Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 33° settimana del tempo ordinario (Santa Elisabetta d\'Ungheria)
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Secondo libro delle Cronache 18
1Giòsafat, che aveva ricchezza e gloria in abbondanza, si imparentò con Acab.2Dopo alcuni anni scese da Acab in Samaria e Acab uccise per lui e per la gente del suo seguito pecore e buoi in quantità e lo persuase ad attaccare con lui Ramot di Gàlaad.3Acab re di Israele disse a Giòsafat re di Giuda: "Vuoi venire con me contro Ramot di Gàlaad?". Gli rispose: "Conta su di me come su di te, sul mio popolo come sul tuo; sarò con te in battaglia".
4Allora Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso l'oracolo del Signore".5Il re di Israele radunò i profeti, quattrocento circa, e domandò loro: "Devo marciare contro Ramot di Gàlaad o devo rinunziarvi?". Gli risposero: "Attacca; Dio la metterà nelle mani del re".6Giòsafat disse: "Non c'è qui nessun profeta del Signore da consultare?".7Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe un uomo con cui consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice il bene ma sempre il male. Si tratta di Michea figlio di Imla". Giòsafat disse: "Il re mio signore non parli così".8Il re di Israele, chiamato un consigliere, gli ordinò: "Convoca subito Michea figlio di Imla!".
9Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda, seduti ognuno sul suo trono, vestiti dei loro mantelli sedevano nell'aia di fronte alla porta di Samaria e tutti i profeti predicevano davanti a loro.10Sedecia, figlio di Chenaana, che si era fatto corna di ferro, affermava: "Così dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli Aramei sino ad annientarli".11Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di Gàlaad, avrai successo; il Signore la metterà nelle mani del re".
12Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse: "Ecco le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo del re; ora la tua parola sia identica alle loro; predici il successo".13Michea rispose: "Per la vita del Signore, io annunzierò solo quanto mi dirà il mio Dio".14Si presentò al re, che gli domandò: "Michea, dobbiamo marciare contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?". Quegli rispose: "Attaccatela, avrete successo; i suoi abitanti saranno messi nelle vostre mani".15Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non dirmi altro che la verità in nome del Signore?".16Allora egli disse:
"Ho visto tutti gli Israeliti
vagare sui monti
come pecore senza pastore.
Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace!".
17Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse detto che non mi avrebbe predetto nulla di buono, ma solo il male?".
18Michea disse: "Pertanto, ascoltate la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito celeste stava alla sua destra e alla sua sinistra.19Il Signore domandò: Chi ingannerà Acab re di Israele, perché marci contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi rispose in un modo e chi in un altro.20Si fece avanti uno spirito che - presentatosi al Signore - disse: Io lo ingannerò. Il Signore gli domandò: Come?21Rispose: Andrò e diventerò uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli disse: Lo ingannerai; certo riuscirai; va' e fa' così.22Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna nella bocca di tutti questi tuoi profeti, ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura".
23Allora Sedecia figlio di Chenaana si avvicinò e percosse Michea sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è passato da me per venire a parlare in te?".24Michea rispose: "Ecco lo vedrai quando passerai di stanza in stanza per nasconderti".25Il re di Israele disse: "Prendete Michea e conducetelo ad Amon capo della città e a Ioas figlio del re.26Riferite loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo di pane e di acqua finché tornerò in pace".27Michea disse: "Se tu tornerai in pace, il Signore non ha parlato per mezzo mio".
28Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda marciarono su Ramot di Gàlaad.29Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io mi travestirò per andare in battaglia. Tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele si travestì ed entrarono in battaglia.30Il re di Aram aveva ordinato ai suoi capi dei carri: "Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, ma unicamente contro il re di Israele!".31Quando i capi dei carri videro Giòsafat dissero: "È il re di Israele!". Lo circondarono per assalirlo; Giòsafat gridò e il Signore gli venne in aiuto e Dio li allontanò dalla sua persona.32Quando si accorsero che non era il re di Israele, i capi dei carri si allontanarono da lui.33Ma uno, teso a caso l'arco, colpì il re di Israele fra le maglie dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: "Gira, portami fuori dalla mischia, perché sono ferito".34La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re di Israele stette sul carro di fronte agli Aramei sino alla sera e morì al tramonto del sole.
Giobbe 12
1Giobbe allora rispose:
2È vero, sì, che voi siete la voce del popolo
e la sapienza morirà con voi!
3Anch'io però ho senno come voi,
e non sono da meno di voi;
chi non sa cose simili?
4Ludibrio del suo amico è diventato
chi grida a Dio perché gli risponda;
ludibrio il giusto, l'integro!
5"Per la sventura, disprezzo", pensa la gente
prosperosa,
"spinte, a colui che ha il piede tremante".
6Le tende dei ladri sono tranquille,
c'è sicurezza per chi provoca Dio,
per chi vuol ridurre Dio in suo potere.
7Ma interroga pure le bestie, perché ti
ammaestrino,
gli uccelli del cielo, perché ti informino,
8o i rettili della terra, perché ti istruiscano
o i pesci del mare perché te lo faccian sapere.
9Chi non sa, fra tutti questi esseri,
che la mano del Signore ha fatto questo?
10Egli ha in mano l'anima di ogni vivente
e il soffio d'ogni carne umana.
11L'orecchio non distingue forse le parole
e il palato non assapora i cibi?
12Nei canuti sta la saggezza
e nella vita lunga la prudenza.
13In lui risiede la sapienza e la forza,
a lui appartiene il consiglio e la prudenza!
14Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire,
se imprigiona uno, non si può liberare.
15Se trattiene le acque, tutto si secca,
se le lascia andare, devastano la terra.
16Da lui viene potenza e sagacia,
a lui appartiene l'ingannato e l'ingannatore.
17Rende stolti i consiglieri della terra,
priva i giudici di senno;
18scioglie la cintura dei re
e cinge i loro fianchi d'una corda.
19Fa andare scalzi i sacerdoti
e rovescia i potenti.
20Toglie la favella ai più veraci
e priva del senno i vegliardi.
21Sui nobili spande il disprezzo
e allenta la cintura ai forti.
22Strappa dalle tenebre i segreti
e porta alla luce le cose oscure.
23Fa grandi i popoli e li lascia perire,
estende le nazioni e le abbandona.
24Toglie il senno ai capi del paese
e li fa vagare per solitudini senza strade,
25vanno a tastoni per le tenebre, senza luce,
e barcollano come ubriachi.
Salmi 121
1'Canto delle ascensioni'.
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
2Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
3Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
4Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele.
5Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
6Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
7Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
8Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Isaia 56
1Così dice il Signore:
"Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché prossima a venire è la mia salvezza;
la mia giustizia sta per rivelarsi".
2Beato l'uomo che così agisce
e il figlio dell'uomo che a questo si attiene,
che osserva il sabato senza profanarlo,
che preserva la sua mano da ogni male.
3Non dica lo straniero
che ha aderito al Signore:
"Certo mi escluderà
il Signore dal suo popolo!".
Non dica l'eunuco:"Ecco, io sono un albero secco!".
4Poiché così dice il Signore:
"Agli eunuchi, che osservano i miei sabati,
preferiscono le cose di mio gradimento
e restan fermi nella mia alleanza,
5io concederò nella mia casa
e dentro le mie mura un posto e un nome
migliore che ai figli e alle figlie;
darò loro un nome eterno
che non sarà mai cancellato.
6Gli stranieri, che hanno aderito
al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
7li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saliranno graditi sul mio altare,
perché il mio tempio si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli".
8Oracolo del Signore Dio
che raduna i dispersi di Israele:
"Io ancora radunerò i suoi prigionieri,
oltre quelli già radunati".
9Voi tutte, bestie dei campi,
venite a mangiare;
voi tutte, bestie della foresta, venite.
10I suoi guardiani sono tutti ciechi,
non si accorgono di nulla.
Sono tutti cani muti,
incapaci di abbaiare;
sonnecchiano accovacciati,
amano appisolarsi.
11Ma tali cani avidi,
che non sanno saziarsi,
sono i pastori
incapaci di comprendere.
Ognuno segue la sua via,
ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione.
12"Venite, io prenderò vino
e ci ubriacheremo di bevande inebrianti.
Domani sarà come oggi;
ce n'è una riserva molto grande".
Lettera di Giuda 1
1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo:2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.
3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.
5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere,6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.
8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi.9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: 'Ti condanni il Signore'!10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina.
11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore.12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati;13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.
14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti,15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui".16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati.
17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo.18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni".19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.
20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo,21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.22Convincete quelli che sono vacillanti,23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.
24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia,25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!
Capitolo XVIII: Sopportare serenamente le miserie di questo mondo sull’esempio di Cristo
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, io discesi dal cielo per la tua salvezza e presi sopra di me le tue miserie, non perché vi fossi costretto, ma per slancio d'amore; e ciò perché tu imparassi a soffrire e a sopportare senza ribellione le miserie di questo mondo. Infatti, dall'ora della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno in me la forza di sopportare il dolore. Ho conosciuto grande penuria di beni terreni; ho udito molte accuse rivolte a me; ho sopportato con dolcezza cose da far arrossire ed ingiurie; per il bene fatto ho ricevuto ingratitudine; per i miracoli, bestemmie; per il mio insegnamento, biasimi.
2. Signore, tu ben sapesti patire per tutta la tua vita, compiendo pienamente, in tal modo, la volontà del Padre tuo; perciò è giusto che io, misero peccatore, sappia sopportare me stesso, fin quando a te piacerà; è giusto che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile, fino a quando tu vorrai. In verità, anche se noi la sentiamo come un peso, la vita di quaggiù, per effetto della tua grazia, già fu resa capace di molti meriti e più tollerabile e luminosa, per noi, povera gente, in virtù del tuo esempio e dietro le orme dei tuoi santi. Anzi la nostra vita è piena di consolazione, molto più di quanto non fosse al tempo della vecchia legge, quando era ancora chiusa la porta del cielo e ancora era nascosta la via di esso; quando erano ben pochi quelli che si davano pensiero di cercare il regno dei cieli, e neppure i giusti, meritevoli di salvezza, avevano potuto entrare nella patria celeste, non essendo ancora stato pagato - prima della tua passione e della tua santa morte - il debito del peccato. Oh, come ti debbo ringraziare per avere mostrato a me, e a tutti i tuoi seguaci, la strada diritta e sicura verso l'eterno tuo regno! La nostra strada è la tua vita stessa: attraverso una santa capacità di patire camminiamo verso di te, che sei il nostro premio. Se tu non ci avessi preceduto, con questo insegnamento, chi si prenderebbe cura di seguirti? Quanti rimarrebbero indietro assai, se non potessero guardare al tuo esempio luminoso. Ecco, siamo ancora ben poco fervorosi, pur dopo tanti miracoli e nonostante i tuoi ammaestramenti; che cosa mai sarebbe di noi, se non avessimo avuto una così grande luce per seguirti?
LETTERA 227: Agostino ad Alipio sul recente battesimo di Gabiniano e sulla conversione dell'archiatra Dioscoro avvenuta in seguito a miracoli.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nell'anno 428/429.
Agostino ad Alipio sul recente battesimo di Gabiniano e sulla conversione dell'archiatra Dioscoro avvenuta in seguito a miracoli.
AGOSTINO AD ALIPIO
Obbligo d'osservare i voti. Tenere a mente il Simbolo.
1. Paolo, fratello nostro, è qui con noi, gode buona salute ed è occupato nel curare i suoi affari bene avviati; speriamo che il Signore gli conceda la grazia di portarli a termine. Egli vi porge tanti saluti e ci ha raccontato la gioia provata per Gabiniano, per il fatto che questo, liberato per misericordia del Signore da quella sua faccenda, è divenuto non solo Cristiano, ma è anche un fedele molto devoto, dopo essere stato battezzato nella Pasqua passata; inoltre non fa che parlare della grazia che ha ricevuta e che conserva nel cuore 1. Non potrei proprio farti capire quanto desidero vederlo, ma d'altra parte sai da te stesso quanto io gli voglio bene. Anche Dioscoro, protomedico della Corte, è divenuto un Cristiano fedele e ha ricevuto la grazia del battesimo insieme con Gabiniano; senti anche in qual modo ciò è avvenuto. Solo un prodigio poteva piegare quel presuntuoso, quella linguaccia! La sua figliola, unico suo conforto, era ammalata ed era giunta - come dichiarò lo stesso suo padre - al punto che non c'era più alcuna speranza di salvarla. Ecco dunque che cosa si narra e risulta vero per avermelo riferito, anche prima del ritorno del nostro fratello Paolo, il conte Peregrino, personaggio degno di lode e buon Cristiano, il quale era stato battezzato nello stesso tempo con gli altri due suddetti. Si narra dunque che quel vecchio, piegatosi una buona volta a implorare la misericordia di Cristo, s'impegnò con un voto a diventare Cristiano se avesse vista salva la sua figliola. Così avvenne, ma egli trascurava di adempiere il suo voto, quand'ecco intervenire ancora una volta la mano di Dio 2, ed egli rimase improvvisamente cieco, e subito gli venne in mente quale fosse la causa di quel castigo e la riconobbe ad alta voce facendo nuovamente voto di adempiere la promessa già fatta, appena avesse recuperato la vista. La recuperò, mantenne la promessa. Ma ecco una seconda volta la mano di Dio! Egli non aveva tenuto a mente il Simbolo della fede o forse aveva rifiutato d'impararlo a memoria e si scusava dicendo che non ci era riuscito e Dio ne era testimone. Subito dopo tutte le solenni cerimonie con cui era stato accolto nella Chiesa rimase paralizzato in quasi tutte le membra e anche nella lingua. Essendo allora stato avvertito in sogno, dichiarò, per iscritto, che gli era stato detto d'aver meritato quel castigo per non aver recitato a memoria il Simbolo della fede. Dopo questa dichiarazione gli venne reso l'uso di tutte le membra ad eccezione della sola lingua. Colpito da quel medesimo castigo dichiarò allora per iscritto allo stesso modo d'avere imparato il Simbolo e perciò di tenerlo ancora a mente: in tal modo cancellò quella leggerezza di carattere, la quale, come sai, offuscava la sua bontà per così dire naturale e lo portava a lanciare scherni sacrileghi contro i Cristiani. Che altro dovrei dirti se non che dobbiamo elevare un inno al Signore 3, ed esaltarlo per i secoli 4? Così sia.
1 - Rm 10, 8.
2 - Es 14, 8; Nm 33, 3.
3 - Idt 16, 15.
4 - Dn 3, 57-58.
15 - Si narra che il nostro salvatore Gesù venne condotto incatenato al palazzo del sommo sacerdote Anna.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1256. Degna cosa sarebbe parlare della passione, delle ignominie e dei
tormenti di Gesù con parole così vive ed efficaci da penetrare più di
una spada a doppio taglio, fino a dividere con intensa sofferenza la
parte più intima di noi stessi. Difatti, le pene che gli furono inflitte
non furono comuni: non si troverà mai dolore simile al suo dolore ! La
sua persona non era come quella degli altri uomini; inoltre egli non
patì per sé né per le sue colpe, ma per noi e per i nostri peccati. È
opportuno, dunque, che descriviamo i travagli del suo martirio non in
modo usuale, ma forte ed incisivo, così da proporli ai nostri sensi. Me
infelice, che non posso dar efficacia alle mie espressioni, né trovare
quelle che l'anima mia desidera per manifestare questo segreto! Esporrò
solo ciò che arriverò a comprendere e mi spiegherò come potrò e mi sarà
propinato, benché la scarsezza del mio talento coarti e limiti la
grandezza dell'illuminazione, e i termini inadeguati non arrivino a
dichiarare il concetto più nascosto del cuore. Supplisca a tale lacuna
la vitalità della fede che noi, membri della Chiesa, professiamo. E se i
vocaboli sono ordinari, siano. straordinari l'afflizione e il
sentimento, sia altissimo il giudizio, veemente la comprensione,
profonda la riflessione, cordiale la riconoscenza e fervente l'amore,
poiché tutto sarà meno della verità dell'oggetto e meno di quanto noi
dovremmo corrispondere come servi, amici e figli adottati per mezzo
della morte di Cristo, nostro bene.
1257. Il mansuetissimo Agnello, catturato e legato, fu
condotto dall'orto degli Ulivi al palazzo dei sommi sacerdoti, e per
primo a quello di Anna. Quel turbolento squadrone di soldati e di
ministri camminava preavvisato dai consigli del discepolo traditore che
aveva raccomandato a tutti loro di non fidarsi del Maestro, ma di
arrestarlo sotto buona scorta, ben stretto con corde, perché come uno
stregone sarebbe potuto sfuggire dalle loro mani. Questi esecutori di
malvagità erano anche irritati e provocati occultamente da Lucifero e
dai principi del suo regno di tenebre, affinché trattassero il Signore
empiamente, senza umanità né dignità. E, come strumenti obbedienti alla
volontà del dragone, non lasciarono cadere niente di quanto venne
permesso di eseguire contro di lui. Lo legarono con una catena di grossi
anelli di ferro, in maniera tale che dopo avergli circondato i fianchi e
il collo venivano a sopravanzare i due estremi. A questi attaccarono
delle manette con le quali bloccarono quelle divine mani che avevano
creato l'intero universo: strette in questo modo gliele posero non al
petto, ma al dorso. Avevano preso la catena dalla casa di Anna, dove
serviva per alzare la porta di un carcere, fatta a saliscendi; con
l'intento di catturare il Salvatore l'avevano tolta di là e accomodata
con le manette mediante dei lucchetti. Tuttavia, dopo che lo ebbero
serrato in questa morsa inaudita, non rimasero né soddisfatti né sicuri,
poiché subito lo avvolsero con due corde molto lunghe: una gliela
gettarono al collo e incrociandogliela sul petto gliela girarono intorno
al corpo, stringendolo con forti nodi e lasciando pendenti le
estremità, affinché due di loro lo trascinassero; con la seconda,
invece, gli legarono le braccia e le mani dietro alla schiena
lasciandone ugualmente pendere due lunghi capi, dai quali altri due di
loro potessero trascinarlo.
1258. L'Onnipotente e il Santo così ridotto si lasciò
catturare e sottomettere, come se fosse stato il più facinoroso ed il
più svigorito dei nati, avendo preso su di sé l'iniquità di tutti noi e,
per operare il bene, la debolezza e l'impotenza con cui siamo incorsi
nel peccato. I soldati lo legarono nel Getsèmani, tormentandolo anche
con insulti: come velenosi serpenti con bestemmie, ingiurie ed inauditi
obbrobri sputarono il sacrilego veleno, che avevano dentro, contro colui
che è adorato e magnificato da ogni essere vivente in cielo e sulla
terra. Partirono allora tutti quanti dal monte degli Ulivi con clamori e
gran tumulto, conducendo in mezzo a loro il Redentore, tirandolo alcuni
per le corde dinanzi ed altri per quelle che portava al dorso,
attaccate ai polsi. E con questa inconcepibile brutalità a volte lo
facevano camminare in fretta, precipitosamente, altre lo tiravano
indietro e trattenevano, altre ancora lo strattonavano da un lato e
dall'altro, dove la forza diabolica li spingeva. Questi ministri di
empietà spesso lo buttavano anche al suolo dove egli, avendo le mani
incatenate, sbatteva con il suo venerabile volto, rimanendo malconcio,
pieno di polvere e riportando molte ferite. Quando cadeva gli si
gettavano addosso, dandogli calci, calpestandolo, passando sopra la sua
regale persona e calcandogli la faccia. Ed elevando vituperi con urla e
scherni, lo saziavano di umiliazioni, come deplorò Geremia.
1259. Satana, in mezzo al furore violento che aveva acceso
in costoro, stava molto attento alle opere di sua Maestà, pretendendo di
irritarne la pazienza al fine di comprendere se fosse veramente un
semplice uomo. E difatti questo dubbio angustiava la sua acerrima
superbia più di tutte le sue grandi pene. Ma quando riconobbe la
mansuetudine, la tolleranza e la dolcezza che egli mostrava fra tanti
oltraggi e affronti, e quando vide che li riceveva con volto sereno e
austero senza turbamento né alterazione, si infuriò ancor di più. E come
impazzito ed imbestialito, tentò di prendere le corde per tirarlo
assieme ai suoi demoni con maggiore violenza di quella che mettevano in
atto gli stessi manigoldi, al fine di provocare con più crudeltà la sua
mitezza. Questo intento, però, fu impedito da Maria santissima, la quale
dal luogo dove stava ritirata osservava scrupolosamente, con la chiara
visione che aveva, tutto quello che si andava eseguendo contro suo
Figlio. Di fronte all'ardimento di Lucifero, usò il potere di regina e
gli comandò di non accostarsi ad offenderlo come aveva determinato. Nel
contempo, le forze di questo nemico vennero meno ed egli non poté
realizzare il suo desiderio, perché non era conveniente che la sua
malvagità si frapponesse in quella maniera nella passione di Gesù.
Tuttavia, gli fu permesso per disposizione divina di provocare i suoi
contro di lui e di incitare i giudei, poiché erano fautori della sua
morte e detentori delle sue sorti. Così fece e, rivoltosi ai principi
delle tenebre, disse: «Chi è mai costui che, venuto al mondo, con la sua
pazienza e le sue opere ci tormenta e distrugge in tal modo? Nessuno,
da Adamo fino ad oggi, ha conservato tale imperturbabilità in mezzo ad
una sofferenza così atroce, e non si sono mai viste tra i mortali
un'umiltà e una mansuetudine simili. Dunque, come potremo starcene
quieti con un esempio tanto raro e potente da attirare tutti dietro di
sé? Se questi è il Messia, senza dubbio aprirà il cielo e chiuderà la
strada per la quale conduciamo i mortali alla perdizione, e noi
resteremo vinti e delusi nei nostri propositi. E quand'anche non fosse
che un uomo, io non posso accettare che venga lasciato un modello tale
di pazienza. Venite, dunque, esecutori della mia perfidia, e
perseguitiamolo per mezzo dei suoi nemici che, obbedienti alla mia
autorità, hanno indirizzato contro di lui la furiosa invidia che ho loro
comunicato».
1260. L'Autore della nostra salvezza si assoggettò allo
spietato sdegno che il drago risvegliò e fomentò in quello squadrone di
giudei, nascondendo il potere con il quale li avrebbe potuti reprimere o
annichilire, e tutto ciò affinché la nostra redenzione fosse più
copiosa. I soldati, maltrattandolo, lo condussero legato al palazzo di
Anna, alla cui presenza lo posero come malfattore, degno di condanna a
morte. Era usanza presentare così incatenati i delinquenti che
meritavano il castigo capitale, e proprio quei legacci ne erano una
testimonianza. In tal modo lo tiravano come se gli intimassero la
sentenza prima che la pronunziasse il giudice. Il sacrilego sacerdote,
pieno di superbia e di arroganza, uscì in una sala e si sedette sulla
sedia o tribunale che vi si trovava. Subito un'immensa moltitudine di
demoni lo circondò, mentre satana gli si pose accanto. I ministri e i
soldati gli mostrarono Gesù incatenato, dichiarando: «Ecco, signore,
conduciamo qui quest'uomo cattivo, che con i suoi incantesimi e con le
sue malvagità ha turbato tutta Gerusalemme e l'intera Giudea; ma questa
volta non gli ha giovato l'arte magica per sfuggire dalle nostre mani».
1261. Il Signore era assistito da innumerevoli angeli che
lo riconoscevano e adoravano, i quali erano meravigliati degli
imperscrutabili giudizi della sua sapienza, poiché egli consentiva di
essere presentato come peccatore, mentre l'iniquo sacerdote si mostrava
giusto e zelante dell'onore che empiamente pretendeva di strappargli
insieme alla vita. Intanto 1'amantissimo Agnello taceva senza aprire
bocca, come aveva predetto il profeta Isaia, ed allora Anna con tono
imperioso lo interrogò riguardo ai suoi discepoli e a quello che egli
predicava, al fine di calunniare la risposta, se avesse contenuto
qualche parola che desse motivo di accusa; ma il Maestro della santità,
che regge ed emenda i più saggi, offrì all'Eterno l'umiliazione di
essere portato come reo dinanzi al sommo sacerdote, e di venire
interrogato da lui come delinquente ed autore di una falsa dottrina.
Alla domanda sul suo insegnamento, egli replicò con volto umile e lieto:
«Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga
e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto
nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno
udito citi che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».
Difese così il suo ammaestramento e la sua credibilità, rimettendosi ai
suoi ascoltatori. D'altra parte la verità e la virtù si accreditano e si
garantiscono da se stesse, anche tra i peggiori nemici.
1262. Riguardo ai suoi seguaci non disse nulla, sia perché
non era opportuno, sia perché questi non si trovavano allora nella
disposizione d'animo da poter essere da lui lodati. Quantunque la
risposta che aveva dato fosse stata così sapiente e consona alla
domanda, una delle guardie si mosse con inconcepibile audacia e, alzando
la mano, colpì il suo sacro e venerabile volto e nel percuoterlo lo
riprese: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Sua Maestà ricevette
questa ingiuria e pregò il Padre per colui che lo aveva offeso, stando
pronto a voltarsi per offrire l'altra guancia e prendere, se fosse stato
necessario, un altro schiaffo, adempiendo così ciò che egli stesso
aveva insegnato; ma, affinché quell'insolente non restasse soddisfatto
ed imperturbato per quell'atto di inaudita malvagità, ripeté con grande
serenità e mansuetudine: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male;
ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Oh, spettacolo di nuova
meraviglia per gli spiriti sovrani! Oh, come a saperlo non dovrebbe
tremare il cielo e spaventarsi tutto il firmamento? Costui è colui di
cui disse Giobbe: non solo è saggio di mente, ma tanto potente e forte
che nessuno resistendogli può con ciò aver pace; sposta i monti con il
suo furore, prima che essi possano accorgersene; scuote la terra dal suo
posto e sbatte le sue colonne le une contro le altre; comanda al sole
che non sorga e pone alle stelle il suo sigillo; egli è colui che fa
cose grandi ed incomprensibili; è colui alla cui ira nessuno può far
fronte e dinanzi al quale si piegano quelli che sostengono il mondo.
Questi è colui che per amore dei medesimi uomini tollera di essere
percosso da un ministro scellerato con uno schiaffo sul volto!
1263. Il sacrilego servo per l'umile ed efficace risposta
di Gesù restò come disorientato nella sua malvagità. Tuttavia né questa
confusione né quella in cui poté entrare il sommo sacerdote, a motivo di
tale insolenza commessasi alla sua presenza, mosse lui e i giudei a
moderarsi, in qualche modo, contro l'Autore della vita. Mentre
continuavano a ricoprirlo di vituperi, giunse alla casa di Anna san
Pietro insieme a san Giovanni che, essendo conosciuto, si introdusse
facilmente nel palazzo. L'altro, invece, rimase fuori, fino a quando la
portinaia, una serva del sommo sacerdote, alla richiesta di Giovanni,
non lo lasciò entrare perché vedesse quello che stava succedendo al
Redentore. I due si trovarono davanti alla sala del sommo sacerdote e,
poiché in quella notte faceva freddo, Pietro si accostò al fuoco
preparato dai soldati. La serva lo guardò allora con attenzione e,
riconoscendolo come uno dei seguaci di Cristo, si avvicinò dicendogli:
«Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo
sono». La domanda gli fu rivolta con una specie di disprezzo e di
rimprovero, tanto che egli con debolezza e viltà si vergognò. Quindi si
appartò dalla conversazione ed uscì fuori, anche se immediatamente dopo,
seguendo il Maestro, si sarebbe diretto verso l'abitazione di Caifa,
dove per altre due volte avrebbe negato di conoscerlo.
1264. Per il nostro Salvatore fu più grande questa
sofferenza che quella dello schiaffo, essendo la colpa odiosa e nemica
della sua immensa carità e le pene amabili e dolci, perché con esse
avrebbe vinto i nostri peccati. Al primo rinnegamento pregò l'Eterno per
il suo futuro vicario e dispose che, per mezzo dell'intercessione di
Maria santissima, gli venisse elargita la grazia dopo le tre negazioni.
Intanto ella dal suo oratorio osservava tutto ciò che avveniva e,
serbando in se stessa il propiziatorio e il-sacrificio, cioè il suo
stesso Unigenito sacramentato, si rivolgeva a lui per le sue richieste e
i suoi affetti amorosi: esercitava così eroici atti di compassione,
culto e adorazione. Allorché fu messa al corrente del rinnegamento di
san Pietro pianse amaramente e non smise sino a quando non ebbe
l'illuminazione che l'Altissimo non gli avrebbe ricusato gli aiuti e lo
avrebbe rialzato dalla caduta. La purissima Principessa sentì nel suo
corpo verginale tutte le percosse e i tormenti del suo diletto, nelle
stesse parti in cui egli veniva maltrattato. Non appena sua Maestà venne
stretto con le corde e le catene, ella avvertì nei polsi un dolore
tanto atroce che le fuoriuscì il sangue dalle mani, come se queste
fossero state realmente legate, e lo stesso accadde in tutti gli altri
patimenti. Siccome a tale angoscia si univa quella del cuore, nel vedere
soffrire il Verbo incarnato ella giunse a versare lacrime di sangue: il
braccio dell'onnipotente era l'artefice di questa meraviglia! Sentì
anche il colpo dello schiaffo come se nel contempo quella mano sacrilega
avesse percosso insieme il Figlio e la Madre. Dinanzi a questo atto
oltraggioso e in mezzo a tutte queste bestemmie ed irriverenze, invitò
gli spiriti celesti a magnificare e ad adorare con lei il Creatore, come
ricompensa degli obbrobri che egli subiva dai peccatori. E con
prudentissime parole - ma molto lamentevoli e dolorose - discuteva con
essi della causa della sua amara compassione e del suo pianto.
Insegnamento della Regina del cielo
1265. Carissima, a cose grandi ti chiama e t'invita la
divina luce che vai ricevendo circa i misteri del Signore e miei su ciò
che patimmo per il genere umano e che continuiamo a patire per il
cattivo contraccambio che esso ci rende, come irriconoscente ed ingrato
verso tanti benefici. Tu vivi nella carne peritura e sei soggetta a
queste ignoranze e miserie, ma con la forza di quanto comprendi si
generano e si risvegliano in te innumerevoli atti di ammirazione e di
afflizione sia per la dimenticanza e la poca partecipazione ed
attenzione dei mortali ad arcani così eccelsi, sia per i beni che essi
perdono a causa della loro accidia e della loro tiepidezza. Dunque,
quale sarà la sentenza che esprimeranno su tutto ciò gli angeli e i
santi? Quale sarà quella che presenterò io al cospetto del sommo
sovrano, nel vedere il mondo e ancor più i fedeli in una condizione così
pericolosa di spaventosa spensieratezza, dopo che il mio Unigenito è
morto per loro, dopo che hanno ottenuto me come madre e avvocata e hanno
avuto come esempio la sua purissima vita e la mia? In verità ti dico:
solo la mia intercessione e i meriti che porto dinanzi all'Altissimo,
del Figlio mio e suo, possono sospendere il castigo e placare il suo
giusto sdegno, perché non distrugga la terra e non flagelli duramente i
membri della comunità ecclesiale che, pur conoscendo la sua volontà, non
l'adempiono. Io però sono molto disgustata nel trovare così poche
persone che piangono con me e consolano il Redentore nelle sue pene.
Questa durezza per i cattivi cristiani nel giorno del giudizio sarà la
punizione di maggior turbamento, perché si accorgeranno allora con
dolore irreparabile che non solo furono ingrati, ma disumani e crudeli
verso di lui, verso di me e verso se stessi.
1266. Considera dunque il tuo dovere: innalzati sopra ogni
cosa terrena e sopra te medesima, perché io ti ho chiamata ed eletta
affinché ricalchi le mie orme e mi accompagni in quello in cui mi
lasciano sola le creature che il Maestro ed io abbiamo tanto beneficato e
obbligato. Pondera diligentemente quanto costò al mio Unigenito
riconciliare gli uomini con il suo eterno Padre e guadagnar loro la sua
amicizia. Piangi ed affliggiti perché molti vivono in questa
dimenticanza, e molti altri si affaticano con tutti i loro sforzi per
distruggere e perdere ciò che costò il sangue e la crocifissione dello
stesso Dio, e ciò che io dalla mia concezione ho procurato e di continuo
procuro a vantaggio della loro salvezza. Risveglia nel tuo cuore
un'amara contrizione nel constatare che nella santa Chiesa hanno
numerosi successori i sommi sacerdoti sacrileghi ed ipocriti, che con
falsa apparenza di pietà condannarono Gesù. Ed è così che rimangono ben
radicate la superbia, il fasto ed altre gravi colpe che vengono
intronizzate e rese lecite, mentre l'umiltà, la verità, la giustizia e
le virtù restano oppresse e tanto soffocate da far prevalere solo la
cupidigia e la vanità. Pochi sono coloro che conoscono la povertà di
Cristo e ancor meno sono coloro che l'abbracciano. La fede è come
ostruita e non si dilata per la smisurata ambizione dei potenti; in
molti cattolici resta spenta e così tutto ciò che deve avere vita rimane
morto e si dispone per la perdizione. I consigli del Vangelo cadono
nell'oblio, i precetti sono violati, la carità è quasi estinta. Mio
Figlio offrì le sue guance alle percosse con mansuetudine, ma chi
perdona un'ingiuria per comportarsi come lui? Anzi, il mondo ha emanato
una legge per il contrario e non solo gli infedeli l'hanno seguita, ma
anche gli stessi credenti.
1267. Poiché conosci questi peccati, desidero che tu, in
riparazione di essi, imiti quello che io feci nella passione e in tutto
il mio pellegrinaggio: la pratica delle virtù contro i vizi. Per
compensare il nostro Salvatore per le bestemmie lo benedicevo, per le
imprecazioni lo lodavo, per le infedeltà lo confessavo, e così operavo
per tutte le altre offese. Sull'esempio di Pietro, cerca di schivare i
pericoli che corrono i discendenti di Adamo, giacché tu non sei più
forte dell'Apostolo, e, se qualche volta ti capita per debolezza di
cadere, piangi subito con lui e chiedi la mia intercessione. Ripara le
tue mancanze e i tuoi errori ordinari con la pazienza nelle avversità;
accoglile con volto sereno, senza alcun turbamento, qualsiasi esse
siano: infermità, molestie delle creature o anche quelle che avverte lo
spirito per la contraddizione delle passioni e per la lotta contro i
nemici invisibili e spirituali. Ben puoi patire per tutto questo, e lo
devi, tollerandolo con fede, speranza e magnanimità di cuore e di mente,
poiché ti avverto che non vi è esercizio più vantaggioso e utile
all'anima quanto il soffrire: esso dà luce, disinganna, distoglie dalle
cose terrene e conduce al Signore. Ricordati che sua Maestà viene sempre
incontro al debole, liberandolo e proteggendolo, perché egli sta dalla
parte del tribolato.
15-17 Aprile 21, 1923 Il punto più nero della società presente.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina il mio sempre amabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, in un luogo dove si vedevano bandiere sventolate, cortei dove tutte le classi di persone prendevano parte, anche sacerdoti, e Gesù come offeso di tutto ciò, voleva stringere nella sua mano le creature per stritolarle, ed io prendendo la sua nella mia me l’ho stretto dicendole:
(2) “Mio Gesù, che fai? Del resto sembra che non sono cose male che fanno, anzi piuttosto buone, pare che la Chiesa si unisce coi tuoi nemici di prima, e questi non mostrano più quell’avversione di trattare con le persone della Chiesa, anzi li chiamano a benedire le bandiere, non è questo un segno buono? E Tu invece di gradirlo sembra che ti offendi”. E Gesù sospirando e sommamente afflitto mi ha detto:
(3) “Figlia mia, come ti inganni, questo è il punto più nero della società presente, e l’unione significa che hanno tutti un colore, i nemici non hanno più timore, orrore di avvicinare le persone della Chiesa, perché non essendo in loro vera fonte di virtù e di religione, anzi, certi celebrano il divin sacrificio senza credere alla mia esistenza, altri, se credono, è fede senza opere e la loro vita è una catena di sacrilegi enormi, quindi, che bene possono fare se non l’hanno in loro? Come possono richiamare all’adempimento di vero cristiano, col far conoscere che gran male è il peccato, se manca in loro la vita della grazia? Con tutte le unione che fanno, non ci sono più uomini che fanno il precetto, quindi non è l’unione del trionfo della religione, è il trionfo del partito, cui mascherandosi, cercano di coprire il male che vanno macchinando, è la vera rivoluzione che sotto queste maschere si nasconde, ed Io resto sempre il Dio offeso, tanto dai cattivi che fingono una tinta di pietà per rafforzare il loro partito, e così poter fare male più grave, tanto dalle persone della Chiesa, ché avendo loro una falsa pietà, non sono più buoni a tirare i popoli alla mia sequela, anzi quelli trascinano loro. Si può dare tempo più triste di questo? La finzione è il peccato più brutto e lo che più ferisce il mio cuore, perciò prega e ripara”.