22 giugno 1944
Uscendo da un coma di otto ore e mezza, mi sveglio stamane alle 6,30 e per primo saluto del giorno sento il cannone. Molti cannoni, anzi, che sparano dalle alture vicine smentendo i facili ottimismi e le gratuite asserzioni di quanti dicevano che “qui, per essere una conca di monti, non c’erano artiglierie e perciò si era sicuri”. Bene! Tiriamo innanzi.
Ripeto quanto ho sempre detto dal 16 aprile, domenica in albis, giorno in cui, alle 17, mi fu parlato di questo luogo come residenza di sfollamento preferibile alle altre: “A S. Andrea [407] mi sentirò meno sicura che altrove ...