Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 34° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 8
1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.
31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Secondo libro delle Cronache 2
1Salomone ingaggiò settantamila portatori, ottantamila scalpellini per lavorare in montagna e tremilaseicento sorveglianti.
2Salomone mandò a dire a Chiram, re di Tiro: "Come hai fatto con mio padre Davide, al quale avevi spedito legno di cedro per la costruzione della sua dimora, fa' anche con me.3Ecco ho deciso di costruire un tempio al nome del Signore mio Dio, per consacrarlo a lui sì che io possa bruciare profumi fragranti davanti a lui, esporre sempre i pani dell'offerta e presentare olocausti mattina e sera, nei sabati, nei noviluni e nelle feste del Signore nostro Dio. Per Israele questo è un obbligo perenne.4Il tempio, che io intendo costruire, deve essere grande, perché il nostro Dio è più grande di tutti gli dèi.5Ma chi avrà la capacità di costruirgli un tempio, quando i cieli e i cieli dei cieli non bastano per contenerlo? E chi sono io perché gli costruisca un tempio, anche solo per bruciare incenso alla sua presenza?6Ora mandami un uomo esperto nel lavorare l'oro, l'argento, il bronzo, il ferro, filati di porpora, di cremisi e di violetto e che sappia eseguire intagli di ogni genere; egli lavorerà con gli altri artigiani che io ho in Gerusalemme e in Giuda, preparati da mio padre Davide.7Mandami legno di cedro, di abete e di sandalo dal Libano. Io so, infatti, che i tuoi uomini sono abili nel tagliare gli alberi del Libano. Ora i miei uomini si uniranno ai tuoi8per prepararmi legno in grande quantità, perché il tempio che intendo costruire deve essere grande e stupendo.9Ecco, a quanti abbatteranno e taglieranno gli alberi io darò grano per vettovagliamento; ai tuoi uomini darò ventimila 'kor' di grano, ventimila 'kor' d'orzo, ventimila 'bat' di vino e ventimila 'bat' d'olio".
10Chiram re di Tiro mandò per iscritto a Salomone questo messaggio: "Per l'amore che il Signore porta al suo popolo, ti ha costituito re su di esso".11Quindi Chiram diceva: "Sia benedetto il Signore Dio di Israele, che ha fatto il cielo e la terra, che ha concesso al re Davide un figlio saggio, pieno di senno e di intelligenza, il quale costruirà un tempio al Signore e una reggia per sé.12Ora ti mando un uomo esperto, pieno di saggezza, Curam-Abi,13figlio di una donna della tribù di Dan e di un padre di Tiro. Egli sa lavorare l'oro, l'argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno, i filati di porpora, di violetto, di bisso e di cremisi; sa eseguire ogni intaglio e concretare genialmente ogni progetto gli venga sottoposto. Egli lavorerà con i tuoi artigiani e con gli artigiani del mio signore Davide tuo padre.14Ora il mio Signore mandi ai suoi uomini il grano, l'orzo, l'olio e il vino promessi.15Noi taglieremo nel Libano il legname, quanto te ne occorrerà, e te lo porteremo per mare su zattere fino a Giaffa e tu lo farai salire a Gerusalemme".
16Salomone censì tutti gli stranieri che erano nel paese di Israele: un nuovo censimento dopo quello effettuato dal padre Davide. Ne furono trovati centocinquantatremilaseicento.17Ne prese settantamila come portatori, ottantamila come scalpellini perché lavorassero sulle montagne e tremilaseicento come sorveglianti perché facessero lavorare quella gente.
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Osea 13
1Quando Èfraim parlava, incuteva terrore,
era un principe in Israele.
Ma si è reso colpevole con Baal
ed è decaduto.
2Tuttavia continuano a peccare
e con il loro argento si sono fatti statue fuse,
idoli di loro invenzione,
tutti lavori di artigiani.
Dicono: "Offri loro sacrifici"
e mandano baci ai vitelli.
3Perciò saranno come nube del mattino,
come rugiada che all'alba svanisce,
come pula lanciata lontano dall'aia,
come fumo che esce dalla finestra.
4Eppure io sono il Signore tuo Dio
fin dal paese d'Egitto,
non devi conoscere altro Dio fuori di me,
non c'è salvatore fuori di me.
5Io ti ho protetto nel deserto,
in quell'arida terra.
6Nel loro pascolo si sono saziati,
si sono saziati e il loro cuore si è inorgoglito,
per questo mi hanno dimenticato.
7Perciò io sarò per loro come un leone,
come un leopardo li spierò per la via,
8li assalirò come un'orsa privata dei figli,
spezzerò l'involucro del loro cuore,
li divorerò come una leonessa;
li sbraneranno le bestie selvatiche.
9Io ti distruggerò, Israele,
e chi potrà venirti in aiuto?
10Dov'è ora il tuo re, che ti possa salvare?
Dove sono i capi in tutte le tue città
e i governanti di cui dicevi:
"Dammi un re e dei capi"?
11Ti ho dato un re nella mia ira
e con sdegno te lo riprendo.
12L'iniquità di Èfraim è chiusa in luogo sicuro,
il suo peccato è ben custodito.
13Dolori di partoriente lo sorprenderanno,
ma egli è figlio privo di senno,
poiché non si presenta a suo tempo
all'uscire dal seno materno.
14Li strapperò di mano agli inferi,
li riscatterò dalla morte?
Dov'è, o morte, la tua peste?
Dov'è, o inferi, il vostro sterminio?
La compassione è nascosta ai miei occhi.
15Èfraim prosperi pure in mezzo ai fratelli:
verrà il vento d'oriente,
si alzerà dal deserto il soffio del Signore
e farà inaridire le sue sorgenti,
farà seccare le sue fonti,
distruggerà il tesoro di tutti i vasi preziosi.
Prima lettera di Pietro 1
1Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti2secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza.
3Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva,4per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi,5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.
6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove,7perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo:8voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa,9mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime.
10Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata11cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle.12E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.
13Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all'azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà.14Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d'un tempo, quando eravate nell'ignoranza,15ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta;16poiché sta scritto: 'Voi sarete santi, perché io sono santo'.17E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio.18Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri,19ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.20Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi.21E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.
22Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri,23essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna.24Poiché
'tutti i mortali sono come l'erba
e ogni loro splendore è come fiore d'erba.
L'erba inaridisce, i fiori cadono,'
25'ma la parola del Signore rimane in eterno'.
E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.
Capitolo XV: Umiltà e rinnegamento di sé, mezzo per ottenere la grazia della devozione
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. La grazia della devozione devi cercarla senza posa, chiederla con gran desiderio, aspettarla con fiduciosa pazienza; devi riceverla con gratitudine e umilmente conservarla; con essa devi diligentemente operare; devi poi rimetterti a Dio per il tempo e il modo di questa visita dall'alto. Quando dentro di te non senti alcuna devozione, o ne senti ben poca, ti devi fare particolarmente umile, ma senza abbatterti troppo, senza rattristarti oltre misura. Quello che per lungo tempo non aveva concesso, spesso Dio lo concede in un breve istante; quello che al principio della preghiera non aveva voluto dare, talvolta Dio lo dà alla fine. Se questa grazia venisse data sempre prontamente e si presentasse ogni volta che la si desidera, l'uomo, nella sua fragilità, non la saprebbe portare. Perciò la grazia della devozione la si deve attendere con totale fiducia e con umile pazienza. Quando non ti viene data, oppure ti viene tolta senza che tu ne veda la ragione, danne la colpa a te stesso e ai tuoi peccati. Talvolta è una piccola cosa che fa ostacolo alla grazia e la nasconde: se pur piccola, e non grande cosa, possa chiamarsi ciò che impedisce un bene così eccelso. E se questa piccola, o, meglio, grande cosa riuscirai a rimuoverla e a vincerla del tutto, ciò che chiedevi si avvererà. In verità, non appena ti sarai dato a Dio con tutto il tuo cuore; non appena, anziché chiedere questo o quest'altro, ti sarai rimesso interamente a lui, ti troverai tranquillo e in pace con te stesso, giacché nulla avrà per te sapore più gradito di ciò che vuole Iddio.
2. Perciò colui che, con semplicità di cuore, avrà elevato la sua intenzione a Dio, liberandosi da qualsiasi attaccamento non retto e da un distorto amore per le cose di questo mondo, sarà veramente degno di ricevere la grazia e meriterà il dono della devozione. Giacché dove trova un terreno sgombro, là il Signore concede la sua benedizione. E tanto più rapida scende la grazia, tanto più copiosa si riversa, tanto più in alto trasporta un cuore libero, quanto più uno rinuncia del tutto alle cose di quaggiù, morendo a se stesso e disprezzando se stesso. Allora, "il cuore di costui vedrà e sarà traboccante, e contemplerà e si allargherà in Dio" (Is 60,5), poiché "con lui è la potenza del Signore" (Ez 3,14; Lc 1,66), nelle mani del quale egli si è messo, interamente e per sempre. "Ecco, così sarà benedetto" (Sal 127,4), colui che cerca il Signore con tutto il cuore, e "non ha ricevuto invano la sua vita" (Sal 23,4). Della grazia grande di essere unito a Dio egli si rende degno proprio qui, nel ricevere la santa Eucarestia; perché non mira alla propria devozione e alla propria consolazione, e mira invece, di là di ogni devozione o consolazione, a glorificare e ad onorare Iddio.
DISCORSO 62 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 8, 8: "NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI IN CASA MIA" ECC. E SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO IN 1 COR 8, 10: "SE UNO VEDESSE COLUI CHE HA LA SCIENZA SEDUTO A MENSA IN UN TEMPIO PAGANO" ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaUmiltà del centurione.
1. 1. Mentre si leggeva il Vangelo abbiamo udito lodare la nostra fede perché pervasa di umiltà. Il Signore Gesù aveva promesso di recarsi nella casa del centurione per guarire il suo attendente, ma quello rispose: Non sono degno che tu entri in casa mia: ma di' solo una parola ed egli sarà guarito 1. Dicendosi indegno si mostrò degno che Cristo entrasse non già nella sua casa bensì nel suo cuore. Non avrebbe detto così con tanta fede ed umiltà se non avesse portato nel cuore Colui che si peritava d'accogliere nella propria casa. Non sarebbe stata infatti una gran felicità, se il Signore Gesù fosse entrato nella sua casa e non fosse nel suo petto. Il Maestro dell'umiltà non solo con le parole, ma altresì con l'esempio si mise a tavola in casa d'un superbo fariseo di nome Simone 2. Ma stando a tavola in casa di quello non v'era nel suo cuore il posto ove il Figlio dell'uomo potesse riposare 3.
Il Cristo non accoglie tra i suoi discepoli i superbi.
1. 2. Così in effetti il Signore rifiutò di ammettere tra i suoi discepoli - a quanto si può capire dalle parole dello stesso Signore - un individuo superbo che desiderava seguirlo di sua spontanea volontà. Ti seguirò, Signore - disse - dovunque andrai. Ma il Signore, vedendo nel suo cuore i sentimenti invisibili, gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi; il Figlio dell'uomo invece non ha un posto ove riposare 4. Voleva dire: "Nel tuo cuore si covano inganni come volpi, si annida la superbia come i volatili del cielo, mentre il Figlio dell'uomo, semplice di fronte agli inganni, umile di fronte alla superbia, non ha un posto ove reclinare la testa". E lo stesso atto della testa che si china e non s'innalza è una lezione d'umiltà. Il Cristo dunque allontana colui che desiderava seguirlo, mentre attrae a sé un altro che si scusava di non poterlo seguire. Poiché nella medesima circostanza disse ad un tale: Seguimi; ma quello rispose: Ti seguirò, Signore, ma permettimi di andare prima a seppellire mio padre 5. La sua scusa - in verità - era dettata da pietà filiale, e perciò era più degno che essa venisse rifiutata e la sua chiamata [alla sequela] venisse rafforzata. Era un atto di pietà filiale quello ch'egli voleva compiere; ma il Maestro gli insegnò che cosa doveva anteporre. Poiché voleva che fosse un banditore della parola vivente per fare degli uomini persone destinate a vivere [eternamente]. C'erano infatti degli altri che potevano compiere quell'azione doverosa. Lascia - disse Cristo - che i morti seppelliscano i loro morti 6. Quando gl'infedeli seppelliscono un cadavere sono dei morti che seppelliscono un morto. Il corpo del morto ha perduto l'anima, l'anima di quelli non ha Dio. In realtà, come la vita del corpo è l'anima, così la vita dell'anima è Dio. Come spira il corpo quando manda fuori l'anima, così spira l'anima quando manda lontano da sé Dio. La perdita di Dio è la morte dell'anima, l'emissione dell'anima è la morte del corpo. La morte del corpo è ineluttabile, la morte dell'anima è volontaria.
La fede del centurione è accompagnata dall'umiltà.
1. 3. Stava dunque a tavola il Signore in casa d'un fariseo superbo 7. Era nella casa di lui, come ho detto, ma non era nel suo cuore. Non entrò, al contrario, nella casa di questo centurione, ma ne possedeva il cuore. Zaccheo invece accolse il Signore non solo nella propria casa, ma anche nel suo animo 8. Tuttavia la fede del centurione viene lodata a causa dell'umiltà, poiché disse: Non sono degno che tu entri in casa mia 9. E il Signore: Io v'assicuro - disse - che non ho trovato una fede così grande in Israele 10, cioè in un israelita considerato secondo la carne, poiché questi era già un israelita secondo lo spirito. Il Signore era andato al popolo dell'Israele carnale, cioè ai giudei, per cercare prima in quel popolo le pecore sperdute 11; quel popolo nel quale e dal quale aveva anche preso il corpo: Non ho trovato una fede così grande in Israele, dice lui stesso. Noi possiamo misurare la fede degli uomini come uomini, mentre Colui che vedeva l'interno, che non poteva essere ingannato da nessuno, diede la testimonianza al cuore dell'uomo ascoltando le parole piene d'umiltà, pronunciando una sentenza di salvezza.
Nel centurione sono prefigurati i pagani.
2. 4. Ma in che cosa riponeva la sua fiducia? Anch'io - disse - sono agli ordini dei miei superiori e ho dei soldati ai miei ordini se dico ad uno: Va', egli va; se ad un altro dico: Vieni, egli viene; se dico al mio attendente: Fa' questo, egli lo fa 12. Sono un comandante di soldati a me sottoposti, ma anch'io sono dipendente dai miei superiori. Se dunque io - disse - pur essendo sottoposto ad altri capi, ho il potere di comandare, che cosa non potresti fare tu, a cui sono sottomesse tutte le potenze? Quest'ufficiale, d'altra parte, era un pagano, ed era centurione. La Giudea era già occupata dai soldati dell'Impero romano. Lì faceva il soldato, come poteva farlo un centurione: era sottoposto a dei superiori e nello stesso tempo aveva il comando; ubbidiva come dipendente e comandava nello stesso tempo ai suoi sottoposti. Ora il Signore - questa circostanza soprattutto deve considerare la Carità vostra - pur trovandosi in mezzo al popolo giudaico, già allora prediceva che in tutto il mondo ci sarebbe stata la Chiesa, alla quale avrebbe inviato gli Apostoli, lo prediceva lui non visto eppure creduto dai pagani, dai giudei visto eppure ucciso. Come il Signore non entrò con il suo corpo nella casa del centurione, ma vide la sua fede e, pur assente col corpo ma presente con la maestà, guarì il suo servo, così lo stesso Signore apparve visibile col corpo nel solo popolo giudaico, mentre gli altri popoli non lo videro nascere dalla Vergine, patire, camminare con i suoi piedi, essere soggetto alle condizioni della natura umana, compiere miracoli propri di Dio. Nulla di tutto questo fra gli altri popoli: ciononostante si compì la profezia ch'era stata fatta riguardo a lui: Un popolo, ch'io non conoscevo, mi ha servito. Come mai, se non lo ha conosciuto? All'udirmi, subito mi ha ubbidito 13. Il popolo giudaico lo conosceva, ma lo crocifisse; il mondo intero invece lo udì e divenne credente.
La donna che toccò il vestito di Cristo.
3. 5. Questa, per così dire, assenza del proprio corpo e presenza della propria potenza tra tutti i popoli, il Cristo la simboleggiò di anche in quella donna che aveva toccato l'orlo del suo vestito, quando chiese: Chi mi ha toccato? 14. Domanda come se fosse lontano, guarisce come se fosse presente. La folla - gli rispondono i discepoli - che ti circonda, ti schiaccia, e tu chiedi: Chi mi ha toccato? 15. Come se camminasse in modo da non essere toccato affatto da nessun corpo, egli chiese: Chi mi ha toccato? E quelli: La folla che ti circonda e ti schiaccia. È come se il Signore avesse detto: "Chiedo chi mi tocca, non chi mi schiaccia". Nella stessa condizione si trova anche adesso il suo corpo, cioè la sua Chiesa. Viene toccata dalla fede di pochi, oppressa dalla folla di molti individui. Che la Chiesa è il corpo di Cristo l'avete sentito dire essendo suoi figli; e se lo volete, siete voi stessi. L'Apostolo afferma ciò in molti passi: [Sono felice di soffrire] a vantaggio del suo corpo ch'è la Chiesa 16. E ancora: Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso 17. Se dunque siamo il suo corpo, ciò che soffriva allora il suo corpo tra la folla, lo soffre ora la sua Chiesa: viene oppressa dalle folle, ma viene toccata da pochi. La opprime la carne, la tocca la fede. Alzate quindi gli occhi, vi scongiuro, voi che avete la possibilità di vedere. Avete in effetti una realtà da vedere. Alzate gli occhi della fede, toccate l'estremità dell'orlo del vestito: vi basterà per la salvezza.
Si è avverato ora ciò che era predetto nel Vangelo.
3. 6. Riconoscete come la profezia fatta allora e che avete udito si è avverato dal Vangelo, adesso si è compiuta. Per questo - dice il Signore - io vi dichiaro: cioè in considerazione della fede elogiata del centurione, ch'era straniero quanto alla carne, ma per il cuore apparteneva al popolo eletto. Per questo - dice - vi dichiaro che molti verranno da Oriente e da Occidente. Non tutti, ma molti; tuttavia verranno da Oriente e da Occidente, le due parti con cui s'indica tutto il mondo. Verranno molti da Oriente e da Occidente e staranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, nel regno dei cieli. I figli del regno invece saranno gettati fuori, nelle tenebre 18. I figli del regno, vale a dire i giudei. Perché figli del regno? Perché ricevettero la Legge, perché a loro furono inviati i Profeti, perché presso di loro c'era il tempio e il sacerdozio, perché celebravano i riti ch'erano prefigurazioni di tutte le realtà future; essi però non riconobbero l'avverarsi delle realtà di cui celebravano la figura. I figli del regno dunque andranno fuori, nelle tenebre - dice - e lì sarà pianto e stridor di denti. Noi vediamo i giudei rigettati, i cristiani invece chiamati dall'Oriente e dall'Occidente a una specie di banchetto celeste, perché stiano a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, dove il pane è la giustizia, la bevanda è la sapienza.
Da biasimarsi i banchetti in un tempio pagano.
4. 7. Fate dunque attenzione, fratelli: ecco che cosa voi siete: fate parte di questo popolo fin d'allora predetto, e ora esistente nella realtà. Siete appunto di quelli chiamati dall'Oriente e dall'Occidente a stare a tavola nel regno dei cieli, non in un tempio dedicato agli idoli. Siate dunque corpo di Cristo, non afflizione del corpo di Cristo. Avete l'orlo del vestito, che potete toccare per essere guariti dal flusso di sangue, cioè dalla dissolutezza dei piaceri carnali. Avete - ripeto - la possibilità di toccare l'orlo del vestito. Considerate come veste del Signore gli Apostoli, i quali, in virtù del tessuto dell'unità, sono uniti ai fianchi del Cristo. Tra gli Apostoli il più piccolo e l'ultimo, Paolo, era come una frangia, secondo la sua affermazione: Io sono l'ultimo degli Apostoli 19. In un vestito l'ultima e più piccola parte è la frangia. La frangia è guardata con disprezzo, ma si tocca in modo che salva. Fino a questo momento noi soffriamo la fame e la sete, siamo nudi e schiaffeggiati 20. Che cosa c'è di più meschino, di più spregevole? Toccalo se soffri perdite di sangue; da colui al quale appartiene la veste uscirà un'energia e ti guarirà. Ci veniva presentato poco fa l'orlo, quando si leggeva il seguente brano dell'Apostolo: Se infatti uno vedesse un altro, che ha la sua scienza, seduto a tavola in un tempio d'idoli, la coscienza di quel tale, essendo debole, non verrebbe forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? E così, a causa della tua scienza, va in rovina il debole, il fratello per il quale è morto Cristo 21. In che modo, secondo voi, la gente può essere ingannata da idoli che crede vengano onorati dai cristiani? "Dio - si dice - conosce il mio cuore". Ma tuo fratello non conosce il tuo cuore. Se tu sei malato, devi evitare una malattia più grave; se invece sei forte, prenditi a cuore la debolezza di tuo fratello. Coloro che vedono questi fatti scandalosi vengono spinti ad altre azioni: non si accontenteranno di mangiare in tali templi ma avranno anche desiderio di offrirvi dei sacrifici. Ecco allora che con la tua scienza va in rovina un tuo fratello 22. Ascolta fratello: se disprezzavi un debole, disprezzerai anche un fratello? Svegliati. Che dire se peccherai contro Cristo? Orbene, considera attentamente ciò che non potresti disprezzare per nessun motivo: In tal modo, peccando contro i fratelli e urtando la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo 23. Coloro che disprezzano questi ammonimenti, vadano pure e si mettano a tavola in un tempio di idoli! Non saranno forse individui che opprimono, e non di quelli che toccano? E dopo essere stati a tavola in un tempio pagano, vengano in chiesa e la riempiano, non per ricevere la salvezza, ma per procurarle oppressione.
Chi banchetta in un tempio pagano per paura di un superiore.
5. 8. "Ma io temo - dirai - di offendere un mio superiore". Temi senz'altro un superiore e non offenderai Dio. D'altra parte però tu che temi di offendere un superiore, bada che non ci sia un altro superiore a colui che temi. Certo, non devi offendere un superiore. È questa la norma che ti viene prefissata. Ma non è forse evidente che non si deve affatto offendere Colui ch'è superiore a tutti gli altri? Esamina ora chi sono i tuoi superiori. In primo luogo vengono tuo padre e tua madre; se essi educano bene i figli, se li formano per Cristo, si devono ascoltare riguardo a ogni cosa, si devono ubbidire in tutto ciò che comandano; purché non comandino nulla contro chi sta al di sopra di loro, bisogna essere loro sottomessi. "Chi è - domanderai - superiore a chi mi ha generato?". Chi ha creato te stesso. Chi genera è l'uomo, ma chi crea è Dio. L'uomo non sa come genera e non sa neppure quale individuo egli farà nascere. Colui che ti vide per crearti prima che esistesse l'individuo da lui creato, è senza dubbio superiore a tuo padre. Superiore anche ai tuoi genitori dev'essere la patria, per cui ai tuoi genitori non si deve ubbidire in tutto ciò che comandassero contro la patria. Ma non si dovrà ubbidire alla patria in tutto ciò che comanda contro la legge di Dio. Se dunque, o donna, alla quale parlo come al simbolo della Chiesa, vuoi essere guarita, se dopo le perdite di sangue, se dopo dodici anni passati con quella malattia, se dopo aver speso tutti i tuoi denari per i medici senza recuperare la salute, se vuoi guarire, una cosa ti ordina tuo padre, un'altra il tuo popolo. Ma il tuo Signore ti dice: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre 24. Per quale vantaggio? Per quale guadagno? Per quale ricompensa? Perché - è detto - il re ha bramato la tua bellezza 25. Ha bramato ciò che ha creato; poiché per renderti bella ti ha bramata quando eri brutta. Ha versato il suo sangue per te infedele e deforme, ti ha resa fedele e bella, ha amato in te i suoi doni. Che cosa infatti hai tu portato al tuo sposo? Che cosa hai ricevuto in dote dal tuo precedente padre e dal precedente popolo? Non hai ricevuto forse solo peccati di lussuria e gli stracci dei peccati? Il re ha gettato via i tuoi cenci, ha spezzato il tuo cilicio; ha avuto pietà di te per adornarti, ti ha ornata per amarti.
Dare scandalo al fratello è peccare contro Cristo.
6. 9. Che dire di più, fratelli? Avete udito, cristiani, che, peccando contro i fratelli, e urtando la loro coscienza debole, peccate contro Cristo 26. Non disprezzate [questo ammonimento] se non volete essere cancellati dal libro della vita 27. Fino a quando ci sforzeremo di dirvi in modo chiaro e gradevole ciò che il nostro dolore ci costringe a dirvi comunque e non ci permette di tacere? Quelli che vorranno disprezzare queste esortazioni e peccano contro Cristo: badino a quel che fanno. Mentre noi vogliamo attirare alla nostra fede gli altri pagani, voi siete come pietre sulla strada; coloro che vogliono venire da noi inciampano e se ne tornano indietro. Dicono infatti nel loro cuore: "Perché dovremmo noi abbandonare gli dèi, che sono adorati con noi dagli stessi cristiani?". "Dio mi scampi - si dice - dall'adorare gli dèi pagani! Io so bene, capisco, credo". Che fai però della coscienza di uno debole nella fede, coscienza che da te viene scossa? Che fai del prezzo, se disprezzi ciò ch'è stato redento? Vedi a qual prezzo è stato riscattato! Andrà in rovina - è detto - il debole a causa della tua scienza, che tu dici di avere e t'insegna che un idolo è un bel nulla e ti fa rivolgere il pensiero a Dio e così te ne stai a banchettare in un tempio d'idoli! A causa di questa scienza perisce il debole. Inoltre, affinché tu non disprezzi il debole, l'Apostolo aggiunge: per il quale è morto il Cristo 28. Pensa al prezzo che è costato il fratello che vuoi disprezzare e pesa tutto il mondo insieme con la morte di Cristo. E perché non si pensasse ancora che si pecca solo contro uno ch'è debole e ciò si giudicasse un peccato leggero e se ne facesse poco conto, voi - disse l'Apostolo - peccate contro il Cristo. La gente è solita dire: "Pecco solo contro un uomo, pecco forse contro Dio?". Nega dunque che Cristo sia Dio. Oserai negare che Cristo è Dio? O forse stando a tavola nel tempio pagano hai imparato un'altra cosa? L'insegnamento di Cristo non ammette questo altro insegnamento. Ti domando dove hai imparato che Cristo non è Dio. Sono i pagani che sono abituati a dire così. Vedi che cosa fanno i cattivi banchetti? Vedi che i discorsi cattivi corrompono i buoni costumi 29? Tu lì non puoi parlare del Vangelo ma ascolti quelli che parlano degl'idoli. Lì dimentichi che Cristo è Dio, e ciò che lì bevi lo vomiti in chiesa. Qui arrivi forse a parlare, a mormorare tra la folla: "Cristo non era forse uomo? Non fu forse crocifisso?". Hai imparato ciò dai pagani, hai perduto la salvezza, non hai toccato l'orlo [del vestito di Cristo]. Tocca anche in questo caso l'orlo e riavrai la salvezza. Allo stesso modo che ti abbiamo insegnato a toccarlo a proposito di quanto sta scritto: Se qualcuno vede uno che sta a tavola in un tempio d'idoli 30, toccalo anche riguardo alla divinità di Cristo. Dei giudei diceva quel medesimo ultimo L'Apostolo]: Essi discendono dai Patriarchi, e da essi discende secondo la carne Cristo, ch'è Dio benedetto in eterno 31. Ecco il vero Dio contro il quale pecchi, quando stai a banchettare nel tempio dei falsi dèi.
Insulsa scusa di chi banchetta in un tempio pagano.
6. 10. Ma qui non si tratta di Dio - si dice - poiché si tratta del Genio di Cartagine. Come se Marte o Mercurio, ammesso ch'esistessero, fossero divinità. Ma considera attentamente non che cosa esso sia realmente, ma come viene considerato dai pagani, poiché anch'io, come te, so che si tratta solo di una pietra. Se il Genio è un ornamento, i cittadini di Cartagine vivano bene e saranno essi il genio di Cartagine. Se invece il Genio è un demonio, hai udito nella medesima lettera di Paolo: ciò che sacrificano, lo sacrificano ai demoni, non a Dio; ora io non voglio che siate in comunione con i demoni 32. Noi sappiamo che il Genio non è Dio; volesse il cielo che lo sapessero anch'essi, ma per rispetto ai deboli, che non lo sanno, non si deve turbare la loro coscienza. Di questo ci ammonisce l'Apostolo. Ora, ch'essi lo ritengano una divinità e giudichino quella statua come una divinità lo attesta l'altare. Che vi sta a fare l'altare se quella statua non è ritenuta una divinità? Nessuno venga a dirmi: "Non è una divinità, non è Dio". L'ho già detto. Volesse il cielo che lo sapessero anch'essi, come lo sappiamo tutti noi. Ma che cosa essi ritengano che sia questa statua, che cosa pensino che sia, che cosa facciano nel tempio, lo attesta l'altare. Quella statua condanna la mentalità di tutti i suoi adoratori; voglia il cielo che non condanni quelli che vi banchettano.
Opprimere e toccare il corpo di Cristo.
7. 11. Non siano dunque i cristiani ad opprimere [la Chiesa], se ad opprimerla sono i pagani. È il corpo di Cristo. Non dicevamo forse che il corpo di Cristo veniva schiacciato, non toccato? Egli tollerava quelli che lo schiacciavano, cercava chi lo toccava. E volesse il cielo, fratelli, che il corpo di Cristo fosse schiacciato solo dai pagani, che sono soliti schiacciarlo; ma non siano i cristiani a schiacciare il corpo di Cristo! È compito nostro, fratelli, di dirvelo; è compito nostro di parlare ai cristiani. Orbene, tocca forse a me giudicare quelli che sono fuori [della Chiesa] 33. Lo dice lo stesso Apostolo. Noi usiamo con loro un linguaggio diverso come con gente malata. Bisogna allettarli, perché ascoltino la verità; in voi al contrario bisogna amputar la cancrena. Se chiedete con qual mezzo si conquistano i pagani, come vengono illuminati e chiamati alla salvezza, [vi rispondo:] abbandonate le loro solennità, abbandonate le loro frottole e, se non acconsentono alle nostre verità, si vergognino della loro scarsità.
Il superiore, buono o cattivo che sia, non può danneggiare i buoni.
7. 12. Se il tuo superiore è buono, è tuo educatore; se invece è cattivo, è un tuo tentatore. Ricevi quindi volentieri i suoi insegnamenti e cerca d'esser purificato nella prova. Devi essere come l'oro. Considera questo mondo come un crogiolo di orefice: in un solo spazio assai stretto vi sono tre elementi: l'oro, la paglia, il fuoco. Sotto i due primi elementi si mette il fuoco, la paglia brucia, ma si purifica l'oro. Un tale cede alle minacce, viene condotto nel tempio pagano: povero me, che mi addoloro per la paglia e vedo la cenere! Un altro invece non cede alle minacce, non cede ai carnefici; condotto dal giudice resta fermo nella sua confessione, non si lascia piegare di fronte a un idolo: che fa la fiamma? Non purifica forse l'oro? Rimanete costanti nel Signore, fratelli 34. Colui che vi ha chiamati è assai potente. Non temete le minacce degli empi. Sopportate i vostri nemici; avete delle persone per le quali pregare: non vi devono spaventare per nulla. Questa è la buona salute, attingetela qui a questo banchetto; bevete qui per saziarvi, non lì per impazzire. Rimanete saldi nel Signore. Siete d'argento, sarete d'oro. Questo paragone non viene da me, bensì dalla Sacra Scrittura. L'avete letto, l'avete udito: Li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come la vittima di un olocausto 35. Ecco che cosa sarete per i tesori di Dio. Siate ricchi di Dio; non sarete voi a far ricco Dio, ma sarete voi ad essere ricchi di lui. Vi riempia lui, non fate entrare nient'altro nel vostro cuore.
La religione comanda il rispetto dell'autorità.
8. 13. Vogliamo forse farvi montare in superbia oppure insegnarvi a disprezzare le autorità stabilite? Niente affatto. Se le vostre idee a questo riguardo non sono sane, toccate la frangia di quel vestito. Lo stesso Apostolo afferma: Ognuno sia soggetto ai superiori in autorità, poiché non c'è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Chi perciò si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio 36. Ma se l'autorità vi comanda ciò che non si deve fare? Non tener conto allora di una autorità avendo paura di un'altra autorità. Considerate i diversi gradi dell'autorità umana. Se un funzionario della città dà un ordine non si deve forse osservarlo? Se tuttavia desse un ordine contrario a quello del proconsole, tu non disprezzerai certamente l'autorità, ma preferirai ubbidire a uno che gli è superiore. Non per questo l'inferiore deve irritarsi, se è stato preferito il proprio superiore. D'altra parte se lo stesso proconsole desse un ordine diverso da quello dell'imperatore, si dubiterà forse che si deve ubbidire a questo, trascurando l'altro? Se dunque l'imperatore dà un ordine e Dio uno diverso, che cosa pensate [di dover fare]? "Paga le tasse, ubbidisci ai miei ordini". "Va bene. Ma non nel tempio degl'idoli. Nel tempio degl'idoli è proibito". "Chi lo proibisce?". "Un'autorità superiore! Perdonami: tu minacci il carcere, quell'altro minaccia l'inferno". Per questo devi prendere subito lo scudo della fede con cui tu possa spegnere le frecce infocate del nemico 37.
Gli agguati del potente cattivo paragonati a un rasoio.
9. 14. Ma il potente trama insidie e complotta contro di te; egli però [è come chi] affila il rasoio per radere i capelli, non per tagliare la testa. Ciò che ho detto, l'avete udito poc'anzi nel salmo: Come rasoio affilato hai compiuto l'inganno 38. Perché paragona l'inganno d'un potente malvagio a un rasoio affilato? Perché il rasoio si usa solo per sbarazzarci del superfluo. Allo stesso modo che i capelli sembrano in certo modo superflui e si radono senza alcun danno del corpo, così tutto il male che ti può fare un potente sdegnato, annoveralo tra le tue cose superflue. Egli porta via la tua povertà: porta forse via le tue ricchezze? La tua povertà sono le tue ricchezze nel tuo cuore. Può toglierti i tuoi beni superflui, ti può danneggiare, gli è permesso d'arrivare fino a procurarti lesioni al corpo. Anche la vita presente, per coloro che sono pensosi dell'altra vita, anche la presente - ripeto - è da annoverarsi tra le cose superflue. Anche i martiri infatti la disprezzarono. Non persero la vita, ma acquistarono la [vera] vita.
La sicurezza dei buoni fedeli è sotto la protezione di Dio.
10. 15. Siate sicuri, fratelli, che i fedeli non sono esposti agli assalti dei nemici, se non nella misura ch'è utile per tentarli e metterli alla prova. Siatene certi, fratelli; nessuno dica diversamente. Gettate ogni vostra preoccupazione nel Signore, insomma gettate interamente voi stessi nelle sue braccia: egli non si tirerà indietro, così da lasciarvi cadere; egli che ci ha creati, ci ha dato la sicurezza anche riguardo ai nostri capelli: Io vi assicuro - dice - anche i capelli del vostro capo sono contati tutti 39. Il numero dei capelli nostri è contato da Dio; quanto maggior conto farà Dio dei nostri costumi, dal momento che gli sono così noti i nostri capelli! Vedete come Dio non disprezza le nostre cose più piccole. Se infatti le disprezzasse, neppure le creerebbe. Poiché è stato certamente lui a creare i nostri capelli e li ha contati. "Tuttavia anche se adesso esistono, forse andranno perduti". Anche riguardo a ciò ascolta la sua parola: Io vi assicuro: neppure un capello del vostro capo andrà perduto 40. Perché temi un uomo, o uomo che sei nelle braccia di Dio? Tu non cadere dalle sue braccia: qualunque cosa tu soffrirai, riuscirà utile per la tua salvezza, non per la tua rovina. I martiri hanno sofferto che le loro membra fossero straziate, e i cristiani temono le offese dei tempi cristiani? Chi adesso ti offende, lo fa con timore. Non ti dice apertamente: "Vieni ad adorare l'idolo"; non dice apertamente: "Vieni ai miei altari e prendi parte ai nostri banchetti". E se tu rifiuti il suo invito, potrebbe sporgere querela, intentare una azione giudiziaria contro di te, recarsi in tribunale a dire: "Non è voluto venire ai miei altari, non è voluto venire al tempio ch'io venero". Potrebbe dirlo, ma non oserà dirlo sebbene ordisca qualche altra trama insidiosa contro di te. Tieni pronti i tuoi capelli, poiché affila il rasoio: ha intenzione di sottrarti i tuoi beni superflui, di radere tutto ciò che [d'altronde] sei destinato a lasciare. Provi a portar via, se lo può, tutto ciò che dovrà rimanere per sempre! Che cosa ti ha portato via un potente arrecandoti un danno? Che cosa d'importante ti ha portato via? Ciò che porta via un ladro, uno scassinatore; anche ammesso che sia molto crudele, ti sottrae quello che porta via un brigante. Se gli sarà permesso di giungere perfino ad ucciderti, che cosa ti porta via se non ciò che ti può togliere un brigante? Gli ho fatto troppo onore chiamandolo brigante. Poiché, quale che sia un brigante, è sempre un uomo! Ti porta via ciò che ti porta via la febbre, uno scorpione, un fungo velenoso. Tutta la potenza di questi individui crudeli consiste nel fare ciò che fa un fungo velenoso. Si mangia un fungo velenoso e si muore. Ecco quanto è fragile la vita umana; poiché un giorno dovrai lasciarla, non lottare per conservarla fino al punto di rischiare che sia tu stesso ad essere abbandonato.
La vita eterna è ricompensa delle fatiche.
11. 16. La nostra vita è Cristo: osserva Cristo. Egli venne a patire ma anche a essere glorificato; a essere disprezzato ma anche ad essere esaltato; a morire, ma anche a risorgere. Se ti spaventa la fatica, guarda alla ricompensa. Perché vuoi arrivare con una vita molle ed effeminata al premio, al quale conduce solo il lavoro faticoso? Ma tu temi di perdere il tuo argento perché te lo sei procurato con grandi fatiche. Se a possedere dell'argento, che una volta, per lo meno alla morte, dovrai perdere, non sei arrivato senza fatiche, vuoi arrivare alla vita eterna senza fatiche? Ti dev'essere più cara la vita alla quale dopo tutte le fatiche arriverai in modo da non perderla mai. Se ti è caro ciò cui sei arrivato dopo tutte le fatiche e che una volta dovrai perdere, quanto più dovremo desiderare i beni eterni?.
Gli idoli si devono, abbattere solo dietro ordine del potere legittimo.
11. 17. Non dovete prestare fede alle parole dei pagani e non dovete temerle. Ci chiamano nemici dei loro idoli. Il Signore ci dia su tutti gl'idoli lo stesso potere che ci ha dato per quello ch'è stato abbattuto. Alla Carità vostra diciamo di non fare una simile cosa quando non è in vostro potere di farla. Ciò è proprio d'individui malvagi, dei forsennati circoncellioni, i quali, quando non hanno il potere d'infierire contro i cattolici, si affrettano a cercare la morte di propria volontà senza alcun motivo. Il passo che ora vi leggiamo l'avete udito voi tutti ch'eravate presenti poco tempo fa a Mappalia: Quando sarà data in vostro potere la terra (esige che prima sia in vostro potere, prima cioè di fare ciò che comanda) distruggerete - è detto - i loro altari, taglierete i loro boschi [sacri] e spezzerete tutte le statue dei loro idoli 41. Quando ne avrete avuto il potere, fate così. Se non ce n'è data la facoltà, non lo facciamo; quando ci è data, non tralasciamo di farlo. Molti pagani hanno questi idoli abominevoli nei loro poderi; ci entriamo forse noi per farli a pezzi? Noi cerchiamo, prima, di spezzare gl'idoli nel loro cuore. Quando anch'essi saranno diventati cristiani, essi stessi c'inviteranno a compiere un'azione tanto buona o ci preverranno. Ciò che dobbiamo fare adesso è pregare per la loro conversione, non irritarci contro di loro. Se adesso sentiamo un gran dolore, lo sentiamo contro i cristiani, contro i nostri fratelli che desiderano entrare in chiesa in modo da starci solo fisicamente, mentre spiritualmente sono altrove. Deve trovarsi dentro [la chiesa] tutto il nostro essere. Se dentro v'è ciò che vede l'uomo, perché rimane fuori ciò che vede Dio?.
Le ingiuste lamentele degli idolatri.
12. 18. Sappiate poi, carissimi, che le mormorazioni dei pagani si uniscono con quelle degli eretici e dei giudei. Eretici, giudei e pagani si sono uniti contro l'unità. È accaduto che in alcune località i giudei ricevessero una punizione a causa delle loro scelleratezze; [per questo] incolpano noi, sospettano, oppure immaginano che noi andiamo sempre in cerca di tali provvedimenti nei loro confronti. È successo che in altre località gli eretici fossero puniti dalle leggi a causa dell'empietà e del furore dei loro atti di violenza; per questo ci accusano già che noi andiamo in cerca di tutti i mezzi per dare loro molestia e per mandarli in rovina. A loro volta i pagani [si lamentano] perché si è deciso di promulgare delle leggi contro di loro, o meglio, se lo capissero, a loro favore. Così, per esempio, mentre i fanciulli scriteriati giocano con il fango e si sporcano le mani, quando arriva il pedagogo severo, scrolla il fango dalle loro mani e porge loro il libro. Allo stesso modo Dio, servendosi dei principi a lui sottomessi, ha voluto spaventare i cuori insensati delle persone simili ai bambini, perché si scrollino il fango dalle mani e facciano qualcosa di utile. A quale utilità possono far servire le mani? Spezza il pane all'affamato, introduci in casa tua il povero privo di un tetto 42. Ma tuttavia i ragazzi si allontanano dagli occhi del pedagogo e di nascosto ritornano al fango e, quando vengono scoperti, nascondono le mani perché non siano viste. Credono che noi, seguendo la volontà divina, cerchiamo gl'idoli dappertutto e li spezziamo ovunque li scopriamo. Ma perché? Non vediamo forse le località ove sono gl'idoli? O ignoriamo davvero dove questi si trovano? Eppure non facciamo nulla, poiché Dio non ce li ha dati in nostro potere. Quando Dio li darà in nostro potere? Quando diverrà cristiano colui al quale appartiene la proprietà. Solo allora il proprietario vorrà che ciò sia fatto. Se egli non volesse dare alla Chiesa la sua proprietà e ordinasse solamente di farvi sparire gl'idoli, io credo che i cristiani dovrebbero aiutare con la massima sollecitudine religiosa un'anima cristiana distante da loro, la quale nella terra in cui vuole ringraziare Dio, non vuole ci sia nulla ché possa offendere Dio. A ciò si aggiunge il fatto ch'egli ha dato gli stessi luoghi alla Chiesa. E nella proprietà della Chiesa ci sarebbero dovuti essere gl'idoli? Ecco, fratelli, che cosa dispiace ai pagani. Non basta loro che noi non portiamo via dalle loro tenute di campagna gl'idoli e non li spezziamo; vogliono che siano conservati anche nelle nostre. Noi predichiamo contro gl'idoli, cerchiamo di strapparli dai cuori: siamo persecutori degl'idoli, lo ammettiamo. Dovremmo esserne forse i conservatori? Non intervengo dove non ho il potere, né ove si lamenterebbe il padrone della proprietà, ma dove egli vuole che ciò sia fatto e ci ringrazia, sarei colpevole se non lo facessi.
1 - Mt 8, 8.
2 - Cf. Lc 7, 36.
3 - Cf. Mt 8, 20; Lc 9, 58.
4 - Mt 8, 19-20; Lc 9, 57-58.
5 - Lc 9, 59; Mt 8, 21.
6 - Mt 8, 22; Lc 9, 60.
7 - Cf. Lc 7, 36.
8 - Lc 19, 6.
9 - Mt 8, 8.
10 - Mt 8, 10.
11 - Cf. Mt 15, 24.
12 - Mt 8, 9.
13 - Sal 17, 45.
14 - Lc 8, 45.
15 - Lc 8, 45.
16 - Col 1, 24.
17 - 1 Cor 12, 27.
18 - Mt 8, 11-12
19 - 1 Cor 15, 9.
20 - 1 Cor 4, 11.
21 - 1 Cor 8, 10-11.
22 - 1 Cor 8, 11.
23 - 1 Cor 8, 12.
24 - Sal 44, 11.
25 - Sal 44, 12.
26 - 1 Cor 8, 12.
27 - Cf. Ap 22, 19.
28 - 1 Cor 8, 11.
29 - Cf. 1 Cor 15, 33.
30 - 1 Cor 8, 10.
31 - Rm 9, 5.
32 - 1 Cor 10, 20.
33 - 1 Cor 5, 12.
34 - Cf. Fil 4, 1.
35 - Sap 3, 6.
36 - Rm 13, 1-2.
37 - Cf. Ef 6, 16.
38 - Sal 51, 4.
39 - Mt 10, 30.
40 - Lc 21, 18.
41 - Dt 7, 15; 12, 3-9.
42 - Is 58, 7.
Quattro chiodi emblematici
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaDon Bosco, partiti i Salesiani che erano con lui, rimase solo con la Guida, che gli disse:
— Vieni, voglio farti vedere la parte più importante; oh, avrai da imparare! Vedi là quel carro?
— Lo vedo.
— Sai che cos’è?
— Ma non vedo bene.
— Se vuoi veder bene, avvicinati. Vedi quel cartellone? Osservalo: su quel cartello vi è l’emblema: da quello conoscerai.
Don Bosco si avvicina e vede su quel cartello dipinti quattro chio di molto grossi. Si rivolge alla Guida:
— Ma non capisco nulla se non mi spiega.
— Quei quattro chiodi sono quelli che forarono e tormentarono crudelmente il nostro divin Salvatore.
— E con ciò?
— Sono quattro chiodi che tormentano le Congregazioni religiose. Se
eviti questi quattro chiodi, se la tua Congregazione saprà tenerli
lontani, le cose andranno bene e voi sarete salvi.
— Ma io ne so come prima: che cosa significano quei quattro chiodi?
— Se vuoi saperlo visita quel carrozzone che ha i chiodi per emblema.
Vedi: quel carrozzone ha quattro scompartimenti, ciascuno dei quali
corrisponde a un chiodo.
— Ma quei scompartimenti che cosa significano?
— Osserva il primo.
Don Bosco osserva e legge sul cartello: Quorum Deus venter est (Il loro dio è il ventre).
— Oh, adesso comincio a capire qualche cosa.
— Questo è il primo chiodo che tormenta e manda in rovina le
Congregazioni religiose. Esso farà strage anche di voi, se non stai
attento. Combattilo bene e vedrai che le tue cose prospereranno.
Ora veniamo al secondo scompartimento. Leggi l’iscrizione del secondo
chiodo: Quaerunt quae sua sunt, non quae Jesu Christi. (Cercano le cose
loro e non quelle di Gesù Cristo). Quivi sono quelli che cercano le
proprie comodità, gli agi, e brigano per il bene proprio e forse anche
dei parenti; e non cercano il bene della Congregazione, che è quello che
forma la porzione di Gesù Cristo. Sta’ attento, allontana questo
flagello e vedrai prosperare la Congregazione.
Siamo al terzo scompartimento. Osserva l’iscrizione del terzo chiodo:
Aspidis lingua eorum (la loro è la lingua di un serpente). Chiodo fatale
per le Congregazioni sono i mormoratori, i sussurroni, quelli che
cercano sempre di criticare o per diritto o per traverso.
Ed ecco il quarto scompartimento con la scritta: Cubiculum otio sitatis
(la sede degli oziosi). Qui sono gli oziosi, e quando si comincia a
introdurre l’ozio, la comunità resta bell’e rovinata; invece finché si
lavorerà molto, nessun pericolo per voi. Ora osserva ancora una cosa che
vi è in questo carrozzone, a cui molte volte non si bada. Vedi quel
ripostiglio che non fa parte di nessun scompartimento e che si estende a
tutti?
— Vedo, ma non vi è altro che erbacce e foglie secche.
— Bene, osserva l’iscrizione che sta quasi nascosta.
Don Bosco osserva bene e vede scritto: Latet anguis in herba (tra l’erba sta nascosto il serpente).
— Vi sono certi individui — spiega la Guida — che stanno nascosti, non
parlano, non aprono mai il cuore ai superiori e ruminano sempre in cuore
i loro segreti. Sta’ attento: latet anguis in herba. Sono veri
flagelli, vera peste delle Congregazioni. Anche se cattivi, se fossero
conosciuti, si potrebbero correggere; ma no, stanno nascosti e intanto
il veleno si moltiplica nel loro cuore; e quando fossero conosciuti, non
si sarebbe più in tempo per riparare il danno che già hanno prodotto.
Tieni dunque bene a mente le cose che devi tenere lontano dalla tua
Congregazione. Da’ ordine che queste cose siano spiegate e rispiegate a
lungo. Facendo così sta’ tranquillo sulla tua Congregazione: le cose
prospereranno un giorno più dell’altro.
A questo punto Don Bosco pregò la sua Guida di permettergli di scrivere quanto gli aveva detto.
— Se vuoi far la prova — rispose —‘ scrivile; ma temo che ti manchi il tempo.
Infatti egli udì un gran rumore e vide ricomparire il toro furioso
della prima parte del sogno; e fu tanto spaventato alla sua vista che si
sveglio.
Don Bosco concluse: « Sarebbe un bel frutto degli Esercizi se noi
proponessimo di attenerci al nostro stemma: LAVORO E TEMPERANZA; e se
procureremo con tutte le nostre forze di evitare i quattro chiodi che
martoriano le Congregazioni, a cui c’è da aggiungere che ciascuno sia
sempre aperto, schietto e confidente con i propri superiori. In questo
modo faremo del bene alle anime nostre, e nello stesso tempo potremo
salvare quelle che la divina provvidenza affiderà alle nostre cure».
Valdragone di San Marino, (Rep. San Marino), 28 giugno 1990. Esercizi Spirituali in forma di Cenacolo con i Sacerdoti Responsabili del M.S.M. di America e di Europa. La seconda Pentecoste.
Don Stefano Gobbi
«Figli prediletti, anche quest'anno vi ho chiamato quassù, su questo monte, a vivere giorni di fraternità e di preghiera con Me, in un continuo Cenacolo come era quello di Gerusalemme. Entrate nell'ultimo decennio di questo vostro secolo, in cui si compiranno gli avvenimenti che Io vi ho predetto e i miei segreti vi saranno svelati. Entrate nel tempo del trionfo del mio Cuore Immacolato. Siete ormai vicini alla seconda Pentecoste. La seconda Pentecoste verrà perché ormai, in ogni parte del mondo, si sono diffusi i Cenacoli di preghiera, che Io più volte e con sempre più grande insistenza, vi ho domandato.
Siete qui per fare voi stessi la dolce e forte esperienza del Cenacolo, ove Io mi rendo particolarmente presente fra voi, perché possiate diventare gli apostoli dei Cenacoli in ogni parte del mondo. Il mio Cuore Immacolato è il nuovo e spirituale Cenacolo, in cui tutta la Chiesa deve entrare, per ottenere il dono della nuova Pentecoste. La seconda Pentecoste verrà come un fiume di grazia e di misericordia che purificherà la Chiesa, la renderà povera e casta, umile e forte, senza macchia e senza rughe, tutta bella, ad imitazione della vostra Mamma Celeste. Voi siete qui per essere da Me formati a diventare il cuore nuovo di questa Chiesa tutta rinnovata dallo Spirito. Per questo dovete lasciarvi formare da Me per giungere ad un completo cambiamento del cuore. Diventi il vostro cuore mansueto e umile, dolce e misericordioso, sensibile e puro. Sia il vostro cuore un calice ripieno di balsamo soave, che trabocchi e scenda a chiudere ferite aperte e sanguinanti, a confortare sofferenze e dolori senza numero, a dare speranza ai disperati, grazia ai peccatori, conforto agli ammalati, aiuto ai bisognosi, pace ai tribolati, coraggio agli sfiduciati.
La seconda Pentecoste verrà come rugiada sul mondo e trasformerà il deserto in un giardino, in cui tutta l'umanità correrà, come sposa, incontro al suo Signore, in un rinnovato patto di amore con Lui. Così la Santissima Trinità riceverà la sua grande gloria e Gesù instaurerà il suo glorioso regno di amore fra voi. Per questo dovete diventare gli artefici silenziosi e coraggiosi di questo generale rinnovamento. Prendete fra le vostre braccia sacerdotali questa povera umanità ammalata e portatela nella clinica materna del mio Cuore Immacolato, perché sia guarita dalla vostra Mamma Celeste. Voi fate questo quando portate tutti, sacerdoti, fedeli, bambini, giovani e famiglie alla consacrazione al mio Cuore Immacolato.
Coraggio, miei prediletti. In questi giorni straordinari di Cenacolo Io ho donato a voi conforto e consolazione, grazia e amore, purezza e santità. Voi uscite da questo Cenacolo completamente rinnovati, perché lo Spirito Santo, invocato per mezzo di Me, si è comunicato a voi con i suoi sette santi Doni, che danno vigore e forza allo sviluppo in voi di tutte le virtù. Partite ora come i coraggiosi apostoli di questi ultimi tempi e andate in ogni parte della terra a portare la Luce di Cristo, in questi tempi di oscurità, e la rugiada del suo divino Amore, inquesti giorni di grande aridità. Così preparate i cuori e le anime a ricevere con gioia il Cristo che viene. Con i vostri cari, con le anime che vi sono affidate, vi benedico con la gioia di una Mamma che è stata da voi tanto consolata».