Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Gesù mi fece conoscere che siamo come polvere ai suoi piedi, e concluse: «Per questo motivo, non t'affliggere. Vedi bene che gli avversari in sé sono impotenti e, se permetto loro un trionfo passeggero, lo faccio per i miei imperscrutabili disegni». Mi sentii invasa da un'immensa sicurezza, scorgendo come tutto dipenda solo dal Signore. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 34° settimana del tempo ordinario (Santi Andrea Dung Lac e compagni)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 23

1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò".17.18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!".19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!".22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò".23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30Allora cominceranno a 'dire ai monti':

'Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!'

31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".
32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
'Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte'.

35Il popolo stava 'a vedere', i capi invece lo 'schernivano' dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli 'dell'aceto', e dicevano:37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, 'nelle tue mani consegno il mio spirito'". Detto questo spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto".48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.


Primo libro di Samuele 8

1Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici di Israele i suoi figli.2Il primogenito si chiamava Ioèl, il secondogenito Abià; esercitavano l'ufficio di giudici a Bersabea.3I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il lucro, accettavano regali e sovvertivano il giudizio.4Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e andarono da Samuele a Rama.5Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli".
6Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: "Dacci un re che ci governi". Perciò Samuele pregò il Signore.7Il Signore rispose a Samuele: "Ascolta la voce del popolo per quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi.8Come si sono comportati dal giorno in cui li ho fatti uscire dall'Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così intendono fare a te.9Ascolta pure la loro richiesta, però annunzia loro chiaramente le pretese del re che regnerà su di loro".
10Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re.11Disse loro: "Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio,12li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri.13Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie.14Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri.15Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri.16Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori.17Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi.18Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà".19Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: "No, ci sia un re su di noi.20Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie".21Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all'orecchio del Signore.22Rispose il Signore a Samuele: "Ascoltali; regni pure un re su di loro". Samuele disse agli Israeliti: "Ciascuno torni alla sua città!".


Siracide 23

1Signore, padre e padrone della mia vita,
non abbandonarmi al loro volere,
non lasciarmi cadere a causa loro.
2Chi applicherà la frusta ai miei pensieri,
al mio cuore la disciplina della sapienza?
Perché non siano risparmiati i miei errori
e i miei peccati non restino impuniti,
3perché non si moltiplichino i miei errori
e non aumentino di numero i miei peccati,
io non cada davanti ai miei avversari
e il nemico non gioisca sul mio conto.
4Signore, padre e Dio della mia vita,
non mettermi in balìa di sguardi sfrontati
5e allontana da me la concupiscenza.
6Sensualità e libidine non s'impadroniscano di me;
a desideri vergognosi non mi abbandonare.

7Figli, ascoltate l'educazione della bocca,
chi l'osserva non si perderà.
8Il peccatore è vittima delle proprie labbra,
il maldicente e il superbo vi trovano inciampo.
9Non abituare la bocca al giuramento,
non abituarti a nominare il nome del Santo.
10Come uno schiavo interrogato di continuo
non sarà senza lividure,
così chi giura e ha sempre in bocca Dio
non sarà esente da peccato.
11Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità;
il flagello non si allontanerà dalla sua casa.
Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui;
se non ne tiene conto, pecca due volte.
Se giura il falso non sarà giustificato,
la sua casa si riempirà di sventure.

12C'è un modo di parlare che si può paragonare alla
morte;
non si trovi nella discendenza di Giacobbe.
Dagli uomini pii tutto ciò sia respinto,
così non si rotoleranno nei peccati.
13La tua bocca non si abitui a volgarità grossolane,
in esse infatti c'è motivo di peccato.
14Ricorda tuo padre e tua madre, quando siedi tra i
grandi,
non dimenticarli mai davanti a costoro,
e per abitudine non dire sciocchezze;
potresti desiderare di non essere nato
e maledire il giorno della tua nascita.
15Un uomo abituato a discorsi ingiuriosi
non si correggerà in tutta la sua vita.
16Due specie di colpe moltiplicano i peccati,
la terza provoca l'ira:
17una passione ardente come fuoco acceso
non si calmerà finché non sarà consumata;
un uomo impudico nel suo corpo
non smetterà finché non lo divori il fuoco;
per l'uomo impuro ogni pane è appetitoso,
non si stancherà finché non muoia.
18L'uomo infedele al proprio letto
dice fra sé: "Chi mi vede?
Tenebra intorno a me e le mura mi nascondono;
nessuno mi vede, che devo temere?
Dei miei peccati non si ricorderà l'Altissimo".
19Il suo timore riguarda solo gli occhi degli uomini;
non sa che gli occhi del Signore
sono miriadi di volte più luminosi del sole;
essi vedono tutte le azioni degli uomini
e penetrano fin nei luoghi più segreti.
20Tutte le cose, prima che fossero create, gli erano
note;
allo stesso modo anche dopo la creazione.
21Quest'uomo sarà punito nelle piazze della città,
sarà preso dove meno se l'aspetta.

22Così della donna che abbandona suo marito,
e gli presenta eredi avuti da un estraneo.
23Prima di tutto ha disobbedito alle leggi
dell'Altissimo,
in secondo luogo ha commesso un torto verso il marito,
in terzo luogo si è macchiata di adulterio
e ha introdotto in casa figli di un estraneo.
24Costei sarà trascinata davanti all'assemblea
e si procederà a un'inchiesta sui suoi figli.
25I suoi figli non avranno radici,
i suoi rami non porteranno frutto.
26Lascerà il suo ricordo in maledizione,
la sua infamia non sarà cancellata.
27I superstiti sapranno
che nulla è meglio del timore del Signore,
nulla più dolce dell'osservare i suoi comandamenti.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Ezechiele 20

1Il dieci del quinto mese, anno settimo, alcuni anziani d'Israele vennero a consultare il Signore e sedettero davanti a me.2Mi fu rivolta questa parola del Signore:3"Figlio dell'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Dice il Signore Dio: Venite voi per consultarmi? Com'è vero ch'io vivo, non mi lascerò consultare da voi. Oracolo del Signore Dio.4Vuoi giudicarli? Li vuoi giudicare, figlio dell'uomo? Mostra loro gli abomini dei loro padri.5Di' loro: Dice il Signore Dio: Quando io scelsi Israele e alzai la mano e giurai per la stirpe della casa di Giacobbe, apparvi loro nel paese d'Egitto e giurai per loro dicendo: Io, il Signore, sono vostro Dio.6Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d'Egitto e condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre.7Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini dei propri occhi e non vi contaminate con gl'idoli d'Egitto: sono io il vostro Dio.
8Ma essi mi si ribellarono e non mi vollero ascoltare: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d'Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d'Egitto.9Ma feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti in mezzo alle quali si trovavano, poiché avevo dichiarato che li avrei fatti uscire dal paese d'Egitto sotto i loro occhi.10Così li feci uscire dall'Egitto e li condussi nel deserto;11diedi loro i miei statuti e feci loro conoscere le mie leggi, perché colui che le osserva viva per esse.12Diedi loro anche i miei sabati come un segno fra me e loro, perché sapessero che sono io, il Signore, che li santifico.
13Ma gli Israeliti si ribellarono contro di me nel deserto: essi non camminarono secondo i miei decreti, disprezzarono le mie leggi, che bisogna osservare perché l'uomo viva, e violarono sempre i miei sabati. Allora io decisi di riversare su di loro il mio sdegno nel deserto e di sterminarli.
14Ma agii diversamente per il mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti di fronte alle quali io li avevo fatti uscire.15Avevo giurato su di loro nel deserto che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre,16perché avevano disprezzato i miei comandamenti, non avevano seguito i miei statuti e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli.17Tuttavia il mio occhio ebbe pietà di loro e non li distrussi, non li sterminai tutti nel deserto.
18Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le regole dei vostri padri, non osservate le loro leggi, non vi contaminate con i loro idoli:19sono io, il Signore, il vostro Dio. Camminate secondo i miei decreti, osservate le mie leggi e mettetele in pratica.20Santificate i miei sabati e siano un segno fra me e voi, perché si sappia che sono io, il Signore vostro Dio.
21Ma anche i figli mi si ribellarono, non camminarono secondo i miei decreti, non osservarono e non misero in pratica le mie leggi, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di essi l'ira nel deserto.
22Ma ritirai la mano e feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti, alla cui presenza io li avevo fatti uscire.23E nel deserto giurai loro, alzando la mia mano, che li avrei dispersi fra le genti e disseminati in paesi stranieri,24perché non avevano praticato le mie leggi, anzi, avevano disprezzato i miei decreti, profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri.
25Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere.26Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.27Parla dunque agli Israeliti, figlio dell'uomo, e di' loro: Dice il Signore Dio: Ancora in questo mi offesero i vostri padri agendo con infedeltà verso di me:28dopo che io li ebbi introdotti nel paese che, levando la mia mano, avevo giurato di dare loro, essi guardarono ogni colle elevato, ogni albero verde e là fecero i sacrifici e portarono le loro offerte provocatrici: là depositarono i loro profumi soavi e versarono le loro libazioni.29Io dissi loro: Che cos'è quest'altura alla quale voi andate? Il nome altura è rimasto fino ai nostri giorni.
30Ebbene, di' agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Vi contaminate secondo il costume dei vostri padri, vi prostituite secondo i loro abomini,31vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, facendo le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d'Israele? Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - non mi lascerò consultare da voi.32E ciò che v'immaginate in cuor vostro non avverrà, mentre voi andate dicendo: Saremo come le genti, come le tribù degli altri paesi che prestano culto al legno e alla pietra.33Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e rovesciando la mia ira.34Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con la mia ira traboccante35e vi condurrò nel deserto dei popoli e lì a faccia a faccia vi giudicherò.36Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese di Egitto così giudicherò voi, dice il Signore Dio.37Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il giogo dell'alleanza.38Separerò da voi i ribelli e quelli che si sono staccati da me; li farò uscire dal paese in cui dimorano, ma non entreranno nel paese d'Israele: così saprete che io sono il Signore.39A voi, uomini d'Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma infine mi ascolterete e il mio santo nome non profanerete più con le vostre offerte, con i vostri idoli;40poiché sul mio monte santo, sull'alto monte d'Israele - oracolo del Signore Dio - mi servirà tutta la casa d'Israele, tutta riunita in quel paese; là mi saranno graditi e là richiederò le vostre offerte, le primizie dei vostri doni in qualunque forma me li consacrerete.41Io vi accetterò come soave profumo, quando vi avrò liberati dai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali foste dispersi: mi mostrerò santo in voi agli occhi delle genti.
42Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nel paese d'Israele, nel paese che alzando la mia mano giurai di dare ai vostri padri.43Là vi ricorderete della vostra condotta, di tutti i misfatti dei quali vi siete macchiati, e proverete disgusto di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse.44Allora saprete che io sono il Signore, quando agirò con voi per l'onore del mio nome e non secondo la vostra malvagia condotta e i vostri costumi corrotti, uomini d'Israele". Parola del Signore Dio.


Seconda lettera ai Corinzi 10

1Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano così animoso con voi;2vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell'energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne.3In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali,4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze,5distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza al Cristo.6Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.
7Guardate le cose bene in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è di Cristo lo siamo anche noi.8In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio da vergognarmene.9Non sembri che io vi voglia spaventare con le lettere!10Perché "le lettere - si dice - sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa".11Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza.

12Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza.13Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi;14né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo.15né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura,16per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri.
17Pertanto 'chi si vanta, si vanti nel Signore';18perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.


Capitolo XXIV: Il giudizio divino e la punizione dei peccati

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1. In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni l'occhio, cioè, a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta scuse; e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4). Oh!, sciagurato e stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stesso un peso anche troppo grave? E' adesso che la tua fatica è producente; è adesso che il tuo pianto e il tuo sospiro possono piacere a Dio ed essere esauditi; è adesso che il tuo dolore può ripagare il male compiuto e renderti puro.

2. Un grave e salutare purgatorio l'ha colui che sa sopportare. Questi, ricevendo ingiustizie, si dispiace della cattiveria altrui, più che del male patito; è pronto a pregare per quelli che lo contrastano e perdona di cuore le loro colpe; non esita a chiedere perdono agli altri; è più incline ad aver compassione che ad adirarsi; fa violenza sovente a se stesso e si sforza di sottoporre interamente la carne allo spirito. Stroncare ora i vizi e purgarsi ora dai peccati è miglior cosa che lasciarli da purgare in futuro. Invero noi facciamo inganno a noi stessi amando le cose carnali, contro l'ordine stabilito da Dio. Che altro divorerà, quel fuoco, se non i tuoi peccati? Perciò, quanto più indulgi a te stesso quaggiù, seguendo la carne, tanto più duramente pagherai poi, preparando fin d'ora materiale più abbondante per quelle fiamme. Ciascuno sarà più gravemente punito in ciò in cui ebbe a peccare. Colà i pigri saranno incalzati da pungoli infuocati; e i golosi saranno tormentati da grande sete e fame. Colà sui lussuriosi e sugli amanti dei piaceri saranno versati in abbondanza pece ardente e zolfo fetido; e gli invidiosi, per il grande dolore, daranno in ululati, quali cani rabbiosi. Non ci sarà vizio che non abbia il suo speciale tormento. Colà i superbi saranno pieni di ogni smarrimento; e gli avari saranno oppressi da gravissima miseria. Un'ora trascorsa colà, nella pena, sarà più grave di cento anni passati qui in durissima penitenza. Nessuna tregua, colà, nessun conforto per i dannati; mentre quaggiù talora ci si stacca dalla fatica e si gode del sollievo degli amici.

3. Devi darti da fare adesso, e piangere i tuoi peccati, per poter essere senza pensiero nel giorno del giudizio. In quel giorno, infatti, i giusti staranno in piena tranquillità in faccia a coloro che li oppressero (Sap 5,1) e li calpesteranno. Starà come giudice colui che ora si sottomette umilmente al giudizio degli uomini. In quel giorno, grande speranza avranno il povero e l'umile, e sarà pieno di paura il superbo; apparirà che è stato saggio in questo mondo colui che ha saputo essere stolto e disprezzato per amore di Cristo. In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia stata sofferta pazientemente, e "ogni iniquità chiuderà la sua bocca" (Sal 106,42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre sarà nel dolore chi è vissuto senza fede. In quel giorno il corpo tribolato godrà più che se fosse stato nutrito di delizie; risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una miserabile dimora sarà più ammirata che un palazzo dorato. In quel giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà più che tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà glorificata più che tutta l'astuzia del mondo. In quel giorno la pura e retta coscienza darà più gioia che la erudita dottrina; il disprezzo delle ricchezze varrà di più che i tesori di tutti gli uomini. In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera che da un pranzo prelibato; trarrai più gioia dal silenzio che avrai mantenuto, che da un lungo parlare. In quel giorno le opere buone varranno di più che le molte parole; una vita rigorosa è una dura penitenza ti saranno più care di ogni piacere di questa terra.  

4. Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima, quaggiù, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai così poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di sopportazione, come ti renderà la Geenna? Ecco, in verità, non le puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di morire improvvisamente? Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e - ciò non fa meraviglia - della morte e del giudizio. Se poi non hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.


DISCORSO 210 QUARESIMA

Discorsi - Sant'Agostino

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Alcune domande.

1. 1. È arrivato il tempo sacro che ci esorta ad umiliare la nostra anima con le preghiere e con i digiuni e a castigare il nostro corpo più che negli altri tempi dell'anno. Ma perché questo tempo si celebra all'approssimarsi della solennità della passione del Signore? E quale mistero racchiude il numero quaranta? Poiché alcuni solitamente si pongono queste domande, doverosamente ci accingiamo a parlarvi di questo argomento, dato che il Signore si è degnato di farci il dono di parlarne alla vostra Carità. Sappiamo che essi desiderano apprendere queste cose non per farne delle dispute ma con l'unico scopo di conoscerle: la loro fede e la loro pietà ci aiuteranno molto ad impetrare quanto dovremo dire.

Perché il digiuno quaresimale prima del Battesimo?.

1. 2. Si è soliti porre la questione: perché il Signore Gesù Cristo - il quale, assunto un corpo umano e fattosi uomo, è apparso in mezzo agli uomini proprio per darci l'esempio di come vivere, come morire e come risorgere - digiunò non prima di battezzarsi ma dopo il battesimo? Così è scritto infatti nel Vangelo: Appena battezzato Gesù uscì subito dall'acqua ed ecco si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio scendere e venire sopra di sé. Ed ecco una voce dai cieli che diceva: questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Egli, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame 1. Noi invece, insieme a coloro che dovranno ricevere il battesimo, digiuniamo prima che arrivi il giorno del loro battesimo, che coincide con il giorno di Pasqua; dopo Pasqua invece per cinquanta giorni mitighiamo i nostri digiuni. Questo fatto giustamente susciterebbe una certa inquietudine se fosse lecito battezzare o farsi battezzare soltanto nel solennissimo giorno di Pasqua. Mentre però in nessun giorno dell'anno è proibito amministrare il battesimo secondo la necessità e la volontà di ciascuno - così ha concesso colui che diede loro il potere di diventare figli di Dio 2 -, è lecito celebrare l'anniversario della passione del Signore soltanto in un determinato giorno dell'anno che si chiama Pasqua. Ne consegue che non bisogna assolutamente identificare il sacramento del battesimo con la Pasqua. Il battesimo lo si può ricevere in qualunque giorno; la Pasqua invece la si può celebrare soltanto in un solo e determinato giorno dell'anno. Il battesimo è dato per ricevere la vita nuova; la Pasqua serve per ricordare un fatto importante della nostra fede. Che la maggior parte dei battesimi che si debbono conferire confluisca nel giorno di Pasqua dipende non dal fatto che in quel giorno la grazia della salvezza è più abbondante, ma li attira la maggiore gioia di quella festa.

Il Battesimo di Gesù e quello di Giovanni.

2. 3. Che cosa si può dire anche sul fatto che bisogna distinguere il battesimo di Giovanni che Cristo ricevette dal battesimo di Cristo che i suoi fedeli ricevono? Infatti, per il fatto che Cristo è migliore del cristiano, il battesimo con cui è stato battezzato Cristo non è migliore di quello con cui viene battezzato il cristiano. Ma proprio perché è di Cristo, questo battesimo va preposto a quello che ha ricevuto Cristo. Giovanni infatti battezzò Cristo riconoscendo di essere inferiore a Cristo; Cristo invece battezza il cristiano, mostrando di essere più grande di Giovanni. Così come migliore della circoncisione della carne, che anche Cristo ha ricevuto ma che nessun cristiano oggi riceve, è il sacramento della risurrezione di Cristo. Con questo il cristiano viene come circonciso per spogliarsi della vita vecchia vissuta secondo la carne, seguendo la raccomandazione dell'Apostolo: Come Cristo risuscitò dai morti per la gloria del Padre, cosi anche noi camminiamo in una vita nuova 3. Così come la stessa antica Pasqua, che è prescritto di celebrare con l'uccisione di un agnello 4, non per il fatto che Cristo l'ha celebrata insieme ai suoi discepoli 5 è migliore della nostra Pasqua nella quale Cristo è stato immolato. Fu necessario infatti, per dare a noi un esempio di umiltà e di pietà, che Cristo venendo sulla terra si degnasse di accettare anche quei sacramenti che preannunciavano la sua futura venuta; con questo ci ha mostrato con quali sentimenti di devozione noi ora dobbiamo accogliere i sacramenti della nostra fede che ci annunciano la sua già realizzata venuta. Pertanto per il fatto che Cristo subito dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni iniziò il digiuno, non bisogna pensare che con ciò abbia voluto darci come una regola di condotta, come se si dovesse cominciare a digiunare subito dopo aver ricevuto il battesimo di Cristo. Semplicemente con questo esempio ci ha insegnato che bisogna digiunare quando la lotta con il tentatore si fa più aspra. Infatti Cristo, che si è degnato di nascere come uomo, non ricusò neanche di essere tentato come uomo, affinché il cristiano, ammaestrato dal suo esempio, potesse non essere superato dal tentatore. Quando l'uomo deve sostenere una simile lotta nella tentazione sia subito dopo il battesimo, sia anche dopo qualunque periodo di tregua, bisogna digiunare: affinché il corpo, mortificandosi, sia in grado di portare a termine la sua lotta e l'anima, umiliandosi, possa impetrare la vittoria. Nel caso del Signore la causa del suo digiuno non è stata dunque il battesimo nel Giordano ma la tentazione del diavolo.

Perché il digiuno quaresimale prima della Pasqua.

3. 4. Ed eccovi il motivo per cui noi digiuniamo nel tempo che precede la festa della passione del Signore e il motivo per cui dopo cinquanta giorni (da quella festa) termina il periodo in cui limitiamo i nostri digiuni. Chiunque vuol fare un vero digiuno o mortifica la propria anima con fede sincera 6 gemendo nella preghiera e castigando il proprio corpo; oppure, avendo sofferto un certo impoverimento spirituale di verità e di sapienza a causa delle lusinghe della carne, si mette in condizione di sentirne nuovamente fame e sete. A quelli che gli chiedevano come mai i suoi discepoli non digiunassero, il Signore rispose parlando di ambedue queste specie di digiuno. Della prima specie, quella in cui l'anima si umilia, disse: Gli amici dello sposo non possono essere afflitti mentre lo sposo è con loro. Verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno 7. Della seconda specie di digiuno invece, che consiste nel nutrire abbondantemente l'anima, disse continuando a parlare: Nessuno cuce un pezzo di panno nuovo su un abito vecchio, perché lo strappo non diventi maggiore; né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti gli otri si rompono e il vino si versa; ma si mette vino nuovo in otri nuovi, cosi l'uno e gli altri si conservano 8. Quindi poiché lo sposo ora ci è stato tolto, certo noi, amici di quel bello sposo, dobbiamo essere afflitti. Infatti il più bello d'aspetto tra i figli dell'uomo, sulle cui labbra era diffusa la grazia 9, tra le mani dei persecutori non ebbe né grazia né bellezza e la sua vita fu tolta dalla terra 10. E il nostro pianto è sincero se siamo accesi d'amore verso di lui. Fortunati coloro ai quali fu concesso di averlo davanti a loro prima della sua passione, di interrogarlo su ciò che volevano, di ascoltare quanto dovevano da lui ascoltare. I loro padri, prima della sua venuta, desiderarono vedere quei giorni e non li videro, perché erano stati destinati ad un altro compito: essere i suoi profeti, non i suoi ascoltatori. Di loro parla Gesù quando dice ai suoi discepoli: Molti giusti e molti profeti desiderarono vedere quello che voi vedete e non lo videro; udire quello che voi udite e non lo udirono 11. In noi invece si è adempiuto quanto ugualmente Gesù disse: Verrà un tempo in cui desidererete vedere uno solo di questi giorni e non potrete vederlo 12.

4. 5. Chi non brucia della fiamma di questo santo desiderio? Chi non piange? Chi non si rattrista gemendo? Chi non dice: Le mie lacrime sono il mio pane giorno e notte mentre mi dicono sempre: dov'è il tuo Dio? 13. Noi crediamo infatti in lui che è già glorioso alla destra del Padre; tuttavia finché viviamo in questo corpo siamo pellegrini lungi da lui 14 e non possiamo mostrarlo a quelli che dubitano di lui o lo negano e dicono: Dov'è il tuo Dio? Giustamente il suo Apostolo desiderava morire per essere con lui e pensava che il rimanere nella carne non era cosa migliore per lui ma necessaria per noi 15. Timidi sono i pensieri dei mortali e poco stabili i nostri disegni 16; poiché la nostra dimora terrena grava l'anima nei suoi molti pensieri 17. Per questo è una lotta la vita dell'uomo sulla terra 18 e nella notte di questo mondo il leone si aggira cercando chi divorare 19: non il leone della tribù di Giuda, il nostro re 20, ma il leone diavolo, nostro avversario. Il nostro re, condensando nella sua persona le figure dei quattro animali dell'Apocalisse di Giovanni, nacque come uomo, operò come leone, venne sacrificato come vitello, volò come aquila 21. Si librò sulle ali dei venti e fece delle tenebre un velame per sé 22. Egli distese le tenebre e si fece notte e in essa s'aggirano tutte le fiere della selva 23. I leoncelli ruggiscono, cioè i tentatori attraverso i quali il diavolo cerca di divorare; tuttavia non hanno potere se non sopra coloro che riescono a prendere. Lo stesso Salmo così continua: e chiedono a Dio il loro cibo 24. Nella notte di questo mondo, così pericolosa e così piena di tentazioni, chi non teme, chi non paventa nel più profondo di se stesso di venir giudicato degno di essere abbandonato nelle fauci di un nemico tanto crudele per essere divorato? Per evitare questo è necessario digiunare e pregare.

Perché dobbiamo digiunare in questa vita.

5. 6. Tanto maggiore e tanto più frequente deve essere il nostro digiuno, quanto più si avvicina la solennità della passione del Signore. Con questa celebrazione annuale in certo modo si rinnova in noi la memoria di quella notte; evitiamo così di dimenticarcene, evitiamo che quel divoratore ruggente ci trovi addormentati non nel corpo ma nell'anima. La stessa passione del Signore infatti che cos'altro anzitutto ci insegna, nelle vicende del nostro capo Cristo Gesù, se non che questa vita è una tentazione? Per questo, quando ormai si stava avvicinando il tempo della sua morte, Cristo disse a Pietro: Satana ha chiesto che gli foste consegnati per vagliarvi come il grano. Ma io ho pregato per te, Pietro, affinché la tua fede non venga meno; va' e conferma i tuoi fratelli 25. E difatti poi Pietro ci ha confermato nella fede con la sua attività apostolica, con il suo martirio, con le sue lettere. In una di queste lettere ci esorta anche a temere assai questa notte di cui sto parlando e ci ha insegnato a vigilare guardinghi alla luce consolante delle profezie, come di un lume nella notte: Noi teniamo come più ferma - dice - la parola dei profeti, alla quale fate bene a prestare attenzione, come a lampada che splende in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino 26.

Perché è bene digiunare prima della Pasqua.

5. 7. Teniamo dunque i fianchi cinti e le lucerne accese, e siamo come quegli uomini in attesa del ritorno del loro padrone dalle nozze 27. Non diciamoci vicendevolmente: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo 28. Ma proprio perché è incerto il giorno della morte e penosa la vita, digiuniamo e preghiamo ancor più: domani infatti moriremo. Un poco - disse Gesù - e non mi vedrete un poco ancora e mi vedrete 29. Questo è il momento di cui ci disse. Voi sarete nell'afflizione mentre il mondo godrà 30; cioè: questa vita è piena di tentazioni e noi siamo pellegrini lungi da lui 31. Ma io vi vedrò di nuovo - aggiunse - e ne gioirà il vostro cuore e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia 32. Godiamo anche ora in questa speranza, nonostante tutto - poiché è fedelissimo chi ce lo ha promesso - nell'attesa di quella sovrabbondante gioia, quando saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 33, e nessuno ci potrà togliere la nostra gioia 34. Di questa speranza abbiamo anche ricevuto il pegno amabile e gratuito dello Spirito Santo 35, il quale emette dai nostri cuori gemiti inenarrabili di santi desideri 36. "Abbiamo concepito infatti - dice Isaia - e abbiamo partorito lo spirito di salvezza" 37. E "la donna quando partorisce - dice il Signore - è nel dolore perché è giunta la sua ora; ma quando ha partorito si fa grande festa perché è venuto al mondo un uomo" 38. Questa sarà la gioia che nessuno potrà toglierci 39. Con questa gioia saremo immersi, dalla vita presente nella quale dobbiamo concepire la fede, alla luce eterna. Ora dunque digiuniamo e preghiamo, perché è il tempo del parto.

Digiuniamo e preghiamo perché è il tempo della prova.

6. 8. Questo sta facendo l'intero corpo di Cristo che è diffuso per tutto il mondo, cioè la Chiesa intera, quell'unità che nel Salmo prega: Dai confini della terra ti invoco, col cuore prostrato nel dolore 40. Di qui ci si manifesta già chiaramente perché sia stato istituito un tempo sacro di quaranta giorni destinato a questa umiliazione. Colei infatti che invoca Dio dai confini della terra col cuore prostrato dal dolore lo invoca dalle quattro parti del mondo, nominate spesso anche dalla Scrittura: oriente, occidente, settentrione e mezzogiorno. Per tutta l'estensione di queste quattro parti del mondo è stato promulgato quel decalogo della legge, che ora non si deve soltanto temere osservandolo nella lettera, ma che si deve adempiere con la grazia della carità. Sappiamo che quattro per dieci fa quaranta. Ma ancora ci troviamo nella fatica della tentazione, nella necessità del perdono dei peccati. Chi può infatti adempiere perfettamente il comandamento: Non desiderare 41? Perciò è necessario digiunare e pregare, senza smettere di fare le opere buone. Di questo lavoro verrà data alla fine la paga, che nel Vangelo viene chiamata denario 42. Come il ternario prende nome dal numero tre, il quaternario dal numero quattro, così il denario dal numero dieci. Questo denario unito al numero quaranta ci vien reso come ricompensa della nostra fatica. Il numero cinquanta simboleggia il tempo di quella gioia che nessuno potrà toglierci 43. In questa vita ancora non ne abbiamo il pieno possesso; tuttavia lo celebriamo nelle lodi del Signore col canto dell'Alleluia per cinquanta giorni dopo la solenne celebrazione della passione del Signore, a partire dal giorno della risurrezione; durante quei giorni diminuiamo i nostri digiuni.

Simbologia dei numeri quaranta e cinquanta.

6. 9. Ora dunque, carissimi, in nome di Cristo vi esorto a propiziarvi Dio con digiuni quotidiani, elemosine più generose, preghiere più fervorose, perché non veniate circuiti da satana. Questo è un tempo nel quale anche gli sposati sono esortati ad astenersi dai rapporti con le mogli e le sposate dai rapporti con i propri mariti, per attendere alle preghiere 44, anche se in tutto l'arco dell'anno in determinati giorni dovrebbero farlo. Quanto più frequentemente lo si fa, meglio è: perché anche ricercando in modo immoderato le cose concesse si offende chi le ha concesse. La preghiera è una cosa spirituale e quindi tanto più è gradita quanto più pienamente la si compie secondo la propria natura. Ma tanto più la preghiera si spiritualizza quanto più il cuore di chi prega è libero dalla passione carnale.

Continenza e preghiera.

7. 9. Quaranta giorni digiunò Mosè, autore della legge 45, quaranta giorni Elia, il più grande dei profeti 46, quaranta giorni il Signore stesso 47, testimoniato dalla legge e dai profeti. Perciò si mostrò sul monte con questi due personaggi 48. Noi, benché non possiamo sostenere senza interromperlo un digiuno così lungo, così da non prendere nessun alimento per tanti giorni e tante notti come hanno fatto essi, almeno facciamolo secondo le nostre forze; in maniera che, esclusi quei giorni nei quali per motivi determinati la tradizione della Chiesa proibisce di digiunare, possiamo diventare graditi al Signore nostro Dio con un digiuno quotidiano o almeno frequente. Però, come non ci si può astenere per tanti giorni senza interruzione dal cibo e dalla bevanda, forse non ci si potrà astenere neanche dai rapporti matrimoniali? Mentre vediamo che in nome di Cristo molti, appartenenti ad ambedue i sessi, conservano i loro corpi consacrati a Dio del tutto liberi da tale prestazione. Penso non sia molto difficile per gli sposati astenersi fino alla festa di Pasqua dai rapporti coniugali, se i vergini lo possono per tutta la vita.

Alcuni osservano la quaresima più voluttuosamente che religiosamente.

8. 10. Ormai non occorrono altre raccomandazioni, dato che vi ho spiegato meglio che ho potuto, con massima sollecitudine, che questo è tempo utile per esercitare l'umiltà dell'anima; tuttavia non posso non accennare ad una cosa, a motivo dell'errato comportamento di alcuni i quali con le loro menzognere seduzioni e le loro perverse abitudini non cessano di renderci difficile il nostro compito nei vostri confronti. Ci sono alcuni che praticano la quaresima più con voluttà che con devozione; invece di mortificare le vecchie passioni vanno in cerca di nuovi piaceri. Tutta la loro preoccupazione è quella di fare, sì, a meno degli usuali tipi e sapori di pietanze, ma con provviste abbondanti e costose di molteplici frutti; paventano il contatto dei recipienti nei quali sono state cucinate le carni considerandoli immondi, e non temono nel proprio corpo l'intemperanza del ventre e della gola; digiunano non per frenare con la temperanza l'usuale ingordigia, ma per aumentare, cambiando il modo, la smodata cupidigia. Infatti quando arriva il tempo della refezione si buttano sulle ben fornite mense come gli animali sulla greppia; rimpinzano lo stomaco di più numerose portate e se ne gonfiano il ventre; stimolano la gola con diverse specie di condimenti, fatti appositamente ed esotici, perché non si nausei dell'abbondanza dei cibi. Insomma mangiano con tanta avidità che poi neanche digiunando riescono a digerire!.

La quaresima occasione di nuovi piaceri.

9. 11. Ci sono anche di quelli che non bevono vino però si procurano, non per motivi di salute bensì per piacere, altre bevande ricavate dalla spremuta di frutti diversi; così la quaresima non è più la ricerca di una devota umiltà ma diventa occasione di nuovi piaceri. Che cosa di più confacente, qualora la debolezza di stomaco non permettesse di bere acqua, che sostenerlo con un poco di vino usuale anziché andare in cerca di vini che non hanno conosciuto vendemmia, che non hanno visto torchi? E si fa così non per andare in cerca di una bevanda più monda, ma perché si rifiuta una bevanda più frugale. Al contrario che cosa di più assurdo che, nel tempo in cui il corpo va tenuto a freno con maggiore sollecitudine, si procurino al corpo tanti piaceri, tanto che la stessa concupiscenza della gola ci tiene a non perdere l'occasione della quaresima? C'è incongruenza maggiore che proprio nei giorni in cui bisogna mortificarsi, quando tutti debbono uniformarsi al vitto usuale dei poveri, si viva in maniera tale che, se si vivesse così per sempre, si e no i ricchi con i loro patrimoni se lo potrebbero permettere? Guardatevi da tutte queste cose, carissimi. Riflettete su questo passo della Scrittura: Non andare dietro alle tue voglie 49. È necessario accogliere sempre questa utilissima esortazione; quanto più lo è in questi giorni nei quali, se giustamente si condanna chi non limita i suoi piaceri abituali, tanto più infame sarebbe che la nostra cupidigia si soddisfi con piaceri non abituali?.

Elemosina e perdono.

10. 12. Soprattutto ricordatevi dei poveri: cosicché quanto risparmiate vivendo con maggiore parsimonia, possiate riporlo nel tesoro del cielo 50. Riceva il Cristo che ha fame quanto risparmia il cristiano che digiuna. La mortificazione volontaria diventi il sostentamento del bisognoso. La povertà volontaria di chi ha in abbondanza diventi l'indispensabile sostentamento di chi non possiede. Inoltre il vostro cuore mite e umile sia disposto a perdonare con misericordia. Chieda perdono chi ha recato ingiuria, conceda il perdono chi ha ricevuto l'offesa; affinché non cadiamo sotto il dominio di satana, il cui trionfo è la divisione dei cristiani. È una elemosina che apporta un grande vantaggio quella di perdonare il debito al tuo conservo affinché il Signore perdoni a te 51. Il divino maestro raccomandò ai discepoli ambedue queste opere buone, dicendo: Perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato 52. Ricordatevi di quel servo dal quale il padrone si fece restituire tutto il debito che gli aveva condonato, perché egli non usò uguale misericordia con un suo conservo che gli doveva cento denari; mentre a lui era stato condonato un debito di diecimila talenti 53. Non c'è scusa che tenga per esimersi da questo genere di opere buone, perché in questo caso tutto dipende dalla buona volontà. Uno potrebbe dire: Non posso digiunare perché lo stomaco è debole. Può anche dire: Vorrei dare qualcosa al povero ma non ho niente da dargli; oppure: Ho così poco che se lo do a lui ho paura di rimanerne senza io. Benché anche in questo genere di opere buone per lo più gli uomini portano giustificazioni false, non potendone trovare di valide. Comunque chi potrà dire: Non ho perdonato a chi mi chiedeva scusa perché non me lo ha permesso la salute, oppure: Perché non avevo la mano con cui porgere? Perdona per essere perdonato. Per compiere questo atto che ti è chiesto non c'è bisogno di nessuna azione corporea e nessuna parte del tuo corpo viene richiesta in aiuto all'anima. Lo si fa con la volontà, lo si compie con la volontà. Fallo con tutta sicurezza, concedi il perdono con tutta sicurezza: non ti cagionerà nessun dolore nel corpo, niente ti verrà a diminuire nella tua casa. E inoltre, fratelli, vedete che grande male è il non perdonare a un fratello pentito da parte di chi ha l'obbligo di amare anche i nemici 54. Se le cose stanno così e trovando scritto: Il sole non tramonti sulla vostra ira 55, considerate, carissimi, se possa dirsi cristiano chi, almeno in questi giorni, non è disposto a porre fine a quelle inimicizie che mai avrebbe dovuto aprire.

 

 


1 - Mt 3, 16-17; 4, 1-2.

2 - Cf. Gv 1, 12.

3 - Rm 6, 4.

4 - Cf. Es 12, 1 ss.

5 - Cf. Mt 26, 17 ss.

6 - Cf. 1 Tm 1, 5.

7 - Mt 9, 15.

8 - Mt 9, 16-17.

9 - Cf. Sal 44, 3.

10 - Cf. Is 53, 2, 8.

11 - Mt 13, 17.

12 - Lc 17, 22.

13 - Sal 41, 4.

14 - Cf. 2 Cor 5, 6.

15 - Cf. Fil 1, 23-24.

16 - Sap 9, 14.

17 - Sap 9, 15.

18 - Cf. Gb 7, 1.

19 - Cf. 1 Pt 5, 8.

20 - Cf. Ap 5, 5.

21 - Cf. Ap 4, 7.

22 - Sal 17, 11-12.

23 - Cf. Sal 103, 20.

24 - Sal 103, 21.

25 - Cf. Lc 22, 31-32.

26 - 2 Pt 1, 19.

27 - Cf. Lc 12, 35-36.

28 - 1 Cor 15, 32.

29 - Gv 16, 19.

30 - Gv 16, 20.

31 - Cf. 2 Cor 5, 6.

32 - Gv 16, 22.

33 - Cf. 1 Gv 3, 2.

34 - Cf. Gv 16, 22.

35 - Cf. 2 Cor 1, 22.

36 - Cf. Rm 8, 26.

37 - Cf. Is 26, 18.

38 - Cf. Gv 16, 21.

39 - Cf. Gv 16, 22.

40 - Sal 60, 3.

41 - Es 20, 17.

42 - Cf. Mt 20, 2-13.

43 - Cf. Gv 16, 22.

44 - Cf. 1 Cor 7, 5.

45 - Cf. Es 24, 18.

46 - Cf. 1 Sam. 19, 8.

47 - Cf. Mt 4, 2.

48 - Cf. Mt 17, 3.

49 - Sir 18, 30.

50 - Cf. Mt 19, 21.

51 - Cf. Mt 18, 35.

52 - Lc 6, 37-38.

53 - Cf. Mt 18, 26-35.

54 - Cf. Mt 5, 44.

55 - Ef 4, 26.


2 - Maria santissima accompagna il nostro Salvatore nella predicazione e lo fa con grande sollecitudine.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1044. Non sarebbe fuori luogo se io pretendessi di descrivere i miracoli e le opere eroiche di Cristo nostro redentore, perché quasi a tutte cooperò in qualche modo la sua beatissima e santissima Madre. Ma io non posso intraprendere un lavoro così arduo e superiore alla capacità umana: non per niente alla fine del suo Vangelo san Giovanni, dopo aver narrato tanti prodigi del suo Maestro, dice che se si fossero scritti tutti quelli da lui compiuti, sarebbero stati necessari libri così numerosi da non poter essere contenuti dal mondo intero. Se questa impresa parve davvero impossibile all'Evangelista, che cosa può presumere una donna ignorante e più inutile della polvere della terra? Quanto a ciò che fu necessario e conveniente, sovrabbondante e sufficiente per fondare e conservare la Chiesa, lo hanno scritto tutti e quattro gli evangelisti e non è necessario ripeterlo in questa Storia, benché per tesserla e per non tacere tante opere della grande Regina che essi non narrarono se ne debbano accennare alcune di Cristo. Credo infatti che tenerle scritte e ricordarle mi sarà di consolazione e profitto. Quello che gli evangelisti non raccontarono, e che io non ho ordine di riportare, è riservato alla visione beatifica, dove ai santi sarà manifestato con speciale godimento nel Signore e dove essi loderanno Dio per opere così magnifiche.

1045. Da Cana di Galilea Cristo nostro salvatore prese la strada per Cafarnao, città grande e popolosa presso il mare di Tiberiade; si fermò là per pochi giorni, perché era vicina la Pasqua ed egli andava a Gerusalemme per celebrarla. Da allora in poi la sua Madre santissima, abbandonata la casa di Nazaret, lo accompagnò nella predicazione. Ella lo seguì sempre fino alla croce, salvo in alcune circostanze, come quando il Signore salì sul Tabor o quando si occupò di alcune conversioni particolari, come quella della samaritana, o le volte in cui la divina Signora restava con alcune persone per terminare di ammaestrarle. Subito, però, ella ritornava da suo Figlio, seguendo il sole di giustizia fino al suo tramonto. In questi pellegrinaggi la Regina del cielo camminava a piedi, come sua Maestà. E se nei viaggi Cristo stesso si stancò, come consta dal Vangelo, quale sarà stata la stanchezza della purissima Signora? Quali fatiche avrà sopportato in tanti spostamenti e in tutti i tempi? Con quanto rigore la Madre della misericordia trattò il suo delicatissimo corpo! Anche solo in questo ella faticò per noi a tal punto che tutti i mortali insieme non potranno mai ricambiare adeguatamente. Alcune volte - per disposizione divina - arrivò a sentire tali dolori e svenimenti da dover essere sostenuta miracolosamente; altre volte il Maestro le comandava di riposarsi in qualche luogo per un po' di giorni; altre ancora le rendeva il corpo così leggero che poteva muoversi senza difficoltà, come in volo.

1046. La nostra Maestra aveva scritta nel cuore tutta la dottrina evangelica, eppure era tanto sollecita ed attenta nell'ascoltare l'insegnamento del suo Figlio santissimo da sembrare una nuova discepola. Ella aveva ordinato ai suoi santi angeli di avvisarla per non mancare mai alla predicazione, salvo quando era lontana. Sempre la gran Signora ascoltava in ginocchio quanto sua Maestà insegnava; così ella sola, con tutte le sue forze, gli dava la riverenza ed il culto dovuti. Inoltre, conosceva i moti dell'anima santissima del Figlio e sapeva che egli, mentre predicava, pregava interiormente il Padre affinché il seme della sua santa parola cadesse in cugri buoni e desse frutti di vita eterna. Allo stesso modo la pietosissima Madre pregava a favore di quanti ascoltavano il Signore e dava loro, con ardentissimo amore e commozione, le stesse benedizioni. Con la sua profonda riverenza ed attenzione, muoveva ed istruiva tutti a tenere nel debito conto l'insegnamento e le parole del Salvatore del mondo. Conosceva similmente il cuore di quelli che erano presenti alla predicazione del suo Figlio santissimo e lo stato di grazia o di peccato, di vizi o di virtù in cui si trovavano. La varietà di condizione delle anime, nascosta alla capacità umana, causava nella divina Madre diversi ed ammirabili effetti, tutti di altissima carità e di altre virtù, perché s'infiammava di zelo per l'onore del Signore e bramava che il frutto della sua redenzione e delle sue opere nelle anime non andasse perduto; finché erano in peccato, il pericolo in cui esse si trovavano la induceva a domandare la loro salvezza con fervore incomparabile. Sentiva straziante ed intimo cordoglio perché Dio non era conosciuto, adorato e servito da tutte le sue creature; tale dolore era uguale alla conoscenza delle ragioni di ciò, ragioni che ella penetrava al di sopra di ogni intelletto umano. Si affliggeva con inesplicabile amarezza per gli uomini che non accettavano la grazia e la virtù divina e per questo piangeva lacrime di sangue. Quello che patì la nostra gran Regina in tali opere ed in tale sollecitudine sorpassò di gran lunga le pene che patirono tutti i martiri del mondo.

1047. Ella trattava con incomparabile sapienza e prudenza i discepoli del Redentore, avendo maggior venerazione e stima per quelli che furono scelti come apostoli. Di tutti aveva cura come madre e a tutto provvedeva come potentissima regina, procurando loro il sostentamento e le altre cose necessarie per la vita del corpo. Talvolta, quando non c'era altro modo di procurarlo, comandava agli angeli di trovare del cibo per loro e per alcune donne delle quali si occupava. Ma di questi prodigi non dava ai discepoli altra conoscenza se non quella indispensabile a confermarli nella pietà e nella fede. Per aiutarli e farli avanzare nella vita spirituale, la gran Signora si adoperò più di quanto possiamo comprendere, non solo con preghiere continue e fervorose, ma con l'esempio, il consiglio e gli avvertimenti che dava loro, nutrendoli quale prudentissima madre e maestra. Quando gli apostoli o i discepoli avevano qualche dubbio - poiché all'inizio ne ebbero molti - o subivano qualche occulta tentazione, subito ricorrevano alla gran Regina per essere ammaestrati e sollevati dall'incomparabile luce e carità che risplendeva in lei. Con la dolcezza delle sue parole venivano adeguatamente consolati e ricreati, con la sua sapienza rimanevano istruiti e dotti, con la sua umiltà sottomessi, con la sua modestia composti e in quell'officina dello Spirito Santo e dei suoi doni trovavano tutti i beni. Per tutti questi benefici, per la vocazione dei discepoli, per la conversione di ogni anima, per la perseveranza dei giusti e per qualsiasi opera di virtù e di grazia, ella dava lode all'Altissimo; queste erano per lei occasioni di festa e perciò componeva nuovi cantici.

1048. San Matteo, san Marco e san Luca riferiscono che Cristo nostro redentore era accompagnato e servito anche da alcune donne della Galilea che egli aveva liberato dal demonio e da varie infermità. Il Maestro della vita, infatti, non escluse le donne dalla sua sequela, cosicché esse lo assisterono dal principio della sua predicazione. La sua divina sapienza dispose ciò anche allo scopo di far sì che la sua Madre santissima avesse la loro compagnia. La nostra Regina aveva speciale cura di queste donne sante e pie: le radunava e le ammaestrava, conducendole ad ascoltare i discorsi del suo Figlio santissimo. Ella era tanto illuminata circa la sapienza e la dottrina del Vangelo da poter insegnare loro il cammino della vita eterna; tuttavia, dissimulando in parte il suo gran segreto, si valeva sempre di ciò che tutti avevano udito dallo stesso suo Figlio per dare inizio alle esortazioni e ai discorsi da lei rivolti alle donne che in diversi luoghi le si avvicinavano prima o dopo aver ascoltato il Salvatore del mondo. Anche se non tutte lo seguivano, la santissima Vergine le lasciava istruite nella fede e nei misteri dei quali dovevano essere informate. Quelle che attirò alla conoscenza di Cristo e alla via della salvezza eterna e della perfezione evangelica furono innumerevoli, per quanto gli evangelisti non ne parlino, ma lo lascino solamente supporre dicendo che alcune donne seguivano Cristo nostro Signore. In mezzo ad esse la potentissima Signora compiva azioni mirabili: non solo a parole, ma anche con l'esempio insegnava loro ad esercitare la pietà, visitando infermi, poveri, carcerati, medicando con le sue stesse mani le piaghe dei malati, consolando gli afflitti e soccorrendo i bisognosi. Se si fossero dovute riferire tutte queste opere sarebbe stato necessario dedicare a ciò buona parte di questa Storia o farvi un'aggiunta.

1049. I numerosi e stupendi prodigi compiuti dalla gran Regina durante la predicazione del Salvatore non si trovano nel Vangelo né in altri scritti ecclesiastici. Gli evangelisti riportarono solamente i miracoli del Signore utili alla fede della Chiesa, perché occorreva che questa fosse già fondata e confermata in detta fede prima che si manifestassero le grandezze proprie della Madre di Dio. Secondo ciò che mi è stato fatto comprendere, è certo che ella non solo ottenne numerose conversioni miracolose, ma anche risuscitò morti, restituì la vista a ciechi e guarì molti infermi. Questo fu conveniente per varie ragioni: in primo luogo, perché ella fu coadiutrice della redenzione, opera per la quale l'Altissimo aprì i tesori della sua infinita onnipotenza e bontà, manifestandole mediante il Verbo incarnato e la sua degna Madre; in secondo luogo, perché in questi prodigi il fatto che la stessa Madre fosse simile al Figlio e giungesse alla pienezza di tutte le grazie e dei meriti corrispondenti alla sua dignità e al suo premio dava gloria ad entrambi. Infatti, con tale modo di agire, ella accreditava il Maestro della vita nel suo insegnamento e lo aiutava efficacemente nel suo ministero. Queste meraviglie di Maria santissima rimasero segrete per disposizione del Signore, su richiesta della prudentissima Regina; ella le compiva così nascostamente e con tanta sapienza da far sì che di tutto si desse lode al Redentore, nel nome e in virtù del quale ogni cosa era fatta. Allo stesso modo insegnava alle anime: non predicava in pubblico e tantomeno nei luoghi preposti per i maestri e i ministri della parola divina. La gran Signora, infatti, sapeva molto bene che un simile ministero non era per le donne, ma nelle conversazioni private compiva tali opere con celeste saggezza, efficacia e prudenza, ottenendo maggiori conversioni di tutti i predicatori del mondo.

1050. Quanto detto s'intenderà meglio sapendo che ella conosceva i temperamenti, le inclinazioni, i costumi di tutti, ed il tempo, la disposizione e l'occasione più opportuna per condurli alla via della luce. A tutto ciò si aggiungevano le sue preghiere e la dolcezza dei suoi prudentissimi discorsi. Essendo tutti questi doni governati dalla carità ardentissima con cui desiderava portare gli uomini al Signore, era conseguente che ne riscattasse ed ispirasse un'infinità in maniera grandiosa. Infatti, niente di quanto chiedeva a Dio le veniva negato e non faceva alcunché di inutile. Senza dubbio ella cooperò alla redenzione più di quanto possiamo conoscere in questa vita. La divina Signora procedeva sempre con rara mansuetudine, come una colomba candidissima, e con estrema pazienza, sopportando le imperfezioni e la grossolanità dei nuovi fedeli e illuminando la loro ignoranza; erano infatti una grande moltitudine quelli che ricorrevano a lei risolvendosi a credere nel Redentore. In ogni circostanza serbava la sua magnificenza di gran regina, essendo insieme molto soave ed umile; solo ella poté unire queste due perfezioni in sommo grado ad imitazione del Maestro divino. Entrambi trattavano tutti con tanta umanità e perfettissimo amore che nessuno poté avere la scusa di non essere stato istruito da tali maestri. Parlavano, vivevano e mangiavano con i discepoli e con le donne che li seguivano nella misura e con la prudenza necessarie, affinché nessuno si meravigliasse o pensasse che il Salvatore non fosse vero uomo, figlio naturale di Maria santissima. Per questo sua Maestà accettava con tanta affabilità gli inviti.

Insegnamento della Regina del cielo

1051. Figlia mia, è vero che nell'accompagnare e seguire il mio Figlio santissimo fino alla croce mi adoperai più di quanto pensino e sappiano i mortali, e che dopo non furono minori le mie sollecitudini, come intenderai quando dovrai scrivere la terza parte della mia Vita. Tuttavia, tra i disagi sopportati era incomparabile il godimento del mio spirito al vedere che il Verbo incarnato realizzava la salvezza degli uomini ed apriva il libro dei misteri nascosti della sua santissima divinità ed umanità, chiuso con i sette sigilli. Il genere umano non mi deve meno per quanto io mi rallegravo del bene di ciascuno che per la premura con la quale glielo procuravo, perché tutto nasceva da uno stesso amore. In questo voglio che tu mi imiti, come frequentemente t'invito a fare. E benché tu non oda con gli orecchi del corpo l'insegnamento di Cristo, né la sua voce e predicazione, puoi imitarmi nella venerazione con cui io l'ascoltavo, perché colui che parla al tuo cuore è lo stesso e identiche sono la verità e la dottrina. Ti comando, dunque, quando riconoscerai la luce e la voce del tuo sposo e pastore, d'inginocchiarti con riverenza per prestarle attenzione, di adorarlo con rendimento di grazie e di scriverti le sue parole nel cuore. Se sarai in luogo pubblico, dove non potrai umiliarti esteriormente, lo farai interiormente; procura di obbedirgli in tutto, come se ti trovassi presente alla predicazione, giacché come allora udirla col corpo senza metterne in pratica l'insegnamento non ti avrebbe reso beata, così al contrario sarai ora felice se opererai ciò che odi nello spirito, anche se tu non lo ascolti con gli orecchi del corpo. Grande è la tua obbligazione, perché grande è verso di te la liberalissima pietà e misericordia dell'Altissimo e la mia. Non essere dura di cuore e non trovarti povera fra tante ricchezze della divina luce.

1052. Non soltanto devi ascoltare con venerazione la voce interiore del Signore, ma anche quella dei suoi ministri e predicatori: le loro voci sono l'eco di quella di Dio ed essi sono i canali per cui passa la sana dottrina della vita, scaturita dalla fonte perenne della verità. Dio parla in loro: ascoltali con venerazione tale da non trovare o giudicare mai in essi difetto alcuno. Per te tutti devono essere saggi ed eloquenti ed in ciascuno devi ascoltare Cristo mio figlio. Stai molto attenta a non inciampare nell'insano ardire delle persone del mondo, che con vanità e superbia assai riprovevole e odiosa agli occhi divini disprezzano i suoi ministri e predicatori perché non parlano in modo da dare soddisfazione al loro gusto depravato. Siccome non vanno per ascoltare la parola di Dio, giudicano solo in base ai termini e allo stile, come se essa, proferita senza abbellimento e senza mescolanza di termini piacevoli all'udito infermo di quelli che l'ascoltano, non fosse sincera ed efficace. Non tenere in poco conto questo monito. Similmente, ti esorto a comportarti così davanti ai poveri come davanti ai ricchi, senza preferenza di persone. Questo infatti è un altro difetto comune tra i figli di Adamo, e il mio Figlio santissimo ed io lo condannammo mostrandoci ugualmente affabili verso tutti, anzi maggiormente verso coloro che erano disprezzati, afflitti e bisognosi. La sapienza umana non considera nelle persone l'essere o le virtù, ma l'apparenza; la prudenza del cielo invece guarda in tutti l'immagine di Dio. Non affannarti per evitare che il tuo prossimo sappia che tu soffri i difetti della natura - pena del primo peccato -, come le infermità, la stanchezza, la fame ed altri disagi: talvolta celarli è segno di ipocrisia o superbia, e gli amici di Dio devono solamente temere il peccato e desiderare di morire piuttosto che commetterlo; tutti gli altri difetti non imbrattano la coscienza, né è necessario nasconderli.


L'apparizione a Melanie e Massimino

La Salette

La mattina di sabato 19 settembre 1846 Maximin e Mélanie partono insieme per condurre al pascolo quattro mucche ciascuno; Maximin ha con sé anche una capra e un cane. Verso mezzogiorno, quando la campana suona l'Angelus delle dodici, i due pastorelli fanno abbeverare gli animali alla cosiddetta « fontana delle bestie »; poi si avvicinano alla « fontana degli uomini » e lì consumano il loro pasto, a base di pane e formaggio; una volta finito, altri tre pastori arrivano alla fontana e si intrattengono con i ragazzi che, dopo la loro partenza, sentono il bisogno di riposarsi. Dopo una o due ore, Mélanie si sveglia e, non scorgendo più le bestie, chiama Maximin e corre su per il colle a cercarle; Maximin la segue. Trovatele, si tranquillizza e inizia a scendere dal colle. Fatti alcuni passi, Mélanie scorge all'improvviso un globo di luce nel luogo dove avevano lasciato i tascapane. Chiama in fretta Maximin, e insieme cercano di capire cosa stia accadendo: la paura si impossessa dei due ragazzi; Mélanie lascia cadere il suo bastone, mentre Maximin cerca di riprenderlo, per potersi difendere da quella luce. Ma a questo punto i ragazzi scorgono all'interno del globo di luce la figura di una donna, che essi chiameranno sempre la « bella Signora », seduta con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il viso nascosto tra le mani; la sentono singhiozzare. La donna si alza lentamente e dice: « Avvicinatevi, figli miei, non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un grande messaggio ». È vestita come le donne del villaggio: un abito che scende fino ai piedi, uno scialle, una cuffia sulla testa, un grembiule annodato attorno ai fianchi. La cuffia, l'orlo dello scialle e i piedi sono ornati da ghirlande di rose. Accanto alle rose dello scialle è visibile una pesante catena, mentre al petto porta un crocifisso con ai lati un paio di tenaglie e un martello. Allora la « bella Signora » continua: « Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, mi è stato affidato il compito di pregarlo continuamente per voi; voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. E’ questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio! Coloro che guidano i carri non sanno imprecare senza usare il nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio. Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra. Ve l'ho mostrato l'anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest'anno, a Natale, non ve ne saranno più ». La parola «patate» (pommes de terre, in francese) mette in imbarazzo Mélanie. Nel dialetto locale, le patate vengono chiamate « las truffas ». La ragazza si rivolge allora a Maximin. Ma la « bella Signora » la previene, continuando il suo discorso non più in francese, ma nel dialetto dei ragazzi: « Voi non capite, figli miei? Ve lo dirò diversamente. Se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che verrà cadrà in polvere, quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa, i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti da tremito e morranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l'uva marcirà ». A questo punto, la donna affida un segreto a Maximin e poi a Mélanie; quindi prosegue: « Se si convertono, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi. Fate la vostra preghiera, figli miei? ». « Non molto, Signora », rispondono entrambi. « Ah, figli miei, bisogna proprio farla, sera e mattino! Quando non potete far meglio, dite almeno un Pater e un 'Ave Maria; quando potete fare meglio, ditene di più. A messa, d'estate, vanno solo alcune donne anziane; gli altri lavorano di domenica, tutta l'estate. D'inverno, quando non sanno che fare, vanno a messa solo per burlarsi della religione. In Quaresima, vanno alla macelleria come i cani. Avete mai visto del grano guasto, figli miei? ». « No, Signora », rispondono. Allora la donna si rivolge a Maximin: «Ma tu, figlio mio, lo devi aver visto una volta con tuo padre, verso la terra di Coin. Il padrone del campo disse a tuo padre di andare a vedere il suo grano guasto. Vi andaste tutti e due, prendeste in mano due o tre spighe, le stropicciaste e tutto cadde in polvere. Al ritorno, quando eravate a mezz 'ora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: "Prendi, figlio mio, mangia ancora del pane quest'anno, perché non so chi ne mangerà l'anno prossimo, se il grano continua in questo modo"». « Oh, sì, Signora, ora ricordo: prima non me lo ricordavo! », risponde Maximin. La donna riprende a dire in francese: «Ebbene, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo». Poi inizia a muoversi, attraversa il ruscello e, senza voltarsi, ripete: « Andiamo, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo ». La « bella Signora » risale il sentiero sinuoso che porta al Collet e si eleva da terra; i pastorelli la raggiungono e si accorgono che guarda prima il cielo e poi la terra. A quel punto, la donna inizia a fondersi nella luce, e quest'ultima, a sua volta, scompare.