Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Come il timone tiene la barca nella giusta direzione e le impedisce di deviare, e in esso è riposta la maggiore capacità  di condurre in porto la barca, così l'amore fraterno guida la comunità  dei fedeli affinché non devii, e la conduce al porto della sicurezza: perché dov'è carità  e amore, lì c'è anche la comunità  dei santi. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 33° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 6

1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.


Secondo libro delle Cronache 6

1Allora Salomone disse:

"Il Signore ha deciso di abitare nella nube.
2Ora io ti ho costruito una casa sublime,
un luogo ove tu possa porre per sempre la dimora".

3Il re poi si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre tutta l'assemblea di Israele stava in piedi4e disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva predetto di sua bocca a Davide, mio padre:5Da quando feci uscire il mio popolo dal paese d'Egitto non mi sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si costruisse un tempio ove abitasse il mio nome e non mi sono scelto nessuno perché fosse guida del mio popolo Israele;6ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché governi il mio popolo Israele.7Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele,8ma il Signore disse a Davide mio padre: Hai deciso di costruire un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto;9solo che tu non costruirai il tempio, ma tuo figlio, generato da te, costruirà un tempio al mio nome.10Il Signore ha attuato la sua parola; sono succeduto infatti a Davide mio padre e siedo sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele.11Vi ho collocato l'arca dell'alleanza che il Signore aveva conclusa con gli Israeliti".
12Egli si pose poi davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta l'assemblea di Israele, e stese le mani.13Salomone, infatti, aveva eretto una tribuna di bronzo e l'aveva collocata in mezzo al grande cortile; era lunga cinque cubiti, larga cinque e alta tre. Egli vi salì e si inginocchiò di fronte a tutta l'assemblea di Israele. Stese le mani verso il cielo e14disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è Dio simile a te in cielo e sulla terra. Tu mantieni l'alleanza e la misericordia verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore.15Tu hai mantenuto, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi pronunziato con la bocca l'hai adempiuto con potenza, come appare oggi.16Ora, Signore Dio di Israele, mantieni, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà mai un discendente, il quale stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli vigilino sulla loro condotta, secondo la mia legge, come hai fatto tu con me.17Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta al tuo servo Davide!
18Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruita!19Tuttavia volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo innalza a te.20Siano i tuoi occhi aperti verso questa casa, giorno e notte, verso il luogo dove hai promesso di porre il tuo nome, per ascoltare la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
21Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Tu ascoltali dai cieli, dal luogo della tua dimora; ascolta e perdona!
22Se uno pecca contro il suo prossimo e, perché gli è imposta una maledizione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio,23tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa' giustizia fra i tuoi servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l'innocente, rendendogli quanto merita la sua innocenza.
24Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico perché ha peccato contro di te, se si convertirà e loderà il tuo nome, pregherà e supplicherà davanti a te, in questo tempio,25tu ascolta dal cielo, perdona il peccato del tuo popolo Israele e fallo tornare nel paese che hai concesso loro e ai loro padri.
26Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, se ti pregheranno in questo luogo, loderanno il tuo nome e si convertiranno dal loro peccato perché tu li avrai umiliati,27tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra, che hai dato in eredità al tuo popolo.
28Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o ruggine, invasione di cavallette o di bruchi, quando il nemico assedierà il tuo popolo nella sua terra o nelle sue città, quando scoppierà un'epidemia o un flagello qualsiasi,29ogni preghiera e ogni supplica fatta da un individuo o da tutto il tuo popolo Israele, in seguito alla prova del castigo e del dolore, con le mani tese verso questo tempio,30tu ascoltala dal cielo, luogo della tua dimora e perdona, rendendo a ciascuno secondo la sua condotta, tu che conosci il cuore di ognuno, poiché solo tu conosci il cuore dei figli dell'uomo.31Fa' sì che ti temano e camminino nelle tue vie per tutti i giorni della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri.
32Anche lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele, se viene da un paese lontano a causa del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, a pregare in questo tempio,33tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero e tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è stato invocato su questo tempio, che io ho costruito.
34Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro i suoi nemici, seguendo la via per la quale l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti verso questa città che ti sei scelta, e verso il tempio che ho costruito al tuo nome,35ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.
36Quando peccheranno contro di te - non c'è, infatti, nessuno senza peccato - e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in un paese lontano o vicino,37se, nel paese in cui saranno stati deportati, rientrando in se stessi, si convertiranno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi,38se faranno ritorno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima, nel paese della loro prigionia ove li avranno deportati e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai concesso ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,39tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te.
40Ora, mio Dio, i tuoi occhi siano aperti e le tue orecchie attente alla preghiera innalzata in questo luogo.41Ora, alzati, Signore Dio, vieni al luogo del tuo riposo, tu e l'arca tua potente. Siano i tuoi sacerdoti, Signore Dio, rivestiti di salvezza e i tuoi fedeli esultino nel benessere.42Signore Dio, non rigettare il tuo consacrato; ricordati i favori fatti a Davide tuo servo".


Salmi 130

1'Canto delle ascensioni.'

Dal profondo a te grido, o Signore;
2Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

3Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
4Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
5Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.

6L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
7Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
8Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.


Salmi 96

1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.

7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.


Ezechiele 4

1"Tu, figlio dell'uomo, prendi una tavoletta d'argilla, mettila dinanzi a te, disegnaci sopra una città, Gerusalemme,2e disponi intorno ad essa l'assedio: rizza torri, costruisci terrapieni, schiera gli accampamenti e colloca intorno gli arieti.3Poi prendi una teglia di ferro e mettila come muro di ferro fra te e la città, e tieni fisso lo sguardo su di essa, che sarà assediata, anzi tu la assedierai! Questo sarà un segno per gli Israeliti.
4Mettiti poi a giacere sul fianco sinistro e sconta su di esso la iniquità d'Israele. Per il numero di giorni in cui giacerai su di esso, espierai le sue iniquità:5io ho computato a te gli anni della sua espiazione come un numero di giorni. Per centonovanta giorni tu espierai le iniquità degli Israeliti.
6Terminati questi, giacerai sul fianco destro e sconterai l'iniquità di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno.7Terrai fisso lo sguardo contro il muro di Gerusalemme, terrai il braccio disteso e profeterai contro di essa. Ecco ti ho cinto di catene,8in modo che tu non potrai voltarti né da una parte né dall'altra finché tu non abbia compiuto i giorni della tua reclusione.
9Prendi intanto grano, orzo, fave, lenticchie, miglio e spelta, mettili in un recipiente e fattene del pane: ne mangerai durante tutti i giorni che tu rimarrai disteso sul fianco, cioè per centonovanta giorni.10Il cibo che ti prenderai sarà del peso di venti sicli al giorno: lo consumerai nelle ventiquattr'ore.11Anche l'acqua che berrai sarà razionata: un sesto di 'hin', nelle ventiquattro ore.12Mangerai questo cibo in forma di una schiacciata d'orzo, che cuocerai sopra escrementi umani davanti ai loro occhi.13In tal maniera, mi disse il Signore, mangeranno gli Israeliti il loro pane impuro, in mezzo alle genti fra le quali li disperderò".
14Io esclamai: "Ah, Signore Dio, mai mi sono contaminato! Dall'infanzia fino ad ora mai ho mangiato carne di bestia morta o sbranata, né mai è entrato nella mia bocca cibo impuro".15Egli mi rispose: "Ebbene, invece di escrementi umani ti concedo sterco di bue; lì sopra cuocerai il tuo pane".
16Poi soggiunse: "Figlio dell'uomo, ecco io tolgo a Gerusalemme la riserva del pane; mangeranno il pane a razione e con angoscia e berranno l'acqua a misura in preda all'affanno;17così, mancando pane e acqua, languiranno tutti insieme e si consumeranno nella loro iniquità.


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito

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 1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.

 2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.


DISCORSO 367 LA PARABOLA DEL RICCO EPULONE E DI LAZZARO NARRATA IN LC 16, 19-31.

Discorsi - Sant'Agostino

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La parabola serve ai ricchi per capire l'insania del loro comportamento.

1. Il passo del Vangelo di Luca che è stato letto, ha certo richiamato voi, cari santi fratelli, così come ha richiamato me, a fare bene attenzione a due personaggi che esso presenta: il ricco con la sua opulenza, il mendicante con la sua povertà, uno che sovrabbonda di cibi, l'altro che viene meno per la fame. Entrambi uomini, entrambi vivono in un corpo mortale, ma sono molto diversi perché diversa è la loro vita pur essendo identica la loro natura fisica. E l'uno e l'altro sono soggetti alla morte, ma uno lo si vedeva in vita banchettare sontuosamente mentre l'altro appariva miserabile e disgraziato: uno gustava i cibi squisiti apprestati per lui ad arte dai suoi cuochi, l'altro aspettava le briciole che cadessero dalla sua mensa. Ora prestino bene ascolto i ricchi che rifiutano pietà: considerino che nasciamo tutti con un'unica legge di vita, unica per tutti è la luce, unica l'aria che respiriamo, unica anche la morte che chiude la nostra vita: e se non sopraggiungesse la morte, il povero neppure resisterebbe in vita. Vedete però: il povero Lazzaro, che giaceva piagato e nudo, viene sollevato dalle mani degli angeli nel seno di Abramo; invece il ricco magnifico e sazio viene rinchiuso nel carcere del Tartaro. Chiediamo dove siano finite le sue vesti di bisso, l'abbondanza e le ricchezze in cui viveva. Certo tutto come ombra svanisce nella morte: Non abbiamo portato nulla in questo mondo e non porteremo via nulla 1. Non possiamo prendere o portar via nulla da tenere con noi, ma se lo potessimo, saremmo addirittura pronti a divorare uomini vivi. Quali mai avide brame ci possiedono? Le stesse belve mostrano di avere una qualche misura, dato che ghermiscono la preda quando hanno fame, ma la risparmiano quando sono sazie. Inestinguibile è solo l'avidità del ricco che rapina sempre beni senza che mai ne sia sazio, senza che lo freni timor di Dio o rispetto dell'uomo: non risparmia il padre, non riconosce la madre, non obbedisce al fratello, non tiene fede all'amico, opprime la vedova, depreda il pupillo; riconduce in schiavitù chi aveva acquistato la libertà; fabbrica un falso testamento per impadronirsi dei beni di un morto, come se anche lui che si comporta in tal modo, non dovesse poi morire a sua volta. Ci si deve proprio chiedere quale follia sia codesta che fa perdere la vita e cercare la morte, acquistare denaro e perdere il cielo. Nessuno pensa a Dio, ma tutti attende il giudizio nella morte.

Giustizia della condanna dell'uomo ricco.

2. Giustamente è stato detto a chi è ricco: Hai ricevuto beni durante la tua vita, e Lazzaro parimenti mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti 2. Ai ricchi che rifiutano misericordia, sono rivolte queste parole: imparino che subiranno pene quelli che rifiutano aiuto, imparino che il povero riceve ristoro e conforto, il ricco è travagliato da pene insostenibili. Questi si rivolge al padre Abramo: Ti supplico, padre Abramo, almeno manda Lazzaro a mettere la punta di un dito nell'acqua e a rinfrescarmi la lingua. Io soffro terribilmente in queste fiamme 3. Ma Abramo gli risponde: Figlio mio, ricordati che durante la vita hai ricevuto molti beni, e Lazzaro parimenti molte sofferenze. Le ricchezze sono ricambiate con pene, la miseria con il refrigerio: in cambio della porpora ecco le fiamme, in cambio della nudità ecco il ristoro, perché giusta è la bilancia e non inganna nel peso. E` scritto: Con la stessa misura con cui voi trattate gli altri, Dio tratterà voi 4. Al ricco appunto è negata misericordia nel tormento perché non volle usare misericordia nella sua vita, e quando tra le sofferenze invoca pietà, non viene esaudito perché sulla terra non accolse le suppliche del povero.

Come il povero diventi per il ricco via al cielo.

3. Se però ricco e povero sono tra loro antitetici, è vero che sono reciprocamente necessari. Nessuno sarebbe nel bisogno se essi si sostenessero l'un l'altro, nessuno sarebbe travagliato se si aiutassero tra loro. Ci sono i ricchi perché ci sono i poveri, e i poveri perché ci sono i ricchi. Al povero spetta di chiedere e al ricco di donare: Dio ricambia con doni grandi i nostri piccoli doni, e da un piccolo atto di pietà nasce un frutto abbondante di bene. Il povero si può dire un campo fecondo che rende presto frutti al padrone. E usiamo un'altra immagine: il povero è la via del cielo per la quale si va al Padre. Se non vuoi uscire da questa strada, comincia a distribuire del tuo: spezza i lacci che ti tengono schiavo del tuo patrimonio in questa vita, per essere libero di salire al cielo; lìberati dal gravame delle ricchezze, dai legami a cui hai vincolato la tua libertà, lìberati dalle ansie e dai fastidi che da troppi anni ti tormentano. Dona a chi chiede, per poter tu stesso ricevere, da' a chi ha bisogno se non vuoi essere arso nelle fiamme: dona a Cristo qui in terra, per ricevere da lui il ricambio in cielo. Dimentica quello che sei e poni la tua attenzione a quello che sarai. La vita presente è fragile e declina nella morte, non è possibile restare in essa, si è costretti tutti a passar via. Camminiamo in essa anche senza volerlo e ne usciamo senza desiderarlo, poiché siamo malvagi. Se però mandassimo davanti a noi qualcosa troveremmo di là qualcosa ad accoglierci. Quello che diamo ai poveri, lo mandiamo avanti a precederci là, quello invece che strappiamo loro, lo abbandoniamo totalmente qui.

 


1 - 1 Tm 6, 7.

2 - Lc 16, 25.

3 - Lc 16, 24.

4 - Mt 7, 2.


5 - L'Altissimo manifesta a Maria santissima nuovi misteri

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Sant'Agostino d'Ippona

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47. Giunse il quinto giorno della novena che la beatissima Trinità celebrava nel tempio di Maria santissima, perché in lei il Verbo eterno prendesse la nostra forma umana. Ritirando sempre più il velo dei più reconditi misteri dell'infinita sapienza, in questo giorno gliene scoprì altri nuovi, elevandola alla visione astrattiva della Divinità, come nei giorni precedenti. Le venivano continuamente rinnovate le disposizioni e le illuminazioni con più intensi raggi di luce e con più ricchi doni, che dai tesori dell'infinità si riversavano nella sua santissima anima e nelle rispettive facoltà. Quindi, la celeste Signora andava avvicinandosi ed assomigliando sempre più a Dio, trasformandosi progressivamente in lui per giungere ad essere sua degna madre.

48. In questa visione l'Altissimo parlò alla nostra Regina per manifestarle altri segreti e, mostrandosi a lei con incredibile amorevolezza, le disse: «Sposa e colomba mia, nel segreto del mio cuore hai conosciuto l'immensa generosità a cui m'induce l'amore per il genere umano, nonché i tesori nascosti che ho preparato per la sua felicità; in me questo amore può così tanto che voglio dare agli uomini il mio Unigenito come esempio e rimedio. Hai anche conosciuto un po' della loro cattiva corrispondenza e grandissima ingratitudine e il disprezzo che nutrono per la mia clemenza e il mio amore. Ma sebbene ti abbia già manifestato parte della loro malizia, voglio, mia cara, che di nuovo tu contempli in me quanto è piccolo il numero degli eletti che mi conosceranno ed ameranno e quanto è grande quello degli ingrati e dei reprobi. I peccati innumerevoli e le degradazioni di tanti uomini abietti e tenebrosi, che prevedo nella mia scienza infinita, trattengono la mia liberale misericordia, pongono come forti catenacci alle porte per cui escono i tesori della 'mia divinità e rendono il mondo indegno di riceverli».

49. In queste parole dell'Altissimo la principessa Maria conobbe alti segreti circa il numero dei predestinati e dei reprobi, nonché l'impedimento alla venuta del Verbo eterno nel mondo provocato nella mente divina da tutti i peccati degli uomini. Per questo la prudentissima Signora, stupefatta alla vista dell'infinita bontà ed equità del Creatore e dell'immensa iniquità e malizia degli uomini, tutta accesa d'amore divino, parlò a sua Maestà e gli disse:

50. «Mio Signore, mio bene, Dio di sapienza infinita e santità incomparabile, che mistero è questo che mi avete manifestato? Non hanno misura né termine le scelleratezze degli uomini, solo la vostra sapienza le comprende; ma tutte queste, e molte altre e più grandi, possono forse estinguere la vostra bontà o superare il vostro amore? No, Signore e padrone mio, non deve essere così! La malizia dei mortali non deve trattenere la vostra misericordia. Io sono la più inutile di tutto il genere umano, ma da parte sua vi pongo innanzi la promessa della vostra fedeltà. È certezza infallibile che passeranno il cielo e la terra prima che venga meno la verità delle vostre parole; parimenti, è indubitabile che avete promesso molte volte al mondo per mezzo dei vostri santi Profeti, e per bocca vostra ad essi stessi, di mandare agli uomini il loro Redentore e la vostra salvezza. Ora, Dio mio, come potranno non compiersi queste promesse accreditate dalla vostra infinita sapienza, per cui non potevate ingannarvi, e dalla vostra bontà, per cui non potevate ingannare? Per fare agli uomini questa promessa ed offrire loro l'eterna felicità nel Verbo incarnato, da parte loro non vi furono meriti, né creatura alcuna vi poté vincolare, e se questo bene si fosse potuto guadagnare, la vostra infinita e liberale clemenza non ne risulterebbe così esaltata. Voi stesso, di vostra iniziativa, vi siete considerato vincolato, perché solo in voi può esservi la ragione che vi obblighi a farvi uomo, solo in voi si trova il motivo per cui ci avete creati e volete rialzarci dopo la caduta. Per l'incarnazione, Dio mio e re altissimo, non vogliate cercare altri meriti né altra ragione che la vostra sola misericordia e l'esaltazione della vostra gloria».

51. Le rispose l'Altissimo: «È ben vero, sposa mia, che m impegnai per la mia bontà immensa, promettendo agli uomini di rivestirmi della loro natura e di abitare con loro; è sicuro altresì che nessuno poté meritare da me questa promessa e che l'ingratissimo procedere degli uomini, tanto odioso alla mia equità, se ne rende indegno. Infatti, mentre io pretendo solamente l'interesse della loro felicità eterna come contraccambio al mio amore, so che essi per la loro durezza non cureranno, anzi disprezzeranno i tesori della mia grazia e gloria e la loro corrispondenza consisterà nel dare spine invece di frutta, grandi offese per benefici e turpe ingratitudine in cambio della mia abbondante e liberale misericordia; il termine di tutti questi mali sarà per loro la privazione della mia visione nei tormenti eterni. Considera, amica mia, queste verità scritte nel segreto della mia sapienza e pondera questi grandi misteri, perché a te è aperto il mio cuore dove tu conosci la ragione della mia giustizia».

52. Non è possibile manifestare gli imperscrutabili misteri che Maria santissima conobbe nel Signore, poiché vide in lui tutte le creature presenti, passate e future, con l'ordine che avrebbero avuto tutte le anime, le opere buone e cattive che avrebbero fatto e la fine che tutte avrebb ero avuto. Per questo, se non fosse stata confortata dalla forza divina, non avrebbe potuto conservarsi in vita tra gli effetti e gli affetti, che causavano in lei questa conoscenza e questa visione di misteri così reconditi. Tuttavia, siccome per questi nuovi miracoli e benefici di sua Maestà aveva fini tanto alti, con colei che era eletta per Madre sua non era misurato ma liberalissimo. Siccome poi ella riceveva questa conoscenza in seno al medesimo Dio, con essa vi attingeva pure il fuoco della carità eterna che la infiammava nell'amore di Dio stesso e del prossimo, per cui, continuando le sue preghiere, disse:

53. «Signore e Dio eterno, invisibile ed immortale, confesso la vostra giustizia, esalto le vostre opere, adoro il vostro essere infinito e venero i vostri giusti giudizi. Il mio cuore si scioglie tutto in sentimenti d'amore, conoscendo la vostra bontà senza limiti per gli uomini e la loro insopportabile ingratitudine verso di voi. Per tutti volete, Dio mio, la vita eterna, ma saranno pochi quelli che gradiranno un beneficio tanto stimabile e molti quelli che lo perderanno per la propria malizia. Se per questa parte, mio Bene, non vi considerate più obbligato, noi mortali siamo perduti. Ma se con la vostra scienza divina già avete previsto le colpe e la malizia degli uomini, con la medesima conoscenza state guardando il vostro Unigenito incarnato e le sue opere, d'infinito valore ai vostri occhi, che superano senza comparazione i peccati. La vostra equità deve sentirsi vincolata da questo uomo e Dio e, per lui stesso, darcelo subito. Anzi, per domandarlo un'altra volta a nome del genere umano, io mi vesto del medesimo spirito del Verbo fatto uomo nella vostra mente, chiedo l'esecuzione di questo mistero e la vita eterna attraverso di lui a favore di tutti i mortali».

54. Dinanzi a questa supplica di Maria purissima, l'eterno Padre - secondo il nostro modo di esprimerci - concepì nella sua mente divina come il suo Unigenito dovesse scendere nel grembo verginale di questa grande Regina, e le sue amorevoli ed umili preghiere lo piegarono. Infatti, se si mostrava a lei ancora indeciso, ciò era espediente del suo amore, per udire sempre più la voce della sua diletta, perché le sue dolci labbra stillassero miele soavissimo e i suoi germogli fossero di paradiso. Quindi, per prolungare ancor più questa piacevole contesa, il Signore le rispose: «Sposa mia dolcissima e mia eletta colomba, èmolto ciò che mi chiedi ed assai poco ciò con cui gli uomini mi vincolano; si dovrà dunque concedere agli indegni un beneficio così singolare? Lascia, amica mia, che io li tratti secondo la loro cattiva corrispondenza». Ma la nostra potente e pietosa avvocata così rispondeva: «No, mio Signore, non desisterò dalla mia richiesta, poiché, se è molto ciò che io domando, lo chiedo a voi che siete ricco nelle misericordie, onnipotente nelle opere, veritiero nelle parole. Mio padre Davide disse di voi e del Verbo eterno: Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». Venga dunque questo sacerdote, il quale allo stesso tempo deve essere sacrificio per il nostro riscatto; venga, perché non potete pentirvi della vostra promessa, dato che voi non v'impegnate senza sapere ciò che fate. Dolce amore mio, sono rivestita della forza di questo uomo-Dio; non cesserà la mia contesa, finché non mi abbiate dato la vostra benedizione, come a mio padre Giacobbe».

55. In questa lotta divina fu chiesto alla nostra Regina e signora, come a Giacobbe, quale fosse il suo nome. Ella rispose: «Sono figlia di Adamo, creata dalle vostre mani della vile materia della polvere». E l'Altissimo le replicò:

«Da oggi in poi il tuo nome sarà 'Eletta per madre dell'Unigenito'». Queste ultime parole, tuttavia, furono udite solo dagli angeli e a lei furono celate sino al tempo opportuno; intese soltanto la parola «eletta». Ma questa lotta d'amore, essendo ormai durata per quel tempo che aveva stabilito la Sapienza divina e quanto era utile per accendere il fervoroso cuore dell'eletta, tutta la santissima Trinità diede la sua regale parola a Maria purissima, nostra regina, che presto avrebbe inviato al mondo il Verbo eterno fatto uomo. Con questo lieto «fiat», colma d'incomparabile giubilo, chiese la benedizione e l'Altissimo gliela diede. Questa donna forte uscì dalla lotta con Dio più vittoriosa di Giacobbe, perché ella restò forte e con un ricco bottino; il ferito e debilitato - a nostro modo d'intendere - fu Dio stesso, restando ormai costretto dall'amore di questa Signora a vestirsi nel suo sacro talamo con la veste della debolezza umana nella nostra carne passibile, con cui dissimulare e coprire la fortezza della sua divinità, per vincere con la sua sconfitta e a noi tutti dare la vita con la sua morte. I mortali vedano e comprendano che Maria santissima, dopo il suo benedettissimo Figlio, è la causa della loro salvezza.

56. Nella stessa visione vennero subito manifestate alla nostra nobile Regina le opere del quinto giorno della creazione del mondo, nello stesso modo in cui si verificarono. Conobbe come, in forza della parola divina, furono generati dalle acque esistenti sotto il firmamento i rettili che si muovono sulla terra, i volatili che si librano nell'aria e i pesci che guizzano e brulicano nelle acque 5 ; di tutte queste creature conobbe il principio, la materia, la forma e l'aspetto nel loro genere, nonché tutte le specie degli animali selvatici: le caratteristiche che presentano, la loro utilità e l'armonia esistente fra loro; gli uccelli del cielo con la varietà e la forma di ogni loro specie: il becco, le penne e il loro corpo leggero; gli innumerevoli pesci del mare e dei fiumi; la varietà delle balene, la loro struttura, le loro qualità, le loro cavità, l'alimento che dà loro il mare, gli scopi a cui servono, il posto e l'utilità che ciascuna di esse ha nel mondo. Sua Maestà comandò espressamente a tutto questo esercito di creature che riconoscessero Maria santissima e le ubbidissero, dando a lei potestà di comandare a tutte e di servirsene, come poi avvenne in molte circostanze, che in parte riferirò a suo tempo. Con ciò, uscì dalla visione di questo giorno, impiegando quel che ne restava negli esercizi e nelle suppliche che le ordinò il Signore.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

57. Figlia mia, una maggiore conoscenza delle opere mirabili, che fece con me il braccio dell'Altissimo per sollevarmi con le visioni astrattive della sua divinità alla dignità di madre, è riservata ai predestinati, che le conosceranno nella celeste Gerusalemme. Allora le comprenderanno e le vedranno nel medesimo Signore con diletto e stupore speciali, come accadde agli angeli quando l'Altissimo le manifestò loro, magnificandolo e lodandolo per questo. Ora, in questo beneficio sua Maestà si è mostrato con te tanto generoso ed amorevole a preferenza di ogni altro, dandoti la luce e la conoscenza che ricevi riguardo a questi misteri così arcani; perciò voglio, mia diletta, che ti distingua al di sopra di tutte le creature nel lodare ed esaltare il suo santo nome per tutto quello che la potenza del suo braccio operò in me.

58. Quindi, con l'aiuto di questi grandi ed ammirabili favori, devi subito attendere con ogni sollecitudine ad imitarmi nelle opere da me compiute. Supplica e intercedi per la salvezza eterna dei tuoi fratelli e perché il nome del mio Figlio sia magnificato da tutti e conosciuto dal mondo intero. Devi dedicarti a queste invocazioni con una determinazione costante, fondata su una fede viva e una fiducia ferma e sicura, senza tuttavia perdere di vista la tua miseria, anzi umiliandoti profondamente e annientandoti. Così predisposta, devi combattere col medesimo amore divino per il bene del tuo popolo, tenendo presente che egli reputa sua vittoria gloriosissima il lasciarsi vincere dagli umili, che lo amano con rettitudine di cuore. Sollevati, dunque, al di sopra di te stessa e rendigli grazie per i benefici speciali che egli ti ha concesso, nonché per quelli che egli fece a tutto il genere umano. Afferrata così da questo amore divino, tu meriterai di ricevere nuovi benefici per te e per i tuoi fratelli, ma non tralasciare di chiedergli la sua benedizione ogni volta che ti troverai alla sua divina presenza.


6-76 Ottobre 20, 1904 Vede preti che si mordono tra loro.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa in mezzo ad una strada dove stavano tanti cagnolini che si mordevano l’uno all’altro, ed a capo di detta strada un religioso che li vedeva mordere, li sentiva e s’impressionava secondo ché vedeva naturalmente, e dicevano senza approfondire e scrutinare bene le cose, e senza un lume soprannaturale che li faceva conoscere la verità. In questo mentre ho sentito una voce che diceva:

(2) “Questi sono tutti preti, che a vicenda si mordono tra loro”.

(3) Onde pareva che fosse il visitatore, quel religioso che vedendo mordere i preti, li mancasse l’assistenza Divina.