Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 33° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 19
1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".
28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".
39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".
41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".
45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:
'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
Esdra 8
1Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse.
2dei figli di Pincas: Ghersom;
dei figli di Itamar: Daniele;
dei figli di Davide: Cattus3figlio di Secania;
dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta maschi;
4dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui duecento maschi;
5dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento maschi;
6dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta maschi;
7dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi;
8dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta maschi;
9dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui duecentodiciotto maschi;
10dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui centosessanta maschi;
11dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi;
12dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci maschi;
13dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaia e con loro sessanta maschi;
14dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta maschi.
15Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti e non ho trovato nessun levita.16Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn17e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè inservienti per il tempio del nostro Dio.18Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone;19inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone.20Degli oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi oblati. Furono registrati per nome.21Là, presso il canale Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi.22Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto al re: "La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano".23Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.24Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià e i dieci loro fratelli con essi:25ho pesato loro l'argento, l'oro e gli arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si trovavano da quelle parti.26Ho pesato dunque e consegnato nelle loro mani:
argento: seicentocinquanta talenti;
arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti;
oro: cento talenti.
27Inoltre:
coppe d'oro venti: di mille darici;
vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro.
28Ho detto loro: "Voi siete consacrati al Signore; questi arredi sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore, Dio dei nostri padri.29Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio".30Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio.
31Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino.32Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni.33Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui;34ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto il peso totale.
In quel tempo35quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire olocausti al Dio d'Israele:
tori: dodici per tutto Israele,
arieti: novantasei,
agnelli: settantasette,
capri di espiazione: dodici,
tutto come olocausto al Signore.
36Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al popolo e al tempio.
Proverbi 11
1La bilancia falsa è in abominio al Signore,
ma del peso esatto egli si compiace.
2Viene la superbia, verrà anche l'obbrobrio,
mentre la saggezza è presso gli umili.
3L'integrità degli uomini retti li guida,
la perversità dei perfidi li rovina.
4Non serve la ricchezza nel giorno della collera,
ma la giustizia libera dalla morte.
5La giustizia dell'uomo onesto gli spiana la via;
per la sua empietà cade l'empio.
6La giustizia degli uomini retti li salva,
nella cupidigia restano presi i perfidi.
7Con la morte dell'empio svanisce ogni sua speranza,
la fiducia dei malvagi scompare.
8Il giusto sfugge all'angoscia,
al suo posto subentra l'empio.
9Con la bocca l'empio rovina il suo prossimo,
ma i giusti si salvano con la scienza.
10Della prosperità dei giusti la città si rallegra,
per la scomparsa degli empi si fa festa.
11Con la benedizione degli uomini retti si innalza una città,
la bocca degli empi la demolisce.
12Chi disprezza il suo prossimo è privo di senno,
l'uomo prudente invece tace.
13Chi va in giro sparlando svela il segreto,
lo spirito fidato nasconde ogni cosa.
14Senza una direzione un popolo decade,
il successo sta nel buon numero di consiglieri.
15Chi garantisce per un estraneo si troverà male,
chi avversa le strette di mano a garanzia, vive tranquillo.
16Una donna graziosa ottiene gloria,
ma gli uomini laboriosi acquistano ricchezza.
17Benefica se stesso l'uomo misericordioso,
il crudele invece tormenta la sua stessa carne.
18L'empio realizza profitti fallaci,
ma per chi semina la giustizia il salario è sicuro.
19Chi pratica la giustizia si procura la vita,
chi segue il male va verso la morte.
20I cuori depravati sono in abominio al Signore
che si compiace di chi ha una condotta integra.
21Certo non resterà impunito il malvagio,
ma la discendenza dei giusti si salverà.
22Un anello d'oro al naso d'un porco,
tale è la donna bella ma priva di senno.
23La brama dei giusti è solo il bene,
la speranza degli empi svanisce.
24C'è chi largheggia e la sua ricchezza aumenta,
c'è chi risparmia oltre misura e finisce nella miseria.
25La persona benefica avrà successo
e chi disseta sarà dissetato.
26Chi accaparra il grano è maledetto dal popolo,
la benedizione è invocata sul capo di chi lo vende.
27Chi è sollecito del bene trova il favore,
chi ricerca il male, male avrà.
28Chi confida nella propria ricchezza cadrà;
i giusti invece verdeggeranno come foglie.
29Chi crea disordine in casa erediterà vento
e lo stolto sarà schiavo dell'uomo saggio.
30Il frutto del giusto è un albero di vita,
il saggio conquista gli animi.
31Ecco, il giusto è ripagato sulla terra,
tanto più lo saranno l'empio e il peccatore.
Salmi 104
1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.
13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.
19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.
24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
Ezechiele 46
1Dice il Signore Dio: "Il portico dell'atrio interno che guarda a oriente rimarrà chiuso nei sei giorni di lavoro; sarà aperto il sabato e nei giorni del novilunio.2Il principe entrerà dal di fuori passando dal vestibolo del portico esterno e si fermerà presso lo stipite del portico, mentre i sacerdoti offriranno il suo olocausto e il suo sacrificio di comunione. Egli si prostrerà sulla soglia del portico, poi uscirà e il portico non sarà chiuso fino al tramonto.3Il popolo del paese si prostrerà nei sabati e nei giorni del novilunio all'ingresso del portico, davanti al Signore.
4L'olocausto che il principe offrirà al Signore nel giorno di sabato sarà di sei agnelli e un montone senza difetti;5come oblazione offrirà un''efa' per il montone, per gli agnelli quell'offerta che potrà dare; di olio un 'hin' per ogni 'efa'.6Nel giorno del novilunio offrirà in olocausto un giovenco senza difetti, sei agnelli e un montone senza difetti;7in oblazione, un''efa' per il giovenco e un''efa' per il montone e per gli agnelli quanto potrà dare; d'olio, un 'hin' per ogni 'efa'.8Quando il principe entrerà, dovrà entrare passando per l'atrio del portico e da esso uscirà.9Quando verrà il popolo del paese davanti al Signore nelle solennità, coloro che saranno entrati dalla porta di settentrione per adorare, usciranno dal portico di mezzogiorno; quelli che saranno entrati dal portico di mezzogiorno usciranno dal portico di settentrione. Nessuno uscirà dal portico da cui è entrato ma uscirà da quello opposto.10Il principe sarà in mezzo a loro; entrerà come entrano loro e uscirà come escono loro.11Nelle feste e nelle solennità l'oblazione sarà di un''efa' per il giovenco e di un''efa' per il montone; per gli agnelli quello che potrà dare; l'olio sarà di un 'hin' per ogni 'efa'.
12Quando il principe vorrà offrire volontariamente al Signore un olocausto o sacrifici di comunione, gli sarà aperto il portico che guarda ad oriente e offrirà l'olocausto e il sacrificio di comunione come li offre nei giorni di sabato; poi uscirà e il portico verrà chiuso appena sarà uscito.
13Ogni giorno tu offrirai in olocausto al Signore un agnello di un anno, senza difetti; l'offrirai ogni mattina.14Su di esso farai ogni mattina un'oblazione di un sesto di 'efa'; di olio offrirai un terzo di 'hin' per intridere il fior di farina: è un'oblazione al Signore, la legge dell'olocausto quotidiano.15Si offrirà dunque l'agnello, l'oblazione e l'olio, ogni mattina: è l'olocausto quotidiano".
16Dice il Signore Dio: "Se il principe darà in dono ad uno dei suoi figli qualcosa della sua eredità, il dono rimarrà ai suoi figli come eredità.17Se invece egli farà sulla sua eredità un dono a uno dei suoi servi, il dono apparterrà al servo fino all'anno dell'affrancamento, poi ritornerà al principe: ma la sua eredità resterà ai suoi figli.18Il principe non prenderà niente dell'eredità del popolo, privandolo, con esazioni, del suo possesso; egli lascerà in eredità ai suoi figli parte di quanto possiede, perché nessuno del mio popolo sia scacciato dal suo possesso".
19Poi egli mi condusse, per il corridoio che sta sul fianco del portico, alle stanze del santuario destinate ai sacerdoti, dalla parte di settentrione: ed ecco alla estremità di occidente un posto riservato.20Mi disse: "Questo è il luogo dove i sacerdoti cuoceranno le carni dei sacrifici di riparazione e di espiazione e dove cuoceranno le oblazioni, senza portarle fuori nell'atrio esterno e correre il rischio di comunicare la consacrazione al popolo".21Mi condusse nell'atrio esterno e mi fece passare presso i quattro angoli dell'atrio e a ciascun angolo dell'atrio vi era un cortile;22quindi ai quattro angoli dell'atrio vi erano quattro piccoli cortili lunghi quaranta cubiti e larghi trenta, tutti d'una stessa misura.23Un muro girava intorno a tutt'e quattro e dei fornelli erano costruiti in basso intorno al muro.24Egli mi disse: "Queste sono le cucine dove i servi del tempio cuoceranno i sacrifici del popolo".
Lettera ai Filippesi 4
1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo XIII: Mettersi al di sotto di tutti in umile obbedienza, sull’esempio di Gesù Cristo
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, colui che tenta di sottrarsi all'obbedienza si sottrae anche alla grazia. Colui che cerca il bene suo personale perde anche il bene che è proprio del vivere in comune. Colui che non si sottopone lietamente e spontaneamente al suo superiore, dimostra che la carne non gli obbedisce ancora perfettamente, ma spesso recalcitra e mormora. Impara dunque a sottometterti prontamente al tuo superiore, se vuoi soggiogare la tua carne. Infatti, il nemico di fuori lo si vincerà più presto, se sarà stato sconfitto l'uomo interiore. Non c'è peggiore e più insidioso nemico dell'anima tua, di te stesso, quando il corpo non si accorda con lo spirito. Per avere vittoria sulla carne e sul sangue, devi assumere un totale e vero disprezzo di te. Tu hai ancora invece un eccessivo e disordinato amore di te stesso; per questo sei tanto esitante a rimetterti interamente alla volontà degli altri.
2. Ma che c'è di strano, se tu, polvere e nulla, ti sottoponi a un uomo, per amore di Dio, quando io, onnipotente ed altissimo, che dal nulla ho creato tutte le cose per amor tuo, mi feci piccolo fino a sottopormi all'uomo? Mi sono fatto l'ultimo e il più piccolo di tutti, proprio perché, per questo mio abbassarmi, tu potessi vincere la tua superbia. Impara ad obbedire, tu che sei polvere; impara ad umiliarti, tu che sei terra e fango; impara a piegarti sotto i piedi di tutti, a disprezzare i tuoi desideri e a metterti in totale sottomissione. Insorgi infiammato contro te stesso, e non permettere che in te si annidi la tumefazione della superbia. Dimostrati così basso e così piccolo che tutti possano camminare sopra di te e possano calpestarti come il fango della strada. Che hai da lamentare tu, uomo da nulla. Che hai tu, immondo peccatore, da contrapporre a coloro che ti accusano; tu, che tante volte hai offeso Dio, meritando assai spesso l'inferno? Ma, ecco, apparve preziosa al mio sguardo l'anima tua; ecco il mio occhio ebbe compassione di te, così che, conoscendo il mio amore, tu avessi continua gratitudine per i miei benefici ed abbracciassi, senza esitare, un'umile sottomissione, nella paziente sopportazione dell'altrui disprezzo.
LETTERA 258: Agostino al vecchio amico Marziano divenuto catecumeno e perciò davvero amico (n. 1) spiega in che consiste la vera amicizia.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo il 395.
Agostino al vecchio amico Marziano divenuto catecumeno e perciò davvero amico (n. 1) spiega in che consiste la vera amicizia (nn. 2-4) esortandolo a ricevere il battesimo e gli altri sacramenti dei fedeli (n. 5).
A MARZIANO, SIGNORE MERITAMENTE ILLUSTRE E FRATELLO DILETTISSIMO E DEGNISSIMO D'AFFETTO IN CRISTO, AGOSTINO INVIA SALUTI NEL SIGNORE
La vera amicizia secondo Cicerone.
1. Mi sono strappato o meglio mi sono sottratto di nascosto e, per così dire, ho trafugato me stesso alla moltitudine delle mie occupazioni per scrivere a te, amico di vecchia data, che però non possedevo, fintantoché non ti possedevo in Cristo. Poiché tu sai bene come ha definito l'amicizia Tullio, il più grande oratore romano, come lo chiama un tale 1: L'amicizia - afferma egli e lo afferma molto giustamente - è il perfetto accordo su tutte le cose divine e umane, accompagnato da benevolo affetto 2. Tu invece, mio carissimo, un tempo eri d'accordo con me nelle cose umane, allorquando io desideravo di goderle alla maniera del volgo; tu inoltre, affinché io potessi arrivare a ottenere quelle cose di cui ora mi pento, t'adoperavi con ogni sforzo per assecondarmi, e con tutti gli altri miei amici eri anzi tra i primi a gonfiare le vele delle mie passioni col vento delle lodi; al contrario nelle cose divine, delle quali a quel tempo non m'era brillata alcuna verità, la nostra amicizia zoppicava certamente riguardo alla parte più importante di quella definizione. La nostra infatti era una perfetta intesa solo sulle cose umane, ma non anche su quelle divine, anche se accompagnata da benevolo affetto.
Come eliminare i contrasti tra amici.
2. Anche dopo ch'io cessai di desiderare le cose terrene, tu veramente continuasti a volermi bene e m'auguravi ch'io stessi bene quanto al benessere mortale e fossi felice per la prosperità delle cose che suole augurarsi il mondo. Anche in tal modo pertanto esisteva fra te e me, in discreta misura, una dolce e affettuosa intesa sulle cose umane. Ora invece con quali parole potrei esprimere la gioia che provo per te, dal momento che colui il quale in modo imperfetto ho avuto per amico, ora l'ho per vero amico? Si è aggiunto infatti l'accordo sulle cose divine, poiché tu che un tempo, con graditissima benevolenza, trascorresti con me la vita temporale, hai ora cominciato ad essere unito con me nella speranza della vita immortale. Ora sì che tra noi non c'è alcun disaccordo nemmeno sulle cose umane, dal momento che le valutiamo secondo la conoscenza che abbiamo delle cose divine, per non attribuire loro maggior peso di quel ch'è richiesto a giustissimo titolo dalla loro limitatezza, ma senza far oltraggio al loro creatore, Signore delle cose celesti e terrestri, rigettandole con ingiusto disprezzo. Avviene in tal modo, che tra amici tra i quali non c'è perfetto accordo sulle cose divine, non può esserci pieno e sincero accordo neppure sulle cose umane. E questo accade perché è inevitabile che stimi le cose umane diversamente da quel che si conviene colui il quale disprezza le cose divine, e che non sappia amare rettamente l'uomo chiunque non ama Colui che ha creato l'uomo. Per tal motivo io non dico che ora tu mi sei amico più pienamente, mentre prima lo eri solo in parte, ma - come ci avverte la logica - dico che non lo eri nemmeno in parte, dal momento che nemmeno riguardo alle cose umane eri stretto a me da vera amicizia. Infatti non eri partecipe con me delle cose divine, in confronto alle quali si valutano quelle umane, sia quando ne ero lontano io stesso, sia dopo che io, alla meglio, cominciai a comprenderle, mentre tu ne sentivi parecchia ripugnanza.
Cosa desidera per l'amico il vero amico.
3. Non voglio però che te l'abbia a male né che ti sembri strano se al tempo in cui io m'arrovellavo alla ricerca delle vanità del mondo, tu non eri ancora mio vero amico, sebbene ti sembrasse di amarmi assai, dal momento che nemmeno io ero amico di me stesso, ma piuttosto nemico, poiché amavo l'iniquità ed è vera, perché divina, l'affermazione contenuta nei Libri sacri: Chi ama l'iniquità, odia l'anima propria 3. Poiché dunque io odiavo l'anima mia, in qual modo potevo avere un amico sincero in chi m'augurava le cose a causa delle quali io sopportavo me stesso come nemico? Quando invece brillò al mio spirito la benignità e la grazia del nostro Salvatore, non già in conformità dei miei meriti, ma della sua misericordia 4, in che modo avresti potuto essermi vero amico mentre eri maldisposto verso di essa, dato che ignoravi del tutto in virtù di che cosa potevo esser felice e non mi volevi bene in ciò per cui ero diventato ormai in qualche modo amico di me stesso?
Il fondamento della vera amicizia.
4. Sia quindi ringraziato Dio che s'è degnato di renderti una buona volta mio amico. Ora sì che c'è tra noi perfetto accordo sulle cose umane e divine accompagnato da un'affettuosa benevolenza 5, in Cristo Gesù nostro Signore, nostra autentica e genuina pace. Egli ha riassunto tutti gl'insegnamenti divini in due comandamenti dicendo: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e: Amerai il tuo prossimo come te stesso. In questi due comandamenti si fonda tutta la Legge e i Profeti 6. Nel primo comandamento c'è il perfetto accordo sulle cose divine, nel secondo quello sulle cose umane, accompagnato da affettuosa benevolenza. Se insieme con me li osserverai con la massima fedeltà, la nostra amicizia sarà sincera ed eterna e ci unirà non soltanto l'un all'altro, ma anche allo stesso Signore.
Riceva il battesimo per intraprendere una vita nuova.
5. Affinché ciò si avveri, esorto la tua Dignità e Prudenza a ricevere presto anche i sacramenti dei fedeli, come s'addice alla tua età e come - per quanto io credo - si confà alla tua condotta morale. Ricorda ciò che mi dicesti quando io ero in procinto di partire, citando un verso tratto bensì da una commedia di Terenzio ma quanto mai a proposito e utile: Ma ora questo giorno apporta una vita diversa, esige un'altra condotta 7. Orbene, se dicesti ciò con sincerità, come non debbo aver dubbi nei tuoi confronti, già vivi certamente in modo da esser degno di ricevere, nel salvifico battesimo, il perdono delle tue colpe trascorse. Poiché, all'infuori di Cristo Signore, non v'è affatto alcun altro al quale il genere umano possa rivolgere le seguenti espressioni: Se ancora rimangono tracce del nostro delitto, spariranno del tutto, sotto la tua guida, e libereranno la terra dalla continua paura 8. Queste espressioni Virgilio confessa d'averle copiate dall'oracolo di Cuma, cioè della Sibilla; questa profetessa infatti aveva probabilmente udito in spirito qualche presagio riguardante l'unico Salvatore e reputò suo dovere rivelarlo. Eccoti, o signore meritamente illustre, fratello dilettissimo e degnissimo d'affetto in Cristo, le considerazioni, poche o forse molte che siano, che alla bell'e meglio ho scritte sovraccarico di occupazioni. Desidero ricevere una tua risposta e sapere da un momento all'altro che ti sei iscritto o hai intenzione di iscriverti nella lista dei catecumeni candidati al battesimo. Dio, nostro Signore, nel quale hai creduto, ti conservi nella vita presente e nella futura, o signore meritamente illustre, fratello dilettissimo e degnissimo d'affetto in Cristo.
1 - LUCAN., Phars. 7, 62-63.
2 - CICER., Lael. 6, 20.
3 - Sal 10, 6.
4 - Tt 3, 4-5.
5 - CICER., Lael. 6, 20.
6 - Mt 22, 37. 39-40; Mc 12, 30-31; Lc 10, 27; Dt 6, 5; Lv 19, 18.
7 - TERENT., Andr. 1, 2.
8 - VERG., Buc. 4, 13-14.
24 - Epilogo: lettera della venerabile scrittrice alle religiose del suo monastero, per dedicare loro la sua opera.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella BibliotecaAlle religiose del Monastero dell'Immacolata Concezione della città di Agreda, della provincia di Burgos, dell'Ordine del nostro Padre san Francesco, suor Maria di Gesù, loro indegna serva e abbadessa, in nome della sovrana regina Maria santissima concepita senza macchia di peccato originale.
792. Carissime figlie e sorelle mie, presenti e future in questo convento dell'Immacolata Concezione della nostra Regina, dal momento in cui la provvidenza del Signore mi pose nell'ufficio di abbadessa, che indegnamente esercito, mi sentii trafiggere da due dardi di dolore, che sino ad oggi mi angustiano. L'uno fu la paura di vedere messo nelle mie mani e sotto la mia responsabilità lo stato delle vostre anime, che contengono la parte più preziosa del sangue di Cristo, poiché siete state chiamate ed elette in virtù della sua crocifissione al più sublime grado di santità e purezza; un simile tesoro depositato in vasi fragili e affidato a un altro vaso ancora più debole, cioè alla più piccola, più tiepida e più negligente di tutte, mi provocò enorme stupore e infinita pena. L'altro, conseguente, fu questa preoccupazione: chi non sa custodire la propria vigna, come custodirà quella altrui? Chi trova il proprio conforto e il proprio rimedio nell'obbedire, come potrà perdere questo bene che conosce e iniziare a comandare ciò che non conosce? Spesso avete udito che il primo, più profumato e gustoso frutto della redenzione è la castità, e che con tali titoli onorifici la celebrava il nostro serafico Padre san Francesco. Quindi, se sua Maestà sparse per tutti e a vantaggio di tutti il sangue delle sue sacre vene, dobbiamo pensare che lo applicò in maniera particolare a noi religiose, e specialmente quello del suo cuore, poiché questo fu ferito dalla sua diletta come misteriosamente le disse, e sembra che colui che se lo lascia ferire offra il suo sangue con amore più grande. Per lo meno, reverendissime, apprendiamo tutte dalla dottrina cattolica, della quale ci nutre la Chiesa , che Gesù ci tratta da spose, con familiarità e tenerezza e concedendoci straordinari doni e favori, in quanto ha in noi le sue delizie e in noi trae il profitto della sua vita e dei suoi ammaestramenti nonché della sua passione e morte straziante. Di questa verità è piena la Scrittura e soprattutto il Cantico, come quotidianamente ascoltate.
793. Non vi parranno strane la mia afflizione e la mia sollecitudine se, giacché non volete esaminare la mia debolezza, esaminerete ciascuna la propria. Riconosciamo che siamo tutte plasmate allo stesso modo, donne vulnerabili, imperfette e ignoranti, e nessuna lo è più di chi dovrebbe esserlo meno, affinché ne temiamo il pericolo; però, quanto quello della superiora sia più grave di quello delle suddite, lo pondererete collocando su un piatto della bilancia la vostra tranquillità e sull'altro la mia tribolazione. Sono già trent'anni che ingiustamente e facendomi violenza rivesto tale incarico. Che sollievo posso avere sapendo che se riposo o sono assopita metto a repentaglio la ricchezza che mi è stata consegnata, mentre l'Altissimo, per dimostrare che è il custode d'Israele, ci assicura che non prende sonno?
794. È molto che Dio domandi a una creatura terrena di non dormire, ma chi tollererebbe che ci imponesse anche di non essere colte da torpore, se egli stesso non fosse la sentinella che ci protegge con vigilanza, la forza che ci dà vigore, la luce che ci guida, lo scudo che ci ripara e l'autore di tutte le nostre opere? Tante volte mi avete visto mesta, altre impaziente e sempre malcontenta in questo servizio, e vi confesso che con l'esperienza dei miei limiti sarei venuta meno se il Padre delle misericordie e della consolazione non mi avesse sostenuto. Al momento opportuno mi ha immancabilmente intimato di accettare il vostro governo e di essere docile ai miei superiori, promettendomi l'assistenza della sua grazia onnipotente, e per mia maggiore quiete e soddisfazione, senza che io avessi manifestato il suo ordine, li ha mossi ad obbligarmi con la loro autorità perché l'obbedienza mi garantisse il buon esito; così, ho sottomesso il mio giudizio al giogo impostomi, che siete tutte voi.
795. A questa sicurezza il Signore si compiacque di accompagnarne un'altra per mano della divina Vergine, la quale mi insegnò che conveniva che mi piegassi a lui e ai suoi ministri attendendo alla sua casa e, affinché non restasse frustrata la mia brama di essere soggetta, affermò che si sarebbe degnata di esercitare su di me l'ufficio di superiora dirigendomi in tutto, in maniera che io avrei obbedito a lei e voi a me. In tale occasione, cioè quando divenni abbadessa, mi comandò di redigere la sua Storia, poiché era volere suo e del suo Unigenito come ho illustrato nella prima introduzione, dove ho dichiarato pure l'insistenza di questa ingiunzione con il mio tardare nel cominciare il lavoro. Fin dall'inizio mi resi conto della grandezza di un simile compito, e ciò non era quello che mi avviliva in misura minore, benché l'impedimento legittimo per esimermi dall'intraprenderlo fossero la mia tiepidezza e le mie colpe. Non ero allora tanto informata degli scopi del Salvatore, perché mi bastava adempiere la sua volontà, senza cercare di capire tutto. Poi, nel corso della narrazione, ho riportato quanto la Regina mi ha consigliato e palesato riguardo al mio bene e al vostro, come vi sarà chiaro allorché leggerete il testo che vi lascio, in cui incontrerete spesso gli ammonimenti che ella mi ha chiesto di comunicarvi.
796. Adesso che ho concluso il racconto intendo, però, spiegarmi meglio avvertendovi del debito che avete nei suoi confronti, giacché ripetutamente ho conosciuto nel suo cuore materno il particolare amore che ha per il nostro povero convento e ho appreso che per questo, e perché si sente vincolata dai vostri nobili propositi e dalle vostre preghiere, si è inclinata a fare una così singolare elargizione a noi e a quelle che ci succederanno, donandoci la sua vita come modello e specchio nitidissimo e senza macchia. Se anche non avessi avuto altri indizi per comprendere il suo desiderio, sarebbe stata sufficiente l'esortazione a scrivere i presenti libri. La sua benignità moderò i miei timori, confortò la mia tristezza e sollevò la mia afflizione, poiché, sebbene sia debole e senza doti, mi fu noto che ero tenuta a faticare per spingervi, per quanto dipendeva da me, ad essere celestiali nella purezza, scrupolose nella perfezione e infiammate dell'ardore corrispondente al nome e allo stato che professiamo di sue figlie e di spose del nostro Redentore.
797. Potevo aspirare a questo e ad altro per voi, ma non potevo meritarlo, né ero capace di nutrirvi e alimentarvi con la dottrina e con l'esempio necessari. Ella compensò la mia mancanza dandoci se stessa come dottrina e come esempio e aggiunse un ulteriore favore, del quale pur essendone al corrente non sapete tutto quello che serve per apprezzarlo adeguatamente, e che voi e coloro che vi seguiranno dovete guardarvi dal considerare una formalità e una devozione ordinaria: avete designato con speciale affetto come patrona e superiora della nostra comunità la beatissima Signora, concepita senza peccato originale. Ve lo proposi per i suddetti motivi e per altri che non occorre riferire, e tutte stendemmo il documento del suo patronato, che custodiamo affinché nessuna in futuro lo ignori e le abbadesse si reputino coadiutrici e vicarie di Maria, unica e perpetua superiora, e tutte a lei obbediamo e obbediscano, perché in ciò trova fondamento ogni nostra buona riuscita e fortuna.
798. A questa condizione ella mi concesse una simile grazia, essendo io la prima e quella che ne aveva più bisogno, come la più misera e indegna tra tutti. Dal momento che l'altro fu una conferma del beneficio di cui sto trattando, voglio svelarvi che accettò la nostra elezione, poi accolta e ratificata da sua Maestà, e tale è la forza che essa ha nelle altezze. Ho quindi posto nelle sue mani il vaso del sangue prezioso di Gesù, che egli medesimo mi ha consegnato consegnandomi voi, perché abbia la massima sicurezza auspicabile. E siccome non per questo resto libera dall'attenzione e dalle responsabilità che mi competono, mi metto ai piedi vostri e di quelle che verranno dopo di voi, supplicandovi per Cristo e per la sua dolcissima Madre di dichiararvi legate da sì robuste è soavi catene di carità più di tutte le altre che sono nella Chiesa e nel nostro sacro Ordine. Licenziatevi da questa terra, obliatela completamente senza che rimanga in voi memoria di creatura alcuna né delle case dei vostri padri, sbarazzate le vostre facoltà e i vostri sensi da immagini e pensieri estranei, giacché per saldare il vostro debito avete molto da fare e non vi è possibile soddisfare la Vergine e il suo Unigenito con una virtù comune, bensì soltanto con una condotta e un'integrità angeliche. Se la gratitudine va proporzionata al dono, come pagherete lo stesso degli altri essendo maggiormente obbligate? Essi avrebbero potuto comportarsi con questo convento come generalmente si comportano con gli altri, ma la clemenza superna si è largamente estesa verso di noi; dunque, secondo quale norma e quale ragione non ci spetta di segnalarci nell'amore, nell'umiltà, nella povertà, nel distacco da tutto e nella santità?
799. La nostra grande Regina e abbadessa adempie il suo ufficio con premura e diligenza. A testimonianza di ciò, mentre avevo ancora da terminare la terza parte e meditavo di dedicarle la sua Vita, mi rispose dando la sua approvazione perché tutto la concerneva; subito, però, mi comandò di dedicarla a voi per insegnarvi in essa e per essa il cammino della salvezza e l'eccellenza per la quale siamo chiamate e prescelte. Benché questo sia quanto ho inteso palesarvi, mi è parso bene riportare il discorso in cui mi ordinò che ve lo intimassi a nome suo, e poiché in tal modo parlerà lei tacerò io.
800. «Carissima, dedica l'Opera alle tue monache, nostre suddite, e comunica loro che l'offro come specchio affinché si adornino interiormente e come tavole della legge divina, che vi è contenuta esplicitamente e con estrema evidenza. Desidero che si governino in base a questa e perciò esortale a stimarla e ad inciderla nei loro cuori senza scordarla mai. Con provvidenza dell'Eterno ho manifestato all'umanità il suo rimedio, e innanzitutto a loro, perché ricalchino le mie orme, che con tanta chiarezza pongo davanti ai loro occhi. Egli chiede che rispettino rigorosamente tre cose: la prima è che dimentichino il mondo, stando lontane e ritirate da ogni rapporto, relazione e intima amicizia con gente di qualsiasi stato, posizione o sesso, e non conversino con nessuno da sole né frequentemente, neppure con fini retti, se non con il confessore per confessarsi; la seconda è che conservino inviolabile pace e carità vicendevole, amandosi sinceramente nel Signore le une le altre, senza parzialità, divisioni o rancori, ma volendo ciascuna per tutte quello che vorrebbe per se stessa; la terza è che si conformino strettamente alla Regola e alle Costituzioni nel molto come nel poco, da fedelissime spose. Per eseguire tutto ciò, abbiano speciale devozione per me, con attaccamento assai profondo, e anche per l'arcangelo Michele e per il mio servo Francesco. Qualora qualcuna abbia l'audacia di alterare in qualche maniera il documento del mio patronato o di disprezzare il singolare favore di avere la mia Storia come è scritta, sappia che incorrerà nell'indignazione dell'Altissimo e mia, e sarà castigata in questa vita e nell'altra con la severità della giustizia celeste. A quelle che con zelo delle loro anime, dell'onore del Redentore e del mio si affaticheranno per mantenere e aumentare l'osservanza e il raccoglimento della comunità, nonché la concordia e l'unità che esigo da esse, do la mia parola come Madre di Dio che sarò loro madre, scudo e superiora, le consolerò e ne avrò cura nell'esistenza mortale, e in seguito le presenterò al mio Figlio beatissimo. Ed allargo la mia promessa pure ai conventi di religiose, sia del mio Ordine della Concezione sia di altri istituti, che accetteranno e metteranno in pratica la mia dottrina».
801. Ecco quanto mi disse la nostra Maestra, e dopo questo tralascerei di esprimermi io, se non mi forzasse a farlo l'affetto che vi siete meritate avendomi sopportata per numerosi anni non soltanto come sorella, ma anche come abbadessa indegnissima. Non posso quindi negarvi tale riconoscenza né posso ripagarvi più adeguatamente che con il domandarvi ripetutamente di rammentare sempre quello che avete ascoltato, avvertendovi che sono affermazioni di sovrana potentissima e liberalissima nel tener fede ai suoi impegni, e dura nel punire chi la offenderà. Sono determinata a inculcare nelle vostre menti questo avviso e ammonimento, compensando con la mia insistenza la brevità del mio pellegrinaggio terreno, perché, sebbene sia all'oscuro di quando avrà termine, il più lungo spazio di tempo è cortissimo per espletare tanti obblighi, per cui bramo che in tutti i vostri colloqui rinnoviate la memoria dei doni di Gesù e di Maria.
802. E non ricordatevi solo dei benefici segreti, bensì pure di quelli che sua Maestà ha concesso apertamente al nostro monastero fin dal giorno della sua fondazione, moltiplicandoli di ora in ora con la sua sovrabbondante clemenza. A tutti parve un miracolo che con la povertà dei miei genitori gli venisse dato principio e che allo scopo si accordassero le volontà della famiglia, non essendo poche sei persone per una simile unione in assenza di un intervento superno. Egli edificò la nostra casa con notevole rapidità, senza che avessimo risorse sufficienti per il minimo sostentamento, e la velocità, il modo e la disposizione della costruzione, confacente e non eccessiva, furono motivo di ammirazione generale come opera sua. A questo si aggiungono altre grazie, che, benché non sia necessario riferirle dal momento che ne siete informate, vincolano i cuori umili e grati a contraccambiare mostrandoci buone come si pensa che siamo e migliori di come siamo state sinora.
803. Per concludere con maggiore efficacia la mia supplica ed esortazione, racconterò alcuni eventi che mi sono capitati quando avevo già redatto parte della narrazione, poiché l'obbedienza mi comanda di accennarne qui qualcosa, affinché comprendiate quanto dobbiate stimare gli insegnamenti che vi sono contenuti. Accadde dunque che nella solennità dell'Immacolata Concezione, mentre ero in coro durante il mattutino, intesi una voce che mi chiamava e chiedeva da me nuova attenzione alle cose spirituali; subito fui innalzata da quello stato a un altro più sublime, nel quale contemplai il trono della Trinità con straordinaria gloria e mi fu detto, in maniera tale che mi sembrava che si potesse sentire nell'intero universo: «Miseri, abbandonati, ignoranti, traviati, grandi, piccoli, infermi, deboli e tutti voi discendenti di Adamo, di ogni condizione e sesso, prelati, principi e inferiori, udite tutti dall'oriente all'occidente e dall'uno all'altro polo. Venite per vostra salvezza alla mia generosa e infinita provvidenza tramite l'intercessione di colei che rivestì della carne umana il Verbo; venite, è tardi e stanno per chiudersi le porte, perché i vostri peccati mettono catenacci alla misericordia; venite presto e affrettatevi, perché ella sola li trattiene e ha la facoltà di sollecitare ed ottenere il vostro rimedio».
804. Vidi quindi che dal medesimo essere divino uscivano quattro globi di luce fulgente e come comete estremamente splendenti si dirigevano ciascuno verso uno dei quattro punti cardinali. Immediatamente mi fu fatto capire che in questi ultimi secoli Cristo desiderava accrescere e dilatare l'onore della sua beatissima Madre manifestando al mondo i suoi prodigi e i suoi misteri nascosti, riservati per suo decreto per il periodo in cui si sarebbe avuto più bisogno di lei, affinché in esso si ricorresse al suo aiuto, alla sua protezione e alla sua mediazione. Scorsi, però, che dagli abissi saliva un drago deforme e abominevole, con sette teste, seguito da tanti altri: tutti percorsero la terra per individuare e scegliere alcuni uomini dei quali avvalersi al fine di opporsi agli intenti dell'Onnipotente, ostacolando l'esaltazione della Vergine e i favori che attraverso le sue mani sarebbero stati elargiti ovunque. Costoro procuravano di spargere fumo e veleno per offuscare, distrarre e infettare i mortali, così che non cercassero e implorassero il soccorso nelle loro calamità rivolgendosi alla dolce e pietosa Signora né la magnificassero come conveniva per legarla a sé.
805. Tale spettacolo mi provocò legittimo dolore e all'istante mi accorsi che nelle altezze si preparavano due eserciti ben schierati per combattere contro di essi, uno formato dalla stessa Maria e dai santi e l'altro da san Michele e dai suoi angeli. Conobbi che la battaglia sarebbe stata assai serrata da entrambi i lati, ma siccome l'equità, la ragione e il potere stanno dalla parte della nostra Maestra non c'era da temere nell'impresa. Eppure, là malizia di quanti sono stati raggirati dall'avversario è in grado di impedire molto i mirabili disegni di sua Maestà, che vuole che giungiamo al gaudio eterno, perché, essendo indispensabile che noi usiamo il nostro libero arbitrio, alla nostra perversità è possibile resistere alla sua bontà. Sebbene questa causa sia della Regina di tutti e dunque sia giusto che i fedeli la reputino come propria, a noi religiose di questa casa ciò tocca più da vicino, giacché siamo sue primogenite e militiamo sotto il suo nome e sotto il primo dei suoi privilegi, cioè la sua immacolata concezione, e inoltre ci ritroviamo da lei tanto largamente beneficate.
806. In un'altra occasione mi successe di essere notevolmente agitata, come era normale in ordine alla mia riuscita nella stesura della presente Storia, poiché la sua eccellenza sorpassava ogni immaginazione e se fossi incorsa in qualche errore questo non sarebbe potuto essere di poco conto, e anche altri motivi mi affliggevano nella mia innata pusillanimità e scarsa virtù. Mentre ero immersa in siffatti pensieri, fui posta in uno stato superiore e osservai il seggio delle tre Persone e la nostra sovrana seduta alla destra di Gesù; ci fu come silenzio in cielo, dato che tutti erano concentrati su quello che avveniva. Il Padre trasse fuori come dal petto del suo essere immenso e immutabile un volume stupendo di incredibile valore, ma sigillato, e consegnandolo al Figlio proclamò: «Questo libro e quanto vi è scritto è mio, e di mio gradimento e beneplacito». Il Redentore lo ricevette con enorme apprezzamento, e come accostandolo al loro petto egli e lo Spirito ribadirono la medesima dichiarazione, affidandolo poi alla Principessa, che lo accolse con incomparabile compiacimento. Io consideravo la sua bellezza, nonché la stima che era mostrata verso di esso, e si destò in me un intenso anelito di apprenderne il contenuto, ma il timore e la riverenza mi trattennero e non ardii domandarlo.
807. Subito la Madre mi chiamò e mi chiese: «Brami di sapere che libro sia questo? Sta' quindi attenta e guardalo». Lo aprì e me lo mise davanti affinché lo leggessi, e così mi avvidi che era l'Opera che avevo redatto, con la stessa suddivisione in capitoli. Allora, continuò: «Puoi senz'altro stare tranquilla». Lo fece per acquietare e moderare le mie paure, come difatti accadde, perché simili verità e doni del Signore sono di natura tale che non lasciano nell'intimo per quel momento turbamento né dubbio, ed anzi con una soavissima forza lo riempiono, illuminano, soddisfano e calmano; tuttavia non si dà per vinta l'ira del nemico, che, essendogli ciò permesso per nostro esercizio, torna a molestarci come mosca importuna. Questo è capitato pure a me, e non ho vergato una sola parola che egli non abbia contraddetto con instancabile pertinacia e con tentazioni che non occorre riferire: solitamente provava a persuadermi che mi ero inventata tutto, o a volte che era tutto falso e per trarre in inganno il mondo; ed è tanto il suo odio contro questo testo che per distruggerlo si umiliava ad affermare che al massimo poteva essere una meditazione e l'effetto di consueta orazione.
808. Dalla sua persecuzione l'Altissimo mi difese con lo scudo e la direzione dell'obbedienza, e con i suoi consigli e insegnamenti, e per confermarmi nel favore di cui ho parlato ne aggiunse un altro analogo. Mentre stavo per completare il racconto, un giorno, durante la preghiera della comunità, fui elevata sempre allo stesso modo dinanzi al trono della Trinità, e dopo gli atti e le operazioni che lì compie l'anima vidi che dall'essere divino, come per mezzo del Padre, si innalzava un albero straordinariamente grande e incantevole, ai due lati del quale vi erano il Salvatore e la Vergine. Sulle sue foglie erano scritti i misteri dell'incarnazione, dell'esistenza mortale e della passione di Cristo nostro bene e tutti quelli concernenti la Signora , nonché le elargizioni a lei concesse. Il suo frutto era come il frutto della vita, e compresi che era la pianta significata dall'altra che il Creatore aveva collocato al centro del paradiso terrestre. I santi la fissavano con interesse e giubilo, e gli angeli dicevano con stupore: «Che albero è questo di così rara maestosità da procurare in noi l'invidia di coloro che godono del suo frutto? Fortunato e felice chi arriverà ad afferrarlo e ad assaggiarlo per ottenere tanta grazia e beatitudine eterna quanta esso racchiude in sé. È ragionevole che gli uomini, avendo la possibilità di nutrirsene, non si affrettino a coglierlo? Venite, venite tutti, poiché è già maturo per essere gustato: il fiore che alimentò gli antichi patriarchi e profeti è già diventato uno squisito e dolcissimo frutto, e i rami che erano irraggiungibili si sono già abbassati verso tutti». E poi rivolgendosi a me proseguirono: «Sposa dell'Onnipotente, prendine tu per prima con abbondanza, giacché hai vicinissimo quest'albero della vita. Sia questo il frutto della tua fatica per averlo scritto e il ringraziamento perché ti è stato manifestato, e invoca il sommo sovrano affinché tutti i figli di Adamo lo conoscano, approfittino dell'occasione nel tempo che è loro accordato e lo lodino per le sue meraviglie».
809. Non è necessario comunicarvi altri eventi per muovervi ad affezionarvi ad esso e ai suoi frutti. Lo presento di fronte ai vostri occhi perché stendiate le mani e li assaporiate, e vi assicuro, sorelle carissime, che non vi succederà ciò che avvenne alla nostra progenitrice Eva: quell'albero e il suo frutto erano proibiti, mentre a questo vi invita il medesimo Dio che lo piantò; quello aveva in sé la morte, mentre questo ha in sé la vita. Cibiamoci di quanto ci offre la nostra patrona e superiora, e allontaniamoci da quanto ci vieta, poiché bisogna evitare di osservarlo per non toccarlo e di toccarlo per non mangiarlo. Affinché vi disponiate meglio con gli esercizi e con il ritiro che nell'Ordine sono abituali in certi periodi, vi indicherò una forma per farli, traendola da questa narrazione, come in essa ho dichiarato che mi fu comandato dalla Regina. Intanto, avvaletevi di quella della Passione del nostro Redentore e domandategli il suo soccorso per me come per voi stesse, e la sua benedizione discenda su noi tutte. Amen.
810. Terminai di redigere per la seconda volta questa divina Storia e Vita di Maria santissima il sei maggio dell'anno milleseicentosessanta, nella solennità dell'Ascensione. Supplico le religiose del nostro convento di non consentire che l'originale sia portato via, e di dare una copia qualora si intenda procedere ad un esame e alla censura; e, nel caso in cui sia richiesto per confrontarlo con quella, sia consegnato soltanto libro per libro, recuperando sempre il precedente prima di cedere l'altro, per eludere molti inconvenienti e perché è volontà del Signore e della nostra Madre.
SII FELICE DI SOFFRIRE PER ME PC-29 17 agosto 1996 (giovedì)
Catalina Rivas
Il Signore
Piccola Missionaria del dolore, la Mia pace e il Mio amore siano con te... Grazie, Mia piccola, che Mi offri rifugio e consolazione per riposarmi dai dolori che l’umanità, e in modo speciale i Miei, Mi causano. È presente anche Mia Madre, ma non può venire da voi. Si sta ritirando dai luoghi nei quali più intensamente ha lavorato per Me. È una decisione del Padre e Lei, come sempre, fa della Volontà Divina l’amore del suo Cuore Immacolato.
Il negativo è la negazione del vero, è la rinuncia a vedere il positivo. L’uomo, l’essere umano, con la sua superbia, la sua suscettibilità, la sua fede nei propri giudizi... Chi si crede di essere per dubitare di ciò che Io opero nei Miei figli? Hanno bisogno di fare come Tomaso, per verificare se ciò che Io faccio è vero?... Terribile temerarietà competere con Dio! Ecco come si vanno perdendo coloro che chiudono il loro cuore all’Amore che chiama alla loro porta... Non temere, Io so ciò che sto dicendo.
So che questa settimana i tuoi dolori sono stati più forti... Piccola, ci sono tante anime che dobbiamo salvare e sono tanto poche quelle che vogliono aiutarmi! Le fotografie erano necessarie. Quando i tuoi dolori si faranno più forti, poni la tua testa sulla Mia spalla, riscaldandoti alla fiamma del Mio divino amore.
Credi forse che Io non Mi renda conto di ciò che tu Mi dai? Tuttavia, di tutto Io ti rendo il centuplo, poiché non c’è niente che non sia disposto a fare per te. Tutto ho fatto per amore per te, e per mezzo tuo, riverso le Mie grazie su questo paese; tu sei il canale attraverso il quale il Mio amore vuole riversarsi.
Rimani tranquilla e mantieni questo zelo che provi per la Parola del tuo Dio. Non ti sbagli, te lo ripeto, rimani tranquilla. Potresti credere, ammettendo che tu ti sia sbagliata, che Io avrei potuto fare un errore? Potrebbe questo essere possibile?
Vivere i Miei Messaggi, significa autentificarli... Sii felice di soffrire per Me. Gioisci e rallegrati nel Mio amore, in questi momenti d’inestimabile prezzo, nei quali l’anima si sente morire a se stessa, nel sostenere il legame con il suo Dio. Ciò che tu insegni nel Mio nome è rivestito del Mio potere e sigillato con il Mio amore. Se questo amore nella sua purezza non vi pone al di sopra delle meschinità di questo mondo e non può, con la sua azione in voi, risolvere i problemi che vi affliggono, significa che voi commettete l’errore di giudicare con estrema facilità le colpe degli altri... Questo non riguarda te. Io ti ho scelta e tu rispondi generosamente a ciò che attendo da te.
Voglio solamente che tu migliori i tuoi primi impulsi, non hai da combattere. Tu enuncia le Mie richieste, che le compiano o no, non è responsabilità tua. Scuoti la polvere dai tuoi sandali e va in un altro villaggio.Di loro che la vera saggezza non è combattere, ma aprire se stessi all’irradiamento dell’amore vissuto. Il nemico che voi dovete combattere non è fuori, ma dentro di voi; non è necessario cercarlo nel prossimo, ma imparate innanzi tutto a conoscere voi stessi, e avrete già conseguito una vittoria su di lui. Beati sono coloro che generano spiritualmente il Redentore con la pratica della carità!
Grazie di essere venuti, avete rallegrato il Cuore Immacolato di Mia Madre e il Mio. Io riverso dellegrazie che si convertiranno in frutti incalcolabili di amore e di santità. Scaricate su di Me le vostre difficoltà. Fate in modo che solo il peccato turbi le vostre anime. Ai giusti, Io apro il Mio cuore; agli increduli, apro le Mie braccia, ieri come domani; i ribelli li affido alla Mia Giustizia.
Preparati, rileggi i Messaggi. Ho bisogno che tu parli nel Mio nome, perché è l’Amore che oggi il mondo implora. Perché non Mi riconosci attraverso le parole dei Miei figli? Che la tua fiducia in Me non venga indebolita dalle contraddizioni e dalle incomprensioni... Porta al mondo ciò di cui ha più bisogno, sei il Mio dolce olocausto d’amore.
Ogni opera è sottomessa alle critiche di coloro che sono incapaci di impegnarsi senza comprenderle fino in fondo. Io vi dico: attenzione, colui che cerca trova!
Figlia Mia, bacia il suolo chiedendo perdono per i peccati commessi contro lo Spirito, poiché colui che non riesce a cambiare la sua vita conformemente alle grazie ricevute dalla Mia bontà, senza nessun merito da parte sua, è colpevole contro lo Spirito.
Piccola figlia, dà agli altri perché Io possa dare a te. Non vedi che Io ti dò perché tu Mi dia? Fai uno sforzo, amore dei Miei dolori. Un insieme di qualità si forma con un poco di tutto: sul piano fisico, su quello
spirituale, interiore, morale!... I tuoi difetti sono solamente la ripercussione sul tuo essere di una satura-zione del male poco verificabile... Io amo la tua debolezza umilmente confessata... Non importa che tu
non capisca, chiedilo a Mio figlio R... Tu non sai quante belle cose Io sto preparando sul vostro cammino. Finalmente uniti, in un lavoro che glorificherà il Mio nome nel cuore dei Miei figli.