Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 5° settimana del tempo di Avvento e Natale
Vangelo secondo Marco 6
1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".
17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.
53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.
Genesi 37
1Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di Canaan.
2Questa è la storia della discendenza di Giacobbe.
Giuseppe all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Ora Giuseppe riferì al loro padre i pettegolezzi sul loro conto.3Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche.4I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.5Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più.6Disse dunque loro: "Ascoltate questo sogno che ho fatto.7Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio".8Gli dissero i suoi fratelli: "Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?". Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
9Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: "Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me".10Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: "Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?".
11I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in mente la cosa.
12I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem.13Israele disse a Giuseppe: "Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro". Gli rispose: "Eccomi!".14Gli disse: "Va' a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi". Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem.15Mentr'egli andava errando per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: "Che cerchi?".16Rispose: "Cerco i miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare".17Quell'uomo disse: "Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan". Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.18Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire.19Si dissero l'un l'altro: "Ecco, il sognatore arriva!20Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!".21Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: "Non togliamogli la vita".22Poi disse loro: "Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano"; egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre.23Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe maniche ch'egli indossava,24poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua.25Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in Egitto.26Allora Giuda disse ai fratelli: "Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue?27Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne". I suoi fratelli lo ascoltarono.
28Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.29Quando Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le vesti,30tornò dai suoi fratelli e disse: "Il ragazzo non c'è più, dove andrò io?".31Presero allora la tunica di Giuseppe, scannarono un capro e intinsero la tunica nel sangue.32Poi mandarono al padre la tunica dalle lunghe maniche e gliela fecero pervenire con queste parole: "L'abbiamo trovata; riscontra se è o no la tunica di tuo figlio".33Egli la riconobbe e disse: "È la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato".34Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un cilicio attorno ai fianchi e fece lutto sul figlio per molti giorni.35Tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo: "No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba". E il padre suo lo pianse.36Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie.
Proverbi 24
1Non invidiare gli uomini malvagi,
non desiderare di stare con loro;
2poiché il loro cuore trama rovine
e le loro labbra non esprimono che malanni.
3Con la sapienza si costruisce la casa
e con la prudenza la si rende salda;
4con la scienza si riempiono le sue stanze
di tutti i beni preziosi e deliziosi.
5Un uomo saggio vale più di uno forte,
un uomo sapiente più di uno pieno di vigore,
6perché con le decisioni prudenti si fa la guerra
e la vittoria sta nel numero dei consiglieri.
7È troppo alta la sapienza per lo stolto,
alla porta della città egli non potrà aprir bocca.
8Chi trama per fare il male
si chiama mestatore.
9Il proposito dello stolto è il peccato
e lo spavaldo è l'abominio degli uomini.
10Se ti avvilisci nel giorno della sventura,
ben poca è la tua forza.
11Libera quelli che sono condotti alla morte
e salva quelli che sono trascinati al supplizio.
12Se dici: "Ecco, io non ne so nulla",
forse colui che pesa i cuori non lo comprende?
Colui che veglia sulla tua vita lo sa;
egli renderà a ciascuno secondo le sue opere.
13Mangia, figlio mio, il miele, perché è buono
e dolce sarà il favo al tuo palato.
14Sappi che tale è la sapienza per te:
se l'acquisti, avrai un avvenire
e la tua speranza non sarà stroncata.
15Non insidiare, o malvagio, la dimora del giusto,
non distruggere la sua abitazione,
16perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza,
ma gli empi soccombono nella sventura.
17Non ti rallegrare per la caduta del tuo nemico
e non gioisca il tuo cuore, quando egli soccombe,
18perché il Signore non veda e se ne dispiaccia
e allontani da lui la collera.
19Non irritarti per i malvagi
e non invidiare gli empi,
20perché non ci sarà avvenire per il malvagio
e la lucerna degli empi si estinguerà.
21Temi il Signore, figlio mio, e il re;
non ribellarti né all'uno né all'altro,
22perché improvvisa sorgerà la loro vendetta
e chi sa quale scempio faranno l'uno e l'altro?
23Anche queste sono parole dei saggi.
Aver preferenze personali in giudizio non è bene.
24Se uno dice all'empio: "Tu sei innocente",
i popoli lo malediranno, le genti lo esecreranno,
25mentre tutto andrà bene a coloro che rendono giustizia,
su di loro si riverserà la benedizione.
26Dà un bacio sulle labbra
colui che risponde con parole rette.
27Sistema i tuoi affari di fuori
e fatti i lavori dei campi
e poi costruisciti la casa.
28Non testimoniare alla leggera contro il tuo prossimo
e non ingannare con le labbra.
29Non dire: "Come ha fatto a me così io farò a lui,
renderò a ciascuno come si merita".
30Sono passato vicino al campo di un pigro,
alla vigna di un uomo insensato:
31ecco, ovunque erano cresciute le erbacce,
il terreno era coperto di cardi
e il recinto di pietre era in rovina.
32Osservando, riflettevo
e, vedendo, ho tratto questa lezione:
33un po' dormire, un po' sonnecchiare,
un po' incrociare le braccia per riposare
34e intanto viene passeggiando la miseria
e l'indigenza come un accattone.
Salmi 58
1'Al maestro del coro. Su "Non distruggere".'
'Di Davide. Miktam.'
2Rendete veramente giustizia o potenti,
giudicate con rettitudine gli uomini?
3Voi tramate iniquità con il cuore,
sulla terra le vostre mani preparano violenze.
4Sono traviati gli empi fin dal seno materno,
si pervertono fin dal grembo gli operatori di menzogna.
5Sono velenosi come il serpente,
come vipera sorda che si tura le orecchie
6per non udire la voce dell'incantatore,
del mago che incanta abilmente.
7Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,
rompi, o Signore, le mascelle dei leoni.
8Si dissolvano come acqua che si disperde,
come erba calpestata inaridiscano.
9Passino come lumaca che si discioglie,
come aborto di donna che non vede il sole.
10Prima che le vostre caldaie sentano i pruni,
vivi li travolga il turbine.
11Il giusto godrà nel vedere la vendetta,
laverà i piedi nel sangue degli empi.
12Gli uomini diranno: "C'è un premio per il giusto,
c'è Dio che fa giustizia sulla terra!".
Ezechiele 13
1Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, profetizza contro i profeti d'Israele, profetizza e di' a coloro che profetizzano secondo i propri desideri: Udite la parola del Signore:3Così dice il Signore Dio:
Guai ai profeti stolti, che seguono il loro spirito senza avere avuto visioni.4Come sciacalli fra le macerie, tali sono i tuoi profeti, Israele.5Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa degli Israeliti, perché potessero resistere al combattimento nel giorno del Signore.6Hanno avuto visioni false, vaticini menzogneri coloro che dicono: Oracolo del Signore, mentre il Signore non li ha inviati. Eppure confidano che si avveri la loro parola!7Non avete forse avuto una falsa visione e preannunziato vaticini bugiardi, quando dite: Parola del Signore, mentre io non vi ho parlato?8Pertanto dice il Signore Dio: Poiché voi avete detto il falso e avuto visioni bugiarde, eccomi dunque contro di voi, dice il Signore Dio.9La mia mano sarà sopra i profeti dalle false visioni e dai vaticini bugiardi; non avranno parte nell'assemblea del mio popolo, non saranno scritti nel libro d'Israele e non entreranno nel paese d'Israele: saprete che io sono il Signore Dio,10poiché ingannano il mio popolo dicendo: Pace! e la pace non c'è; mentre egli costruisce un muro, ecco essi lo intonacano di mota.11Di' a quegli intonacatori di mota: Cadrà! Scenderà una pioggia torrenziale, una grandine grossa, si scatenerà un uragano12ed ecco, il muro è abbattuto. Allora non vi sarà forse domandato: Dov'è la calcina con cui lo avevate intonacato?13Perciò dice il Signore Dio: Con ira scatenerò un uragano, per la mia collera cadrà una pioggia torrenziale, nel mio furore per la distruzione cadrà grandine come pietre;14demolirò il muro che avete intonacato di mota, lo atterrerò e le sue fondamenta rimarranno scoperte; esso crollerà e voi perirete insieme con esso e saprete che io sono il Signore.
15Quando avrò sfogato l'ira contro il muro e contro coloro che lo intonacarono di mota, io vi dirò: Il muro non c'è più e neppure gli intonacatori,16i profeti d'Israele che profetavano su Gerusalemme e vedevano per essa una visione di pace, mentre non vi era pace. Oracolo del Signore.
17Ora tu, figlio dell'uomo, rivolgiti alle figlie del tuo popolo che profetizzano secondo i loro desideri e profetizza contro di loro.18Dirai loro: Dice il Signore Dio: Guai a quelle che cuciono nastri magici a ogni polso e preparano veli per le teste di ogni grandezza per dar la caccia alle persone. Pretendete forse di dare la caccia alla gente del mio popolo e salvare voi stesse?19Voi mi avete disonorato presso il mio popolo per qualche manciata d'orzo e per un tozzo di pane, facendo morire chi non doveva morire e facendo vivere chi non doveva vivere, ingannando il mio popolo che crede alle menzogne.
20Perciò dice il Signore Dio: Eccomi contro i vostri nastri magici con i quali voi date la caccia alla gente come a uccelli; li strapperò dalle vostre braccia e libererò la gente che voi avete catturato come uccelli.21Straccerò i vostri veli e libererò il mio popolo dalle vostre mani e non sarà più una preda in mano vostra; saprete così che io sono il Signore.22Voi infatti avete rattristato con menzogne il cuore del giusto, mentre io non l'avevo rattristato e avete rafforzato il malvagio perché non desistesse dalla sua vita malvagia e vivesse.23Per questo non avrete più visioni false, né più spaccerete incantesimi: libererò il mio popolo dalle vostre mani e saprete che io sono il Signore".
Prima lettera ai Corinzi 1
1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù,5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza.6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente,7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo:9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".
13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio,15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome.16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.
17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.19Sta scritto infatti:
'Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti'.
20'Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto'? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,31perché, come sta scritto:
'Chi si vanta si vanti nel Signore'.
Capitolo I: Il raccoglimento interiore
Leggilo nella Biblioteca1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.
2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.
3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.
DISCORSO 34 DISCORSO TENUTO A CARTAGINE NELLA BASILICA DEI MAGGIORI SUL RESPONSORIO DEL SALMO 149: "CANTATE AL SIGNORE UN CANTICO NUOVO"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca1. Siamo stati esortati a cantare al Signore un cantico nuovo. L'uomo nuovo conosce il cantico nuovo. Il cantico è un fatto d'allegrezza e, se consideriamo la cosa con maggior diligenza, è un fatto d'amore, sicché chi sa amare la vita nuova sa cantare il cantico nuovo. Occorre quindi che ci si precisi quale sia la nuova vita a motivo del cantico nuovo. Rientrano infatti nell'unico regno tutte queste cose: l'uomo nuovo, il cantico nuovo, il testamento nuovo, per cui l'uomo nuovo e canta il cantico nuovo e appartiene al Testamento nuovo.
Amiamo perché siamo stati amati.
2. Non c'è nessuno che non ami; quel che si domanda è che cosa ami. Non ci si esorta a non amare ma a scegliere quel che amiamo. Ma cosa potremo noi scegliere se prima non siamo stati scelti noi stessi? In effetti, se non siamo stati prima amati, non possiamo nemmeno amare. Ascoltate l'apostolo Giovanni. È quell'apostolo che poggiò il capo sul petto del Signore e in quel banchetto bevve i misteri celesti 1. Da quanto bevve, da quella sua felice ubriachezza eruttò: In principio era il Verbo 2. Umiltà sublime ed ubriachezza sobria! Orbene, quel grande eruttatore, cioè predicatore, fra le altre cose che aveva bevute dal petto del Signore disse anche questo: Noi amiamo perché lui ci ha amati precedentemente 3. Molto aveva concesso all'uomo - parlava infatti di Dio! - quando aveva detto: Noi amiamo. Chi ama? Chi è amato? Gli uomini amano Dio, i mortali l'immortale, i peccatori il giusto, i fragili l'immutabile, le creature l'artefice. Noi abbiamo amato. Ma chi ci ha dato questa facoltà? Poiché egli ci ha amati antecedentemente. Cerca come possa l'uomo amare Dio: assolutamente non lo troverai se non nel fatto che egli ci ha amati per primo. Ci ha dato se stesso come oggetto da amare, ci ha dato le risorse per amarlo. Cosa ci abbia dato al fine di poterlo amare ascoltatelo in una maniera più esplicita dall'apostolo Paolo, che dice: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori. Ma come? Forse per opera nostra? No. Ma allora come? Attraverso l'azione dello Spirito Santo che ci è stato dato 4.
Dio è amore ineffabile.
3. Poiché dunque tanto grande è la fiducia che abbiamo, amiamo Dio attraverso Dio. Senz'altro! Siccome lo Spirito Santo è Dio, noi amiamo Dio attraverso Dio. Cosa potrei dire di più che amiamo Dio attraverso Dio? Effettivamente, se ho potuto affermare che l'amore di Dio è diffuso nei nostri cuori attraverso l'azione dello Spirito Santo che ci è stato donato 5, ne segue che, essendo lo Spirito Santo Dio, noi non possiamo amare Dio se non per mezzo dello Spirito Santo, cioè non possiamo amare Dio se non attraverso Dio. Ne è la [ovvia] conseguenza. Ascoltate la cosa in maniera più palese dallo stesso Giovanni. Dio è amore, e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui 6. Sarebbe stato poco dire: L'amore procede da Dio. Chi di noi oserebbe dire quello che propriamente è stato detto: Dio è amore? Lo ha detto uno che sapeva quel che possedeva. Come fa allora l'immaginazione e il pensiero dell'uomo, così instabili, a fabbricarsi un dio? Come può l'uomo fabbricarsi in cuore un idolo, modellandolo sulle forme che può pensare e non qual è quello che ha meritato di scoprire? "No è così?". "No, ma è così". Cosa stai lì a ordinarne i lineamenti, a strutturarne le membra, a plasmare secondo il tuo arbitrio la statura, a immaginare la bellezza del corpo? Dio è amore. Qual è il colore della carità? quali i lineamenti? quale la forma? Nulla di questo vediamo; eppure lo amiamo.
Esempio dell'amore umano.
4. Oso dire una cosa alla vostra Carità. Osserviamo nelle cose inferiori ciò che dobbiamo riscontrare nelle superiori. Lo stesso amore basso e terreno, lo stesso amore sudicio e delittuoso che si attacca alle bellezze del corpo ci offre un qualche richiamo per elevarci alle cose più alte e più pure. Ecco un uomo lascivo e disonesto che si innamora d'una bellissima donna. Il movente è, è vero, la bellezza del corpo, ma quello che si cerca è lo scambio interno di amore. Se infatti quel tale ode che la donna lo odia, non ne seguirà forse che tutto il suo trasporto impetuoso per quelle membra attraenti si raffredderà? Da ciò che mirava d'avere, in certo qual modo si ritrae, si allontana, e, offeso, comincia anche a odiare ciò che amava. Forse che è mutata la bellezza esteriore? Non le restano forse ancora tutte le doti che l'avevano attratto? Certo che restano. La verità è che egli ardeva [d'amore] per ciò che vedeva, ma dal cuore esigeva ciò che non vedeva. Se al contrario s'accorge che lo scambio d'amore esiste, quanto più fortemente se ne infiamma! Lei vede lui, lui vede lei, l'amore non lo vede nessuno. Eppure ciò che si ama è proprio questo [elemento] che non si vede.
5. Elevatevi da questa bramosia fangosa, per abitare [col cuore] nella carità fulgente di luce. Tu non vedi Dio. Ama e lo possiedi. In fatto di desideri riprovevoli, quante cose si amano e non si riesce ad averle! Vengono cercate con affetto sordido, ma non per questo immediatamente le si posseggono. Coincidono forse amare l'oro e possedere l'oro? Molti lo amano, ma non lo posseggono. Forse che amare amplissimi e feracissimi campi è lo stesso che possederli? Molti li amano ma non li posseggono. Forse che amare gli onori è lo stesso che possedere gli onori? Molti, che pur bramano ardentemente gli onori, son privi di onori. Cercano di averli, ma spesse volte muoiono prima di conseguire quel che cercavano. Dio ci si offre in forma di capitale. Ci grida: Amatemi e mi possederete, poiché se non mi avreste, non potreste nemmeno amarmi.
Siate voi stessi la lode di Dio.
6. O fratelli, o figli, o germogli della Chiesa cattolica, o semi santi e celesti, o rigenerati in Cristo e [in lui] nati dall'alto, ascoltatemi! Anzi, stimolati da me, cantate al Signore un cantico nuovo 7. Eccomi - dici - io sto cantando. Stai cantando, è vero, stai cantando: lo ascolto. Ma che la tua vita non proferisca testimonianza contrastante con la tua lingua. Cantate con le voci, cantate con i cuori; cantate con le labbra, cantate con i costumi. Cantate al Signore un cantico nuovo. Volete sapere cosa occorra cantare di colui che amate? Senza dubbio vuoi cantare di colui che ami. Vuoi conoscere le sue lodi per cantarle. Avete ascoltato: Cantate al Signore un cantico nuovo. Vuoi conoscerne le lodi? La sua lode nella Chiesa dei santi 8. La lode da cantare è lo stesso cantore. Volete innalzare lodi a Dio? Siate voi la lode che volete proferire; e sarete sua lode se vivrete bene. La sua lode infatti non è nelle sinagoghe dei giudei, non è nella scempiaggine dei pagani, non negli errori degli eretici, non nelle acclamazioni dei teatri. Volete sapere dove sia? Guardate a voi stessi, siatelo voi stessi! La sua lode nella Chiesa dei santi. Cerchi il motivo che ti faccia godere quando canti? Si allieti Israele in colui che l'ha creato 9; e non troverà dove allietarsi se non in Dio.
Per acquistare la carità dona te stesso.
7. Bene, miei fratelli! Interrogate voi stessi, esaminate le [vostre] celle interiori. Guardate e riflettete su quanto siate ricchi in fatto di carità; e poi accrescete quel che avete riscontrato. Badate a tale tesoro, perché possiate essere interiormente ricchi. Anche delle altre cose che hanno un gran pregio si dice, è vero, che son cose care, e ciò non invano. Osservate il vostro modo di parlare. Questo - dite - è più caro di quello. Che significa "più caro" se non più prezioso? Se si dice "più caro" ciò che è più prezioso, che cosa, miei fratelli, sarà più caro della carità in se stessa? Quale pensiamo possa essere il suo prezzo 10? Dove si trova il suo prezzo? Prezzo del grano è qualche tua moneta, prezzo d'un campo è l'argento, prezzo di una pietra preziosa è l'oro; prezzo della carità sei tu stesso. Cerchi dunque come possedere un campo, una pietra preziosa, un giumento. Cerchi come comprare un campo e lo cerchi in tasca tua. Se però vuoi possedere la carità, cerca te stesso, trova te stesso. Forse che stenti a darti per paura di consumarti? Tutt'altro! Se non ti darai sei perduto. La stessa carità [ti] parla per bocca della Sapienza e ti dice qualcosa che t'impedisce d'avere paura delle parole: Da' te stesso 11. Se infatti qualcuno volesse venderti un campo ti direbbe: Dammi del tuo oro, e se qualche altro [volesse venderti] cose simili, dammi tue monete - ti direbbe -, dammi del tuo argento. Ascolta cosa ti dice la carità per bocca della Sapienza: Dammi il tuo cuore, o figlio 12. Dice: Dammi. Che cosa? Il tuo cuore, o figlio. Era male quando esso era dalla parte tua, quando era tuo. Ti lasciavi infatti attrarre da vanità e da amori lascivi e perniciosi. Toglilo da li! Dove lo trasporterai? dove lo porrai? Dice: Dammi il tuo cuore. Appartenga a me e non perirà per te. Osserva infatti se ha voluto lasciare in te qualche possibilità d'amare te stesso colui che ti dice: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua anima 13. Cosa resta del tuo cuore per amare te stesso? Cosa della tua anima o della tua mente? Dice: Con tutto. Esige tutto te colui che ti ha creato. Ma non rattristarti quasi che non ti rimanga nulla di cui godere. Si allieti Israele, non in sé, ma in colui che l'ha creato 14.
Se non ami Dio non ami te stesso.
8. Mi replicherai dicendo: Se non mi rimane alcuna risorsa per amare me stesso - dal momento che mi si ingiunge di amare colui che mi ha creato con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente 15 - come nel secondo precetto mi si comanda di amare il prossimo come me stesso? 16. Questo significa piuttosto che devi [darti] al prossimo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. Come? Amerai il prossimo tuo come te stesso 17. Dio con tutto me stesso, il prossimo come me stesso. Così me, così te. Vuoi ascoltare come debba amare te? Ami te stesso, se ami Dio con tutto te stesso. Credi che giovi a Dio il fatto che tu lo ami? Forse che, per il fatto che lo ami, Dio ci acquista qualcosa? Se non lo ami, chi ci perde sei tu. Quando [lo] ami, tu te ne avvantaggi; tu sarai là dove non si perisce. Mi risponderai dicendo: Ma quando non mi sono amato? Non ti amavi certamente quando non amavi Dio, tuo Creatore. Ma tu, pur odiandoti, credevi di amarti. Difatti chi ama l'iniquità odia la sua anima 18.
Preghiera dopo il discorso.
9. Rivolti al Signore, Dio Padre onnipotente, a lui, con cuore puro, per quanto può la nostra pochezza, rendiamo amplissime grazie. Preghiamo con tutta l'anima la sua incomparabile mansuetudine perché si degni di esaudire, secondo il suo beneplacito, le nostre preghiere; con la sua potenza espella il nemico dalle nostre azioni e dai nostri pensieri, moltiplichi in noi la fede, governi la mente, conceda pensieri spirituali e ci conduca alla sua beatitudine. Per Gesù Cristo, suo Figlio e nostro Signore, che è Dio, e vive e regna con lui nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
1 - Cf. Gv 13, 23; 21, 20.
2 - Gv 1, 1.
3 - 1 Gv 4, 10.
4 - Rm 5, 5.
5 - Rm 5, 5.
6 - 1 Gv 4, 16.
7 - Sal 149, 1.
8 - 1 Gv 4, 16.
9 - Sal 149, 2.
10 - Cf. Prv 31, 10.
11 - Cf. Prv 23, 26.
12 - Cf. Prv 23, 26.
13 - Dt 6, 5.
14 - Sal 149, 2.
15 - Dt 6, 5.
16 - Cf Mt 22, 39.
17 - Mt 22, 39.
18 - Sal 10, 6.
Diario di Santa Gemma Galgani
Santa Gemma Galgani - Santa Gemma Galgani
Leggilo nella Biblioteca(19 luglio - 3 settembre 1900)
Esperienza della Passione insieme con Gesù.
19 1uglio
+ Stasera finalmente, dopo sei giorni di patire per la lontananza di Gesù, mi sono un po' raccolta. Mi sono messa a pregare, come sono solita ogni giovedì; sarei voluta stare in ginocchio, ma l'obbedienza voleva che stassi nel letto, e così feci; mi misi a pensare alla crocifissione di Gesù. Sul primo non sentivo nulla, dopo qualche minuto mi sentii un po' di raccoglimento: Gesù era vicino. Al raccoglimento mi successe come altre volte: mi andò via il capo e mi trovai con Gesù, che soffriva pene terribili.
Come fare, veder soffrire Gesù e non aiutarlo? Mi sentii allora tutta in un gran desiderio di patire, e chiesi a Gesù di farmi questa grazia. Mi contentò subito, e fece come aveva fatto altre volte: mi si avvicinò, si tolse dal suo capo la corona di spine e la posò sul mio, e poi mi lasciava stare. Vedeva poi che io lo guardavo zitta zitta, capì subito un pensiero che in quel momento mi venne; pensai: "Forse Gesù non mi ama più, perché è solito Gesù che, quando mi vuol fare conoscere che mi vuol bene, mi pigia bene bene quella corona sulla testa oppure dalle parti alla testa". Gesù capì e con le sue mani me la pigiò nelle tempie. Sono momenti dolorosi, ma momenti felici. E così mi trattenni un'ora a soffrire con Gesù. Avrei voluto starci sempre tutta la notte ma, siccome Gesù ama tanto l'obbedienza, lui stesso si sottomise a obbedire al confessore e dopo un'ora mi lasciò: voglio dire che lui non si fece più vedere da me, ma accadde una cosa che non era mai successa. Gesù è solito, ogni volta che mi pone in capo la sua corona, quando mi lascia, me la leva e se la rimette sul suo capo; ieri invece me la lasciò fino alle quattro circa.
Per dire il vero, soffrii un po', ma pure mi riuscì di lamentarmi una sola volta. Gesù mi perdonerà se alle volte mi esce qualche lamento, perché è proprio involontario. Soffrivo poi tanto a ogni movimento che facevo: che poi era tutta mia fantasia.
Venerdì, 20 luglio
Gesù le toglie la corona di spine e si trattiene amabilmente con lei, dicendole che l'ama tanto perché simile a lui. Con il tempo, le dice, l'avrebbe fatta santa.
Ieri? poi, alle quattro circa, mi venne un desiderio di unirmi un altro po' con Gesù; mi provai e mi unii subito con lui. Per dire il vero, sentivo tanta ripugnanza, perché mi sentivo stanca, e senza forza; mi trovai di nuovo davanti a Gesù. Si mise accanto a me, ma non era più triste come la notte, era più allegro; mi accarezzò un po', poi contento contento mi levò la corona dalla mia testa (un po' soffrii anche allora, ma meno) e se la ripose sul suo capo, e non sentii più nessun male; ritornai anzi subito in forze, e stavo meglio allora che avanti di soffrire.
Gesù poi mi domandò diverse cose; io pure gli dissi che non mi mandasse a confessare dal padre Vallini, ché non ci vado volentieri; Gesù allora si fece serio e un po' arrabbiato mi disse che, subito che ne avessi bisogno, ci andassi. Glielo promisi e ci vado volentieri.
Avevo sempre tante cose da dire a Gesù e lui sentivo che a poco per volta mi veniva a mancare; allora mi promise che più tardi, alle preghiere della sera, sarebbe tornato; ma allora era anche più contento: mi aprì il suo cuore, che vidi scritte due parole che non capivo. Glielo chiesi di saperle; mi rispose Gesù: « Io ti amo tanto, perché molto mi somigli ». « In che cosa, o Gesù », gli dissi, « ché mi vedo tanto dissimile a te? ». « Nell'essere umiliata », mi rispose.
Capii allora bene ogni cosa, mi tornò alla mente la mia vita passata. Un grosso difetto è stata sempre la mia passione, la superbia. Quando ero piccola, in ogni posto ove andavo, da tutti si sentiva dire che ero una gran superba. Ma Gesù, che mezzi ha usato per umiliarmi, specialmente in quest'anno! Infine ho capito chi sono veramente. Sia sempre ringraziato Gesù.
Mi aggiunse poi il mio Dio che col tempo egli mi avrebbe fatta santa" (qui non dico nulla perché è impossibile che accada di me quel che disse lui).
Mi dette alcuni avvertimenti da dare al confessore e mi benedì. Capii, come sempre, che si allontanava per qualche giorno. Ma quanto è buono Gesù! Appena si parte lui, mi lascia l'angelo custode, che con la sua continua carità, vigilanza e pazienza mi assiste.
O Gesù, ti ho promesso che sempre obbedirò, e di nuovo lo affermo. Sia pure tutta la mia fantasia, sia pure lavoro del diavolo, in ogni modo voglio obbedire.
Sabato, 21 luglio
Maria Santissima Addolorata la fa riposare sul suo seno. Gemma è percossa dal demonio e soccorsa dall'angelo custode.
Oggi, sabato 21 luglio, credevo proprio in nessun modo raccogliermi. Ma appena ho potuto esser sola, mi sono provata a dire la corona dei dolori; non so a che punto mi sono sentita portar via la testa. La mia carissima mamma Maria Santissima Addolorata mi ha voluto fare una visitina (non mi ricordavo però che era sabato, e il sabato è solita farsi vedere).
Era pure afflitta; non so, ma mi sembrava che piangesse. L'ho chiamata più volte col dolce nome di mamma; non mi rispondeva, ma quando sentiva dire «mamma», sorrideva; glielo ho ripetuto più volte, fino che ho potuto, e lei sempre sorrideva. Infine mi ha detto: « Gemma, vuoi venire a riposarti un po' sul mio seno? ». Ho fatto come per alzarmi, e inginocchiarmi e avvicinarmi a lei; lei pure si è alzata, mi ha baciato nella fronte, e mi è sparita.
Sono di nuovo sola, ma sicura che la Mamma mia mi ama ancora, ma che è tanto offesa. Dopo tutte queste cose, mi sento, sì, sempre afflitta, ma assai più rassegnata.
Stasera, come avevo promesso a Gesù, sono andata da padre Vallini a confessarmi. Ma chi sa, dopo uscita di confessionario, mi sono sentita subito agitata e inquieta: era segno che il diavolo era vicino.
Purtroppo se era vicino! Ben me ne avvidi più tardi, quando mi misi a dire le mie preghiere. Già, come ho detto, internamente e anche esternamente ero tutta in tempesta; avrei preferito entrare nel letto e addormentarmi anziché pregare; ma no, volli provare. Incominciai a dire tre invocazioni, che sono solita ogni sera dire al Sacro Cuor di Maria; appena mi fui messa in ginocchio, il nemico, che già da qualche ora stava nascosto, si fece vedere nella forma di un uomo piccino piccino; ma così brutto, che fui presa tutta da spavento.
La mia mente era tutta rivolta a Gesù e nulla mi curavo di lui; continuavo a pregare, ma tutto ad un tempo cominciò a darmi dei colpi nelle spalle e più giù ancora: me ne dette assai. + Sarò stata circa una mezz'ora in quella tempesta; mi sono bene avveduta però che la cosa che più gli dispiaccia a lui è il raccoglimento, che Gesù spesso spesso mi fa provare. Mi raccomandavo a Gesù, ma che! Intanto si avvicinava l'ora che dovevo obbedire, cioè di andare a letto; andarci in quel modo mi dispiaceva: non avevo ancora fatto l'esame di coscienza. Pregai il mio angelo custode, e mi aiutò davvero, in un modo devo dire al tutto curioso.
Appena mi si presentò, lo pregai tanto che non mi lasciasse sola. Mi domandò che avessi; gli feci vedere il diavolo, che si era assai allontanato, ma mi minacciava sempre. Lo pregai che stasse con me tutta la notte, e lui mi diceva: « Ma io ho sonno ». « Ma no », gli ripetevo, « gli angeli di Gesù non dormono ». « Ma pure », soggiungeva, « devo riposarmi »
(ma mi accorsi che faceva per ridere); « dove mi farai stare? ». Io volevo dirgli che lui si mettesse sul letto, e io stavo lì a pregare; ma allora avrei disobbedito. Gli dissi che stasse vicino a me; me lo promise.
Io andai a letto; dopo lui mi parve che allargasse le sue ali e mi venisse sopra il capo. Mi addormentai, e stamani pure era al solito suo posto di ieri sera. Io ce l'ho lasciato; quando sono tornata dalla messa, non ci era più.
Domenica, 22 luglio
È battuta nuovamente dal demonio. Aspri rimproveri dall'angelo per aver commesso alcune mancanze.
Ho fatto la santissima comunione, ma Gesù non mi si è fatto sentire nulla nulla; ora però mi trovo assai quieta. Oggi poi, che credevo di essere affatto libera da quella brutta bestia, invece mi ha bussato assai. Io era andata proprío coll'intenzione di dormire, tutt'altro invece: ha cominciato in certi colpi, che temevo proprio mi facesse morire. Era in forma di un grosso cane tutto nero, e mi metteva le gambe sulle mie spalle; ma mi ha fatto assai male, perché mi ha fatto sentire tutti gli ossi. Alle volte perfino credo che me li tronchi; anzi una volta, tempo indietro, nel prender l'acqua santa, mi dette una torta tanto forte al braccio, che cascai in terra dal gran dolore, e allora mi levò l'osso proprio dal posto; ma mi ci tornò ben presto, perché me lo toccò Gesù, e fu fatto tutto.
Dopo del tempo, mi ricordai che al collo ci avevo il legno della santa croce; potei con quello segnarmi, e tornai subito in calma. Mi mísi subito a ringraziare Gesù, che mi si fece vedere, ma ben poco: mi rianimò di nuovo a soffrire e a combattere, e mi lasciò. Da allora in poi non mi sono potuta più raccogliere; sia benedetto Dio in ogni modo.
Nel corso del giorno, ieri, però bisogna che dica alcuni avvertimenti, che mi dette il mio santo angelo. Il primo fu in tempo di desinare; mi si accostò. Devo dire ancora che in quel momento mi era venuto un pensiero... Lui si vede lo capì, mi disse: « Figliuola, vuoi proprio che me ne vada e non farmi più vedere? ». Mi vergognai e rientraí in me stessa. Queste parole le pronunziò assai forte, e non so se possono aver sentito anche gli altri.
Un'altra volta fu ieri il giorno, mentre ero in chiesa; mi si accostò anche allora e mi disse: « La grandezza di Gesù e il luogo ove tu sei meritano altra maniera di operare». In quel tempo avevo alzato gli occhi per guardare due bambine come erano vestite.
L'ultimo stanotte: ero nel letto in una maniera non tanto ammodo; mi ha rimproverato dicendomi che invece di progredire ne' suoi insegnamenti divento sempre peggiore, e continuamente mi rallento nel bene.
Tutte queste cose, poi, sono svegliata sempre quando mi accadono.
A quel che mi pare, invece di esser buona e prepararmi alla visita di Maria Santissima Addolorata con confratel Gabriele, per quanto faccia, non mi riuscirà.
Lunedì, 23 luglio
Gesù le dà forza di vincere il demonio e di burlarsi di lui. Apparizione di san Gabriele dell'Addolorata.
Oggi poi Gesù mi ha mostrato di nuovo che sempre continua a volermi bene, non nella maniera di prima, di unirmi con lui o raccogliermi, ma in un'altra. Sono andata a letto, mi sono addormentata, e come dormivo bene; dopo circa un quarto (perché i miei sonni son sempre brevi), ho veduto in fondo al letto, ma per terra, il solito omino, nero nero, piccino piccino. Ho capito chi era e mi sono subito risentita per bene; ho detto: « Ma che ora hai ricominciato la storia di non farmi neppur dormire? ». « Come! Dormire? », mi ha risposto. « Perché non preghi? »
«Pregherò più tardi», ho detto. «Ora dormo». «Sono due giorni, veh!, che non ti puoi più raccogliere; bene, lascia fare che ci penso io». Principiava a darmi qualche colpetto; ho preso il crocifisso in mano, ma sì era inutile. Stava per montarmi addosso e darmene quante poteva. Non so quel che sia successo; l'ho veduto montar sulle furie e rotolarsi per terra.
Io ridevo: oggi mi pareva di non aver paura; mi ha detto: «Oggi non ti posso far nulla, ma te le asserbo un'altra volta ». Gli ho dimandato: « Ma perché non puoi? Se altre volte hai potuto, puoi benissimo ancora: io sono la stessa, ho soltanto Gesù al collo».
Allora mi ha detto: «Quella... che è in questa stanza, che ti ha fatto? Fatti levare quella roba da dosso, e poi vedrai ». Io insistevo che non ci avevo nulla, perché dormivo, ma capivo di chi voleva parlare. Dopo queste parole me ne stavo contenta nel letto e ridevo, guardando i brutti versi che faceva e la rabbia che lo divorava.
Mi diceva che se prego ancora mi fa soffrire di più. « Non m'importa », dicevo. « Soffrirò per Gesù ». Insomma, oggi mi ci sono divertita assai: lo vedevo tanto arrabbiato; mi ha promesso però di asserbarmele.
Ha aspettato a stasera, ma grazie a Dio non ha potuto durare tanto a lungo: mi ha dato tre stritolate forti assai, che dopo, per andare a letto, mi ci è voluto del tempo tanto. In certi momenti corre lontano e con tanto spavento che non so quel che abbia. Mi ridusse proprio che appena mi potevo muovere.
Quanto chiamai Gesù! Ma che, non venne mai; pregai pure il mio angelo custode che mi conducesse da Gesù, ma mi fu ogni cosa inutile. Si trattenne un po' lui con me e mi disse: « Stasera Gesù non viene neppure a benedirti, neppure io stasera ti benedico».
Mi sgomentai allora, perché, se Gesù non mi benediva con forza, io non potevo alzarmi: non avevo più niente al mio posto. Si avvide allora che ero per piangere e disse: « Ma ci manda, sai, Gesù. E se tu sapessi chi ti manda stasera, quanto saresti contenta».
La mia mente allora volò subito a confratel Gabriele. Lo dimandai, ma non mi dette nessuna risposta; mi fece stare un po' di tempo così sossopra e piena di curiosità. Infine mi disse: « Ma se Gesù manda davvero confratel Gabriele a benedirti, tu che farai? Non parlargli, se no disobbedisci al confessore ». + « No, non parlo », risposi impaziente; « ma come può benedirmi confratel Gabriele? ». « Ma è Gesù che lo manda; eppure lo ha mandato altre volte Gesù per benedirti. Ma ti riuscirà stare zitta e obbedire? ». « Sì sì, obbedirò; fallo venire ».
Dopo qualche minuto venne. Che smania mi prese allora! Avrei voluto... ma fui buona, mi trattenni. Mi benedì con certe parole latine, che mi sono rimaste bene in mente, e dopo subito si avviò per andare via.
O allora non potei fare a meno di dire: « Confratel Gabriele, prega la nostra Mamma che sabato ti porti da me, e ti ci faccia stare tanto ». Si voltò e mi disse ridendo: « Tu sia buona », e nel dire così si tolse dalla vita una cintola nera e mi disse: « La vuoi? ». Allora sì che la volevo davvero: « Mi fa tanto bene quella lì; dammela ora». Mi fece cenno di no, che me l'avrebbe data sabato, e mi lasciò. Mi disse che quella cintola era quella che la notte avanti mi aveva liberata dal diavolo.
Martedì, 24 luglio
Tentata dal demonio, è rassicurata dall'angelo custode. Le appare Gesù, che le rivolge un dolce rimprovero e le parla del monastero delle Passioniste da fondarsi in Lucca.
Ieri accadde al solito: ero andata per dormire, infatti mi addormentai, ma il demonio no, parve che non volesse. Mi si fece vedere in una maniera assai sudicia, mi tentava, ma fui forte. Mi raccomandavo dentro me stessa a Gesù che mi togliesse la vita [piuttosto] che offenderlo.
Che tentazioni orribili che sono quelle lì! Tutte mi dispiacciono, ma quelle contro la santa purità quanto mi fanno male!
Dopo poi per rimettermi in pace venne l'angelo custode e mi assicurò che non avevo fatto alcun male. Mi ci lamento alle volte, perché vorrei che mi venisse a aiutare in certi momenti, e mi dice, o che lo veda o no, sta sempre sopra il mio capo; anzi ieri, perché M. SS. A. [Maria Santissima Addolorata] mi aiutò davvero, e fui forte assai, mi promise che la sera sarebbe venuto Gesù a vedermi.
Arrivata a ieri sera, aspettavo con impazienza il momento di andare in camera, presi il crocifisso e andai a letto. Fu contento anche il mio angelo che andassi a letto, perché... Sentii che ero per raccogliermi, venne il mio Gesù, ma stava assai scostato da me. Che bei momenti che sono quelli!
Gli dimandai subito se mi amasse sempre, e mi rispose queste parole: «+ Figlia mia, ti ho arricchito di tante belle cose, senza nessun tuo merito, e mi domandi se ti amo? Temo tanto per te ». « Perché? », gli dissi. « O Figlia, nei giorni che più volte godevi della mia presenza, eri tutta fervore, non ti costava fatica il pregare; ora invece ti noia la preghiera; qualche negligenza nei tuoi doveri comincia a insinuartisi nel cuore. O Figlia, perché ti avvilisci così? Dimmi: nei giorni passati, ti sembrava lunga l'orazione come ora? Qualche piccola penitenza la fai, ma quanto stai per risolverti!»
Come restassi a quel dolce rimprovero non lo so, restai senza parlare. Continuai poi a parlargli del convento; in quanto a quello assai mi consolò. Gli dissi che se mi amava mi facesse la grazia di andare in convento; lo pregai ancora che mi dicesse qualche cosa del nuovo convento, e mi ríspose: «Presto le parole di confratel Gabriele saranno effettuate». « Tutte tutte? », gli dimandai, quasi fuor di me stessa. «Ogni cosa, non temere: tra poco. Quando tornerà il confessore, ti dirò le cose anche meglio ».
In ultimo gli raccomandai il mio povero peccatore. Mi benedì e nell'andar via mi disse: «Ricordati che ti ho creato per il cielo: non hai che far nulla con la terra ».
Mercoledì, 25 luglio
Gemma si accusa di alcune mancanze, per le quali l'angelo la rimprovera, ordinandole di umiliarsi.
E di oggi? Oggi che dirò?
Non trovo pace; la superbia oggi mi predomina più che in altri tempi. Per dover fare un piccolo atto di umiliazione, ho sofferto assai.
25 luglio.
Di quello che mi accadde ieri, ne parlerò ben poco; la mia lingua è troppo lunga e per questo anche altre persone soffrono per causa mia.
Ho per obbedienza del mio confessore che parli assai poco e mai con persone che sappiano le mie cose. Giorni sono, venne padre Norberto, scappai subito; un'altra volta pure venne e feci lo stesso; fui pronta, per dire il vero, a far l'obbedienza, ma dopo che mi avvenne? Dopo qualche giorno ebbi occasione di parlare con un altro frate di questa cosa, e inventai anche una bella bugia, dicendogli che era stata la signora Cecilia che mi aveva fatto nascondere; invece no, feci da me stessa questa cosa.
Non so come mai il detto padre Norberto lo venne a sapere, e subito venne a riferire la cosa alla signora Cecilia, che gli dispiacque assai; non meno però fece dispiacere a me. Lei mi interrogava se veramente io avessi parlato; rispondevo di no, perché non mi ricordavo di nulla; ci fu però chi mi fece ricordare ogni cosa; venne da me l'angelo custode e mi disse rimproverandomi: «Gemma, come! Anche la bugia? Non ti ricordi, giorni sono, quando per castigo di aver riportato la cosa a fratel Famiano ti feci stare una mezz'ora...?»
Mi ricordai bene ogni cosa (devo dire anche che l'angelo custode, ogni volta che faccio male una cosa, mi castiga: non passa sera che non ne abbia), e mi comandò che andassi dalla signora Cecilia, le raccontassi ogni cosa e la pregassi in nome suo a perdonarmi.
Promisi di farlo, ma sì! Passò la giornata, venne la sera, ma mai feci quel piccolo atto di umiliazione. Mi riavvisò di nuovo l'angelo dicendomi che, se non fossi andata da lei a dire ogni cosa, la notte sarebbe venuto il diavolo.
Allora a quella minaccia non potei resistere e andai in camera sua. Era a letto, e il lume spento; non mi parve vero, così non mi avrebbe veduta. Alla meglio gli dissi ogni cosa; ma forzata; era una vera vergogna, non esser capace di umiliarmi. Finalmente, dopo avermi detto che ogni cosa avrebbe dimenticata, andai in camera. Ma sì! Diceva lei di averla dimenticata, ma era impossibile. Chiesi più volte perdono anche a Gesù, al mio caro angelo, e andai a letto. Che brutta nottata! L'angelo mio, per la gran resistenza che avevo fatta per fare quell'umiliazione, mi lasciò sola, e con qualche visita del nemico. Dormire non potevo, perché non ero quieta di coscienza; come stavo male!
Giovedì, 26 luglio
Nuovi rimproveri dell'angelo. Durante l'Ora Santa del giovedì, Gesù le mette in capo la corona di spine.
Venne la mattina, e finalmente venne l'angelo custode, che mi rimproverò tanto tanto, e mi lasciò di nuovo sola ed afflitta. Feci la santissima comunione, ma, Dio mio, in quale stato! Gesù non mi si fece sentire. Quando poi dopo tanto potei esser sola, allora poi mi sfogai tanto: ero colpevole, me ne avvedo; ma, se debbo dire una cosa, certi dispiaceri a certe persone io non li vorrei dare, ma la mia cattiva inclinazione è tanto al male, che spesso cado in queste cose. Per un'ora e più mi fece stare Gesù in quello stato; piangevo, ero afflitta. Gesù però ora ebbe pietà e venne; mi accarezzò, si fece promettere che non lo avrei più fatto, e mi benedì.
Devo dire che nell'accaduto di ieri dissi tre bugie, ebbi pensieri di rabbia, e nell'idea di vendicarmi con chi aveva fatto la spia, ma Gesù mi proibì affatto di parlarne con FF. [Fra Famianol e con altri. Ritornai presto in calma, e per esservi anche di più, corsi a confessarmi.
La sera poi, dopo che ebbi fatto le mie preghiere, mi misi a fare la solita ora. Gesù stette sempre con me; ero nel letto, come al solito, perché dopo non sarei più stata capace di trattenermi col mio caro Gesù a soffrire con lui. Soffrii assai; mi riprovò di nuovo il suo amore verso di me, col regalarmi fino al giorno dopo la sua corona di spine; mi ama di più Gesù in venerdì. La sera poi mi ritolse la corona, dicendomi che era contento di me, e mi disse ancora accarezzandomi: «Figlia, se ti aggiungo altre croci, non te ne affliggere ». Glielo promisi, e mi lasciò.
Venerdì, 27 luglio
Questo venerdì soffre più del solito, specialmente per la corona di spine.
Questo venerdì soffrii assai di più, perché fui obbligata a fare altre piccole faccende, ed a ogni movimento credevo di morire. Anzi la zia mi aveva comandato di tirare su dell'acqua: durai tanta fatica, mi pareva (ma era tutta mia idea) che le spine mi andassero nel cervello, e mi cominciò a venire una goccia di sangue dalle tempie. Mi pulii in fretta e se ne avvide poco. Mi dimandò se fossi cascata e rotta il capo; gli dissi che mi ero graffiata con la catena del pozzo. Dopo andai dalle monache; erano le dieci e stetti con loro fino alle cinque. Dopo tornai a casa, ma Gesù me l'aveva già tolta.
Sabato, 28 luglio
Dall'angelo custode riceve santi ammaestramenti. Gesù, nella santa comunione, le si fa sentire; la Madonna non le fa la solita visitina.
La notte la passai benissimo; la mattina mi venne l'angelo custode: era contento, mi disse che prendessi della carta e scrivessi quello che lui mi dettava.
Ecco tutto:
«Ricordati, figlia mia, che chi veramente ama Gesù, parla poco e sopporta tutto.
«Ti comando, per parte di Gesù, di non dire mai il tuo parere, se non sei dimandata; di mai non sostenere il tuo sentimento, ma subito cedere.
« Ubbidire puntualmente al confessore e a chi lui vuole, e senza replica; e nelle cose che tu devi, farai una replica sola, ed essere sincera con l'uno e colle altre.
« Quando hai commesso qualche mancanza, accusati subito, senza aspettare che te lo dimandino.
«Infine ricordati di custodire gli occhi, e pensa che l'occhio mortificato vedrà le bellezze del cielo ».
Dopo dette queste cose mi benedì, e mi disse che andassi pure a fare la santa comunione. Ci corsi subito: fu la prima volta, dopo quasi un mese, che Gesù si fece sentire.
Gli dissi tutte le mie cose, mi trattenni con lui assai, perché mi comunicai alle otto e mezza e, quando ritornai in me, era assai tardi. Corsi a casa, e per la strada sonarono le dieci e un quarto; ma fui buona: mi trovai sempre nella solita posizione di quando mi ero comunicata, e vidi nell'alzarmi che l'angelo custode era sopra il mio capo con le ali spiegate. Mi accompagnò lui stesso a casa e mi avvisò di non pregare nel corso del giorno, fino alla notte, perché non ero sicura. Infatti me ne avvidi: per gli altri di casa più che sicura, ma per la mia sorella no, perché mi aveva tappato il buco della serratura e mi fu impossibile chiudere; allora ci si misero le zie, e la sera potei chiudere.
Verso sera andai ai Quindici Sabati in S.M. [Santa Maria]; la Madonna mi disse che non mi avrebbe fatta la solita visitina, perché nei giorni passati avevo disgustato Gesù. Gli dissi che Gesù mi aveva perdonato, ma lei: « Io non perdono tanto facilmente alle mie figlie; io voglio assolutamente che tu diventi perfetta: vedremo se sabato potrò venire a condurti confratel Gabriele»; non di meno mi benedì, e io mi rassegnai.
Non mi manca però qualche tentazione; una un po' forte l'ebbi ieri sera sabato: venne il demonio e mi disse: «Brava, brava! Scrivi pure ogni cosa: non sai che quelle cose lì è tutta opera mia, e se tu vieni scoperta, figurati che vergogna! Dove andrai a nasconderti? Ti faccio passare per santa, e invece sei un'illusa».
Stetti così male, che dalla disperazione giurai che, quando fosse tornata la signora Cecilia, avrei distrutto quello scritto. Intanto feci per rompere questo, ma non mi riuscì; non ebbi forza, oppure non lo so come andasse.
Domenica, 29 luglio
L'angelo custode la assiste; Gesù la rimprovera di aver lasciato la santa comunione e la invita a sé.
Durai in questo stato fino a ieri mattina domenica senza potermi più raccogliere; il mio angelo custode però non mi manca: mi fa forza, e devo dire anche che domenica non avevo fame, e lui stesso mi obbligò a mangiare; e così ha fatto pure stamani. Ogni sera non manca di benedirmi, e anche di castigarmi e di gridarmi.
Oggi domenica sento un gran bisogno di Gesù, ma è già tardi, e non ho ancora nessuna speranza [di vederlo]; aspetto stanotte di essere libera e sola.
È venuto, veh!, Gesù; quanti rimproveri perché non ho fatto la santa comunione! Ecco in che modo Gesù mi rimproverava: «Perché, o figlia, così spesso devo essere privo delle tue visite? E sai quanto bramo che tu venga da me, quando sei buona».
M'inginocchiai davanti a Gesù, e piangendo gli dissi: «Ma come, Gesù mio, non sei ancora stanco di soffrirmi con tutta la mia freddezza? ». «Figlia», mi rispose, «fa' che d'ora in poi non passi giorno senza che tu venga da me, procura di tenere il cuore purificato e ornato con ogni cura possibile. Allontana pure dal tuo cuore ogni amore a te stessa, e qualunque cosa che non sia interamente mia, e poi vieni pure e non temere ».
Mi benedì, insieme a tutti i membri del Sacro Collegio, e andò via; anzi in ultimo mi raccomandò di avere un po' più di forza contro il nemico, dicendomi che non facessi conto delle sue parole, perché è un vero bugiardo e cerca ogni mezzo per farmi cadere specialmente con l'obbedienza. «Obbedisci, figlia mia», mi ripeteva, «obbedisci subito e allegramente, e per meglio riuscire e vincere [in] questa bella virtù, prega la Mamma mia, che ti ama tanto». Avrei voluto dirgli che ieri la sua Mamma non volle venire, ma scappò.
Lunedì, 30 luglio
Afflitta per alcune contraddizioni, è confortata dall'angelo, che la anima a patire e a meditare ogni giorno la Passione di Gesù.
Stamani, lunedì 30 1uglio, sono andata per fare la santissima comunione. Non la volevo fare, non ero quieta di coscienza; ma pure mi sono gingillata fino alle nove, sempre se dovevo o no farla; poi ha vinto Gesù, e l'ho fatta, ma come? Che freddezza! Gesù non l'ho sentito per niente.
Oggi poi non ho potuto mai raccogliermi; sono stata cattiva, mi sono inquietata, ma da me sola, nessuno mi ha veduta; ho pianto tanto tanto, perché la mia sorella non mi voleva uscir di camera. Ieri sera domenica, per dispetto, fino alle undici stette in camera mia, dicendomi, per canzonare, che mi voleva vedere andare in estasi; oggi poi era lo stesso. Scrisse una lettera ieri ai B.S.G. [Bagni di San Giuliano] e parlava assai di me e delle cose mie. Queste cose, che dovrei accogliere bene e ringraziare Gesù, invece m'inquieto, e quasi quasi ho dei momenti di disperazione.
Mentre ero in quello stato, l'angelo custode, che mi stava a vedere, mi disse: «Perché t'inquieti così, figlia mia? Bisogna soffrire qualche cosa, veh, per Gesù» (veramente la cosa che più mi era dispiaciuta a me erano certe parole che [mia sorella] aveva detto forte), e per questo l'angelo mi disse: «Tu sei degna solo di essere disprezzata, perché hai offeso Gesù ».
Poi mi fece tornare quieta; si mise a sedere accanto a me, e mi diceva ammodino ammodino: « O figlia, ma non sai che tu devi essere in tutto conforme alla vita di Gesù? Egli patì tanto per te, e tu non sai che devi in ogni occasione patire per lui? E poi perché dai questo dispiacere a Gesù, di lasciare ogni giorno la meditazione sopra la Passione? ». Era vero: mi ricordai che la meditazione sulla Passione la faccio solo il venerdì e giovedì. « Devi farla ogni giorno, rícordatelo ». Infine mi diceva: «Coraggio, coraggio! Questo mondo non è mica il luogo del riposo: il riposo sarà dopo morte; ora tu devi patire, e patire ogni cosa, per impedire a qualche anima la morte eterna». Lo pregai tanto che dicesse alla Mamma mia di venire un po' da me, ché avrei tante cose da dirgli; mi disse di sì. Stasera però non è venuta.
Martedì, 31 luglio
Chiede a Gesù che le mandi la Mamma celeste, di cui ha gran bisogno.
Siamo a martedì; corro a far la santissima comunione, ma in quale stato! Ho promesso a Gesù di esser buona e cambiar vita; gliel'ho detto, ma lui non mi ha risposto nulla; gli ho detto pure che mi mandi la Mamma sua, e anche mia, e mi ha risposto: « Ne sei degna? ». Mi sono vergognata, e non ho detto altro. Ha aggiunto poi: « Sii buona, e verrà presto con confratel Gabriele ».
È da domenica che non mi sono potuta più raccogliere; in ogni modo ho ringraziato Gesù. Quando viene l'angelo custode, sono svegliata, e non via con la testa; Gesù, la Mamma mia e qualche volta confratel Gabriele, loro mi fanno andar via il capo; ma io resto sempre dove mi metto, mi trovo sempre al solito posto, ma la testa parte. Che gran bisogno che ho della Mamma mia! Se Gesù mi volesse contentare, dopo sarei più buona. Come devo fare a star tanto senza la Mamma?
Mercoledì, 1 - giovedì, 2 agosto
Teme d'ingannarsi, ma l'angelo la rassicura. La corona di spine al capo. Gesù le raccomanda di pregare per madre Marta Teresa, monaca passionista defunta.
Mercoledì non mi potei mai raccogliere, giovedì pure; di quando in quando il mio angelo custode mi diceva qualche cosa, ma sempre però svegliata; anzi mercoledì sera, dentro di me pensavo che potrei essere ingannata dal diavolo; mi quietava, dicendomi solo: « Obbedienza ».
Eccoci infatti a stasera. Al solito per obbedienza andai a letto; mi misi per pregare, mi raccolsi subito. Era già un po' che mi sentivo maletto. Stetti sola sola: quando pativo, Gesù non c'era, e patii solo nel capo.
Il confessore stamani mi ha dimandato se avessi anche avuti i segni; ho risposto di no. Sieno pure forti anche quelli, ma non mai a paragone del capo.
Povero Gesù! Mi fece stare circa un'ora sola, ma poi venne e si presentò in questo modo, tutto sangue, dicendomi: « Sono il Gesù di padre Germano». Non ci credevo, e perché? Temo sempre sempre. Pronunziò quelle parole: «Benedetto Gesù e Maria », e allora capii. Mi dette un po' di forza, e poi io internamente avevo paura, e lui diceva: «Non temere: sono Gesù di padre Germano». Mi raccomandò poi da sé, senza che io ci pensassi neppure, di pregare per madre Maria Teresa di Gesù Bambino, perché è in purgatorio e soffre tanto. Gesù la vuole presto con sé, mi pare.
Venerdì, 3 agosto
Preparata da Gesù, sostiene una battaglia con il demonio; l'angelo corre in suo soccorso.
+ Oggi ho un po' dormito, poi mi sono sentita raccogliere internamente; dopo il raccoglimento mi sono sentita andar via il capo: ero con Gesù. Come ero contenta! Ho sofferto, sì, tanto nel capo; mi sono un po' lamentata, perché mi lascia sola. L'ho pregato ancora di farmi sapere di M.M.T. [madre Maria Teresa] quando sarà in cielo. Mi ha detto: «Non anche; soffre sempre». Gli ho raccomandato il mio povero peccatore, e ha dato la benedizione a tutti i membri del Sacro Collegio e mi ha lasciata contenta.
Stasera sentivo di non potermi raccogliere; ho fatto le poche preghiere vocali della sera e sono andata a letto. Per dire il vero, prevedevo un po' di burrasca, perché Gesù mi aveva avvisata già qualche giorno fa, dicendomi: «Ancora un'ultima battaglia il nemico ti tenterà, ma sarà l'ultima, perché ora è assai». Non potei fare a meno di ringraziarlo della forza che mi aveva sempre data, e lo pregai che mi volesse darla anche nell'ultimo momento, vale a dire ieri sera'.
Andai a letto, si sa bene, coll'intenzione di dormire; il sonno non tardò a venire, e mi comparve quasi subito un omino piccino piccino, coperto tutto di pelo nero. Che spavento! Mi posò le mani sul letto, credevo che volesse picchiarmi. «No no», disse, «non ti posso picchiare, non aver paura», e nel dire così si era allungato.
Chiamai Gesù in aiuto, ma non venne; non per questo mi lasciò: dopo invocato il suo nome, mi sentii subito libera, ma fu tutto ad un tratto.
+ Altre volte avevo chiamato Gesù, ma mai fu pronto come ieri sera. Averlo veduto il demonio dopo: quanto si arrabbiò! S'avvoltolava' per terra, bestemmiava; fece infine un ultimo sforzo per riuscire a portarmi via il crocifisso che avevo con me, ma ricadde subito indietro.
Quanto fu buono ieri sera Gesù con me! Il diavolo, dopo quell'ultimo sforzo, si voltò verso di me e mi disse che, già che non aveva potuto far nulla, voleva tormentarmi tutta la notte. « No », gli dissi; chiamai l'angelo custode, aprì le sue ali, si posò accanto a me, mi benedì e berliffo scappò. Sia ringraziato Gesù.
Stamattina poi ho saputo che nel momento che il diavolo montò sulle furie, mi era stato posto addosso lo scapolare di Maria Santissima dei Dolori, e allora ho capito che, quando fece per togliermi da dosso la roba, non poteva essere altro che quello. Sia ringraziata pure la mia Mamma Addolorata.
Sabato, 4 agosto
Apparizione di Maria Santissima Addolorata.
Eccomi a sabato: è il giorno a me destinato per vedere la Mamma mia, ma che dovrò sperare?
Infine son giunta anche a stasera. Mi metto per recitare la corona dei dolori; sul primo mi ero abbandonata, vale a dire ero rimessa al volere di Dio, di passare anche quel sabato senza vedere la Madonna dei Dolori; ma [al Gesù gli bastò l'offerta del sacrifizio e mi contentò. Non so a che punto della corona, mi sentii raccogliere internamente; al raccoglimento, come sempre, successe ben presto che mi andò via il capo, e senza avvedermene mi trovai dinanzi (a me mi parve) alla Madonna dei Dolori.
Al primo vederla, mi fece un po' di paura; feci di tutto per assicurarmi se veramente era la Mamma di Gesù: mi dette ogni segno per accertarmi. Dopo qualche momento, mi sentii tutta contenta; ma fu tanta la commozione che mi prese nel vedermi così piccola davanti a lei, e tanta la contentezza, che non potei pronunziare parola, altro che ripetutamente il nome di « mamma ».
Lei mi guardava fissa fissa, rideva, si avvicinò per accarezzarmi, e mi diceva che mi calmassi. Ma sì, la contentezza e la commozione mi crescevano e lei, forse temendo che mi facesse male (come altre volte mi è accaduto; anzi una volta, e non l'ho anche notato, per la gran consolazione che provai nel rivedere Gesù, il cuore mi cominciò a battere con tanta forza, che fui costretta, per ordine del confessore, a mettermi in quel punto una fascia strinta strinta), mi lasciò, dicendomi che mi andassi a riposare. Obbedii prontamente: in un secondo fui a letto e non tardò a venire; allora mi quietai.
+ Bisogna ancora che dica che, al primo veder queste cose, queste figure (che certamente potrei essere ingannata), mi sento presa subito da paura; alla paura succede ben presto la gioia. In ogni modo che sia questo, è ciò che provo io. Gli parlai di alcune mie cose, la principale però fu quella che mi conducesse con lei in paradiso; questa più volte gliela dissi. Mi rispose: «Figlia, devi ancora soffrire». «Soffrirò lassù», volevo dire, «in paradiso». « E no», soggiungeva, «in paradiso non si soffre più; ma ti condurrò ben presto», mi diceva.
Era presso al letto, era tanto bella, non potevo saziarmi di contemplarla. Le raccomandai il mio peccatore; allora sorrise: fu buon segno... Le raccomandai ancora parecchie persone a me tanto care, in particolare quelle con le quali ho un grosso dovere di riconoscenza. E questo dovevo farlo ancora per ordine del confessore, che l'ultima volta mi pregò di raccomandarle caldamente a Maria Santissima dei Dolori, dicendomi che io non posso far niente per esse, ma la Madonna supplisca per me, conceda loro ogni grazia.
Temevo che da un momento all'altro mi lasciasse, e per questo la chiamavo più volte, e dicevo che mi conducesse con lei. La sua presenza mi fece dimenticare il mio protettore confratel Gabriele. Gli chiesi di lui, come mai non l'aveva portato; mi disse: «Perché confratel Gabriele esige da te obbedienza più esatta». Aveva da dirmi una cosa per padre Germano; a quest'ultime parole non mi rispose.
Mentre parlavamo insieme, che mi teneva sempre per la mano, me la lasciò; io non volevo che andasse, ero quasi per piangere, e allora mi disse: « Figlia mia, ora basta; Gesù vuole questo sacrifizio da te, per ora conviene che ti lasci». Le sue parole mi misero in quiete; risposi tranquillamente: «Ebbene, il sacrifizio è fatto». Mi lasciò. Chi potrebbe descrivere al minuto quanto sia bella, quanto cara la Madre celeste? No, non vi è paragone al certo. Quando avrò la fortuna di rivederla di nuovo?
Domenica, 5 agosto
Gesù le fa intendere esser sua volontà che ella mediti sempre sulla Passione.
Oggi, domenica, ho pregato l'angelo custode, se mi faceva la grazia di andare (a dire a Gesù) che allora la meditazione non l'avrei potuta fare, perché non mi sentivo bene; l'avrei fatta la sera. Alla sera poi, non ne avevo nessuna voglia; andai a letto, feci la preparazione alla meditazione e rimasi raccolta soltanto internamente. Il capo non mi andò via; mi trattenni un'ora. Anzi devo dire ancora che la meditazione della domenica è sempre sopra la risurrezione ovvero il paradiso; ma Gesù mi fa chiaramente conoscere che quella meditazione da me non la vuole ancora, perché la mente mi corre subito a qualche punto principale della sua Passione. Sia fatta la sua volontà.
Lunedì, 6 agosto
L'angelo custode si trattiene con lei tutta la notte e la esorta a offrire ogni patimento al Signore per le anime del purgatorio.
Eccomi giunta al 6 agosto. I giorni passano, e io eccomi sempre nell'abisso del mondo.
Stasera, l'angelo custode, mentre facevo le preghiere della sera, mi si è avvicinato, e battendomi sopra una spalla mi ha detto: « Gemma, come mai tanta svogliatezza per la preghiera? A Gesù gli dispiace». «No», ho risposto, «non è svogliatezza: sono due giorni che non mi sento bene». Ha soggiunto: « Fai il tuo dovere con applicazione, e vedrai che Gesù ti amerà ancora di più ». È stato un momento zitto, poi mi ha dimandato: « E confratel Gabriele? ». « E non lo so ». « Quanto tempo è che non l'hai veduto? ». « È tanto tanto tanto ». « Ma stanotte Gesù te lo manda ». « Come? Stanotte no, disubbidirei: di notte non vuole il confessore». O con quanto desiderio l'avrei voluto! Ma volevo obbedire. Lo pregai che me lo mandasse di giorno e presto, affinché potessi scrivere quella lettera a P.G. [Padre Germano]. Mi raccomandai all'angelo custode che andasse da Gesù a dirgli se gli permetteva di passare la notte insieme con me. Sparì subito.
Avevo terminato le preghiere: andai a letto. Quando ebbe avuto da Gesù il permesso di venire, ritornò; mi dimandò: «Quanto tempo è che non hai pregato per 1'anime del purgatorio? O figlia mia, ci pensi così poco! Madre Maria Teresa soffre sempre, sai?». Era dalla mattina che non avevo pregato per loro. Mi disse che avrebbe piacere che ogni cosetta piccola che soffro la regalassi alle anime del purgatorio. « Ogní piccola pena, loro le solleva; anche ieri e oggi, se tu avevi offerto per loro quel poco ». Ma risposi un po' meravigliata: «Mi sentiva il corpo; e che i dolori di corpo sollevano le anime del purgatorio? ». « Sì », mi disse; « sì, figlia: ogni più piccolo patimento le solleva». Gli promisi allora che da quel momento ogni cosa avrei offerto per esse. Soggiungeva: «Quanto soffrono quelle anime! Vuoi fare qualche cosa stanotte per esse? Vuoi soffrire?». «E che cosa? », gli dissi; « è lo stesso soffrire di Gesù nel giorno di venerdì? ». « No », rispose. « Di Gesù non sono; saranno dolori corporali». Io dissi di no, perché fuori di giovedì e di venerdì Gesù non vuole; le altre notti vuole che dorma. Ma siccome le anime del purgatorio, e in particolare madre Maria Teresa, mi sta molto a cuore, gli dissi che un'ora volentieri avrei patito.
Gli bastarono queste parole, ma vedeva bene che facendo questo avrei disobbedito; mi ha lasciata dormire. Stamattina, quando mi sono svegliata, era sempre presso di me; mi ha benedetto ed è andato via.
Martedì, 7 agosto
Le appare san Gabriele dell'Addolorata, che le parla della fondazione del monastero di Lucca e invoca per questo l'intercessione di Maria Santissima.
Ieri il giorno l'angelo custode mi promise che alla sera avrei potuto parlare con confratel Gabriele. Venne la tanto sospirata sera; prima di tutto il sonno voleva vincermi, poi un'agitazione tale mi prese, che fui presa da spavento. Ma siccome Gesù era vicino a darmi quella consolazione, e allora, o prima o dopo la consolazione, mi dà qualche dolore. Sia sempre benedetto +.
Però nel provare questa agitazione non vedevo nessuno, voglio dire il diavolo; solo stavo assai male, ma durò poco. Mi calmai ben presto, sentii ad un tratto che mi veniva il raccoglimento, e quasi subito mi successe al solito: il capo se ne partì, ed io mi trovai con confratel Gabriele. Che consolazione fu quella! Ma l'obbedienza voleva che non mi avvicinassi per baciargli la veste, e ristetti. La prima cosa fu quella di domandargli perché stava tanto senza venire. Mi rispose che è per colpa mia. Di questo ne sono persuasa, perché sono assai cattiva.
Quante belle cose mi disse del convento, e le diceva con tanta forza, che mi sembrò che gli occhi gli sfavillassero. Da se stesso, senza che io l'interrogassi: «Figlia, tra pochi mesi, tra l'esultanza di quasi tutti i cattolici si farà la fondazione del nuovo convento ». « Come, tra pochi mesi? », gli dissi. «Ne mancano ancora tredici». «E son pochi», soggiungeva. E poi sorridendo si voltò da una parte e s'inginocchiò, giunse le mani e diceva così: «Vergine benedetta, vedi: qui in terra si gareggia per la propagazione del nuovo istituto; via, te ne prego, fa' che sovrabbondi sopra tutti quelli che ne faranno parte la copia dei doni e favori celesti. Accresci a loro la forza, accresci altresì lo zelo. Sarà tutto vostro dono, o Vergine benedetta ».
Parlava come se avesse presso di sé la M. [Madonna] dei Dolori; io non vedevo nulla, ma con quanta forza, con quanta espressione diceva queste parole, che io ne rimasi meravigliata; sembrava anche lui fuori di se stesso.
Ora poi dovrei parlare di padre Germano, ma il confessore ha detto che qui sopra no, perché...
Parlai anche del povero mio peccatore; sorrise anche lui: tutto buon segno. Infine mi lasciò piena di consolazione.
Mercoledì, 8 agosto
L'angelo la tranquillizza sulla coscienza che ha dei suoi peccati dicendole di rimettersi al giudizio del confessore.
Ora veniamo a stamani. Poco dopo che sono uscita dal confessionario, mi è venuto qualche pensiero, dicendo dentro di me che il confessore diminuisce troppo i miei peccati, ed ero inquieta. Per calmarmi mi si è avvicinato l'angelo custode; ero in chiesa, e pronunziava forte queste parole: « Ma dimmi, a chi vuoi credere: al confessore o alla tua testa? Al confessore che ha continui lumi e assistenza, che ha molta capacità, oppure a te che non hai nulla, nulla, nulla di tutto ciò? O la superba! », mi diceva, «vuol farsi maestra, guida e direttrice del confessore! ». Non ho pensato ad altro; ho fatto un atto di contrizione, ed ho fatto la santissima comunione.
Giovedì, 9 agosto
L'angelo custode le raccomanda l'obbedienza al confessore. In questo giovedì Gemma deve soffrire più del solito, per suffragare la defunta madre Maria Teresa.
Anche oggi, dopo aver sostenuto con l'aiuto di Dio una battaglia del nemico, assai forte, è venuto l'angelo custode, che rimproverandomi e assai severo mi ha detto: «Figlia, ricordati che, mancando a qualsiasi obbedienza, commetti sempre peccato. Perché così resela a obbedire al confessore? Ricordati ancora che non vi è strada più corta e più vera, quanto quella dell'obbedienza».
Ma perché oggi tutto questo? Per colpa mia. Meriterei forse anche peggio, ma Gesù mi usa sempre misericordia. Oimè, che ripugnanza che provo stasera! Fin da stamani mi sento così stanca; ma è tutta svogliatezza, cattiva volontà; ma pure mi voglio vincere coll'aiuto di Dio.
E giovedì, è per questo che mi sento sì curiosa; al sopraggiungere di questa sera, mi accade sempre lo stesso. Sì, patire, patire per i peccatori, e in modo particolare per le povere anime del purgatorio, e in particolare per... E ben lo so perché questa svogliatezza così presto. Le altre sere mi veniva poche ore prima. Perché oggi l'angelo custode mi ha detto che Gesù stasera voleva farmi soffrire qualche ora di più, cioè due ore: alle nove incomincerebbe, e questo per un'anima del purgatorio, e questo senza il permesso del confessore; ma è solito però che non mi grida, anzi vuole, e lo posso fare benissimo.
Ieri sera, verso le nove circa, cominciai a sentirmi un po' male; feci presto a andare a letto, ma soffrivo già tanto anche avanti: il capo mi sentiva fuor di modo, ogni movimento che facevo, mi cagionava pene terribili. Soffrii due ore, come Gesù voleva, per madre Maria Teresa; poi con gran dolore mi spogliai ed entrai nel letto, e cominciò l'ora. Fu assai dolorosa, ma in compagnia di Gesù che cosa non si farebbe!
Venerdì, 10 agosto
Gesù la riempie di consolazioni. In presenza della signora Cecilia, l'angelo custode le si fa sempre vedere e la dirige in ogni cosa; le dice che nessuno, all'infuori della signora Cecilia, sa fare le sue veci con lei.
Mi disse la sera avanti l'angelo custode che mi avrebbe fatto tenere le spine nel capo fino alle cinque del venerdì: fu vero, poiché verso quell'ora cominciai un po' a raccogliermi; mi nascosi in chiesa dei Francescani e lì Gesù me la venne di nuovo a togliere; fui sempre sola. Quanto mi mostrò di volermi bene! Mi animò di nuovo a soffrire e mi lasciò in un mare di consolazione.
Bisogna però che dica che tante volte, ma in particolare il giovedì sera, mi prende tanta una tristezza tale, al pensiero di aver commessi tanti peccati, tutti mi ritornano alla mente, che mi vergogno di me stessa, e mi affligge tanto tanto. Ieri sera pure, poche ore prima, mi venne questa vergogna, questo dispiacere, e trovo solo un po' di quiete in quel po' di patire che Gesù mi manda, offrendolo prima per i peccatori, e in particolare per me, e poi per le anime del purgatorio.
Quante consolazioni che mi dà Gesù! In quanti modi mi mostra di volermi bene! Son già tutte cose della mia testa; ma se obbedisco, Gesù non permetterà che mi abbia ad ingannare. Giovedì sera mi promise che in questi giorni, che la signora Cecilia non c'era non mi avrebbe mai fatta lasciare dall'angelo custode. Me lo dette ieri sera, e non mi ha più lasciato un momento.
Questa cosa l'ho osservata parecchie volte, e non ne ho parlato neppure col confessore, ma oggi glielo dico subito. Se sono con altre persone, l'angelo custode non mi lascia mai; quando sono con lei invece, subito mi lascia (voglio dire che non mi si fa più vedere, se non che per darmi qualche avvertimento); così pure è accaduto oggi: non mai un minuto si è partito d'accanto a me; se devo parlare, pregare, fare qualche cosa, me l'accenna lui. Gesù voglia che non mi abbia ad ingannare.
Questa cosa mi meraviglia assai, e mi ha costrinta a dimandargli: «In che maniera, quando c'è con me la signora Cecilia, non ci stai mai? ». Mi ha risposto così: « Nissuna persona, al di fuori di lei, sa fare le mie veci. Povera bambina», soggiungeva, « sei così piccina, che ti abbisogna sempre la guida! Ora te la farò io, non temere; ma obbedisci, veh, perché faccio presto...
Sono andata a confessarmi; ho detto la cosa al confessore (glielo avevo [anche] scritto); mi ha spiegato ciò che io non capivo, ma ora ho capito tutto.
Sabato, 11 agosto
Desidera ardentemente una visita della Mamma celeste; l'esserne privata è per lei un grande castigo.
È sabato; vado a fare la santissima comunione. Che farò? In ogni modo obbedisco. Se potessi ottenere una vísitina dalla Mamma mia! Ma no, mi ricordo del peccato commesso ieri sera. È vero che stamani me ne sono subito confessata, ma che, la Madonna in particolare a me non mi perdona sì facilmente. Mi vuole perfetta.
È sabato sera; Dio mio! Che castigo! È il maggior castigo che tu possa darmi, di privarmi della visita di Maria Santissima, è appunto vicina il sabato che sempre cado in tante mancanze...
Domenica, 12 agosto
Aridità di spirito.
Sono giunta a domenica. Che svogliatezza, che aridità! Ma pure non voglio lasciare le mie solite preghiere.
Mercoledì, 15 agosto
Alle aridità succedono le consolazioni. Le appare madre Marza Teresa, che le chiede ancora preghiere. Maria Santissima prende il cuore di Gemma per conservarlo in cielo.
Sono arrivata in questo stato di aridità e di mancanza di Gesù fino a oggi, mercoledì. Da venerdì più non l'ho sentito. Il confessore mi accerta che sarà per castigo dei miei peccati o per vedere se posso stare senza Gesù, e per stimolarmi ad amarlo di più. Sono stata sempre sola, voglio dire senza Gesù. L'angelo custode non mi ha lasciata neppure un secondo; eppure quante mancanze, quanti difetti, anche in presenza sua! Dio mio, tu abbi misericordia di me! Ho fatto sempre la comunione, ma Gesù come se più non ci fosse. Ma Gesù voglia lasciarmi sola anche oggi in una solennità sì grande? La comunione l'ho fatta con assai più consolazione, ma senza sentir Gesù. Ho pregato parecchio in questi giorni, perché voglio una grazia da Gesù.
Oggi M.M.T. [madre Maria Teresa] deve andare in paradiso: io lo spero. Ma come fare a saperlo? Raccogliermi non posso, se non sono in un luogo sicuro. Il mio angelo custode oggi farà anche da guardia alla mia porta.
Eccomi alle nove e un quarto di questo gran giorno. Mi sento al solito un interno raccoglimento; ho pregato l'angelo custode di sorvegliarmi e che nessuno veda; mi sono nascosta nella stanza delle monache.
O non è passato gran tempo, che al raccoglimento è giunto il rapimento (non creda chi legge queste cose a nulla, perché posso benissimo ingannarmi; che Gesù mai non lo permetta! Lo faccio per obbedienza, e mi sottometto a scrivere con gran ripugnanza).
Erano circa le nove e mezza, leggevo: tutto ad un tratto sono scossa da una mano che leggermente mi posava sulla spalla sinistra. Mi volto impaurita; ebbi paura, feci per chiamare, ma mi trattenne. Mi voltai e vidi una persona vestita di bianco: conobbi una donna; la guardai, il suo sguardo mi assicurò che non temessi di nulla: «Gemma», mi disse dopo qualche minuto, «mi conosci?». Dissi di no, perché ben potevo dirlo; soggiunse: «Io sono madre Maria Teresa del Bambin Gesù; ti ringrazio tanto tanto che tu ti dia tanta premura, perché presto possa raggiungere la mia eterna felicità».
Tutto questo accadeva, mentre io ero propriamente svegliata e in pieno conoscimento di me stessa.
Soggiunse: « Seguita ancora, ché ho ancora qualche giorno da soffrire». E nel dirmi così mi fece una carezza, e andò via. Quei suoi sguardi, devo dirlo, m'ispirarono molta fiducia. Da quell'ora raddoppiai le mie preghiere per quell'anima, affinché presto possa raggiungere il suo fine; ma le mie preghiere son troppo deboli; o vorrei che presso le anime del purgatorio dovessero aver la forza delle preghiere dei santi! Da quel momento soffrii sempre, fino alle undici circa che non potei esser sola. Sentivo dentro di me un certo raccoglímento, una voglia di andare a pregare, ma come fare? Non potevo. Quante volte mi toccò a insistere! Finalmente l'ebbi il sospirato permesso, e me ne andai con la Mamma mia, ma ben pochi momenti; ma furono momenti preziosi! Per i miei cattivi portamenti, Gesù non permise che la Madonna venisse come sempre sorridente, ma invece assai mesta (ed io ne ero la cagione). Mi rimproverò un po', ma si rallegrò anche di una cosa (che qui credo bene di non notare), e quella cosa fece tanta consolazione anche a Gesù! È per premiarmi di quella fu appunto che venne (la Madonna), ma, come ho detto, seria; mi disse alcune parole, tra le quali disse: «Figlia, quando io andrò in cielo, stamattina porterò con me il tuo cuore ».
In quel momento allora mi sembrò che mi si avvicinasse... me lo tolse, lo prese con sé, nelle sue mani, e mi disse: «Non temere di nulla, sii buona; io terrò il tuo cuore sempre lassù con me, sempre in queste mie mani». Mi benedì in fretta, e nell'andar via pronunziò ancora queste parole: «A me mi hai dato il cuore, ma Gesù vuole ancora un'altra cosa». «Che cosa? », gli dissi. «La volontà», mi rispose, e sparì.
Mi trovai per terra, ma quello so benissimo quando accadde: quando fece cenno di avvicinarsi e di levarmi il cuore. Benché queste cose al primo apparire mi impauriscono, pure alla fine finisco coll'essere sempre in infinite consolazioni.
Giovedì, 16 agosto
Presa da grave timore di dannarsi alla vista dei propri peccati, è animata dall'angelo a confidare nella misericordia di Dio. Soffre con Gesù, che le parla della prossima liberazione di madre Marza Teresa dalle pene del purgatorio e le promette nuove dolcezze nella santa comunione.
Eccomi a giovedì. La solita ripugnanza mi giunge; il timore di perdere l'anima mi viene; il numero dei peccati e l'enormità di essi, tutto mi si spalanca davanti. Che agitazione!
In quei momenti l'angelo custode mi suggerì all'orecchio: « Ma la misericordia di Dio è infinita ». Mi quietai. Cominciai presto assai a patire nel capo: saranno state circa le dieci. Quando fui sola, mi buttai sul letto; soffrii un po', ma Gesù non tardò a comparire, mostrandosi anch'esso che soffriva tanto. Gli ricordai i peccatori, pei quali lui pure mi animò a offrir tutti i miei piccoli patimenti all'eterno Padre, per essi.
Nel mentre che ero con Gesù e soffrivo, e soffriva lui pure, mi venne un forte desiderio, quasi da non poter resistere. Gesù se ne avvide e mi domandò: «Che vuoi che faccia?». Ed io subito: « Gesù, per pietà, alleggerisci i tormenti a madre Maria Teresa ». E Gesù: « Già l'ho fatto. Vuoi altro? », mi diceva. Allora mi feci animo e gli dissi: « Gesù, salvala, salvala». E Gesù così mi rispose: «Il terzo giorno dopo l'Assunzione della mia santissima Madre, verrà anch'essa sprigionata dal purgatorio, e la condurrò con me nel cielo».
+ Quelle parole mi ricolmarono di una gioia tale, che non saprei esprimere. Parecchie altre cose mi disse Gesù; io gli chiesi ancora perché dopo la santissima comunione non mi faceva più gustare quelle dolcezze di paradiso. Mi rispose prontamente: «Non ne sei degna, o figliuola»; ma mi promise però che la mattina dopo l'avrebbe fatto.
Come fare a arrivare alla mattina? È vero, rimanevano poche ore, ma per me erano anni; non ho chiuso mai gli occhi al sonno; mi consumavo, avrei voluto che fosse subito venuta la mattina: in una parola, stanotte mi è sembrata lunghissima, ma è giunta finalmente [la mattina].
Venerdì, 17 agosto
La felicità di stare con Gesù! Nel toglierle la corona di spine, Gesù la benedice versando sopra di lei abbondanti grazie divine. L'angelo le raccomanda l'obbedienza e le dà alcuni avvisi per il confessore. Ripugnanza nello scrivere.
Gesù, appena è arrivato sulla mia lingua (cagione tante volte di tanti peccati), mi si è fatto sentire. Non ero più in me, ma dentro di me Gesù, mi è sceso nel seno (dico nel seno, perché il cuore non l'ho più: lo ho dato alla Mamma di Gesù). Che istanti felici si passano con Gesù! Come ricambiare i suoi affetti? Con quali parole esprimere il suo amore, con questa povera creatura? Ma pure si è degnato venire. È proprio impossibile, sì, è impossibile non amar Gesù. Quante volte me lo dimanda se lo amo e lo amo davvero. E ne dubiti ancora, Gesù mio? Allora lui si unisce sempre più a me, mi parla, mi dice che mi vuole perfetta, che mi ama assai anche lui e che lo contraccambi.
Dio mio, come fare per rendermi degna di tante grazie? Dove non arrivo io, supplirà per me il mio caro angelo custode. Dio voglia che mai mi abbia ad ingannare per me, e non abbia neppure ad ingannare gli altri.
Ho passato il resto della giornata unita con Gesù; soffro un po', ma nessuno del mio patire se ne avvede; solo di quando in quando mi esce qualche lamento; ma, Dio mio, è proprio involontario.
Oggi poi poco, anzi nulla ci è voluto per farmi raccogliere: la mia mente già era con Gesù, e ci sono subito andata anche con lo spirito. Quanto si è mostrato affettuoso oggi con me Gesù! Ma quanto soffre! Faccio tanto per diminuirglielo, e vorrei fare, se mi fosse permesso. Mi si è avvicinato oggi, mi ha levata la corona dalla mia testa, e poi non ho veduto come sempre riporla sul suo capo; la teneva nelle sue mani, tutte le piaghe aveva aperte, ma non buttavano sangue come sempre, erano belle. È solito benedirmi prima di lasciarmi; infatti ha alzato la sua mano destra; da quella mano allora ho veduto uscire una luce più assai più forte che deldttrrre. Esso teneva quella mano alzata; io restavo fissa a guardarlo, non mi potevo saziare di contemplarlo. O se potessi farlo conoscere, vedere a tutti quanto è bello il mio Gesù! Mi ha benedetta con quella stessa mano, che aveva alzata, e mi ha lasciata.
Dopo questo che mi era accaduto, avrei saputo volentieri che cosa volesse dire quella luce che usciva dalle piaghe, in particolare dalla mano destra, con la quale mi ha benedetta. L'angelo custode mi ha dette queste parole: « Fígliuola, in questo giorno la benedizione di Gesù ha versato sopra di te un'abbondanza di grazie».
Ora mentre scrivo, si è avvicinato e mi ha detto: « Mi raccomando, figlia mia, obbedisci sempre, e in tutto. Palesa ogni cosa al confessore; digli che non ti trascuri, ma ti nasconda». E poi ha soggiunto: «Digli che Gesù vuole che abbia assai più premura verso di te, se ne dia più pensiero: se no tu sei troppo inesperta».
Queste cose me le ha ripetute anche ora che ho già scritto; me le ha dette più volte, sono svegliata, e mi è sembrato proprio di vederlo e di udirlo parlare. Gesù, sia sempre fatta la tua santissima volontà.
Ma quanto soffro nel dovere scrivere certe cose! La ripugnanza che provavo sul principio, anziché diminuirmi, assai più si va a crescere, ed io provo una pena da morire. Quante volte oggi ho tentato di cercarli e bruciarli tutti [i miei scritti] ! E poi? Tu forse, o Dio mio, vorresti che scrivessi anche quelle cose occulte, che mi fai conoscere per tua bontà, per sempre più tenermi bassa e umiliarmi? Se lo vuoi, o Gesù, son pronta a fare anche quello: fa' conoscere la tua volontà. Ma questi scritti a che gioveranno poi? Per tua maggior gloria, o Gesù, o per farmi sempre più cadere nei peccati? Tu che hai voluto che faccia così, io l'ho fatto. Tu pensaci; nella piaga del tuo santo costato, o Gesù, nascondo ogni mia parola.
Sabato 18 - domenica 19 agosto
Madre Maria Teresa, accompagnata da Gesù e dal suo angelo custode, viene a ringraziare Gemma e se ne vola al cielo.
Nella santa comunione stamattina Gesù mi ha fatto conoscere che stanotte a mezzanotte madre Maria Teresa volerà in paradiso. Nient'altro per ora.
Gesù mi aveva promesso di darmi un segno. Son giunta a mezzanotte: ancora nulla; eccomi al tocco: neppure; verso il tocco e mezzo mi sembrò che la Madonna venisse a darmi avviso, che l'ora si avvicinava.
Dopo un po' di tempo infatti mi è parso vedermi venire innanzi madre Teresa vestita da Passionista, accompagnata dal suo angelo custode e da Gesù. Quanto era cambiata dal giorno che la vidi per la prima volta. Ridendo si avvicinò a me, e disse che era veramente felice e andava a godere il suo Gesù eternamente; di nuovo mi ringraziò, e soggiunse: «Avvisa madre Giuseppa che io sono felice e si metta in quiete ». Mi fece più volte cenno con la mano di dirmi addio, e insieme con Gesù e il suo angelo custode volò al cielo circa le due e mezza.
In quella notte soffrii assai, perché io pure volevo andare in paradiso, ma nessuno fece atto di portarmici.
Il desiderio che da tanto tempo Gesù aveva fatto nascere in me alfine mi è stato soddisfatto: madre Teresa è in paradiso; ma anche dal paradiso mi promise di tornarmi a vedere.
Lunedì, 20 agosto
I rimproveri dell'angelo. Terribile assalto diabolico, che la santa supera bene invocando la virtù del sangue preziosissimo di Gesù Cristo. Dolore dei peccati: assistenza fraterna e insegnamenti dell'angelo.
Ieri il giorno ebbi di nuovo da parlare coll'angelo custode; mi rimproverò anzitutto la mia svogliatezza nella preghiera; parecchie altre cose mi ricordò: tutto sempre riguardo agli occhi, minacciandomi severamente. Ieri sera in chiesa di nuovo mi ricordò ciò che mi aveva detto il giorno, dicendomi che dovevo poi renderne conto a Gesù. Infine, prima di andare a letto, nell'atto di chiedergli la benedizione, mi avvisò che Gesù oggi, 20 agosto, voleva farmi dare un assalto dal demonio, e questo perché ero stata per qualche giorno trascurata nella preghiera. Mi avvisò che il demonio avrebbe fatto ogni sforzo per impedirmi di pregare, massime con la mente per tutt'oggi, e mi avrebbe privata anche delle sue visite (voglio dire dell'angelo custode), ma solo per oggi.
Ho fatto la santissima comunione, ma chi sa in quale stato! Tanto distratta, e la mente l'avevo a stanotte, cioè a un brutto sogno, che ho riconosciuto preparato dal diavolo.
O Dio, il momento dell'assalto è venuto; ma è stato forte, anzi direi quasi terribile. Nessuna benedizione, nessuno scapolare bastava a frenare la tentazione più brutta che si possa immaginare; era così orrendo [il demonio], che ho chiuso gli occhi, e non l'ho mai aperti, se non quando ero assolutamente libera.
Dio mio, se sono senza nessun peccato, lo devo a te solo, tu sia ringraziato. Che dire in quei momenti? Cercar Gesù e non trovarlo è una pena più grossa che la tentazione stessa. Quello che provo, lo sa solo Gesù, che di nascosto mi guarda e se ne compiace. Ad un certo punto che la tentazione pareva che prendesse più forza, mi è venuto in mente di invocare il S.P. [Santo Papà] di Gesù, ho gridato: «Eterno Padre, per il sangue di Gesù, liberami ».
Non so quello che è accaduto: quel cosaccio di diavolo mi ha dato una spinta sì forte, mi ha tirato giù dal letto, mi ha fatto battere il capo con tanto impeto in terra, che ho sentito gran dolore; ho perduto i sensi e son rimasta per terra, fino a tanto che non mi sono riavuta, dopo assai tempo.
Sia ringraziato Gesù, che oggi pure è passato nel miglior modo che a lui è piaciuto.
Il resto del giorno l'ho passato benissimo. Stasera, come è solito accadermi spesse volte, mi sono venuti alla mente tutti i miei gran peccati, ma con tanta enormità, che ho dovuto farmi forza per non piangere forte: ne sentivo un dolore sì vivo, che mai avevo provato. Il numero di essi oltrepassa mille volte la mia età e la mia capacità: però, ciò che mi consola, ne ho provato grandissimo dolore, che vorrei che questo dolore mai si cancellasse dalla mia mente, e mai mi diminuisse. Dio mio! Fino a che è giunta la mia malizia!
Stasera, per dire la verità, aspettavo Gesù, ma che! Non è comparito nessuno; solo l'angelo custode non cessa di vigilarmi, di istruirmi e darmi dei savi consigli. Più volte al giorno mi si fa vedere e mi parla. Ieri mi tenne compagnia mentre mangiavo, però non mi forzava, come fanno gli altri. Dopo che ebbi mangiato, non mi sentivo niente bene; allora lui mi porse una tazzina di caffè sì buono, che guarii subito, e poi mi fece anche un po' riposare.
Tante volte gli faccio chiedere a Gesù se lo lascia tutta la notte con me; va a dirglielo, poi torna e non mi lascia fino alla mattina, se Gesù glielo permette.
Martedì, 21 agosto
Aspetta una visita di san Gabriele dell'Addolorata.
Forse m'ingannerò, ma oggi aspetto una visitina di C.G. [Confratel Gabriele], e se fosse vero, devo parlargli di molte cose. Gesù, lume, lume non a me, ma a P .G. [Padre Germano] e al confessore.
Mercoledì, 22 agosto
Rimproveri dell'angelo e visita di Gesù, che le parla della signora Giuseppina Imperiali. Il suo angelo custode non l'abbandona mai; altri angeli le si fanno vedere.
Ieri l'angelo custode mi avvisò che nel corso della giornata doveva venire Gesù; mi gridò, mi chiamò superba, ma poi ci rimettemmo ben presto. Non ci pensai più alla visita di Gesù, perché non ci credevo; ma nel mettermi a fare le preghiere della sera mi sentii raccogliere con Gesù, che mi fece subito un dolce rimprovero, dicendomi: « Gemma, non mi vuoi più? ». « O Dio mio, Dio mio », gli risposi, « come non ti cerco? Ti desidero da per tutto, ti voglio, ti cerco sempre, bramo te solo».
Ma mi venne in mente subito di dimandargli: «Ma, Gesù, sei venuto stasera, e allora non verrai dimani sera». Mi promise di sì. Ma il confessore mi ha detto che ne sarà responsabile la mia coscienza, se soffrissi e non mi sentissi bene; se mi sento bene, la stessa ora posso soffrire con Gesù; se no Gesù venga pure, ma senza farmi soffrire; mi trattenga con lui e lo compatisca, e faccia parte con lui a quella mortale tristezza che patì nell'Orto degli olivi. In ogni modo obbedirò.
Mi parlò pure Gesù, senza che io ne parlassi, dell'anima santa della signora Giuseppina Imperiali. «O quanto mi è cara! », ripeteva Gesù. «Vedi», soggiungeva, «essa soffre tanto, non ha un minuto di tregua. Felice lei! ». Mi lasciò, come è solito, in una consolazione inesprimibile.
Per grazia di Gesù e per sua infinita misericordia l'angelo custode non un minuto secondo mi abbandona. Ieri ne vidi più degli angeli: il mio mi assisté continuamente, e ne vidi un altro pure di un'altra persona, e qui non occorre certo che descriva i più minuti particolari: se l'obbedienza lo volesse, sarei pronta, ma per ora... basta... A un caso me ne ricorderò.
Giovedì, 23 agosto
Aridità e ripugnanze; la corona di spine; amorosa gara con Gesù. Oimè! La sera viene, e il solito raffreddamento, la solita ripugnanza mi assale; la stanchezza vorrebbe vincermi, ma con un po' di fatica non mai voglio tralasciare di fare il mio dovere.
Gesù stasera mi ha posata la sua corona sul mio capo circa le dieci, dopo essermi un po' raccolta. Il mio patire, che non eguaglia per niente quello di Gesù, è stato forte: persino tutti i denti mi sentivano; a ogni movimento era un forte dolore; credevo di non resistere, ma sì, va tutto bene invece. Ho offerto per i peccatori quelle poche pene, ma in particolare per la povera anima mia. Lo pregavo che tornasse presto. Quando fu per lasciarmi, allora nacque una gara tra me e Gesù: chi di noi sarebbe andato a far visita prima (e sono andata io, vo' dire a far la santa comunione), e insieme ci dicemmo e restammo combinati che io andrò da lui e lui verrà da me. Mi promise l'assistenza del mio santo angelo e mi lasciò.
Venerdì, 24 agosto
Gesù le toglie la corona di spine e le parla di padre Germano. Assistenza e ammaestramenti dell'angelo: le insegna pure il modo di ottenere da Gesù una visita di san Gabriele dell'Addolorata.
Più tardi poi tornò Gesù a rítogliermi la corona, ma venne assai presto dicendomi che avevo fatto assai, e perché io non volevo, ché non erano ancora le ore compite, mi rispose che sono sempre piccola e faccio assai così.
Soffrii continuamente per parecchie ore; mi accarezzò tanto Gesù. A un certo punto del nostro ragionamento, gli chiesi lume per il confessore; allora mi venne fatta una spia all'angelo custode. Mi aveva detto alla mattina avanti che padre Germano ha assai lume sopra di me, e mi vuole bene. Riferii senza pensare la cosa a Gesù, e Gesù non sapeva nulla che l'angelo custode me l'avesse detto; si fece un po' serio e mi disse che non vorrebbe che l'angelo custode mi facesse le spie.
Ma mentre così parlava, anziché confondermi, come mi accade quando Gesù si fa serio e severo, fui presa, al contrario, da più confidenza verso di lui, e gli dimandai: « Gesù, non potresti... »; mi chetai, credendo di farmi capire senza parlare, e Gesù capì subito e soggiunse: «Non ti affliggere, figlia mia: padre Germano presto ci occorrerà. Hai capito? », mi dimandò. « Sì », risposi. E per ultimo mi ripeté queste parole: «Non temere, ché presto ci occorrerà». Mi fece cenno con la mano che si allontanava, e mi sparì.
Più tardi ancora poi andai in chiesa per avere al solito la benedizione, ma mi pareva di essere stanca; infatti ero davvero, ma non è, come ho detto più volte, stanchezza propria, è svogliatezza e poca voglia di pregare; l'angelo custode mi disse in un orecchio che pregassi pure anche stando a sedere. Sulle prime non potevo cedere, ma insísté due volte, e allora obbedii e stetti sempre a sedere. Certo che ne ebbi piacere, perché non potevo starci in ginocchio.
Ieri sera pure mi fece capire che, quando Gesù si lamenta con me perché non faccio la meditazione, non vuol dire del giovedì e venerdì, intende parlare degli altri giorni: ed è vero infatti, perché in quei due giorni mai la dimentico. Gli promisi di essere più esatta nel farla, e mi comandò di andare a letto, dicendomi che ero stanca e badassi bene di dormire. Mi raccomandai che stasse con me, ma non me lo promise: è vero, non ci è mai stato.
«Ora poi», gli dissi, «corri da Gesù e pregalo tanto, perché dimani sera devo tornare a confessarmi e bisogna che lo veda »; e lui subito pronto: « E se venisse confratel Gabriele?». «Sarebbe lo stesso», risposi; «ma o Gesù o lui, confratel Gabriele, bisogna che in ogni modo li veda; pregalo che me la conceda questa grazia: mi è necessario». «Puoi dirlo a me?», mi disse. «Tu pure», risposi, «va' da Gesù e fatti dire ogni cosa, e poi torna a dirmele». Mi fece cenno di sì.
Mi aveva parlato pochi momenti fa di confratel Gabriele e, come sempre al sentirlo anche solo ricordare mi sento tutta rallegrare, non potei fare a meno di esclamare: «Confratel Gabriele, quanto è che l'aspetto, quanto lo desidererei! ». «E appunto per questo, perché hai questo desiderio sì forte, Gesù non vuole contentarti». Allora ridendo m'insegnò che, quando veniva Gesù, non mi facessi conoscere di aver la smania di vedere confratel Gabriele, ché allora mi contenterebbe facilmente.
Intesi che scherzava, poiché so che a Gesù non si può nasconder nulla.
« Sii índifferente », mi ripeté, « e vedrai che Gesù te lo manda più spesso ». « E non mi riesce esserlo », gli dissi. «T'insegno io; devi dirgli così a Gesù: Se viene, bene; se no, è lo stesso», e nel dire così rideva forte forte.
Allora lo ripetei pure anch'io; ma lui capii che si divertiva. Mi comandò di andare a letto, dicendomi che per quella notte dovevo esser sola, perché, se ci fosse stato lui, non avrei mai dormito, e se ne andò.
È vero, perché quando ci è lui, non dormo: m'insegna tante cose che si fanno in paradiso, e passa presto presto la notte. Ma stanotte non è stato così: mi ha lasciata sola e ho dormito: più volte però mi sono svegliata, e allora mi diceva subito: « Dormi, se no scappo davvero ».
Ho sentito tuonare forte forte e avevo paura, e allora è venuto e si è fatto vedere; mi ha benedetta di nuovo e mi risono addormentata.
Sabato, 25 agosto
Il demonio, sotto le apparenze dell'angelo custode, la tenta e la percuote,- l'angelo vero poi le dà avvisi e sostegno. Visione di Maria Santissima.
Nella comunione stamattina nessuna consolazione, ogni cosa con freddezza. Sia fatta la santissima volontà del mio Dio. Oggi che avverrà? Gesù non viene, e neppure me lo sento vicino. Vado per riposarmi, mi vedo venir davanti l'angelo custode, che riconobbi per il mio; ma fui presa da un po' di paura e da turbamento anche nell'interno.
Tante volte mi assale la paura, quando vedo comparire qualcuno; ma a poco a poco mi passa e termina in consolazione. Ieri invece il turbamento cresceva e perfino, se mi toccava, scuotevo: cosa che mai mi accade, quando veramente è il mio caro angelo. Stavo insomma incerta su questo, quando mi domandò: « Quando vai a confessarti? ». «Stasera», risposi. « E perché? Che ci vai a fare tanto spesso? Non sai che è un imbroglione il tuo confessore? ». E mi rinvenni di che cosa si trattava, e mi segnai più volte; allora colpi da farmi scuotere. Il mio angelo non mi parla mai in simile guisa.
Durai per più tempo combattendo in quel modo, e promisi che a suo dispetto sarei andata a confessarmi; e ci andai infatti. Chiamavo Gesù, la mia Mamma, ma che! Nessuno. Dopo del tempo si fece vedere un po' l'angelo custode vero, obbligandomi a confessarmi di ogni cosa, e mi parlò di due cose da dirgli [al confessore].
Il turbamento e la paura del nemico presto sparì, e ritornai in calma, fino che non fu il tempo di andare a confessarmi: non volevo andarci a nessun patto. Con forza" vi andai, ma pochissimo potei parlare. Ma pure ogni cosa voglio dire, scriverò'.
La mia carissima Mamma ieri sera non mancò, ma fu così breve la sua visita; ma mi consolò tanto. La pregai più che potei per me, affinché mi conducesse in paradiso; per altro ancora pregai caldamente. Come mi sorrideva quando ripetutamente la chiamavo mamma! Si avvicinò, mi fece una carezza e mi lasciò in compagnia dell'angelo custode, che si è mantenuto affabile e allegro fino alla mattina.
Domenica, 26 agosto
Forti rimproveri e volto severo dell'angelo.
Alla mattina mi ha lasciata [l'angelo custode], dopo che sono uscita di camera. Ho fatto la santissima comunione senza saper nulla di Gesù; nel corso della mattinata mi sentivo una voglia sì forte di piangere, che bisognava che mi nascondessi agli sguardi degli altri per non farmene avvedere: mi sentivo inquieta di coscienza e non sapevo a che appigliarmi. Dio mio, che mi accingo a descrivere! Ma sarà bene, perché, se a qualche persona capitasse nelle mani questo mio libro, riconoscerà in me se non altro che una disobbedíente e una cattiva.
Ieri, in tempo che mangiavo, alzo gli occhi e vedo l'angelo custode che mi guardò con un viso così severo da spaventare; non parlava. Più tardi, quando andai un momento a letto, Dio mio! Mi comandò di guardarlo in faccia; lo guardai, abbassai quasi subito poi lo sguardo, ma lui insisteva e disse: «Non hai vergogna di commettere mancanze in presenza mia; dopo commesse poi la senti la vergogna!». Insisteva che lo guardassi; per più di mezz'ora circa mi fece stare in presenza sua sempre a guardarlo in faccia: mi lanciava certi sguardi sì severi...
Non feci che piangere. Mi raccomandavo al mio Dio, alla Mamma nostra, affinché mi togliesse di lì, ché non potevo più a lungo resistere. Di quando in quando mi ripeteva: «Mí vergogno di te ». Pregavo pure che altri non lo vedessero così in quello stato, perché neppure più una persona si sarebbe a me avvicinata; non so se altri lo videro.
Soffrii una giornata intera e, sempre quando alzavo gli occhi, mi guardava sempre severo; non potei raccogliermi un minuto. Alla sera pure feci le mie preghiere, e sempre stava a guardarmi nella stessa maniera; mi lasciò andare a letto, mi benedì però; ma non mi abbandonò: è stato per più ore con me, senza parlare e sempre severo.
Io mai non ho avuto coraggio di rivolgergli una parola, solo dicevo: «Dio mio, che vergogna se altri vedessero il mio angelo così arrabbiato! »
In nessun modo ieri sera non mi riusciva prender sonno; sono stata svegliata fino alle due passate: lo so, perché ho sentito sonar l'orologio. Stavo ferma nel letto, la mente rivolta a Dio, ma senza pregare. Infine, dopo sonate le tre, ho veduto l'angelo custode avvicinarsi, posarmi una mano sulla fronte, e mi ha dette queste parole: «Dormi, cattiva! ». Non l'ho più veduto.
Lunedì, 27 agosto
Nella santa comunione Gesù le spiega il motivo per cui l'angelo le si mostra così severo.
Stamani ho fatto la santa comunione: non avevo coraggio di farla. Gesù mi è parso che mi abbia data un po' di conoscenza della cagione per la quale l'angelo custode è così: l'ultima confessione fatta male. Purtroppo è stato vero.
Martedì, 28 agosto
Dopo la confessione l'angelo torna a esserle sorridente e amabile, e la assicura del perdono di Gesù.
L'angelo custode si è mantenuto così severo fino a stamani, che non ho palesato ogni cosa al confessore. Subito uscita di confessionario, mi ha guardato ridendo, con un'aria di compiacenza: sono ritornata da morte a vita. Più tardi poi mi ha parlato da se stesso (io non avevo coraggio d'interrogarlo): mi ha domandato come stavo, perché non mi sentivo bene la notte innanzi. Gli ho risposto che solo lui poteva guarirmi; si è avvicinato, mi accarezzava tanto tanto e mi diceva che fossi buona.
Ripetutamente gli dimandavo se mi volesse bene come prima, e se mi amasse egualmente; mi rispondeva in questo modo: « Oggi non mi vergogno di te, ieri sì ». Gli demandavo più volte perdono, e faceva cenno di essere [stato perdonato] ogni trascorso. Infine l'ho mandato da Gesù per tre cose:
1) Se fosse ora contento di me?
2) Se mi avesse perdonato ogni cosa?
3) E che mi levasse una certa vergogna da dosso per far l'obbedienza al confessore...
È andato subito via, ed è tornato assai tardi: mi ha detto che Gesù è assai contento; che mi ha perdonato, ma per l'ultima volta; in quanto alla vergogna disse che Gesù gli aveva risposto queste precise parole: «Digli che obbedisca perfettamente ».
Più tardi poi andai a letto, ma sentii poco dopo un po' di rimorso. Pensavo, è vero, al soggetto della meditazione della Passione, ma nel letto. Mi ha demandato a che cosa pensassi il mio angelo. «Alla Passione», ho risposto. «Che dirà di me Gesù che faccio questa vita sì comoda, prego poco, e nel letto; insomma tutto il tempo della preghiera lo passo nel letto? ». Questo purtroppo è ogni cosa vero. Mi rispose che ne pensavo io di questa cosa. « È svogliatezza», soggiunsi. Ma gli promisi che, da quella sera in poi, mai più avrei pregato nel letto; altro che il giorno a me destinato per obbedienza. Da ieri sera e per tutta la notte mai si è allontanato da me, ma con un patto però: di stare zitta e dormire. L'ho fatto.
Mercoledì, 29 agosto
Scrive una lettera a san Gabriele dell'Addolorata e la raccomanda all'angelo custode.
+ Ora poi oggi faccio una cosa: voglio scrivere a confratel Gabriele un biglietto; dopo lo consegno all'angelo custode, e ne aspetterò la risposta. E questa cosa si fa senza che
Gesù lo sappia; lui pure mi ha detto che a Gesù non si dirà nulla.
E l'ho fatto: ho scritto una lettera assai lunga, ho parlato di tutte le mie cose senza tralasciarne alcuna; poi ho avvisato l'angelo custode che era in punto, e se la voleva... L'ho posta stasera, mercoledì, sotto il guanciale, e stamani84, quando mi sono alzata, non ho pensato a guardarci, perché avevo di meglio in mente: andavo da Gesù.
Giovedì, 30 agosto
Presa la lettera, l'angelo le dice che sabato prossimo avrà la risposta. Dolore dei peccati e corona di spine. Per obbedire, «manda via» Gesù.
Subito tornata, ho guardato e, curiosa!, la lettera non ci era più. Dico curiosa, perché lo sento dire da altri che è una cosa strana; a me non mi sembra però. L'angelo custode poi mi ha dimandato se ci occorresse risposta. Io ho riso. « E altro », gli ho detto, « se ci occorre! ». « Ebbene », ha soggiunto, «fino a sabato non puoi averla». Pazienza dunque fino a sabato.
Intanto eccomi al giovedì sera. O Dio! Tutti i miei peccati mi si presentano davanti. Che enormità! Sì, sappiatelo tutti: la mia vita fino ad ora è stata una continua serie di peccati. Sempre la vedo la gran quantità di essi, e la malizia riconosco con cui li ho commessi, ma specialmente nell'avvicinarsi del giovedì sera: in una maniera sì spaventosa mi compariscono davanti, che divento vergognosa a me stessa e insoffribile a me medesima.
Allora, massime in quella sera, proponimenti, pentimenti, sono di continuo; ma tutte cose che poi non mantengo e torno al solito. Un po' di forza, un po' di coraggio mi viene quando sento che Gesù in quell'ora mi mette la corona delle spine e mi fa soffrire fino alla sera del venerdì; perché ciò
offerisco per le anime peccatrici, in modo particolare per la mia.
Così avvenne ieri sera giovedì; mi sembrò che Gesù facesse, come era solito in quella sera: mi posò le spine sul mio capo, cagione di tante pene al mio caro Gesù, e me la lasciò per più ore. Mi fece un po' soffrire, ma che dico soffrire, godere. È un godere quel soffrire. Quanto era afflitto! E la cagione: per tanti peccati che si commettono, e per tante anime ingrate, che lui tanto benefica, e poi riceve tutto al contrario. Di questa ingratitudine quanto mi sento colpevole io stessa! Al certo Gesù avrà detto di me.
Finita l'ora dell'obbedienza, il mio angelo custode mi avvisò; che fare? Gesù si tratteneva ancora, ma ben vedeva l'imbarazzo in cui mi trovava. Mi ricordò l'obbedienza, e per obbedire dovevo mandar via Gesù, perché l'ora era trascorsa. « Via », mi disse Gesù, « dammi un segno fin da ora che sempre obbedirai». Allora esclamai: «Gesù, va' pure, ch'ora più non ti voglio». E Gesù sorridendo mi benedì, insieme a tutti i membri del Sacro Collegio, e raccomandandomi all'angelo custode, mi lasciò sì contenta da non potermi esprimere.
Son solita in quella notte di non poter dormire, perché sto unita con Gesù, in unione più stretta del solito, e poi anche perché mi sembra che mi dolga un po' il capo; vegliai insieme al mio caro angelo.
Venerdì, 31 agosto
Soffre assai per il dolore al capo, ma gode di patire con Gesù.
Corsi alla mattina a fare la santa comunione, ma non potei parlare nulla, stetti sempre in silenzio: il dolor del capo me lo impediva. Dio mio, quanto manco in questa cosa! Gesù per me non risparmiò nulla, ed io invece per non patire non faccio, se mi riesce, il più piccolo movimento. Che ne dirii, mio Gesù, di questa svogliatezza e cattiva volontà? Tutta la mattina non feci che riposarmi. Venne il giorno, e nessuna fatica provai a volarmene con Gesù: mi levò le spine, mi dimandò se avessi sofferto tanto. « O mio Gesù », esclamai, «il soffrire mi comincia ora, poiché tu ti allontani. Ieri e oggi, ho sempre goduto tanto, perché mi sentivo vicina a te; ma da ora, fino che tu non ritornerai, sì davvero che sarà soffrire continuo». Mi raccomandavo: «Vieni, mio Gesù, vieni più spesso: sarò buona, obbedirò sempre a tutti. Contentami, Gesù». Soffrivo, mentre così parlavo, perché Gesù a poco a poco mi veniva a mancare.
Infine dopo breve tempo, mi lasciò sola, e di nuovo nel solito abbandono. Verso sera andai a confessarmi, e il confessore, credendo che non mi sentissi bene, perché avevo un po' sofferto, mi comandò di andare a letto, subito che fossi andata in camera, e mi comandò pure di dormire, senza parlare col mio angelo custode (perché alle volte si parla ore intere), e che dormissi.
Ci andai al letto, ma non potevo prender sonno, dalla curiosità che avevo: volevo dimandare all'angelo custode tante cose, e aspettavo che lui stesso me lo dicesse, ma che! ... Mi disse più volte che dormissi. Alla fine mi addormentai.
Sabato, 1 settembre
Apparizione di Maria Santissima Addolorata, alla quale la santa, con filiale confidenza e semplicità, manifesta quanto ami Gesù.
Stamattina per tempo poi da se stesso mi ha svegliata e mi ha detto che oggi avrò risposta. « In che modo? », ho dimandato. « E lo vedrai », mi ha detto ridendo.
Per tutto oggi sono stata senza nessuna tentazione; verso sera me n'è sopraggiunta una all'improvviso, nella maniera più brutta. E qui non credo bene di narrare, perché troppo...
Chi mai si sarebbe immaginato che la mia cara Mamma venisse a vedermi? Neppure ci pensavo, perché la mia cattiva condotta credevo che non glielo permettesse; pure di me ebbe compassione, e in breve tempo mi sentii un raccoglimento interno; all'interno successe come spesse volte, il capo se ne partì. Mi trovai (mi parve) con la Mamma Addolorata. Che felicità in quei momenti! Quanto è caro poter proferire il nome di mamma! Che dolcezza sentii nel cuore in quegli istanti! Lo spieghi chi può. Mi parve, dopo qualche momento di commozione, che mi prendesse in grembo e mi facesse posare il capo sulla sua spalla, che mi fece tenere per un po' di tempo. Il mio cuore in quel momento era appieno felice e contento: altro [non] aveva da desiderare.
«Non ami che me?», mi dimandava di quando in quando. «O no! », gli rispondevo. «Prima di te amo un'altra persona ». « E chi è? », fingendo di non saperlo mi dimandava. È una persona a me tanto cara, più di ogni altra cosa; l'amo tanto, che darei la vita anche in quest'istante; per lui non curo più neppure il corpo ». « Ma dimmi chi è », impaziente mi dimandava. «Se tu fossi venuta ieri l'altro sera, l'avresti veduto starsene con me. Vedi, però lui viene così di rado da me, io invece da lui vado ogni giorno, e più volte ancora andrei, se potessi. Ma sai, Mamma mia», ripigliavo, «perché fa così? Perché vuole stare a vedere se così lontano io fossi capace di non amarlo più; ma invece quanto più è lontano, tanto più mi sento trasporto maggiore con lui ». Mi ripeteva: « Dimmi chi è ». « No, non te lo dico », soggiungevo. « Tu vedessi, Mamma mia: ti somiglia te per bellezza, i tuoi capelli hanno il colore dei suoi». E la Mamma mia mi pareva che accarezzandomi mi dicesse: «Ma, figlia mia, di chi intendi parlare?». Esclamai forte: «Non mi capisci? Intendo parlare di Gesù. Di Gesù», ripetei ancora più forte. Mi guardò sorridendo e mi strinse fortemente a sé: «Amalo pure, amalo tanto, ma ama lui solo ». « Non temere », gli dissi, « nessuno al mondo potrà gustare gli affetti miei, solo Gesù».
Di nuovo mi strinse a sé, mi sembrò che mi baciasse nella fronte, e mi svegliai e mi trovai stesa per terra, col crocifisso vicino.
Chi legge, di nuovo lo ripeto, non creda a queste cose, perché tutta mia fantasia; mi sottometto non di meno a descrivere ogni cosa, perché legata dall'obbedienza, altrimenti vorrei fare altro. Credo che di giorno in giorno la ripugnanza che provo nello scrivere certe cose infine cessi, ma si fa sempre maggiore: è una pena tale da non poter resistere, e quasi da morirne.
Domenica, 2 settembre
Tenerezza, severità e rimproveri dell'angelo custode.
Stanotte ho dormito, col mio angelo custode accanto; nello svegliarmi l'ho veduto vicino a me; mi ha dimandato dove andassi. « Da Gesù », ho risposto.
Tutto il resto del giorno è corso benissimo. Dio mio, ma verso sera che è mai avvenuto! L'angelo custode si è fatto serio e severo; io non sapevo indovinarne la cagione, ma lui, ché nulla posso celargli, in tuono severo (nel momento che mi ero messa a recitare le solite preghiere) mi ha demandato che facessi. «Prego». «Chi aspetti?» (facendosi sempre più serio). lo non pensavo a nulla. «Confratel Gabriele» [risposi]. A sentir pronunziare quelle parole, ha cominciato a gridarmi, dicendomi che invano aspettassi, come pure aspettassi invano la risposta, poiché...
E qui mi ricordò due peccati fatti nel corso del giorno. Dio mio, che severità! Pronunziò queste parole più volte: «Mi vergogno di te. Finirò col non farmi più vedere, e forse... chi sa se neppure demani ».
E mi lasciò in quello stato. Mi fece pure piangere tanto. Ho voglia di chiedere perdono, ma, quando è così inquietato, non ci è caso che mi voglia perdonare.
Lunedì, 3 settembre
L'angelo le manifesta la sua benevolenza. Avvertimenti di vita spirituale.
Non l'ho più riveduto stanotte, neppure stamattina; oggi mi ha detto che adorassi Gesù, che si trovava solo, e poi è risparito. Stasera poi era assai meglio della sera innanzi; gli
ho chiesto più volte perdono, e pareva disposto a perdonarmi. Stanotte è stato sempre con me: mi ripeteva che fossi buona e non disgusti più il nostro Gesù e, quando sono alla sua presenza, stia meglio e più buona.
8 ottobre 1942
Madre Pierina Micheli
Anche oggi è un tormento... sono sfinita fisicamente e spiritualmente... non ho il coraggio di comunicare... passando dal Gesù fui spinta dentro... al confessionale c'era un Padre... un pensiero mi tormentava: se tu non ti confessi, morirai in peccato mortale... lottai terribilmente... stavo per cadere... ma poi scappai fuori...