di madre del Verbo sino al tempo dell'incarnazione. Intanto sempre con giubilo e con riverenza i santi angeli la riportarono sulla terra nelle braccia di sant'Anna, alla quale rimase nascosto quanto era accaduto, nonché l'assenza di sua figlia, poiché in vece sua suppli uno degli angeli custodi, prendendo, per questo scopo, un corpo aereo. Oltre a ciò, per molto tempo, mentre la divina fanciulla dimorava nel cielo empireo, sua madre Anna ebbe un'estasi di altissima contemplazione, in cui, benché ignorasse quel che si operava nella sua bambina, le furono manifestati gli ineffabili misteri della dignità di madre di Dio, per la quale era stata eletta la sua figlia santissima. La prudente donna li conservò nascosti nel suo cuore, tenendoli, però, sempre presenti nella mente, per tutto quello che doveva operare con lei.

335. Otto giorni dopo la nascita della grande Regina, scese dall'alto una moltitudine di angeli béllissimi e maestosi, portanti uno scudo sul quale era scolpito, a caratteri brillanti e risplendenti, il nome di Maria. Manifestandosi tutti alla fortunata sant'Anna le dissero che il nome di sua figlia doveva essere quello che essi portavano sullo scudo, e cioè Maria: nome che le aveva dato la divina Provvidenza, ordinando in tal modo che anche lei e Gioacchino glielo imponessero subito. La santa chiamò il marito e gli fece conoscere la volontà di Dio riguardo al nome della loro figlia ed il fortunatissimo padre lo accolse con giubilo e con devoto affetto. Decisero così di chiamare i parenti ed un sacerdote, e con un sontuoso e solenne banchetto posero il nome di Maria alla loro neonata. Gli angeli celebrarono questa festa cantando una dolcissima melodia, sentita solo dalla madre e dalla figlia che restò così col nome che la santissima Trinità le aveva dato nel cielo il giorno in cui era nata e sulla terra l'ottavo giorno dopo l'evento. Fu scritto poi nel registro comune, quando sua madre andò al tempio per adempiere la legge, come si dirà in seguito. Sino allora il mondo non aveva visto un parto simile a questo né un altro sarebbe potuto accadere in una semplice creatura. Questa fu la nascita più fortunata che la natura poté salutare, poiché portò una bambina la cui vita, già dal primo giorno, non solo fu esente dalla macchia del peccato, ma fu più pura e santa di quella dei supremi serafini. La nascita di Mosè fu celebrata per la bellezza e l'avvenenza del bambino; ma questa non era che apparente e corruttibile. Oh, come è bella la nostra grande bambina! Oh, com'è bella! È tutta bella e soavissima nelle sue delizie, perché possiede tutte le grazie e le bellezze, senza alcun difetto. Fu motivo di sorriso e di letizia, per la casa di Abramo, la nascita di Isacco, il figlio promesso da Dio e concepito da madre sterile; ma tale parto non ebbe una grandezza maggiore di quella originata e trasmessa dalla nostra bambina Regina, per cui fu preordinata tutta quella gioia straordinaria. E se quel parto fu ammirabile e di tanto giubilo per la famiglia del patriarca, perché era prefigura e preparazione della natività della dolcissima Maria, così in questo si devono rallegrare il cielo e la terra, perché nasce colei che viene a restaurare le rovine del cielo e a santificare il mondo. Quando nacque Noè, si consolò suo padre Lamech, perché seppe che Dio attraverso suo figlio avrebbe assicurato la continuità del genere umano, per mezzo dell'arca, e avrebbe accordato di nuovo le benedizioni che gli uomini avevano demeritato per i peccati commessi. Tutto questo, però, avvenne affinché nascesse questa bambina, che doveva essere la vera riparatrice, essendo, ancora una volta, l'arca mistica a contenere il nuovo e vero Noè, attirandolo dal cielo, per riempire di benedizioni tutti gli abitanti della terra. Oh, felice parto! Oh, lieta nascita, che in tutti i secoli passati sei stata il compiacimento della santissima Trinità, il gaudio degli angeli, il refrigerio dei peccatori, l'allegrezza dei giusti e la singolare consolazione dei santi che ti stavano aspettando nel limbo!

336. Oh, preziosa e fulgida margarita, che ti dischiudesti alla luce del sole racchiusa nella grezza conchiglia di questo mondo! Oh, grande bambina! Se alla luce materiale gli occhi terreni ti ravvisano appena, dinanzi a quelli del sovrano e della sua corte superi in dignità e bellezza tutto ciò che non è Dio stesso. Tutte le generazioni ti benedicano; tutte le nazioni riconoscano e lodino la tua grazia e la tua bellezza. La terra sia rischiarata da questa nascita; i mortali si rallegrino perché è nata per loro la corredentrice che colmerà il vuoto causato dalla prima colpa; vuoto in cui da essa sono stati lasciati. Sia benedetta ed esaltata la vostra benignità verso di me che sono polvere e cenere, la più abietta. E se mi date il permesso, o mia Signora, di parlare alla vostra presenza, vi esporrò un dubbio, che mi è affiorato su questo mistero della vostra nascita, riguardo a quello che operò l'Altissimo con voi nell'ora in cui vi pose alla luce materiale del sole.

337. Questo è il dubbio: «Come si potrà intendere che per mano dei santi angeli siete stata portata con il corpo fino al cielo empireo ed alla vista della Divinità? Poiché secondo la dottrina della santa Chiesa e dei santi dottori, il cielo fu chiuso e come interdetto per gli uomini fino a che il vostro santissimo Figlio non lo aprì con la sua vita e la sua morte, entrando in esso come redentore e capo, quando, cioè risorto, vi salì nel giorno della sua ammirabile ascensione, essendo egli il primo per il quale furono aperte quelle porte eterne, che erano state chiuse per il peccato».

 

Risposta ed insegnamento della Regina del cielo

 

338. Carissima figlia mia, è vero che la divina giustizia, per il primo peccato chiuse il cielo ai mortali fino a quando il mio santissimo Figlio non lo aprì, pagando abbondantemente per gli uomini con la sua vita e la sua morte. Fu così conveniente e giusto che il Redentore, che come capo aveva unito a sé le membra redente, entrasse pnma degli altri figli di Adamo nel cielo, aprendolo per loro. E' vero che se Adamo non avesse peccato, non sarebbe stato necessario osservare questo ordine, per poter gli uomini salire al cielo empireo a godere della Divinità, ma vista la caduta del genere umano, la santissima Trinità stabilì quello che ora si sta eseguendo ed adempiendo. Davide cantò questo grande mistero nel salmo ventitreesimo, quando, parlando con gli spiriti del cielo, disse due volte: «Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi porte antiche, ed entri il re della gloria». E ripeté agli angeli che le porte erano aperte solo per loro, mentre per gli uomini stavano chiuse. E benché quei cortigiani del cielo non ignorassero che il Verbo incarnato aveva già tolto a quelle porte le sbarre e le serrature della colpa - salendo ricco e glorioso con le spoglie della morte e del peccato e presentando nella gloria dei santi Padri del limbo il frutto della passione che portava su di sé - con tutto ciò, i santi angeli vengono qui descritti come meravigliati e stupiti di questa novità straordinaria, domandandosi tra loro: «Chi è questo re della gloria, essendo uomo e della stessa natura di Adamo che perdette per sé e per tutto il genere umano il diritto di salire al cielo?».

339. Al dubbio rispondono loro stessi, dicendo che il re della gloria è il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia, il Signore degli eserciti. Il che è un mostrarsi consapevoli che quell'uomo, venuto dal mondo per aprire le porte eterne, non era solo uomo, né era sottomesso alla legge del peccato, ma era vero uomo e vero Dio e che, forte e potente in battaglia aveva vinto il forte armato che regnava nel mondo, e lo aveva spogliato del suo regno e delle sue armi. Gli angeli lo chiamano il re della gloria, il signore delle virtù, perché le aveva operate come loro Signore, cioè con autorità e senza gli ostacoli del peccato e delle sue conseguenze. E, come signore delle virtù e re della gloria, veniva ora trionfando e ripartendo virtù e gloria ai suoi redenti, per i quali, in quanto uomo, aveva patito ed era morto; in quanto Dio, invece, li sollevava all'eternità della visione beatifica, avendo spezzato le serrature, ossia gli ostacoli posti dal peccato.

340. O anima, questo fu quello che fece il mio diletto figlio, vero Dio e vero uomo, che, come signore d'ogni virtù e grazia, m'innalzò e mi adornò fin dal primo istante della mia immacolata concezione. Quindi non essendo stata colpita dall'obice del primo peccato, non ebbi l'ostacolo, proprio degli altri mortali, ad entrare per le porte eterne del cielo, anzi, riguardo a questo, il potente braccio di mio figlio si comportò con me, come con la signora delle virtù e regina del cielo. Parimenti, dovendolo rivestire, nel suo farsi uomo, della mia carne e del mio sangue, per la sua benignità volle prevenirmi, facendomi simile a lui in purezza e nella esenzione della colpa come anche in altri doni e privilegi divini. Inoltre, poiché non ero schiava della colpa, non esercitavo affatto le virtù come chi è soggetta ad essa, ma come signora delle mie facoltà, senza conflitto interiore e con pieno dominio; simile non tanto ai figli di Adamo quanto al Figlio di Dio che era anche mio figlio.

341. Per questa ragione gli spiriti celesti mi aprirono le porte eterne che reputavano loro, riconoscendo così che il Signore mi aveva creata più pura di tutti i supremi angeli del cielo, anzi loro Regina e signora di tutte le creature. E comprendi, o carissima, che chi fece la legge, poté senza contraddizione dispensare da essa. In questo modo, operò il supremo Signore e legislatore, stendendo verso di me lo scettro della sua clemenza più nobilmente di quanto non fece Assuero verso Ester, affinché non si intendesse che le leggi circa la colpa, comuni agli altri mortali, fossero fatte per me, che dovevo diventare la Madre dell'autore della grazia. E benché io, come semplice creatura non potessi meritare questi benefici, tuttavia la clemenza e la bontà divina si volsero verso di me liberalmente, rimirandomi come umile serva, affinché lodassi eternamente l'autore di tali opere. E voglio che anche tu, o figlia mia, lo esalti e lo benedica per esse.

342. L'insegnamento che ora ti do è questo: avendoti eletta con liberale pietà, come mia discepola e compagna, quando eri ancora povera e abbandonata, cerca con tutte le tue forze di imitarmi in un esercizio che io ho praticato per tutta la mia vita da quando venni al mondo, senza tralasciarlo nemmeno un giorno, per quanti pensieri e tribolazioni avessi. L'esercizio consisteva nel prostrarmi alla presenza dell'Altissimo, ogni giorno allo spuntare della luce, ringraziandolo e lodandolo per il suo essere immutabile, per le sue infinite perfezioni e per avermi creata dal nulla. Inoltre, riconoscendomi sua creatura e sua fattura, lo benedicevo ed adoravo rendendogli onore e magnificenza come si deve al supremo Signore e al creatore mio e di tutto ciò che esiste. Sollevavo così il mio spirito, mettendolo nelle sue mani, e con fiducia e profonda umiltà mi abbandonavo chiedendogli che, in quel giorno e per tutti gli altri della mia vita, disponesse di me secondo il suo volere e che m'insegnasse tutto ciò che gli fosse di maggiore gradimento, per adempierlo. Nell'espletare i diversi impegni quotidiani replicavo più volte questi atti e nell'interno consultavo prima la divina Maestà chiedendole consigli, licenza e benedizione per tutte le mie azioni.

343. Sii molto devota del mio dolcissimo nome. Sappi intanto che sono stati molti i privilegi e le grazie che l'Onnipotente ha legato al mio nome. Nel rendermene conto alla vista di Dio, mi sentii, in modo sommo, tenuta alla riconoscenza e fui presa da una grande sollecitudine di corrispondere, tanto che tutte le volte che mi veniva alla memoria il mio nome, Maria, ed accadeva molto spesso, e tutte le volte che mi sentivo nominare, provavo un incitamento alla gratitudine e al compimento di ardue imprese per il Signore, che me lo aveva dato. Lo stesso nome hai tu. Perciò voglio che questo nome operi in te i medesimi effetti, in modo che tu mi imiti fedelmente in ciò che hai appreso in questo capitolo, senza venirvi meno da oggi in poi, qualunque cosa accadesse. Qualora, per debolezza, tu cadessi nell'indolenza, rientra subito in te stessa e, alla presenza del Signore e a quella mia, riconosci con dolore la tua colpa. Con sollecitudine e costanza in questo santo esercizio, eviterai molte imperfezioni e ti abituerai piano piano a praticare le virtù nel più alto grado, secondo il volere dell'Altissimo. Egli allora non ti negherà la sua grazia divina se ricercherai davvero la sua luce e ciò che è più gradito e desiderato dal tuo cuore e dal mio, cioè di ascoltare e ubbidire con tutta te stessa al tuo sposo e Signore, il quale vuole per te ciò che è più puro, santo e perfetto e una volontà pronta e disposta ad eseguirlo.


5 giugno 1943 Ore 12

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «Vorreste che Io venissi e mi mostrassi per terrorizzare e incenerire i colpevoli. O miseri! Non sapete quello che chiedete!

   Purtroppo verrò. Dico: “Purtroppo”, perché la mia sarà venuta di Giudizio e giudizio tremendo. Avessi a venire per salvarvi non direi così e non cercherei di allontanare i tempi della mia venuta, ma anzi mi precipiterei con ansia per salvarvi ancora. Ma il mio secondo avvento sarà avvento di Giudizio severo, inesorabile, generale, e per la maggior parte di voi sarà giudizio di condanna.

   Non sapete quello che chiedete. Ma se anche Io mi mostrassi, dove è nei cuori, e specie in quelli maggiormente colpevoli delle sciagure di ora, quel tanto residuo di fede e di rispetto che li farebbe curvare col volto a terra per chiedermi pietà e perdono? No, figli che chiedete al Padre vendetta mentre Egli è Padre di perdono! Se anche il mio Volto balenasse nei vostri cieli e la mia Voce, che ha fatto i mondi, tuonasse da oriente ad occidente, le cose non muterebbero. Ma soltanto un nuovo coro blasfemo di insulti, ma soltanto una nuova ridda di ingiurie sarebbero lanciati contro la mia Persona.

   Ripeto: potrei fare un miracolo e lo farei se sapessi che poi voi vi pentite e divenite migliori. Voi, grandi colpevoli che portate i piccoli a disperare e a chiedere vendetta, e voi, piccoli colpevoli che chiedete vendetta. Ma né voi, grandi colpevoli, né voi, piccoli colpevoli, vi pentireste e non diverreste migliori dopo il miracolo. Calpestereste anzi, in una furia di gioia colpevole, i corpi dei puniti, demeritando subito al mio cospetto, e vi montereste sopra per opprimere, a vostra volta, da quel trono fondato su una punizione.

   Questo vorreste. Che Io colpissi per potere colpire a vostra volta. Io sono Dio e vedo nel cuore degli uomini e perciò non vi ascolto in questo. Non voglio che vi danniate tutti. I grandi colpevoli sono già giudicati. Ma voi tento di salvarvi. E quest’ora, per voi, è vaglio di salvezza. Cadranno in potere del Principe dei demoni coloro che già hanno in loro la zizzania del demonio, mentre coloro che hanno in cuore il grano di frumento germinante l’eterno Pane, germoglieranno in Me in vita eterna.»

Supplica a Maria Addolorata


   «Maria, che ci hai preso per figli ai piedi della Croce; Maria, che sei la Madre nostra e del nostro Dio e Fratello Gesù, ascolta la voce dei tuoi figli.
   Ecco: ci trasciniamo ai piedi della Croce dove agonizza il Figlio tuo e dove Tu pure agonizzi col tuo Cuore straziato, o Madre che vedi morire la tua Creatura. Guardaci, Maria. Siamo tutti aspersi del Sangue del tuo Figlio. Egli è morto per noi, per darci la Vita e la Pace in questo e nell’altro mondo. E noi, a Te che sei stata la prima pietra della nostra redenzione, ci volgiamo per avere vita, salvezza e pace, che abbiamo demeritato di avere con la nostra forma di vivere contraria e ribelle alla dottrina del Figlio tuo.
   Sì, lo sappiamo d’aver meritato il flagello che ora ci colpisce. Lo riconosciamo umilmente per assomigliare a Te che fosti l’Umilissima oltre che la Purissima. Ma, o Madre, oltre che pura Tu sei pietosa. Pietà dunque di noi, Maria, che generasti al mondo la Misericordia stessa!
   Salvaci, salvaci, o Maria, dalla furia nemica!
   Salva le nostre chiese e le nostre case, le chiese e le case di questa città che ti riconosce Regina e Patrona.
   Salva i nostri uomini, quegli uomini che Tu, Stella del Mare, tante volte salvasti dalle marine sventure.
   Salva noi tutti qui prostrati ai tuoi piedi; salva quelli che l’infermità impedisce di essere qui con noi, ma che vi sono con le loro anime e il loro soffrire.
   Salva anche coloro che sono assenti con la loro pervicace volontà, i figli sviati, i disgraziati più grandi perché hanno perso la Luce, la Via, la Vita, perdendo tuo Figlio, Verità vera.
   E per penetrare con la nostra preghiera nel tuo Cuore pietoso, ecco, o Maria, che ci spogliamo dai rancori, dallo spirito di vendetta, dalla sete d’esser crudeli come altri lo sono con noi. Ci ricordiamo, in quest’ora, che siamo tutti creati dal Padre, che siamo tutti fratelli del Figlio, che siamo tutti amati dallo Spirito. Ci ricordiamo, in quest’ora, la preghiera[32] del tuo Gesù, Martire per noi: “Padre, perdona loro”, e la ripetiamo per tutti, su tutti, per essere a nostra volta perdonati dall’Eterno e salvati da Te.
   Ave, Maria! Dal tuo Cuore trafitto fa’ scendere su noi la grazia della salvezza per questa città, per la patria nostra, per il mondo tutto che muore fra le rovine avendo perduto di vista il Cielo.
   Santa Maria, prega per noi. E se la volontà di Dio si avesse a compiere, per noi, cruentemente, siici al fianco nell’ora della morte per portarci con Te, Maria, a vederti e ringraziarti tra gli splendori eterni di Dio. Amen.»