Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 33° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 5
1Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret2e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca".5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti".6E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.8Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore".9Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".11Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
12Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi".13Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui.14Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi".15La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità.16Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.
17Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.18Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui.19Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza.20Veduta la loro fede, disse: "Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi".21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: "Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?".22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: "Che cosa andate ragionando nei vostri cuori?23Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina?24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua".25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio.26Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose".
27Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!".28Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola.30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?".31Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati;32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi".
33Allora gli dissero: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!".34Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?35Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno".36Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.37E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.38Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!".
Primo libro delle Cronache 11
1Tutti gli Israeliti si raccolsero intorno a Davide in Ebron e gli dissero: "Ecco noi siamo tue ossa e tua carne.2Anche prima, quando regnava Saul, tu guidavi nei movimenti le truppe di Israele. Inoltre il Signore tuo Dio ti ha detto: Tu pascerai il mio popolo, Israele; tu sarai capo del mio popolo Israele".3Tutti gli anziani di Israele si presentarono al re in Ebron. Davide concluse con loro un'alleanza in Ebron davanti al Signore. Con l'unzione consacrarono Davide re su Israele, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Samuele.
4Davide con tutto Israele marciò contro Gerusalemme, cioè Gebus, ove c'erano i Gebusei, abitanti del paese.5Ma gli abitanti di Gebus dissero a Davide: "Tu qui non entrerai". Ma Davide prese la cittadella di Sion, che è la città di Davide.6Davide aveva detto: "Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà capo e principe". Salì per primo Ioab, figlio di Zeruià, che divenne così capo.7Davide si stabilì nella cittadella, che perciò fu chiamata città di Davide.8Egli fortificò la città tutt'intorno, dal Millo per tutto il suo perimetro; Ioab restaurò il resto della città.9Davide cresceva sempre più in potenza e il Signore degli eserciti era con lui.
10Questi sono i capi dei prodi di Davide, che si erano affermati con il valore nel suo regno e che, insieme con tutto Israele, lo avevano costituito re, secondo la parola del Signore nei riguardi di Israele.11Ecco l'elenco dei prodi di Davide: Iasobeam figlio di un Cacmonita, capo dei Tre; egli brandì la lancia su trecento vittime in una sola volta.12Dopo di lui c'era Eleàzaro figlio di Dodo, l'Acochita; era uno dei tre prodi.13Egli fu con Davide in Pas-Dammim. I Filistei vi si erano riuniti per combattere; c'era un campo pieno di orzo. La truppa fuggì di fronte ai Filistei.14Egli allora si appostò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei; così il Signore operò una grande vittoria.
15Scesero tre dei trenta capi sulla roccia presso Davide, nella fortezza di Adullàm; il campo dei Filistei si estendeva nella valle di Rèfaim.16Davide era nella fortezza, mentre un presidio di Filistei era in Betlemme.17Davide ebbe un desiderio che espresse a parole: "Potessi bere l'acqua della cisterna che sta alla porta di Betlemme!".18I tre attraversarono il campo dei Filistei, attinsero l'acqua dalla cisterna che era alla porta di Betlemme e la portarono a Davide, ma egli non volle berla; la versò in libazione al Signore.19Egli disse: "Mi guardi il mio Dio dal compiere una cosa simile. Dovrei bere il sangue di quegli uomini insieme con la loro vita? Difatti l'hanno portata a rischio della propria vita". Non volle berla. Tali gesta compirono i tre prodi.
20Abisài fratello di Ioab era capo dei Trenta. Egli brandì la lancia contro trecento vittime e così divenne famoso fra i Trenta.21Fu stimato doppiamente fra i Trenta; divenne loro capo, ma non giunse ad eguagliare i Tre.
22Benaià, da Kabzeèl, era figlio di Ioiadà, uomo valoroso e pieno di prodezze. Egli uccise i due figli di Arièl di Moab; inoltre, sceso in una cisterna in un giorno di neve, vi uccise un leone.23Egli uccise anche un Egiziano alto cinque cubiti, il quale aveva in mano una lancia come un subbio di tessitore; gli andò incontro con un bastone, strappò la lancia dalla mano dell'Egiziano e lo uccise con la stessa lancia.24Tale gesta compì Benaià, figlio di Ioiadà; egli divenne famoso fra i trenta prodi.25Fra i Trenta fu molto stimato, ma non giunse a eguagliare i Tre. Davide lo mise a capo della sua guardia del corpo.
26Ecco i prodi valorosi: Asaèl fratello di Ioab, Elcanan figlio di Dodo, di Betlemme,27Sammòt di Charod, Chelez di Pelet,28Ira figlio di Ikkes di Tekòa, Abièzer di Anatòt,29Sibbekai di Cusa, Ilai di Acoch,30Macrai di Netofa, Cheled figlio di Baana, di Netofa,31Itai figlio di Ribai, di Gàbaa dei figli di Beniamino, Benaià di Piraton,32Curai di Nacale-Gaas, Abiel di Arbot,33Azmàvet di Bacurìm, Eliacba di Saalbon,34Iasen di Gun, Giònata figlio di Saghe, di Charar,35Achiam figlio di Sacar, di Carar, Elifèlet figlio di Ur,36Efer di Mechera, Achia di Pelon,37Chezro del Carmelo, Naarai figlio di Ezbai,38Gioele fratello di Natàn, Mibcar figlio di Agri,39Zelek l'Ammonita, Nacrai di Berot, scudiero di Ioab figlio di Zeruià,40Ira di Ieter, Gareb di Ieter,41Uria l'Hittita, Zabad figlio di Aclai,42Adina figlio di Zisa il Rubenita, capo dei Rubeniti, e con lui altri trenta,43Canan, figlio di Maaca, Giòsafat di Meten,44Uzzia di Astarot, Sama e Ieiel, figli di Cotam di Aroer,45Iediael figlio di Simri e Ioca suo fratello, di Tisi,46Eliel di Macavim, Ieribài e Osea, figli di Elnaam, Itma il Moabita,47Elièl, Obed e Iaasièl di Zoba.
Siracide 20
1C'è un rimprovero che è fuori tempo,
c'è chi tace ed è prudente.
2Quanto è meglio rimproverare che covare l'ira!
3Chi si confessa colpevole evita l'umiliazione.
4Un eunuco che vuol deflorare una ragazza,
così chi vuol rendere giustizia con la violenza.
5C'è chi tace ed è ritenuto saggio,
e c'è chi è odiato per la sua loquacità.
6C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere,
e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio.
7L'uomo saggio sta zitto fino al momento opportuno,
il millantatore e lo stolto lo trascurano.
8Chi abbonda nel parlare si renderà abominevole;
chi vuole assolutamente imporsi sarà odiato.
9Nelle disgrazie può trovarsi la fortuna per un uomo,
mentre un profitto può essere una perdita.
10C'è una generosità, che non ti arreca vantaggi
e c'è chi dall'umiliazione alza la testa.
11.12C'è chi compra molte cose con poco,
e chi le paga sette volte il loro valore.
13Il saggio si rende amabile con le sue parole,
le cortesie degli stolti sono sciupate.
14Il dono di uno stolto non ti gioverà,
perché i suoi occhi bramano ricevere più di quanto ha
dato.
15Egli darà poco, ma rinfaccerà molto;
aprirà la sua bocca come un banditore.
Oggi darà un prestito e domani richiederà;
uomo odioso è costui.
16Lo stolto dice: "Non ho un amico,
non c'è gratitudine per i miei benefici.
17Quelli che mangiano il mio pane sono lingue cattive".
Quanto spesso e quanti si burleranno di lui!
18Meglio scivolare sul pavimento che con la lingua;
per questo la caduta dei cattivi giunge rapida.
19Un uomo senza grazia è un discorso inopportuno:
è sempre sulla bocca dei maleducati.
20Non si accetta una massima dalla bocca dello stolto,
perché non è mai detta a proposito.
21C'è chi è impedito di peccare dalla miseria
e durante il riposo non avrà rimorsi.
22C'è chi si rovina per rispetto umano
e si rovina per la faccia di uno stolto.
23C'è chi per rispetto umano fa promesse a un amico;
in tal modo se lo rende gratuitamente nemico.
24Brutta macchia nell'uomo la menzogna,
si trova sempre sulla bocca degli ignoranti.
25Meglio un ladro che un mentitore abituale,
ma tutti e due condivideranno la rovina.
26L'abitudine del bugiardo è un disonore,
la vergogna lo accompagnerà sempre.
27Il saggio si fa onore con i discorsi,
l'uomo prudente piace ai grandi.
28Chi lavora la terra accrescerà il raccolto;
chi piace ai grandi si fa perdonare l'ingiustizia.
29Regali e doni accecano gli occhi dei saggi,
come bavaglio sulla bocca, soffocano i rimproveri.
30Sapienza nascosta e tesoro invisibile:
a che servono l'una e l'altro?
31Fa meglio chi nasconde la stoltezza
che colui che nasconde la sapienza.
Salmi 58
1'Al maestro del coro. Su "Non distruggere".'
'Di Davide. Miktam.'
2Rendete veramente giustizia o potenti,
giudicate con rettitudine gli uomini?
3Voi tramate iniquità con il cuore,
sulla terra le vostre mani preparano violenze.
4Sono traviati gli empi fin dal seno materno,
si pervertono fin dal grembo gli operatori di menzogna.
5Sono velenosi come il serpente,
come vipera sorda che si tura le orecchie
6per non udire la voce dell'incantatore,
del mago che incanta abilmente.
7Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,
rompi, o Signore, le mascelle dei leoni.
8Si dissolvano come acqua che si disperde,
come erba calpestata inaridiscano.
9Passino come lumaca che si discioglie,
come aborto di donna che non vede il sole.
10Prima che le vostre caldaie sentano i pruni,
vivi li travolga il turbine.
11Il giusto godrà nel vedere la vendetta,
laverà i piedi nel sangue degli empi.
12Gli uomini diranno: "C'è un premio per il giusto,
c'è Dio che fa giustizia sulla terra!".
Gioele 4
1Poiché, ecco, in quei giorni e in quel tempo,
quando avrò fatto tornare i prigionieri di Giuda
e Gerusalemme,
2riunirò tutte le nazioni
e le farò scendere nella valle di Giòsafat,
e là verrò a giudizio con loro
per il mio popolo Israele, mia eredità,
che essi hanno disperso fra le genti
dividendosi poi la mia terra.
3Hanno tirato a sorte il mio popolo e hanno dato un fanciullo in cambio di una prostituta, han venduto una fanciulla in cambio di vino e hanno bevuto.
4Anche voi, Tiro e Sidòne, e voi tutte contrade della Filistea, che siete per me? Vorreste prendervi la rivincita e vendicarvi di me? Io ben presto farò ricadere sul vostro capo il male che avete fatto.5Voi infatti avete rubato il mio oro e il mio argento, avete portato nei vostri templi i miei tesori preziosi;6avete venduto ai Greci i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme per mandarli lontano dalla loro patria.7Ecco, io li richiamo dalle città, dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere sulle vostre teste il male che avete fatto.8Venderò i vostri figli e le vostre figlie per mezzo dei figli di Giuda, i quali li venderanno ai Sabei, un popolo lontano. Il Signore ha parlato.
9Proclamate questo fra le genti:
chiamate alla guerra santa,
incitate i prodi,
vengano, salgano tutti i guerrieri.
10Con le vostre zappe fatevi spade
e lance con le vostre falci;
anche il più debole dica: io sono un guerriero!11Svelte, venite, o genti tutte, dai dintorni
e radunatevi là!
Signore, fa' scendere i tuoi prodi!
12Si affrettino e salgano le genti
alla valle di Giòsafat,
poiché lì siederò per giudicare
tutte le genti all'intorno.
13Date mano alla falce,
perché la messe è matura;
venite, pigiate,
perché il torchio è pieno
e i tini traboccano...
tanto grande è la loro malizia!
14Folle e folle
nella Valle della decisione,
poiché il giorno del Signore è vicino
nella Valle della decisione.
15Il sole e la luna si oscurano
e le stelle perdono lo splendore.
16Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa sentire la sua voce;
tremano i cieli e la terra.
Ma il Signore è un rifugio al suo popolo,
una fortezza per gli Israeliti.
17Voi saprete che io sono il Signore
vostro Dio
che abito in Sion, mio monte santo
e luogo santo sarà Gerusalemme;
per essa non passeranno più gli stranieri.
18In quel giorno
le montagne stilleranno vino nuovo
e latte scorrerà per le colline;
in tutti i ruscelli di Giuda
scorreranno le acque.
Una fonte zampillerà dalla casa del Signore
e irrigherà la valle di Sittìm.
19L'Egitto diventerà una desolazione
e l'Idumea un brullo deserto
per la violenza contro i figli di Giuda,
per il sangue innocente sparso nel loro paese,
20mentre Giuda sarà sempre abitato
e Gerusalemme di generazione in generazione.
21Vendicherò il loro sangue, non lo lascerò impunito
e il Signore dimorerà in Sion.
Atti degli Apostoli 11
1Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio.2E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo:3"Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!".
4Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo:5"Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me.6Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo.7E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia!8Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca.9Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano.10Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo.11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi.12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo.13Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro;14egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia.15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi.16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: 'Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo'.17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?".
18All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!".
19Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei.20Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù.21E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore.22La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Bàrnaba ad Antiòchia.
23Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e,24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore.25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia.26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.
27In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme.28E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio.29Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea;30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.
Capitolo VI: Chi ha vero amore, come ne dà prova
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, ancora non sei forte e saggio nell'amore. Perché, o Signore? Perché, per una piccola contrarietà lasci la strada intrapresa e troppo avidamente cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, regge alle tentazioni e non crede alla suadente furbizia del nemico. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi è saggio nell'amore non guarda tanto al pregio del dono, quanto all'amore di colui che dona. Guarda più all'affetto che al prezzo, e pone tutti i doni al di sotto della persona amata. Chi è nobile nell'amore non si appaga nel dono, ma si appaga in me, al di sopra di qualunque dono. Se talvolta, verso di me, o verso i miei santi, hai l'animo meno ben disposto di quanto vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell'amore che talora senti, buono e dolce, è effetto della grazia presente in te; è, per così dire, un primo assaggio della patria celeste. Ma è cosa su cui non bisogna fare troppo conto, perché non è ferma e costante.
2. Segno di virtù e di grande merito, è questo: lottare quando si affacciano cattivi impulsi dell'animo, e disprezzare le suggestioni del diavolo. Dunque non lasciarti turbare da alcun pensiero che ti venga dal di fuori, di qualsivoglia natura. Saldamente mantieni, invece, i tuoi propositi, con l'animo diretto a Dio. Non è una vana illusione che, talvolta, tu sia d'un tratto portato fino all'estremo rapimento, per poi ritornare subito alle consuete manchevolezze spirituali; queste infatti non dipendono da te, ma le subisci contro tua voglia. Anzi, fino a che tali manchevolezze ti disgustano, e ad esse resisti, questo è cosa meritoria, non già rovinosa per l'anima. Sappi che l'antico avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione; distogliendoti, cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall'utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L'antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Non credergli, non badargli, anche se ti avrà teso sovente i lacci dell'inganno. Ascrivile a lui, quando ti insinua cose cattive e turpi. Digli: vattene, spirito impuro; arrossisci, miserabile. Veramente immondo sei tu, che fai entrare nei miei orecchi cose simili. Allontanati da me, perfido ingannatore; non avrai alcun posto in me: presso di me starà Gesù, come un combattente valoroso; e tu sarai svergognato. Preferisco morire e patire qualsiasi pena, piuttosto che cedere a te. Taci, ammutolisci; non ti ascolterò più, per quante insidie tu mi possa tendere. "Il Signore è per me luce e salvezza; di chi avrò paura? (Sal 26,1). Anche se fossero eretti contro di me interi accampamenti, il mio cuore non vacillerà (Sal 26,3). Il Signore è il mio alleato e il mio redentore" (Sal 18,15).
3. Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: è a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressoché incurabile. E' questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza e ad indefettibile umiltà.
Omelia 13: E' lo sposo che ha la sposa.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca
1. L'ordine da noi seguito nella lettura del Vangelo secondo Giovanni, come possono ricordare quanti hanno a cuore il loro progresso, ci porta oggi a commentare quanto adesso è stato letto. Ricorderete che già è stato commentato quanto precede la lettura di oggi, a partire dall'inizio. E anche se molte cose le avete dimenticate, certamente rimane nella vostra memoria almeno la nostra dedizione a questo compito. Anche se non avete presente, ad esempio, tutto ciò che avete sentito intorno al battesimo di Giovanni, ricorderete almeno d'averne sentito parlare; e quanto si è detto in risposta alla domanda perché lo Spirito Santo apparve sotto forma di colomba. Ricorderete anche come abbiamo risolto quell'intricatissima questione, relativa a ciò che Giovanni ignorava del Signore e che apprese per mezzo della colomba, benché già conoscesse il Signore, come dimostra ciò che egli disse quando il Signore si presentò a lui per esser battezzato: Sono io che devo esser battezzato da te, e tu vieni a me?; il Signore gli rispose: Lascia adesso che si compia tutta la giustizia (Mt 3, 14-15).
2. Il seguito della lettura ci riporta ora a Giovanni Battista. E' di lui che Isaia vaticinò: Voce di uno che grida nel deserto, preparate la via al Signore, appianate i suoi sentieri (Is 40, 3). Tale testimonianza aveva reso a colui che era il suo Signore, e che aveva voluto essere anche il suo amico. E il suo Signore ed amico a sua volta rese testimonianza a Giovanni. Disse infatti di Giovanni: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Il Signore si pose al di sopra di lui in ciò che era più di Giovanni, perché era Dio. Infatti il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11, 11). Più piccolo di Giovanni per la nascita, il Signore era più grande per la potenza, per la divinità, per la maestà, per la gloria, poiché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Come abbiamo visto nelle letture precedenti, Giovanni aveva reso testimonianza al Signore fino ad affermare di lui che era Figlio di Dio, non Dio; senza tuttavia negarlo. Non aveva detto in modo esplicito che era Dio, non l'aveva negato, non l'aveva taciuto del tutto. Forse troveremo questa affermazione nella lettura odierna. Il Battista aveva detto di Gesù che era Figlio di Dio. Ma anche di semplici uomini è stato detto che erano figli di Dio (Gv 1, 34 12). Aveva detto che era talmente grande che egli non era degno di sciogliergli i lacci dei sandali (Gv 1, 27). Ora, già il fatto che Giovanni, il più grande tra i nati di donna, non fosse degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali, ci offre la misura della grandezza del Signore. E' una grandezza superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli. Vediamo, infatti, un angelo impedire ad un uomo di prostrarsi ai suoi piedi. Nell'Apocalisse, avendo un angelo rivelato alcune cose a Giovanni, l'autore di questo Vangelo, questi, sgomento per la grandezza della visione, cade ai piedi dell'angelo. E l'angelo: Alzati, non devi farlo! A Dio rivolgi l'adorazione, perché io sono un compagno di servizio, tuo e dei tuoi fratelli (Ap 22, 9). Un angelo, dunque, ha impedito ad un uomo di gettarsi ai suoi piedi. Ora, non è chiaro che sta al di sopra di tutti gli angeli colui al quale un tal uomo, di cui nessuno più grande è apparso fra i nati di donna, si dichiara indegno di sciogliere i legacci dei suoi sandali?
[I donatisti riducono il regno di Cristo all'Africa.]
3. Ma aspettiamo che Giovanni ci dica in maniera più esplicita che il Signore nostro Gesù Cristo è Dio. Troviamo questa affermazione nella presente lettura; difatti riferendoci a lui abbiamo cantato: Regna Iddio su tutta la terra. Sono sordi a questa voce quanti ritengono che egli regni solo su l'Africa. Difatti, non d'altri che di Cristo è detto: Regna Iddio su tutta la terra. Chi è il nostro re, se non il Signore nostro Gesù Cristo? Egli solo è il nostro re. Che cosa abbiamo sentito, ancora, nel versetto del salmo che adesso abbiamo cantato? Inneggiate al nostro Dio, inneggiate; inneggiate al nostro re, inneggiate. Il salmo chiama nostro re quello stesso che chiama Dio: Inneggiate al nostro Dio, inneggiate; inneggiate al nostro re con intelligenza. Non puoi intendere in un senso univoco e preconcetto colui al quale tu canti: Regna Iddio su tutta la terra (Sal 46, 3 7-8). Ma come può essere re di tutta la terra colui che fu visto in una sola parte della terra, a Gerusalemme, in Giudea, camminare in mezzo agli uomini; colui che nacque, succhiò il latte, crebbe, mangiò, si dissetò, vegliò, dormì, si sedette stanco presso il pozzo; colui che fu preso, flagellato, coperto di sputi, coronato di spine, sospeso alla croce, trafitto con la lancia; che morì e fu sepolto? Come può essere lui il re di tutta la terra? Ciò che si vedeva in un determinato luogo era la carne di lui; la carne si mostrava agli occhi di carne, mentre rimaneva occulta nella carne mortale la maestà immortale. E con quali occhi si potrà raggiungere l'eterna maestà nascosta nell'involucro della carne? C'è un altro occhio, l'occhio interiore. Non era infatti privo di occhi Tobia, quando, cieco negli occhi corporei, impartiva precetti di vita al figlio (cf. Tb 4). Il figlio teneva per mano il padre, affinché potesse muovere i passi; il padre consigliava il figlio, affinché potesse camminare sulla via giusta. Da una parte vedo degli occhi, dall'altra li ammetto. E sono migliori gli occhi di colui che dà consigli di vita, che non gli occhi di chi tiene per mano. Tali occhi richiedeva Gesù quando disse a Filippo: Da tanto tempo sono con voi, e non mi avete conosciuto? Tali occhi richiedeva Gesù quando disse: Filippo, chi vede me, vede anche il Padre (Gv 14, 9). Questi occhi sono nell'intelligenza, sono nella mente. Perciò il salmo, dopo aver detto: Dio è re di tutta la terra, immediatamente aggiunge: Inneggiate con intelligenza. Infatti dicendo: Inneggiate al nostro Dio, inneggiate, afferma che il nostro re è Dio. Ma voi avete visto il nostro re come uomo tra gli uomini, lo avete visto patire, lo avete visto crocifisso, morto; dunque, si nascondeva qualcosa in quella carne che con gli occhi di carne non avete potuto vedere. Che cosa si nascondeva? Inneggiate con intelligenza. Non pretendete di vedere con gli occhi ciò che solo si può penetrare con l'intelligenza. Inneggiate con la lingua, perché egli è carne in mezzo a voi; ma poiché il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi, il suono della voce renda omaggio alla carne, e lo sguardo della mente a Dio. Inneggiate con intelligenza, e rendetevi conto che il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi.
4. Ma anche Giovanni renda la sua testimonianza: Dopo di ciò, Gesù si recò con i suoi discepoli nella terra di Giudea e là si tratteneva con essi e battezzava (Gv 3, 22). Colui che era stato battezzato, ora battezzava. Ma non battezzava con quel battesimo con cui era stato battezzato. Il Signore conferisce il battesimo dopo essere stato battezzato dal servo, mostrando così la via dell'umiltà che conduce al suo battesimo: ci dà un esempio di umiltà, non rifiutando il battesimo del servo. Mediante il battesimo del servo veniva preparata la via al Signore, il quale, dopo essere stato battezzato, si fece egli stesso via per coloro che venivano a lui. Ascoltiamolo: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14, 6). Se cerchi la verità segui la via; perché la via è lo stesso che la verità. La meta cui tendi e la via che devi percorrere, sono la stessa cosa. Non puoi giungere alla meta seguendo un'altra via; per altra via non puoi giungere a Cristo: a Cristo puoi giungere solo per mezzo di Cristo. In che senso arrivi a Cristo per mezzo di Cristo? Arrivi a Cristo Dio per mezzo di Cristo uomo; per mezzo del Verbo fatto carne arrivi al Verbo che era in principio Dio presso Dio; da colui che l'uomo ha mangiato si arriva a colui che è il pane quotidiano degli angeli. Così infatti sta scritto: Ha dato loro il pane del cielo, l'uomo ha mangiato il pane degli angeli (Sal 77, 24-25). Chi è il pane degli angeli? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Come ha potuto l'uomo mangiare il pane degli angeli? E il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1, 1 14).
[Dio è tutto per te.]
5. Ma quando, o fratelli, diciamo che gli angeli mangiano, non dovete pensare che lo facciano masticando. Se Dio fosse il pane degli angeli in senso materiale, per mangiarlo, essi dovrebbero farlo a pezzi! Si può forse fare a pezzi la giustizia? E anzitutto, si può forse mangiare la giustizia? In che senso allora bisogna intendere: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché essi saranno saziati (Mt 5, 6)? Ciò che mangi materialmente vien distrutto, perché tu possa nutrirti; dev'essere consumato perché tu possa rifare le tue energie. Se invece mangi la giustizia, tu ti rifai ed essa rimane integra. Nello stesso modo si ristorano i nostri occhi vedendo questa luce corporea, che è una realtà corporea visibile mediante gli occhi del corpo. Accade che, stando al buio più del normale, la vista s'indebolisce come per un prolungato digiuno della luce. Gli occhi, privati del loro alimento che è la luce, si stancano e si debilitano per il digiuno, al punto da non riuscire più neanche a vedere la luce che è il loro sostentamento; e se la luce vien loro a mancare per troppo tempo, si estinguono come per un'atrofia della capacità visiva. E allora? Per il fatto che tanti occhi ogni giorno si pascono della luce, forse che questa diminuisce? No, gli occhi si alimentano e la luce rimane intatta. Ora, se Dio può offrire la luce corporea agli occhi del corpo, non potrà offrire ai puri di cuore la luce inestinguibile che rimane intatta e che in nessun senso vien meno? Quale luce? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio. Vediamo se questo Verbo è luce. Presso di te è la fonte della vita, e nella tua luce vedremo la luce (Sal 35, 10). Qui in terra una cosa è la fonte e altra è la luce. Se hai sete cerchi la fonte, e per arrivare alla fonte cerchi la luce; e se è notte, per arrivare alla fonte accendi la lucerna. Il Verbo è la fonte ed è insieme la luce: è fonte per chi ha sete, luce per chi è cieco. Si aprano gli occhi per vedere la luce, si spalanchi la bocca del cuore per bere alla fonte; bevi ciò che vedi e ciò che ascolti. Dio è tutto per te, è tutto quello che ami. Se consideri le cose visibili, né il pane è Dio, né l'acqua e Dio, né questa luce è Dio, né il vestito, né la casa. Tutte queste cose sono visibili e distinte l'una dall'altra; il pane non è l'acqua, il vestito non è la casa, e tutte queste cose non sono Dio, perché sono visibili. Dio è tutto per te: se hai fame, è il tuo pane; se hai sete, è la tua acqua; se sei nelle tenebre, è la tua luce, perché rimane incorruttibile; se sei nudo, egli è per te la veste d'immortalità, quando ciò che è corruttibile rivestirà l'incorruttibilità e ciò che è mortale rivestirà l'immortalità (1 Cor 15, 53-54). Di Dio tutto si può dire, e niente si riesce a dire degnamente. Non c'è una ricchezza così grande come questa povertà. Cerchi un nome adeguato e non lo trovi; cerchi di esprimerti in qualche maniera, e ogni parola serve. Che c'è di comune tra l'agnello e il leone? Ambedue le immagini sono state riferite a Cristo: Ecco l'agnello di Dio (Gv 1, 29); e: Ha vinto il leone della tribù di Giuda (Ap 5, 5).
6. Ascoltiamo Giovanni: Gesù battezzava. Abbiamo detto che Gesù battezzava. A quale titolo? come Gesù? come Signore? come Figlio di Dio? come Verbo? Ma il Verbo si è fatto carne. Ora, anche Giovanni battezzava ad Enon presso Salim. Enon era un lago. Come sappiamo che era un lago? Perché là le acque erano abbondanti, e la gente veniva a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato messo in prigione (Gv 3, 22-24). Se ricordate (ecco che ve lo ripeto), ho già spiegato perché Giovanni battezzava: perché bisognava che fosse battezzato il Signore. E perché bisognava che il Signore fosse battezzato? Perché, nel futuro, alcuni avrebbero disprezzato il battesimo, ritenendosi già dotati di una grazia più grande rispetto agli altri fedeli. Ad esempio, un catecumeno già impegnato nella pratica della castità, potrebbe disprezzare un coniugato, ritenendosi migliore di quello che pure è un fedele. Il catecumeno potrebbe dire in cuor suo: che bisogno ho io di ricevere il battesimo? per avere quello che ha costui, del quale io sono già migliore? Proprio per questo il Signore volle essere battezzato da un servo, affinché questo orgoglio non facesse precipitare questi presuntuosi dall'alto dei meriti della loro giustizia. Il Signore volle essere battezzato da un servo, quasi a dire a codesti figli "superiori": Di che cosa andate orgogliosi? di che vi insuperbite? perché avete, chi prudenza, chi dottrina, chi castità, chi fortezza nel patire? forse che potete avere quanto ho io, che vi ho dato tutto questo? e tuttavia io sono stato battezzato da un servo, mentre voi disdegnate di ricevere il battesimo dal Signore. Questo significa: affinché si compia tutta la giustizia (Mt 3, 15).
7. Qualcuno dirà: ma non era sufficiente che Giovanni battezzasse il Signore? che bisogno c'era che altri fossero battezzati da Giovanni? Anche a questo abbiamo già risposto: perché se soltanto il Signore fosse stato battezzato da Giovanni, gli uomini avrebbero pensato che il battesimo di Giovanni era migliore di quello del Signore. Avrebbero detto: A tal punto era grande il battesimo di Giovanni che soltanto Cristo fu ritenuto degno di riceverlo. Affinché dunque risaltasse la superiorità del battesimo che avrebbe dato il Signore, e si capisse che uno era proprio del servo, l'altro proprio del Signore, Cristo fu battezzato per darci un esempio di umiltà; ma non è stato battezzato lui solo, affinché il battesimo di Giovanni non dovesse esser considerato superiore a quello del Signore. Infatti il Signore nostro Gesù Cristo, come già avete udito, o fratelli, indicò la via da seguire affinché appunto nessuno, attribuendosi le particolari grazie che potesse avere, disdegnasse di essere battezzato col battesimo del Signore. Per quanto, infatti, un catecumeno possa far progressi, porta ancora il fardello della sua iniquità, e non gli vien tolto se non quando si accosta al battesimo. Allo stesso modo che non fu liberato il popolo d'Israele dal popolo degli Egiziani se non quando raggiunse il Mar Rosso (cf. Es 14), così nessuno viene liberato dal peso opprimente dei peccati se non quando si accosta al fonte battesimale.
[La fonte non ha mai sete.]
8. Ora, nacque una discussione fra i discepoli di Giovanni e i Giudei a proposito di purificazione (Gv 3, 25). Giovanni battezzava e Cristo battezzava. I discepoli di Giovanni si preoccuparono: la gente accorreva in massa a Cristo e solo alcuni andavano da Giovanni. Quanti infatti si recavano da lui, Giovanni li mandava a farsi battezzare da Gesù; ma Gesù non mandava da Giovanni, per essere battezzati, quelli che venivano da lui. Questo fatto turbò i discepoli di Giovanni, e, come era d'aspettarsi, cominciarono a discuterne con i Giudei. Probabilmente i Giudei avranno detto che Cristo era superiore a Giovanni, e quindi si doveva frequentare il suo battesimo. Ma i discepoli, che ancora non avevano capito, difendevano il battesimo di Giovanni. Si ricorse allo stesso Giovanni, perché risolvesse la questione. Vostra Carità cerchi di comprendere: anche da questo potrete apprezzare il valore dell'umiltà, e vedere se in quella discussione Giovanni abbia approfittato dell'errore degli uomini per la sua gloria. Avrebbe potuto dire: Giusto, voi dite la verità, avete ragione di discutere; infatti il mio battesimo è superiore: non sono stato io a battezzare il Cristo stesso? Giovanni avrebbe ben potuto sfruttare il fatto d'aver battezzato il Cristo. Era una buona occasione per gloriarsi, se avesse voluto! Ma ancor meglio sapeva come gli occorresse umiliarsi davanti a lui; e con la sua testimonianza volle cedere il passo a colui che sapeva d'aver preceduto nella nascita. Sapeva che la sua salvezza era nel Cristo. Già prima aveva detto: Noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza (Gv 1, 16). Questo è riconoscere che Gesù è Dio. Come potrebbero infatti tutti gli uomini ricevere dalla sua pienezza, se egli non fosse Dio? Se egli infatti fosse uomo e non Dio, avrebbe dovuto anche lui attingere dalla pienezza di Dio, e quindi non sarebbe Dio. Se invece tutti gli uomini ricevono dalla pienezza di lui, significa che lui è la fonte, e gli altri quelli che bevono. Coloro che bevono alla fonte sono nella condizione di aver sete e di bere; la fonte non ha mai sete, la fonte non ha bisogno di se stessa. Sono gli uomini che hanno bisogno della fonte: con le viscere aride, con la gola riarsa corrono alla fonte per ristorarsi; la fonte scorre per ristorare: così il Signore Gesù.
9. Vediamo dunque che cosa rispose Giovanni: Andarono da Giovanni a dirgli: Rabbi, colui ch'era con te quando eri oltre il Giordano, al quale tu hai reso testimonianza, ecco che battezza e tutti accorrono a lui. Come a dire: Non credi tu che bisognerebbe impedir loro di andare da Gesù, e farli venire piuttosto da te? Giovanni rispose: Nessuno può arrogarsi alcunché, se non gli viene dato dal cielo. Di chi credete che Giovanni abbia voluto parlare se non di se stesso? Come uomo, dice, ho ricevuto ogni cosa dal cielo. La vostra Carità cerchi di comprendere bene. Nessuno può arrogarsi alcunché, se non gli viene dato dal cielo. Voi stessi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo (Gv 3, 26-28). Come a dire: Perché volete ingannare voi stessi? Non ricordate in quali termini voi stessi mi avete posto tale questione, quando mi dicevate: Rabbi, colui che era con te quand'eri oltre il Giordano, al quale hai reso testimonianza? Ebbene, sapete quale testimonianza io gli ho reso. Come potrei ora dirvi che lui non è quello che vi ho detto? Se io sono qualcosa è perché l'ho ricevuta dal cielo, e voi mi volete così vuoto da mettermi contro la verità? Nessuno può arrogarsi alcunché, se non gli viene dato dal cielo. Voi stessi siete testimoni che io ho detto: Non sono io il Cristo. Chi sei, allora, se non sei il Cristo: del quale certamente sei più grande perché sei stato tu a battezzarlo? Sono stato mandato; io sono l'araldo, lui è il giudice.
[Ascoltiamo l'amico dello sposo, non gli adulteri.]
10. Ascoltate ora una testimonianza molto più ardente e molto più esplicita. Notate ciò che si riferisce a noi; badate ciò che dobbiamo amare; rendetevi conto che amare un uomo al posto di Cristo, è un adulterio. Perché dico questo? Poniamo attenzione alla voce di Giovanni: non era difficile ingannarsi nei suoi confronti, poteva egli stesso considerarsi ciò che non era. Ebbene, rifiutò l'onore che non gli spettava, e si tenne saldamente attaccato alla verità. Considerate che cosa dice di Cristo, e cosa di se stesso: E' lo sposo che ha la sposa. Siate casti, amate lo sposo. E tu chi sei, tu che ci dici: E' lo sposo che ha la sposa? L'amico dello sposo, che gli sta accanto e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo (Gv 3, 29). Mi aiuti il Signore Dio nostro ad esprimere la pena che stringe il mio cuore, che geme intensamente; e, insieme, vi scongiuro per lo stesso Cristo: cercate di comprendere da voi ciò che io non sarò capace di dirvi. So, infatti, che non riuscirò ad esprimere in maniera adeguata il mio dolore. Vedo molti adulteri, che vogliono possedere la sposa acquistata a sì caro prezzo, la sposa che è stata amata perché diventasse bella da contaminata che era, essendo il Signore colui che l'ha comprata, colui che l'ha liberata, colui che l'ha fatta bella. E quelli cercano con delle parole di farsi amare al posto dello sposo. Dello sposo è stato detto: E' lui quello che battezza (Gv 1, 33). Chi pertanto oserà presentarsi per dirci: Sono io che battezzo? Chi oserà presentarsi per dirci: E' santo solo ciò che io avrò dato? Chi oserà farsi avanti a dire: E' bene per te nascere da me? Ascoltiamo l'amico dello sposo, non gli adulteri; ascoltiamo uno che è geloso, ma non per sé.
[La tunica stracciata.]
11. Fratelli, rientrate col pensiero nelle vostre case; vi faccio un discorso concreto, terrestre; vi parlo da uomo per riguardo alla debolezza della vostra carne (Rm 6, 19). Molti di voi sono sposati, molti hanno intenzione di sposarsi, altri, pur non desiderandolo più, lo sono stati; altri, che proprio non intendono sposarsi, tuttavia sono nati, come tutti, dal matrimonio dei loro genitori. Non c'è nessun cuore, credo, che possa rimanere insensibile a quanto sto dicendo; non c'è nessuno, credo, che nelle cose umane sia tanto estraneo al genere umano da non sentire ciò che vado esprimendo. Supponete che uno, dovendo partire per un lungo viaggio, decida di affidare la sua fidanzata ad un amico: L'affido a te che sei il mio amico; fa' in modo, ti prego, che nessuno, durante la mia assenza, prenda il mio posto nel suo cuore. Ora, se costui che ha in custodia la fidanzata o la sposa del suo amico, vegliasse con grande zelo perché ella non ami nessun altro, ma cercasse di farsi amare egli stesso al posto dell'amico suo, giungendo ad abusare di colei che gli è stata affidata, non si renderebbe un tal uomo universalmente esecrabile? Supponiamo che la trovi alla finestra intenta a parlare, a civettare piuttosto sfacciatamente con qualcuno; glielo proibirà come uno che è geloso. Sì, vedo che è geloso, ma vorrei sapere per chi: se per l'amico assente, o per se stesso presente. E' un esempio di quanto ha fatto nostro Signore Gesù Cristo. Ha affidato la sua sposa ad un suo amico, ed è partito per un paese lontano, per andare a prendere possesso del suo regno come egli stesso dice nel Vangelo (cf. Lc 19, 22), rimanendo tuttavia presente con la sua maestà. Si può tradire l'amico che ha passato l'oceano; e se viene tradito, guai a chi lo tradisce! Ma come si può tradire Dio, Dio che scruta il cuore di tutti e fruga nei segreti più riposti? C'è qualche eretico che dice: Io do la grazia, io santifico, io giustifico, non voglio che tu vada da quella setta. Evidentemente è geloso, ma bisogna vedere per chi. Ti dice di non andare dagli idoli, e la sua gelosia è buona; ti dice che non devi recarti dagli indovini, e la sua gelosia è buona. Ma bisogna vedere per chi è geloso: Io - egli dice - ciò che do è santo, perché lo do io; chi battezzo io è battezzato, chi non battezzo io non è battezzato. Ascolta invece l'amico dello sposo, e impara ad essere geloso per il tuo amico; ascolta la sua voce: E' lui quello che battezza. Perché vuoi arrogarti ciò che non è tuo? Fino a quando rimarrà assente colui che ha lasciato qui la sua sposa? Non sai che egli è risorto dai morti e siede alla destra del Padre? Se i Giudei lo hanno disprezzato quando pendeva dal legno, tu vuoi disprezzarlo ora che siede in cielo? Spero che la Carità vostra si renda conto del grande dolore che io provo per tutto questo; ma, come ho già detto, lascio il resto alla vostra riflessione. Non riuscirei infatti a dire abbastanza, anche se parlassi in continuazione; se piangessi senza interruzione, non basterebbe; non dico se avessi, come dice il profeta, una fonte di lacrime, ma se addirittura mi trasformassi in lacrime e divenissi tutto lacrime, in lingue e divenissi tutto lingue, sarebbe sempre poco.
12. Ma torniamo a ciò che dice Giovanni: E' lo sposo che ha la sposa. Cioè, la sposa non è mia. E non partecipi alla gioia delle nozze? Certo che vi partecipo: L'amico dello sposo, che gli sta accanto e l'ascolta, è felice alla voce dello sposo (Gv 3, 29). Sono felice, non per la mia voce, ma per la voce dello sposo. Io sono felice di ascoltare, è lui che deve parlare: io devo essere illuminato, e lui è la luce; io son tutto orecchi, lui è il Verbo. Dunque, l'amico dello sposo sta lì in piedi e lo ascolta. Perché sta in piedi? perché non cade. E perché non cade? perché è umile. Guarda come sta saldo: Non son degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali (Gv 1, 27). Ti sai umiliare, perciò non cadi, perciò stai in piedi; perciò lo ascolti e sei felice alla voce dello sposo. Anche l'Apostolo, che è amico dello sposo, anch'egli è geloso, non per sé ma per lo sposo. Ascolta la voce dell'amico geloso: Io sono geloso per voi della gelosia di Dio; non della mia gelosia, non per me, ma della gelosia di Dio. Da dove viene questa gelosia? e come nasce? gelosia di che? per chi? perché vi ho fidanzati a un solo sposo, per presentarvi a Cristo quale vergine pura. Che cosa temi dunque? perché sei geloso? Temo - egli risponde - che, come il serpente con la sua astuzia sedusse Eva, così le vostre menti si lascino corrompere, sviandosi dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo (2 Cor 11, 2-3). La Chiesa tutta intera viene chiamata vergine. Voi vedete che diverse sono le membra della Chiesa, e distinti sono i doni di cui essa è dotata e gode: alcuni sono sposati e alcune sposate; alcuni sono rimasti vedovi e non cercano un'altra moglie, e alcune sono rimaste vedove e non cercano un altro marito; altri si conservano integri sin dalla fanciullezza e altre hanno consacrato a Dio la loro verginità. Diversi sono i compiti, ma tutti insieme formiamo una sola vergine. Ora, dove risiede questa verginità? Non necessariamente nel corpo. Una tale verginità è di poche donne; quanto agli uomini (se si può parlare di verginità), questa sacra integrità fisica nella Chiesa è di pochi, e sono essi membra particolarmente degne di onore. Le altre membra, conservano la verginità, ma nello spirito. Cos'è la verginità dello spirito? Una fede integra, una speranza solida, una carità sincera. Era questa la verginità che l'Apostolo, geloso per lo sposo, temeva venisse corrotta dal serpente. Come infatti un membro del corpo viene profanato in un determinato luogo, così la seduzione della lingua può violare la verginità del cuore. Non si lasci corrompere spiritualmente chi non vuole conservare inutilmente la verginità del corpo.
13. Cosa possiamo rispondere, o fratelli, quando gli eretici si vantano di avere anch'essi delle vergini, e non poche? Vediamo se amano lo sposo, perché si possa dire che questa verginità è davvero custodita. Per chi è custodita? E' custodita per Cristo, si risponde. Vediamo se è per Cristo, o se è per Donato; lo potete vedere subito. Ecco, vi presento lo sposo, anzi egli stesso si presenta. Giovanni gli rende testimonianza: E' lui che battezza. O tu che sei vergine, se a questo sposo serbi la tua verginità, perché corri da quell'altro che dice: Sono io che battezzo, quando l'amico del tuo sposo dice: E' lui che battezza? Inoltre, al tuo sposo appartiene tutto il mondo; perché allora ti lasci corrompere per una parte sola? Chi è lo sposo? Dio è il re di tutta la terra (Sal 46, 8). Il tuo sposo è padrone di tutto perché ha comperato tutto. Guarda a quale prezzo ha comperato e capirai che cosa ha comperato. Quale prezzo ha pagato? Il suo sangue. Dove l'ha dato, dove ha versato il suo sangue? Nella passione. Non canti forse al tuo sposo, o almeno fingi di cantare, in quel tempo nel quale è stato redento tutto il mondo: Mi hanno trafitto mani e piedi, possono contare tutte le mie ossa; essi mi stanno a guardare; si sono divise le mie vesti, ed hanno tirato a sorte la mia tunica (Sal 21, 17-19)? Se tu sei la sposa, riconosci la tunica del tuo sposo. Qual è la tunica che è stata tirata a sorte? Interroga il Vangelo, vedi a chi sei stata data in sposa, vedi da chi hai ricevuto il dono nuziale. Interroga il Vangelo, vedi che cosa ti dice a proposito della passione del Signore. Era lì la sua tunica. Ma come era fatta? Era senza cucitura, intessuta tutta d'un pezzo dall'alto in basso. E che cosa significa questa tunica, intessuta tutta d'un pezzo dall'alto, se non la carità? che cosa significa se non l'unità? Considera bene questa tunica, che neppure i persecutori di Cristo osarono dividere. Infatti, dissero tra di loro: Non dividiamola, ma tiriamola a sorte (Gv 19, 23-24). Tieni conto di ciò che hai udito nel salmo. I persecutori non han voluto stracciare la tunica, i cristiani dividono la Chiesa.
14. Ma che dire, o fratelli? Vediamo più esplicitamente quel che Cristo acquistò. Egli comprò allorché pagò il prezzo. Per quanta parte del mondo lo diede? Se lo ha dato solo per l'Africa, possiamo essere donatisti; senza doverci chiamare donatisti ma semplicemente cristiani, se Cristo ha comprato soltanto l'Africa: sebbene anche in Africa non vi siano soltanto donatisti. Ma egli, nell'atto di acquistare, dichiarò ciò che stava comprando. Fece un atto d'acquisto: grazie a Dio non ci ha ingannati. E' necessario che quella sposa ascolti, per sapere a chi ha consacrato la sua verginità. Questo atto d'acquisto è contenuto in quel medesimo salmo dove si dice: Mi hanno trafitto mani e piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Quel salmo, dove molto chiaramente si narra la passione del Signore, viene recitato ogni anno, tanto presso di noi che presso di loro, nella settimana che precede la passione di Cristo, alla presenza di tutto il popolo. Considerate bene, fratelli, che cosa ha acquistato nella passione; ecco l'atto d'acquisto. Ascoltate che cosa acquistò sulla croce: Si ricorderanno e si volgeranno al Signore gli estremi confini della terra, e cadranno in ginocchio davanti a lui tutte le famiglie dei popoli: perché suo è il regno, e su tutte le nazioni egli dominerà (Sal 21, 28-29). Ecco quello che acquistò. Ecco, Dio re di tutta la terra è il tuo sposo. Perché allora vuoi ridurre a pochi panni uno che è così ricco? Riconoscilo, egli ha comprato tutto; e tu gli dici: qui è la tua parte! Oh, se tu piacessi veramente al tuo sposo! se tu non parlassi così perché sei corrotta e, quel che è peggio, non nella carne ma nel cuore! Tu ami un uomo al posto di Cristo; tu ami uno che dice: Sono io che battezzo. E non dai retta all'amico dello sposo che dice: E' lui che battezza (Gv 1, 33); e dice: E' lo sposo che ha la sposa. E' come se dicesse: Non sono io che ho la sposa; e allora, che cosa sono? L'amico dello sposo, che gli sta accanto e l'ascolta, ed è felice alla voce dello sposo (Gv 3, 29).
15. E' quindi evidente, fratelli miei, che a costoro nulla giova conservare la verginità, praticare la continenza, fare elemosine: tutte queste cose che nella Chiesa vengono raccomandate, ad essi non giovano, perché fanno a pezzi l'unità, cioè la tunica della carità. Che cosa concludono? Molti in mezzo a loro sono facondi, grandi oratori, fiumi di eloquenza. Mettiamo pure che arrivino a parlare come gli angeli. Ebbene, ascoltino l'amico dello sposo, geloso per lo sposo, non per se stesso: Quando pure io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho la carità sono un bronzo sonante o un cembalo squillante (1 Cor 13, 1).
16. Ma che dicono? Abbiamo il battesimo. Sì, lo hai, ma non è tuo. Un conto è avere il battesimo, altro è disporne come padroni. Tu hai il battesimo perché hai accettato di essere battezzato, hai accettato di essere illuminato (a meno che tu non sia per colpa tua ricaduto nelle tenebre). Quando dai il battesimo, lo dai come ministro, non come padrone; fai sentire la tua voce come araldo, non come giudice. Il giudice parla per bocca dell'araldo, e tuttavia negli atti non si scrive "l'araldo ha detto", ma "il giudice ha detto". Vedi dunque se puoi dire che ciò che dai è tuo perché ne sei il padrone; che se, invece, lo hai ricevuto, riconosci con l'amico dello sposo: Nessuno può prendere nulla, se non gli è stato dato dal cielo (Gv 3, 27). Riconosci con l'amico dello sposo: E' lo sposo che ha la sposa; ma l'amico dello sposo, gli sta vicino e l'ascolta. Volessi tu stargli accanto e ascoltare! Eviteresti di cadere, come avviene quando ascolti te stesso. Ascoltando lui, rimarresti in piedi e in ascolto; e invece sei tu che parli, e ti monti la testa. Io che sono la sposa - dice la Chiesa -, che ho ricevuto il dono di nozze, che sono stata redenta a prezzo del suo sangue, io sto in ascolto della voce dello sposo; e ascolto anche la voce dell'amico dello sposo, allorché procura gloria al mio sposo, non a se stesso. Dica l'amico: E' lo sposo che ha la sposa; ma l'amico dello sposo, che gli sta accanto e lo ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Sì, tu possiedi i sacramenti, lo riconosco. Possiedi la forma del tralcio, ma il tralcio è staccato dalla vite; tu mi mostri l'aspetto esteriore, io cerco la radice; dalla forma visibile non esce il frutto, se manca la radice. E dov'è la radice, se non nella carità? Sta' a sentire cosa dice Paolo a proposito della forma del tralcio: Se conoscessi tutti i sacramenti e tutta la profezia, e se avessi anche tutta la fede (quanta fede?) fino a trasportare le montagne, se non ho la carità, non sono nulla (1 Cor 13, 2).
[Fuori dell'unità non contano nemmeno i miracoli.]
17. Nessuno, dunque, vi venda delle favole: che Ponzio, ad esempio, ha compiuto un miracolo, che Donato ha pregato e Dio gli ha risposto dal cielo, e così via. Anzitutto, o s'ingannano o vogliono ingannare Ma, ammetti pure che Donato possa trasportare le montagne: Se non ho la carità - dice l'Apostolo - non sono nulla. Vediamo, allora, se ha la carità. Potrei crederlo, se non avesse diviso l'unità. Infatti, anche contro questi, chiamiamoli così, fabbricatori di miracoli, il mio Dio mi ha reso cauto dicendo: Negli ultimi tempi si leveranno falsi profeti e faranno prodigi e portenti al fine di ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti; ecco, io ve l'ho predetto (Mc 13, 22-23). Lo sposo ci ha messo in guardia, affinché non abbiamo a lasciarci ingannare neppure dai miracoli. Può accadere che un disertore riesca a spaventare un governatore di provincia; chi però non vuol lasciarsi intimidire né ingannare, controlla se quello fa parte dell'esercito e porta legittimamente il marchio che gli è stato impresso. Dunque, o miei fratelli, conserviamo l'unità: fuori dell'unità, anche se uno fa miracoli non è nulla. Il popolo d'Israele viveva nell'unità e non faceva miracoli; i maghi del Faraone erano fuori dell'unità e facevano prodigi simili a quelli di Mosè (Es 7, 12 22; 8, 7). Il popolo d'Israele, come ho detto, non ne faceva: chi era salvo presso Dio? quelli che facevano prodigi o quelli che non ne facevano? L'apostolo Pietro risuscitò un morto (At 9, 40), Simon Mago fece molti prodigi (At 8, 10); e c'erano dei cristiani che non erano capaci di fare né ciò che faceva Pietro né ciò che faceva Simone. Orbene, di che cosa si rallegravano, essi? Del fatto che i loro nomi erano scritti in cielo. Questo è ciò che nostro Signore Gesù Cristo disse per incoraggiare la fede dei popoli, quando i discepoli ritornarono dalla prima missione. Essi, gloriandosi, gli avevano detto: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome. Sì, fecero bene a confessare ciò, perché resero onore al nome di Cristo; eppure, cosa rispose Gesù? Non rallegratevi perché gli spiriti vi sono soggetti; rallegratevi, piuttosto, perché i vostri nomi sono scritti in cielo (Lc 10, 17 20). Pietro cacciò i demoni. Un'umile vecchietta vedova, un semplice laico che ha la carità e conserva integra la sua fede, non compiono simili miracoli: Pietro nel corpo è l'occhio, l'umile fedele nel corpo è un dito; però, appartiene a quello stesso corpo di cui fa parte anche Pietro. E se è vero che il dito è meno importante dell'occhio, però non è separato dal corpo. E' meglio essere un dito ma unito al corpo, piuttosto che un occhio strappato dal corpo.
18. Perciò, fratelli miei, nessuno vi inganni, nessuno vi seduca; amate la pace di Cristo, che per voi è stato crocifisso, lui che era Dio. Paolo dice: Né chi pianta è qualcosa, né chi innaffia, ma colui che fa crescere, Dio (1 Cor 3, 7). E qualcuno di noi oserà affermare di essere qualcosa? Se presumiamo di essere qualcosa, e non diamo a lui la gloria, siamo adulteri; vogliamo essere amati al posto dello sposo. Voi amate Cristo, e noi in lui, nel quale anche noi vi amiamo. Le membra si amino vicendevolmente, ma tutte vivano sottomesse al Capo. Il dolore, o miei fratelli, mi ha costretto a dire molte cose, e tuttavia ho detto poco; non sono riuscito a finire. Il Signore ci darà occasione di completare il discorso. Non voglio più oltre affaticare i vostri cuori, che preferisco vedere occupati in gemiti e orazioni per coloro che ancora sono sordi, e mostrano di non comprendere.
Capitolo secondo - Vita, dolcezza
Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori
Leggilo nella Biblioteca1. Maria è la nostra vita, perché ci ottiene il perdono dei peccati
Per ben comprendere la ragione per cui la santa Chiesa ci fa chiamare Maria nostra vita, bisogna sapere che come l'anima dà vita al corpo, così la grazia divina dà vita all'anima. Senza la grazia, infatti, un'anima può essere detta viva, ma in realtà è morta, secondo la parola rivolta a un personaggio dell'Apocalisse: « Hai nome di vivo e sei morto » (Ap 3,1). Maria dunque, ottenendo ai peccatori per mezzo della sua intercessione di riacquistare la grazia, ridà loro la vita. Ecco come la santa Chiesa fa parlare la nostra Madre, applicando a lei un testo dei Proverbi (8,17): « Coloro che mi cercano al mattino, mi troveranno »; coloro che sono diligenti a ricorrere a me fin dal mattino, ossia appena possono, certamente mi troveranno. Nella versione dei Settanta, invece di « mi troveranno » è scritto « troveranno la grazia ». Dunque ricorrere a Maria equivale a ritrovare la grazia di Dio. Alcuni versetti più avanti la santa Vergine dice: « Chi trova me, trova la vita e riceverà la salvezza dal Signore » (Pro 8,35). « Udite, esclama a questo proposito san Bonaventura, udite voi che desiderate il regno di Dio: onorate la Vergine Maria e troverete la vita e la salvezza eterna » San Bernardino da Siena dice che Dio non distrusse il genere umano dopo il peccato per l'amore singolare che nutriva per questa sua futura figlia. Il santo aggiunge di non dubitare che tutte le grazie di misericordia e di perdono ricevute dai peccatori nell'antica legge, Dio le abbia concesse « soltanto in considerazione e per amore di questa Vergine benedetta » Ben ci esorta dunque san Bernardo: « Cerchiamo la grazia e cerchiamola per mezzo di Maria ». Se abbiamo avuto la sventura di perdere la grazia divina, cerchiamo di ricuperarla, ma cerchiamola per mezzo di Maria, poiché se noi l'abbiamo perduta, ella l'ha ritrovata e perciò il santo la proclama: « Colei che ritrova la grazia » 4. Per nostra consolazione l'arcangelo Gabriele lo aveva già dichiarato quando disse alla Vergine: « Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia » (Lc 1,30). Ma se Maria non era mai stata priva della grazia, come poteva dire l'arcangelo che l'avesse trovata? Si trova ciò che non si aveva prima. La Vergine fu sempre unita a Dio, sempre in stato di grazia, come l'arcangelo manifestò salutandola: « Ti saluto, piena di grazia; il Signore è con te » (Lc 1,28). Se dunque Maria non trovò la grazia per sé, perché sempre ne era stata piena, per chi mai la trovò? Per i peccatori che l'avevano perduta, risponde il cardinale Ugo, commentando questo passo. « Corrano dunque a Maria i peccatori, che hanno perduto la grazia peccando e la troveranno presso di lei. Dicano con sicurezza: Signora, la cosa perduta deve essere restituita al suo proprietario. Questa grazia che hai trovato non è tua, poiché tu non l'hai mai perduta. E’ nostra perché abbiamo avuto la disgrazia di perderla: restituisci il nostro bene che hai trovato». S. Riccardo di san Lorenzo conclude nello stesso senso: « Se desideriamo trovare la grazia del Signore, andiamo a Maria, che l'ha trovata e sempre la trova ». E poiché ella è stata e sempre sarà cara a Dio, se a lei ricorriamo, certamente la troveremo. Al capitolo 8 del Cantico dei cantici Maria dice che Dio l'ha posta nel mondo per essere la nostra difesa: « Io sono un muro e i miei seni come torri ». Per questo è stata costituita mediatrice di pace fra i peccatori e Dio: « Perciò sono diventata ai suoi occhi come una che trova pace » (Ct 8,10). Quindi san Bernardo incoraggia il peccatore dicendo: « Va' a questa madre di misericordia e mostrale le piaghe che porti nell'anima per le tue colpe». Allora certamente ella pregherà il Figlio di perdonarti « ricordandogli che lo ha nutrito con il suo latte. E il Figlio che tanto la ama certamente esaudirà sua Madre ». La santa Chiesa, infatti, ci fa chiedere al Signore di concederci il potente aiuto dell'intercessione di Maria per risorgere dai nostri peccati, con questa preghiera: « O Dio misericordioso, soccorri la nostra debolezza, affinché noi che facciamo memoria della santa Madre di Dio, possiamo con l'aiuto della sua intercessione risorgere dal peccato » Con ragione dunque san Lorenzo Giustiniani chiama Maria « speranza dei malfattori », poiché ella sola ottiene loro il perdono da Dio. Con ragione san Bernardo la chiama « scala dei peccatori», poiché la pietosa regina porge la mano alle povere anime cadute nel precipizio del peccato e, traendole dall'abisso, le fa risalire a Dio. Con ragione sant'Agostino la chiama unica speranza di noi peccatori, poiché solo per mezzo suo speriamo la remissione di tutti i nostri peccati. Anche san Giovanni Crisostomo dice che solo per l'intercessione di Maria i peccatori ricevono il perdono. A nome di tutti i peccatori il santo così la saluta: « Dio ti salvi, o madre » di Dio e nostra; « o cielo » dove risiede Dio; « o trono » da cui il Signore dispensa tutte le grazie; « o splendore della Chiesa! Prega sempre Gesù per noi, affinché per le tue preghiere possiamo ottenere il perdono nel giorno del giudizio e possedere quei beni che Dio tiene in riserva per quelli che lo amano». Con ragione infine Maria è chiamata aurora: « Chi è costei che spunta come aurora? » (Ct 6,9). Infatti, dice il papa Innocenzo III, « come l'aurora segna la fine della notte e l'inizio del giorno, così per essa è rappresentata Maria che pose fine al peccato e fu sorgente di ogni virtù » Questo stesso effetto che produsse nel mondo la nascita di Maria, lo produce in un' anima il risveglio della devozione verso di lei: la notte del peccato svanisce e l'anima cammina nella via delle virtù. Perciò san Germano dice a Maria: «O Madre di Dio, la tua difesa è immortale; la tua intercessione è la vita». In un altro sermone il santo dice che il nome di Maria, per chi lo pronunzia con amore, è segno di vita o di un prossimo ritorno alla vita. Maria stessa ha proclamato: « D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata » (Lc 1,48). « Sì, mia Signora, le dice san Bernardo, tutte le generazioni ti chiameranno beata, poiché tutti gli uomini, tutti i tuoi servi ottengono per mezzo tuo la vita della grazia e la gloria eterna. In te i peccatori trovano il perdono e i giusti la perseveranza e la vita eterna ». « Non diffidare, o peccatore, esclama il pio Bernardino da Busto, anche se tu avessi commesso tutti i peccati. Ricorri senza timore a questa gloriosa Signora, poiché la troverai con le mani piene di misericordia. Maria desidera farti del bene ed elargirti la sua grazia più di quanto tu desideri riceverla». Sant'Andrea di Creta ci mostra in Maria «la cauzione e il pegno delle divine riconciliazioni», del perdono divino. Questo significa che quando i peccatori ricorrono a Maria per essere riconciliati con Dio, Dio promette, anzi garantisce loro il suo perdono dandone un pegno. Questo pegno è appunto Maria, che egli ci ha dato per avvocata: grazie alla sua intercessione, in virtù dei meriti di Gesù Cristo, Dio perdona tutti i peccatori che a lei ricorrono. Santa Brigida conobbe per mezzo di un angelo la gioia che procurava ai santi profeti la visione anticipata di questo intervento di Maria. « Esultavano, diceva l'angelo alla santa Vergine, sapendo che la tua umiltà e la purezza della tua vita, o Maria, stella radiosa, avrebbero placato il Signore e che egli avrebbe ricevuto nella sua grazia quelli che avevano provocato la sua collera». Nessun peccatore deve mai temere di essere scacciato da Maria quando ricorre alla sua pietà. No, poiché ella è madre di misericordia e come tale desidera salvare i più miserabili. Maria è, dice san Bernardo, quell'arca felice dove chi si rifugia eviterà il naufragio dell'eterna perdizione. Nell'arca di Noè, al tempo del diluvio, furono salvati anche gli animali; sotto il manto di Maria si salvano anche i peccatori. Un giorno a santa Geltrude apparve Maria sotto il cui manto stavano rifugiate molte fiere, leoni, orsi, tigri; Maria non solo non li cacciava, ma li accoglieva e li accarezzava con grande pietà. La santa comprese così che anche i più grandi peccatori, quando ricorrono a Maria, non sono scacciati, ma accolti e salvati dalla morte eterna. Entriamo dunque in quest'arca, andiamo a rifugiarci sotto il manto di Maria: certamente ella non ci caccerà e sicuramente ci salverà.
Esempio
Il padre Bovio racconta che una donna di malaffare, chiamata Elena, entrata in una chiesa, udì per caso una predica sul rosario. Uscì e ne comprò uno, ma lo portava nascosto per non farlo vedere. Cominciò poi a recitarlo, ma dapprima senza devozione. La santa Vergine le fece tuttavia gustare tali consolazioni e tali dolcezze in questa pratica, che non si stancava mai di dire il rosario. Così arrivò a concepire un tale orrore per la sua cattiva condotta che, non trovando pace, fu come costretta ad andare a confessarsi, e lo fece con tale contrizione, che il confessore ne fu stupito. Fatta la confessione, andò a inginocchiarsi davanti a un altare di Maria per ringraziare la sua avvocata e, mentre recitava il rosario, udì la voce della divina Madre che da quell'immagine le diceva: « Elena, hai molto offeso Dio e me. Da oggi in poi cambia vita e ti concederò in abbondanza la mia grazia ». Tutta confusa, la povera peccatrice rispose: « Vergine santa, è vero che finora sono stata una sciagurata, ma tu che tutto puoi, aiutami. Io mi dono a te e voglio impiegare il resto dei miei giorni a far penitenza dei miei peccati ». Aiutata da Maria, Elena distribuì tutti i suoi averi ai poveri e si diede a una vita di rigorosa penitenza. Era tormentata da terribili tentazioni, ma si raccomandava incessantemente alla Madre di Dio e così ne usciva sempre vittoriosa. Arrivò ad avere molte grazie anche soprannaturali, visioni, rivelazioni, profezie. Infine, dopo averla avvertita qualche giorno prima della sua morte ormai prossima, la Vergine con suo Figlio venne a visitarla e, quando la peccatrice morì, fu vista la sua anima volare verso il cielo in forma di bellissima colomba.
Preghiera
Ecco, o Madre del mio Dio, mia unica speranza, Maria, ecco ai tuoi piedi un misero peccatore che ti chiede pietà. Tutta la Chiesa e tutti i fedeli ti proclamano e ti chiamano il rifugio dei peccatori. Tu sei dunque il mio rifugio, tu mi devi salvare. «Tu sai, o dolce Madre di Dio, quanto la nostra salvezza è cara al Figlio tuo benedetto». Tu sai quel che Gesù Cristo patì per salvarmi. Io ti presento, o madre mia, i patimenti di Gesù: il freddo che soffrì nella stalla, i passi del viaggio in Egitto, le sue fatiche, i suoi sudori, il sangue che sparse, il dolore che lo fece morire davanti ai tuoi occhi sulla croce. Mostra che ami tuo Figlio, perché per amore suo ti prego di aiutarmi. Tendimi la mano. Sono caduto, ti chiedo pietà. Se io fossi santo, non ti chiederei misericordia, ma poiché sono peccatore, ricorro a te che sei la madre delle misericordie. Io so che il tuo cuore pietoso trova consolazione nel soccorrere i più miserabili quando la loro ostinazione non ti impedisce di aiutarli. Consola oggi dunque il tuo cuore pietoso e consola me: hai l'occasione di salvarmi, perché io sono un povero condannato all'inferno e, siccome non voglio essere ostinato, tu puoi aiutarmi. Mi metto nelle tue mani: dimmi che cosa devo fare e ottienimi la forza di realizzarlo, mentre io mi propongo di fare tutto quello che posso per riacquistare la grazia divina. Io mi rifugio sotto il tuo manto. Gesù vuole che io ricorra a te affinché, per la gloria tua e sua, poiché sei sua madre, non solo il suo sangue, ma anche le tue preghiere mi aiutino a salvarmi. Egli mi manda a te perché tu mi soccorra. O Maria, eccomi; a te ricorro e in te confido. Tu preghi per tanti altri; dì una parola anche per me. Dì a Dio che vuoi la mia salvezza e certamente egli mi salverà. Digli che sono tuo e non ti chiedo altro.
2. Maria è anche la nostra vita, perché ci ottiene la perseveranza
La perseveranza finale è un dono divino così grande che, come ha dichiarato il Concilio di Trento, è un dono interamente gratuito che noi non possiamo meritare. Ma, come insegna sant'Agostino, ottengono da Dio la perseveranza tutti quelli che gliela chiedono e, aggiunge il padre Suarez, l'ottengono infallibilmente, purché fino alla fine della vita continuino a chiederla. San Roberto Bellarmino scrive infatti che questa perseveranza « deve essere implorata ogni giorno, per essere ottenuta ogni giorno». Se è vero - come io ritengo certo, secondo la dottrina oggi comune e come dimostreremo nel capitolo V - se è vero che tutte le grazie che Dio ci dispensa passano attraverso le mani di Maria, sarà anche vero che solo per mezzo di Maria potremo sperare e ottenere la grazia suprema della perseveranza. E certamente la otterremo, se la chiederemo sempre a Maria con fiducia. Ella stessa promette questa grazia a tutti coloro che la servono fedelmente in questa vita, secondo queste parole che la santa Chiesa mette sulle sue labbra: « Quelli che operano per me, non peccheranno; quelli che mi mettono in luce, avranno la vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,30-31 Volg.). Perché la vita della grazia divina non si spenga in noi, ci è necessaria la forza spirituale nel resistere a tutti i nemici della nostra salvezza. Questa forza si ottiene solo per mezzo di Maria: « Mia è la forza; per me regnano i re» (Pro 8,14-15). Mia è questa forza, dice Maria; Dio ha posto nelle mie mani questo dono affinché io lo dispensi ai miei devoti. Per mezzo mio i miei servi regnano e dominano sui loro sensi e le loro passioni e così diventano degni di regnare eternamente in cielo. Quale forza hanno i servi di questa grande regina per vincere tutte le tentazioni dell'inferno! Maria è quella torre di cui è detto nel Cantico dei cantici: « Come la torre di Davide è il tuo collo, fabbricato con baluardi: mille scudi vi sono appesi, tutta l'armatura dei forti » (Ct 4,4). Per quelli che la amano e che a lei ricorrono nelle battaglie, Maria è come una torre possente cinta di difese; in lei i suoi devoti trovano scudi e armi di ogni sorta per difendersi dall'inferno. Perciò la santa Vergine è paragonata al platano: « Come platano m'innalzai presso l'acqua nelle piazze » (Eccli [= Sir] 24,19 Volg.). Il cardinale Ugo di San Caro spiega che « il platano ha le foglie simili agli scudi » e simboleggia così la protezione che Maria assicura a quelli che si rifugiano presso di lei. Il beato Amedeo dà un'altra spiegazione: come il platano con l'ombra dei suoi rami offre ai viandanti un riparo dal caldo del sole e dalle piogge, così Maria « stende la sua ombra propizia » su tutti quelli che lo vogliono e « li difende dagli ardori » delle loro passioni « e dalle tempeste » delle tentazioni. Infelici quelle anime che si allontanano da questa difesa e tralasciano di essere devote a Maria e di raccomandarsi a lei nei momenti difficili! Se nel mondo, dice san Bernardo, non nascesse il sole, che diverrebbe il mondo se non un caos di tenebre e di orrore? «Togli il sole: non c’è più il giorno. Togli Maria, che cosa resterà se non le tenebre?» Se un'anima perde la devozione a Maria, resterà subito piena di tenebre, di quelle tenebre di cui lo Spirito Santo dice: « Tu poni le tenebre perché segua la notte, in essa vagolano tutte le fiere della selva » (Sal 103,20). Quando in un'anima non splende la luce divina e si fa notte, essa diventerà covile di tutti i peccati e dei demoni. « Guai, dice sant'Anselmo, guai a coloro che disprezzano la luce di questo sole », cioè disprezzano la devozione a Maria! San Francesco Borgia temeva con ragione per la perseveranza di quelli in cui non trovava una speciale devozione verso la santa Vergine. Una volta chiese ad alcuni novizi per quale santo avessero maggiore devozione e notò che alcuni non avevano questa speciale devozione a Maria. Avvertì il maestro dei novizi di sorvegliare quei poveri giovani i quali persero tutti miseramente la vocazione e abbandonarono lo stato religioso. Aveva dunque ragione san Germano quando chiamava la santa Vergine « il respiro dei cristiani », perché come il corpo non può vivere senza respirare, così l'anima non potrà vivere senza ricorrere e raccomandarsi a Maria, per mezzo della quale si acquista e si conserva in noi la vita della grazia divina. « Il respiro non solo è un segno di vita, ma fa vivere. Così il nome di Maria, quando ritorna continuamente sulle labbra, è un segno certo che l'anima è viva; e questa vita, esso la produce, la conserva, le fornisce incessantemente l'alimento opportuno» beato Alano, assalito un giorno da una forte tentazione, fu sul punto di perdersi per non essersi raccomandato a Maria. La santa Vergine gli apparve e volendo metterlo in guardia per un'altra volta, gli diede uno schiaffo dicendogli: «Se ti fossi raccomandato a me, non ti saresti trovato in questo pericolo». Al contrario, «felice l'uomo che mi ascolta, dice Maria, vegliando alle mie porte ogni giorno, custodendone i battenti» (Pro 8,34): beato chi sente la mia voce e perciò è attento a venire continuamente alle porte della mia misericordia per chiedermi luce e soccorso. Maria si farà premura di ottenere luce e forza a questo suo devoto per distoglierlo dai vizi e farlo camminare nella via della virtù. E quel che Innocenzo III esprime mirabilmente chiamando Maria « luna nella notte, aurora all'alba, sole durante il giorno ». Luna per chi sta cieco nella notte del peccato, per illuminarlo a conoscere il miserabile stato di dannazione in cui si trova; aurora, cioè foriera del sole a chi è già illuminato, per farlo uscire dal peccato e rientrare nella grazia divina; sole infine per chi sta già in grazia, affinché non ricada in qualche precipizio. I dottori applicano a Maria queste parole dell'Ecclesiastico: « Le sue catene sono fasce salutari » (Eccli [= Sir] 6,31 Volg.). « Perché catene? domanda san Lorenzo Giustiniani, se non perché Maria lega i suoi servi affinché non si perdano per i sentieri del vizio». San Bonaventura interpreta nello stesso senso questo testo della Scrittura applicato a Maria nel suo ufficio: « Nella moltitudine dei santi è la mia dimora » (Eccli [= Sir] 24,16 Volg.). « Non solo, dice egli, Maria è collocata nella moltitudine dei santi, ma conserva ai santi la pienezza della loro santità e la mantiene integra. Conserva le loro virtù perché non si perdano; trattiene i demoni affinché non facciano danno ». Si dice che i devoti di Maria sono coperti di una doppia veste: « Tutti i suoi di casa hanno doppia veste » (Pro 31,21). Cornelio a Lapide spiega: « Doppia veste, poiché Maria adorna i suoi fedeli servi delle virtù di Gesù Cristo e delle proprie». Così vestiti, essi conservano la santa perseveranza. Perciò san Filippo Neri ammoniva sempre i suoi penitenti e diceva loro: « Figli, se desiderate la perseveranza, siate devoti alla Madonna ». Allo stesso modo il venerabile fratello Giovanni Berchmans della Compagnia di Gesù diceva: « Chi ama Maria, avrà la perseveranza». A questo proposito l'abate Ruperto fa una bella riflessione sulla parabola del figlio prodigo. « Se il figlio scapestrato avesse avuto ancora sua madre, o non avrebbe mai lasciato la casa paterna o sarebbe tornato molto più presto». Vale a dire: chi è figlio di Maria, o non si allontana mai da Dio, o se per disgrazia ciò accade, ritorna subito, per mezzo di Maria. Se tutti gli uomini amassero questa clemente e amorevole regina e nelle tentazioni ricorressero sempre e subito a lei, chi mai cadrebbe? chi mai si perderebbe? Cade e si perde chi non ricorre a Maria. Applicando alla Vergine queste parole dell'Ecclesiastico: « Sui flutti del mare passeggiai » (Eccli [= Sir] 24,8 Volg.), san Lorenzo Giustiniani le fa dire: « Io cammino insieme con i miei servi in mezzo alle tempeste in cui si trovano, per assisterli e liberarli dal precipitare nei peccati». Bernardino da Busto racconta che un uccello, ammaestrato a dire « Ave Maria », stava per essere afferrato da uno sparviero: l'uccello disse « Ave Maria » e lo sparviero cadde morto. Signore volle così farci capire che se un uccello privo d'intelligenza si è salvato con l'invocare Maria, quanto più eviterà di cadere nelle mani dei demoni chi, in tutte le sue tentazioni, avrà cura d'invocarla. Dunque, dice san Tommaso da Villanova, quando i demoni vengono a tentarci, « come i pulcini, appena vedono apparire un nibbio, corrono a rifugiarsi sotto le ali della madre, così noi », subito, senza indugiare nella tentazione, « andiamo a nasconderci sotto il manto di Maria» «Signora e madre nostra, continua il santo, tu devi difenderci perché, dopo Dio, non conosciamo altro rifugio se non te che sei l'unica speranza nostra e la sola protettrice in cui confidiamo». Concludiamo dunque con le parole di san Bernardo: « Uomo, chiunque tu sia, hai capito che in questa vita, più che camminare sulla terra, vai ondeggiando fra i pericoli e le tempeste. Se non vuoi restare sommerso, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella. Guarda la stella, chiama Maria. Nei pericoli » di peccare, « nelle angosce » delle tentazioni, « nei dubbi » su ciò che devi risolvere, « pensa a Maria » che ti può aiutare, « invoca Maria » che subito ti soccorra. « Il suo nome potente non lasci la tua bocca » che l'invoca, « non esca dal tuo cuore» fiducioso. « Se segui Maria, non ti smarrirai. Se ti raccomanderai a lei, non dispererai. Se ti sostiene, non cadrai. Se ti protegge, non puoi temere di perderti. Se ti guida, senza fatica ti salverai. Se ti difende, certamente giungerai al regno dei beati. Fa' così e vivrai ».
Esempio
È celebre la storia di santa Maria Egiziaca che si legge nel primo libro delle Vite dei padri. A dodici anni, la giovinetta fuggi dalla casa paterna e si recò ad Alessandria, dove per la sua condotta scostumata divenne lo scandalo di quella città. Dopo sedici anni di vita peccaminosa, si trovò a Gerusalemme mentre vi si celebrava la festa della Santa Croce. Più per curiosità che per devozione, si accinse a entrare anche lei nella chiesa. Ma al momento di varcare la soglia, sentì una forza invisibile che la respingeva. Tentò di nuovo di entrare, ma fu ancora respinta e così pure la terza e la quarta volta. Si ritirò allora in un angolo dell'atrio dove, illuminata dal Signore, capì che per la sua vita sciagurata veniva rigettata anche dalla casa di Dio. Per sua fortuna, alzò gli occhi e vide un'immagine dipinta di Maria. A lei si volse piangendo e le disse: « O Madre di Dio, abbi pietà di questa povera peccatrice. Lo riconosco, per i miei peccati non merito che tu mi guardi, ma tu sei il rifugio dei peccatori; per amore di Gesù tuo Figlio aiutami, fammi entrare in chiesa. Io voglio cambiare vita e andare a far penitenza dove tu mi indicherai ». Udì allora una voce interiore, come se le avesse risposto la santa Vergine: « Ebbene, poiché sei ricorsa a me e vuoi cambiare vita, entra nella chiesa: la porta non sarà più chiusa per te ». La peccatrice entra, adora la croce e piange. Ritorna davanti all'immagine e dice: « Signora, eccomi pronta: dove vuoi che io mi ritiri a far penitenza? ». « Va', risponde la Vergine, passa il Giordano e troverai il luogo del tuo riposo ». La donna si confessa, si comunica, passa il fiume, arriva nel deserto e capisce che è questo il luogo della sua penitenza. Nei primi diciassette anni che la santa passò nel deserto subì assalti di ogni genere da parte dei demoni che volevano farla cadere di nuovo in peccato. Allora si raccomandava a Maria e Maria le ottenne la forza di resistere durante tutti quei diciassette anni, dopo i quali cessarono le battaglie. Infine, dopo cinquantasette anni di questa vita nel deserto, all'età di ottanta-sette anni, la divina Provvidenza volle che incontrasse l'abate san Zosimo. Gli raccontò tutta la sua vita e lo pregò di tornare l'anno seguente e di portarle la santa comunione. Egli tornò e la comunicò. Secondo il desiderio che la santa gli aveva espresso, Zosimo tornò di nuovo, ma questa volta la trovò morta. Il suo corpo era circondato di luce e vicino alla testa erano scritte queste parole: « Seppellisci in questo luogo me, misera peccatrice, e prega Dio per me ». Zosimo la seppellì, con l'aiuto di un leone che venne a scavare la fossa e, ritornato nel suo monastero, raccontò le meraviglie della divina misericordia in favore di questa felice penitente.
Preghiera
O Madre di pietà, Vergine santa, ecco ai tuoi piedi il traditore che ricambiando con l'ingratitudine le grazie ricevute da Dio per mezzo tuo, ha tradito te e Dio. Ma sappi, Signora, che la mia miseria non diminuisce, anzi accresce la mia fiducia in te, perché vedo che aumenta la tua compassione verso di me. Mostra, o Maria, che sei per me la stessa che sei per tutti quelli che ti invocano: piena di generosità e di misericordia. Mi basta solo che tu mi guardi e mi compatisca. Se il tuo cuore mi compatisce, non potrà mancare di proteggermi e se tu mi proteggi, di che posso aver timore? No, non temo niente: né i miei peccati, perché tu puoi rimediare al danno fatto; né i demoni, perché tu sei più potente dell'inferno; né tuo Figlio, giustamente sdegnato con me, perché una tua parola basterà a placarlo. Temo solo che per colpa mia io tralasci di raccomandarmi a te nelle mie tentazioni e così mi perda. Ma questo oggi ti prometto: voglio sempre ricorrere a te. Aiutami a farlo. Considera la bella occasione che hai di soddisfare il tuo desiderio di soccorrere un miserabile quale sono io. O Madre di Dio, io ho una grande fiducia in te. Da te aspetto la grazia di piangere come dovrei i miei peccati e da te spero di ottenere la forza per non ricadervi più. Se io sono malato, tu mi puoi guarire, o celeste guaritrice. Se le mie colpe mi hanno reso debole, il tuo aiuto mi renderà forte. Maria, tutto io spero da te, perché tutto tu puoi presso Dio. Amen.
3. «Dulcedo ». Maria rende dolce la morte ai suoi devoti
«Chi è amico ama sempre e il fratello si sperimenta nelle avversità » (Pro 17,17). I veri amici e i veri parenti non si conoscono nel tempo della prosperità, ma nei giorni di angustie e di miserie. Gli amici secondo il mondo restano fedeli all'amico finché è nella prosperità, ma le disgrazie, e soprattutto la morte, li fanno fuggire. Maria invece non fa così con i suoi devoti. Nelle loro angustie e specialmente in quelle della morte, le maggiori che si possano avere sulla terra, la buona Madre non abbandona i suoi servi fedeli. Come ella è la nostra vita durante il nostro esilio, così è la nostra dolcezza nell'ora estrema, ottenendoci una morte dolce e beata. Sin da quel giorno in cui Maria ebbe la sorte e il dolore di assistere alla morte di suo figlio Gesù, capo dei predestinati, Maria acquistò il privilegio di assistere tutti i predestinati nella loro morte. Perciò la santa Chiesa ci fa implorare il soccorso della beata Vergine particolarmente per quando giungerà la nostra ultima ora: « Prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte ». Grandi sono le angustie dei poveri moribondi, sia per il rimorso dei peccati commessi, sia per il timore del giudizio ormai prossimo, sia per l'incertezza della salvezza eterna. Soprattutto in quel momento l'inferno si arma e mette in gioco tutte le sue forze per impadronirsi di quell'anima che sta per entrare nell'eternità. Esso sa che poco tempo gli resta e che se la perde allora, la perde per sempre: « Il diavolo a voi è disceso: un'ira veemente ha nel cuore, perché sa che breve è il suo tempo » (Ap 12,12). Perciò il demonio, che era solito tentare quest'anima durante la sua vita, non si contenta di essere solo a tentarla in punto di morte e chiama dei compagni ad aiutarlo: « Si riempiranno le loro case di dragoni » (Is 13,21). Quando qualcuno sta per morire, la sua casa si empie di demoni che si uniscono per cercare che si perda. Si racconta che diecimila demoni vennero a tentare sant'Andrea Avellino sul suo letto di morte. Leggiamo nella sua Vita che durante l'agonia dovette lottare così duramente con l'inferno, che tutti i buoni religiosi che lo assistevano tremavano di spavento. Videro la sua faccia, per effetto dell'agitazione, gonfiarsi e diventare tutta nera; tutte le sue membra tremavano in modo convulso; dai suoi occhi usciva un fiume di lacrime; la testa era scossa violentemente: segni dell'orribile battaglia che sosteneva contro l'inferno. Tutti piangevano per la compassione, raddoppiavano le preghiere e rabbrividivano vedendo un santo morire così. Una cosa li consolava: il moribondo volgeva spesso lo guardo verso un'immagine di Maria come per chiedere aiuto. Più volte, nel corso della sua vita, il santo aveva detto che nell'ora della sua morte Maria sarebbe stata il suo rifugio. Piacque finalmente a Dio che la lotta terminasse con una gloriosa vittoria. I movimenti convulsi del corpo cessarono, il volto sgonfiato riprese il suo colore; con gli occhi tranquillamente fissi sull'immagine della Vergine, il santo chinò devotamente il capo come per ringraziare Maria e si crede che ella gli sia allora apparsa. Poi, in una pace profonda esalò la sua anima benedetta tra le braccia di Maria in un'atmosfera paradisiaca. Nello stesso tempo una religiosa cappuccina agonizzante rivolgendosi alle suore che l'assistevano mormorò: « Dite l'Ave Maria, perché ora è morto un santo » Alla presenza della nostra regina fuggono i ribelli. Se nell'ora della morte avremo Maria per noi, che timore potremo avere di tutti i nemici dell'inferno? Spaventato al pensiero delle angosce della morte, Davide si riconfortava con la fiducia nella morte del futuro Redentore e nell'intercessione della Vergine Madre: « Quand'anche camminassi in mezzo alle ombre della morte... la tua verga e il tuo bastone mi confortano» (Sal 22,4). Il cardinale Ugo intende per il bastone la croce e per la verga l'intercessione di Maria, che fu la verga preconizzata da Isaia: « Una verga spunterà dal tronco di lesse, un fiore germoglierà dalle sue radici » (Is 11,1). La divina Madre, dice san Pier Damiani, « è quella potente verga con cui restano vinte le violenze dei nemici infernali». Sant'Antonino ci incoraggia dunque dicendo: « Se Maria è per noi, chi sarà contro di noi? ». Il padre Manuello Padial della Compagnia di Gesù era in punto di morte. Gli apparve Maria che gli disse per confortarlo: « Ecco, finalmente è giunta l'ora in cui gli angeli congratulandosi con te ti dicono: O felici fatiche, o mortificazioni così ben pagate! ». Nello stesso tempo si vide un esercito di demoni che fuggivano disperati gridando: « Ahimè, non possiamo nulla contro di lui perché colei che è senza macchia lo difende ». Allo stesso modo il padre Gaspare Hayevood, che all'avvicinarsi della morte i demoni tentavano violentemente contro la fede, si raccomandò subito alla santa Vergine e ben presto lo si sentì esclamare: « Ti ringrazio, Maria, di essere venuta in mio aiuto ». San Bonaventura mostra come Maria manda gli angeli in difesa dei suoi servi moribondi: « San Michele, il capo e il principe della milizia celeste, e con lui tutti gli angeli, messi da Dio a servizio degli eletti, eseguono i tuoi ordini, o Vergine regina: essi difendono quelli che notte e giorno si raccomandano alla tua protezione e raccolgono le loro anime all'uscire da questa vita ». « L'inferno di sotto si agita per te per venirti incontro al tuo arrivo, per te suscita i giganti » (Is 14,9). Questo testo di Isaia può essere applicato al turbamento che sconvolge l'inferno quando un'anima sta per lasciare il corpo: i demoni più terribili sono mandati a tentarla e poi ad accusarla quando deve essere presentata al tribunale di Gesù Cristo. Ma, dice Riccardo di san Lorenzo, « chi oserebbe accusare presso il giudice, vedendo la Madre intercedere?» Sanno bene i demoni che il Giudice non ha mai condannato né mai condannerà un'anima difesa dalla sua augusta Madre. San Girolamo scriveva alla vergine Eustochio che Maria non solo soccorre i suoi cari servi in punto di morte, ma viene loro incontro nel passaggio all' altra vita per incoraggiarli e accompagnarli al divino tribunale. E quel che la santa Vergine disse a santa Brigida parlando dei suoi devoti: « In quel momento io come carissima regina e madre andrò loro incontro nell'ora della morte, perché abbiano conforto e sollievo». San Vincenzo Ferreri aggiunge: « La beata Vergine accoglie le anime dei morenti ». L'amorevole regina riceve nel suo manto le loro anime, le presenta al giudice suo Figlio e in questo modo ottiene loro certamente la salvezza. Così avvenne a Carlo, figlio di santa Brigida. Svolgendo il pericoloso mestiere di soldato, egli morì lontano dalla madre, la quale temeva per la sua salvezza. Ma la santa Vergine le rivelò che Carlo era salvo, che ella stessa, per ricompensarlo della sua devozione, lo aveva assistito al momento della morte e gli aveva suggerito gli atti da fare in quell'istante supremo. Nello stesso tempo santa Brigida vide Gesù sul suo trono e udì il demonio portare due accuse contro la santa Vergine: la prima, di avergli impedito di tentare Carlo in punto di morte; la seconda, di avere presentato ella stessa al giudizio l'anima del giovane e di averla così salvata, senza dargli neppure il modo di far valere i suoi diritti su quell'anima. Sotto gli occhi della santa, il Giudice scacciò il demonio e l'anima di Carlo fu portata in cielo. Le sue catene sono fasce salutari: alla fine troverai riposo in lei» (Eccli [= Sir] 6,29.31 Volg.). Beato te, fratello, se al momento della morte ti troverai legato dalle dolci catene dell'amore alla Madre di Dio! Queste sono catene di salvezza che ti saranno garanzia della tua salvezza eterna e ti faranno godere nella morte quella beata pace che sarà principio della tua pace e del riposo eterno. Il padre Binetti riferisce che un devoto di Maria che egli assisteva al momento della sua morte, prima di spirare gli disse: « Padre mio, se sapessi quale contentezza si prova per aver cercato di servire la santa Madre di Dio! Io non saprei spiegare l'allegrezza che sento in questo momento». Il padre Suarez, essendo stato molto devoto a Maria - al punto di dire che avrebbe dato tutta la sua scienza in cambio del merito di una sola Ave Maria - sentiva sul suo letto di morte una tale allegrezza che diceva: « Non pensavo che fosse così dolce morire». La stessa contentezza e allegrezza sentirai senza dubbio anche tu, devoto lettore, se in punto di morte ti ricorderai di avere amato questa buona Madre, la quale non sa non essere fedele verso i suoi figli che sono stati fedeli nel servirla e onorarla con le visite, i rosari, i digiuni e soprattutto con il ringraziarla, lodarla e raccomandarsi spesso alla sua potente protezione. Non credere che per essere stato peccatore sarai privato di questa consolazione, se da oggi in poi cercherai di vivere virtuosamente e di servire questa grata e benevola sovrana. Nelle tue angosce e nelle tentazioni che ti susciterà il demonio per farti disperare, ella ti conforterà sino a venire ad assisterti nell'ora della tua morte. San Pier Damiani narra che suo fratello Marino, avendo offeso Dio, andò davanti a un altare di Maria per consacrarsi suo schiavo. Si pose la cinta intorno al collo in segno di schiavitù e disse: « Mia Signora, specchio di purezza, io povero peccatore ho offeso Dio e te, violando la castità. La mia unica risorsa è di offrirmi come tuo schiavo. Eccomi, mi consacro oggi tuo servo; ricevi questo ribelle, non mi respingere ». Poi depose sulla predella dell'altare una somma di denaro, promettendo di pagarla ogni anno in segno di tributo della sua servitù a Maria. Dopo un certo tempo Marino cadde mortalmente ammalato e un mattino lo si udì esclamare: « Alzatevi, alzatevi, riverite la mia Signora. Che grazia è questa, o regina del cielo, che tu ti degni di visitare questo povero servo? Benedicimi, Signora, e non permettere che io mi perda, dopo che mi hai onorato della tua presenza ». Essendo sopraggiunto suo fratello Pietro, Marino gli raccontò la venuta di Maria che lo aveva benedetto, ma si lamentò che quelli che lo assistevano non si erano alzati alla presenza della Vergine. Poco dopo se ne andò placidamente al Signore. Tale sarà anche la tua morte, lettore, se sarai fedele a Maria, pur se in passato avrai offeso Dio: la Vergine ti otterrà una morte dolce e serena. Se però il ricordo dei peccati commessi ti spaventerà allora in maniera eccessiva facendoti mancare di fiducia, Maria verrà a confortarti, come fece per Adolfo, conte di Alsazia. Questi, come si narra nelle Cronache, lasciò le vanità del mondo per entrare nell'ordine di san Francesco e fu molto devoto alla Madre di Dio. All'avvicinarsi della sua ultima ora, pensando alla vita che aveva menato nel mondo, alle responsabilità della carica che aveva ricoperto e al rigore del giudizio divino, cominciò a temere la morte, preso da dubbi riguardo alla sua salvezza eterna. Ecco che allora Maria - la quale non dorme quando i suoi devoti sono nell' afflizione - accorre accompagnata da molti santi e incoraggia il moribondo con queste tenere parole: « Adolfo mio carissimo, tu sei mio, a me ti sei dato, perché temi di morire? ». A queste parole il servo di Maria si rincuorò, ogni timore sparì ed egli morì rasserenato, in una grande pace. Facciamoci animo anche noi, benché peccatori; confidiamo che Maria verrà ad assisterci al momento della morte e a consolarci con la sua presenza, se noi la serviamo con amore nel tempo che ci resta da passare su questa terra. Parlando un giorno a santa Metilde, la nostra regina promise: « Tutti quelli che mi servono piamente voglio, con la mia tenerezza di madre, assisterli fedelmente al momento della morte, consolarli e proteggerli». Dio, quale consolazione sarà in quegli ultimi istanti della nostra vita, quando dovrà essere trattata la causa della nostra vita eterna, vedere vicina a noi la regina del cielo che ci assiste e ci consola promettendoci la sua protezione! Di questi esempi dell'assistenza data da Maria ai suoi servi moribondi, oltre quelli già citati, ve ne sono innumerevoli altri riportati nei libri. Questa grazia fu concessa a santa Chiara, a san Felice da Cantalice, alla beata Chiara di Montefalco, a santa Teresa, a san Pietro d'Alcantara. Per nostra comune consolazione, aggiungiamo ancora qualche altro cenno. Il padre Crasset narra che santa Maria Ognacense vide la santa Vergine al capezzale di una devota vedova di Villembroe, la quale soffriva molto per l'ardore della febbre; Maria le stava accanto consolandola e la rinfrescava con un ventaglio. San Giovanni di Dio in punto di morte aspettava la visita di Maria a cui era molto devoto. Non vedendola comparire, si rattristava e forse anche se ne lagnava. Quando giunse il momento, gli apparve la divina Madre che, quasi rimproverandogli la sua poca fiducia, gli disse queste tenere parole, così consolanti per tutti i servi di Maria: « Giovanni mio, che pensavi? Che io ti avessi abbandonato? Non sai che non è mia abitudine abbandonare nell'ora della morte i miei devoti? Non sono venuta prima perché non era ancora venuta l'ora, ma adesso che è giunta, sono venuta a prenderti; andiamo in paradiso». Poco dopo il santo spirò e volò in cielo a ringraziare per sempre la sua amorevole regina.
Esempio
Terminiamo il discorso con quest'altro esempio, in cui si vede dove arriva la tenerezza di questa buona Madre verso i suoi figli al momento della loro morte. Il parroco di un paese era stato chiamato al capezzale di un ricco che stava morendo in una casa magnificamente addobbata, assistito da servi, parenti e amici. Ma vide i diavoli in forma di cani pronti a prendersi quella povera anima, come infatti la presero, poiché il ricco morì in peccato. In quel mentre il parroco fu mandato a chiamare da una povera donna che era in fin di vita e desiderava ricevere i santi sacramenti. Non potendo lasciare quel ricco che aveva tanto bisogno della sua assistenza, egli vi mandò un altro sacerdote. Questi prese la pisside col SS. Sacramento e andò. Arrivato nella stanza di quella brava donna, non vede né servi, né amici premurosi, né mobili preziosi, perché l'inferma era povera e forse stava coricata sopra un po' di paglia. Ma in quella stanza vede una gran luce e vicino al letto della moribonda scorge la Madre di Dio che la consolava e con un pannolino in mano le asciugava il sudore dell'agonia. A questa vista, il sacerdote non aveva il coraggio di entrare, ma la Vergine gli fece cenno di avvicinarsi. Egli entrò e Maria gli prese uno sgabello per farlo sedere ad ascoltare la confessione della sua serva. Poi la moribonda si comunicò con grande devozione e infine esalò dolcemente l'anima nelle mani di Maria.
Preghiera
O dolce Madre mia, quale sarà la morte di me povero peccatore? Sin da ora, pensando a quel grande momento in cui dovrò spirare e comparire davanti al tribunale divino, ricordandomi di avere io stesso consentito tante volte a scrivere la sentenza della mia condanna con i miei peccati, tremo, mi confondo e temo grandemente per la mia salvezza eterna. O Maria, tutta la mia speranza è riposta nel sangue di Gesù e nella tua intercessione. Tu sei la regina del cielo, la sovrana dell'universo, sei la Madre di Dio, che dire di più? Tu sei grande, ma la tua grandezza non ti allontana, anzi ti spinge a una maggiore compassione delle nostre miserie. Gli amici secondo il mondo, quando sono innalzati a qualche dignità, si allontanano dai loro vecchi amici rimasti in una condizione inferiore e non si degnano nemmeno più di guardarli. Il tuo nobile e amorevole cuore non fa così: dove scorge maggiori miserie, più si dà da fare per portare aiuto. Quando sei invocata, subito ci soccorri, anzi previeni con le tue grazie le nostre preghiere. Ci consoli nelle nostre afflizioni, disperdi le tempeste, abbatti i nemici, non tralasci nessuna occasione di procurare il nostro bene. Sia sempre benedetta quella mano divina che ha unito in te tanta maesta e tanta tenerezza, tanta grandezza e tanto amore. Ne ringrazio sempre il mio Signore e me ne rallegro per me stesso, poiché nella tua felicità ripongo la mia e ascrivo a sorte mia la sorte tua. O consolatrice degli afflitti, consola un afflitto che a te si raccomanda. Mi sento afflitto dai rimorsi della coscienza su cui pesano tanti peccati, non so se li ho pianti come dovevo. Vedo tutte le mie opere piene di brutture e di difetti. L'inferno sta aspettando la mia morte per accusarmi; la divina giustizia offesa esige soddisfazione. Madre mia, che ne sarà di me? Se tu non mi aiuti, io sono perduto. Che dici? vuoi aiutarmi? O Vergine pietosa, consolami; ottienimi un vero dolore dei miei peccati; ottienimi la forza di correggermi e di essere fedele a Dio in questo tempo che mi resta da vivere. Quando poi mi troverò nelle supreme angosce della morte, Maria speranza mia, non mi abbandonare; allora più che mai assistimi e confortami a non disperare alla vista delle mie colpe, che il demonio mi metterà sotto gli occhi. Signora, perdona il mio ardire, vieni tu stessa allora a consolarmi con la tua presenza. Questa grazia l'hai fatta a tanti; la voglio anch'io. Se il mio ardire è grande, più grande è la tua bontà, che va in cerca dei più miserabili per consolarli. In essa confido. Sia eterna gloria tua l'aver salvato dall'inferno un misero dannato e averlo condotto nel tuo regno, dove poi spero di consolarmi stando sempre ai tuoi piedi a ringraziarti, a benedirti e amarti in eterno. O Maria, ti aspetto, non mi privare di questa consolazione. Fiat, fiat; amen, amen.
L’Angelo
Beata Anna Katharina Emmerick
Giunsi in alto, in un giardino sospeso nell’aria, dove vidi librarsi tra settentrione e l’oriente, come il sole all’orizzonte, la figura di un uomo con un viso lungo e pallido. Il suo capo sembrava coperto con un berretto a punta. Egli era avvolto da fasce e aveva un cartello sul petto. Non ricordo però cosa c’era scritto. Portava la spada avvolta in fasce colorate e si librava sulla terra lentamente e ad intermittenza, come i piccoli voli di un piccione. Poi si liberò dalle bende. Mosse la spada qua e là e gettò le bende sulle città sonnolenti che furono avvolte come da un cappio. Insieme alle bende caddero pure pustole e vaiolo sull’Italia, la Spagna e la Russia. Avvolse poi con un cappio rosso anche Berlino; il cappio si estese fin qui da noi. Poi vidi la sua spada nuda, sull’elsa pendevano bende insanguinate e da queste grondava sangue nella nostra regione».