Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Agisce saggiamente e con molta accortezza chi cerca di fare il volere degli altri piuttosto che il proprio. (Massime di perfezione cristiana)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 0° settimana del tempo di Quaresima (Mercoledì delle Ceneri)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 6

1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".

17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.

53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.


Numeri 3

1Questi sono i discendenti di Aronne e di Mosè quando il Signore parlò a Mosè sul monte Sinai.2Questi sono i nomi dei figli di Aronne: Nadab il primogenito, Abiu, Eleazaro e Itamar.3Tali i nomi dei figli di Aronne che ricevettero l'unzione come sacerdoti e furono consacrati per esercitare il sacerdozio.4Nadab e Abiu morirono davanti al Signore, quando offrirono fuoco profano davanti al Signore, nel deserto del Sinai. Essi non avevano figli ed Eleazaro e Itamar esercitarono il sacerdozio in presenza di Aronne, loro padre.
5Il Signore disse a Mosè:6"Fa' avvicinare la tribù dei leviti e presentala al sacerdote Aronne, perché sia al suo servizio.7Essi custodiranno quanto è affidato a lui e a tutta la comunità davanti alla tenda del convegno e presteranno servizio alla Dimora.8Avranno in custodia tutti gli arredi della tenda del convegno e di quanto è affidato agli Israeliti e presteranno servizio alla Dimora.9Assegnerai i leviti ad Aronne e ai suoi figli; essi gli sono dati tutti tra gli Israeliti.10Tu stabilirai Aronne e i suoi figli, perché custodiscano le funzioni del loro sacerdozio; l'estraneo che vi si accosterà sarà messo a morte".
11Il Signore disse a Mosè:12"Ecco, io ho scelto i leviti tra gli Israeliti al posto di ogni primogenito che nasce per primo dal seno materno tra gli Israeliti; i leviti saranno miei,13perché ogni primogenito è mio. Quando io colpii tutti i primogeniti nel paese d'Egitto, io mi riservai in Israele tutti i primogeniti degli uomini e degli animali; essi saranno miei. Io sono il Signore".
14Il Signore disse a Mosè nel deserto del Sinai:15"Fa' il censimento dei figli di Levi, secondo i casati dei loro padri e le loro famiglie; farai il censimento di tutti i maschi dall'età di un mese in su".16Mosè ne fece il censimento secondo l'ordine del Signore, come gli era stato comandato di fare.
17Questi sono i figli di Levi secondo i loro nomi: Gherson, Keat e Merari.18Questi i nomi dei figli di Gherson, secondo le loro famiglie: Libni e Simei.19I figli di Keat secondo le loro famiglie: Amram, Isear, Ebron e Uzziel.20I figli di Merari secondo le loro famiglie: Macli e Musi. Queste sono le famiglie dei leviti secondo i loro casati paterni.
21Da Gherson discendono la famiglia dei Libniti e la famiglia dei Simeiti, che formano le famiglie dei Ghersoniti.22Coloro che furono registrati, contando tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano settemilacinquecento.23Le famiglie dei Ghersoniti avevano il campo dietro la Dimora, a occidente.24Il capo del casato paterno per i Ghersoniti era Eliasaf, figlio di Lael.25Per quello che riguarda la tenda del convegno i figli di Gherson avevano la custodia della Dimora e della tenda, della sua coperta, della cortina all'ingresso della tenda del convegno,26dei tendaggi del recinto e della cortina alla porta del recinto intorno alla Dimora e all'altare e delle corde per tutto il suo impianto.
27Da Keat discendono la famiglia degli Amramiti, la famiglia degli Iseariti, la famiglia degli Ebroniti e la famiglia degli Uzzieliti, che formano le famiglie dei Keatiti.28Contando tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano ottomilaseicento, che avevano la custodia del santuario.29Le famiglie dei figli di Keat avevano il campo al lato meridionale della Dimora.30Il capo del casato paterno per i Keatiti era Elisafan, figlio di Uzziel.31Alla loro custodia erano affidati l'arca, la tavola, il candelabro, gli altari e gli arredi del santuario con cui si esercita il ministero, il velo e quanto si riferisce al suo impianto.32Il capo supremo dei leviti era Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne; egli aveva la sorveglianza di quelli che attendevano alla custodia del santuario.
33Da Merari discendono la famiglia dei Macliti e la famiglia dei Musiti che formano le famiglie di Merari.34Coloro che furono registrati, contando tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano seimiladuecento.35Il capo del casato paterno per le famiglie di Merari era Suriel, figlio di Abicail. Essi avevano il campo dal lato settentrionale della Dimora.36Alla custodia dei figli di Merari furono affidati le tavole della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne e le loro basi, tutti i suoi arredi e quanto si riferisce al suo impianto,37le colonne del recinto tutto intorno, le loro basi, i loro picchetti e le loro corde.38Sul davanti della Dimora a oriente, di fronte alla tenda del convegno, verso levante, avevano il campo Mosè, Aronne e i suoi figli; essi avevano la custodia del santuario invece degli Israeliti; l'estraneo che vi si avvicinava sarebbe stato messo a morte.
39Tutti i leviti di cui Mosè e Aronne fecero il censimento secondo le loro famiglie per ordine del Signore, tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano ventiduemila.
40Il Signore disse a Mosè: "Fa' il censimento di tutti i primogeniti maschi tra gli Israeliti dall'età di un mese in su e fa' il censimento dei loro nomi.41Prenderai i leviti per me - Io sono il Signore - invece di tutti i primogeniti degli Israeliti e il bestiame dei leviti invece dei primi parti del bestiame degli Israeliti".
42Mosè fece il censimento di tutti i primogeniti tra gli Israeliti, secondo l'ordine che il Signore gli aveva dato.43Tutti i primogeniti maschi che furono registrati, contando i nomi dall'età di un mese in su, furono ventiduemiladuecentosettantatré.

44Il Signore parlò a Mosè:45"Prendi i leviti invece di tutti i primogeniti degli Israeliti e il bestiame dei leviti invece del loro bestiame; i leviti saranno miei. Io sono il Signore.46Per il riscatto dei duecentosettantatré primogeniti degli Israeliti che oltrepassano il numero dei leviti,47prenderai cinque sicli a testa; li prenderai secondo il siclo del santuario, che è di venti 'ghera'.48Darai il denaro ad Aronne e ai suoi figli per il riscatto di quelli che oltrepassano il numero dei leviti".49Mosè prese il denaro per il riscatto di quelli che oltrepassavano il numero dei primogeniti riscattati dai leviti;50prese il denaro dai primogeniti degli Israeliti: milletrecentosessantacinque sicli, secondo il siclo del santuario.51Mosè diede il denaro del riscatto ad Aronne e ai suoi figli, secondo l'ordine del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.


Salmi 67

1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda. Salmo. Canto.'

2Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
3perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.

4Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
5Esultino le genti e si rallegrino,
perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra.

6Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
7La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
8ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.


Salmi 135

1Alleluia.

Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
2voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.
3Lodate il Signore: il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
4Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come suo possesso.

5Io so che grande è il Signore,
il nostro Dio sopra tutti gli dèi.
6Tutto ciò che vuole il Signore,
egli lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.
7Fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce le folgori per la pioggia,
dalle sue riserve libera i venti.

8Egli percosse i primogeniti d'Egitto,
dagli uomini fino al bestiame.
9Mandò segni e prodigi
in mezzo a te, Egitto,
contro il faraone e tutti i suoi ministri.
10Colpì numerose nazioni
e uccise re potenti:
11Seon, re degli Amorrèi,
Og, re di Basan,
e tutti i regni di Cànaan.
12Diede la loro terra in eredità a Israele,
in eredità a Israele suo popolo.

13Signore, il tuo nome è per sempre;
Signore, il tuo ricordo per ogni generazione.
14Il Signore guida il suo popolo,
si muove a pietà dei suoi servi.

15Gli idoli dei popoli sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
16Hanno bocca e non parlano;
hanno occhi e non vedono;
17hanno orecchi e non odono;
non c'è respiro nella loro bocca.
18Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.
19Benedici il Signore, casa d'Israele;
benedici il Signore, casa di Aronne;
20Benedici il Signore, casa di Levi;
voi che temete il Signore, benedite il Signore.

21Da Sion sia benedetto il Signore.
che abita a Gerusalemme. Alleluia.


Geremia 22

1Così dice il Signore: "Scendi nella casa del re di Giuda e là proclama questo messaggio.2Tu dirai: Ascolta la parola del Signore, o re di Giuda che siedi sul trono di Davide, tu, i tuoi ministri e il tuo popolo, che entrano per queste porte.3Dice il Signore: Praticate il diritto e la giustizia, liberate l'oppresso dalle mani dell'oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l'orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo.4Se osserverete lealmente quest'ordine, entreranno ancora per le porte di questa casa i re che siederanno sul trono di Davide, montati su carri e cavalli, essi, i loro ministri e il loro popolo.5Ma se non ascolterete queste parole, io lo giuro per me stesso - parola del Signore - questa casa diventerà una rovina.

6Poiché così dice il Signore
riguardo alla casa del re di Giuda:
Come Gàlaad eri per me,
come le vette del Libano;
ma io ti ridurrò a deserto, a città disabitata.
7Io preparerò contro di te i distruttori,
ognuno con le armi.
Essi abbatteranno i migliori dei tuoi cedri,
li getteranno nel fuoco.

8Molte genti passeranno su questa città e si diranno l'un l'altro: Perché il Signore ha trattato così questa grande città?9E risponderanno: Perché essi hanno abbandonato l'alleanza del Signore, loro Dio, hanno adorato altri dèi e li hanno serviti".

10Non piangete sul morto e non fate lamenti per lui,
ma piangete amaramente su chi parte,
perché non tornerà più,
non rivedrà il paese natio.

11Poiché dice il Signore riguardo a Sallùm figlio di Giosia, re di Giuda, che regna al posto di Giosia suo padre: "Chi esce da questo luogo non vi farà più ritorno,12ma morirà nel luogo dove lo condurranno prigioniero e non rivedrà più questo paese".

13Guai a chi costruisce la casa senza giustizia
e il piano di sopra senza equità,
che fa lavorare il suo prossimo per nulla,
senza dargli la paga,
14e dice: "Mi costruirò una casa grande
con spazioso piano di sopra"
e vi apre finestre
e la riveste di tavolati di cedro
e la dipinge di rosso.
15Forse tu agisci da re
perché ostenti passione per il cedro?
Forse tuo padre non mangiava e beveva?
Ma egli praticava il diritto e la giustizia
e tutto andava bene.
16Egli tutelava la causa del povero e del misero
e tutto andava bene;
questo non significa infatti conoscermi?
Oracolo del Signore.
17I tuoi occhi e il tuo cuore,
invece, non badano che al tuo interesse,
a spargere sangue innocente,
a commettere violenza e angherie.

18Per questo così dice il Signore su Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda:

"Non faranno il lamento per lui, dicendo:
Ahi, fratello mio! Ahi, sorella!
Non faranno il lamento per lui, dicendo:
Ahi, signore! Ahi, maestà!
19Sarà sepolto come si seppellisce un asino,
lo trascineranno e lo getteranno
al di là delle porte di Gerusalemme".

20Sali sul Libano e grida
e sul Basàn alza la voce;
grida dagli Abarìm,
perché tutti i tuoi amanti sono abbattuti.
21Ti parlai al tempo della tua tranquilla prosperità,
ma tu dicesti: "Io non voglio ascoltare".
Tale è stata la tua condotta fin dalla giovinezza:
non hai ascoltato la mia voce.
22Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento
e i tuoi amanti andranno schiavi.
Allora ti dovrai vergognare ed essere confusa,
a causa di tutte le tue iniquità.
23Tu che dimori sul Libano,
che ti sei fatta il nido tra i cedri,
come gemerai quando ti coglieranno le doglie,
dolori come di partoriente!

24"Per la mia vita - oracolo del Signore - anche se Conìa figlio di Ioiakìm, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia destra, io me lo strapperei.25Ti metterò nelle mani di chi attenta alla tua vita, nelle mani di coloro che tu temi, nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia e nelle mani dei Caldei.26 Sbalzerò te e tua madre che ti ha generato in un paese dove non siete nati e là morirete.27Ma nel paese in cui brameranno tornare, là non torneranno.28È forse questo Conìa un vaso spregevole, rotto, oppure un vaso che non piace più a nessuno? Perché sono dunque scacciati, egli e la sua discendenza, e gettati in un paese che non conoscono?".
29Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore!30Dice il Signore: "Registrate quest'uomo come uno senza figli, un uomo che non ha successo nella sua vita, perché nessuno della sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide né di regnare ancora su Giuda".


Prima lettera ai Tessalonicesi 1

1Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace!2Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente3memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo.4Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui.5Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene.
6E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione,7così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell'Acaia.8Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell'Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne.9Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero10e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall'ira ventura.


Capitolo III: L'ammaestramento della verità

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 1.     Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.

   2.     Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.

   3.     In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.


DISCORSO 160 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (1 COR 1, 31): " CHI SI VANTA SI VANTI NEL SIGNORE " E DAL VERSETTO DEL SALMO 70, 2: " NELLA TUA GIUSTIZIA LIBERAMI E SALVAMI "

Discorsi - Sant'Agostino

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L'uomo si vanti nel Signore, non nella propria giustizia.

1. Siamo stati avvertiti dall'Apostolo, affinché chi si vanta, si vanti nel Signore 1, e a lui, al Signore, abbiamo cantato: Per la tua giustizia, liberami e salvami 2. Questo è dunque vantarsi nel Signore: non vantarsi della propria giustizia, ma di quella di lui. Ma ora questa giustizia è rimasta nascosta a coloro che si vantano della propria giustizia. E questa presa di posizione erronea si è rivelata soprattutto nei Giudei che rifiutano il Nuovo Testamento mantenendosi nell'uomo vecchio. Invano e inutilmente nei loro codici avevano letto e avevano cantato: Per la tua giustizia, liberami. Poiché, ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 3. Pertanto, nessuno, anche se giusto, si vanti della giustizia come sua. A chi davvero si vanta della propria giustizia è stato detto: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 4 Quindi, chi si vanta si vanti nel Signore. Che cosa c'è infatti di più sicuro che vantarsi in Colui riguardo al quale assolutamente nessuno può riceverne confusione? Giacché, se ti sarai vantato nell'uomo, appunto nell'uomo si può trovare un motivo; anzi, nell'uomo se ne possono trovare molti e, quanto ad essi, deve provare confusione chi si vanta in lui. Quando poi ascolti che non ci si deve vantare nell'uomo, neppure in te, certamente; infatti non è che tu non sei un uomo, perciò se ti vanti in te, ti vanti nell'uomo; e ciò è di maggiore stoltezza ed è più detestabile. Poiché, se ti sarai vantato in un uomo giusto o in un altro, sapiente, quello non si vanta in sé, e tu così ti vanti; tu, invece, vantandoti in te ti vanti in un uomo che non è saggio e non è giusto; ma se non conviene vantarsi in un uomo saggio, molto meno conviene vantarsi in un uomo che non lo è. Ora chi si vanta in se stesso, si vanta in un uomo che non è saggio. Evidentemente, proprio per il fatto che si vanta in se stesso, si manifesta insipiente. Perciò, chi si vanta, si vanti nel Signore. Niente di più sicuro, niente di più sereno. Se puoi, conserva in che appoggiarti, vantandoti nel Signore, non vieni confuso. Niente di riprovevole infatti si può trovare in colui nel quale ti vanti. E' per questo anche che non diceva: Nella mia giustizia liberami, ma: Nella tua giustizia liberami; in precedenza aveva detto: In te ho sperato, Signore, che io non resti confuso in eterno 5.

Gli Ebrei accecati presumono della propria giustizia.

2. Vi è ancora qualche altra opinione allora, per cui i Giudei caddero in errore, oppure sono stati esclusi dalla grazia del Vangelo per qualche altra ragione imputabile che non sia quell'unica della quale l'Apostolo non tacque e che ho ricordato poco fa? Rendo loro testimonianza - egli dice - che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza 6. Dove ha dato posto alla lode, là alla riprensione. In che cosa hanno deviato allora quelli? Perché, sebbene innegabilmente abbiano zelo per Dio, non è secondo retta conoscenza. E' come se, consultando l'Apostolo, dicessimo: Che significato ha ciò che hai detto: Non secondo una retta conoscenza? In che consiste questa "retta conoscenza" che manca loro, che pure hanno zelo per Dio? Vuoi sapere quale retta conoscenza non hanno? Presta attenzione a ciò che segue: Poiché ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 7. Consegue che se hai zelo per Dio e vuoi averlo secondo una retta conoscenza, e appartenere al Nuovo Testamento - ai Giudei è stato impossibile appartenervi perché hanno avuto zelo per Dio non secondo una retta conoscenza - riconosci la giustizia di Dio e, se ne hai di giustizia, non cercare di attribuirla a te; se vivi bene, se osservi i precetti di Dio, non ritenere che sia cosa tua; ecco infatti in che consiste voler stabilire la propria giustizia. Riconosci da chi hai ricevuto ed è in tuo possesso ciò che hai ricevuto. Nulla possiedi infatti che tu non l'abbia ricevuto. Ma se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto? 8 Quando infatti ti vanti, quasi tu non abbia ricevuto, è in te che ti vanti; e dov'è: Chi si vanta, si vanti nel Signore? 9 Conserva il dono, ma riconosci il datore. Il Signore, promettendo che avrebbe dato il suo Spirito: Se uno ha sete - dice - venga a me e beva. Se uno crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno 10. Come si trova in te un tale fiume? Ricorda la tua aridità di una volta. Veramente se non fossi stato arido, non avresti avuto sete; se non avessi avuto sete, non avresti bevuto. Com'è che non avresti bevuto se non avessi avuto sete? Se tu non ti fossi trovato vuoto, non avresti creduto in Cristo. Prima di dire: Fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno, aveva già detto: Se uno ha sete, venga e beva. Perciò avrai un fiume di acqua viva, perché bevi. Tu, se non hai sete, non bevi; ma se eri assetato, per quale ragione volevi vantarti del fiume come se tuo? Ne segue che: Chi si vanta, si vanti nel Signore.

Sapere Cristo crocifisso è grande sapienza. La superbia trattiene l'uomo dal credere in Cristo.

3. Ed io fratelli, - egli dice - arrivando da voi, non sono venuto ad annunziarvi il mistero di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Dice ancora: Non ho forse detto di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questo crocifisso? 11 Ma, se sapeva soltanto questo, non c'è che non sapesse. E' gran cosa sapere Cristo crocifisso: ma davanti agli occhi dei piccoli, pose il tesoro come coperto. Cristo - disse - crocifisso. Quante cose racchiude in se questo tesoro? In seguito, in un altro passo, temendo che alcuni, da parte loro, traessero a sé da Cristo, per via di congetture filosofiche o di una vana ipocrisia, assicurò presente in Cristo il tesoro della scienza e della sapienza di Dio. Badate - disse - che nessuno vi seduca servendosi della filosofia e di una vuota ipocrisia, secondo gli elementi del mondo, non secondo Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza 12. Cristo crocifisso: i tesori nascosti della sapienza e della scienza. Perciò non lasciatevi ingannare, disse, dal pretesto della sapienza. Richiamatevi a questo tesoro coperto, pregate, affinché si apra. Stolto filosofo di questo mondo: ciò che ricerchi è nulla! Colui che non cerchi... Che giova che tu abbia una gran sete quando trascuri la sorgente dietro i tuoi passi? Disprezzi l'umiltà perché non conosci la maestà. Se infatti l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria 13. Gesù Cristo - disse - crocifisso. Ho detto di non sapere altro in mezzo a voi che Gesù Cristo, e questo crocifisso; l'umiltà di lui, che deridono i superbi, perché si compia in essi: Hai minacciato i superbi; maledetti infatti quelli che deviano dai tuoi comandamenti 14. E qual è il suo comandamento, se non che abbiamo fede in lui e ci amiamo a vicenda? In chi crediamo? In Cristo crocifisso. Ciò che non vuole udire la superbia, lo ascolti la sapienza. Il suo comandamento è che crediamo in lui. In chi? In Cristo crocifisso. Questo è il suo comandamento: che crediamo in Cristo crocifisso. Tutto qui: ma quel superbo di uomo, a testa alta, dalla gola che scoppia, dalla lingua arrogante, dalle gote rigonfie deride Cristo crocifisso. Maledetti dunque quelli che deviano dai tuoi comandamenti. Per quale motivo deridono se non perché eternamente vedono indosso una vesticciuola spregevole, non vedono all'interno il tesoro nascosto? Vede la carne, vede l'uomo, vede la croce, vede la morte, queste cose disprezza. Fèrmati, non proseguire, non disprezzare, non insultare. Attendi, verifica, forse all'interno c'è qualcosa che può farti assai piacere. Se mai puoi trovare ciò che occhio non vide, ne orecchio udì, né entrò nel cuore dell'uomo 15. L'occhio vede la tua carne: è al di sotto della carne ciò che l'occhio non vede. Il tuo orecchio ode la voce: è là ciò che orecchio non ode. E' entrato nel tuo cuore, come da pensieri terreni, l'uomo crocifisso è morto; è lì ciò che non entrò nel cuore dell'uomo. Sorgono nel nostro cuore quelli che sono i pensieri abituali. Entrò - dice la Scrittura - nel cuore di Mosè di recarsi dai suoi fratelli 16; tale è il pensiero dell'uomo. E perché i discepoli erano nel dubbio circa l'identità dello stesso Signore e, nel rimirare che ad un tratto era risuscitato, dicevano tra sé: E' proprio lui, non è lui; è di carne, è uno spirito. Egli disse loro: Perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 17

L'umiltà della croce è la via che porta alla croce.

4. Quindi, se ci è possibile non ricerchiamo ciò che possa entrare nel nostro cuore, ma dove il nostro cuore meriti di salire. Meriterà veramente di essere glorificato in colui che regna chi avrà appreso a vantarsi nel crocifisso. Da ciò lo stesso Apostolo stava a vedere non solo dove entrare, ma anche per quale via entrare - molti infatti videro "dove", non videro "per dove"; amarono la patria della gloria, ma non conobbero la via dell'umiltà - perciò l'Apostolo, in forza dell'esperienza e impegnato a riflettere e a prevedere non solo "dove", ma anche "per dove", disse: Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore Gesù Cristo 18. Poteva dire: Nella sapienza del Signore nostro Gesù Cristo e avrebbe detto il vero; poteva dire: nella maestà, e avrebbe detto il vero; poteva dire nella potenza, e avrebbe detto il vero; ma disse: nella croce. Dove il filosofo mondano trovò motivo di vergogna, ivi l'Apostolo scoprì un tesoro: per non avere a vile l'involucro spregevole, raggiunse il contenuto prezioso. Quanto a me - egli disse - non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Hai sopportato un carico eccellente, ivi è interamente ciò che hai cercato; ed hai rivelato che cosa di grande vi si nascondesse. Quale l'aiuto? Per il quale il mondo è stato per me crocifisso ed io per il mondo 19. Quando il mondo poteva essere crocifisso per te se non fosse stato crocifisso per te colui per mezzo del quale è stato creato il mondo? Pertanto chi si gloria, si glori nel Signore 20. Per quale Signore? Per Cristo crocifisso. Dove l'umiltà, ivi la maestà; dove la debolezza, ivi la potenza; dove la morte, ivi la vita. Se vuoi raggiungerle, non disprezzare queste.

I figli di Zebedeo, desiderando la gloria, sono chiamati a mettersi sulla via.

5. Nel Vangelo hai ascoltato i figli di Zebedeo. Miravano a porsi in alto dicendo che uno di loro doveva sedere a destra, l'altro a sinistra di un così grande Padre di famiglia; reclamavano una posizione veramente elevata, di grande onore; ma per il fatto che consideravano secondario il "per dove", Cristo li richiama da quel luogo che intendevano raggiungere a quello per il quale dovevano incamminarsi. Che cosa rispose a quelli che ambivano ad un onore così eccelso? Potete bere il calice che io sto per bere? 21 Quale calice se non dell'umiliazione, della passione? Lo avrebbe bevuto e, assumendo in sé la nostra debolezza, disse al Padre: Padre, se possibile, passi da me questo calice 22. Assumendo in sé proprio costoro, che rifiutavano di bere un tale calice, ma ricercavano un posto eccelso, non facevano conto della via dell'umiltà: Potete bere - disse - il calice che io sto per bere? Voi cercate il Cristo regnante; tornate al crocifisso. Volete regnare ed essere gloriosi sul trono di Cristo; prima imparate a dire: Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo 23. Questa è la dottrina cristiana, il precetto dell'umiltà, la raccomandazione dell'umiltà, che non ci sia altro vanto, se non nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Infatti non è grande vantarsi della sapienza di Cristo: è grande gloriarsi della croce di Cristo; per cui t'insulta l'empio, per cui si vanti il credente; se viene l'insulto del superbo, ne venga il vanto del cristiano. Non arrossire della croce di Cristo; perciò hai ricevuto sulla fronte, quale sede dell'onore, proprio questo segno. Ripensa alla tua fronte per non temere la lingua altrui.

La circoncisione è segno del V. T., la croce è segno del N. T.

6. Segno dell'Antico Testamento è la circoncisione nella carne che si nasconde; segno del Nuovo Testamento, la croce sulla fronte scoperta. Infatti là è il nascondimento, qui la rivelazione; quel segno è coperto, questo è sul volto. Poiché fino ad oggi quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore 24. Perché? Perché non si sono convertiti a Cristo Infatti quando ti convertirai a Cristo, il velo sarà tolto 25; affinché tu, che avevi occulto il segno della circoncisione, porti la croce sulla fronte. E noi, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore - egli dice - veniamo trasformati in quella medesima immagine di gloria in gloria come dallo Spirito del Signore 26. Guàrdati dall'attribuirlo a te stesso, dal considerarlo tuo, non sia che, ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire la tua, tu non sia sottomesso alla giustizia di Dio. Ora dunque convèrtiti a Cristo, tu che ti vanti della circoncisione. Ti vuoi infatti vantare di che hai motivo di vergognarti a mostrare. Ed è un vero segno, è stato prescritto da Dio; è però un segno che nasconde qualcosa. In realtà il Nuovo Testamento era nascosto nell'Antico: il Vecchio Testamento si manifesta nel Nuovo. Perciò, il segno, del nascondimento, passi a rendersi manifesto e cominci ad apparire sulla fronte ciò che era nascosto sotto la veste. Chi può dubitare infatti che in quel segno era preannunziato il Cristo? Di qui il coltello di pietra: e quella Pietra era il Cristo 27. Di qui l'ottavo giorno della circoncisione coincide con la domenica della Risurrezione. Per questo l'Apostolo, passando di lì, venendo di lì, si intende convertendosi a Cristo, perché si togliesse il velo, sa di che debba vantarsi. Ma quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Poiché, che aveva detto prima? Infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la legge, ma vogliono che voi siate circoncisi per trarre vanto dalla vostra carne 28. Che dici tu, Apostolo? Trasferisci il segno sulla fronte. Ma quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Qui io trovo - dice - ciò che non sapevo. E' pervenuto il Nuovo Testamento, è stato rivelato ciò che era nascosto. Si è levata una luce su coloro che dimoravano all'ombra della morte 29. E' stato loro rivelato ciò che si teneva occulto: ciò che era nascosto è manifesto. E' venuta la Pietra in persona, ci ha circoncisi tutti nello Spirito e sulla fronte dei redenti ha impresso il segno della sua umiliazione.

Il vanto sta nella croce di Cristo, non nella nostra giustizia.

7. Ora il vanto sia nella croce di Cristo, non vergognamoci dell'umiltà dell'Altissimo. Fino a quando la distinzione degli alimenti e la circoncisione della carne? Come Dio, il loro ventre e, loro vanto, ciò di cui devono vergognarsi. Ad essi erano annunziate le cose future, credano ora alle cose compiute 30. Non siamo ingrati verso di lui che è venuto, se abbiamo atteso che venisse. Ma a che si deve che i Giudei siano esclusi da questa grazia, estranei, disertori? Hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Quale conoscenza? Ignorando - dice - la giustizia di Dio e volendo stabilire la propria 31; ritenendosi obbligati a Dio solo quanto ai comandamenti e, ritenendo di poterli osservare con le proprie forze, hanno fatto a meno del suo aiuto. Ora il termine della legge è Cristo. Cristo è la perfezione della legge per la giustizia di chiunque crede 32. E che opera Cristo? Giustifica l'empio. Credendo davvero in colui che giustifica l'empio, non il religioso, ma l'empio; facendo religioso chi scopre empio: perciò a chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, quasi che da stesso l'abbia compiuto, quasi che da se stesso se lo sia procurato, ne ha vanto, ma non presso Dio 33. Invece chi si vanta, si vanti nel Signore; e dica sicuro: Nella tua giustizia liberami e salvami. Ha liberato infatti ed ha salvato quanti hanno sperato in lui; non attribuendo alle proprie forze ciò che avevano ricevuto. Ed è proprio della sapienza infatti sapere da chi viene tale dono 34. Chi lo ha detto? Chi pregò Dio di dargli la continenza? Quale giustizia, quale particella di giustizia si può realizzare senza una qualche moderazione? Peccare è invitante: se non avesse infatti le sue attrattive, non risulterebbe peccato. Al contrario, la giustizia piace di meno, o non piace, o non piace tanto quanto merita. A che si deve questo se non alle malattie dell'anima? Il pane fa nausea e il veleno dà gusto. Ditemi, di grazia, da che verrà guarita una tale malattia? E' mai possibile da noi stessi e proprio per noi? Tutti siamo stati capaci di ferirci, chi di noi è capace di guarire il male che si è procurato? Così pure quanto ai peccati stessi, chi, volendo, non è capace di ferirsi? Nessuno però è in grado di procurarsi la guarigione se lo desidera. Perciò l'animo sia devoto, sia fedelmente cristiano, non sia ingrato verso la grazia. Riconosci il medico: mai l'infermo risana se stesso.

 

1 - 1 Cor 1, 31.

2 - Sal 70, 2.

3 - Rm 2, 3.

4 - 1 Cor 4, 7.

5 - Sal 70, 1-2.

6 - Rm 10, 2.

7 - Rm 2, 3.

8 - 1 Cor 4, 7.

9 - 1 Cor 1, 31.

10 - Gv 7, 37.

11 - 1 Cor 2, 1-2.

12 - Col 2, 8. 3.

13 - 1 Cor 2, 8.

14 - Sal 118, 21.

15 - 1 Cor 2, 9.

16 - Es 2, 11.

17 - Lc 24, 38.

18 - Gal 6, 14.

19 - Gal 6, 14.

20 - 1 Cor 1, 31.

21 - Mt 20, 22.

22 - Mt 26, 39.

23 - Gal 6, 14.

24 - 2 Cor 3, 15.

25 - 2 Cor 3, 16.

26 - 2 Cor 3, 18.

27 - Cf. 1 Cor 10, 4.

28 - Gal 6, 14.13.

29 - Cf. Is 9, 2.

30 - Cf. Fil 3, 19.

31 - Rm 10, 2-3.

32 - Rm 10, 4.

33 - Rm 4, 2. 5.

34 - Sap 8, 21.


La Chiesa trionfante e quella militante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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La Comunità della Chiesa trionfante e quella militante. Il bilancio. Il duro lavoro del Cardo. Il lavoro prezioso della S. Vergine Maria per l’equilibrio della Chiesa militante. I sette Mistici devoti. Il sangue dei Martiri. L’Angelo consolatore delle povere anime. Il Purgatorio e l’inferno.
Le visioni che Anna Katharina ebbe sul meraviglioso Mistero della nostra santa Fede e sul contesto di tutti i membri del corpo di Gesù Cristo, sono varie e ricche d’insegnamento:
Sono toccata da un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane. Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi — così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.

Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e di quella trionfante celeste, apparve chiaramente dinanzi agli occhi interiori di Anna Katharina Emmerich, alla quale venne mostrato come annualmente, alla fine di ogni anno ecclesiastico, entrambe le Chiese vengano alla chiusura dei conti.
In questo contesto, il 3 dicembre 1821 la Veggente così raccontava: Ebbi una grande visione sul bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno. Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei Misteri della misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza, come pure le fondamenta delle celebrazioni religiose della Chiesa militante. In tutte le stazioni della vita temporale di Gesù vidi l’azione salvifica come nostro conforto e sostegno eterno, che ha la base e la fonte eterna della grazia nella Chiesa trionfante e celeste. Questi Misteri sono celebrati dalla Chiesa militante terrena con sacrifici e celebrazioni devozionali, e l’offerta del Santo Sacramento li rinnova alla comunità. Potetti percepire che gli influssi e gli effetti della S. Trinità e delle sofferenze di Gesù si diffondono nell’infinito e si propagano su tutte le cose. Vidi pure tutte le celebrazioni dei Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. L’uomo deve fare tanto quanto può per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vidi poi lo Spirito Santo discendere e passare su tutte le azioni degli Apostoli, dei discepoli, dei Martiri e di tutti i Santi che avevano saputo e sapevano soffrire per Gesù e sacrificarsi per il Suo Corpo mistico: la Chiesa.

Tutti questi formavano le vene viventi del Redentore, dove scorreva il flusso della grazia e della sua sofferenza conciliatrice. Soffrivano in Gesù e Gesù in loro e con loro; di tutto ne prendeva profitto la Chiesa militante terrena. Per mezzo dei martiri ci furono innumerevoli conversioni. I martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. Tali canali sono percorsi dai dolori della militanza e del martirio. Le sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità. Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido. Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolento le celebrazioni senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante.

Per colpa delle mancate espiazioni, e dei riconoscimenti delle proprie mancanze, la Chiesa militante per quest’anno non potrebbe regolare i conti con quella trionfante e cadrebbe ancora più in basso. Per questo motivo la S. Vergine Maria, con un assiduo lavoro e avvalendosi della collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare questa condizione di caduta della Chiesa, degli uomini e della natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a partecipare a questa missione di soccorso per il risanamento del bilancio della Chiesa terrena. Nel giorno di S. Caterina, nella casa della “celebrazione delle nozze”, intrapresi con la santa Vergine una faticosa raccolta di tutta la frutta e le erbe necessarie. Iniziammo così tutte le difficili preparazioni. Mi venne affidato il compito di pressare il miele con le mani dal cardo’ e portarlo alla santa Vergine Maria, la quale lo lasciava cuocere e poi lo faceva pervenire dall’alto dove mancava. Nell’amministrazione della Chiesa terrena la colpevolezza si era fatta sempre più evidente, anzi era aumentata. I membri della medesima, durante le loro riunioni nell’anno ecclesiastico, avevano lasciato scorrere quella grazia di Dio, quell’amore, senza saperlo cogliere; avevano dissipato, perduto e guastato questo rifocillante dolce nettare, e molte anime che ne avrebbero avuto bisogno sono state lasciate a languire e inselvatichire nella dimenticanza. Il Signore però aveva preso ciò che mancava dalla Chiesa trionfante, adesso quella militante doveva rendersi conto e rimborsare con gli interessi i doni ricevuti. Le manca molto miele nel bilancio della resa dei conti sull’utilizzazione e l’amministrazione dei tesori della Chiesa trionfante. Questa Grazia dissipata che, simbolicamente, appare nel corpo del mondo come miele, era stata donata da Dio, e questo miele deve essere a Lui ridato. Non bisogna dimenticare, però, che se il raccolto viene fatto nell’epoca della fioritura basta un minimo impegno per un’accurata apicoltura, ma se viene fatto in ritardo, e con trascuratezza, occorrono pene e fatiche. Quando i fiori non ci sono più può essere utilizzato solo il cardo. La compassione di Gesù si avvale dei membri della Chiesa affinché espiino e portino il sacrificio delle pene e dei dolori per le mancanze degli altri. A questo fine uno di questi volontari, scelto da Cristo, spreme con mani insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele che viene cucinato e preparato dalla Santa Vergine, la Madre della Chiesa. Il martirio del mio duro lavoro proseguì per giorni e notti. Poi potei vedere la situazione di entrambe le Chiese. In conseguenza a questo duro lavoro ci fu una riduzione del debito, e così quella in basso emerse dall’oscurità e i membri della Chiesa militante si avvicinarono sempre più a quella trionfante.

Come ho già detto, nello stesso modo in cui io lavoravo per servire la Madonna con il fine di sorreggere la Chiesa terrena, operavano nel mondo anche altre tre donne e tre uomini: la stigmatizzata di Cagliari, Rosa Maria Serra, una donna molto malata con grandi infermità corporali; un francescano nel Tirolo, che ho visto spesse volte, e un giovane religioso, in una casa dove si trovavano altri sacerdoti, in una zona montuosa. Quest’ultimo è particolarmente elevato nell’anima, soffre molto per la condizione della Chiesa oberato da dolori immensi. Ogni sera supplica, con cuore sincero rivolto a Dio, di lasciarlo soffrire per tutte le mancanze che oggi appaiono nella Chiesa. Il terzo è un uomo distinto, ammogliato e con molti bambini, ha una moglie cattivissima e confusa, e presa da una pressante occupazione per l’amministrazione della casa. Vive in una grande città, nella quale ci sono cattolici, protestanti, giansenisti 2 e liberi pensatori. Il suo modo di vivere è nel più grande ordine, è sempre pieno di buone azioni verso i poveri e sopporta con sofferenza la moglie cattiva, ma in nobilissimo modo. Nella città in cui vive c’è una strada abitata da giudei e segregata, è chiusa da una parte all’altra con portoni e c’è molto commercio ambulante. Quando poi finii con il mio lavoro mi apparvero, vicino al Salvatore, due grandi tavole dove era raccolto tutto il bene e il male, il bello e il brutto, anche tutti i miei lavori erano rappresentati figurativamente. Su una tavola si trovava tutto quello che era trascurato e annullato, mentre sull’altra c’erano le più belle corone, paramenti e fiori. Le cose più meravigliose di Dio.

Da una parte si potevano vedere ghirlande strappate, brutti vestiti mezzo confezionati ed ogni specie di verdure ed erbe spezzettate, un miserabile mucchio di rovine e cocci: queste sono le rovine che portiamo dentro di noi. A quelle visioni divenni molto triste e non potetti trattenermi dal piangere per due ore a viso chino tanto che sentii il cuore sciogliersi nel petto. Tutti questi frammenti e cose stavano dietro le spalle di Gesù. Allora Egli mi si avvicinò misericordioso, e mi disse: “Solo queste lacrime mi sono mancate, ti ho lasciato vedere tali cose affinché non potessi pensare che fosse imputato a te; ho preso tutto questo sulle mie spalle”. Anche le altre sei persone piangevano e venivano confortate nello stesso modo dal Redentore. Vidi la Santa Vergine avvicinarsi alla Chiesa e stendere su di lei il suo mantello, radunando sotto di esso molti poveri, malati e storpi. Mi apparvero Gesù e gli Apostoli nel più alto Coro della Chiesa e sentii che dalla distribuzione dell’Eucarestia si emanava come una nuova energia tutt’intorno tra i fedeli. In un luogo, che mi sembrò di purificazione, vidi permanere delle anime, altre invece salire in cielo dopo solo un giorno o due. Erano immagini del Purgatorio e della Chiesa sofferente. Mi apparve un altro luogo di attesa, sotto una volta angusta, dove sembrava che le anime avessero la loro prigione. Un Angelo consolatore giunse a confortarle, portando loro un’offerta; vidi la luce rossa di una candela su un altare. Venni a sapere che le povere anime, se non possono aiutare nemmeno se stesse, tuttavia pregano per la Chiesa. Qualche volta mi appare l’immagine della situazione generale della Chiesa, allora vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove non penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia l’inferno. Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti si univano alla stessa. Vidi allora molte chiese, o meglio sarebbe dire luoghi di preghiera, con banderuole in cima ai tetti. Mi sembra di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste, ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucarestia, bensì solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e fervente al Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucarestia, mentre i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e ricevono da Lui la vera forza.


PRENDI LA TUA CROCE E SEGUIMI A.N.A. 68 Stesso giorno

Catalina Rivas

Gesù

(in Santa Ana di Cala Cala, quando pianse il Cristo di Limpias)

La Croce, figlio mio, è lo stendardo del Mio regno contro il principe del mondo; in essa Io ho voluto lasciare impresso, con il Mio proprio sangue, il segno indelebile dei Miei. Il Mio Amore, che si sacrificava per amore degli uomini, contro il segno dei mondani: l'amore contro i piaceri, contro le ricchezze e gli onori del mondo.

In questo segno, i Miei fedeli Mi riconoscono; infiammati dal Mio Amore, gioiosi Mi seguono.

Con esso combattono, con esso trionfano sull'inferno, sul mondo e su se stessi. Con esso conquistano il regno.

Ascoltami! Avevano pronunciato contro di Me la sentenza di morte e si preparava frettolosamente tutto il necessario per l'esecuzione della Croce. Essa Mi stava già aspettando. Legato, versando sangue dalle Mie piaghe e dalle frustate, i Miei nemici Mi portarono dove era la Croce; al vederla, con il cuore incendiato d'amore, ho esclamato: Salve, o Croce sempre amata, desiderata senza sosta e preparata per Me, da tanto tempo! Per te, o Croce santa, vincerò! Per te trionferò, per te regnerò!

E stringendola a Me, la coprivo con le Mie lacrime, la bagnavo con il Mio sangue. Poi l'ho appoggiata sulle Mie spalle, mentre il mondo guardava e il cielo contemplava.

Ho camminato così con grande fatica, circondato dai giudei e dai gentili, portando la Mia propria Croce fino alla cima.

Così come ho fatto Io, figlio Mio, devi fare anche tu: prendi la tua Croce, seguimi, i tuoi occhi sempre fissi nei Miei, e cammina con animo forte e cuore aperto, senza voltarti né a destra, né a sinistra.

Non dimenticare il Mio segno, non lasciare senza protezione il Mio stendardo, preparati a vincere o a morire alla sua ombra, sicuro che, tu viva o muoia, parteciperai alla Mia vittoria. Felice colui che abbraccia la Croce con amore e la porta con fedeltà. La Croce lo fa essere unito a Me, non lo schiaccia, ma lo sostiene; non gli è d'ostacolo, ma gli apre il cammino della santità e del trionfo.

Per questo, figlio Mio, se vuoi vincere con Me, devi rimanere unito a Me, sotto la Croce e spirare abbracciato ad essa. La Croce è la sapienza degli Apostoli, il trofeo dei Martiri, la gloria dei Confessori, la difesa delle Vergini, la santificazione dell'angoscia, la custode della gioventù, l'accusatrice dei mondani, l'immagine dei religiosi, il rifugio e la consolazione di tutti i disperati. Nella Croce c'è la salvezza, nella Croce c'è la vita, nella Croce, la difesa contro i nemici. In essa si trova la somma virtù e la perfezione della santità. Qui, unito alla Croce, costituirai una società con gli angeli che, circondandoti, ti proteggeranno, combatteranno con te e nello stesso tempo lavoreranno, come te, ad estendere il Mio Regno.

Non venga meno il tuo cuore, quando incontrerai le difficoltà. Guarda Me, il Figlio di Dio, innocente, che porto la Croce davanti a te e per amore. Non sottrarti a portare la tua dietro a Me e per amor Mio. Lo stesso amore, che Mi rese dolce una Croce tanto amara, addolcirà anche la tua.

Prega spesso, perché con la grazia santificante, tu possa meritare la Croce, che è ignoranza per coloro che periscono e sapienza per quelli che si salvano. È supplizio per i Miei nemici, è pegno consolatore della eterna beatitudine, per i discepoli del Mio Cuore.