Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 33° settimana del tempo ordinario (Santa Elisabetta d\'Ungheria)
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Secondo libro dei Re 6
1I figli dei profeti dissero a Eliseo: "Ecco, il luogo in cui ci raduniamo alla tua presenza è troppo stretto per noi.2Andiamo fino al Giordano; là prenderemo una trave per ciascuno e ci costruiremo una residenza". Quegli rispose: "Andate!".3Uno disse: "Degnati di venire anche tu con i tuoi servi". Egli rispose: "Ci verrò".4E andò con loro. Giunti al Giordano, tagliarono alcuni alberi.5Ora, mentre uno abbatteva un tronco, il ferro dell'ascia gli cadde in acqua. Egli gridò: "Oh, mio signore! Era stato preso in prestito!".6L'uomo di Dio domandò: "Dove è caduto?". Gli mostrò il posto. Eliseo, allora, tagliò un legno e lo gettò in quel punto e il ferro venne a galla.7Disse: "Prendilo!". Quegli stese la mano e lo prese.
8Mentre il re di Aram era in guerra contro Israele, in un consiglio con i suoi ufficiali disse: "In quel tal posto sarà il mio accampamento".9L'uomo di Dio mandò a dire al re di Israele: "Guardati dal passare per quel punto, perché là stanno scendendo gli Aramei".10Il re di Israele mandò a esplorare il punto indicatogli dall'uomo di Dio. Questi l'avvertiva e il re si metteva in guardia; ciò accadde non una volta o due soltanto.11Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: "Non mi potreste indicare chi dei nostri è per il re di Israele?".12Uno degli ufficiali rispose: "No, re mio signore, perché Eliseo profeta di Israele riferisce al re di Israele quanto tu dici nella tua camera da letto".13Quegli disse: "Andate, informatevi dove sia costui; io manderò a prenderlo". Gli fu riferito: "Ecco, sta in Dotan".14Egli mandò là cavalli, carri e un bel numero di soldati; vi giunsero di notte e circondarono la città.
15Il giorno dopo, l'uomo di Dio, alzatosi di buon mattino, uscì. Ecco, un esercito circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo disse: "Ohimè, mio signore, come faremo?".16Quegli rispose: "Non temere, perché i nostri sono più numerosi dei loro".17Eliseo pregò così: "Signore, apri i suoi occhi; egli veda". Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo.
18Poiché gli Aramei scendevano verso di lui, Eliseo pregò il Signore: "Oh, colpisci questa gente di cecità!". E il Signore li colpì di cecità secondo la parola di Eliseo.19Disse loro Eliseo: "Non è questa la strada e non è questa la città. Seguitemi e io vi condurrò dall'uomo che cercate". Egli li condusse in Samaria.20Quando giunsero in Samaria, Eliseo disse: "Signore, apri i loro occhi; essi vedano!". Il Signore aprì i loro occhi ed essi videro. Erano in mezzo a Samaria!
21Il re di Israele quando li vide, disse a Eliseo: "Li devo uccidere, padre mio?".22Quegli rispose: "Non ucciderli. Forse uccidi uno che hai fatto prigioniero con la spada e con l'arco? Piuttosto metti davanti a loro pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro padrone".23Fu imbandito loro un gran banchetto. Dopo che ebbero mangiato e bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro padrone. Le bande aramee non penetrarono più nel paese di Israele.
24Dopo tali cose Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito e venne ad assediare Samaria.25Ci fu una carestia eccezionale in Samaria, mentre l'assedio si faceva più duro, tanto che una testa d'asino si vendeva ottanta sicli d'argento e un quarto di 'qab' di tuberi cinque sicli.26Mentre il re di Israele passava sulle mura, una donna gli gridò contro: "Aiuto, mio signore re!".27Rispose: "Non ti aiuta neppure il Signore! Come potrei aiutarti io? Forse con il prodotto dell'aia o con quello del torchio?".28Il re aggiunse: "Che hai?". Quella rispose: "Questa donna mi ha detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo oggi. Mio figlio ce lo mangeremo domani.29Abbiamo cotto mio figlio e ce lo siamo mangiato. Il giorno dopo io le ho detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo, ma essa ha nascosto suo figlio".30Quando udì le parole della donna, il re si stracciò le vesti. Mentre egli passava sulle mura, lo vide il popolo; ecco, aveva un sacco di sotto, sulla carne.31Egli disse: "Dio mi faccia questo e anche di peggio, se oggi la testa di Eliseo, figlio di Safat, resterà sulle sue spalle".
32Eliseo stava seduto in casa; con lui sedevano gli anziani. Il re si fece precedere da un uomo. Prima che arrivasse il messaggero, quegli disse agli anziani: "Avete visto? Quel figlio di assassino ordina che mi si tolga la vita. Fate attenzione! Quando arriva il messaggero, chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Forse dietro non si sente il rumore dei piedi del suo padrone?".33Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli disse: "Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più io dal Signore?".
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 115
1Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per la tua fedeltà, per la tua grazia.
2Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
3Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.
4Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
5Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
7Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
8Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.
9Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo.
10Confida nel Signore la casa di Aronne:
egli è loro aiuto e loro scudo.
11Confida nel Signore, chiunque lo teme:
egli è loro aiuto e loro scudo.
12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice la casa d'Israele,
benedice la casa di Aronne.
13Il Signore benedice quelli che lo temono,
benedice i piccoli e i grandi.
14Vi renda fecondi il Signore,
voi e i vostri figli.
15Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
16I cieli sono i cieli del Signore,
ma ha dato la terra ai figli dell'uomo.
17Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
ora e sempre.
Isaia 38
1In quei giorni Ezechia si ammalò gravemente.
Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai".
2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore.3Egli disse: "Signore, ricordati che ho passato la vita dinanzi a te con fedeltà e con cuore sincero e ho compiuto ciò che era gradito ai tuoi occhi". Ezechia pianse molto.
4Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia:5"Va' e riferisci a Ezechia: Dice il Signore Dio di Davide tuo padre: Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni.6Libererò te e questa città dalla mano del re di Assiria; proteggerò questa città.7Da parte del Signore questo ti sia come segno che egli manterrà la promessa che ti ha fatto.8Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l'ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull'orologio di Acaz".
E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso.
9Cantico di Ezechia re di Giuda, quando cadde malato e guarì dalla malattia.
10Io dicevo: "A metà della mia vita
me ne vado alle porte degli inferi;
sono privato del resto dei miei anni".
11Dicevo: "Non vedrò più il Signore
sulla terra dei viventi,
non vedrò più nessuno
fra gli abitanti di questo mondo.
12La mia tenda è stata divelta e gettata lontano da me,
come una tenda di pastori.
Come un tessitore hai arrotolato la mia vita,
mi recidi dall'ordito.
In un giorno e una notte mi conduci alla fine".
13Io ho gridato fino al mattino.
Come un leone, così egli stritola
tutte le mie ossa.
14Come una rondine io pigolo,
gemo come una colomba.
Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto.
Signore, io sono oppresso; proteggimi.15Che dirò? Sto in pena
poiché è lui che mi ha fatto questo.
Il sonno si è allontanato da me
per l'amarezza dell'anima mia.
16Signore, in te spera il mio cuore;
si ravvivi il mio spirito.
Guariscimi e rendimi la vita.
17Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute!
Tu hai preservato la mia vita
dalla fossa della distruzione,
perché ti sei gettato dietro le spalle
tutti i miei peccati.
18Poiché non gli inferi ti lodano,
né la morte ti canta inni;
quanti scendono nella fossa
non sperano nella tua fedeltà.
19Il vivente, il vivente ti rende grazie
come io oggi faccio.
Il padre farà conoscere ai figli
la tua fedeltà.
20Il Signore si è degnato di aiutarmi;
per questo canteremo sulle cetre
tutti i giorni della nostra vita,
canteremo nel tempio del Signore.
21Isaia disse: "Si prenda un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà".22Ezechia disse: "Qual è il segno per cui io entrerò nel tempio?".
Atti degli Apostoli 13
1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".
16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'
34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'
35Per questo anche in un altro luogo dice:
'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'
36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".
42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:
'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".
48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Capitolo L: Chi è nella desolazione deve mettersi nelle mani di Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Signore Dio, Padre santo, che tu sia, ora e sempre, benedetto, perché come tu vuoi così è stato fatto, e quello che fai è buono. Che in te si allieti il tuo servo, non in se stesso o in alcunché d'altro. Tu solo sei letizia vera; tu la mia speranza e il mio premio; tu, o Signore, la mia gioia e la mia gloria. Che cosa ha il tuo servo , se non quello che, pur senza suo merito, ha ricevuto da te? Quello che hai dato e hai fatto a me, tutto è tuo. "Povero io sono, e tribolato, fin dagli anni della mia giovinezza" (Sal 87,16); talvolta l'anima mia è triste fino alle lacrime, talvolta si turba in se stessa sotto l'incombere delle passioni. Desidero il gaudio della pace; domando la pace dei tuoi figli, da te nutriti nello splendore della consolazione. Se tu doni questa pace, se tu infondi questa santa letizia, l'anima del tuo servo sarà tutta un canto nel dar lode a te, devotamente. Se, invece, tu ti ritrai, come fai talvolta, il tuo servo non potrà percorrere lesto la "via dei tuoi comandamenti" (Sal 118,32). Di più, gli si piegheranno le ginocchia, fino a toccargli il petto; per lui non sarà più come prima, ieri o ier l'altro, quando il tuo lume gli splendeva sul capo e l'ombra delle tue ali lo proteggeva dall'irrompere delle tentazioni.
2. Padre giusto e degno di perpetua lode, giunga l'ora in cui il tuo servo deve essere provato. Padre degno di amore, è giusto che in questo momento il tuo servo patisca un poco per te. Padre degno di eterna venerazione, giunge l'ora, che da sempre sapevi sarebbe venuta, l'ora in cui il tuo servo - pur se interiormente sempre vivo in te - deve essere sopraffatto da cose esteriori, vilipeso anche ed umiliato, scomparendo dinanzi agli uomini , afflitto dalle passioni e dalla tiepidezza; e ciò per risorgere di nuovo con te, in una aurora di nuova luce, nello splendore dei cieli. Padre santo, così hai disposto, così hai voluto; e come hai voluto è stato fatto. Giacché questo è il dono che tu fai all'amico tuo, di patire e di essere tribolato in questo mondo, per amor tuo; e ciò quante volte e da chiunque permetterai che sia fatto. Nulla accade quaggiù senza che tu lo abbia provvidenzialmente disposto, e senza una ragione. "Cosa buona è per me, che tu mi abbia umiliato, per farmi conoscere la tua giustizia" (Sal 118,71) e per far sì che io abbandoni ogni orgoglio interiore e ogni temerarietà. Cosa per me vantaggiosa, che la vergogna abbia ricoperto il mio volto, così che, per essere consolato, io abbia a cercare te, piuttosto che gli uomini. In tal modo imparo a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale tu colpisci il giusto insieme con l'empio, ma sempre con imparziale giustizia. Siano rese grazie a te, che non sei stato indulgente verso i miei peccati e mi hai invece scorticato con duri colpi, infliggendomi dolori e dandomi angustie, esterne ed interiori. Nessuno, tra tutti coloro che stanno sotto il cielo, quaggiù, mi può dare consolazione; tu solo lo puoi, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che colpisci e risani, "cacci all'inferno e da esso ritogli" (Tb 13,2). La rigida tua regola stia sopra di me; essa mi ammaestrerà.
3. Padre diletto, ecco, io sono nelle tue mani; mi curvo sotto la verga, che mi corregge. Percuotimi il dorso e il collo, affinché io indirizzi la mia vita tortuosa secondo la tua volontà. Come tu suoli, e con giustizia, fa' di me un devoto e umile discepolo, pronto a camminare a ogni tuo cenno. A te affido me stesso, e tutto ciò che è mio, per la necessaria correzione. E' preferibile essere aspramente rimproverato quaggiù, che nella vita futura. Tu conosci tutte le cose, nel loro insieme e una per una; nulla rimane a te nascosto dell'animo umano. Tu conosci le cose che devono venire, prima che esse siano, e non hai bisogno che alcuno ti indichi o ti rammenti quello che accade su questa terra. Tu conosci ciò che mi aiuta a progredire, e sai quanto giova la tribolazione per togliere la ruggine dei vizi. Fa' di me quello che ti piace, e che io, appunto, desidero; e non voler giudicare severamente la mia vita di peccato, che nessuno conosce più perfettamente e chiaramente di te. Fa' che io comprenda ciò che è da comprendere; che io ami ciò che è da amare; fa' che io approvi ciò che sommamente piace a te; che io apprezzi ciò che a te pare prezioso; fa' che io disprezzi ciò che è abietto ai tuoi occhi. Non permettere che io giudichi "secondo la veduta degli occhi materiali; che io non mi pronunzi secondo quel che si sente dire" da gente profana (Is 11,3). Fa' che io, invece, discerna le cose esteriori e le cose spirituali in spirito di verità; fa' che, sopra ogni cosa, io vada sempre ricercando il tuo volere. Se il giudizio umano, basato sui sensi, sovente trae in inganno, si ingannano anche coloro che sono attaccati alle cose del mondo, amando soltanto le cose visibili. Forse che uno è migliore perché è considerato qualcosa di più, nel giudizio di un altro? Quando questi lo esalta, è un uomo fallace che inganna un uomo fallace, un essere vano che inganna un essere vano, un cieco che inganna un cieco, un miserabile che inganna un miserabile; quando lo elogia a vuoto, realmente lo fa vergognare ancor più. Invero, secondo il detto dell'umile san Francesco, quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.
LETTERA 144: Agostino si congratula con i cittadini di Cirta convertitisi dal Donatismo alla comunione cattolica
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta forse prima del 411.
Agostino si congratula con i cittadini di Cirta convertitisi dal Donatismo alla comunione cattolica, esortandoli ad attribuirne il merito alla grazia di Dio, il quale si serve dei suoi ministri (n. 1), come avvenne per Polemone dopo aver ascoltato Senocrate (n. 2); esorta infine i contumaci a credere alle divine Scritture e non alle menzogne umane (n. 3).
AGOSTINO VESCOVO AI CITTADINI DI CIRTA, SIGNORI ONOREVOLI E GIUSTAMENTE COMMENDEVOLI, CARISSIMI E DESIDERATISSIMI FRATELLI, IN TUTTI I GRADI DELLE CARICHE PUBBLICHE
La conversione è opera di Dio.
1. Se ciò, che nella vostra città ci contristava, è scomparso, se la durezza del cuore umano, che resisteva alla verità evidentissima e per così dire esposta alla vista di tutti, è stata vinta dalla forza della verità stessa, se la dolcezza della pace viene gustata e l'amore della verità non offende più gli occhi malati, ma risanati li illumina e rinvigorisce, questo risultato non è opera mia, ma di Dio: non lo attribuirei affatto alle azioni degli uomini, neanche se la conversione così confortante di una moltitudine fosse avvenuta mentre eravamo presso di voi e vi parlavamo ed esortavamo. Tutto ciò è opera di Colui che, per mezzo dei suoi ministri, ammonisce dal di fuori con i segni delle cose, ma li istruisce internamente da se stesso con le cose stesse. Ma non per questo dobbiamo muoverci troppo pigramente per visitarvi, per il fatto cioè che qualunque cosa è avvenuta di lodevole in voi, non è stata operata da noi, ma da Colui che solo compie meraviglie 1. Molto più alacremente dobbiamo accorrere a contemplare le opere divine anziché le nostre, poiché anche noi, se siamo qualcosa di buono, siamo opera di Dio, non degli uomini. Ecco perché' l'Apostolo disse: Non è qualche cosa né chi pianta né chi irriga, ma è Dio che fa crescere 2.
Polemone convertito da Senocrate.
2. Senocrate come voi mi scrivete e come ricordo anch'io dalle letture classiche, in una conferenza sui vantaggi della temperanza, convertì d'un tratto a un tenore di vita morigerato Polemone, che non solo era un ubriacone, ma in quel momento era anche ubriaco. Sebbene quello, come saggiamente avete compreso, non fosse guadagnato alla causa di Dio, ma liberato soltanto dalla tirannia della dissolutezza, tuttavia non attribuirei neppure questo suo mutamento in meglio all'opera di un uomo, ma di Dio. Poiché i beni del corpo stesso, cioè dell'infima parte di noi, quali sono ad esempio la bellezza, le forze, la salute e qualunque altro bene di tale genere, non provengono se non da Dio creatore e perfezionatore della natura: con quanto maggior ragione nessun altro può darci i beni dell'anima! Qual pensiero più orgoglioso e più ingrato potrebbe nutrire la pazza mente umana, che reputare che Dio renda bello l'uomo nel fisico, e che l'essere reso casto nell'anima provenga dall'uomo? Nel libro della Sapienza cristiana sta scritto: Poiché sapevo che nessuno può essere continente, se Dio non lo concede; ed era già questo un frutto della sapienza, il sapere cioè da chi ci è concesso questo dono 3. Se dunque Polemone, divenuto temperante, da sensuale che era, avesse saputo di chi fosse questo dono, in modo da adorarlo con sentimenti di vera pietà, liberandosi dalle superstizioni dei pagani, sarebbe stato esaltato non solo per la temperanza, ma anche per la verace sapienza e per la salutare religione, né gli sarebbe giovato solo per l'onestà della vita presente, ma anche per l'immortalità della vita futura. Quanto meno dunque mi devo arrogare io il vanto di questa conversione vostra o del vostro popolo, che mi avete annunciata poco tempo fa; essa è senza dubbio effetto dell'intervento di Dio in coloro nei quali si è veramente compiuta e non delle mie parole né della mia presenza tra voi. Ciò soprattutto dovete riconoscere, ciò meditare con pietà ed umiltà. A Dio, fratelli miei, a Dio dovete esser grati; Dio dovete temere per non mancare, Dio amare per avanzare.
Credere alle divine Scritture non alle menzogne umane.
3. Se tra voi ci sono ancora alcuni che sono separati (dall'unità cattolica) a causa di qualche attaccamento umano nascosto o che vi sono rientrati solo per finzione a causa di qualche timore umano, questi tali considerino che Dio, a cui la coscienza umana è chiaramente palese, non lo ingannano come testimone né lo evitano come giudice. Se poi, per la preoccupazione della propria salvezza, sono angustiati da qualche grave dubbio circa la questione dell'unità stessa, se lo tolgano - come io credo sia la cosa più giusta - credendo nei riguardi della Chiesa cattolica, cioè diffusa in tutto il mondo, alle affermazioni veritiere delle divine Scritture, più che alle bugie spacciate con malignità dalle lingue degli uomini. Quanto alle discordie sorte tra uomini, questi tali, chiunque essi siano, pensino che non pregiudicano affatto le promesse di Dio, che disse ad Abramo: Nel tuo Discendente saranno benedette tutte le nazioni 4, promesse cui si prestò fede quando se ne udì la predizione, mentre si osa negarle adesso che si vedono compiute. I Donatisti riflettano frattanto su questa considerazione brevissima e, se non erro, irrefutabile: o la causa fu trattata nel tribunale della Chiesa d'oltremare, o non fu trattata. Se non lo fu, la comunità cristiana che abbraccia i popoli d'oltremare, e della quale godiamo d'essere membri, è innocente, e quindi i Donatisti si sono divisi dai Cristiani innocenti con uno scisma sacrilego. Se invece la causa fu trattata, chi potrebbe non comprendere, non credere, non vedere che furono in essa sconfitti coloro che si separarono dalla comunione di quei popoli? Scelgano dunque se preferiscono credere alla sentenza emanata dai giudici ecclesiastici, o alle proteste di litigiosi scismatici battuti in giudizio. Prudenti come siete, badate attentamente come non si possa rispondere nulla di serio contro questo ragionamento, brevissimo a dirsi, facilissimo a intendere: eppure il cattivo Polemone preferisce lasciarsi trascinare alla rovina dall'ebbrezza del suo inveterato errore. Perdonatemi questa mia lettera, forse più prolissa che gradita, ma a mio giudizio più utile che piacevole, o miei signori onorevoli e meritamente commendevoli, molto cari e desiderati fratelli. Quanto alla visita che vi farò, compia Iddio il nostro comune desiderio. Non posso spiegarvi a parole da quale ardore di carità mi sento infiammato per venire a visitarvi, e non dubito affatto della vostra benevolenza nel credermi.
1 - Sal 71, 18.
2 - 1 Cor 3, 7.
3 - Sap 8, 21.
4 - Gn 26, 4.
9 - Si spiega come Maria santissima conobbe le verità di fede che la santa Chiesa doveva credere e ciò che operò con questo beneficio.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca807. Il fondamento immutabile della nostra giustificazione e la causa della santità è l'adesione alle verità che Dio dischiuse alla sua comunità cristiana, stabilendole su questo sostegno come un architetto prudente che costruisce la casa sulla roccia, in modo che la piena dei fiumi e le inondazioni non la possano smuovere. Tale credo è il basamento irremovibile della Chiesa, una, cattolica e apostolica: una nell'unità della fede, e della speranza e della carità che su di essa si appoggiano; una senza contraddizioni e divisioni, che sono numerose in tutte le sinagoghe di satana, cioè le sette false e le eresie. Queste sono talmente oscure che non solo si oppongono le une alle altre, e tutte alla ragione, ma ciascuna va contro se stessa nei propri errori, affermando cose contrastanti, che si abbattono vicendevolmente; la nostra professione, però, è invincibile e le porte degli inferi non potranno prevalere su di essa, anche se Lucifero vuole sempre di più vagliarla come il grano, come tentò di fare con san Pietro e con i suoi successori.
808. Affinché la nostra gran Regina avesse una cognizione adeguata della dottrina evangelica e della legge di grazia, era necessario che nell'oceano di tali meraviglie avesse avuto luogo la rivelazione di tutte le verità cattoliche che dovevano essere credute e particolarmente dei dogmi ai quali esse si riconducono come alla loro origine. Ella era in grado di comprendere tutto questo e ogni cosa poté essere resa nota alla sua incomparabile sapienza, anche gli articoli che la riguardavano. Seppe i tempi e i luoghi nei quali gli eventi futuri sarebbero avvenuti nel modo e nel momento adatto. Il Signore la istruì con una visione astrattiva in cui furono svelati i misteri occulti degli incomprensibili giudizi e della sua provvidenza. Maria capì la sconfinata clemenza con la quale egli aveva disposto il beneficio della fede infusa, affinché le creature lontane dalla sua contemplazione lo potessero conoscere ugualmente in breve e con facilità, senza aspettare né dover passare attraverso la scienza naturale, che pochissimi arrivano ad acquistare, e sempre in misura molto limitata. Dal primo uso della ragione ci sono manifestate la Divinità in tre Persone, l'umanità di Cristo e la via per conseguire la salvezza; a tutto ciò non giungono gli sterili e inefficaci studi umani, se non sono sollevati dalla forza della fede.
809. Alla nostra Maestra furono svelati tutti questi segreti con quanto in essi è contenuto. Intese che la Chiesa avrebbe determinato fin dall'inizio quattordici articoli basilari e che poi avrebbe definito in tempi diversi molte verità racchiuse in essi e nella sacra Scrittura come nella loro radice che, una volta coltivata, produce il frutto. Dopo aver imparato tutto nel Signore, uscì da questo tipo di visione e scorse lo stesso nell'altra ordinaria dell'anima santissima di Gesù, di cui ho parlato spesso. Apprese come ciò era stato ideato nella mente del divino Artefice e conferì con lui circa il modo in cui era opportuno eseguirlo; quindi, siccome ella doveva precedere gli altri nel crederlo singolarmente e pienamente, così fece per ciascun punto. Nel primo dei sette che riguardano l'Onnipotente poté discernere che il vero Dio era uno solo, indipendente, necessario, infinito, immenso nei suoi attributi e nelle sue operazioni, immutabile ed eterno, e inoltre quanto fosse doverosa, giusta e indispensabile per le creature tale confessione. Rese lode per questa rivelazione e domandò a suo Figlio di continuare a elargire all'umanità un simile favore, donando la grazia per accettare e riconoscere l'unico Dio. Con tale luce infallibile, anche se oscura, comprese la colpa dell'idolatria, che ignora questo dogma, e la pianse con amarezza e dolore incomparabile. In opposizione ad essa fece grandi atti di fede e venerazione verso il Signore, e molti altri di tutte le virtù che questa consapevolezza richiedeva.
810. Professò il secondo articolo, cioè che Dio è Padre. Le fu chiaro che esso era comunicato ai mortali per farli passare dalla cognizione della Divinità a quella della Trinità presente in essa e di quanto ancora la spiega e suppone, affinché arrivassero ad avere nozione perfetta del fine ultimo, del modo in cui ne potevano godere e dei mezzi per conseguirlo. Si rese conto che la persona del Padre non poteva nascere né procedere da alcun'altra, in quanto origine di ogni cosa; per questo a lui si attribuisce la creazione del cielo, della terra e di tutti gli esseri, come a colui che è senza principio ed è principio di tutto. La nostra Regina ringraziò in nome dell'intero genere umano e fece quanto corrispondeva a questa verità. Credette nell'esistenza del Figlio con speciale conoscenza delle processioni "ad intra", la prima delle quali nel loro ordine è la generazione "ab aeterno" per via d'intelletto del Figlio dal solo Padre, senza essere a lui posteriore, ma uguale nella divinità, eternità, infinità e negli attributi. Intese poi che vi è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio per atto di volontà, restando rispetto a loro senza differenze, se non quella della distinzione personale che risulta dalle emanazioni e processioni dell'intelletto infinito e della volontà infinita. Anche se a Maria era già stato palesato ciò, adesso le vennero date nuovamente queste notizie e le fu illustrato che sarebbero state articoli di fede per la Chiesa futura e che Lucifero avrebbe seminato delle eresie, come le aveva progettate nella sua testa da quando, cadendo dall'empireo, aveva saputo dell'incarnazione del Verbo. Come si è detto, la nostra Signora compì nobili imprese contro tutti questi errori.
811. Confessò il quinto articolo, cioè che il Signore è il creatore e che, benché l'origine di tutto sia attribuita al Padre, essa è comune alle tre Persone, in quanto sono un solo Dio immenso e onnipotente, dal quale dipende la sussistenza di ciò che esiste. Nessuno, neppure un angelo, può dar vita ad altro, neanche a un vile vermiciattolo, producendolo dal niente, perché solo Dio, che è padrone di sé, è in grado di operare indipendentemente da cause diverse, inferiori o superiori. Capì la necessità di tale rivelazione contro gli inganni del demonio, affinché l'Altissimo fosse conosciuto e rispettato come autore di tutto. Comprese, poi, il sesto, ossia che egli è salvatore, con gli arcani che contiene: la predestinazione, la vocazione e giustificazione finale, la perdizione dei reprobi, i quali, per non aver approfittato dei mezzi concessi loro dalla misericordia divina, e che ancora essa avrebbe dato, non sarebbero entrati in possesso del gaudio eterno. Considerò ancora che questo titolo apparteneva alla Trinità, soprattutto al Verbo in quanto uomo, dal momento che doveva offrire se stesso in riscatto per tutti; Dio avrebbe accettato il suo sacrificio, ritenendosi soddisfatto per il primo peccato e per quelli attuali. Questa gran Regina meditava attentamente i sacramenti e i misteri che la santa Chiesa doveva accogliere e professare e, essendo illuminata su tutti, faceva atti eroici di perfezione. Rifletté su quanto il settimo articolo, affermando che Dio è glorificatore, racchiudeva a vantaggio dei mortali circa la felicità preparata per loro nella visione e nel godimento di lui, e su quanto era importante che avessero fede in ciò, così da disporsi a ottenerlo e da ritenersi non cittadini del mondo, ma pellegrini quaggiù e abitanti del cielo, ricevendo da tale speranza la consolazione per vivere in questo esilio.
812. A Maria santissima furono dischiusi allo stesso modo i sette articoli che riguardano l'umanità, anche se con nuovi effetti nel suo candidissimo cuore. Fu inesplicabile quello che suscitò in lei sapere che il primo, cioè la concezione di suo Figlio per opera dello Spirito Santo, compiutosi nel suo talamo castissimo, sarebbe poi stato dogma per i cristiani. Si piegò sino all'ultimo posto e fino al centro della terra, affondò la convinzione di essere stata creata dal nulla, scavò i fossati e vi gettò i basamenti dell'umiltà per il sublime edificio della pienezza della scienza infusa e dell'eccellenza che il braccio dell'Onnipotente andava innalzando in lei, sua beatissima Madre. Benedisse il Signore e gli rese grazie da parte sua e dell'intero genere umano perché aveva scelto un modo tanto mirabile ed efficace per attrarre tutti a sé, obbligandoli a tener presente tale beneficio tramite la fede. Avvenne lo stesso per il secondo articolo, nel quale si spiega che Cristo nacque da Maria, vergine prima, durante e dopo il parto. Non è possibile manifestare a parole l'altezza degli atti che ella fece per il mistero della sua verginità che tanto aveva stimato, per l'elezione ad essere Madre di Dio con queste prerogative, per la dignità di un tale privilegio a gloria di lui e sua, per il fatto che la Chiesa doveva confessare tutto ciò con certezza dottrinale e per tutto il resto che ella vide e credette. Diede a ciascuno di questi arcani la pienezza dovuta di magnificenza, culto, convinzione, lode e gratitudine, sempre con profonda modestia: quanto più era esaltata, tanto più si abbassava e abbracciava la polvere.
813. Il terzo articolo è che Cristo soffrì la passione e la morte; il quarto che discese agli inferi e ne trasse fuori le anime dei santi padri che stavano nel limbo e aspettavano la sua venuta; il quinto che risuscitò dai morti; il sesto che salì al cielo e siede alla destra del Padre; il settimo che verrà a giudicare i vivi e i morti alla fine dei tempi per dare a ciascuno la ricompensa per le azioni compiute. La nostra Signora li intese e professò come gli altri, quanto alla sostanza, all'ordine, alla convenienza e necessità che gli uomini ne avevano. Ella sola riempì il vuoto di fede in essi e supplì ai difetti di quanti non hanno creduto e non crederanno, come anche alle mancanze dovute alla nostra tiepidezza nell'aderire alle verità divine e nel dare ad esse la venerazione, il valore e la riconoscenza che si meritano. Tutta la Chiesa proclama Maria fortunata e beata, perché credette non solo all'angelo, ma poi anche agli articoli che si formarono e determinarono nel suo grembo, e lo fece per sé e per tutti i figli di Adamo. Ella fu la maestra della fede e colei che davanti agli spiriti celesti innalzò lo stendardo dei cristiani nel mondo, fu la prima e unica regina cattolica della terra. Gli autentici devoti hanno in lei una madre sicura e per tale titolo speciale sono suoi figli se la invocano; infatti, questa guida guarda con affetto particolare coloro che la seguono e propagano e difendono questa virtù.
814. Il discorso sarebbe molto lungo se dovessi spiegare qui tutto ciò che mi è stato dichiarato circa la sua sincera adesione, le caratteristiche e le condizioni con cui penetrava ognuno dei quattordici articoli e i misteri racchiusi in essi. Né è possibile riferire i colloqui che su ciò aveva con Gesù, le domande che ella poneva con grande umiltà e prudenza, le risposte che da lui riceveva, i sublimi segreti che con amore egli le svelava e altri eccelsi sacramenti manifesti solo a loro. Io non ho espressioni per parlare di questi arcani e ho capito che non è conveniente farlo nella vita mortale. Tutto questo nuovo e santo testamento rimase depositato in Maria ed ella sola lo custodì diligentemente per distribuire tale tesoro al tempo opportuno, così come richiedevano e richiedono i bisogni del la Chiesa. Felice e beata Madre! Infatti, se il figlio saggio rende lieto il padre, chi mai potrà trasmettere la gioia provata dalla nostra Signora per la gloria che proveniva all'eterno Padre dal suo Unigenito, che ella aveva generato, per le opere che conobbe nelle verità di fede?
Insegnamento della Regina del cielo
815. Carissima, nell'esistenza terrena non è possibile capire che cosa io sentii con la cognizione infusa del credo che mio Figlio disponeva per la comunità ecclesiale e quali furono i miei atti interiori. È ovvio che ti manchino i termini per dire che cosa hai inteso, perché tutti quelli che l'intelligenza riesce a trovare non bastano a contenere ed esplicare quanto hai colto di ciò. Con il favore divino, però, puoi compiere quello che voglio da te e ti comando, cioè che tu custodisca con cura e riguardo il tesoro che hai trovato, insegnamenti tanto venerabili. Come madre ti avviso che è enorme la crudeltà e la scaltrezza con cui i tuoi nemici vegliano per rubartelo. Fai attenzione che trovino te cinta di forza e i tuoi domestici, cioè le tue facoltà e i tuoi sensi, con doppia veste, interna ed esterna, per resistere all'assalto delle loro tentazioni. Le armi d'attacco per sconfiggerli devono essere gli articoli della fede cattolica; infatti, praticarli continuamente, meditarli e confessarli fermamente illumina le anime, allontana gli errori, scopre gli inganni di satana e li disperde come i raggi del sole dissipano le nuvole leggere e, infine, è l'alimento spirituale che irrobustisce per le battaglie del Signore.
816. Se i cristiani non avvertono queste conseguenze di tale adesione, e neanche altre più grandi e mirabili, non è perché essa non abbia efficacia, ma perché alcuni sono negligenti e distratti, e altri vivono in modo carnale, rendendo infruttuoso il beneficio; se ne ricordano appena, come se non l'avessero ricevuto. Vedendo i miscredenti che ne sono privi e ponderandone la sfortuna e l'infedeltà, diventano più colpevoli di loro a causa di così triste ingratitudine e del disprezzo di un dono tanto eccelso. Desidero che tu, figlia mia, ne sia riconoscente con profonda umiltà e fervoroso affetto, e ne faccia uso compiendo continuamente azioni eroiche. Medita sempre le verità della fede, affinché senza impedimenti tu possa godere dei dolcissimi effetti che essa produce. Con la tua diligente collaborazione cresceranno la luce e la comprensione dei sublimi arcani e sacramenti di Dio, uno e trino; dell'unione ipostatica delle due nature, umana e divina; della vita, morte e risurrezione di mio Figlio, e di quanto egli ancora operò. Così gusterai la soavità del Signore e otterrai un copioso raccolto, degno della felicità eterna.
9 agosto 1943
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Temono la morte coloro che non conoscono l’amore e che non hanno la coscienza tranquilla. E sono i più! Questi, quando per malattia o per età o per qualsiasi altro fatto si sentono minacciati da morte, si impauriscono, si affliggono, si ribellano. Tentano anche, con tutte le forze ed i mezzi, di sfuggirla. Inutilmente, perché quando l’ora è segnata nessuna cautela vale a stornare la morte.
Sempre giusta l’ora della morte perché è data da Dio. Io solo sono il Padrone della vita e della morte[211] e, se non sono miei certi mezzi di morte, usati dall’uomo per istigazione demoniaca, sono sempre mie le sentenze di morte, date per levare un’anima da troppo tormento terreno o per impedire maggiori colpe di quell’anima.
Ora osserva: il dono della vita, di una lunga vita, perché può essere dato da Me? Per due motivi.
Il primo: perché quella creatura che ne fruisce è uno spirito illuminato che ha missione di faro per altri spiriti ancora avvolti nelle nebbie della materialità. Molti dei miei santi hanno toccato età vetuste proprio per questo. E solo Io so come anelavano invece di venire a Me.
Secondo: do lunga vita per fornire il mezzo, tutti i mezzi, ad una creatura informe per formarsi. Studi, amicizie, incontri santi, dolori, gioie, letture, castighi di guerre o di malattie, tutto viene da Me dato per cercare che un’anima cresca nella mia Età che non è come la vostra. Poiché Io voglio dire che crescere nella mia Età vuol dire crescere nella mia Sapienza, e si può essere adulti nella mia Età avendo l’età di bimbi nella vostra, o viceversa essere puerili nella mia Età avendo cent’anni nella vostra. Io non guardo l’età della vostra carne che muore: guardo il vostro spirito, e vorrei diveniste spiriti che sanno camminare, parlare, agire sicuri e non balbettanti, traballanti e incapaci di fare come dei pargoli!
Ciò spiega perché Io dica il mio “Basta” molto sveltamente per creature che trovo adulte nella Fede, nella Carità, nella Vita. Un padre desidera sempre di riunirsi ai suoi figli e con che gioia, finita l’educazione o il servizio militare, non li stringe al cuore! E farà diverso il buon Padre che avete nei Cieli? No. Quando vede che una creatura è adulta nello spirito, arde dal desiderio di prenderla con Sé, e se, per pietà del popolo, lascia talora i suoi servi sulla Terra acciò siano calamita e bussola agli altri, talora non resiste e si dà la gioia di mettere una nuova stella in Cielo con l’anima di un santo.
Sono due attrazioni e due aspirazioni venienti da un agente unico: l’Amore. L’anima, qua dove tu sei, attrae a sé Iddio, e Dio scende a trovare le sue delizie presso la creatura amante che vive di Lui. L’anima aspira di salire per essere in eterno e senza veli col suo Dio. Dio, dal centro del suo ardore, attrae a Sé l’anima, così come il sole attira la goccia di rugiada, e aspira di averla presso di Sé, gemma chiusa nel suo triplice fuoco che dà la Beatitudine.
Le braccia alzate dell’anima incontrano le braccia tese di Dio, Maria. E quando si toccano, si sfiorano velocemente, è l’estasi sulla Terra; quando si stringono durevolmente è la Beatitudine senza fine del Cielo, del mio Cielo che ho creato per voi, miei diletti, e che mi darà un sovrabbondare di gioia quando sarà colmo di tutti i miei diletti.
Che eterna giornata di gioia immisurabile la nostra, di noi che ci amiamo: Noi, Iddio Uno e Trino; e voi, i figli di Dio!
Ma coloro che per sventura loro non hanno capito il mio Amore, non mi hanno dato il loro amore, non hanno capito che un’unica scienza è utile - quella dell’Amore - per quelli la morte è temenza. Hanno paura. Più paura ancora hanno se sentono di avere agito poco bene o male del tutto.
La bocca menzognera dell’uomo - perché raramente la bocca dell’uomo dice la verità così bella e benedetta, la verità che Io, Figlio di Dio e Parola del Padre, vi ho insegnato[212] a dire sempre - la bocca menzognera dell’uomo dice, per ingannare e confortare se stesso ed ingannare gli altri: “Io ho agito e agisco bene”. Ma la coscienza, che sta come uno specchio a due facce sotto il vostro io e sotto l’occhio di Dio, accusa l’uomo di non avere agito e di non agire per nulla bene come proclama.
Quindi una grande paura li assilla: la paura del giudizio di Colui al quale i pensieri, gli atti, gli affetti dell’uomo non sono occulti. Ma se mi temete tanto come Giudice, o disgraziati, perché non evitate d’avermi a Giudice? Perché non fate di Me il vostro Padre? Ma se mi temete, perché non agite secondo i miei ordini? Non mi sapete ascoltare quando vi parlo con voce di Padre che vi guida, ora per ora, con mano d’amore? Ma almeno ubbiditemi quando vi parlo con voce di Re. Sarà ubbidienza meno premiata, perché meno spontanea e dolce al mio Cuore. Ma sarà sempre ubbidienza. E perché allora non lo fate?
La morte non si evita. Beati quelli che verranno a quell’ora con veste d’amore incontro a Colui che giunge. Placida come il transito del mio padre della Terra, che non conobbe sussulti perché fu un giusto che nulla aveva a rimprovero nella sua vita, sarà la morte di questi. Gaudiosa come il sonno della Madre mia, che chiuse gli occhi in Terra su una visione d’amore, poiché d’amore fu tutta la sua vita che non conobbe peccato, e li riaprì in Cielo svegliandosi sul Cuore di Dio, sarà la fine degli amanti.
Sai, gioia mia, come sarà bello anche per te? Stamane, quando Io-Eucarestia venivo, tu hai avuto un sussulto di estasi perché mi hai visto darti Me stesso. Ma non è nulla quello. Un granellino di estasi gettato nel tuo cuore. Uno solo, per non incenerirti, perché lo hai sentito... hai creduto di morire nell’emozione. Ma quando sarà il momento riverserò un fiume di gioia, perché non sarà più necessario mantenere la tua vita umana e andremo via insieme.
Coraggio, ancora un poco di dolore per amore del tuo Gesù e poi il tuo Gesù abolirà per te il dolore per darti Se stesso, completamente, Se stesso, gioia senza misura.»
Infatti questa mattina ho avuto una così viva impressione che sono stata lì lì per gridare. Perché si grida non solo di spavento o di dolore, ma anche per troppa gioia. Ho creduto che il cuore cedesse nella gioia ed io morissi così, con la particola ancora sulla lingua.
[211] Padrone della vita e della morte, come in Deuteronomio 32, 39; 1 Samuele 2, 6; 2 Re 5, 7; Sapienza 16, 13.
[212] ho insegnato, per esempio in Matteo 5, 37.