Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 32° settimana del tempo ordinario (San Giosafat)
Vangelo secondo Luca 23
1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.
13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò".17.18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!".19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!".22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò".23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30Allora cominceranno a 'dire ai monti':
'Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!'
31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".
32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
'Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte'.
35Il popolo stava 'a vedere', i capi invece lo 'schernivano' dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli 'dell'aceto', e dicevano:37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".
44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, 'nelle tue mani consegno il mio spirito'". Detto questo spirò.
47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto".48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
Giosuè 8
1Il Signore disse a Giosuè: "Non temere e non abbatterti. Prendi con te tutti i guerrieri. Su, va' contro Ai. Vedi, io ti metto in mano il re di Ai, il suo popolo, la sua città e il suo territorio.2Farai ad Ai e al suo re come hai fatto a Gèrico e al suo re; tuttavia prenderete per voi il suo bottino e il suo bestiame. Tendi un agguato contro Ai, dietro ad essa".
3Giosuè dunque e tutti quelli del popolo atti alla guerra si accinsero ad assalire Ai; Giosuè scelse trentamila uomini, guerrieri valenti, li inviò di notte4e comandò loro: "State attenti: voi tenderete un agguato contro la città, dietro ad essa. Non allontanatevi troppo dalla città e state tutti pronti.5Io, con tutta la gente, mi avvicinerò alla città. Ora, quando essi usciranno contro di noi come l'altra volta, noi fuggiremo davanti a loro.6Essi usciranno ad inseguirci finché noi li avremo tirati lontani dalla città, perché diranno: Fuggono davanti a noi come l'altra volta! Mentre noi fuggiremo davanti a loro,7voi balzerete dall'agguato e occuperete la città e il Signore vostro Dio la metterà in vostro potere.8Come l'avrete in potere, appiccherete il fuoco alla città: farete secondo il comando del Signore. Fate attenzione! Questo è il mio comando".9Giosuè allora li inviò ed essi andarono al luogo dell'agguato e si posero fra Betel e Ai, ad occidente di Ai; Giosuè passò quella notte in mezzo al popolo.10Si alzò di buon mattino, passò in rassegna il popolo e andò con gli anziani di Israele alla testa del popolo verso Ai.11Tutti quelli del popolo atti alla guerra, che erano con lui, salendo avanzarono e arrivarono di fronte alla città e si accamparono a nord di Ai. Tra Giosuè e Ai c'era di mezzo la valle.12Prese circa cinquemila uomini e li pose in agguato tra Betel e Ai, ad occidente della città.13Il popolo pose l'accampamento a nord di Ai mentre l'agguato era ad occidente della città; Giosuè andò quella notte in mezzo alla valle.
14Non appena il re di Ai si accorse di ciò, gli uomini della città si alzarono in fretta e uscirono per il combattimento incontro ad Israele, il re con tutto il popolo, verso il pendio di fronte all'Araba. Egli non s'accorse che era teso un agguato contro di lui dietro la città.15Giosuè e tutto Israele si diedero per vinti dinanzi a loro e fuggirono per la via del deserto.16Tutta la gente che era dentro la città corse ad inseguirli; inseguirono Giosuè e furono attirati lontano dalla città.17Non ci rimase in Ai nessuno che non inseguisse Israele e così lasciarono aperta la città per inseguire Israele.
18Disse allora il Signore a Giosuè: "Tendi verso la città il giavellotto che tieni in mano, perché io te la metto nelle mani". Giosuè tese il giavellotto, che teneva in mano, verso la città.19Come ebbe stesa la mano, quelli che erano in agguato balzarono subito dal loro nascondiglio, entrarono di corsa nella città, la occuparono e s'affrettarono ad appiccarvi il fuoco.20Gli uomini di Ai si voltarono indietro ed ecco videro che il fumo della città si alzava verso il cielo. Allora non ci fu più possibilità per loro di fuggire in alcuna direzione, mentre il popolo che fuggiva verso il deserto si rivolgeva contro quelli che lo inseguivano.21Infatti Giosuè e tutto Israele s'erano accorti che il gruppo in agguato aveva occupata la città e che il fumo della città si era levato; si voltarono dunque indietro e colpirono gli uomini di Ai.22Anche gli altri uscirono dalla città contro di loro, e così i combattenti di Ai si trovarono in mezzo agli Israeliti, avendoli da una parte e dall'altra. Li colpirono finché non rimase nessun superstite e fuggiasco.23Il re di Ai lo presero vivo e lo condussero da Giosuè.24Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti i combattenti di Ai nella campagna, nel deserto, dove quelli li avevano inseguiti, e tutti fino all'ultimo furono caduti sotto i colpi della spada, gli Israeliti si riversarono in massa in Ai e la colpirono a fil di spada.25Tutti i caduti in quel giorno, uomini e donne, furono dodicimila, tutti di Ai.26Giosuè non ritirò la mano, che brandiva il giavellotto, finché non ebbero votato allo sterminio tutti gli abitanti di Ai.27Gli Israeliti, secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Giosuè, trattennero per sé soltanto il bestiame e il bottino della città.28Poi Giosuè incendiò Ai e ne fece una rovina per sempre, una desolazione fino ad oggi.29Fece appendere il re di Ai ad un albero fino alla sera. Al calar del sole Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato dall'albero; lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi.
30In quell'occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio di Israele, sul monte Ebal,31secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, come è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intatte, non toccate dal ferro; vi si sacrificarono sopra olocausti e si offrirono sacrifici di comunione.
32In quel luogo scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto per gli Israeliti.33Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele.34Giosuè lesse tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto è scritto nel libro della legge.35Non ci fu parola, di quante Mosè aveva comandate, che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea di Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che soggiornavano in mezzo a loro.
Giobbe 37
1Per questo mi batte forte il cuore
e mi balza fuori dal petto.
2Udite, udite, il rumore della sua voce,
il fragore che esce dalla sua bocca.
3Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo
e il suo bagliore giunge ai lembi della terra;
4dietro di esso brontola il tuono,
mugghia con il suo fragore maestoso
e nulla arresta i fulmini,
da quando si è udita la sua voce;
5mirabilmente tuona Dio con la sua voce
opera meraviglie che non comprendiamo!
6Egli infatti dice alla neve: "Cadi sulla terra"
e alle piogge dirotte: "Siate violente".
7Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo,
perché tutti riconoscano la sua opera.
8Le fiere si ritirano nei loro ripari
e nelle loro tane si accovacciano.
9Dal mezzogiorno avanza l'uragano
e il freddo dal settentrione.
10Al soffio di Dio si forma il ghiaccio
e la distesa dell'acqua si congela.
11Carica di umidità le nuvole
e le nubi ne diffondono le folgori.
12Egli le fa vagare dappertutto
secondo i suoi ordini,
perché eseguiscano quanto comanda loro
sul mondo intero.
13Le manda o per castigo della terra
o in segno di bontà.
14Porgi l'orecchio a questo, Giobbe, soffèrmati
e considera le meraviglie di Dio.
15Sai tu come Dio le diriga
e come la sua nube produca il lampo?
16Conosci tu come la nube si libri in aria,
i prodigi di colui che tutto sa?
17Come le tue vesti siano calde
quando non soffia l'austro e la terra riposa?
18Hai tu forse disteso con lui il firmamento,
solido come specchio di metallo fuso?
19Insegnaci che cosa dobbiamo dirgli.
Noi non parleremo per l'oscurità.
20Gli si può forse ordinare: "Parlerò io?".
O un uomo può dire che è sopraffatto?
21Ora diventa invisibile la luce,
oscurata in mezzo alle nubi:
ma tira il vento e le spazza via.
22Dal nord giunge un aureo chiarore,
intorno a Dio è tremenda maestà.
23L}Onnipotente noi non lo possiamo raggiungere,
sublime in potenza e rettitudine
e grande per giustizia: egli non ha da rispondere.
24Perciò gli uomini lo temono:
a lui la venerazione di tutti i saggi di mente.
Salmi 92
1'Salmo. Canto. Per il giorno del sabato.'
2È bello dar lode al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
3annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
4sull'arpa a dieci corde e sulla lira,
con canti sulla cetra.
5Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l'opera delle tue mani.
6Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
7L'uomo insensato non intende
e lo stolto non capisce:
8se i peccatori germogliano come l'erba
e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna:
9ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore.
10Ecco, i tuoi nemici, o Signore,
ecco, i tuoi nemici periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.
11Tu mi doni la forza di un bùfalo,
mi cospargi di olio splendente.
12I miei occhi disprezzeranno i miei nemici,
e contro gli iniqui che mi assalgono
i miei orecchi udranno cose infauste.
13Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
14piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
15Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi,
16per annunziare quanto è retto il Signore:
mia roccia, in lui non c'è ingiustizia.
Isaia 30
1Guai a voi, figli ribelli
- oracolo del Signore -
che fate progetti da me non suggeriti,
vi legate con alleanze che io non ho ispirate
così da aggiungere peccato a peccato.
2Siete partiti per scendere in Egitto
senza consultarmi,
per mettervi sotto la protezione del faraone
e per ripararvi all'ombra dell'Egitto.
3La protezione del faraone sarà la vostra vergogna
e il riparo all'ombra dell'Egitto la vostra confusione.
4Quando i suoi capi saranno giunti a Tanis
e i messaggeri avranno raggiunto Canès,
5tutti saran delusi di un popolo che non gioverà loro,
che non porterà né aiuto né vantaggio
ma solo confusione e ignominia.
6Oracolo sulle bestie del Negheb.
In una terra di angoscia e di miseria,
adatta a leonesse e leoni ruggenti,
a vipere e draghi volanti,
essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini,
i tesori sulla gobba di cammelli
a un popolo che non giova a nulla.
7Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto;
per questo lo chiamo:
Raab l'ozioso.
8Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro,
incidilo sopra un documento,
perché resti per il futuro
in testimonianza perenne.
9Poiché questo è un popolo ribelle, sono figli bugiardi,
figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore.
10Essi dicono ai veggenti: "Non abbiate visioni"
e ai profeti: "Non fateci profezie sincere,
diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!
11Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero,
toglieteci dalla vista il Santo di Israele".
12Pertanto dice il Santo di Israele:
"Poiché voi rigettate questo avvertimento
e confidate nella perversità e nella perfidia,
ponendole a vostro sostegno,
13ebbene questa colpa diventerà per voi
come una breccia che minaccia di crollare,
che sporge su un alto muro,
il cui crollo avviene in un attimo, improvviso,
14e si infrange come un vaso di creta,
frantumato senza misericordia,
così che non si trova tra i suoi frantumi
neppure un coccio
con cui si possa prendere fuoco dal braciere
o attingere acqua dalla cisterna".
15Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
"Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,nell'abbandono confidente sta la vostra forza".
Ma voi non avete voluto,
16anzi avete detto: "No, noi fuggiremo su cavalli".
- Ebbene, fuggite! -
"Cavalcheremo su destrieri veloci".
Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori.
17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno,
per la minaccia di cinque vi darete alla fuga,
finché resti di voi qualcosa
come un palo sulla cima di un monte
e come un'asta sopra una collina.
18Eppure il Signore aspetta per farvi grazia,
per questo sorge per aver pietà di voi,
perché un Dio giusto è il Signore;
beati coloro che sperano in lui!
19Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta.20Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro,21i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: "Questa è la strada, percorretela", caso mai andiate a destra o a sinistra.22Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. "Fuori!" tu dirai loro.23Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno; il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato.24I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio.25Su ogni monte e su ogni colle elevato, scorreranno canali e torrenti d'acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri.26La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.
27Ecco il nome del Signore venire da lontano;
ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare;
le sue labbra traboccano sdegno,
la sua lingua è come un fuoco divorante.
28Il suo soffio è come un torrente che straripa,
che giunge fino al collo.
Viene per vagliare i popoli con il vaglio distruttore
e per mettere alle mascelle dei popoli
una briglia che porta a rovina.
29Voi innalzerete il vostro canto
come nella notte in cui si celebra una festa;
avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto,
per recarsi al monte del Signore,
alla Roccia d'Israele.
30Il Signore farà udire la sua voce maestosa
e mostrerà come colpisce il suo braccio
con ira ardente,
in mezzo a un fuoco divorante,
tra nembi, tempesta e grandine furiosa.
31Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria,
quando sarà percossa con la verga.
32Ogni colpo del bastone punitivo,
che il Signore le farà piombare addosso,
sarà accompagnato con timpani e cetre.
Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose;
33poiché il Tofet è preparato da tempo,
esso è pronto anche per il re;
profondo e largo è il rogo,
fuoco e legna abbondano,
lo accenderà, come torrente di zolfo,
il soffio del Signore.
Lettera a Tito 3
1Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona;2di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini.3Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda.4Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini,5egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo,6effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,7perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.
8Questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini.9Guàrdati invece dalle questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane.10Dopo una o due ammonizioni sta' lontano da chi è fazioso,11ben sapendo che è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa.
12Quando ti avrò mandato Àrtema o Tìchico, cerca di venire subito da me a Nicòpoli, perché ho deciso di passare l'inverno colà.13Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giureconsulto, e di Apollo, che non manchi loro nulla.14Imparino così anche i nostri a distinguersi nelle opere di bene riguardo ai bisogni urgenti, per non vivere una vita inutile.
15Ti salutano tutti coloro che sono con me. Saluta quelli che ci amano nella fede.
La grazia sia con tutti voi!
Capitolo XVI: Soltanto in Dio va cercata la vera consolazione
Leggilo nella Biblioteca1. Qualunque cosa io possa immaginare e desiderare per mia consolazione, non l'aspetto qui, ora, ma in futuro. Ché, pure se io potessi avere e godere da solo tutte le gioie e le delizie del mondo, certamente ciò non potrebbe durare a lungo. Sicché, anima mia, non potrai essere pienamente consolata e perfettamente confortata se non in Dio, che allieta i poveri e accoglie gli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta ciò che Dio ha promesso e avrai in cielo la pienezza di ogni bene. Se tu brami disordinatamente i beni temporali, perderai quelli eterni del cielo: dei beni di quaggiù devi avere soltanto l'uso temporaneo, col desiderio fisso a quelli eterni. Anima mia, nessun bene di quaggiù, ti potrà appagare perché non sei stata creata per avere soddisfazione in queste cose. Anche se tu avessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata, perché è in Dio, creatore di tutte le cose, che consiste la tua completa beatitudine e la tua felicità. Non è una felicità quale appare nella esaltazione di coloro che amano stoltamente questo mondo, ma una felicità quale si aspettano i buoni seguaci di Cristo; quale, talora, è pregustata, fin da questo momento, da coloro che vivono dello spirito e dai puri di cuore, "il cui pensiero è già nei cieli" (Fil 3,20).
2. Vano e di breve durata è il conforto che viene dagli uomini; santo e puro è quello che la verità fa sentire dal di dentro. L'uomo pio si porta con sé, dappertutto, il suo consolatore, Gesù, e gli dice: o Signore Gesù, stammi vicino in ogni luogo e in ogni tempo. La mia consolazione sia questa, di rinunciare lietamente ad ogni conforto umano. Che se mi verrà meno la tua consolazione, sia per me di supremo conforto, appunto, questo tuo volere, questa giusta prova; poiché "non durerà per sempre la tua collera e le tue minacce non saranno eterne" (Sal 102,9).
DISCORSO 366 SUL SALMO 22, 1: " IL SIGNORE MI GUIDA E NULLA MI MANCA ".
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaEsposizione al Salmo 22 fatta ai battezzandi che lo studieranno a memoria.
1. In nome del Signore, o carissimi, vi consegniamo il Salmo che dovete imparare a memoria per il Battesimo che bramate ricevere, e dobbiamo anche interpretarvene il significato profondo, chiedendo alla grazia divina di illuminarcelo. Tema specifico del Salmo è il riscatto del genere umano dalla sua caduta, e la dottrina della Chiesa unitamente ai suoi misteri. Ponete ora il vostro cuore in ascolto nel silenzio in modo da offrire con la vostra attenzione piena il solco adatto ad accogliere il seme della parola: il terreno assetato, quando avrà ricevuto il seme e quando a suo tempo il sangue di Cristo l'avrà irrorato inebriandolo, germinerà facendo crescere alta la spiga, e sarà abbondante la messe.
Ps 22, 1: Solo perché riscattato dal Cristo, l'uomo può intonare la lode del salmo.
2. Il Signore mi guida e nulla mi manca 1: è un alto inizio di lode, o miei carissimi. Dire: Il Signore mi guida rinsalda la nostra fiducia nella protezione che riceviamo; dire: e nulla mi manca consolida i beni infiniti di grazia che sono nostra ricca sostanza di vita. Ma chiediamoci chi pronuncia questa lode e cerchiamo di capirne la misura e la qualità. La pronuncia proprio quell'uomo che, mentre scendeva da Gerusalemme a Gerico, si imbatté nei briganti. La pronuncia colui che, spogliato della dignità della sua prima origine, giaceva senza forze, nudo a terra sul telo della sepoltura. E ancora, lo dice chi, come rivelò l'annuncio della Legge e dei Profeti, dopo aver tentato di rialzarsi con le proprie forze, crollò per il dolore della sua ferita e ricadde con più grave caduta nella stessa condizione in cui era prostrato: infatti dice l'Apostolo: la Legge non ha portato nulla alla perfezione 2. All'uomo che giaceva in tale condizione portò aiuto il nostro Samaritano, cioè Gesù, che i Giudei chiamarono Samaritano, che significa custode; egli che, mosso da misericordia, passava per quella via - cioè si era incarnato per morire, lui giusto, per i nostri peccati -, sollevò da terra l'uomo giacente, lo caricò sul suo asino. Quando l'uomo se ne andava come pecora errante, egli lo prese sulle sue spalle e lo riportò nel paradiso da cui era caduto, ricomponendo così il numero perfetto 3 di cento, il gregge completo. Dice infatti il profeta: Egli ha preso su di sé i nostri peccati, si è addossato i nostri dolori 4. Dunque tu, uomo che sei portato sul giumento della misericordia, sei portato sulle spalle del Signore che ti ama, e sei conosciuto, amato dal tuo creatore e Signore, e lo conosci, lo ami a tua volta, proclama ormai: Il Signore è mia guida. Non potresti certamente dichiararlo se fossi ancora steso a terra, se non fossi stato risollevato dal Signore. Il suo guidarti è un portarti. E quando tu dici: Il Signore mi guida, riconosci di non avere in te nulla di tuo proprio che ti faccia porre in te stesso la fiducia. Sta' dunque attento a non vantarti di meriti tuoi, perché non ne avevi affatto quando venne il Signore a risollevarti. Egli ti trovò nudo, non vestito, piagato, non sano, giacente, non eretto, vagante nell'errore, non sul cammino del ritorno. Bada quindi di non vantarti, guardatene bene: lui che ebbe pietà di te e ti risollevò da terra mezzo morto, ora continua a portarti sulle sue spalle, se ti mantieni umile, mentre se ti vanti, ti fa cadere. Così, camminando nel timore e nella rettitudine, dopo aver detto: Il Signore è mia guida, aggiungerai con fiducia: e nulla mi mancherà. Infatti è scritto: Nulla manca a coloro che lo temono 5, e ancora: Il Signore non priva dei suoi beni chi cammina con rettitudine 6.
Ps 22, 2: Il pascolo dei cristiani dove Cristo è pastore.
3. Per riconoscere bene che nulla ti mancherà, aggiungi il versetto seguente: Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce 7. Tu uomo, devi riconoscere che cosa eri, dove eri, a chi eri sottoposto: eri pecora smarrita, eri in luogo deserto e arido, ti nutrivi di spine e sterpi, eri affidato a un mercenario che al sopraggiungere del lupo non ti proteggeva. Ora invece sei stato cercato dal vero pastore che, per il suo amore, ti ha caricato sulle sue spalle, ti ha riportato all'ovile che è la casa del Signore, la Chiesa: qui Cristo è tuo pastore e qui sono riunite a dimorare insieme le pecore. Questo pastore non è come il mercenario sotto il quale stavi quando ti travagliava la tua miseria e tu dovevi temere il lupo. La misura della cura che ha di te il buon pastore, te la dà il fatto che per te ha dato la sua vita. Lui stesso nel Vangelo dichiara: Il buon pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore 8. E lui lo ha fatto: offrì se stesso al lupo che ti minacciava, lasciandosi uccidere per te. Ora dunque il gregge dimora sicuro nell'ovile, senza bisogno di altri che chiudano e aprano la porta del recinto: Cristo è il pastore ed è la porta, è insieme anche il pascolo e colui che lo fornisce: Io sono la porta delle pecore - dichiara -. Chi entra attraverso me sarà salvo. Potrà entrare e uscire e trovare cibo 9. I pascoli che il buon pastore ha preparato per te e dove ti ha collocato a pascerti, non sono quelli verdeggianti di erbe miste dolci e amare, i quali ora ci sono, ora no, a seconda della vicenda delle stagioni. E` tuo pascolo la parola di Dio, e i suoi comandi sono i dolci campi dove pascerti. Quei pascoli aveva assaporato colui che cantava a Dio: Quanto sono dolci al mio palato le tue parole, più del miele per la mia bocca 10. E sempre riferendosi a questi pascoli, ma rivolgendosi alle pecore del Signore dice: Gustate e vedete quanto è buono il Signore 11. Leggi dunque il decalogo dell'Antico Testamento: Non uccidere, Non rubare, Non pronunciare falsa testimonianza 12, e quel che segue; leggi la lode che il Nuovo Testamento fa dei precetti: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti perché erediteranno la terra 13 e quel che segue, e ancora molti passi simili, trasmessi dai Profeti e dagli Apostoli. Si riferisce a questi pascoli il Pastore quando esclama rivolto alle pecore: Procurate il cibo che non perisce 14: esso non perisce perché la parola di Dio resta in eterno; la parola del Signore è tuo cibo, anzi non solo cibo ma anche bevanda. Così egli dice rivolgendosi attraverso il profeta al popolo antico: Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete 15. E riferendosi direttamente a se stesso: La mia carne è vero cibo, il mio sangue è vera bevanda 16. Questi pascoli si trovano vicini all'acqua che ricrea, e pascoli e acqua hanno un unico spazio entro la Chiesa cattolica nella quale trovi il tuo pascolo nei comandamenti di vita e la fonte da cui zampilla l'acqua per la vita eterna, a cui attingerai per esserne rinnovato quando sarai battezzato in Cristo. Quest'acqua deve irrigare i tuoi pascoli perché tu possa crescere: solo il battesimo di Cristo fa produrre i loro frutti ai comandamenti e ci fa nutrire di essi fino a saziarcene.
Ps 22, 3: Quali le vie della giustizia, da cui non dobbiamo deviare.
4. Dopo che l'acqua della rinascita battesimale ti avrà reso idoneo a gustare il sapore dei dolci pascoli, allora capirai e esclamerai con gioia: Mi ha convertito a sé, mi ha guidato per il giusto cammino per amore del suo nome 17. Il diavolo aveva sconvolto la tua anima con il peccato e l'aveva allontanata da Dio; Dio Padre per mezzo di Cristo ti ha ricondotto a sé, non per meriti che tu avessi acquistato verso di lui, ma per amore del suo nome. E una volta illuminato e convertito, divenuto credente, rinato dall'acqua, nutrito nei pascoli divini, dirai: Mi ha convertito a sé: è una proclamazione di lode che puoi fare con vanto, se conservi immutata la consapevolezza che la puoi fare non per un tuo merito, ma per il suo nome. E ascolta da colui che ti guida, quale sia il giusto cammino sul quale ti ha posto: Quanto è larga la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione..., stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita 18. Breve e vantaggioso è ogni cammino retto. La via per la quale Dio ti ha comandato di andare per giungere al regno dei cieli, non passa per le delizie, le ricchezze d'oro e d'argento, gli ornamenti di gioielli e le vesti preziose, gli onori della nobiltà mondana, la superbia di tutta la sapienza dei filosofi. Tutte queste cose e altri simili beni terreni, che vengono usati male da coloro che li ricevono per un uso buono, costituiscono per essi quella via larga, spaziosa, percorsa con la sola speranza delle cose visibili, la quale, quando siano privati di questa vita, li conduce non già al compimento di quella speranza che non nutrirono in vita, ma alla perdizione. Dormirono il loro sonno gli uomini della ricchezza e si sono trovati senza nulla in mano 19. Dio vuole che tu percorra il cammino di giustizia che è quello della misericordia e della verità, poiché tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia 20. Egli vuole che tu lasci da parte la via larga, spaziosa e che percorra il cammino stretto e rapido che passa attraverso fame sete nudità digiuno umiliazione povertà pazienza, e attraverso il disprezzo delle cose terrene, sostenuto però dalla speranza promessa. Se vuoi conoscere chiaramente il vantaggio del cammino che intendi percorrere, ascolta: Ama il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutto il tuo animo, e: Ama il tuo prossimo come te stesso. Tutta la legge di Mosè e l'insegnamento dei Profeti dipendono da questi due comandamenti 21. Se ti sta a cuore di raggiungere il regno dei cieli, per arrivarvi rapidamente cammina su queste due vie: ad esse fanno capo tutte le altre ed esse formano insieme un'unica via; una volta giunto alla meta godrai la gioia di aver portato a termine il cammino intero alacremente e senza fatica.
Ps 22, 4: Cristo ci accompagna nel cammino, purché non ci scostiamo dalla retta via.
5. Queste dunque le vie che devi percorrere, mantenendo fermi i tuoi passi tra le insidie del diavolo che infuria, per poter cantare con animo sicuro a Dio: Anche se andassi nel fitto dell'ombra di morte, non temerei alcun male perché tu sei con me 22. Ombra di morte è detta la via del peccato, quella su cui il diavolo, disgregatore e aggressore, tende le reti dei suoi inganni a coloro che procedono rettamente. E` detta ombra perché le tenebre non hanno nulla in comune con la luce: l'Apostolo ci insegna a ripudiare le opere che sono proprie dell'ombra del peccato, dicendo: Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente come in pieno giorno, non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie 23. Finché dunque resti in questa vita, tu cammini in mezzo a vizi e afflizioni terrene che sono ombra di morte, ma nel tuo cuore deve brillare Cristo che accende la nostra lampada con la luce dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo: allora, davvero non avrai paura di nulla, avendo lui stesso con te. Egli dice attraverso la voce del profeta: Non ti lascerò né ti abbandonerò 24; e ancora, nel Vangelo dice: Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo 25. Egli è buon custode di te. E` al tuo fianco il Signore tuo Dio: bada a non staccarti da colui che ti guida, per una tua presunzione, la quale ti farebbe restare abbandonato nell'ombra di morte.
Ps 22, 4-5: Come accostarci con fiducia alla mensa del Signore.
6. Quando avvertirai che il nemico, in questa nostra ombra di morte, ti attacca con le sue insidie e cerca di arrestarti con la paura, prendi la verga della disciplina di vita e appòggiati con fiducia al bastone della misericordia: brillerà in tuo aiuto il sole di giustizia che è Cristo, e tu potrai dire con tutta verità: La tua verga e il tuo bastone mi danno sicurezza 26. La verga infatti serve a governare i superbi, come è scritto nel secondo Salmo con riferimento al Cristo: Li reggerai con verga di ferro, e li frantumerai come vasi di argilla 27. E il bastone sostiene chi è debole e stanco. Non dimenticare dunque la verga che punisce e infrena, e non vantarti con superbia quando sei ricolmo dei beni che sono dono di Dio, e non mormorare contro di lui perché irato non ti spezzi nella tua superbia come vaso di argilla. Non dimenticare neanche il sostegno del bastone fidandoti troppo della tua forza; non dire: Io sono santo, non posso inciampare. Nella nostra debolezza noi siamo esposti a molte cadute, e non bastano a reggerci sicuri le opere sante che compiamo qui su questa terra, che ancora produce spine e rovi. Il nostro debole corpo non possiede la purezza della vita gloriosa, e finché non ritorni alla terra da cui fu tratto, non può stare saldo in piedi se non sorretto dal bastone della grazia divina. Sia quando procedi tranquillo nel Signore, sia quando sei agitato dalla tempesta delle passioni, tu devi appoggiarti totalmente al bastone della misericordia di Dio. Quando appoggiato a esso, ti pascerai dei doni dello Spirito, gusterai con gioia la dolcezza del Signore e potrai dire davvero con il salmista: Hai imbandito davanti a me una mensa sotto gli occhi di quelli che mi perseguitano. Hai cosparso di olio il mio capo: quanto è bello il calice inebriante che tu riempi 28. Questo canto innalza su tutta la terra la Chiesa intera che si appoggia al bastone della grazia: lo proclama di contro agli eretici, Giudei e Gentili, che le danno tribolazione con il loro disprezzo, e lo proclama cercando la sua gloria in Dio, non in se stessa. La tavola imbandita che dà gaudio, alla quale allude l'altro versetto, è la passione del Cristo che sulla tavola della croce si offrì per noi in sacrificio a Dio Padre, facendo così dono alla Chiesa del banchetto della vita nel quale egli ci sazia con il suo corpo, ci inebria con il suo sangue. Da questa mensa la Chiesa attinge cibo e vita sotto gli occhi di quelli che la perseguitano, ed esulta avendo posto la speranza della vita eterna in Cristo suo Signore, il quale la unse in abbondanza con l'olio di letizia per mezzo dello Spirito Santo. Per questa mensa l'Apostolo rimproverava i Corinzi che prendevano parte ai banchetti offerti agli idoli: Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni 29.
Ps 22, 6: La misericordia di Dio ci previene e ci segue.
7. Quando dunque la grazia divina, che vivamente desiderate ricevere, vi avrà accompagnato alla mensa del banchetto spirituale, in questo avrete la conoscenza della verità, e ciascuno di voi allora, esultando e rendendo grazie, potrà dire consapevolmente, con fiducia: E la tua misericordia mi accompagnerà tutti i giorni della mia vita 30. Il gran conforto della divina presenza ti accompagna; ti segue la misericordia di Dio a causa, evidentemente, della tua miseria, della tua debolezza. Ma prima, volendo indicarti il cammino della vita eterna ti previene, cioè ti precede e, come è detto in un altro Salmo: Il mio Dio, la sua misericordia mi verrà incontro 31. La sua misericordia ti precede guidandoti nel cammino che ignori, ti richiama a Dio quando ti sei fatto lontano da Dio, ti attira a sé mentre sei schiavo del peccato, per farti persona libera, perché non vada errando ma cammini sulla via retta tutti i giorni della tua vita. E anche ti segue, difendendoti alle spalle perché non ti insidi al calcagno il serpente, il diavolo che ti è nemico, e non ti faccia cadere: infatti è proprio del brigante quando vuol uccidere, assalire di fronte o aggredire alle spalle. Per questo la misericordia di Dio cammina davanti e dietro a te perché tu proceda nel mezzo, sicuro e tranquillo, tutti i giorni della tua vita. Poni dunque la tua speranza e la tua gloria non in te stesso, ma nella misericordia di Dio che ti previene e ti segue: sei stato prevenuto quando eri peccatore, per essere salvato, e non sei stato trovato giusto, così che ti possa vantare di essere piaciuto a Dio.
Ps 22, 6: Cristo accompagna alla casa del Padre quelli che credono e perseverano.
8. Considera poi dove tu vieni condotto, se non abbandoni colui che ti guida. Non vieni accompagnato nel campo della miseria mondana dove tra spine e rovi tu debba procurarti il pane con fatica e sudore; né tra i pericoli del mare dove svolgere il commercio, inseguendo incerti guadagni su fragile barca, con il rischio di naufragare, come capitò a molti, presi dalla tensione del guadagno. Tu vieni condotto alla dimora di Dio, e non come ospite temporaneo che se ne deve poi allontanare, ma come abitante, per restarvi a dimorare. Infatti il Salmo prosegue: per abitare nella casa del Signore per lunghissimi anni 32. Questa casa del Signore è il Paradiso, i lunghi giorni sono la vita eterna: colà non patirai né fame né sete, non ti farà soffrire la calura di giorno e di notte nell'estate, o il freddo e le bufere nell'inverno. Non hanno luogo là tristezza o dolore; ti renderà invece beato sempre la compagnia dei santi, e con loro godrai e vivrai esultando nella lode del Signore per tutti i secoli dei secoli. In un altro Salmo si dice: Beato chi abita la tua casa: ti loderà per sempre 33. Questa la speranza della nostra fede, o cari. Voi vi siete presentati a fare la professione di fede nel Signore: affrettatevi, adoperatevi a far vostro quello che dichiarate di credere, mettendolo in pratica nella vita. Voi diventate cristiani non per la vita presente, ma per la futura che lo stesso Cristo Signore vi dona, se credete e perseverate nella fedeltà a lui che vive e regna con Dio Padre nell'unità dello Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
1 - Sal 22, 1.
2 - Eb 7, 19.
3 - Cf. Lc 10, 30-35.
4 - Is 53, 4.
5 - Cf. Sal 83, 13.
6 - Cf. Sal 33, 10.
7 - Sal 22, 2.
8 - Gv 10, 11.
9 - Gv 10, 9.
10 - Sal 118, 103.
11 - Sal 33, 9.
12 - Es 20, 13-16.
13 - Mt 5, 3-4
14 - Gv 6, 27.
15 - Sir 14, 29.
16 - Gv 6, 56.
17 - Sal 22, 3.
18 - Mt 7, 13-14.
19 - Sal 75, 6.
20 - Cf. Sal 24, 10.
21 - Mt 22, 37-40.
22 - Sal 22, 4.
23 - Rm 13, 12-13.
24 - Gs 1, 5.
25 - Mt 28, 20.
26 - Sal 22, 4.
27 - Sal 2, 9.
28 - Sal 22, 5.
29 - 1 Cor 10, 20-21.
30 - Sal 22, 6.
31 - Sal 58, 11.
32 - Sal 22, 6.
33 - Sal 83, 5.
5 - Alcune conversazioni di Maria santissima e di san Giuseppe.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca420. San Giuseppe dopo l'istruzione e il comando dell'Altissimo diede spazio alla divina Principessa nelle umili occupazioni; tutti e due ebbero occasione di offrire a Dio il grato sacrificio della loro volontà: Maria santissima esercitando sempre la più profonda umiltà ed obbedienza verso il suo sposo ed operando tutti gli atti di queste virtù con eroica perfezione, senza tralasciare nulla e san Giuseppe, d'altra parte, ubbidendo all'Altissimo con la prudente e santa umiliazione che gli veniva dal vedersi assistito e servito da colei che riconosceva per signora sua e di tutte le creature, e per Madre dello stesso Dio e creatore. In questo modo il prudente santo compensava l'umiltà, che non poteva esercitare, con altri atti servili ceduti alla sua sposa: questo l'umiliava ancora di più ed era per lui uno stimolo ad annientarsi nella stima di se stesso. E con tale timore contemplava Maria santissima, ed in lei il Signore che portava nel suo seno verginale, dove egli lo adorava tributandogli magnificenza e gloria. Alcune volte, come premio della sua santità e riverenza, gli si manifestava il bambino divino incarnato, in un modo straordinario; ed egli lo adorava nel seno della sua purissima Madre, come attraverso un cristallo tersissimo. La Regina trattava e conferiva ora più familiarmente con il glorioso santo intorno ai misteri dell'incarnazione, perché non temeva più di conversare con lui sulle cose divine, essendo egli già illuminato ed informato sui sublimi misteri dell'unione ipostatica delle due nature, divina ed umana, nel grembo verginale della sua sposa.
421. Quanto alle conversazioni ed ai ragionamenti celesti, che facevano Maria santissima ed il beato san Giuseppe, nessuna lingua umana è capace di esprimerli. Riferirò qualcosa nei capitoli seguenti, come sarò in grado di fare. Ma chi potrà dichiarare gli effetti che produceva nel dolcissimo e devoto cuore di questo santo, il vedersi non solo sposo di colei che era vera Madre del suo creatore, ma ancor più servito da lei, come se fosse stata un'umile serva, quando invece la stimava, in santità e dignità, superiore a tutti gli eccelsi serafini e solo a Dio inferiore? E se la divina destra arricchì con tante benedizioni la casa e la persona di Obed-Èdom, per aver ospitato alcuni mesi l'arca figurativa dell'antica alleanza', quali benedizioni non dovette dare a san Giuseppe, a cui aveva affidato la vera Arca e lo stesso legislatore che in lei stava racchiuso? Di certo fu incomparabile la sorte e la felicità di questo santo! E non solo perché nella sua casa teneva l'arca, viva e vera, della nuova alleanza, l'altare, il sacrificio e il tempio, giacché tutto gli fu consegnato; ma ancor più perché custodì tutto ciò degnamente come servo fedele e prudente. E venne preposto dallo stesso Signore sopra la sua famiglia, affinché avesse cura di tutto in tempo opportuno'. Tutte le nazioni e le generazioni dunque lo riconoscano e benedicano, e cantino le sue lodi; poiché l'Altissimo non operò con nessun altro popolo' ciò che fece con san Giuseppe. Io indegno e povero vermiciattolo alla luce di siffatti e grandi misteri, esalto e magnifico il Signore Iddio, riconoscendolo come santo, giusto, misericordioso, saggio ed ammirabile nella disposizione di tutte le sue straordinarie opere.
422. L'umile casa di Giuseppe era ripartita in tre stanze, nelle quali si svolgeva la vita ordinaria dei due sposi; e questo spazio era sufficiente per loro, perché non avevano servitori. In una stanza dormiva san Giuseppe; nell'altra egli lavorava e vi teneva gli strumenti del mestiere di falegname; e nella terza, dove c'era una predella fatta a mano da san Giuseppe, abitualmente s'intratteneva e dormiva la Regina del cielo. E da quando si sposarono e vennero ad abitare in questa casa, mantennero questo modo di vivere. Il santo sposo, prima di conoscere la dignità della sua sposa e signora, rarissime volte andava a visitarla perché, mentre ella se ne stava in ritiro, egli s'impegnava nei suoi lavori. E così non entrava nella sua stanza, se non perché mosso dalla necessità di chiederle consiglio. Dacché, però, fu informato della causa della sua felicità, cioè del mistero in lei nascosto, il santo uomo si mostrò più attento e sollecito verso di lei; e per sua consolazione si recò più spesso nella stanza della sovrana Signora per visitarla e sapere se avesse qualcosa da ordinargli. Ma lo faceva sempre con estrema umiltà e timore riverenziale; e prima di parlare spiava in silenzio se la divina Regina si trovasse affaccendata in qualche occupazione. Molte volte la vedeva in estasi, sollevata da terra, avvolta da una luce che emanava un grande splendore; altre volte la vedeva invece accompagnata dai suoi santi angeli e con loro intrattenuta in divini colloqui; ed altre volte ancora la trovava prostrata in terra a forma di croce, mentre discorreva col Signore. Di tutte queste grazie fu partecipe lo sposo Giuseppe. Quando però la celeste Signora si trovava in questo stato e in siffatte occupazioni, egli non ardiva fare altro che ammirarla con profonda riverenza; e aveva la gioia, talvolta, di sentire la soavissima armonia dei concerti celesti, che gli angeli facevano alla loro regina, e di percepire una fragranza dolcissima che lo confortava e lo riempiva di giubilo e di allegrezza spirituale.
423. Vivevano soli nella loro casa, perché come ho già riferito non tenevano alcun servo, e non solo per la loro profonda umiltà, ma anche perché sembrò loro conveniente così, affinché non vi fossero testimoni delle grandi e visibili meraviglie che succedevano fra di loro, né estranei potessero prendervi parte. E per questo la Principessa del cielo non usciva di casa, se non per l'urgentissima causa di servire Dio e beneficare il prossimo; giacché se altra cosa le era necessaria, vi accudiva quella fortunata donna, sua vicina che, come dissi sopra, servi san Giuseppe mentre Maria santissima dimorò nella casa di Zaccaria. E questa per tali servizi ricevette una ricompensa così grande che non solamente lei fu santa e perfetta, ma anche tutta la sua famiglia fu resa felice dalla protezione della Regina e signora del mondo. Inoltre, proprio perché vicina di casa, Maria santissima l'assistette e la curò nelle sue infermità; e infine colmò di celesti benedizioni lei e tutti i suoi familiari.
424. Mai san Giuseppe vide dormire la divina sposa, né seppe per esperienza se dormiva, benché il santo la supplicasse di riposarsi un po', soprattutto nel tempo della sua santa gravidanza. Il riposo della Principessa era sopra la predella, come ho già riferito, fatta a mano dallo stesso san Giuseppe; ed in essa ella teneva due coperte, con le quali s'avvolgeva per prendere un po' di santo sonno. La sua sottoveste era una tonaca o camicia di tela di bombace, più morbida del panno comune. Questa tonaca, però, mai se la cambiò, da quando uscì dal tempio, né questa si logorò, né si sporcò, né la vide alcuno, né san Giuseppe seppe se la portava. La veste esterna era di colore cenere, come ho riferito sopra; Maria santissima soleva qualche volta cambiarla insieme alle cuffie, non perché tali vesti fossero sporche, ma perché, essendo esposte agli occhi di tutti, conveniva evitare che la gente parlasse riguardo al vederla vestita sempre allo stesso modo. Nessuna cosa, infatti, di quelle che portava sopra il suo purissimo e verginale corpo si insudiciò o si macchiò, perché ella non sudava né lamentava altri disagi di cui soffrono i corpi dei figli di Adamo soggetti al peccato. Era in tutto purissima ed i lavori delle sue mani erano estremamente ordinati e puliti; con la stessa perfezione e pulizia si prendeva cura del vestiario di san Giuseppe e di tutto ciò che gli era necessario. Il suo cibo era poco e parco, e ogni giorno lo prendeva con lo stesso santo; non toccò mai carne, benché egli ne mangiasse ed ella gliela preparasse. Il suo pasto consisteva in frutta, pesce, ed ordinariamente pane ed erbe cotte; ma di tutto prendeva, con peso e misura, solamente quello, che richiedevano il sostentamento vitale ed il calore naturale, senza che avanzasse o si alterasse alcuna cosa. Lo stesso modo osservava nel bere, sebbene dagli atti fervorosi traspariva qualche ardore fuor del naturale. Quest'ordine nel cibo, quanto alla quantità, fu da lei sempre seguito; ma quanto alla qualità, per vari motivi che spiegherò in seguito, subì un cambiamento.
425. Maria purissima fu in tutto perfetta, senza che le mancasse alcuna grazia; possedeva con pienezza tutte le doti, sia naturali che soprannaturali. Ma mi mancano le parole per descrivere tale ricchezza, infatti mai mi soddisfano, constatando che non riescono ad esprimere ciò che conosco e, tanto più, ciò che un oggetto così sublime contiene in se stesso. Ho sempre timore della mia insufficienza e mi lamento dei limitati termini e delle scarse parole. Temo infatti di ardire, più di quanto non sia lecito, nel portare avanti ciò che eccede le mie forze; ma l'ubbidienza me lo fa fare, e - non so con qual soave violenza - anima la mia timidezza e mi impedisce di ritirarmi dall'impresa, come invece mi consiglierebbe l'attenta riflessione sulla grandezza dell'opera e la povertà del mio discorrere. Per l'ubbidienza opero e per essa mi vengono elargiti tanti beni: si farà innanzi per discolparmi.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
426. Figlia mia, nella scuola dell'umiltà ti voglio studiosa e diligente, come ti insegnerà tutto il corso della mia vita; questo deve essere il primo e l'ultimo dei tuoi pensieri, se vuoi prepararti ai dolci amplessi del Signore, ed assicurarti i suoi favori godendo dei tesori della luce nascosta ai superbi. Infatti senza la solida garanzia dell'umiltà non si possono affidare tali ricchezze a nessuna creatura. Tutte le tue preoccupazioni voglio che consistano nell'umiliarti sempre di più nel concetto e nella stima di te stessa. Pensa come agisci e agisci come pensi di te. Insegnamento e motivo di umiliazione deve essere per te e per tutte le anime, che tengono il Signore per Padre e sposo, il vedere che la presunzione e la superbia hanno più potere sopra i figli della sapienza mondana', che non l'umiltà e la vera conoscenza di sé sopra i figli della luce. Considera gli sforzi, la sollecitudine e la vigilanza infaticabile degli uomini alteri ed arroganti. Guarda quanto si danno da fare per valere nel mondo: le loro pretese mai soddisfatte, benché vane! Guarda come operano conforme a ciò che falsamente presumono di se stessi; come presumono ciò che non sono; e mentre non sono quelli che si credono, appunto perché non lo sono, operano come se lo fossero, per acquistare quei beni terreni di cui non sono meritevoli. Sarà dunque motivo di vergogna per gli eletti che l'inganno abbia più potere sopra i figli della perdizione di quanto la verità in essi; e che siano pochi di numero nel mondo coloro che vogliono gareggiare nel servizio di Dio, loro creatore, rispetto a quelli che servono la vanità: tutti sono i chiamati e pochi gli eletti.
427. Cerca dunque, figlia mia, di guadagnare questa scienza e con essa la palma sopra i figli delle tenebre; ed in opposizione alla loro superbia considera ciò che io feci per vincerla nel mondo con l'esercizio dell'umiltà. In questo il Signore ed io ti vogliamo molto saggia e dotta. Non perdere mai l'occasione di fare opere umili, né permettere che alcuno te lo impedisca; e se ti mancheranno le occasioni per umiliarti o non le avrai tanto frequenti, vanne in cerca e chiedi a Dio che te le conceda, perché sua Maestà gradisce e desidera vedere questa sollecitudine. E solamente per questo suo compiacimento dovresti essere in ciò molto attiva e sollecita, come figlia e sposa sua, poiché a tal fine anche l'ambizione umana t'insegnerà a non essere negligente. Considera infatti l'ansia che afferra una donna nella sua casa per aumentare e migliorare la sua roba, non perdendo alcuna occasione per guadagnarne altra: niente le pare molto e se perde qualcosa, pur piccola che sia, il suo cuore va dietro ad essa9. Se l'avidità mondana insegna tanto, non è giusto che la sapienza del cielo debba essere ritenuta più sterile, a causa della negligenza di chi la riceve. E così voglio che non si trovi in te trascuratezza né alcuna dimenticanza in questa cosa che tanto ti interessa; e che non perda occasione, in cui umiliarti e lavorare per la gloria del Signore: affinché quale figlia fedelissima e sposa trovi grazia agli occhi del Signore e ai miei, come il tuo cuore desidera.
6 settembre 1947
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Generalmente, spiegando i dieci Comandamenti, è detto che essi si iniziano coi tre dedicati al culto di Dio, perché Dio ha la precedenza, e ogni cosa di Dio la deve avere su ogni altro essere o cosa. Spiegazione giusta, ma non è l'unica spiegazione questa comune, per spiegare l'ordine dato ai dieci Comandamenti.
Dio, essendo la Perfezione, poteva essere messo al vertice della scala ascensionale della perfezione. Dare a Lui il culto e l'onore quando la creatura si era reso degno di darglielo come si conviene essendo già "giusto" in tutte le cose della Terra. Ma credi tu che allora sarebbe mai stato possibile onorare Dio e dargli culto? Io ti dico "mai". Perché te lo dico, anima mia? Ascoltami bene.
Cosa è Dio? È la Carità, la Bontà, la Sapienza, la Forza, la Potenza. È il Tutto. È la Perfezione.
Cosa è l'uomo? È un'anima imprigionata in una carne bramosa e forte nei mali appetiti, debole nelle buone volontà, un'anima che oltre che il peso e le conseguenze del peso della materia che l'avviluppa porta il peso e le conseguenze della Colpa di Adamo, cancellata come macchia, abbattuta come ostacolo, per far posto alla Grazia, ma non spenta coi suoi fomiti, investita dai venti del mondo e di Satana. L'uomo è la debolezza, l'egoismo, l'ignoranza, l'impotenza, l'imperfezione. Lo è nonostante i doni gratuiti di Dio, perché generalmente tali doni potenti non sono usati con volontà intelligente e amorosa dall'uomo. Restano perciò inerti, sterili. L'uomo con le sue svogliatezze, noncuranze, incredulità, o col male massimo – l'odio a Dio – sterilisce questi lieviti potenti, questi farmachi potenti, questi semi potenti. Li imprigiona, li imbavaglia, li conculca, li calpesta, li respinge. E perciò respinge il Donatore di essi: il Dio Uno e Trino.
E l'uomo, separatosi che sia da Dio, è un nulla, capace di nulla. Perché l'unione con Dio è vita. Perché l'unione con Dio è potenza. Perché l'unione con Dio è fortezza. Perché l'unione con Dio è sapienza. Perché l'unione con Dio è temperanza, è giustizia, è prudenza, è bontà, è misericordia, è carità, ossia è essere figli di Dio aventi del Padre la somiglianza nello spirito e nelle virtù.
Senza Dio, l'uomo non può essere che un bruto selvaggio. Più che un bruto, un demone. Perché il bruto si lascia dominare dall'uomo, si addomestica, si piega sotto la potenza che ha nome "uomo", vi si piega o con amore e per amore, nei bruti più progrediti e domestici, o con timore. L'uomo ha fatto degli animali, in origine liberi e selvaggi, i suoi sudditi e aiutanti, e anche i suoi amici, non certo fra i più spregevoli. Molti uomini avrebbero da imparare amore, fedeltà, pazienza, ubbidienza dagli animali. Gli animali sanno dunque amare e ubbidire, essere fedeli. Gli uomini molte volte non sanno piegarsi sotto la potenza che ha nome Dio. Sono dunque demoni perché solo i demoni sono i perpetui ribelli.
Gli uomini non sanno piegarsi, ho detto. Oh! Dio non vi impone di piegarvi sotto! Vi chiede di gettarvi nelle sue braccia paterne. Non piegati sotto il bastone, la sferza, il giogo, le redini, come gli animali, ma sotto l'amore, sotto la carezza dell'amore di Dio. Piegarvi sul suo grembo di Padre, ascoltarlo mentre vi dice ciò che è bene, e punteggia il suo dire con carezze e grazie.
Perché non fate ciò che sa fare l'animale per colui che lo addomestica o lo ama? Grande la potenza e perfezione dell'uomo in confronto con l'animale. Ma infinita la perfezione e potenza di Dio rispetto a quell'atomo che è l'uomo, che è grande rispetto agli animali solo per l'anima che da Dio viene, e che può divenire grande anche al cospetto di Dio unicamente per quanto sa far grande la sua anima col ricrearla nella perfezione.
Ora, premesso questo, eccoci alla lezione sulla giustizia sapiente, sulla bontà paterna di Dio nel comandare all'uomo prima la perfezione verso Dio, poi quella verso il prossimo. Oltre alla giusta regola di precedenza verso il Supremo nel culto da dargli, l'ordine tenuto nei dieci Comandamenti è stato tenuto per un perfetto pensiero d'amore paterno di Dio verso gli uomini, che Egli desidera beati in eterno nel suo Regno.
Quando l'uomo mette in pratica i tre primi comandamenti, ama Dio e perciò vive in Dio e Dio vive in lui. Essendo così "vivi" della vita di Dio che si comunica nella pienezza dei suoi doni al figlio nel quale inabita, gli uomini possono compiere, con la parte più riottosa – quella umana – la giustizia. Riconoscere Dio per unico Dio, dargli onore, pregarlo, non cadere in idolatria, non bestemmiare il Nome Ss., sono atti dello spirito; e lo spirito, l'anima, ha sempre un'agilità maggiore a compiere ciò che le viene comandato, ciò che essa sente giusto, ciò che istintivamente, spontaneamente sente di dover dare al suo Creatore che sa esistere come Ente Supremo.
Ti ho spiegato [1] questo a suo tempo rispondendo alle obiezioni sul "ricordo che le anime hanno di Dio". Ma la carne! Oh! la carne! Essa è la bestia ribelle e golosa! Essa è la materia più facilmente aizzata e attossicata e avvampata dalla tentazione, dal veleno, dal fuoco del Serpente maledetto. E per saper resistere deve essere sorretta da uno spirito forte. Forte per l'unione con Dio.
L'ho detto: "Se non sapete amare Dio, come potrete amare il fratello vostro? Come, se non amate il Buonissimo, il Benefattore, l'Amico, come potrete, saprete amare un vostro simile così raramente sempre buono, benefico, amico?". Umanamente, da uomo-animale a uomo-animale, non potreste. Eppure, se non amate il prossimo, non amate Dio, e se non amate Dio non potete entrare nel suo Regno.
Ecco allora che il Padre Ss. vi insegna prima ad amare Lui. Come sapientissimo Maestro vi allena prima, vi alleva e irrobustisce nell'amore dandovi Sé ad amare, Sé, il sempre Buono. Poi, dopo che l'amore vi ha uniti a Lui e messo in voi l'inabitazione di Dio, vi spinge ad amare i fratelli, il prossimo, e per farvi sempre più forti nel dolce e pur difficile amore di prossimo, per primo prossimo da amare vi addita il padre e la madre. L'uomo che dopo Dio sa amare con perfezione il padre e la madre, facilmente potrà poi trattenersi dall'essere violento verso il prossimo, ladro, fornicatore, spergiuro, invidioso della donna e dei beni altrui.
Hai compreso, anima mia, il movente d'amore che ha avuto Dio nella disposizione dei dieci Comandamenti? Aiutarvi. Darvi modo di essere in Lui, e Lui in voi, perché questa unione vi dia uno spirito così forte da saper essere vittorioso sempre sulla carne, il mondo, il demonio. E da questa vittoria giungere al trionfo del Cielo, al godimento di Dio, alla vita eterna, al tempo e al luogo meravigliosi dove non sono più lotte e comandi ma tutto è superato di ciò che è fatica o dolore ed è pace, pace, pace.
Quella pace che ti dono, anima mia, per sostegno nel tuo soffrire e in anticipo di quella che t'attende là dove Io sono col Padre e lo Spirito Santo, con Maria e i Santi.»
1 spiegato il 28 gennaio 1947.