Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 4° settimana del tempo di Avvento e Natale (Santo Stefano)
Vangelo secondo Marco 7
1Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate -3i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,4e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame -5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?".6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
'Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me'.
7'Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini'.
8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini".9E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.10Mosè infatti disse: 'Onora tuo padre e tua madre', e 'chi maledice il padre e la madre sia messo a morte'.11Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me,12non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre,13annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".
14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene:15non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo".16.
17Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola.18E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo,19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.20Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo.21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,22adultéri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.23Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo".
24Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.25Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.26Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.27Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini".28Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli".29Allora le disse: "Per questa tua parola va', il demonio è uscito da tua figlia".
30Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.
31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.33E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!".35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".
Deuteronomio 33
1Ed ecco la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse gli Israeliti prima di morire.2Egli disse:
"Il Signore è venuto dal Sinai,
è spuntato per loro dal Seir;
è apparso dal monte Paran,
è arrivato a Mèriba di Kades,
dal suo meridione fino alle pendici.
3Certo egli ama i popoli;
tutti i suoi santi sono nelle tue mani,
mentre essi, accampati ai tuoi piedi,
ricevono le tue parole.
4Una legge ci ha ordinato Mosè;
un'eredità è l'assemblea di Giacobbe.
5Vi fu un re in Iesurun,
quando si radunarono i capi del popolo,
tutte insieme le tribù d'Israele.
6Viva Ruben e non muoia,
benché siano pochi i suoi uomini".
7Questo disse per Giuda:
"Ascolta, Signore, la voce di Giuda
e riconducilo verso il suo popolo;
la sua mano difenderà la sua causa
e tu sarai l'aiuto contro i suoi avversari".
8Per Levi disse:
"Da' a Levi i tuoi 'Tummim'
e i tuoi 'Urim' all'uomo a te fedele,
che hai messo alla prova a Massa,
per cui hai litigato presso le acque di Mèriba;
9a lui che dice del padre e della madre:
Io non li ho visti;
che non riconosce i suoi fratelli
e ignora i suoi figli.
Essi osservarono la tua parola
e custodiscono la tua alleanza;
10insegnano i tuoi decreti a Giacobbe
e la tua legge a Israele;
pongono l'incenso sotto le tue narici
e un sacrificio sul tuo altare.
11Benedici, Signore, il suo valore
e gradisci il lavoro delle sue mani;
colpisci al fianco i suoi aggressori
e i suoi nemici più non si rialzino".
12Per Beniamino disse:
"Prediletto del Signore, Beniamino,
abita tranquillo presso di Lui;
Egli lo protegge sempre
e tra le sue braccia dimora".
13Per Giuseppe disse:
"Benedetta dal Signore la sua terra!
Dalla rugiada abbia il meglio dei cieli,
e dall'abisso disteso al di sotto;
14il meglio dei prodotti del sole
e il meglio di ciò che germoglia ogni luna;
15la primizia dei monti antichi,
il meglio dei colli eterni
16e il meglio della terra e di ciò che contiene.
Il favore di Colui che abitava nel roveto
venga sul capo di Giuseppe,
sulla testa del principe tra i suoi fratelli!
17Come primogenito di toro, egli è d'aspetto maestoso
e le sue corna sono di bùfalo;
con esse cozzerà contro i popoli,
tutti insieme, sino ai confini della terra.
Tali sono le miriadi di Èfraim
e tali le migliaia di Manàsse".
18Per Zàbulon disse:
"Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti,
e tu, Ìssacar, nelle tue tende!
19Chiamano i popoli sulla montagna,
dove offrono sacrifici legittimi,
perché succhiano le ricchezze dei mari
e i tesori nascosti nella sabbia".
20Per Gad disse:
"Benedetto chi stabilisce Gad al largo!
Come una leonessa ha la sede;
sbranò un braccio e anche un cranio;
21poi si scelse le primizie,
perché là era la parte riservata a un capo.
Venne alla testa del popolo
eseguì la giustizia del Signore
e i suoi decreti riguardo a Israele".
22Per Dan disse:
"Dan è un giovane leone
che balza da Basan".
23Per Nèftali disse:
"Nèftali è sazio di favori
e colmo delle benedizioni del Signore:
il mare e il meridione sono sua proprietà".
24Per Aser disse:
"Benedetto tra i figli è Aser!
Sia il favorito tra i suoi fratelli
e tuffi il suo piede nell'olio.
25Di ferro e di rame siano i tuoi catenacci
e quanto i tuoi giorni duri il tuo vigore.
26Nessuno è pari al Dio di Iesurun,
che cavalca sui cieli per venirti in aiuto
e sulle nubi nella sua maestà.
27Rifugio è il Dio dei tempi antichi
e quaggiù lo sono le sue braccia eterne.
Ha scacciato davanti a te il nemico
e ha intimato: Distruggi!
28Israele abita tranquillo,
la fonte di Giacobbe in luogo appartato,
in terra di frumento e di mosto,
dove il cielo stilla rugiada.
29Te beato, Israele! Chi è come te,
popolo salvato dal Signore?
Egli è lo scudo della tua difesa
e la spada del tuo trionfo.
I tuoi nemici vorranno adularti,
ma tu calcherai il loro dorso".
Salmi 54
1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil.'
'Di Davide.'
2'Dopo che gli Zifei vennero da Saul a dirgli: "Ecco, Davide se ne sta nascosto presso di noi".'
3Dio, per il tuo nome, salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
4Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca;
5poiché sono insorti contro di me gli arroganti
e i prepotenti insidiano la mia vita,
davanti a sé non pongono Dio.
6Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore mi sostiene.
7Fa' ricadere il male sui miei nemici,
nella tua fedeltà disperdili.
8Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio,
Signore, loderò il tuo nome perché è buono;
9da ogni angoscia mi hai liberato
e il mio occhio ha sfidato i miei nemici.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Isaia 16
1Mandate l'agnello al signore del paese,
dalla rupe verso il deserto
al monte della figlia di Sion.
2Come un uccello fuggitivo,
come una nidiata dispersa
saranno le figlie di Moab
ai guadi dell'Arnon.
3Dacci un consiglio,
prendi una decisione!
Rendi come la notte la tua ombra
in pieno mezzogiorno;
nascondi i dispersi,
non tradire i fuggiaschi.
4Siano tuoi ospiti
i dispersi di Moab;
sii loro rifugio di fronte al devastatore.
Quando sarà estinto il tiranno
e finita la devastazione,
scomparso il distruttore della regione,
5allora sarà stabilito un trono sulla mansuetudine,
vi siederà con tutta fedeltà, nella tenda di Davide,
un giudice sollecito del diritto
e pronto alla giustizia.
6Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
l'orgogliosissimo,
la sua alterigia, la sua superbia, la sua tracotanza,
la vanità delle sue chiacchiere.
7Per questo i Moabiti innalzano un lamento per Moab,
si lamentano tutti;
per le focacce di uva di Kir-Carèset
gemono tutti costernati.
8Sono squallidi i campi di Chesbòn,
languiscono le viti di Sibmà.
Signori di popoline hanno spezzato i tralci
che raggiungevano Iazèr,
penetravano fin nel deserto;
i loro rami si estendevano liberamente,
giungevano al mare.
9Per questo io piangerò con il pianto di Iazèr
sui vigneti di Sibmà.
Ti inonderò con le mie lacrime,
Chesbòn, Elealè,
perché sui tuoi frutti e sulla tua vendemmia
è piombato il grido dei vignaioli.
10Sono scomparse gioia e allegria dai frutteti;
nelle vigne non si levano più lieti clamori,
né si grida più allegramente.
Il vino nei tini nessuno lo ammosta,
l'evviva di gioia è cessato.
11Perciò le mie viscere fremono
per Moab come una cetra,
il mio intimo freme per Kir-Carèset.
12Moab si mostrerà e si stancherà sulle alture,
verrà nel suo santuario per pregare,
ma senza successo.
13Questo è il messaggio che pronunziò un tempo il Signore su Moab.14Ma ora il Signore dice: "In tre anni, come gli anni di un salariato, sarà deprezzata la gloria di Moab con tutta la sua numerosa popolazione. Ne rimarrà solo un resto, piccolo e impotente".
Lettera ai Romani 11
1Io domando dunque: 'Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo'? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.2'Dio non ha ripudiato il suo popolo', che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele?
3'Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,
hanno rovesciato i tuoi altari
e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita'.
4Cosa gli risponde però la voce divina?
'Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal'.
5Così anche al presente c'è un resto, conforme a un'elezione per grazia.6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.
7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti,8come sta scritto:
'Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere e orecchi per non sentire,
fino al giorno d'oggi'.
9E Davide dice:
'Diventi la lor mensa un laccio', un tranello
'e un inciampo e serva loro di giusto castigo!'
10'Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere,
e fa' loro curvare la schiena per sempre'!
11Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia.12Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale!
13Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero,14nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni.15Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?
16Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami.17Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo,18non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
19Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io!20Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi!21Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!
22Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso.23Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo!24Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!
25Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti.26Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto:
'Da Sion uscirà il liberatore,
egli toglierà le empietà da Giacobbe.'
27'Sarà questa la mia alleanza con loro
quando distruggerò i loro peccati'.
28Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri,29perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!30Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza,31così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia.32Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!
33O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
34'Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero
del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?'
35'O chi gli ha dato qualcosa per primo,
sì che abbia a riceverne il contraccambio'?
36Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Capitolo X: Dolce cosa, abbandonare il mondo e servire a Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Parlerò ancora, e non tacerò; dirò all'orecchio del mio Dio, mio signore e mio re, che sta nei cieli: se "è tanto grande e sovrabbondante, o Signore, la dolcezza che hai preparato per coloro che ti temono" (Sal 30,20), che cosa sei tu, per coloro che ti amano e per coloro che ti servono con tutto il cuore? Davvero ineffabile è la dolcezza della tua contemplazione, che tu concedi a coloro che ti amano. Ecco dove massimamente mostrasti la soavità del tuo amore per me: non ero, e mi hai creato; mi ero allontanato da te, e tu mi hai ricondotto a servirti; infine mi hai comandato di amarti. Oh!, fonte di eterno amore, che potrò dire di te; come mi potrò dimenticare di te, che ti sei degnato di ricordarti di me, dopo che mi ero perduto nel marciume? Hai usato misericordia con il tuo servo, al di là di ogni speranza; gli hai offerto grazia ed amicizia, al di là di ogni merito. Che cosa mai potrò dare in cambio di un tal beneficio? Giacché non a tutti è concesso di abbandonare ogni cosa, di rinunciare al mondo e di scegliere la vita del monastero.
2. E' forse gran cosa che io serva a te, al quale ogni creatura deve servire? Non già il servirti mi deve sembrare gran cosa; piuttosto mi deve sembrare grande e meraviglioso che tu, unendolo ad eletti tuoi servi, ti degni di accogliere quale servo, uno come me, così misero e privo di meriti. A te appartiene chiaramente tutto ciò che io posseggo e con cui ti servo. E invece sei tu che mi servi, più di quanto io non serva te. Ecco, tutto fanno prontamente, secondo il tuo comando, il cielo e la terra, che tu hai creati per servizio dell'uomo. E questo è ancor poco; ché anche gli angeli li hai predisposti per servizio dell'uomo. Ma, al di sopra di tutto ciò, sta il fatto che tu stesso ti sei degnato di servire l'uomo, promettendogli in dono te stesso. E io che darò, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? Potessi stare al tuo servizio tutti i giorni della mia vita; potessi almeno riuscire a servirti degnamente per un solo giorno. In verità, a te è dovuto ogni servizio, ogni onore e ogni lode, in eterno. In verità tu sei il mio Signore, ed io sono il tuo misero servo, che deve porre al tuo servizio tutte le sue forze, senza mai stancarsi di cantare le tue lodi. Questo è il mio desiderio, questa è la mia volontà. Degnati tu di supplire alle mie deficienze.
3. Mettersi al tuo servizio, disprezzando ogni cosa per amor tuo, è grande onore e grande merito. Infatti, coloro che si saranno sottoposti spontaneamente al tuo santo servizio avranno grazia copiosa. Coloro che, per tuo amore, avranno lasciato ogni piacere della carne troveranno la soave consolazione dello Spirito Santo. Coloro che, per il tuo nome, saranno entrati nella via stretta, lasciando ogni cosa mondana, conseguiranno una grande libertà interiore. Quanto è grato e lieto questo servire a Dio, che rende l'uomo veramente libero e santo. Quanto è benedetta la condizione del religioso servizio, che rende l'uomo simile agli angeli: compiacenza di Dio, terrore dei demoni, esempio ai fedeli. Con indefettibile desiderio dobbiamo, dunque, abbracciare un tale servizio, che ci assicura il sommo bene e ci fa conseguire una gioia perenne, senza fine.
LETTERA 203: Agostino esorta Largo a disprezzare gli onori mondani e a diventare migliore sopportando le avversità.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta forse nel 420.
Agostino esorta Largo a disprezzare gli onori mondani e a diventare migliore sopportando le avversità.
AGOSTINO A LARGO, SUO INSIGNE SIGNORE, ILLUSTRISSIMO E AMATISSIMO FIGLIO, INVIA SALUTI NEL SIGNORE
1. Ho ricevuto la lettera dell'Eccellenza tua nella quale mi chiedi di scriverti. Ebbene, non avresti espresso un tale desiderio, se tu non reputassi gradito e piacevole quanto pensi ch'io ti possa scrivere. Ecco quindi che cosa ti dico: Se hai desiderato le vanità del mondo quando non le avevi ancora conosciute, cerca di disprezzarle adesso che ne hai fatta l'esperienza. La vanità porta infatti con se un piacere fallace, una fatica inutile, una paura continua, un prestigio pericoloso. S'incomincia senza riflessione e si finisce senza soddisfazione. Così vanno tutte le cose che, nell'attuale nostra condizione piena d'affanni, si bramano più inconsideratamente che prudentemente. Ben diversa è la speranza delle persone timorate di Dio, ben diversi i frutti delle loro sofferenze, ben diversa la ricompensa per le prove sostenute. Impossibile è d'altra parte evitare quaggiù le ansie, i dolori, le fatiche e le prove. Ma quel che soprattutto importa è per qual motivo, con quale aspettativa e per qual fine si soffre. Io, per conto mio, quando considero i mondani, non so quale potrebbe essere il momento più opportuno per far capire loro come comportarsi da saggi per guarirne le anime, poiché quando pare loro che tutto vada a gonfie vele, nella loro orgogliosa presunzione disprezzano gli ammonimenti dati per la salvezza e li prendono come una tiritera da vecchie; quando invece sono abbattuti dalle angustie, si danno pensiero di uscirne fuori anziché accettare il rimedio per guarire e così arrivare ove non potranno essere angustiati in alcun modo. Talora però c'è chi nel fondo del cuore presta orecchio ed attenzione alla verità; cosa ch'è più rara quando si è nella prosperità che quando si è nell'avversità. Tuttavia ben pochi ve ne sono di tal fatta, poiché così è stato predetto 1. Vorrei che tu fossi nel numero di questi, mio insigne e illustrissimo signore e figlio carissimo, poiché ti voglio sinceramente bene. Valga, questa mia breve esortazione, come contraccambio al tuo saluto, poiché, sebbene io desideri che tu non abbia a provare mai i guai che ti sono capitati, sono tuttavia maggiormente rammaricato che tu ne sia stato afflitto senza che la tua vita abbia subito un mutamento in meglio.
1 - Mt 20, 16; 22, 14.
Capitolo 6 - Gesù porta la croce verso il calvario
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
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Ventotto farisei armati arrivarono a cavallo per scortare il corteo sui luogo dei supplizio, tra questi vidi i sei sinedriti che avevano guidato la cattura di Gesù sui monte degli Ulivi.
Nel momento in cui i carnefici condussero Gesù al centro del foro, parecchi schiavi entrarono dalla porta occidentale portando il legno della croce. Avvicinandosi ai Signore, essi lo gettarono ai suoi piedi con gran fracasso.
Altri servi portavano gli angoli, i pezzi di legno desti nati a sorreggere i piedi e il prolungamento su cui si doveva inchiodare la tabella. Il Signore s'inginocchiò accanto alla sua croce e l'abbracciò tre volte. Contemporaneamente lo udii supplicare il Padre suo per la redenzione del genere umano. Infine il Salvatore baciò la croce, divenuta altare del suo cruento sacrificio.
Impazienti, i carnefici sollevarono Gesù e gli caricarono sulla spalla destra il pesante fardello.
Egli rimase curvo sotto il grave peso, non sarebbe mai riuscito a sostenerlo sulle spalle se gli angeli non l'avessero di nuovo soccorso. Mentre Gesù pregava, le mani dei due ladroni furono legate saldamente alle assi trasversali delle loro croci poste dietro la nuca.
I tronchi verticali delle due croci erano portati dagli schiavi; una volta sul Golgota si sarebbe provveduto al montaggio.
La tromba della cavalleria di Pilato squillò per dare il segnale della partenza. Uno dei farisei a cavallo si accostò a Gesù, inginocchiato sotto il peso della croce, e gli disse:
«E terminato per sempre il tempo dei bei discorsi. Avanti, avanti! Facciamola finita!».
Allora i carnefici rialzarono il Signore con terribile violenza, facendogli sentire sulle spalle tutto il peso dell'intera croce. Così cominciò la marcia trionfale del Re dei re, tanto ignominiosa sulla terra quanto gloriosa in cielo.
Ai piedi del legno della croce erano state legate due corde, per mezzo delle quali due carnefici la tenevano sollevata.
Altri quattro aguzzini tenevano delle funi attaccate alla catena che cingeva la cintura di Gesù.
Il suo mantello era sollevato e trattenuto dalla cintura.
Gesù mi ricordò Isacco, che portava il legno destinato alla propria immolazione.
Lo stesso Pilato si era messo al comando del distaccamento di soldati per prevenire una sommossa popolare.
Il procuratore romano indossava l'armatura e procedeva a cavallo, protetto dai suoi ufficiali e da una schiera di cavalieri, seguivano trecento fanti provenienti dal confine tra l'Italia e la Svizzera. Il drappello dei legionari romani si mise in marcia sulla strada principale della città, mentre il corteo con i condannati attraversò una viuzza laterale per non intralciare il popolo che si recava al tempio. Precedeva il triste corteo un trombettiere che proclamava a ogni crocevia la sentenza di morte. Qualche passo dietro a lui venivano i servi con le funi, i chiodi, i cunei e tutti gli accessori delle croci dei due ladroni.
Seguivano poi i farisei a cavallo e un giovinetto che portava sul petto l'iscrizione della croce. Questo giovane non era del tutto perverso.
Infine veniva Gesù, il Cristo, curvo e straziato sotto il carico della croce; era ferito in tutto il corpo e aveva i piedi nudi e sanguinanti. Non aveva preso cibo né bevanda dalla sera prima ed era oltremodo sfinito a causa delle perdite di sangue, della febbre e delle molteplici sofferenze.
Il Signore sosteneva la pesante croce sulla spalla aiutandosi con la mano destra, mentre con la sinistra tentava ripetutamente di sollevare la lunga veste che gli ostacola va il passo.
Le sue mani erano ferite e gonfie a causa della brutalità con la quale erano state legate, il suo viso era gonfio e insanguinato, i capelli e la barba imbrattati di sangue raggrumato. La croce e le catene gli premevano sul corpo la veste di lana riaprendogli le piaghe con grande dolore.
Quattro carnefici tenevano a distanza le estremità delle corde fissate alla sua cintura. Due lo tiravano in avanti e gli altri due da dietro, così che il suo passo era malfermo.
Benché attorno a Gesù non ci fosse altro che derisione e crudeltà, il suo sguardo era pieno di compassione e le sue labbra si aprivano in preghiera al Padre.
Dietro di lui seguivano i due ladroni trascinati con le funi. Alcuni farisei a cavallo chiudevano il corteo, mentre numerosi soldati romani ne proteggevano i lati in modo che la folla non potesse entrarvi.
Nel percorrere quella stradina larga due passi, sporca e lunga, il Signore subì molte sofferenze. I carnefici gli si stringevano addosso, la plebaglia lo insultava dalle finestre, dalle terrazze, dalla strada e dalle vie laterali, molti gli gettavano addosso fango, immondizie e altre cose immonde; perfino i fanciulli, incitati dagli adulti, gli lanciavano pietre e lo coprivano di ingiurie.
Erano gli stessi fanciulli che lui aveva benedetto e chiamato beati.
La gente accorreva da tutte le parti. Presto una folla considerevole riempì la stradina e le vie laterali per veder passare la triste processione. Molti altri si erano già recati al Calvario.
Al suo termine la stretta viuzza volge a sinistra e va un poco in salita; in quel punto passa una specie di acquedotto sotterraneo che proviene dal monte Sion. Ho udito il gorgoglio dell'acqua.
Prima caduta di Gesù sotto la croce
Davanti alla salita vi è un avvallamento nel quale si accumula acqua piovana e fango. Per facilitare il passaggio, vi era stata posta una grossa pietra, come se ne vedono in molte vie di Gerusalemme.
Arrivato a quella pietra, con il grave peso sulle spalle, Gesù non riusciva a proseguire. Tirato dai suoi carnefici, cadde e la croce rovinò accanto a lui.
I carnefici lo colmarono di ingiurie e lo colpirono con calci e pugni. Il corteo si fermò e ci fu un grande tumulto.
Invano il Signore tese la mano in cerca d'aiuto; allora esclamò:
«Sarà presto la fine!».
I farisei urlavano:
«Rialzatelo, altrimenti morirà prima della crocifissione!». Ai lati della strada vidi alcune donne e fanciulli atterriti da quello scempio.
Quando Gesù riuscì a riprendersi, quegli uomini abominevoli, invece di alleviare le sue sofferenze, gli rimisero intorno alla testa la corona di spine.
Lo fecero alzare a forza di maltrattamenti e gli misero la croce sul dorso. Egli fu costretto a inclinare da un lato il capo straziato dalle spine.
E Gesù, con questo nuovo supplizio, riprese il doloroso cammino per la ripida strada.
Seconda caduta di Gesù sotto la croce.
Gesù incontra sua Madre
Dopo la sentenza pronunciata da Pilato, l'Addolorata si fece condurre nei luoghi santificati dalle ultime sofferenze del suo adorato Figlio. Ella voleva coprire con le sue calde lacrime il sangue di Gesù. Con profonda devozione, Giovanni e le pie donne accompagnarono la Vergine nel suo sacrificio mistico.
Con questa consacrazione, la santa Vergine divenne lei stessa Chiesa vivente, Madre comune di tutti i cristiani.
Mentre visitava le stazioni della sofferenza di suo Figlio, la Vergine udì il suono agghiacciante delle trombe che annunziavano la partenza del triste corteo diretto al Calvario. Allora, non potendo più trattenere il desiderio di rivedere il santo Figlio, pregò Giovanni di condurla in uno dei luoghi presso i quali doveva passare Gesù.
Scesero dal quartiere di Sion e raggiunsero la piazza dalla quale era partito il corteo con Gesù, e continuarono per le viuzze laterali passando attraverso porte di solito chiuse ma che in quel giorno erano aperte per consentire il transito della folla.
Poi Giovanni, la Vergine Maria, Susanna, Giovanna Cusa e Salomè di Gerusalemme entrarono in un grande palazzo; mi sembra che questa costruzione comunicasse, attraverso viali e cortili, con il palazzo di Pilato, oppure con la dimora di Caifa.
Giovanni ottenne dal benevolo portiere il permesso di attraversare il palazzo e uscire dal lato opposto. Costui li fece entrare e si prestò ad aprire la porta orientale dell'edificio.
Nel vedere la Madre di Gesù pallida come una morta, con gli occhi arrossati dal pianto, tremante e sfinita, avvolta in un mantello azzurro, mi sentii morire per il dolore. Sempre più chiari si avvertivano il clamore e gli squilli di tromba che annunciavano i condannati condotti alla crocifissione.
Appena il portiere aprì la porta orientale il clamore si fece ancora più distinto. L'Addolorata chiuse gli occhi, pregò e poi chiese a Giovanni:
«Devo assistere a questo doloroso scempio oppure allontanarmi? Come potrò sopportarlo?».
L'apostolo le rispose:
«Se tu non rimanessi, ne avresti poi sempre il rammarico».
Allora si fermarono sotto il portone e guardarono giù per la via.
Un altro squillo di tromba, questa volta più vicino, trapassò il cuore della santa Vergine. La triste processione era adesso visibile, distava ormai un centinaio di passi dal portone. Il corteo non era preceduto dalla folla, ma questa sta va soltanto ai lati e dietro.
Dopo il trombettiere avanzavano gli schiavi con aria insolente e trionfante; essi portavano gli arnesi del supplizio. A quella vista la Madre di Gesù incominciò a tremare, a singhiozzare e a torcersi le mani.
Uno di quegli insolenti, pieno d'arroganza, chiese agli altri:
«Chi è quella donna che tanto si lamenta?». Gli fu subito risposto:
«E la madre del Galileo».
Subito gli scellerati la colmarono di beffe e la segnarono a dito; uno di essi presentò al suo sguardo addolorato i chiodi che dovevano servire alla crocifissione del Figlio.
Vidi i farisei passare superbi sui loro cavalli, seguiti dal giovinetto che recava l'iscrizione. A pochi passi di distanza seguiva Gesù con l'orrenda corona di spine. Il Signore barcollava ed era sanguinante sotto la pesante croce. Gli occhi spenti e arrossati del Cristo sofferente gettarono sulla santa Madre uno sguardo compassionevole.
Toccata da quello sguardo colmo di misericordioso amore, la santa Vergine giunse le mani e si appoggiò al portone per non cadere. Era pallida ed aveva le labbra livide.
Il Signore inciampò e barcollò, poi cadde per la seconda volta sotto il peso della croce.
La Madre di Gesù, accecata dal dolore, non vide più né i soldati né gli altri, ma solo il Figlio sanguinante torturato dagli aguzzini. Nell'impeto del suo amore, si precipitò in mezzo ai carnefici nel tentativo di abbracciano, così cadde in ginocchio vicino a lui e se lo strinse tra le braccia. Udii esclamare: «Figlio mio!...», «Madre mia!...», ma non sono certa se queste parole fossero state pronunciate realmente o solo nello spirito.
Vidi i soldati commossi di fronte a quella Madre straziata dal dolore: essi avevano cercato di respingerla ma non ebbero il coraggio di farle del male.
Vi fu un momento di confusione generale, in cui Giovanni e le pie donne ne approfittarono per rialzare Maria. Gli sgherri la ingiuriarono e uno le disse:
«Donna, che vieni a fare qui? Se tu lo avessi educato meglio, ora non sarebbe ridotto in questo stato!».
Circondata da Giovanni e dalle pie donne, l'Addolorata fu portata via e il corteo proseguì il suo triste cammino.
Mentre stava per rientrare, e voltava ormai le spalle alla lugubre processione, la Madonna cadde in ginocchio contro la pietra angolare della porta.
La pietra, sulla quale era caduta aveva venature di verde: le ginocchia della Vergine vi lasciarono dei buchi e le sue mani delle impronte nel punto dove le aveva appoggiate.
La Madonna fu rialzata dalle due discepole e riportata nel palazzo, la cui porta fu subito chiusa.
Frattanto la soldataglia aveva rialzato Gesù e gli aveva rimesso la croce sulle spalle.
In mezzo alla masnada, che seguiva il corteo per ingiuriare il Signore, vidi alcune donne velate piangere in silenzio.
Simone di Cirene.
Terza caduta di Gesù
«Nell'uscire, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Si mone, e lo costrinsero a portare la croce con lui» (Matteo 27,32).
Proseguendo il suo triste cammino, il corteo passò sotto l'arco di un antico muro della città. Davanti a quell'arco vi è una piazza da cui si diramano tre vie trasversali. Vidi parecchie persone ben vestite allontanarsi alla vista di Gesù per il farisaico timore di contaminarsi.
Costretto ancora una volta a passare su una grande pietra, Gesù barcollò e cadde a terra sotto la croce.
Molta gente, che si recava al tempio, esclamò con compassione:
«Ahimè, quel poveretto muore! ».
Siccome il Signore non riusciva più a sollevarsi, i farisei, che precedevano il corteo, dissero ai soldati:
«Non arriverà alla crocifissione se non troveremo qualcuno disposto ad aiutarlo a portare la croce».
Proprio in quel momento passava di là un pagano accompagnato dai suoi tre figli: si chiamava Simone ed era nativo di Cirene. Egli tornava dal suo lavoro e portava sottobraccio un fascio di ramoscelli. Costui era giardiniere e ogni anno nel tempo pasquale veniva a Gerusalemme a curare le siepi del muro orientale della città.
Avendolo riconosciuto per un pagano dagli abiti che indossava, i soldati gli intimarono di aiutare il Galileo a portare la croce.
In un primo momento il Cireneo respinse quell'ingiusta imposizione, ma vi fu ugualmente costretto; alcune conoscenti presero i suoi figli in lacrime.
Simone provava una forte ripugnanza per lo stato miserabile in cui versava il Signore, e per la sua veste macchiata di fango e di sangue. Poiché Gesù piangeva e lo guardava con occhi pietosi, egli l'aiutò a rialzarsi. I carnefici legarono sulle spalle del pagano l'albero della croce e diedero a Gesù la trave trasversale. Il Cireneo seguiva il Redentore, alleggerito dell'enorme peso.
Simone aveva circa quarant'anni ed era di costituzione robusta. Più tardi, i due figli maggiori, Rufo e Alessandro, si unirono ai discepoli del Signore, mentre il minore seguì santo Stefano.
L'iniziale senso di ripugnanza, provato dal Cireneo nei confronti del Redentore, alla fine si mutò in un sentimento di dolorosa compassione.
Santa Veronica con il sudario
Non avevano fatto nemmeno duecento passi da quando il Cireneo era venuto a portare la croce del Signore, allorché vidi una donna uscire da una casa e gettarsi davanti al corteo. Costei era alta e bella e conduceva per mano una giovinetta.
La donna si chiamava Serafia ed era moglie di Sirach, un membro del consiglio del tempio. A seguito dell'avvenimento di questo giorno fu chiamata Veronica (da vera icon, vero ritratto). Serafia aveva preparato a casa un eccellente vino aromatico per confortare Gesù sul doloroso cammino.
Impaziente di compiere la sua offerta, la pia donna era uscita più volte per andare incontro alla triste processione. Infatti l'avevo vista correre al fianco dei soldati tenendo per mano la sua figlia adottiva di circa nove anni.
Poiché non le era stato possibile aprirsi un varco tra i soldati per raggiungere il Redentore, ella era rientrata a casa per attendere il passaggio del corteo.
Giunto l'atteso momento, Serafia discese nella strada, velata e con un sudario di lino sulle spalle. La bimba, tenendosi stretta vicino a lei, manteneva nascosto sotto il grembiulino il vaso chiuso di vino aromatico.
Questa volta Serafia attraversò d'impeto la folla venendo finalmente dinanzi a Gesù. Invano i soldati avevano cercato di trattenerla. Alla presenza del Figlio di Dio ella cadde in ginocchio: fuori di sé dalla compassione, dispiegò per uno dei lati il sudario e gli disse:
«Oh, fammi degna di tergere il volto del mio Signore!».
Gesù prese il velo con la mano sinistra e lo compresse sul suo volto insanguinato, indi muovendo la sinistra col sudano verso la destra che manteneva il capo della croce, strinse il lino con entrambe le mani e glielo rese.
Serafia baciò la stoffa, se la mise sotto il manto e si rialzò.
Ma quando la bambina tese timidamente il vaso di vino verso Gesù, i soldati non glielo permisero. Il popolo fu subito in tumulto di fronte all'ardire di quel pubblico omaggio reso al Salvatore. Il corteo si era arrestato, i farisei e i carnefici, assai irritati, si misero a colpire Gesù, mentre Veronica rientrò in fretta a casa sua.
Appena fu rientrata, ella stese il panno insanguinato sul tavolo e perse i sensi; la bimba si inginocchiò piangendo vicino a lei. Più tardi, un conoscente le trovò svenute accanto al sudario sul quale era impressa l'immagine del volto di Gesù.
L'uomo, colpito dal prodigio, le fece rinvenire e mostrò loro il volto del Signore sul sudario spiegato. Con profonda emozione, Veronica s'inginocchiò e disse:
«Ora che il Signore mi ha onorata del suo ricordo, voglio abbandonare ogni cosa!».
Il lino era tre volte più lungo che largo, abitualmente lo si portava attorno al collo; un'altra stoffa simile si portava pure sulle spalle. A quel tempo, vi era l'uso di andare con i sudari dalle persone malate, o in qualche modo afflitte, e di asciugare loro il viso in segno di amorevole compassione.
Veronica appese il sudario al capezzale del suo letto e lo venerò per tutta la vita. Dopo la sua morte, questo fu passato dalle pie donne alla santa Vergine e poi alla Chiesa degli apostoli.
Serafia era nata a Gerusalemme ed era cugina di Giovanni Battista. La pia donna aveva almeno cinque anni più della santa Vergine e aveva assistito al suo matrimonio con san Giuseppe.
Aveva relazioni di parentela col santo vecchio Simeone e fu compagna dei suoi figli fin dalla giovinezza. Si sposò tardi; da principio suo marito era molto contrario a Gesù e lei ne soffrì molto, finché Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo indussero Sirach a migliori sentimenti.
Durante l'infame giudizio del tribunale di Caifa, Sirach si dichiarò a favore di Gesù e prese posizione con Giuseppe e Nicodemo, e come loro si separò dal sinedrio.
Malgrado i suoi cinquant'anni, Serafia era ancora una bella donna. La domenica delle Palme, per onorare l'entrata trionfale del Signore a Gerusalemme, si era tolta il velo e l'aveva steso sulla strada dove egli passava.
Fu questo stesso velo che ella porse a Gesù per alleviare le sue sofferenze. Il santo velo è tuttora oggetto di venerazione nella Chiesa di Cristo.
Il terzo anno dopo l'ascensione di Cristo, l'imperatore romano, molto malato, inviò un suo fiduciario a Gerusalemme per raccogliere informazioni circa la morte e la risurrezione di Gesù.
Il fiduciario ritornò a Roma accompagnato da Nicodemo, Veronica e il discepolo Epatras, parente di Giovanna Cusa.
Vidi santa Veronica al capezzale dell'imperatore, il cui letto era elevato su due gradini; una grande tenda appesa alla parete pendeva fino a terra.
La camera da letto era quadrata; non era grande e non vidi finestre: la luce proveniva da un'ampia fessura posta in alto. I parenti dell'imperatore si erano riuniti nell'anticamera.
Veronica aveva con sé, oltre al velo, un lenzuolo di Gesù. Ella spiegò il velo davanti all'imperatore, che guardò stupefatto l'impronta di sangue del santo volto del Signore.
Sul lenzuolo, invece, vi era impressa l'immagine del dorso del santo corpo flagellato. Credo che fosse uno di quei grossi lini inviati da Claudia, sui quali vi era stato adagiato il santo corpo del Signore per essere lavato prima del la sepoltura.
L'imperatore guarì alla sola vista di quelle immagini, senza nemmeno toccarle. Egli offrì a santa Veronica un palazzo con gli schiavi, pregandola di stabilirsi a Roma, ma lei chiese il permesso di far ritorno a Gerusalemme per morire vicino al santo sepolcro di Gesù crocifisso.
Ella ritornò a Sion nel periodo della persecuzione contro i cristiani, mentre Lazzaro e le sue sorelle conoscevano la miseria dell'esilio.
Santa Veronica fu costretta a fuggire con altre donne cristiane, ma fu presa e incarcerata. Morì con il santo nome di Gesù sulle labbra.
Ho visto il velo nelle mani delle pie donne, poi in quel le del discepolo Taddeo a Edessa, dove la santa reliquia operò diversi miracoli. Lo vidi ancora a Costantinopoli, e in fine fu consegnato dagli apostoli alla Chiesa.
Mi sembra di aver visto il santo velo a Torino, dove si trova anche la sindone del Redentore.
Quarta e quinta caduta di Gesù.
Le donne di Gerusalemme
«Il Signore gli farà ricadere addosso il sangi versato e lo ri pagherà del suo oltraggio» (Osea 12,15).
Vicino alla porta sud-ovest di Gerusalemme i carnefici spinsero brutalmente il Signore in un pantano.
Siccome Simone voleva passare al di fuori del pantano, la croce vacillò e Gesù cadde nel fango. Era la sua quarta caduta.
Il Cireneo riuscì appena a trattenere la croce. Il Signore cadde nel fango e udii la sua voce, flebile ma distinta, pronunciare queste parole:
«Ahimè, ahimè! Quanto ti ho amata, Gerusalemme! Volevo raccogliere i tuoi figlioletti, come la chioccia raccoglie i suoi piccoli sotto le ali, ma tu mi cacci crudelmente fuori dalle tue porte!».
I farisei, udendo queste parole, lo ingiuriarono:
«L'agitatore non è ancora soddisfatto, continua a straparlare!».
Allora i carnefici lo trascinarono fuori dal pantano e lo percossero.
Nauseato da queste crudeltà, Simone di Cirene esclamò:
«Se non smettete con le vostre infamie, getto via la croce, anche se mi ucciderete!».
Dalla porta, attraverso la quale era uscito il Signore, si snoda un sentiero angusto e roccioso che conduce sul monte Calvario.
All'inizio di questa viuzza era stato fissato un palo con un cartello che annunciava la condanna a morte di Gesù di Nazaret e dei due ladroni. Poco distante vidi un gruppo di povere donne che si lamentavano e piangevano. Non tutte erano di Gerusalemme: erano venute da Betlemme, da Ebron e dai luoghi vicini in occasione della Pasqua. Arrivato a quel posto, Gesù cadde in deliquio, ma non stramazzò a terra, perché Simone appoggiò la croce al suolo e lo sorresse. Fu la quinta caduta del Signore sotto la croce.
Nel vederlo in quello stato miserevole, le giovani e le donne si batterono il petto per il forte dolore.
Esse gli tesero dei sudai con i quali potesse asciugarsi il sangue e il sudore.
Gesù, rivolgendosi a loro, disse:
«Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli, perché verrà un tempo in cui si dirà: “Felici le sterili, i corpi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato!”. Allora si comincerà a dire alle montagne: “Piombateci addosso; e voi colline copriteci!”. Perché se questo avviene per il legno verde, che sarà di quello secco?».
Il Signore aggiunse altre parole piene di profondo significato, il cui senso era: le loro lacrime sarebbero state ricompensate e da questo momento avrebbero camminato per altre vie.
Ai piedi del Golgota la triste processione fece una breve sosta, mentre gli inservienti si avviarono sul monte. Essi portavano gli arnesi del supplizio ed erano seguiti da un centinaio dì soldati romani. Pilato, che aveva scortato a di stanza il corteo, rientrò in città con i suoi legionari.
Gesù sul Golgota.
Sesta e settima caduta
Il corteo riprese il cammino. Gesù, piegato dai brutali colpi dei carnefici, curvo sotto il suo fardello, fu costretto a salire penosamente il tortuoso sentiero che conduce al Calvario.
Al punto dove lo scabroso sentiero piega a sud, Gesù cadde per la sesta volta. Questa caduta fu la più dolorosa di tutte le altre; gli aguzzini percorsero il Signore con inaudita violenza. Arrivati sulla cima del Calvario, egli cadde ancora sotto il peso della croce perché era stremato. Fu la sua settima e ultima caduta.
Il Cireneo, anch'egli maltrattato e sfinito, era fuori di sé dalla collera e dalla compassione verso Gesù, che avrebbe voluto aiutare a rialzarsi. Ma i carnefici lo scacciarono dalla montagna battendolo e oltraggiandolo.
Con lui, furono fatti allontanare tutti quelli del corteo dei quali non si aveva più bisogno.
Poco tempo dopo Simone si unì ai discepoli del Signore.
Dalla cima del monte Calvario si domina tutta la città.
Il luogo delle crocifissioni è di forma circolare, come un'ampia piazza dalla quale si snodano cinque sentieri. Cinque strade, o sentieri, si trovano dappertutto in Palestina, in particolar modo presso le fonti d'acqua usate per bagnarsi o per battezzare, come la Piscina di Bethsaida. Molte città hanno anche cinque porte.
In Terrasanta quest'antica tradizione ha un significato profondo e profetico, che trova compimento nelle sacre piaghe del Signore: le cinque vie aperte alla, nostra redenzione.
I farisei a cavallo raggiunsero il luogo delle croci da ponente, dove il pendio e più agevole e meno ripido, mentre i condannati venivano fatti passare dal lato opposto, più aspro e scosceso.
I cento soldati romani si erano disposti intorno al promontorio delle crocifissioni per impedire eventuali disordini. Alcuni di essi vigilavano sui ladroni, che ancora non erano stati condotti sulla cima della collina.
I due condannati giacevano al suolo, sul dorso, con le braccia legate agli assi trasversali delle loro croci.
La plebaglia — schiavi, gentili e pagani — non temeva l'impurità e perciò aveva preso posto attorno al luogo delle croci; i fanciulli furono fatti allontanare. Le montagne vicine e la parte occidentale del monte Gihon traboccavano di pellegrini per la Pasqua.
Erano le dodici meno un quarto quando Gesù, giunto sulla cima del Calvario, cadde sotto il peso della croce. Fu, come già detto, la sua settima e ultima caduta. I carnefici lo risollevarono con violenza e gettarono al suolo i pezzi della croce. Che spettacolo pietoso vedere il Signore Gesù in piedi vicino alla sua croce, pallido come un morto e completamente sfigurato!
I miserabili lo gettarono di nuovo a terra ed esclamarono:
«Vieni, gran re, prendiamo le misure per il tuo trono!».
Vidi Gesù stendersi da solo sulla croce per permettere agli aguzzini di prendere le misure per la chiodatura delle sue mani e dei suoi piedi; contemporaneamente i farisei si facevano beffe di lui.
Quando ebbero finito, lo fecero rialzare e lo condussero più in là, vicino a una specie di caverna scavata nella roccia, nella quale ve lo spinsero così brutalmente che si sarebbe spezzato le ginocchia contro la roccia, se non ci fosse stato l'intervento divino. Udii i suoi gemiti di dolore e vidi gli angeli vicino a lui.
I carnefici chiusero la porta della prigione e vi lasciarono a guardia due uomini.
Nel punto più alto del Golgota furono iniziati i preparativi del supplizio. Il luogo delle crocifissioni era un'altura tondeggiante che si elevava circa due piedi dal suolo e vi si accedeva per mezzo di alcuni gradini. In questa specie di piattaforma naturale si preparò la buca per fissarvi dentro la croce di Gesù quando sarebbe stata elevata.
All'estremità dei due tronchi della croce si praticarono i fori per conficcarvi i chiodi. In alto si fissò la tavoletta della sua condanna e in basso uno zoccolo per posarvi i piedi. In mezzo al tronco verticale furono praticate alcune incavature che avrebbero dato spazio alla corona di spine e avrebbero sostenuto il dorso del Signore, in modo che il suo corpo rimanesse sorretto e il peso non gravasse tutto sulle mani.
Pausa Alegre (Minas Gerais - Brasile), 1° novembre 1995. Festa di tutti i Santi. Il Paradiso si unisce alla terra.
Don Stefano Gobbi
«Continua questo tuo meraviglioso cammino, mio piccolo figlio, e rispondi alla missione che Io ti ho affidato. Vedi ovunque il trionfo del mio Cuore Immacolato che Io porto avanti, ormai in maniera sempre più forte, nei cuori e nelle anime.
- Il Paradiso si unisce alla terra. Nel mio Cuore Immacolato avviene per voi ogni giorno l'incontro con i vostri fratelli e le vostre sorelle, che vi hanno preceduto quassù e godono ormai della eterna felicità dei Santi. Nella luce della Santissima Trinità essi contemplano il mio disegno, ed accresce il loro gaudio la visione del pieno trionfo di Cristo, che formerà finalmente i nuovi cieli e la nuova terra.
- Il Paradiso si unisce alla terra, in una grande comunione di preghiera, che sale da tutti i miei figli, perché Gesù affretti il suo ritorno nella gloria e tutto il mondo si trasformi in quel meraviglioso giardino di grazia e di santità, in cui la Santissima Trinità possa ancora riflettersi compiaciuta.
- Il Paradiso si unisce alla terra, nel formare l'unica schiera, di cui Io sono la Celeste Condottiera, per combattere la parte più importante della battaglia contro Satana e tutte le forze del male e per ottenere la mia più grande vittoria.
- Il Paradiso si unisce alla terra, ora che state vivendo il periodo conclusivo della purificazione e della grande tribolazione. Così i Santi del cielo illuminano la vostra esistenza, vi soccorrono con il loro potente aiuto, vi difendono dalle subdole insidie del mio Avversario, vi conducono per mano sulla strada della santità, nella trepida attesa di associare anche voi un giorno alla loro eterna beatitudine. Per questo oggi vi invito a vivere la gioiosa esperienza della comunione dei Santi.Allora ricevete forza e coraggio per superare i momenti della prova, e dal Paradiso vi viene rischiarato il doloroso cammino che tutti dovete percorrere, per varcare la soglia luminosa della speranza.
- Il Paradiso si unisce alla terra, dentro il giardino celeste del mio Cuore Immacolato perché, con il suo trionfo, scenderà dal cielo la rugiada della Divina Misericordia, che porterà a nuova vita tutto il mondo».