Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Oggi ho cambiato occupazione: dal giardino alla portineria. Chiesi al Signore la sua benedizione e la grazia di compiere con fedeltà  i miei nuovi obblighi. Mi disse: «Ti volli dare la possibilità  di esercitarti nelle opere di misericordia, che eseguirai senza uscire dall'ambito dell'obbedienza. Mi farà  piacere se, ogni sera, mi parlerai in particolare della bontà  che avrai potuto usare verso gli altri». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 32° settimana del tempo ordinario (San Leone Magno)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 10

1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".

28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".

32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".

41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Giosuè 17

1Questa era la parte toccata in sorte alla tribù di Manàsse, perché egli era il primogenito di Giuseppe. Quanto a Machir, primogenito di Manàsse e padre di Gàlaad, poiché era guerriero, aveva ottenuto Gàlaad e Basan.
2Fu dunque assegnata una parte agli altri figli di Manàsse secondo le loro famiglie: ai figli di Abiezer, ai figli di Elek, ai figli d'Asriel, ai figli di Sichem, ai figli di Efer, ai figli di Semida. Questi erano i figli maschi di Manàsse, figlio di Giuseppe, secondo le loro famiglie.3Ma Zelofcad, figlio di Efer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse, non ebbe figli maschi; ma ebbe figlie, delle quali ecco i nomi: Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza.4Queste si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capi dicendo: "Il Signore ha comandato a Mosè di darci una eredità in mezzo ai nostri fratelli". Giosuè diede loro un'eredità in mezzo ai fratelli del padre loro, secondo l'ordine del Signore.5Toccarono così dieci parti a Manàsse, oltre il paese di Gàlaad e di Basan che è oltre il Giordano,6poiché le figlie di Manàsse ebbero un'eredità in mezzo ai figli di lui.
Il paese di Gàlaad fu per gli altri figli di Manàsse.7Il confine di Manàsse era dal lato di Aser, Micmetat, situata di fronte a Sichem, poi il confine girava a destra verso Iasib alla fonte di Tappuach. A Manàsse apparteneva il territorio di Tappuach, mentre Tappuach, al confine di Manàsse, era dei figli di Efraim.8.9Quindi la frontiera scendeva al torrente Kana. A sud del torrente vi erano le città di Efraim, oltre quelle che Efraim possedeva in mezzo alle città di Manàsse. Il territorio di Manàsse era a nord del torrente e faceva capo al mare.10Il territorio a sud era di Efraim, a nord era di Manàsse e suo confine era il mare. Con Aser erano contigui a nord e con Issacar ad est.11Inoltre in Issacar e in Aser appartenevano a Manàsse: Beisan e i suoi villaggi, Ibleam e i suoi villaggi, gli abitanti di Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di En-Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di Taanach e i suoi villaggi, gli abitanti di Meghiddo e i suoi villaggi, un terzo della regione collinosa.12Non poterono però i figli di Manàsse impadronirsi di queste città e il Cananeo continuò ad abitare in questa regione.13Poi, quando gli Israeliti divennero forti, costrinsero il Cananeo ai lavori forzati, ma non lo spodestarono del tutto.
14I figli di Giuseppe dissero a Giosuè: "Perché mi hai dato in possesso una sola parte, una sola porzione misurata, mentre io sono un popolo numeroso, tanto mi ha benedetto il Signore?".15Rispose loro Giosuè: "Se sei un popolo numeroso, sali alla foresta e disbosca a tuo piacere lassù nel territorio dei Perizziti e dei Refaim, dato che le montagne di Efraim sono troppo anguste per te".16Dissero allora i figli di Giuseppe: "Le montagne non ci bastano; inoltre tutti i Cananei che abitano nel paese della valle hanno carri di ferro, tanto in Beisan e nelle sue dipendenze, quanto nella pianura di Izreel".17Allora Giosuè disse alla casa di Giuseppe, a Efraim e a Manàsse: "Tu sei un popolo numeroso e possiedi una grande forza; la tua non sarà una porzione soltanto,18perché le montagne saranno tue. È una foresta, ma tu la disboscherai e sarà tua da un estremo all'altro; spodesterai infatti il Cananeo, benché abbia carri di ferro e sia forte".


Proverbi 25

1Anche questi sono proverbi di Salomone,
trascritti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda.
2È gloria di Dio nascondere le cose,
è gloria dei re investigarle.
3I cieli per la loro altezza, la terra per la sua profondità
e il cuore dei re sono inesplorabili.
4Togli le scorie dall'argento
e l'orafo ne farà un bel vaso;
5togli il malvagio dalla presenza del re
e il suo trono si stabilirà sulla giustizia.
6Non darti arie davanti al re
e non metterti al posto dei grandi,
7perché è meglio sentirsi dire: "Sali quassù"
piuttosto che essere umiliato davanti a uno superiore.
Quanto i tuoi occhi hanno visto
8non metterlo subito fuori in un processo;
altrimenti che farai alla fine,
quando il tuo prossimo ti svergognerà?
9Discuti la tua causa con il tuo vicino,
ma non rivelare il segreto altrui;
10altrimenti chi ti ascolta ti biasimerebbe
e il tuo discredito sarebbe irreparabile.
11Come frutti d'oro su vassoio d'argento
così è una parola detta a suo tempo.
12Come anello d'oro e collana d'oro fino
è un saggio che ammonisce un orecchio attento.
13Come fresco di neve al tempo della mietitura,
è un messaggero verace per chi lo manda;
egli rinfranca l'animo del suo signore.
14Nuvole e vento, ma senza pioggia,
tale è l'uomo che si vanta di regali che non fa.
15Con la pazienza il giudice si lascia persuadere,
una lingua dolce spezza le ossa.
16Se hai trovato il miele, mangiane quanto ti basta,
per non esserne nauseato e poi vomitarlo.
17Metti di rado il piede in casa del tuo vicino,
perché non si stanchi di te e ti prenda in odio.
18Mazza, spada e freccia acuta
è colui che depone il falso contro il suo prossimo.
19Qual dente cariato e piede slogato
tale è la fiducia dell'uomo sleale nel giorno della sventura,
20è togliersi le vesti in un giorno rigido.
Aceto su una piaga viva,
tali sono i canti per un cuore afflitto.
21Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare,
se ha sete, dagli acqua da bere;
22perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo
e il Signore ti ricompenserà.
23La tramontana porta la pioggia,
un parlare in segreto provoca lo sdegno sul volto.
24Abitare su un angolo del tetto è meglio
di una moglie litigiosa e una casa in comune.
25Come acqua fresca per una gola riarsa
è una buona notizia da un paese lontano.
26Fontana torbida e sorgente inquinata,
tale è il giusto che vacilla di fronte all'empio.
27Mangiare troppo miele non è bene,
né lasciarsi prendere da parole adulatrici.
28Una città smantellata o senza mura
tale è l'uomo che non sa dominare la collera.


Salmi 116

1Alleluia.

Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
2Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

3Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
4e ho invocato il nome del Signore:
"Ti prego, Signore, salvami".
5Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
6Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.

7Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
8egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
9Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.

10Alleluia.

Ho creduto anche quando dicevo:
"Sono troppo infelice".
11Ho detto con sgomento:
"Ogni uomo è inganno".

12Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
13Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

14Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
15Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.

16Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
17A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.

18Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
19negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.


Isaia 20

1Nell'anno in cui il 'Tartàn', mandato ad Asdòd da Sargon re di Assiria, giunse ad Asdòd, la assalì e la prese.
2In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia figlio di Amoz: "Va', sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!". Così egli fece, andando spoglio e scalzo.
3Il Signore poi disse: "Come il mio servo Isaia è andato spoglio e scalzo per tre anni, come segno e simbolo per l'Egitto e per l'Etiopia,4così il re di Assiria condurrà i prigionieri d'Egitto e i deportati dell'Etiopia, giovani e vecchi, spogli e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l'Egitto.5Allora saranno abbattuti e confusi a causa dell'Etiopia, loro speranza, e a causa dell'Egitto, di cui si vantavano.6In quel giorno gli abitanti di questo lido diranno: Ecco che cosa è successo al paese al quale ci eravamo rivolti e nel quale cercavamo rifugio per essere aiutati e liberati dal re di Assiria! Ora come ci salveremo?".


Atti degli Apostoli 24

1Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Ananìa insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo.2Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo:3"La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine.4Ma per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua benevolenza.5Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei.6Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato.7.8Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle quali lo accusiamo".9Si associarono nell'accusa anche i Giudei, affermando che i fatti stavano così.

10Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: "So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia.11Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto.12Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città13e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi accusano.14Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti,15nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.16Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini.17Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici;18in occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto.19Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me;20oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio,21se non questa sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!".

22Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: "Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso".23E ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.
24Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù.25Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: "Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo".26Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui.
27Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione.


Capitolo V: L'attento esame di se stessi

Leggilo nella Biblioteca

1. Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su se stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a se stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.  

2. Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. Sei forse da qualche parte, quando non sei presente in te? E se, dimenticando te stesso, tu avessi anche percorso il mondo intero, che giovamento ne avresti ricavato? Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso. Grande sarà il tuo progresso se riuscirai a mantenerti libero da ogni preoccupazione terrena; se invece apprezzerai in qualche modo una qualsiasi cosa temporale, farai un gran passo indietro. Nulla per te sia grande, nulla eccelso, nulla gradito e caro, se non solamente Iddio, oppure cosa che venga da Dio. Considera vano ogni conforto che ti venga da qualsiasi creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutto ciò che sia inferiore a Dio. Conforto dell'anima e vera letizia del cuore è soltanto Dio, l'eterno, l'incommensurabile, colui che riempie di sé l'universo.


LETTERA 231: Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane .

Lettere - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Scritta dopo la precedente.

Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane (nn. 1-4) e annunciandogli d'avergli inviato le Confessioni e altre opere che potranno giovare per suo tramite ad altre persone (nn. 5-6) e lo ringrazia delle medicine e dei sussidi offerti per la biblioteca (n. 7).

AGOSTINO, SERVO DI CRISTO E DEI MEMBRI DI CRISTO, SALUTA, NEL SIGNORE, DARIO SUO CARISSIMO FIGLIO, MEMBRO DELLO STESSO CRISTO

Gioia di Agostino per la lettera di Dario.

1. Hai voluto ch'io ti rispondessi per darti la prova del piacere con cui ho ricevuto la tua lettera. Ecco: io ti rispondo, eppure né con questa né con qualunque altra risposta, sia essa breve o lunga quant'altre mai, riesco a manifestartelo. Poiché non si può manifestare con poche o con molte parole ciò che non si può manifestare a parole. Così anch'io, anche se usassi molte parole, riuscirei a dire ben poco. Non potrei comunque ammettere affatto che uno, pur eloquente, sapesse spiegare, in una sua lettera quale che sia o quanto lunga essa sia, i sentimenti suscitati in me dalla tua lettera, cosa che non riesco a fare io stesso, anche se quell'altro potesse vederli nel mio animo come li vedo io. Non posso dunque far altro che manifestarti ciò, che hai voluto sapere, in modo che dalle mie parole tu comprenda anche quello che esse non manifestano. Che cosa potrei allora dirti se non che la tua mi ha arrecato una gioia grande grande? La ripetizione di questo aggettivo non è una ripetizione ma una per così dire continua dichiarazione; poiché non è possibile pronunciarlo continuamente, esso è stato ripetuto almeno una volta; in tal modo si può forse dire ciò che non si potrebbe esprimere.

Di quali lodi si rallegra Agostino.

2. A questo punto, se uno mi domandasse che cosa insomma ho tanto gradito nella tua lettera: Forse la facondia? - No, gli risponderei. Ma quello forse ribatterà: " Allora saranno le lodi che ti sono rivolte! ". Ma anche riguardo ad esse gli risponderei: " Nemmeno! " Non perché nella tua lettera manchino queste cose, poiché anzi v'è tanta facondia, che rivela all'evidenza l'ottimo tuo ingegno naturale e molto raffinato da siffatte discipline; la tua lettera inoltre è piena zeppa delle mie lodi. " Dunque - potrebbe domandarmi qualcuno - non ti solleticano le lodi? " " E come!" Non ho mica - come dice un tale - un cuore duro come il corno 1, sì da essere insensibile alle lodi e non provarne piacere! Mi piacciono, sì, queste cose, ma che sono a paragone di ciò che, ti ho detto, mi ha fatto veramente piacere? Mi spiego meglio: Mi piace la tua facondia poiché è nello stesso tempo brillante ed elevata. Quanto poi alle lodi, non mi diletto né di tutte quelle rivoltemi, né di quelle rivoltemi da tutti, ma solo di quelle di cui tu mi hai reputato meritevole e di quelle che mi vengono dalle persone che sono come te, quelle cioè che vogliono bene ai servi di Cristo per amore di lui: per questo non posso negare d'essermi compiaciuto delle lodi rivoltemi nella tua lettera.

Vanità di Temistocle.

3. Che cosa le persone serie e ricche d'esperienza pensino di quel tale Temistocle, seppure ricordo il vero nome di quell'individuo, è affar loro: costui in un banchetto s'era rifiutato di sonare la lira, come usavano fare le persone più in vista e più raffinate della Grecia; per questo era stato reputato una persona non abbastanza colta, anzi aveva disprezzato tutto quel genere di piacevoli trattenimenti. Gli fu perciò chiesto: Che cosa dunque ti piace ascoltare? Al che si narra che rispondesse: Le mie lodi. Se la vedano - ripeto - loro per qual motivo e per quale scopo credono che Temistocle desse quella risposta, o per quale scopo effettivamente quello la diede, dal momento che era un uomo pieno di vanagloria secondo la mentalità di questo mondo. Infatti, essendogli stato anche richiesto: Che cosa dunque sai fare? Di uno Stato piccolo farne uno grande, rispose 2. Io però quanto a ciò che dice Ennio: Tutti i mortali bramano d'esser lodati 3, credo che in parte sia da approvare e in parte sia da evitare. Allo stesso modo che bisogna desiderare la verità, la sola cosa degna d'essere lodata anche se non viene lodata, così bisogna evitare la vana compiacenza per le lodi umane che facilmente s'insinua inavvertitamente in noi. Questa c'è perfino quando si crede che i beni, che sono degni di lode, non si possiedono se non si viene lodati dagli altri, oppure quando uno desidera che siano molto lodate in lui anche azioni degne di scarsa lode o meritevoli addirittura d'esser biasimate. Ecco perché Orazio, più attento di Ennio, dice: Sei forse gonfio di amore della gloria? In un libretto ci sono certi rimedi, che sono efficacissimi per curarti se li leggerai tre volte con animo puro 4.

Insegnamento di Paolo sulle lodi.

4. Il poeta dunque credeva che la gonfiezza causata dall'amore della gloria fosse come il morso d'un serpente che si debba guarire col pronunciare, come rimedio, certe formule magiche. Il nostro buon Maestro ci ha insegnato quindi per bocca del suo Apostolo che dobbiamo agire bene non per esser lodati dalle persone, cioè che non dobbiamo riporre il fine del bene che facciamo nelle lodi umane, e tuttavia cercare la lode delle persone proprio per far loro del bene 5. Quando si danno lodi ai buoni, esse non giovano a chi le riceve, ma a chi le rivolge, poiché ai buoni, per quanto li riguarda, basta d'essere buoni. Dobbiamo invece rallegrarci con coloro ai quali è di giovamento imitare i buoni, quando indirizzano loro delle lodi, poiché in tal modo danno a vedere che ad essi piacciono coloro ch'essi lodano sinceramente. Dice dunque l'Apostolo in un passo (delle sue lettere): Se ancora cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo 6. La stessa cosa dice in un altro passo: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch'io cerco di piacere a tutti in tutto; ma indica subito dopo il motivo col dire: cercando non già il mio interesse, ma il vantaggio di molti perché siano salvi 7. Ecco quanto cercava nelle lodi umane anche nel passo ove diceva: Del resto, fratelli, quanto c'è di vero, di nobile, di giusto, di sincero, di meritevole d'onore, ogni virtù, ogni lode, queste cose siano oggetto dei vostri pensieri. Praticate inoltre tutto ciò che avete imparato, ricevuto e udito da me; e sarà con voi il Dio della pace 8. Tutte le altre cose, ricordate più sopra da me, egli le ha comprese sotto il termine di virtù; ciò che invece ha soggiunto dicendo: quanto è meritevole d'onore lo ha spiegato con un solo termine appropriato: ogni lode. Quando perciò afferma: Se cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo, bisogna intenderlo come se dicesse: " Se il bene che faccio, lo facessi solo per esser lodato, sarei uno gonfio dell'amore di gloria ". L'Apostolo dunque voleva piacere alle persone e si compiaceva di piacer loro; ma non alle persone delle cui lodi si sarebbe gonfiato in se stesso, bensì a quelle che egli, nell'esser lodato, voleva edificare in Cristo. Perché dunque non dovrebbe farmi piacere d'essere lodato da te, dal momento che non solo, buono qual sei, non m'inganni, ma lodi solo le qualità che tu ami e ch'è utile e di gran giovamento all'anima d'amarle, anche se io non le posseggo? Ciò non giova a te solamente, ma ancora a me, poiché, se non le posseggo, arrossisco salutarmente e ambisco con ardore d'averle. E nella misura che riconosco le mie qualità nelle tue lodi, godo ch'io le abbia e che tu ami quelle e me stesso a causa loro. Ma quelle che riconosco di non avere, non solo desidero d'acquistarle, ma desidero altresì, che quando mi lodano, non s'ingannino coloro che mi amano sinceramente.

Le opere di Agostino potranno giovare a molti.

5. Ecco quante cose ho dette, eppure non ti ho detto ancora che cosa nella tua lettera m'è piaciuto più della facondia e delle lodi. E che cosa credi che sia, mio eccellente signore, se non che mi sono fatto amico un personaggio come te senza neppure averti visto, se pure debbo dire di non averti visto, mentre ho conosciuto, non la tua fisionomia, ma l'anima tua attraverso la tua lettera, nel leggere la quale mi sono fatto un'idea mia personale sul tuo conto e non - come prima - credendo ai miei fratelli? Ero infatti già venuto a sapere per sentito dire chi tu fossi, ma non immaginavo ancora quali fossero i tuoi sentimenti verso di me. In virtù di questa tua amicizia non dubito che anche le lodi che tu mi rivolgi - e ti ho spiegato il motivo per cui mi piacciono - saranno maggiormente utili alla Chiesa di Cristo, dal momento che anche le mie opere scritte a difesa del Vangelo, contro gli ultimi avanzi degli empi adoratori dei demoni, tu le riguardi, le leggi, le ami, le decanti in modo da farmi conoscere, per mezzo di esse, tanto più largamente quanto maggiore è la tua rinomanza. Tu infatti, che sei illustre, poni in chiara - luce le mie opere ancora oscure, tu, che sei rinomato, le rendi note e non lasci che rimangano ignote ovunque tu veda che possano giovare. Se mi domandi come faccio a sapere ciò, ti rispondo che mi sei apparso tale attraverso la tua lettera. Da questo comprendi ormai quanto essa mi sia piaciuta. Se tu hai di me un buon concetto, puoi immaginare quanto io goda dei guadagni che fa Cristo. Tu stesso, anzi, il quale pure - come scrivi - hai potuto " abbracciare la legge di Cristo a cominciare dai tuoi genitori, dagli avi fino agli ultimi discendenti della famiglia " 9, tuttavia - dici ancora - " per confutare il culto pagano, hai trovato un aiuto quanto mai efficace nelle medesime mie opere ". Per questo motivo potrei forse non pensare abbastanza quanto bene ad altre persone, anzi a quante altre persone, anche illustri, e quanto facilmente e con quanto profitto spirituale, mediante quelle persone, a tutte le altre, cui essi sono confacenti, potranno apportare i miei scritti, dal momento che sono decantati e divulgati da te? Pensando a ciò potrei forse essere inondato dalla gioia proveniente da soddisfazioni piccole o di poco conto?

Le Confessioni specchio dell'anima di Agostino.

6. Poiché dunque non sono riuscito a spiegarti a parole quanta gioia ho avuto dalla tua lettera, ti ho detto perché mi ha fatto piacere; lascio ormai a te immaginare quel che non sono riuscito a esprimerti a sufficienza, quanto cioè mi ha fatto piacere. Ricevi dunque, figlio mio, signore mio illustre e cristiano non già nell'apparenza esteriore, ma per la carità cristiana, ricevi - dico - i libri delle mie Confessioni che hai desiderati. Osservami in essi e non lodarmi più di quel ch'io sono; in essi credi a me e non ad altri sul mio conto. In essi considerami e osserva che cosa sono stato in me stesso, per me stesso e se vi troverai qualcosa che ti piacerà di me, lodane con me non me stesso, ma Colui che ho voluto venga lodato nei miei riguardi. Poiché è stato lui a farci e non già noi da noi stessi 10. Noi infatti eravamo periti ma è stato lui a rifarci, lui che ci aveva fatti. Quando in essi m'avrai trovato, prega per me, affinché io non faccia regressi, ma sia messo in grado di fare progressi. Prega, figlio mio, prega. So quel che dico, so quel che chiedo. Non ti sembri una cosa fuor di proposito e in un certo senso superiore ai tuoi meriti. Mi priverai d'un aiuto prezioso, se non lo farai. E non tu soltanto, ma anche tutti coloro, che mi vogliono bene per averti inteso parlare di me, preghino per me. Fa sapere loro che sono stato io a chiederti ciò e, se voi mi attribuite importanza, fate conto che questa mia domanda sia un comando; concedeteci, a ogni modo, quel che domandiamo oppure ottemperate a quel che vi comandiamo. Pregate per noi. Leggi la Scrittura e vi troverai che i capi (del gregge cristiano), gli Apostoli, domandarono ciò ai loro figli oppure lo comandarono ai loro uditori. Quanto io faccia questa medesima cosa che mi hai domandata per te lo vede Colui che speriamo ci esaudisca, Colui che vedeva che lo facevo anche prima. Ma dammi anche in ciò il contraccambio dell'affetto. Noi siamo i vostri pastori, voi il gregge di Dio 11. Considerate e riflettete che i nostri pericoli sono maggiori dei vostri e perciò pregate per noi. Ciò torna a vantaggio sia vostro che nostro, affinché rendiamo conto favorevole di voi al Principe dei pastori e capo di noi tutti 12, e nello stesso tempo sfuggiamo alle lusinghe di questo mondo, più pericolose che non le molestie, salvo quando la pace del mondo ci giova per trascorrere - come l'Apostolo ci esorta di pregare - una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità 13. Se infatti venisse a mancare la pietà e la carità, che cosa sarebbe la pace e la tranquillità, al riparo da tutti gli altri mali del mondo, se non un'esca, un invito o un aiuto alla scostumatezza e alla dissolutezza? Pregate dunque per noi, dovunque voi siate, affinché possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità, come prego io per voi dovunque siamo noi, poiché dappertutto è presente il Signore al quale noi apparteniamo.

È grato per le medicine e per i sussidi alla biblioteca.

7. Per non farti soltanto il favore che mi hai chiesto, t'ho inviato anche altri libri da te non richiesti, e cioè: La fede delle realtà invisibili, La pazienza, La continenza, La provvidenza ed un altro molto voluminoso su La fede, la speranza e la carità. Se li leggerai tutti durante la tua permanenza in Africa, fammi sapere il tuo giudizio, inviandomelo direttamente oppure lascialo costì, affinché mi sia inviato da Aurelio, mio fratello e signore. Speriamo del resto che possiamo ricevere tue lettere da qualsiasi luogo in cui ti troverai e anche tu possa ricevere le nostre di qui finché ci sarà possibile. Ho gradito, e te ne serbo viva riconoscenza, le medicine mandatemi, con le quali ti sei degnato di sostenere anche la mia salute sia pure temporale; poiché desideri evidentemente che io possa servire il Signore senza l'impedimento d'una salute malferma: ho anche gradito che hai voluto sovvenire alla nostra biblioteca i mezzi per poter preparare o riparare i libri. Il Signore ti dia in contraccambio, in questa vita e nell'altra, i beni preparati per coloro che sono come ha voluto che fossi tu stesso 14. Nella mia precedente lettera ti pregavo di salutare da parte mia il tuo figliolo, pegno di pace carissimo ad entrambi noi, ch'è in custodia presso di te; allo stesso modo ti prego anche adesso di salutarmelo nuovamente.


 

1 - PERS., Satyra 1, 47.

2 - CICER., Pro Arch. 9, 20; PLUT., Them. 2.

3 - ENN., Ann. 560.

4 - HORAT., Ep. 1, 1, 36-37.

5 - TER., Sat. 1, 48.

6 - Gal 1, 10.

7 - 1 Cor 10, 32-33.

8 - Fil 4, 8-9.

9 - Ep. 230, 4.

10 - Sal 99, 3.

11 - 1 Pt 5, 2; Ger 13, 17.

12 - 1 Pt 5, 4.

13 - 1 Tm 2, 2.

14 - 1 Cor 2, 9.


Capitolo VII:L’esame di coscienza e il proposito di correggersi

Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis

Leggilo nella Biblioteca

Parola del Diletto

1. Sopra ogni cosa è necessario che il sacerdote di Dio si appresti a celebrare, a toccare e a mangiare questo sacramento con somma umiltà di cuore e supplice reverenza, con piena fede e devota intenzione di dare gloria a Dio. Esamina attentamente la tua coscienza; rendila, per quanto ti è possibile, pura e luminosa per mezzo del sincero pentimento e dell'umile confessione dei tuoi peccati, cosicché nulla di grave tu abbia, o sappia di avere, che ti sia di rimprovero e ti impedisca di accedere liberamente al Sacramento. Abbi dispiacere di tutti i tuoi peccati in generale; e maggiormente, in particolare, abbi dolere e pianto per le tue colpe di ogni giorno. Se poi ne hai il tempo, confessa a Dio, nel segreto del tuo cuore, tutte le miserie delle tue passioni. Piangi e ti rincresca di essere ancora così legato alla carne e al mondo; così poco mortificato di fronte alle passioni e così pieno di impulsi di concupiscenza; così poco vigilante su ciò che percepiscono di fuori i sensi, così spesso perduto dietro a vane fantasie; così fortemente inclinato verso le cose esteriori e così poco attento a ciò che è dentro di noi; così facile al riso e alla dissipazione e così restio al pianto e alla compunzione; così pronto alla rilassatezza e alle comodità materiali, così pigro, invece, al rigore e al fervore; così avido di udire o vedere cose nuove e belle, e così lento ad abbracciare ciò che è basso e spregevole; così smanioso di molto possedere e così tenace nel tenere per te; così sconsiderato nel parlare e così incapace di tacere; così disordinato nella condotta e così avventato nell'agire; così profuso nel cibo; così sordo alla parola di Dio; così sollecito al riposo e così tardo al lavoro; così attento alle chiacchiere, così pieno di sonno nelle sacre veglie, compiute distrattamente affrettandone col desiderio la fine; così negligente nell'adempiere alle Ore, così tiepido nella celebrazione della Messa, così arido nella Comunione; così facilmente distratto, così di rado pienamente raccolto in te stesso; così subitamente mosso all'ira, così facile a far dispiacere agli altri; così proclive a giudicare, così severo nell'accusare; così gioioso quando le cose ti vanno bene e così poco forte nelle avversità; così facile nel proporti di fare molte cose buone, ma capace, invece, di realizzarne ben poche.

2. Confessati e deplorati, con dolore e con grande amarezza per la tua fragilità, questi e gli altri tuoi difetti, fa' il fermo proponimento di correggere per sempre la tua vita e di progredire maggiormente. Dopo di che, rimettendo a me completamente ogni tua volontà, offri te stesso sull'altare del tuo cuore, a gloria del mio nome, sacrificio perpetuo, affidando a me con fede il tuo corpo e la tua anima; cosicché tu ottenga di accostarti degnamente ad offrire a Dio la Messa e a mangiare il sacramento del mio corpo, per la tua salvezza. Non v'è dono più appropriato; non v'è altro modo per riscattare e cancellare pienamente i peccati, all'infuori della totale e perfetta offerta di se stessi a Dio, nella Messa e nella Comunione, insieme con l'offerta del corpo di Cristo. Se uno farà tutto quanto gli è possibile e si pentirà veramente, ogni volta che verrà a me per ottenere il perdono e la grazia, "Io vivo, dice il Signore, e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (Ez 33,11): "giacché più non mi ricorderò dei suoi peccati" (Eb 10,17), ma tutti gli saranno rimessi.


NELLA CONFESSIONE IO APRO LE MIE PIAGHE A.N.A. 127

Catalina Rivas

Gesù

Non Mi chiedere in quale giorno avverrà la conversione del mondo, chiediti invece quando ti convertirai tu... Non tremare per la condizione del mondo, ma trema per te stessa e abbi sete della Mia verità.Se Mi ami, non c'è bisogno di chiedermi niente, capiscilo una buona volta. Cerca solo di amarmi. Tutto il resto ti sarà dato, Mia povera e amata figlia. Vai a confessarti un'altra volta. Mentre il sacerdote ti dà l'assoluzione, Io apro le Mie piaghe e il Mio sangue scende goccia a goccia... Non lasciare che nemmeno un passo ti allontani da Me. Non smettere di pregare.

Quando nel giudizio finale, vedrete i vostri peccati, già perdonati, risplenderete del Mio Amore. L'unica cosa che ti chiedo, è di non offendermi. Io farò il resto per te, e Mi occuperò anche del benessere materiale e spirituale della tua famiglia... Ciò che importa di più, è che tu sia sempre vicino a Me.

Prega molto per i Miei sacerdoti, sacrificati per loro, perché al momento del giudizio, non siano con le mani vuote come molti si trovano oggigiorno.