Mi sognai d'essere in una Chiesa, ove vidi Gesù nel pulpito che predicava. Mi ricordo tali (queste) parole:
- Il mondo è divenuto un lago di corruzione, di putredine; li ho chiamati a far penitenza, ma mi corrispondono con insulti e bestemmie; son pochi quei che ascoltano la mia voce. La guerra non finirà, se prima gli uomini non chinano il capo a far penitenza.
La disonestà ha allagato il mondo intero; ed il presente flagello è una punizione per tali brutti peccati.
Ricordatevi, segui(ta)va Gesù, che per tali peccati ho dovuto distruggere Sodoma e Gomorra, e distruggere anche Pompei.
Ricordatevi che i peccati impuri attirano la mia ira.
Fate penitenza, fate penitenza se volete che il (nel) mondo ritorni la pace e la pace intera.
Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: Figlia mia, non ne posso più. Il mondo è cattivo, pochissimi sono quelli che mi amano, pochissimi sono quelli che rispettano il giorno festivo a me consacrato; anzi tali giorni sono impiegati non per adorarmi, ma piuttosto per oltraggiarmi, santificano la Domenica con recarsi ai cinemi impuri, conducendoci non solo loro stessi, ma per più oltraggio, ci conducono i loro piccoli innocenti per rovinarli prima del tempo col vedere scene immodeste.
Ed io di tali genitori ne sono sdegnato, ed ho pensato di punirli...
Giovedì sera mi sognai nella chiesa del Vaticano, dove c'era tanta gente: donne, uomini, e moltissimi stranieri di tante nazionalità.
Ecco che si affaccia il Santo Padre. Cominciò a parlare, e noi tutti ad ascoltare:
- Figliuoli miei, diceva, in questi tristissimi tempi in cui viviamo, bisogna far penitenza, bisogna placare l'ira di Dio Padre, gravemente sdegnato per tanti enormi peccati che tutti i giorni l'uomo commette.
Per cagione dei nostri peccati è avvenuta cotesta terribile guerra: odi e rancori fra Nazioni, odi e vendette fra fratelli e fratelli.
Lasciate, figliuoli miei, di offendere Dio, e plachiamolo col far penitenza; amatevi e perdonatevi.
Io vi amo, figliuoli miei, tutti vi amo senza distinzione di nazionalità; io vi aiuterò ed invierò, per mettere la pace, non un esercito di soldati, ma un esercito ai Santi Missionari, onde spargere in tutte le Nazioni la parola dell'amore e della fratellanza.
Amatevi e ricordate che tutti siamo figli di un medesimo Padre! Non appena il Santo Padre principiò a parlare, tanti uomini ed anche donne tirarono dei sassi contro il Papa, facendogli uscire anche del sangue. Nel vederlo insanguinato, parecchi si mettevano a ridere. Tante erano le sassate che il Santo Padre non poté proseguire, e dovette ritirarsi dal balcone. L'Angelo, sceso al piazzale di San Pietro, si avvicinava alle persone dicendo: Il mondo sta cadendo in rovina, non vogliono ascoltare la parola del Vicario di Dio. Guai alle Nazioni che non rispettano il Vicario di Dio in terra: quelle Nazioni verranno da Dio punite.
Si avvicinò a me e a mia sorella, e ci disse: Pregate almeno voi, recitando cotesta preghiera, almeno fino al Santo Natale.
- Chi siete? io dissi.
- Sono l'Angelo di Roma. - E dove abitate?
- Abito nel Vaticano.
- Ma, io risposi, cotesta orazione che voi mi volete imparare (insegnare), non la ricordo, poi, tutta a memoria.
Colse un pezzettino di carta, mi diede un penna: Scrivi te stessa per ricordartela.
La scrissi:
Mio caro e buon Gesù, il mondo è ancora come ieri. Dagli uomini hai da aspettarti dell'odio e ancora delle crocifissioni. E Tu le vedi!
Ma Tu che non sai odiare, dona lo stesso a questi Tuoi figli che ti sono nemici, quella eterna pace che nell'anno decimo quinto dell'impero di Tiberio Cesare regnava sulla terra.
Ricordati, Gesù, che per essi tutti hai sparso il Tuo Preziosissimo Sangue nell'altare della Croce.