Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Gesù dice che la messe è molta ed è pronta per il raccolto. Ma come si fa a dire che c'è molto da raccogliere quando a noi sembra che ci sia ancora tanto da seminare? Sembra che a fare differenza sia proprio il punto di vista, il modo di guardare la vita e il mondo. Se non sei capace di scorgere - magari sotto i cumuli di miserie e di macerie - i germogli di un bene possibile, allora non puoi essere annoverato tra coloro che Gesù ancora invia a narrare ciò che più Gli sta a cuore. La messe è molta, ossia "guarda che c'è ancora tanto bene intorno a te. E c'è soprattutto Dio." In ogni cuore, sotto la coltre di cenere, c'è della brace. Basterebbe soffiare con discrezione. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 2° settimana del tempo di Avvento

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 4

1Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni2- sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -,3lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea.4Doveva perciò attraversare la Samarìa.5Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:6qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.7Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere".8I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.9Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.10Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva".11Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva?12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?".13Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;14ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna".15"Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua".16Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui".17Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito";18infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero".19Gli replicò la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta.20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare".21Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità".25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa".26Le disse Gesù: "Sono io, che ti parlo".
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri?", o: "Perché parli con lei?".28La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:29"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?".30Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia".32Ma egli rispose: "Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete".33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?".34Gesù disse loro: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.35Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.36E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.37Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete.38Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro".
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto".40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni.41Molti di più credettero per la sua parola42e dicevano alla donna: "Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

43Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea.44Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.45Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.

46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao.47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.48Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete".49Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia".50Gesù gli risponde: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino.51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!".52S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato".53Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia.54Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.


Esodo 32

1Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: "Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto".2Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me".3Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne.4Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: "Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!".5Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: "Domani sarà festa in onore del Signore".6Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.
7Allora il Signore disse a Mosè: "Va', scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito.8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto".
9Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice.10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione".
11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente?12Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo.13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre".
14Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.
15Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra.16Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
17Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: "C'è rumore di battaglia nell'accampamento".18Ma rispose Mosè:

"Non è il grido di chi canta: Vittoria!
Non è il grido di chi canta: Disfatta!
Il grido di chi canta a due cori
io sento".

19Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna.20Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece trangugiare agli Israeliti.
21Mosè disse ad Aronne: "Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?".22Aronne rispose: "Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male.23Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato.24Allora io dissi: Chi ha dell'oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello".
25Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari.26Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: "Chi sta con il Signore, venga da me!". Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi.27Gridò loro: "Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente".
28I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo.29Allora Mosè disse: "Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione".
30Il giorno dopo Mosè disse al popolo: "Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa".
31Mosè ritornò dal Signore e disse: "Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro.32Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!".
33Il Signore disse a Mosè: "Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me.34Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato".
35Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Salmi 118

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.

2Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
3Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
4Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.

5Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
6Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
7Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.

8È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
9È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

10Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
11Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
12Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.

14Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
16la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
17Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.

18Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

19Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
20 È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.

21Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
22La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
23ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.

25Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
26Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
27Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.

28Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
29Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.


Baruc 6

1Per i peccati da voi commessi di fronte a Dio sarete condotti prigionieri in Babilonia da Nabucodònosor re dei Babilonesi.2Giunti dunque in Babilonia, vi resterete molti anni e per lungo tempo fino a sette generazioni; dopo vi ricondurrò di là in pace.3Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore ai pagani.4State attenti dunque a non imitare gli stranieri; il timore dei loro dèi non si impadronisca di voi.5Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate: "Te dobbiamo adorare, Signore".6Poiché il mio angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi.
7Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e inargentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare.8Come si fa con una ragazza vanitosa, prendono oro e acconciano corone sulla testa dei loro dèi.9Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dèi oro e argento, lo spendono per sé, dandone anche alle prostitute nei postriboli.
10Adornano poi con vesti, come si fa con gli uomini, questi idoli d'argento, d'oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli.11Sono avvolti in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del tempio che si posa abbondante su di essi.12Come un governatore di una regione, il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende.13Ha il pugnale e la scure nella destra, ma non si libera dalla guerra e dai ladri.14Per questo è evidente che non sono dèi; non temeteli, dunque!
15Come un vaso di terra una volta rotto diventa inutile, così sono i loro dèi, posti nei templi.16I loro occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano.17Come ad uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con portoni, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri.18Accendono loro lumi, persino più numerosi che per se stessi, ma gli dèi non ne vedono alcuno.19Sono come una delle travi del tempio; il loro interno, come si dice, viene divorato e anch'essi senza accorgersene sono divorati dagli insetti che strisciano dalla terra, insieme con le loro vesti.20Il loro volto si annerisce per il fumo del tempio.21Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini e altri uccelli e anche i gatti.22Di qui potete conoscere che non sono dèi; non temeteli, dunque!
23L'oro di cui sono adorni per bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano.24Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale.25Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrossiscono anche i loro fedeli perché, se cadono a terra, non si rialzano più.26Neanche se uno li colloca diritti si muoveranno da sé, né se si sono inclinati si raddrizzeranno; si pongono offerte innanzi a loro come ai morti.27I loro sacerdoti vendono le loro vittime e ne traggono profitto; anche le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte e non ne danno né ai poveri né ai bisognosi; anche una donna in stato di impurità e la puerpera toccano le loro vittime.28Conoscendo dunque da questo che non sono dèi, non temeteli!
29Come infatti si potrebbero chiamare dèi? Perfino le donne presentano offerte a questi idoli d'argento, d'oro e di legno.30Nei templi i sacerdoti siedono con le vesti stracciate, la testa e le guance rasate, a capo scoperto.31Urlano alzando grida davanti ai loro dèi, come fanno alcuni durante un banchetto funebre.32I sacerdoti si portan via le vesti degli dèi e ne rivestono le loro mogli e i loro bambini.33Gli idoli non possono contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re;34nemmeno possono dare ricchezze né soldi. Se qualcuno, fatto un voto, non lo mantiene, non se ne curano.35Non liberano un uomo dalla morte né sottraggono il debole da un forte.36Non rendono la vista a un cieco né liberano un uomo dalle angosce.37Non hanno pietà della vedova né beneficano l'orfano.38Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli idoli di legno, indorati e argentati. I loro fedeli saranno confusi.39Come dunque si può ritenere e dichiarare che costoro sono dèi?
40Inoltre, perfino gli stessi Caldei li disonorano; questi infatti quando trovano un muto incapace di parlare lo presentano a Bel pregandolo di farlo parlare, quasi che costui potesse sentire.41Costoro, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli idoli, perché non hanno senno.42Le donne siedono per la strada cinte di cordicelle e bruciano della crusca.43Quando qualcuna di esse, tratta in disparte da qualche passante, si è data a costui, schernisce la sua vicina perché non fu stimata come lei e perché la sua cordicella non fu spezzata.44Quanto avviene attorno agli idoli è menzogna; dunque, come si può credere e dichiarare che costoro sono dèi?
45Gli idoli sono lavoro di artigiani e di orefici; essi non diventano niente altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano.46Coloro che li fabbricano non hanno vita lunga; come potrebbero le cose da essi fabbricate essere dèi?47Essi lasciano ai loro posteri menzogna e ignominia.48Difatti, quando sopraggiungono la guerra e le calamità, i sacerdoti si consigliano fra di loro sul come potranno nascondersi insieme con i loro dèi.49Come dunque è possibile non comprendere che non sono dèi coloro che non possono salvare se stessi né dalla guerra né dai mali?50Dopo tali fatti si riconoscerà che gli idoli di legno, indorati e argentati, sono una menzogna; a tutte le genti e ai re sarà evidente che essi non sono dèi, ma lavoro delle mani d'uomo e che sono privi di ogni qualità divina.51A chi dunque non sarà evidente che non sono dèi?
52Essi infatti non possono costituire un re sul paese né concedere la pioggia agli uomini;53non risolvono le contese, né liberano l'oppresso, poiché non hanno alcun potere; sono come cornacchie fra il cielo e la terra.54Infatti, se il fuoco si attacca al tempio di questi dèi di legno o indorati o argentati, mentre i loro sacerdoti fuggiranno e si metteranno in salvo, essi invece come travi bruceranno là in mezzo.55A un re e ai nemici non possono resistere.56Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dèi?
57Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi idoli di legno, argentati e indorati, ai quali i ladri con la violenza tolgono l'oro, l'argento e la veste che li avvolge e poi fuggono tenendo la roba; essi non sono in grado di aiutare neppure se stessi.58Per questo vale meglio di questi dèi bugiardi un re che mostri coraggio oppure un arnese utile in casa, di cui si serve chi l'ha acquistato; anche meglio di questi dèi bugiardi è una porta, che tenga al sicuro quanto è dentro la casa o perfino una colonna di legno in un palazzo.59Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo obbediscono volentieri.60Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione.61Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, eseguiscono l'ordine; il fuoco, inviato dall'alto per consumare monti e boschi, eseguisce il comando.62Gli idoli invece non assomigliano né per l'aspetto né per la potenza a queste cose.63Perciò non si deve ritenere né dichiarare che siano dèi, poiché non possono né rendere giustizia né beneficare gli uomini.64Conoscendo dunque che non sono dèi, non temeteli!
65Essi non maledicono né benedicono i re;66non mostrano alle genti segni nel cielo, né risplendono come il sole, né illuminano come la luna.67Le belve sono migliori di loro, perché possono fuggire in un riparo e provvedere a se stesse.68Dunque, in nessuna maniera è chiaro per noi che essi sono dèi; per questo non temeteli!
69Come infatti uno spauracchio che in un cocomeraio nulla protegge, tali sono i loro idoli di legno indorati e argentati;70ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell'orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre.71Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro saprete che non sono dèi; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna.72È migliore un uomo giusto che non abbia idoli, poiché sarà lontano dal disonore.


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano

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1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.

2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.

3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).


DISCORSO 308 NELLA STESSA SOLENNITÀ

Discorsi - Sant'Agostino

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Il tormento di Erode: omicida o spergiuro?.

1. 1. In riferimento al passo che oggi abbiamo ascoltato durante la proclamazione del Vangelo, dico alla Carità vostra: considerate che quest'infelice di Erode ebbe affezione per Giovanni, uomo giusto e caro a Dio, ma, avendo giurato temerariamente nell'euforia della letizia e del piacere suscitato dalla danzatrice, promise di concedere qualunque cosa avrebbe preteso quella ragazza che aveva attirato la sua compiacenza con la danza. Ma quando reclamò un'azione crudele e scellerata, si rattristò sinceramente; si rendeva conto infatti che si compiva un delitto assai grave. Trovandosi però tra il proprio giuramento e la richiesta della ragazza, là dove vedeva un sanguinoso crimine ivi pure temeva di incorrere nello spergiuro: per non offendere Dio con un giuramento falso, offese Dio rendendosi crudele 1. Qualcuno mi dirà: "In fondo, che doveva fare Erode?". Se avrò risposto che non doveva giurare, a chi non è chiaro che non doveva farlo? Ma non mi si è domandato se un uomo doveva o no giurare, piuttosto quanto è tenuto a fare chi ha giurato. È qui che occorre riflettere molto. Ha giurato temerariamente, chi non lo sa? Ad ogni modo, è caduto, ha giurato. Ecco, la ragazza ha voluto la testa di san Giovanni: che doveva fare Erode? Diamogli un consiglio. Se avremo detto: Risparmia Giovanni, non commettere un delitto, vogliamo suggerire uno spergiuro. Se avremo detto: Non essere spergiuro, lo sospingiamo al delitto. Situazione penosa.

2. 1. Prima di incappare in un tale intrigo a doppio rischio, eliminate dal vostro dire i giuramenti temerari; ancor prima che vi troviate in questa cattiva abitudine, esorto i fratelli miei, esorto i figli miei: che bisogno c'è di giungere a questa critica situazione, da cui non possiamo venirne fuori?

Non va mantenuto il giuramento temerario a costo di un omicidio. Grave il peccato di Davide spergiuro; meno grave di un omicidio.

2. 2. Tuttavia, in seguito ad una più accurata ricerca nelle sacre Scritture, mi si presenta un caso tipico; da esso mi risulta che un uomo pio e giusto era caduto in un giuramento temerario e che aveva preferito venir meno al giuramento piuttosto che mantenerlo a prezzo della vita di una persona. Quindi, lo rammento alla Carità vostra. Quando Saul perseguitava da ingrato il giusto David, questi, con i suoi, andava vagando come poteva per non farsi rintracciare da Saul ed essere ucciso. Ma un certo giorno, per sé e per quanti erano con lui, chiese vettovaglie ad un ricco possidente, chiamato Nabal, intento alla tosatura delle sue pecore. Quest'uomo senza cuore si rifiutò e, quel che è più grave, reagì con ingiurie. Il giusto David giurò che lo avrebbe ucciso. Era infatti armato. Poiché la cosa era facile e la collera la rendeva giusta ai suoi occhi, imprudente, ne fece giuramento; si mosse, anzi, per attuarlo. Gli si parò innanzi Abigail, moglie di Nabal, recandogli quanto di necessario egli aveva sollecitato. Lo pregò supplichevole, lo placò e lo distolse dal versare il sangue del marito 2. Fu temerario nel giurare, ma prevalendo in lui la compassione, venne meno al giuramento.

3. 2. Pertanto, carissimi, torno di nuovo ad esortarvi. Ecco, in realtà il giusto David, in preda all'ira, non tolse la vita ad un uomo, ma chi potrebbe negare che sia venuto meno al giuramento? Di due peccati scelse il meno grave: fu meno grave, però, solo a confronto di uno più grave. Infatti, considerato in sé, il giuramento falso è una colpa grave. Perciò, dovete anzitutto darvi da fare e combattere contro l'abitudine vostra cattiva, cattiva, cattiva e ripetutamente cattiva; ed eliminare il giuramento dalle vostre labbra.

Chi giura dietro provocazione è meno deplorevole del provocatore.

3. 3. Ma se alcuno ti avrà istigato a giurare - quale espediente per cui, se tu avessi giurato circa una cosa, a suo giudizio, si sarebbe potuto convincere che non ti riguarda, mentre egli pensa che tu l'hai commessa o l'hai fatta e forse tu non l'hai fatta - così che in lui non debba restare alcun sospetto se avrai giurato, il tuo peccato non è così grave come quello di chi ti ha provocato. Disse infatti il Signore Gesù: Sia il vostro parlare: Sì, sì, No, no; il di più viene dal maligno 3. Intendeva però riferirsi al giuramento; in ciò ha voluto che noi comprendessimo che proprio il giuramento viene dal maligno. Se a giurare sarai sospinto da un altro, il giuramento deriverà dal male di lui, non dal tuo. E questo è come conseguenza del male comune al genere umano, poiché non possiamo vedere i nostri cuori. Infatti, se avessimo sotto gli occhi i nostri cuori, a chi daremmo giuramento? In qual caso si potrebbe pretendere da noi un giuramento se agli occhi del prossimo si rendesse visibile lo stesso nostro pensiero?

È peggiore di un omicida chi provoca consapevolmente a un giuramento falso.

4. 4. Quanto vi dico imprimetelo nei vostri cuori: Ma chi ha istigato a giurare una persona, ed è cosciente che giurerà il falso, è più che un omicida. È chiaro che l'omicida farà perire il corpo e quello l'anima; anzi, due anime: e l'anima di chi ha sospinto a giurare e la propria. Tu sai che il tuo dire è secondo verità e che è falso quel che l'altro dice e intanto lo sospingi a giurare? Ecco, giura; ecco, spergiura; ecco è perduto. Da parte tua che ci hai guadagnato? Tutt'altro, sei perduto anche tu che hai voluto prenderti la soddisfazione di saperlo perduto.

Esempio di Tutuslimeno punito da Dio per provocazione a giurare il falso.

5. 5. Dirò qualcosa di cui non ho mai parlato alla Carità vostra, ed è avvenuto in mezzo a questo popolo, in questa Chiesa. Ci fu qui un uomo semplice, innocente, vero cristiano, conosciuto da molti di voi, Ipponesi, anzi, da tutti, chiamato Tutuslimeno. A chi di voi che siete del luogo non è noto Tutuslimeno? Ho saputo da lui quanto riferisco. Non so chi gli negò o quanto gli aveva dato in custodia o quanto gli era dovuto, e si tenne sicuro della fede di un uomo. Adirato, pretese da quello un giuramento. Quello giurò ed egli perdette: ma, costui ebbe una perdita, quello si perdette. Dunque, questo Tutuslimeno, uomo serio e di fede, narrava che, proprio in quella notte, egli si era trovato davanti al giudice e, con forte slancio e terrore, era giunto alla presenza di uno che presiedeva con altissima autorità, un uomo che destava ammirazione, cui prestavano obbedienza altri di grande dignità. Sconvolto com'era, gli fu imposto di riportarsi indietro e gli vennero rivolte queste parole: "Perché hai costretto un uomo a giurare, sapendo che avrebbe sostenuto il falso?". Egli rispose: "Mi ha negato la mia roba". Gli fu replicato: "E non era forse meglio perdere quanto esigevi di tuo piuttosto che mandare in perdizione l'anima di costui, a causa del giuramento falso?". Comandò che venisse steso a terra e battuto. Fu colpito così fortemente da restare visibili, sul dorso di lui sveglio, i segni delle battiture. Ma, una volta punito, sentì dirsi: "Ti si perdona per la tua rettitudine; guardati dal ripeterlo per l'avvenire". In realtà egli aveva commesso un peccato grave, ma si corresse; sarà molto più grave, però, il peccato di chi volesse commettere qualcosa del genere dopo questo mio discorso e dopo questo mio ammonimento ed esortazione. Guardatevi dal giurare il falso, guardatevi dal giurare temerariamente. Sarete perfettamente al sicuro da questi due mali, se avrete tolta di mezzo l'abitudine di giurare.

 


1 - Cf. Mc 6, 17-28.

2 - Cf. 1 Sam 25.

3 - Mt 5, 37.


Il trionfo della Congregazione Sogno del settembre 1876 - Parte II

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Dopo la scena descritta nella prima parte del sogno, la Guida misteriosa disse a Don Bosco:
— Vieni, ti farò vedere il trionfo della Congregazione di San Francesco di Sales. Monta su questo sasso e vedrai.
«Era un gran macigno in mezzo a quel piano sterminato, e io vi montai sopra — racconta Don Bosco —. Oh, che vista immensa si affacciò ai miei occhi! Quel campo mi comparve come se occupasse tutta la terra. Uomini d’ogni nazione, d’ogni vestito, d’ogni colore vi stavano radunati. Vidi tanta gente che non so se il mondo tanta ne possegga. Cominciai a osservare i primi che si affacciarono al nostro sguardo. Erano vestiti come noi Italiani. Io conoscevo quelli delle prime file: vi erano tanti Salesiani che conducevano come per mano squadre di ragazzi e di ragazze. Poi venivano altri con altre squadre; poi ancora altri e altri che più non conoscevo e più non potevo distinguere, ma erano in numero in descrivibile. Verso il mezzogiorno comparve ai miei occhi un po polo sterminato di gente che io non conoscevo. Erano sempre con dotti da Salesiani, che conoscevo nelle prime file e poi non più.
— Voltati — mi disse la Guida.
Ecco che mi si affacciarono agli occhi altri popoli sterminati di numero, vestiti diversamente da noi: avevano pellicce, specie di mantelli che parevano velluto, tutti a vari colori. La Guida mi fece voltare verso i quattro punti cardinali. Tra le altre cose vidi in Oriente donne con i piedi tanto piccoli, che stentavano a stare in piedi e quasi non potevano camminare. Il singolare si è che dappertutto vedevo Salesiani che conducevano squadre di ragazzi e di ragazze, e con loro un popolo immenso. Nelle prime file sempre li conoscevo; poi andando avanti non conoscevo più nemmeno i missionari.
Allora la mia Guida prese di nuovo la parola e disse:
— Tutto questo che hai visto è tutta messe preparata per i Salesiani. Vedi quanto è immensa la messe? I Salesiani non solo in questo secolo, ma anche nei secoli futuri lavoreranno nel proprio campo. Ma sai a quali condizioni si potrà arrivare a eseguire quanto tu vedi? Te lo dirò io. Bisogna che tu faccia stampare queste parole che saranno come il vostro stemma, la vostra parola d’ordine, il vostro distintivo. Notale bene: IL LAVORO E LA TEMPERANZA FARANNO FIORIRE LA CONGREGAZIONE. Queste parole le farai spiegare, le ripeterai, insisterai. Farai stampare il manuale che le spieghi e faccia capire bene che il lavoro e la temperanza sono l’eredità che tu lasci alla Congregazione, e nello stesso tempo ne saranno anche la gloria.
Io risposi:
— Questo lo farò molto volentieri. Questo è tutto secondo il mio scopo; è quello che vado già raccomandando tutti i giorni e vado insistendo sempre che me ne capiti l’occasione.
— Sei dunque ben persuaso? Mi hai ben capito? Questa è l’eredità che lascerai loro e di’ pur loro chiaro che fino a tanto che i tuoi figli corrisponderanno, avranno seguaci al sud, al nord, all’oriente e all’occidente. Ora discendi pure dagli Esercizi e incamminali per la loro destinazione» .

Don Bosco conclude dicendo che allora comparvero degli « omni bus» per condurli a Torino; ma erano omnibus sui generis: non avevano appoggio da nessuna parte. Don Bosco temeva che i suoi cadessero, ma la Guida lo rassicurò:
— Vadano, vadano pure: essi non hanno bisogno di appoggio; basta che eseguiscano bene queste due parole: Sobrii estote et vigilate (Siate sobrii e vigilate). Quando si eseguiscono bene queste due parole, non si cade, sebbene non vi siano appoggi e la carrozza corra.


Ha fatto invecchiare la mia pelle e la mia carne ...

Beata Alexandrina Maria da Costa


Mio Dio, abbi compassione di questa povera anima che si trova nel più grande abbandono e senza una guida! Nel mio scavare incessante, madida di sudore, sono nel mio sepolcro ad una profondità tale che occhio umano non può sondare. Non so cosa faccio, né dove giungerò. Povera me, dove vado! Che spavento!

Sulla superficie della terra sono come sola al mondo: è un mondo senza luce, senza un soffio di vita. Sento come una vecchiaia, come non vi fu né vi sarà mai. È vecchiaia nel corpo e nell'anima. È una vecchiaia: unisco quasi la testa ai piedi e spazzo la terra con il volto'. $ stato il corpo ad invecchiare l'anima e a renderla brutta. Ho lasciato il mondo soltanto quando egli mi ha lasciata; quando mi ha schernita e sputato in faccia, quando con schia­mazzi e maltrattamenti ha tentato di togliermi la vita. Tutto è passato, solamente io sono rimasta in questa vec­chiaia morta e imputridita. Non ho quasi pregato per causa delle mie sofferenze, per il mio doloroso martirio. Sono rimasta quasi completamente dimentica delle cose del Cielo. Ho detto a Gesù e a Mammina che non era segno del mio diminuito amore, ma causa del mio molto soffrire. Faccio frequenti atti di fede: « Credo, Gesù, io credo ». Perdere Gesù e Mammina fu perdere l'Orto, il Calvario, fu perdere tutto. Cammino di qui e di là; guardo in un posto e in un altro senza vantaggio e senza incontrare nessuno. In questo stato dell'anima, sono arrivate le ore 15 di oggi. Improvvisamente sono rimasta in un mare immenso di naufra­gio; ho lottato energicamente con le onde, lanciata nel mare immenso, per afferrare e portare con me i naufraghi. Avevo bisogno di conforto; ero sfinita per tanto lottare. È venuto Gesù e mi ha detto in mezzo al naufragio: - Figlia mia, mare di dolore, mare di sangue, però mare di salvezza per innumerevoli anime... Esigo da te molto dolore perché i crimini della umanità esigono molta riparazione... - Detto ciò, Gesù è scomparso ed io sono rimasta in quel mare in mezzo a tenebre spaventose... (diario, 19-2-1954). Sono ancora grave e, non potendo parlare, detterò soltanto alcune parole come segno della mia obbedienza. Mio Dio, che ubbidienza difficile! Sento il dolore, vivo il dolore, ma non so parlare; sono la più grande ignorante. Sulla terra non riuscirò mai a far comprendere ciò che soffrono il mio corpo e la mia anima. Vorrei parlarne soltanto per onore e gloria del Signore e per il bene delle anime. Nella mia tremenda inutilità e nelle tenebre dense e pau­rose, io vedo i miei cammini percorsi, ma tutti segnati di san­gue; vi scorre a rigagnoli. È questo sangue che brilla, è questo sangue che indica la terra che ho battuta, le spine che ho cal­cato. La mia vita fu ed è dolore e sangue; ma la inutilità non mi ha lasciato nulla per il mio Gesù né per le anime che amo tanto per amor Suo. Sono poverissima, senza nulla. Ho sofferto molto, molto per ciò che è uscito sul giornale « A voz do Pastor »'. È un tormento inesprimibile che solo sofferto si potrebbe comprendere. Mio Dio, almeno soffrissi sola e non soffrissero coloro che mi attorniano!

Quanto Ti devo, Gesù mio, perché mi hai sostenuta! Ho sofferto, ma senza un momento di rivolta, senza malanimo con­tro nessuno, con gli occhi fissi in Te. Grazie, Gesù! Ciò che vorrei è che non offendessero Te e che non ci fosse scandalo... (diario, 26-2-1954).

...Ieri pomeriggio si impossessò della mia anima uno sgo­mento molto grande al pensiero dell'Orto e del Calvario, nel sentire come mai avevo provato che tutto era inutile, e perduto per me. Era uno sgomento infernale. Oggi, verso le 15, si è rinnovata questa sofferenza; gli atti di fede che facevo non giovavano. Ero nel profondo abisso dell'inferno e soffrivo tutti i tormenti. L'anima guardava verso l'Alto tentando di vedere Dio: non si rassegnava di averlo perduto. Che sgomento senza pari!

« Ho perduto Dio per sempre », gridava il mio cuore! È venuto Gesù, mi ha preso per mano...: - Non hai per­duto Dio, figlia mia, né Lo perderai mai. Riposati qui per tua pace e conforto. Oh, grande scienza e sapienza di Dio! Sta tutto qui: tu ripari per ogni qualità di crimini. Sei vittima scelta da Me. Soffri le pene che dovrebbero soffrire le anime, se tu non le salvassi. La vecchiaia che hai sentito è quella del mio eterno Padre. Ho agito così per fartelo comprendere. È il motivo che non vi era sulla terra vecchiaia come la tua. Egli era in te. Ho vo­luto che partecipassi di Lui, come di Me e dello Spirito Santo. Egli si posò su di te con tutta la sua giustizia, obbligandoti a unire la faccia alla terra, a baciarla per riparare per tutta la sua materia. Scienza, scienza grande: è solo così la sapien­za di Dio. - Scomparve. Mi rimasero alcuni tenui raggi di luce e la seguii nell'ansia di ritornare a vederlo. Volevo il mio Gesù per quanto dolorosi e spinosi fossero i miei cammini (diario, 5-3-1954).