Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 33° settimana del tempo ordinario (Presentazione della Beata Vergine Maria)
Vangelo secondo Matteo 25
1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.
14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".
Giudici 20
1Allora tutti gli Israeliti uscirono, da Dan fino a Bersabea e al paese di Gàlaad, e il popolo si radunò come un sol uomo dinanzi al Signore, a Mizpa.2I capi di tutto il popolo e tutte le tribù d'Israele si presentarono all'assemblea del popolo di Dio, in numero di quattrocentomila fanti, che maneggiavano la spada.3I figli di Beniamino vennero a sapere che gli Israeliti erano venuti a Mizpa. Gli Israeliti dissero: "Parlate! Com'è avvenuta questa scelleratezza?".4Allora il levita, il marito della donna che era stata uccisa, rispose: "Io ero giunto con la mia concubina a Gàbaa di Beniamino per passarvi la notte.5Ma gli abitanti di Gàbaa insorsero contro di me e circondarono di notte la casa dove stavo; volevano uccidere me; quanto alla mia concubina le usarono violenza fino al punto che ne morì.6Io presi la mia concubina, la feci a pezzi e li mandai per tutto il territorio della nazione d'Israele, perché costoro hanno commesso un delitto e un'infamia in Israele.7Eccovi qui tutti, Israeliti; consultatevi e decidete qui stesso".8Tutto il popolo si alzò insieme gridando: "Nessuno di noi tornerà alla tenda, nessuno di noi rientrerà a casa.9Ora ecco quanto faremo a Gàbaa: tireremo a sorte10e prenderemo in tutte le tribù d'Israele dieci uomini su cento, cento su mille e mille su diecimila, i quali andranno a cercare viveri per il popolo, per quelli che andranno a punire Gàbaa di Beniamino, come merita l'infamia che ha commessa in Israele".
11Così tutti gli Israeliti si radunarono contro quella città, uniti come un sol uomo.
12Le tribù d'Israele mandarono uomini in tutta la tribù di Beniamino a dire: "Quale delitto è stato commesso in mezzo a voi?13Dunque consegnateci quegli uomini iniqui di Gàbaa, perché li uccidiamo e cancelliamo il male da Israele". Ma i figli di Beniamino non vollero ascoltare la voce dei loro fratelli, gli Israeliti.
14I figli di Beniamino uscirono dalle loro città e si radunarono a Gàbaa per combattere contro gli Israeliti.15Si passarono in rassegna i figli di Beniamino usciti dalle città: formavano un totale di ventiseimila uomini che maneggiavano la spada, senza contare gli abitanti di Gàbaa.16Fra tutta questa gente c'erano settecento uomini scelti, che erano ambidestri. Tutti costoro erano capaci di colpire con la fionda un capello, senza fallire il colpo.
17Si fece pure la rassegna degli Israeliti, non compresi quelli di Beniamino, ed erano quattrocentomila uomini in grado di maneggiare la spada, tutti guerrieri.18Gli Israeliti si mossero, vennero a Betel e consultarono Dio, dicendo: "Chi di noi andrà per primo a combattere contro i figli di Beniamino?". Il Signore rispose: "Giuda andrà per primo".19Il mattino dopo, gli Israeliti si mossero e si accamparono presso Gàbaa.20Gli Israeliti uscirono per combattere contro Beniamino e si disposero in ordine di battaglia contro di loro, presso Gàbaa.
21Allora i figli di Beniamino uscirono e in quel giorno sterminarono ventiduemila Israeliti,22ma il popolo, gli Israeliti, si rinfrancarono e tornarono a schierarsi in battaglia dove si erano schierati il primo giorno.23Gli Israeliti andarono a piangere davanti al Signore fino alla sera e consultarono il Signore, dicendo: "Devo continuare a combattere contro Beniamino mio fratello?". Il Signore rispose: "Andate contro di loro".24Gli Israeliti vennero a battaglia con i figli di Beniamino una seconda volta.25I Beniaminiti una seconda volta uscirono da Gàbaa contro di loro e sterminarono altri diciottomila uomini degli Israeliti, tutti atti a maneggiar la spada.26Allora tutti gli Israeliti e tutto il popolo andarono a Betel, piansero e rimasero davanti al Signore e digiunarono quel giorno fino alla sera e offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore.27Gli Israeliti consultarono il Signore - l'arca dell'alleanza di Dio in quel tempo era là28e Pincas, figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio davanti a essa in quel tempo - e dissero: "Devo continuare ancora a uscire in battaglia contro Beniamino mio fratello o devo cessare?". Il Signore rispose: "Andate, perché domani ve li metterò nelle mani".
29Israele tese quindi un agguato intorno a Gàbaa.
30Gli Israeliti andarono il terzo giorno contro i figli di Beniamino e si disposero a battaglia presso Gàbaa come le altre volte.31I figli di Beniamino fecero una sortita contro il popolo, si lasciarono attirare lontano dalla città e cominciarono a colpire e ad uccidere, come le altre volte, alcuni del popolo d'Israele, lungo le strade che portano a Betel e a Gàbaon, in aperta campagna: ne uccisero circa trenta.32Già i figli di Beniamino pensavano: "Eccoli sconfitti davanti a noi come la prima volta". Ma gli Israeliti dissero: "Fuggiamo e attiriamoli dalla città sulle strade!".33Tutti gli Israeliti abbandonarono la loro posizione e si disposero a battaglia a Baal-Tamar, mentre quelli di Israele che erano in agguato sbucavano dal luogo dove si trovavano, a occidente di Gàbaa.34Diecimila uomini scelti in tutto Israele giunsero davanti a Gàbaa. Il combattimento fu aspro: quelli non si accorgevano del disastro che stava per colpirli.35Il Signore sconfisse Beniamino davanti ad Israele; gli Israeliti uccisero in quel giorno venticinquemila e cento uomini di Beniamino, tutti atti a maneggiare la spada.
36I figli di Beniamino si accorsero d'essere sconfitti. Gli Israeliti avevano ceduto terreno a Beniamino, perché confidavano nell'agguato che avevano teso presso Gàbaa.37Quelli che stavano in agguato infatti si gettarono d'improvviso contro Gàbaa e, fattavi irruzione, passarono a fil di spada l'intera città.38C'era un segnale convenuto fra gli Israeliti e quelli dell'imboscata: questi dovevano fare salire dalla città una colonna di fumo.39Gli Israeliti avevano dunque voltato le spalle nel combattimento e gli uomini di Beniamino avevano cominciato a colpire e uccidere circa trenta uomini d'Israele. Essi dicevano: "Ormai essi sono sconfitti davanti a noi, come nella prima battaglia!".40Ma quando il segnale, la colonna di fumo, cominciò ad alzarsi dalla città, quelli di Beniamino si voltarono indietro ed ecco tutta la città saliva in fiamme verso il cielo.41Allora gli Israeliti tornarono indietro e gli uomini di Beniamino furono presi dal terrore, vedendo il disastro piombare loro addosso.42Voltarono le spalle davanti agli Israeliti e presero la via del deserto; ma i combattenti li incalzavano e quelli che venivano dalla città piombavano in mezzo a loro massacrandoli.43Circondarono i Beniaminiti, li inseguirono senza tregua, li incalzarono fino di fronte a Gàbaa dal lato di oriente.44Caddero dei Beniaminiti diciottomila uomini, tutti valorosi.
45I superstiti voltarono le spalle e fuggirono verso il deserto, in direzione della roccia di Rimmon e gli Israeliti ne rastrellarono per le strade cinquemila, li incalzarono fino a Ghideom e ne colpirono altri duemila.46Così il numero totale dei Beniaminiti, che caddero quel giorno, fu di venticinquemila, atti a maneggiare la spada, tutta gente di valore.47Seicento uomini, che avevano voltato le spalle ed erano fuggiti verso il deserto, raggiunsero la roccia di Rimmon, rimasero alla roccia di Rimmon quattro mesi.48Intanto gli Israeliti tornarono contro i figli di Beniamino, passarono a fil di spada nella città uomini e bestiame e quanto trovarono, e diedero alle fiamme anche tutte le città che incontrarono.
Giobbe 32
1Quando Giobbe ebbe finito di parlare, quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perché egli si riteneva giusto.2Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio;3si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole.4Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età.5Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno.
6Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse:
Giovane io sono di anni
e voi siete già canuti;
per questo ho esitato per rispetto
a manifestare a voi il mio sapere.
7Pensavo: Parlerà l'età
e i canuti insegneranno la sapienza.
8Ma certo essa è un soffio nell'uomo;
l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente.
9Non sono i molti anni a dar la sapienza,
né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto.
10Per questo io oso dire: Ascoltatemi;
anch'io esporrò il mio sapere.
11Ecco, ho atteso le vostre parole,
ho teso l'orecchio ai vostri argomenti.
Finché andavate in cerca di argomenti
12su di voi fissai l'attenzione.
Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe,
nessuno tra di voi risponde ai suoi detti.
13Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza,
ma lo confuti Dio, non l'uomo!
14Egli non mi ha rivolto parole,
e io non gli risponderò con le vostre parole.
15Sono vinti, non rispondono più,
mancano loro le parole.
16Ho atteso, ma poiché non parlano più,
poiché stanno lì senza risposta,
17voglio anch'io dire la mia parte,
anch'io esporrò il mio parere;
18mi sento infatti pieno di parole,
mi preme lo spirito che è dentro di me.
19Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo,
come vino che squarcia gli otri nuovi.
20Parlerò e mi sfogherò,
aprirò le labbra e risponderò.
21Non guarderò in faccia ad alcuno,
non adulerò nessuno,
22perché io non so adulare:
altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe.
Salmi 51
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2'Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.'
3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Zaccaria 2
1Poi alzai gli occhi ed ecco, vidi quattro corna.2Domandai all'angelo che parlava con me: "Che cosa sono queste?". Ed egli: "Sono le corna che hanno disperso Giuda, Israele e Gerusalemme".3Poi il Signore mi fece vedere quattro operai.4Domandai: "Che cosa vengono a fare costoro?". Mi rispose: "Le corna hanno disperso Giuda a tal segno che nessuno osa più alzare la testa e costoro vengono a demolire e abbattere le corna delle nazioni che cozzano contro il paese di Giuda per disperderlo".
5Alzai gli occhi ed ecco un uomo con una corda in mano per misurare.6Gli domandai: "Dove vai?". Ed egli: "Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza".7Allora l'angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo8che gli disse: "Corri, va' a parlare a quel giovane e digli: Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere.9Io stesso - parola del Signore - le farò da muro di fuoco all'intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa.
10Su, su, fuggite dal paese del settentrione - parola del Signore - voi che ho dispersi ai quattro venti del cielo - parola del Signore.11A Sion mettiti in salvo, tu che abiti ancora con la figlia di Babilonia!12Dice il Signore degli eserciti alle nazioni che vi hanno spogliato:13Ecco, io stendo la mano sopra di esse e diverranno preda dei loro schiavi e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato.
14Gioisci, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te
- oracolo del Signore -.
15Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore
e diverranno suo popolo ed egli dimorerà in mezzo a te
e tu saprai che il Signore degli eserciti
mi ha inviato a te.
16Il Signore si terrà Giuda
come eredità nella terra santa,
Gerusalemme sarà di nuovo prescelta.
17Taccia ogni mortale davanti al Signore,
poiché egli si è destato dalla sua santa dimora".
Lettera ai Filippesi 4
1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo XLVI: Affidarsi a Dio quando spuntano parole che feriscono
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, sta saldo e fermo, e spera in me. Che altro sono, le parole, se non parole?: volano al vento, ma non intaccano la pietra. Se sei in colpa, pensa ad emendarti di buona voglia; se ti senti innocente, considera di doverle sopportare lietamente per amor di Dio. Non è gran cosa che tu sopporti talvolta almeno delle parole, tu che non sei capace ancora di sopportare forti staffilate. E perché mai cose tanto da nulla ti feriscono nell'animo, se non perché tu ragioni ancora secondo la carne e dai agli uomini più importanza di quanto sia giusto? Solo per questo, perché hai paura che ti disprezzino, non vuoi che ti rimproverino dei tuoi falli e cerchi di nasconderti dietro qualche scusa. Se guardi più a fondo in te stesso, riconoscerai che il mondo e il vano desiderio di piacere agli uomini sono ancora vivi dentro in te. Se rifuggi dall'esser poco considerato e dall'esser rimproverato per i tuoi difetti, segno è che non sei sinceramente umile né veramente morto al mondo, e che il mondo è per te crocefisso. Ascolta, invece la mia parola e non farai conto neppure di diecimila parole umane. Ecco, anche se molte cose si potessero inventare e dire, con malizia grande, contro di te, che male ti potrebbero fare esse, se tu le lasciassi del tutto passare, non considerandole più che una pagliuzza? Ti potrebbero forse strappare anche un solo capello? Chi non ha spirito di interiorità e non tiene Iddio dinanzi ai suoi occhi, questi si lascia scuotere facilmente da una parola offensiva. Chi invece, senza ricercare il proprio giudizio, si affida a me, questi sarà libero dal timore degli uomini. Sono io, infatti, il giudice, cui sono palesi tutti i segreti; io so come è andata la cosa; io conosco, sia colui che offende sia colui che patisce l'offesa. Quella parola è uscita da me; quel che è avvenuto, è avvenuto perché io l'ho permesso, "affinché fossero rivelati gli intimi pensieri di tutti" (Lc 2,35). Sono io che giudicherò il colpevole e l'innocente; ma voglio che prima siano saggiati, e l'uno e l'altro, al mio arcano giudizio.
2. La testimonianza degli uomini sbaglia frequentemente. Il mio giudizio, invece, è veritiero; resterà e non muterà. Nascosto, per lo più, o aperto via via a pochi, esso non sbaglia né può sbagliare, anche se può sembrare ingiusto agli occhi di chi non ha la sapienza. A me dunque si ricorra per ogni giudizio e non ci si fidi del proprio criterio. Il giusto, infatti non resterà turbato, "qualunque cosa gli venga" da Dio (Pro 12,21). Qualunque cosa sia stata ingiustamente portata contro di lui, non se ne darà molto pensiero; così come non si esalterà vanamente, se, a buon diritto, sarà scagionato da altri. Il giusto considera, infatti, che "sono io colui che scruta i cuori e le reni" (Ap 2,23); io, che non giudico secondo superficiale apparenza umana. Invero, sovente ai miei occhi apparirà condannabile ciò che, secondo il giudizio umano, passa degno di lode. O Signore Dio, "giudice giusto, forte e misericordioso" (Sal 7,12), tu che conosci la fragilità e la cattiveria degli uomini, sii la mia forza e tutta la mia fiducia, ché non mi basta la mia buona coscienza. Tu sai quello che io non so; per questo avrei dovuto umiliarmi dinanzi ad ogni rimprovero e sopportarlo con mansuetudine. Per tutte le volte che mi comportai in tal modo, perdonami, nella tua benevolenza, e dammi di nuovo la grazia di una più grande sopportazione. In verità, a conseguire il perdono, la tua grande misericordia mi giova di più che non mi giovi una mia supposta santità a difesa della mia segreta coscienza. Ché, "pur quando non sentissi di dovermi nulla rimproverare", non potrei per questo ritenermi giusto (1 Cor 4,4); perché, se non fosse per la tua misericordia, "nessun vivente sarebbe giusto, al tuo cospetto" (Sal 142,2).
Omelia 65: Il comandamento nuovo.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca[Uomini nuovi in virtù del comandamento nuovo.]
1. Il Signore Gesù afferma di voler dare ai suoi discepoli un comandamento nuovo, quello di amarsi a vicenda: Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate a vicenda (Gv 13, 34). Ma questo comandamento non era già contenuto nell'antica legge di Dio, che dice: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Lv 19, 18)? Perché allora il Signore chiama nuovo un comandamento che risulta così antico? O lo chiama nuovo perché, spogliandoci dell'uomo vecchio, esso ci riveste del nuovo? Non un amore qualsiasi, infatti, rinnova l'uomo, ma l'amore che il Signore distingue da quello puramente umano aggiungendo: come io ho amato voi (Gv 13, 34); e questo comandamento nuovo rinnova solo chi lo accoglie e ad esso obbedisce. Si amano vicendevolmente il marito e la moglie, i genitori e i figli, e quanti sono uniti tra loro da vincoli umani. E non parlo qui dell'amore colpevole e riprovevole che hanno, l'un per l'altro, gli adulteri e le adultere, gli amanti e le prostitute, e tutti quelli che, non le istituzioni umane, ma le nefaste deviazioni della vita congiungono. Cristo dunque ci ha dato un comandamento nuovo: di amarci gli uni gli altri, come egli ci ha amati. E' questo amore che ci rinnova, rendendoci uomini nuovi, eredi del Testamento Nuovo, cantori del cantico nuovo. Questo amore, fratelli carissimi, ha rinnovato anche i giusti dei tempi antichi, i patriarchi e i profeti, come poi i beati Apostoli. E' questo amore che anche adesso rinnova le genti e raccoglie tutto il genere umano, sparso ovunque sulla terra, per farne un sol popolo nuovo, il corpo della novella sposa dell'unigenito Figlio di Dio, della quale il Cantico dei Cantici dice: Chi è costei che avanza tutta bianca? (Ct 8, 5 sec. LXX). Sì, bianca perché rinnovata; e rinnovata da che cosa, se non dal comandamento nuovo? Ecco perché le sue membra sono sollecite l'uno dell'altro; e se soffre un membro, soffrono insieme le altre membra, se è onorato un membro, si rallegrano le altre membra (cf. 1 Cor 12, 25-26). Esse infatti ascoltano e mettono in pratica l'insegnamento del Signore: Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate a vicenda; e non come si amano i corruttori, né come si amano gli uomini in quanto uomini, ma in quanto dèi e figli tutti dell'Altissimo per essere fratelli dell'unico Figlio suo, amandosi a vicenda di quell'amore con cui li ha amati egli stesso, che li vuol condurre a quel fine che li appagherà e dove ci sono i beni che potranno saziare tutti i loro desideri (cf. Sal 102, 5). Allora, ogni desiderio sarà soddisfatto, quando Dio sarà tutto in tutti (cf. 1 Cor 15, 28). Un tal fine non avrà fine. Nessuno muore là dove nessuno può giungere se non è morto a questo mondo, e non della morte comune a tutti, per cui il corpo è abbandonato dall'anima, ma della morte degli eletti, per cui, mentre ancora siamo nella carne mortale, il cuore viene elevato su in alto. A proposito di questa morte l'Apostolo disse: Voi siete morti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3, 3). Forse in questo senso è stato detto: L'amore è potente come la morte (Ct 8, 6). E' in forza di questo amore, infatti, che, ancora vivendo insieme col corpo corruttibile noi moriamo a questo mondo, e la nostra vita si nasconde con Cristo in Dio; anzi l'amore stesso è per noi morte al mondo e vita con Dio. Se infatti parliamo di morte quando l'anima esce dal corpo, perché non si potrebbe parlare di morte quando il nostro amore esce dal mondo? L'amore è dunque potente come la morte. Che cosa è più potente di questo amore che vince il mondo?
[Amare Dio nel prossimo.]
2. Non crediate, fratelli, che il Signore dicendo: Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate a vicenda, abbia dimenticato quel comandamento più grande, che è amare il Signore Dio nostro con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente. Potrebbe infatti sembrare che abbia detto di amarsi a vicenda quasi non calcolando quel comandamento: come se, invece, l'ordine che dava non rientrasse nella seconda parte di questo precetto dove è detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso. E' infatti su questi due comandamenti che poggiano la legge e i profeti (Mt 22, 37 40). Ma per chi li intende bene, ciascuno dei due comandamenti si ritrova nell'altro; perché chi ama Dio, non può non tener conto del suo precetto di amare il prossimo; e chi ama il prossimo di un amore sincero e santo, chi ama in lui se non Dio? Questo amore, che si distingue da ogni espressione di amore mondano, il Signore lo caratterizza aggiungendo: come io ho amato voi. Che cosa, infatti, se non Dio, egli ha amato in noi? Non perché già lo possedessimo, ma perché lo potessimo possedere; per condurci, come dicevo prima, là dove Dio sarà tutto in tutti. E' in questo senso che giustamente si dice che il medico ama gli ammalati: cosa ama in essi, se non la salute che vuol ridonare, e non la malattia che vuole scacciare? Amiamoci dunque gli uni gli altri in maniera tale da stimolarci a vicenda, mediante le attuazioni dell'amore, a possedere Dio in noi per quanto ci è possibile. Questo amore ce lo dà colui stesso che ha detto: Come io ho amato voi, così voi amatevi a vicenda (Gv 13, 34). Per questo dunque ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda. Con l'amarci egli ci ha dato l'aiuto affinché col mutuo amore ci stringiamo fra noi e, legate le membra da un vincolo così soave, siamo corpo di tanto Capo.
3. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 35). Come a dire: Gli altri miei doni li hanno in comune con voi anche coloro che non sono miei: non soltanto la natura, la vita, i sensi, la ragione, e quella salute che è comune agli uomini e agli animali; essi hanno anche il dono delle lingue, i sacramenti, il dono della profezia, il dono della scienza e quello della fede, quello di distribuire i loro averi ai poveri, di dare il loro corpo alle fiamme. Ma essi non hanno la carità, per cui, a modo di cembali, fanno del chiasso, ma in realtà non sono niente e questi doni non giovano loro a niente (cf. 1 Cor 13, 1-3). Non è da questi miei doni, quantunque eccellenti, e che possono avere anche quelli che non sono miei discepoli, ma è da questo che conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. O sposa di Cristo, bella tra tutte le donne! O splendida creatura, che vieni avanti appoggiata al tuo diletto! Inondata della sua luce, appari fulgente; sostenuta da lui, non puoi cadere! Come vieni degnamente celebrata in quel Cantico dei Cantici, che è il tuo epitalamio: L'amore fa le tue delizie! (Ct 7, 6 sec. LXX). Questo amore impedisce che la tua anima si perda insieme con quella degli empi; esso pone su un alto livello la tua causa, esso è tenace come la morte e forma la tua felicità. Quale meraviglioso genere di morte, che avrebbe stimato poca cosa l'assenza di tormenti, se non ci fosse stata anche la pienezza della gioia! Ma è tempo ormai di porre fine a questo discorso, rimandando ad un altro quel che segue.
Uva di varie qualità
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaQuesto e quello che segue sono i sogni fatti da Don Bosco in quei giorni
trascorsi a Lanzo, che dovevano essere di riposo per il Santo. Don
Bosco si decise a raccontarli ai giovani dell’Oratorio per obbedire a
quel richiamo venuto dall’alto: «Perché non parli? ». Noi li riassumiamo
fedelmente.
Don Bosco racconta: «La notte del giovedì santo, 9 aprile 1868, appena
assopito, cominciai a sognare. Mi trovavo nel cortile del l’Oratorio
intento a discorrere con alcuni superiori. A un tratto vediamo spuntare
da terra una vite bellissima, che cresce a vista d’occhio e s’innalza da
terra fin quasi all’altezza di un uomo. A questo punto comincia a
stendere i suoi tralci in numero straordinario e a mettere fuori i
pampini. In breve si estese tanto da occupare tutto il cortile. Con
meraviglia notavo che i rami si estendevano solo orizzontalmente, così
da formare un immenso pergolato, che restava sospeso senza alcun
sostegno visibile. Subito spuntarono anche bei grappoli; gli acini
ingrossarono e l’uva prese un magnifico colore. Io osservavo con gli
occhi spalancati, muto dallo stupore, quando a un tratto tutti gli acini
caddero per terra e diventarono altrettanti giovani vispi e allegri:
saltavano, giocavano, gridavano, correvano che era un piacere a vederli.
Allora un misterioso personaggio (la solita Guida) mi apparve al fianco e
osservava anch’egli i giovani. Ma improvvisamente si stese dinanzi a
noi uno strano velo, quasi fosse un sipario, e ci na scose quel gioioso
spettacolo. Tutta l’allegria dei giovani era cessata all’istante e
succedeva un malinconico silenzio.
— Guarda! — mi disse la Guida; e mi additò la vite.
Mi avvicinai e vidi che non c’era più uva, ma soltanto foglie, sulle
quali stavano scritte le parole del Vangelo: “Nihil invenit in ea” (In
essa non ha trovato nulla).
— Che cosa significano? — domandai.
La Guida sollevò il velo e io rividi i giovani, ma in numero minore dei moltissimi visti prima.
— Costoro — mi disse — sono quelli che pur avendo molta facilità di fare
il bene, non vogliono approfittarne. Sono quelli che hanno la sola
preoccupazione di apparire buoni, senza esserlo in realtà. Sono quelli
che agiscono ipocritamente per ottenere la stima e la lode dei
superiori.
Provai un gran dispiacere nel vedere in quel numero alcuni che io credevo molto buoni, affezionati e sinceri.
La Guida soggiunse:
— Il male non è tutto qui.
E lasciò cadere di nuovo il sipario, poi mi disse:
— Ora guarda di nuovo.
Tra le foglie erano comparsi molti grappoli d’uva, che dapprima
sembravano promettere una ricca vendemmia. Avvicinandomi però mi accorsi
che erano tutti guasti: alcuni ricoperti di muffa, altri pieni di vermi
e di insetti che li rodevano, altri mangiati da uccelli e vespe, altri
ancora marci e disseccati.
La Guida alzò di nuovo il velo e sotto comparvero molti dei giovani
visti all’inizio del sogno. Le loro fisionomie, prima così belle, erano
diventate brutte, scure e piene di piaghe ripugnanti. Essi passeggiavano
curvi, rattrappiti nella persona e assai malinconici. Nessuno parlava.
— Come va questo? — domandai alla Guida —. Perché quei giovani erano
prima tanto allegri e simpatici, e ora sono così tristi e brutti?
—Osserva bene! — fu la risposta.
Li fissai attentamente mentre mi passavano accanto e vidi che tutti
portavano scritto in fronte il loro peccato. Sulla fronte dei giovani
leggevo: Impurità — Scandalo — Superbia — Gola — Invidia — Ira — Spirito
di vendetta — Bestemmia — Indifferenza religiosa — Disubbidienza —
Sacrilegio — Furto, ecc.
Volevo scrivere i nomi di questi poveretti per poterli avvisare in seguito, ma la Guida me lo impedì risolutamente dicendomi:
— Hanno le Regole, le osservino; hanno i Superiori, li obbediscano;
hanno i Sacramenti, li frequentino; hanno la confessione: non la
profanino col tacere i peccati; hanno la Santa Comunione: non la
ricevano indegnamente. Custodiscano gli occhi, fuggano i cattivi
compagni, si astengano da cattive letture e dai cattivi discorsi. I tuoi
giovani, con la grazia di Dio e con la voce della coscienza, possono
sapere quello che debbono fare o fuggire.
Lasciò cadere il velo e di nuovo osservai la vite. Questa volta era
carica di grappoli sanissimi, turgidi e maturi. Era un piacere vederli e
davano gusto solo a guardarli. Si alzò nuovamente il velario e
apparvero molti giovani che sono, furono e saranno nei nostri collegi.
Erano bellissimi e raggianti di gioia.
— Questi — disse la Guida — sono e saranno quelli che, mediante le tue
cure, fanno e faranno buoni frutti e ti daranno molte consolazioni. Io
mi rallegrai, ma restai nello stesso tempo afflitto, perché essi non
erano quel numero grandissimo che speravo ».
Il velano si è alzato tre volte, lasciando vedere ogni volta un gruppo
diverso di giovani. Niente di nuovo sotto il sole. Se gli educatori di
oggi avessero i doni carismatici di Don Bosco, potrebbero vedere
qualcosa di simile.
Premessa — In mezzo agli orrori di questa visione, apre uno spiraglio di
luce l’affermazione di Don Bosco: i giovani che egli vede precipitare
nella città del fuoco non hanno ancora ricevuto la sentenza del Giudice
Divino: «Andate, maledetti, nel fuoco eterno»; ma andrebbero eternamente
dannati se morissero nello stato di coscienza in cui vivono oggi. La
visione è molto lunga; noi ne presentiamo un fedele riassunto.
« Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa »
Beata Alexandrina Maria da Costa
...Improvvisamente apparve Mammina Addolorata: aveva sulle braccia Gesù
morto. Me Lo pose in grembo, mi accarezzò leggermente e si sedette al
mio fianco. I miei sguardi non si staccavano da Gesù mentre udivo
Mammina.
- Accetta, figlia mia, come ho fatto Io sul Calvario. A Me hanno dato
Gesù, morto per l'umanità. A te do l'umanità, morta per il peccato; ma
in essa vi è sempre Gesù: vedilo in tutte le anime, contemplalo in
tutti i peccatori, nell'umanità intera. Accetta le mie spine; soffri,
figlia, soffri; abbi coraggio. Io non ti abbandono, insieme al tuo
Gesù. Sei la prediletta del Cielo. - O Mammina, aiutami! Mi viene a
mancare tutto. Voglio consolarti e dare a Gesù tutte le anime. - Ella,
senza un sorriso, senza una carezza, disparve, e così Gesù morto.
Rimasi nella maggiore angustia ripetendo il mio « credo » e il mio «
confido »... (diario, 3-9-1954).
...Nella notte dal 7 all'8 ho vegliato; non ho potuto dormire. Dopo le
due, perché prima non ne avevo avuto le forze né la disposizione, ho
incominciato a presentare gli auguri a Mammina. Che povertà! Non avevo
nulla da darle, né Le sapevo parlare. Le ho rinnovato l'offerta di
tutto il mio essere: è stata una consacrazione completa; Le ho offerto
i cuori e le anime di tutta l'umanità... - Mammina, vorrei meritare
tanto in questo giorno da potere strappare dal purgatorio tutte le
anime, affinché possano oggi stesso salire al cielo, darti tutta la
gloria e l'amore... Accetta il mio sacrificio di non ricevere Gesù
Sacramentato, se per caso non verrà un sacerdote a darmelo. - Queste
offerte non furono mie: in tutto il giorno ho lottato, per il vuoto
indicibile della mancata Comunione, contro una fame di Lui
insopportabile. Ricordavo al vivo la richiesta di 20 anni fa [1934]:
del mio corpo, di tutto il mio corpo per essere crocifisso...
Senza fede, senza sentirla, e senza sentire il dolore, salii la
montagna: non fui capace, nel mio intimo, di ripetere il mio « credo »
e di fare un atto di amore. Volevo dire con il pensiero « credo, mio
Gesù » ma era una cosa tanto vaga che non giungeva al Cielo: ciò che
nasce alla superficie, non vale nulla. Avevo bisogno di dirlo dal
profondo, ma non fui capace, tale era la mia sfinitezza. Con molto
ritardo venne Gesù: pareva non venisse più; che separazione tremenda!
Venne, ma non portò luce, però mi rialzò e mi parlò con dolcezza e con
amore. - Figlia mia, sposa cara, sono Gesù; rialzati, abbi coraggio;
vieni a Me... I tuoi, figlia mia, sono sentimenti simbolici; il tuo
allontanamento da Me è l'allontanamento delle anime. Come possono
dire di credere in Me se peccano come se Io non esistessi? Come possono
dire di amarmi, nei loro peccati e vizi, rinnovando giorno e notte la
mia Passione? Sentimenti simbolici: leggete e comprendete, maestri
delle anime! Ripetimi il tuo « credo »; dimmi che Mi ami, sposa cara.
Coraggio!... -
... - Ricevi la goccia del mio Sangue divino, la vita che ti dà vita
per parlare alle anime. Abbi coraggio, abbiate coraggio. Tu spargi
rugiada celeste, semini semente divina. È per mezzo tuo che Mi do al
mondo. Parlo attraverso le tue labbra. Sta sorgendo qualcosa di
sgradevole; ma non è nulla in paragone del bene. È il demonio rabbioso
che vuole bruciare la semente divina; ma insisterà invano. Si faccia
preghiera, si faccia penitenza! Incominci la Chiesa! Oh, quante cose
deve correggere e perfezionare! Le Case religiose, le Case religiose;
frati e suore che non vivono la vita dei loro fondatori. Incominci la
Chiesa! Incominci la Chiesa! Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa.
Si risollevi il mondo verso di Me. Coraggio, figlia, ripara!... Consola
il mio Cuore divino e quello della mia Madre benedetta. Noi siamo con
te. Ripeti il tuo « credo ». - Gesù fuggì da me. Mentre si assentava
Gli dissi ancora: - Fa' di me ciò che vuoi; Ti raccomando le mie
richieste: perdona al mondo, perdona sempre. (diario, 10-9-1954).