Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Fui meravigliata di vedere in Occidente tanti gio­vani e tante ragazze darsi alla droga, e ho cercato di capirne il motivo. Perché ciò avviene? La risposta è stata: « Perché non c'era nessuno in famiglia ad acco­glierli ». Papà  e mamma sono troppo occupati, non hanno più tempo. Il ragazzo se ne va per la strada e finisce per essere coinvolto in qualcosa. Parliamo di pace e sono queste cose che spezzano la pace. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 34° settimana del tempo ordinario (Santi Andrea Dung Lac e compagni)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 11

1Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".2Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite:

Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione".

5Poi aggiunse: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani,6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;7e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli;8vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.

9Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.10Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?13Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!".

14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.15Ma alcuni dissero: "È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni".16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.17Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.18Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.19Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.

23Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.

24Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.25Venuto, la trova spazzata e adorna.26Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima".

27Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!".28Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!".

29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.30Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.31La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.32Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.

33Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce.34La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre.35Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra.36Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore".


37Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.38Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.39Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?41Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.43Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.44Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo".
45Uno dei dottori della legge intervenne: "Maestro, dicendo questo, offendi anche noi".46Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!47Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.48Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.49Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno;50perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo,51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.52Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito".
53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti,54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.


Secondo libro dei Re 2

1Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo.2Elia disse a Eliseo: "Rimani qui, perché il Signore mi manda fino a Betel". Eliseo rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Scesero fino a Betel.3I figli dei profeti che erano a Betel andarono incontro a Eliseo e gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?". Ed egli rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite".4Elia gli disse: "Eliseo, rimani qui, perché il Signore mi manda a Gèrico". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Andarono a Gèrico.5I figli dei profeti che erano in Gèrico si avvicinarono a Eliseo e gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?". Rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite".6Elia gli disse: "Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". E tutti e due si incamminarono.
7Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano.8Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto.9Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: "Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te". Eliseo rispose: "Due terzi del tuo spirito diventino miei".10Quegli soggiunse: "Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso".11Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.12Eliseo guardava e gridava: "Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere". E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi.13Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano.
14Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: "Dove è il Signore, Dio di Elia?". Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall'altra parte.15Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gèrico dissero: "Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo". Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui.16Gli dissero: "Ecco, fra i tuoi servi ci sono cinquanta uomini di valore; vadano a cercare il tuo padrone nel caso che lo spirito del Signore l'avesse preso e gettato su qualche monte o in qualche valle". Egli disse: "Non mandateli!".17Ma essi insistettero tanto che egli confuso disse: "Mandateli!". Mandarono cinquanta uomini che cercarono per tre giorni, ma non lo trovarono.18Tornarono da Eliseo, che stava in Gèrico. Egli disse loro: "Non vi avevo forse detto: Non andate?".
19Gli abitanti della città dissero a Eliseo: "Ecco è bello soggiornare in questa città, come tu stesso puoi constatare, signore, ma l'acqua è cattiva e la terra è sterile".20Ed egli disse: "Prendetemi una pentola nuova e mettetevi del sale". Gliela portarono.21Eliseo si recò alla sorgente dell'acqua e vi versò il sale, pronunziando queste parole: "Dice il Signore: Rendo sane queste acque; da esse non si diffonderanno più morte e sterilità".22Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la parola pronunziata da Eliseo.
23Di lì Eliseo andò a Betel. Mentre egli camminava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: "Vieni su, pelato; vieni su, calvo!".24Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore. Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di quei fanciulli.25Di là egli andò al monte Carmelo e quindi tornò a Samaria.


Proverbi 29

1L'uomo che, rimproverato, resta di dura cervice
sarà spezzato all'improvviso e senza rimedio.
2Quando comandano i giusti, il popolo gioisce,
quando governano gli empi, il popolo geme.
3Chi ama la sapienza allieta il padre,
ma chi frequenta prostitute dissipa il patrimonio.
4Il re con la giustizia rende prospero il paese,
l'uomo che fa esazioni eccessive lo rovina.
5L'uomo che adula il suo prossimo
gli tende una rete per i suoi passi.
6Sotto i passi del malvagio c'è un trabocchetto,
mentre il giusto corre ed è contento.
7Il giusto si prende a cuore la causa dei miseri,
ma l'empio non intende ragione.
8I beffardi mettono sottosopra una città,
mentre i saggi placano la collera.
9Se un saggio discute con uno stolto,
si agiti o rida, non vi sarà conclusione.
10Gli uomini sanguinari odiano l'onesto,
mentre i giusti hanno cura di lui.
11Lo stolto dà sfogo a tutto il suo malanimo,
il saggio alla fine lo sa calmare.
12Se un principe dà ascolto alle menzogne,
tutti i suoi ministri sono malvagi.
13Il povero e l'usuraio si incontrano;
è il Signore che illumina gli occhi di tutti e due.
14Un re che giudichi i poveri con equità
rende saldo il suo trono per sempre.
15La verga e la correzione danno sapienza,
ma il giovane lasciato a se stesso disonora sua madre.
16Quando governano i malvagi, i delitti abbondano,
ma i giusti ne vedranno la rovina.
17Correggi il figlio e ti farà contento
e ti procurerà consolazioni.
18Senza la rivelazione il popolo diventa sfrenato;
beato chi osserva la legge.
19Lo schiavo non si corregge a parole,
comprende, infatti, ma non obbedisce.
20Hai visto un uomo precipitoso nel parlare?
C'è più da sperare in uno stolto che in lui.
21Chi accarezza lo schiavo fin dall'infanzia,
alla fine costui diventerà insolente.
22Un uomo collerico suscita litigi
e l'iracondo commette molte colpe.
23L'orgoglio dell'uomo ne provoca l'umiliazione,
l'umile di cuore ottiene onori.
24Chi è complice del ladro, odia se stesso,
egli sente l'imprecazione, ma non denuncia nulla.
25Il temere gli uomini pone in una trappola;
ma chi confida nel Signore è al sicuro.
26Molti ricercano il favore del principe,
ma è il Signore che giudica ognuno.
27L'iniquo è un abominio per i giusti
e gli uomini retti sono in abominio ai malvagi.


Salmi 4

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide.'

2Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

3Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
4Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.

5Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
6Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.

7Molti dicono: "Chi ci farà vedere il bene?".
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
8Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
9In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.


Ezechiele 36

1"Ora, figlio dell'uomo, profetizza ai monti d'Israele e di': Monti d'Israele, udite la parola del Signore.2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: Ah! Ah! I colli eterni son diventati il nostro possesso,3ebbene, profetizza e annunzia: Dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati e perseguitati dai vicini per renderci possesso delle altre nazioni e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d'insulto della gente,4ebbene, monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio: Dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte che furono preda e scherno dei popoli vicini:5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo.6Per questo profetizza al paese d'Israele e annunzia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore: Poiché voi avete portato l'obbrobrio delle genti,7ebbene, dice il Signore Dio, io alzo la mano e giuro: anche le genti che vi stanno d'intorno subiranno il loro vituperio.
8E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare.9Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati.10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite.
11Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore.
12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.
13Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo,14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio.15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non ti farò più subire lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua gente". Parola del Signore Dio.
16Mi fu rivolta questa parola del Signore:17"Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità di una donna nel suo tempo è stata la loro condotta davanti a me.18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato.19Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.20Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese.21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati.22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.23Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli;26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia.30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti.31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze.32Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti".33Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite.34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate.36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò".
37Dice il Signore Dio: "Permetterò ancora che la gente d'Israele mi preghi di intervenire in suo favore. Io moltiplicherò gli uomini come greggi,38come greggi consacrati, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saran ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore".


Prima lettera ai Corinzi 15

1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo;24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,27perché 'ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi'. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente?31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, 'mangiamo e beviamo, perché domani moriremo'.33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.

35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?".36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore;37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che45il primo 'uomo', Adamo, 'divenne un essere vivente', ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.

54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

'La morte è stata ingoiata per la vittoria.'
55'Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione'?

56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.


Capitolo VIII: L’offerta di Cristo sulla croce e la donazione di noi stessi

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Parola del Diletto

Con le braccia stese sulla croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta. Perché, se vuoi giungere alla vera libertà e avere la mia grazia, ogni tuo atto deve essere preceduto dalla piena offerta di te stesso nelle mani di Dio. Proprio per questo sono così pochi coloro che raggiungono la luce e l'interiore libertà, perché non sanno rinnegare totalmente se stessi. Immutabili sono le mie parole: se uno non avrà rinunciato a "tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Tu, dunque, se vuoi essere mio discepolo, offriti a me con tutto il cuore.


DISCORSO 206 QUARESIMA

Discorsi - Sant'Agostino

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Quaresima tempo d'umiltà.

1. Dopo un anno è ritornato il tempo della Quaresima e io mi sento in dovere di farvi delle esortazioni. Anche voi infatti siete debitori verso Dio di azioni adeguate al tempo che state vivendo, azioni che possano giovare a voi, non a Dio. Il cristiano anche negli altri tempi dell'anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un'apposita celebrazione? L'umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui - dice l'Apostolo - vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui 1. La prima parte di questa espressione dell'Apostolo celebriamola ora con la dovuta devozione, avvicinandosi la sua passione; la seconda parte la celebreremo dopo Pasqua, a risurrezione avvenuta. Dopo Pasqua infatti, passati questi giorni in cui manifestiamo la nostra umiltà, sarà il tempo anche della nostra glorificazione, benché non possa essere pienamente realizzato perché non c'è ancora la visione - tuttavia già reca gioia soltanto il pensarci sopra -. Ora dunque gemiamo con preghiere più insistenti: poi saremo più abbondantemente ricolmi di gioia nella lode.

Due specie di elemosine: dare e perdonare.

2. Alle nostre preghiere, perché volando possano raggiungere più facilmente Dio, aggiungiamo, con le elemosine e i digiuni, le ali della pietà. Di qui il cristiano ben comprende quanto debba guardarsi dall'appropriarsi indebitamente di una cosa altrui: quando sente dire che è quasi un furto il non dare all'indigente le cose che gli sono superflue. Il Signore dice: Date e vi sarà dato; perdonate e vi sarà perdonato 2. Con mitezza e con fervore facciamo dunque queste due specie di elemosine: il dare e il perdonare, noi che preghiamo il Signore perché ci dia cose buone e ci perdoni quelle cattive. Date - dice il Signore - e vi sarà dato. Che cosa c'è di più vero e più giusto che chi ricusa di dare inganna se stesso e non si ritrova niente in mano? Se giudichiamo sconsiderato l'agricoltore che presume di trovare la messe nel campo ove sa bene di non aver precedentemente seminato, quanto più sconsiderato è chi pensa di trovare un Dio ricco che dà con larghezza, quando egli non ha voluto ascoltare il povero che gli chiedeva qualcosa? Colui che non ha bisogno di nulla infatti volle essere nutrito nella persona dei poveri. Non disprezziamo dunque nel povero il nostro Dio che si mostra bisognoso per poter, anche noi bisognosi, essere appagati in lui, ricco. Abbiamo dei poveri, ma anche noi siamo nella povertà: diamo dunque, affinché anche noi possiamo ricevere. E in fondo che cos'è ciò che diamo? E in compenso di quello che diamo, che è cosa esigua, visibile, temporale e terrena, che cosa desideriamo ricevere? Ciò che occhio non vide né orecchio udì né entrò in cuore d'uomo 3. Se non ce l'avesse promesso lui stesso, sarebbe stata spudoratezza dare beni terreni e aspettarci in cambio quanto detto sopra; figuriamoci se non si volesse dare neanche qualche bene terreno!. Ma noi non li avremmo neanche questi beni se non ce li desse colui che ci esorta ad elargirli. Con che coraggio speriamo che Dio ci conceda i beni temporali e quelli eterni, se non obbediamo a lui che ci comanda cose di poco peso? Perdonate e vi sarà perdonato 4, ossia non tenete conto (del male altrui) e neanche del vostro si terrà conto. Il servo si riconcilii con il conservo perché non venga giustamente punito dal padrone 5. Per quanto riguarda questa specie di elemosina nessuno è talmente povero che non possa farla. Per acquistare la vita eterna può farla anche chi in questa vita terrena non ha di che vivere. Questa elemosina la si dà gratuitamente e dando si accumulano tesori che non vengono meno se non quando non si elargisce. Coloro che fino a questi giorni avevano delle discordie non diano loro tregua fino a che non sono scomparse. Vengano eliminate affinché esse non eliminino chi ce l'ha, non vengano trattenute nel cuore affinché non lo rendano schiavo, vengano distrutte dal Redentore affinché non distruggano chi le conserva.

I digiuni graditi a Dio.

3. I vostri digiuni non siano come quelli che il profeta condanna dicendo: Non è questo il digiuno che io voglio, dice il Signore 6. Biasima i digiuni di chi è in lite, vuole digiuni di uomini pii. Biasima gli oppressori, vuole chi dia conforto. Biasima coloro che creano inimicizie, vuole coloro che se ne liberano. In questi giorni pertanto moderate i desideri delle cose lecite per astenervi del tutto da quelle illecite. Mai deve sguazzare nel vino o nell'adulterio colui che in questi giorni si modera nei rapporti coniugali. In tal modo la nostra preghiera, fatta in umiltà e carità, nel digiuno e nell'elemosina, nella temperanza e nel perdono, dando cose buone e non restituendo quelle cattive, allontanandosi dal male e facendo il bene, cerca la pace e la consegue 7. Con le ali di queste virtù la nostra preghiera vola sicura e più facilmente viene portata fino al cielo, dove Cristo nostra pace 8 ci ha preceduto.

 

1 - 2 Tm 2, 11-12.

2 - Lc 6, 37-38.

3 - 1 Cor 2, 9.

4 - Lc 6, 38.

5 - Cf. Mt 18, 23-35.

6 - Is 58, 5.

7 - Cf. Sal 33, 15.

8 - Cf. Ef 2, 14.


Epilogo

Storia di un'anima - Santa Teresa di Lisieux

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Teresa di Gesù Bambino era già alla fine.

Ai primi di luglio era stata trasferita all'infermeria. Lì aveva scritto a matita le ultime righe del suo Manoscritto C. Con la febbre che la divorava, ma ancor più con un amore che la consumava tutta, aveva concluso il suo quadernetto «d'obbedienza», mormorando parole di fuoco sulla carità e sull'abbandono fiducioso nella misericordia di Dio. Era un po' il suo testamento. Il testamento che la legava alle sorelle e alla Chiesa. Ché in quei giorni i suoi panorami sembravano allargarsi incredibilmente. I Processi di beatificazione trasmettono espressioni profetiche che hanno dello strano sulla sua bocca. Si tratta di certezze che non ammettono dubbi o discussioni. Teresa parla dei suoi scritti autobiografici come di qualcosa che deve servire a fare amare Dio; accenna a difficoltà che la loro pubblicazione potrebbe incontrare; annuncia con termini chiari una sua missione.

Il sabato 17 luglio si era lasciata sfuggire: Sento che sto per entrare nel riposo... Ma sento soprattutto che sta per cominciare la mia missione, la mia missione di fare amare il buon Dio come l'amo io, di comunicare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudirà i miei desideri, il mio cielo scorrera' sulla terra sino alla fine del mondo. Si, voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra. Ciò che non è impossibile, perché gli Angeli, pur restando immersi nella visione beatifica, vegliano su di noi. Non potrò godere del riposo finché ci saranno anime da salvare. Ma quando l'Angelo avrà detto: Il tempo non è più!, allora mi riposerò, potrò gioire, perché il numero degli eletti sarà completo, e tutti saranno entrati nella gioia e nel riposo. Il mio cuore trasalisce a questo pensiero...

Erano le idee che la possedevano in pieno in quei giorni. Il 13 luglio aveva scritto al chierico M. Bellière: Oh! fratello mio, come sono felice di morire!... Sono felice di morire, perché sento che questa è la volonta del buon Dio e che, molto più d'ora, potrò essere utile alle anime... Quando il mio caro fratellino partirà per l'Africa, lo seguirò, e non solo col pensiero... Più che parlargli nel linguaggio della terra, sarò di continuo accanto a lui, vedrò tutto quello che gli è necessario e non darò pace al buon Dio finché non mi avrà dato quanto desidero. Il giorno seguente era al p. Roulland che si rivolgeva: Conto molto di non stare inattiva in cielo, il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime. E' quello che domando al buon Dio, e sono sicura che egli mi esaudirà. Forse che gli Angeli non si occupano continuamente di noi senza cessare mai di contemplare il volto di Dio, di perdersi nell'oceano senza rive dell'Amore? Perché Gesù non mi dovrebbe permettere d'imitarli?... Ciò che mi attira verso la patria dei cieli, è la chiamata del Signore, è la speranza di amarlo finalmente come ho tanto desiderato e il pensiero che potrò farlo amare da una moltitudine di anime che lo benediranno in eterno. Mentre queste speranze sbocciano nel suo spirito, Teresa è immersa nella notte più oscura.

Dalla Pasqua del 1896 la sua fede è sottoposta alle tentazioni più violente. È una specie di agonia, ben più terribile di quella fisica, che l'accompagnerà fino alla morte. Anche se esternamente pare nella letizia, se le sue poesie e le sue lettere paiono riflettere la gioia di una creatura per la quale il velo della fede già si è squarciato, essa è in un “tunnel” di tenebra, senza un raggio di luce.

Colpita della condizione dei fratelli senza fede, perché essi potessero giungere alla luce dell'incontro con Cristo, aveva pregato il Signore di essere ammessa «alla tavola dei peccatori». Il Signore l'aveva presa in parola, e le sue ultime settitnane più che mai diventarono una laboriosa ricerca di Dio nell'oscurità e nelle tenebre, un cantare ciò che voleva credere, un abbandonarsi generoso a Colui che si nascondeva per farsi cercare di più. Da lei e, con lei, da tante creature che essa fratemamente portava nel suo cuore.

Nell'agosto, mentre il suo corpo andava consumandosi, le sfuggì una confessione che ha del tragico. Sapeste quali pensieri spaventosi m'ossessionano! Va imponendosi al mio spirito il ragionamento dei peggiori materialisti. Più tardi, in virtù dei nuovi continui progressi, la scienza spiegherà tutto naturalmente, si darà una ragione di evidenza a tutto quello che esiste e che ancora costituisce problema. Quante cose infatti sono ancora da scoprire! ecc. Io sogno di fare del bene dopo la mia morte, ma non lo potrò fare!... Avere simili pensieri quando si ama tanto il buon Dio! In fin dei conti offro tutto questo per ottenere la luce della fede ai poveri increduli! Ma è proprio il 10 agosto che, dopo aver contemplato una immagine di Giovanna d'Arco prigioniera, esclama: I santi incoraggiano anche me nella mia prigione. Mi dicono: Fino a quando sei nei ceppi, non puoi assolvere la tua missione; ma più tardi, dopo la tua morte, verrà il tempo delle tue conquiste. Comunque, anche legata al letto, ancor «prigioniera», già si dava apostolicamente con un fervore commovente. Se, ancora in piedi, nonostante la spossatezza, si trascinava ogni giorno nella «passeggiata» impostale dall'obbedienza, «camminando per un missionario», ora, convinta dell'inutilità delle medicine, continua ugualmente a prenderle, «per un missionario che non ha possibilità di procurarsele»; per le anime offre tutto quello che ha, anche se questo la porterà a presentarsi a Dio «a mani vuote»; per un suo confratello che ha lasciato l'Ordine e percorre la Francia seminando l'errore, prega, soffre e offre la sua ultima comunione il 17 agosto, festa di San Giacinto e onomastico del povero ex padre Loyson. E si abbandona, come dice a suor Maria del Sacro Cuore, a progetti, relativi alle grandi cose che farà in Cielo...

Tornare sulla terra, recarsi lontano per aiutare i missionari, fare il possibile perché i bambini non muoiano senza il battesimo. Alla madre Maria di Gonzaga confida: Non mi rimane nulla in mano. Tutto quello che ho, tutto quello che guadagno è per la Chiesa e per le anime. E non teme di affermare che vuole acquistare meriti. Ma soggiunge subito: Si. Però non per me. Per i poveri peccatori, per le necessità di tutta la Chiesa, infine per gettare fiori a tutto il mondo, a giusti e peccatori. Pensa soprattutto ai fratelli senza fede, a quelli alla cui «mensa» aveva voluto sedere per portarli a Dio. E nelle ore angosciose, ossessionata da pensieri che vorrebbero strapparle nella fede il suo più grande tesoro, esclama: Offro tutte queste pene molto grandi per ottenere la luce della fede ai poveri increduli, per tutti coloro che s'allontanano dalla fede della Chiesa. Intanto la malattia progredisce. Se il 5 agosto cessano le emottisi violente che la tormentano dal 6 luglio, la tisi va facendo passi molto grandi. Di tanto in tanto la morte sembra imminente. Teresa, la quale confessa candidamente di non capire nulla della sua malattia, si abbandona tranquillamente. Attende che giunga il «ladro», un ladro di cui non ha affatto paura. «Il ladro è alla porta, le si dice; ne ha timore?». Per nulla, risponde. Non è alla porta, ma già dentro. Ma cos'è che lei chiede, Madre? Se ho paura del ladro? Come vuole che abbia paura di uno che amo tanto! Ma il ladro gioca, pare. Teresa non se ne preoccupa: Non desidero di morire più che di vivere: amo quello che Egli fa. Tuttavia le sofferenze vanno aumentando. Le notti si fanno lunghe e insonni, piene di sofferenze e di incubi.

Di giorno l'oppressione, resa più pesante dal calore, le toglie il respiro. Non ne può più. Anche il lento e sommesso salmodiare delle sorelle le è un martirio. I nervi non reggono. Scongiura perché si preghi per lei: Sapeste che cosa avviene. Quanto poco basterebbe per perdere la pazienza... Non lo avrei mai creduto! Una espressione che richiama quella dell'11 agosto: Non avrei mai immaginato di soffrire tanto. Le sfuggono dei piccoli gridi involontari di sofferenza. Sembra soffocare. Ha l'impressione di essere distesa su delle punte dolorose. Non si sa, le sfugge, cosa significhi soffrire in tal modo. E avverte «di non lasciare a sua disposizione delle medicine velenose per uso esterno, consigliando di non lasciarne mai a portata di malati che soffrirebbero fino a perder la ragione». Sarà quello che ripeterà ancora a tre giorni dalla morte a suor Maria della Trinità: Ah! se non avessi la fede, non potrei mai sopportare tante sofferenze. Mi meraviglio che tra coloro che non hanno fede non siano più numerosi quelli che si suicidano. Tuttavia è felice di soffrire. Non si pente di essersi consacrata all'amore. Vuole vivere fino in fondo la sua grazia di sofferente. Ed è perfino lieta d'una giocondità contagiosa.

Suor Maria dell'Eucaristia lo rivela ripetutamente nei biglietti che scrive al padre, il Sig. Guérin, dandogli il resoconto della malattia di Teresa. «Ha sempre pronta la parola per far ridere... Se vedessi la nostra cara malatina, non potresti ritenerti dal ridere; bisogna che dica sempre qualcosa d'allegro. Dal momento che si è vista sicura di morire, è gaia quanto un fringuello. Ci sono dei momenti nei quali si pagherebbe il posto per esserle accanto... Quanto al morale, è sempre la stessa cosa, la stessa allegria, facendo ridere tutti coloro che l'avvicinano...». Dove la sorente, la vena nascosta di tanta letizia in mezzo a tanti dolori? E’ contenta solo della volontà di Dio, dirà alla fine d'agosto: Sono contenta di soffrire perché il buon Dio lo vuole. Avvicinandosi la fine, il suo cuore si dilata. La sofferenza aumenta, ma aumentano anche il realismo e la coerenza con cui l'accetta. Che cos'è scrivere belle cose sulla sofferenza? Nulla, nulla! Bisogna esserci per sapere!... Volevo soffrire per il Signore, ed è vero che lo desidero. E insieme riconosce che tutta la forza le viene da Dio. Cosa diverrei se d Signore misericordioso non mi desse energia?... Oh! come deve essere buono il Signore, perché io riesca a sopportare tutto quello che soffro! Si sente il bambino al quale il Padre dà momento per momento quel poco che può sopportare. E ritorna di frequente a questo riferimento al bambino, tanto che madre Agnese le chiede in agosto il significato dell'immagine.

E Teresa: Restare piccolo è riconoscere il proprio nulla, è attendere tutto dal buon Dio, è non inquietarsi a dismisura delle proprie colpe. Infine non è guadagnare fortuna, non inquietarsi di nulla. Anche presso i poveri, finché il bimbo è piccolo, gli si da' quanto è necessario. Ma appena diventa grande, suo padre non vuole più mantenerlo, e gli dice: «Adesso lavora! Puoi bastare a te stesso». Proprio per non sentire questo non ho mai voluto crescere. Non mi sento capace di guadagnarmi la vita, la vita eterna. Fin dal 21 settembre Teresa avverte d'essere in una specie di agonia continua. Il 29 ci sarà il crollo. A mezzogiorno, rivolgendosi alla Priora, le dirà: Madre mia, è l'agonia? Come farò a morire? Non saprò mai morire! E dopo la visita del dottore chiederà ancora: E oggi?, manifestando la sua felicità alla risposta affermativa. Tuttavia il dolore la strazierà fino alla fine. Non ne posso più. Pregate per me. Se sapeste! Dopo Mattutino, di fronte al protrarsi delle sofferenze in aumento, gemerà: Sì, mio Dio, sì.. voglio proprio tutto. 30 settembre Teresa l'inaugurò con un pensiero alla Vergine. Per tutti quei mesi di martirio, aveva intensificato la sua unione contemplativa con la Madonna.

Lo sguardo continuamente si era soffermato sulla statua del «Sorriso», trasferita in infermeria il giorno stesso nel quale vi era scesa Teresa. E a lei che si appoggia nell'ora grande. Come Gesù sulla Croce, guarda alla Madre. E da lei invoca la grazia di prepararla all'incontro con Dio. Nelle lunghe ore nelle quali va spegnendosi, dalle sue labbra escono espressioni che rivelano il suo stato, che dicono tutto il suo abbandono fedele al Signore. Il calice, è pieno fino all'orlo! Dio mio, sì, tutto quello che vuoi. Ma abbi pietà di me. Dio mio, Dio mio, voi siete tanto buono!... Oh, sì, voi siete buono, io lo so. Verso le tre del pomeriggio, Teresa mise le braccia in croce. Madre Maria di Gonzaga le posò sulle ginocchia un'immagine della Madonna del Carmelo del Van Oer. La guardò un istante, e poi: Madre mia, mi presenti subito alla Vergine Santa. Mi prepari a ben morire.

La Priora le rispose che, avendo sempre capito e praticato l'umiltà, la preparazione era fatta. Teresa, riflettuto un attimo, uscì umilmente nell'asserzione: Si, mi pare di avere sempre cercato solo la verita! Sì, ho capito l'umiltà del cuore. Poi cominciò a farsi più viva la sofferenza. Una sofferenza dal volto nuovo, tuttavia. Teresa, pur nel martirio più doloroso, sembrava illuminata da una gioia profonda, da una forza sovrumana. Fu allora che le sfuggirono le parole: Tutto quello che ho scritto sui miei desideri di soffrire corrisponde perfettamente alla verità. Non mi pento di essermi offerta all'Amore. Oh, no, non mi pento di essermi offerta all'Amore, anzi...Non avrei mai creduto possibile soffrire tanto! Mai! Mai! Non posso spiegarmelo se non con i desideri ardenti che ho avuto di salvare le anime.

Ebbene. Avanti, avanti!... Non vorrei soffrire meno. Poi, verso le diciannove e qualche minuto, guardando il Crocifisso, le ultime parole: Oh... l'amo!... Dio mio... Vi amo!... Appena ebbe dette queste parole, Teresa cadde dolcemente indietro, la testa reclinata leggermente a destra. La madre Maria di Gonzaga richiamò in fretta la comunità, allontanata qualche istante prima, quando le condizioni dell'inferma sembravano stazionarie. E tutte le consorelle furono testimoni di una espressione di gioia, ammirazione, tranquillità che per lo spazio di un Credo il volto della morente, stranamente tornato al suo colore, sembrò avere, mentre gli occhi erano fissi verso l'alto, al di sopra della statua della Madonna del Sorriso. Poi, serenamente diede l'ultimo respiro. Erano le 19,20 circa del 30 settembre 1897. Io non muoio: entro nella vita, aveva scritto il 9 giugno precedente a Maurizio Bellière. Quel giovedì sera Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo entrava veramente nella vita. Aveva inizio «il tempo delle sue conquiste». Dal cielo cominciava a far scendere la «pioggia di rose» promessa.

PREGHIERA ALLO SPOSO DIVINO

Teresa la scrisse per sé in occasione della sua professione religiosa e ne portò l'autografo sul cuore per tutto quel giorno. 8 settembre 1890.

O Gesù, mio Sposo divino! che io non perda mai la seconda veste del mio battesimo! prendimi prima che commetta la più leggera colpa volontaria. Che io non cerchi e non trovi mai se non te solo, che le creature siano un niente per me e che io sia un niente per loro, ma tu, Gesù, sii tutto! Che le cose della terra non possano mai turbare la mia anima, che niente turbi la mia pace. Gesù, non ti domando che la pace, ed anche l'amore, l'amore infinito senza altro limite che te, l'amore per cui non sia più io, ma te, o Gesù! Gesù, che per te io muoia martire, il martirio del cuore o del corpo, o piuttosto tutti e due! Concedimi di adempiere ai miei voti in tutta la loro perfezione e fammi comprendere ciò che dev'essere una sposa per te. Fa' che io non sia mai di peso alla comunità, ma che nessuno si occupi di me, che io sia considerata come qualcosa da calpestare, dimenticata come un granellino di sabbia tuo, o Gesù! Che la tua volontà si compia in me perfettamente, che io raggiunga il posto che tu sei andato avanti a me a prepararmi Gesù, fa' che io salvi molte anime, che oggi neppure una sia dannata e che tutte le anime del purgatorio siano liberate. Gesù, perdonami se dico cose che non si devono dire: io non voglio che rallegrarti e consolarti!

 

ATTO D'OFFERTA ALL'AMORE MISERICORDIOSO DI DIO'. J.M.J.T.

Offerta di me stessa come vittima d'olocausto all'Amore misericordioso del Buon Dio.

Mio Dio! Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m'avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e Vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia santità. Poiché mi avete amata fino a darmi il vostro unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplicandovi di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d'amore. Vi offro inoltre tutti i meriti dei Santi (che sono in cielo e sulla terra), i loro atti d'amore e quelli dei santi Angeli; vi offro infine, o beata Trinità, l'amore e i meriti della santa Vergine, mia madre diletta. A lei abbandono la mia offerta e la prego di presentarvela. Il suo Figlio divino, mio sposo diletto, nei giorni della sua vita mortale, ci ha detto «Tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, ve lo darà!». Sono dunque certa che esaudirete i miei desideri; lo so, mio Dio, più volete dare, più fate desiderare. Sento nel mio cuore desideri immensi e vi chiedo con tanta fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. Ah! non posso ricevere la santa comunione così spesso come vorrei, ma, Signore, non siete l'Onnipotente?... Restate in me come nel tabernacolo, non allontanatevi mai dalla vostra piccola ostia... Vorrei consolarvi dell'ingratitudine dei cattivi e vi supplico di togliermi la libertà di dispiacervi. Se qualche volta cado per mia debolezza, il vostro sguardo divino purifichi subito la mia anima consumando tutte le mie imperfezioni, come il fuoco che trasforma ogni cosa in se stesso... Vi ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che m'avete accordato, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiolo della sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. Poiché vi siete degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione. Dopo l'esilio della terra, spero di venire a godervi nella patria, ma non voglio ammassare dei meriti per il cielo, voglio lavorare solo per vostro amore, con l'unico scopo di farvi piacere, di consolare il vostro Sacro Cuore e di salvare anime che vi ameranno eternamente. Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi. Voglio perciò rivestirmi della vostra giustizia e ricevere dal vostro amore il possesso eterno di voi stesso. Non voglio altro trono e altra corona che voi, o mio Diletto!... Ai vostri occhi il tempo è nulla. Un giorno solo è come mille anni, e perciò potete prepararmi in un istante a comparire davanti a voi... Per vivere in un atto di perfetto amore, mi offro come vittima d'olocausto al vostro amore misericordioso, supplicandovi di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, e così possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!... Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a voi, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l'eterno abbraccio del vostro amore misericordioso... Voglio, o mio Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarvi questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirvi il mio amore in un a faccia a faccia eterno!... Maria Francesca Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo Gesù! rel. carm. md. Festa della Santissima Trinità, il 9 giugno dell'anno di grazia 1895.

 

VIVO D’AMORE

Alla sera d’Amore, parlando senza parabole, Gesù diceva: “Se qualcuno mi vuole amareper tutta la vita, osservi la mia parola. Mio Padre ed Io verremo a visitarlo. E facendo del suo cuorela nostra dimora, venendo a lui lo ameremo sempre!… Pieno di pace, vogliamo che dimori nel nostro cuore!… Viver d’amore è vivere della tua Vita, Re glorioso, delizia degli Eletti! Tu vivi per me, nascosto nell’ostia… Io voglio per Te nascondermi, o Gesù! Agli amanti occorre solitudine, un cuore a cuore che duri notte e giorno. Solo il Tuo sguardo fa la mia beatitudine. Vivo D’amore! Morire d’amore, ecco la mia speranza. Quando vedrò spezzarsi i miei lacci, il mio Dio sarà la mia Gran Ricompensa: non voglio possedere altri beni. Del suo amore voglio essere infiammata, voglio vederlo, unirmi a Lui per semopre. Ecco il mio cielo… ecco il mio destino. Vivere d’Amore!

 

PRINCIPALI DATE DELLA VITA DI TERESA MARTIN


 

1873 2 gennaio, giovedì: nascita ad Alencon (Orne), rue Saint-Blaise.

    4 gennaio, sabato: battesimo nella chiesa di Notre Dame d'Alencon con i nomi di Maria Francesca Teresa.

    29 marzo, sabato: è messa a balia presso Rosa Taillé a Semallé (Orne).

    1874 2 aprile, giovedì: defimtivo ritorno alla casa paterna.

1877 28 agosto, martedì: morte della mamma, signora Zélie Martin.

    29 agosto, mercoledì: Teresa sceglie la sorella Paolina per seconda mamma.

    16 novembre, venerdì: la famiglia Martin si trasferisce nella nuova dimora dei «Buissonnets» a Lisieux (Calvados).

    1878 8 agosto, giovedì: gita a Trouville.

    1879 Verso la fine dell'anno: prima confessione di Teresa.

    1879-1880 Visione profetica della malattia di suo padre.

    1881 3 ottobre, lunedì: semiconvittrice all'Abbazia delle Benedettine di Lisieux.

    2 ottobre, lunedì: Paolina entra nel Carmelo di Lisieux. Al termine dell'anno: Teresa comincia a soffrire di continui mal di testa.

Fine marzo, circa Pasqua: cade gravemente ammalata. 13 maggio, domenica di Pentecoste: sorriso della Madonna e guarigione miracolosa.

    8 maggio, giovedì: prima Comunione di Teresa all'Abbazia delle Benedettine e Professione religiosa di suor Agnese di Gesù (Paolina) al Carmelo.

    22 maggio, giovedì di Ascensione: seconda Comunione di Teresa.

    14 giugno, sabato: Cresima, ricevuta dalle mani di Mons. Hugonin, Vescovo di Bayeux e Lisieux.

    21 maggio, giovedì: celebrazione dell'anniversario della prima Comunione. Durante il ritiro di preparazione è assalita dalla <4erribile malattia degli scrupoli».

    Marzo: Teresa lascia la vita di semiconvittrice all'Abbazia delle Benedettine.

    31 maggio, lunedì: Teresa è ammessa nella Congregazione delle Figlie di Maria, presso le Benedettme.

    15 ottobre, venerdì: entrata al Carmelo di Lisieux di Maria, sorella maggiore e madrina di Teresa. Fine ottobre: per intercessione dei fratelli in cielo, Teresa è guarita dagli scrupoli.

    25 dicembre, sabato: grazia di Natale, da lei chiamata «conversione».

    29 maggio, domenica di Pentecoste: Teresa chiede a suo padre il permesso di entrare al Carmelo a 15 anni. Prima della fine di luglio, una domenica: grazia di zelo per la salvezza delle anime, ricevuta contemplando un'immagine di Gesù crocifisso.

    31 agosto, mercoledì: conversione di Pranzini.

    31 ottobre, lunedì: visita al Vescovo di Bayeux per sollecitare l'autorizzazione ad entrare al Carmelo.

    4 novembre, venerdì: partenza da Lisieux per Roma e visita al santuario di Notte-Dame des Victoires, a Parigi.

    20 novembre, domenica: Teresa ricevuta in udienza da papa Leone XIII.

    2 dicembre, venerdì: ritorno a Lisieux.

1888

    1 gennaio, domenica: Teresa riceve la risposta affermati-va di Mons. Hugonin circa il suo ingresso al Carmelo.

    9 aprile, lunedì: Teresa entra nel Carmelo di Lisieux.

    22 maggio, martedì: Professione di suor Maria del Sacro Cuore, sua sorella maggiore.

1889
    10 gennaio, giovedì: Vestizione religiosa di Teresa.

    12 febbraio, martedì: il signor Martin lascia Lisieux per entrare in una casa di salute, a Caen. Luglio: grazia di unione alla Santa Vergine, nell'eremitaggio di Santa Maddalena.

1890

    8 settembre, lunedì: Professione religiosa di Teresa.

    24 settembre, mercoledì: Teresa prende il velo di carmelitana.

1891

    8-15 ottobre: esercizi spirituali della comunità predicati da padre Alessio Prou, recolletto, che stimola Teresa sulla via della confidenza e dell'amore.

    5 dicembre, sabato: morte di madre Genoveffa di Santa Teresa, fondatrice del Carmelo di Lisieux.

1893

    20 febbraio, lunedì: suor Agnese di Gesù (Paolina) èeletta priora del monastero e, poco dopo, Teresa viene affidata a madre Maria di Gonzaga come aiuto per la formazione delle novizie.

1894
    
    29 luglio, domenica: morte di Luigi Martin, padre di Teresa.

    14 settembre, venerdì: entrata della sorella Celina al Carmelo di Lisieux.

1895

    Gennaio: madre Agnese di Gesù chiede a Teresa di -scrivere i suoi ricordi d'infanzia.

    9 giugno, domenica, festa della santissima Trinita': Teresa si offre come vittima all'Amore misericordioso di Dio.

    14 giugno, venerdì: ferita d'amore divino durante la «Via Crucis».

    17 ottobre, giovedì: Teresa è scelta dalla madre priora per divenire sorella spirituale di un futuro Missionario, il seminarista Bellière, che entrerà tra i Padri Bianchi.

1896
    20 gennaio, lunedì: Teresa consegna alla madre Agnese di Gesù il quaderno dei suoi ricordi (Manoscritto A).

    24 febbraio, lunedì: Professione di Celina, divenuta suor Genoveffa di Santa Teresa.

    21 marzo, sabato: madre Maria di Gonzaga, rieletta prio ra, conferma a Teresa l'incarico di sottomaestra delle novizie. Notte dal 2 al 3 aprile, giovedì-venerdì della Settimana Santa: prima emottisi.

    5 aprile, domenica di Pasqua o giorni seguenti: inmio delle tentazioni contro la fede, che durerà fino alla morte di Teresa.

    10 maggio, domenica: il sogno più consolante della sua vita.

    30 maggio, sabato: madre Maria di Gonzaga affida a Teresa, come secondo fratello spirituale, padre Adolfo Roulland delle Missioni Estere.

    13-16 settembre: Teresa, a richiesta di suor Maria del Sacro Cuore, scrive le pagine che formeranno lo scritto autobiografico B.

1897
    3 giugno, giovedì: madre Maria di Gonzaga, priora, ordina a Teresa di completare il racconto della sua vita, scrivendo i ricordi degli anni trascorsi al Carmelo.

    8 luglio, giovedì: Teresa lascia la sua cella per l'infermeria del monastero.

    8-10 luglio: traccia a matita le ultime righe del terzo manoscritto autobiografico (C).

    30 luglio, venerdì: riceve l'Estrema Unzione.

    19 agosto, giovedì: ultima Comunione.

    30 settembre, giovedì: verso le sette e venti di sera, Teresa spira, in un'estasi d'amore.

    4 ottobre, lunedì: sepoltura nel cimitero di Lisieux.

1925
    17 maggio: Roma, nella Basilica di S. Pietro, Teresa di Gesù Bambino viene proclamata santa.

1927

    14 dicembre: Teresa di Gesù Bambino è proclamata da Pio XI Patrona principale, con Francesco Saverio, di tutte le Missioni.

     

La Storia di un'anima, insieme ad altri scritti di Thérèse Martin (1873-1897), carmelitana del Carmelo di Lisieux, fu pubblicata per la prima volta nel 1898, a un anno dalla morte della sua straordinaria autrice. La piccola Teresa conquistava il mondo, rivelandosi maestra di primo piano delle vie di Dio. È quindi comprensibile che Teresa sia stata proclamata Dottore della Chiesa, terza donna in due millenni di storia cristiana. A cento anni di distanza, il racconto autobiografico della sua breve vita continua a ispirare grandi scrittori e registi, ma soprattutto a parlare al cuore di donne e uomini di oggi, in tutto il mondo.


IN COMUNIONE CON I SANTI A.N.A. 10 13 novembre 1994

Catalina Rivas

Gesù

Amore dei Miei dolori, sono con te per dirvi di rivolgervi ai Santi e a tutta la Corte celeste; voi non sapete quanto ardentemente i Santi desiderano intercedere per voi, affinché otteniate enormi grazie e perché ognuno di voi perseveri nell'esilio terreno... Queste grazie per le quali i Santi intercedono ora nel Cielo, sono molto più potenti quando voi assistete alla Santa Messa.Soffro molto perché vedo le Chiese vuote, in questo e in altri paesi. Dove siete voi, figli Miei?... Siete tanto deboli che non potete sacrificare il vostro tempo per assistere alla Messa e ricevere le grazie che vi santificheranno...

Non permettete che le tiepide voci di coloro che si sono infiltrati nella Mia Chiesa, vi mantengano lontani dalla Santa Messa e dai Sacramenti. Ogni giorno dovete santificarvi, e voi potete essere santi assistendo alla Messa e ricevendomi con amore e rispetto nell'Eucarestia. In questi tempi, sarà grande il numero di coloro che, per amore per Me, soffriranno molto per la loro fede. Si, è necessario perdere la vita come martiri. Per questo vi imploro di approfittare di ogni opportunità per crescere in una fede ferma, nella fiducia assoluta e nell'amore divino.

Il momento è oggi, siate santi, abbandonate il peccato. Ritornate a Me, poiché il Mio regno ritorna. Lottate per restituire il suo posto all'Eucarestia. Figli, non Mi abbandonate...