Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 31° settimana del tempo ordinario (San Carlo Borromeo)
Vangelo secondo Luca 8
1In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
4Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:5"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.6Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.7Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.8Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!".
9I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.10Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché
'vedendo non vedano
e udendo non intendano'.
11Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.14Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.15Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.17Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere".
19Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.20Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti".21Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".
22Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: "Passiamo all'altra riva del lago". Presero il largo.23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.24Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia.25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui che da' ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?".
26Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea.27Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri.28Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!".29Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.30Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demòni erano entrati in lui.31E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.
32Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise.33I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò.34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi.35La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.36Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito.37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.38L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:39"Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto". L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.
40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui.41Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua,42perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno.43Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire,44gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò.45Gesù disse: "Chi mi ha toccato?". Mentre tutti negavano, Pietro disse: "Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia".46Ma Gesù disse: "Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me".47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita.48Egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!".
49Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: "Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro".50Ma Gesù che aveva udito rispose: "Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata".51Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla.52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: "Non piangete, perché non è morta, ma dorme".53Essi lo deridevano, sapendo che era morta,54ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: "Fanciulla, alzati!".55Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
Deuteronomio 23
1Nessuno sposerà una moglie del padre, né solleverà il lembo del mantello paterno.
2Non entrerà nella comunità del Signore chi ha il membro contuso o mutilato.3Il bastardo non entrerà nella comunità del Signore; nessuno dei suoi, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore.4L'Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore;5non vi entreranno mai perché non vi vennero incontro con il pane e con l'acqua nel vostro cammino quando uscivate dall'Egitto e perché hanno prezzolato contro di te Balaam, figlio di Beor, da Petor nel paese dei due fiumi, perché ti maledicesse.6Ma il Signore tuo Dio non volle ascoltare Balaam e il Signore tuo Dio mutò per te la maledizione in benedizione, perché il Signore tuo Dio ti ama.7Non cercherai né la loro pace, né la loro prosperità, finché tu viva, mai.8Non avrai in abominio l'Idumeo, perché è tuo fratello; non avrai in abominio l'Egiziano, perché sei stato forestiero nel suo paese;9i figli che nasceranno da loro alla terza generazione potranno entrare nella comunità del Signore.
10Quando uscirai e ti accamperai contro i tuoi nemici, guardati da ogni cosa cattiva.11Se si trova qualcuno in mezzo a te che sia immondo a causa d'un accidente notturno, uscirà dall'accampamento e non vi entrerà;12verso sera si laverà con acqua e dopo il tramonto del sole potrà rientrare nell'accampamento.
13Avrai anche un posto fuori dell'accampamento e là andrai per i tuoi bisogni.14Nel tuo equipaggiamento avrai un piuolo, con il quale, nel ritirarti fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi.15Perché il Signore tuo Dio passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e per mettere i nemici in tuo potere; l'accampamento deve essere dunque santo, perché Egli non veda in mezzo a te qualche indecenza e ti abbandoni.
16Non consegnerai al suo padrone uno schiavo che, dopo essergli fuggito, si sarà rifugiato presso di te.17Rimarrà da te nel tuo paese, nel luogo che avrà scelto, in quella città che gli parrà meglio; non lo molesterai.
18Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d'Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli d'Israele.19Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il dono di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto, poiché tutti e due sono abominio per il Signore tuo Dio.
20Non farai al tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque cosa che si presta a interesse.21Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non al tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano, nel paese di cui stai per andare a prender possesso.
22Quando avrai fatto un voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo, perché il Signore tuo Dio te ne domanderebbe certo conto e in te vi sarebbe un peccato.23Ma se ti astieni dal far voti non vi sarà in te peccato.24Manterrai la parola uscita dalle tue labbra ed eseguirai il voto che avrai fatto volontariamente al Signore tuo Dio, ciò che la tua bocca avrà promesso.
25Se entri nella vigna del tuo prossimo, potrai mangiare uva, secondo il tuo appetito, a sazietà, ma non potrai metterne in alcun tuo recipiente.26Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non mettere la falce nella messe del tuo prossimo.
Proverbi 27
1Non ti vantare del domani,
perché non sai neppure che cosa genera l'oggi.
2Ti lodi un altro e non la tua bocca,
un estraneo e non le tue labbra.
3La pietra è greve, la sabbia è pesante,
ma più dell'una e dell'altra lo è il fastidio dello stolto.
4La collera è crudele, l'ira è impetuosa;
ma chi può resistere alla gelosia?
5Meglio un rimprovero aperto
che un amore celato.
6Leali sono le ferite di un amico,
fallaci i baci di un nemico.
7Gola sazia disprezza il miele;
per chi ha fame anche l'amaro è dolce.
8Come un uccello che vola lontano dal nido
così è l'uomo che va errando lontano dalla dimora.
9Il profumo e l'incenso allietano il cuore,
la dolcezza di un amico rassicura l'anima.
10Non abbandonare il tuo amico né quello di tuo padre,
non entrare nella casa di tuo fratello
nel giorno della tua disgrazia.
Meglio un amico vicino che un fratello lontano.
11Sii saggio, figlio mio, e allieterai il mio cuore
e avrò di che rispondere a colui che mi insulta.
12L'accorto vede il pericolo e si nasconde,
gli inesperti vanno avanti e la pagano.
13Prendigli il vestito perché si è fatto garante per uno straniero
e tienilo in pegno per gli sconosciuti.
14Benedire il prossimo di buon mattino ad alta voce
gli sarà imputato come una maledizione.
15Il gocciolar continuo in tempo di pioggia
e una moglie litigiosa, si rassomigliano:
16chi la vuol trattenere, trattiene il vento
e raccoglie l'olio con la mano destra.
17Il ferro si aguzza con il ferro
e l'uomo aguzza l'ingegno del suo compagno.
18Il guardiano di un fico ne mangia i frutti,
chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori.
19Come un volto differisce da un altro,
così i cuori degli uomini differiscono fra di loro.
20Come gli inferi e l'abisso non si saziano mai,
così non si saziano mai gli occhi dell'uomo.
21Come il crogiuolo è per l'argento e il fornello per l'oro,
così l'uomo rispetto alla bocca di chi lo loda.
22Anche se tu pestassi lo stolto nel mortaio
tra i grani con il pestello,
non scuoteresti da lui la sua stoltezza.
23Preòccupati del tuo gregge,
abbi cura delle tue mandrie,
24perché non sono perenni le ricchezze,
né un tesoro si trasmette di generazione in generazione.
25Si toglie il fieno, apparisce l'erba nuova
e si raccolgono i foraggi dei monti;
26gli agnelli ti danno le vesti
e i capretti il prezzo per comprare un campo,
27le capre latte abbondante per il cibo
e per vitto della tua famiglia.
e per mantenere le tue schiave.
Salmi 111
1Alleluia.
Alef. Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
Bet. nel consesso dei giusti e nell'assemblea.
2Ghimel. Grandi le opere del Signore,
Dalet. le contemplino coloro che le amano.
3He. Le sue opere sono splendore di bellezza,
Vau. la sua giustizia dura per sempre.
4Zain. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
Het. pietà e tenerezza è il Signore.
5Tet. Egli dà il cibo a chi lo teme,
Iod. si ricorda sempre della sua alleanza.
6Caf. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
Lamed. gli diede l'eredità delle genti.
7Mem. Le opere delle sue mani sono verità e giustizia,
Nun. stabili sono tutti i suoi comandi,
8Samech. immutabili nei secoli, per sempre,
Ain. eseguiti con fedeltà e rettitudine.
9Pe. Mandò a liberare il suo popolo,
Sade. stabilì la sua alleanza per sempre.
10Kof. Santo e terribile il suo nome.
Res. Principio della saggezza è il timore del Signore,
Sin. saggio è colui che gli è fedele;
Tau. la lode del Signore è senza fine.
Daniele 13
1Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm,2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio.3I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè.4Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui.5In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: "L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo".6Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro.7Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito.8I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei:9persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.10Eran colpiti tutt'e due dalla passione per lei,11ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei.12Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all'altro:13"Andiamo pure a casa: è l'ora di desinare" e usciti se ne andarono.14Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola.
15Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo.16Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla.17Susanna disse alle ancelle: "Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno".18Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti.19Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero:20"Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi.21In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle".22Susanna, piangendo, esclamò: "Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani.23Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!".24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei25e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
26I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo.27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
28Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna.29Rivolti al popolo dissero: "Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm". Mandarono a chiamarla30ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti.31Susanna era assai delicata d'aspetto e molto bella di forme;32aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza.33Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
34I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa.35Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore.36Gli anziani dissero: "Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle.37Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei.38Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme.39Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito.40Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni".41La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte.42Allora Susanna ad alta voce esclamò: "Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano,43tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me".44E il Signore ascoltò la sua voce.
45Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele,46il quale si mise a gridare: "Io sono innocente del sangue di lei!".
47Tutti si voltarono verso di lui dicendo: "Che vuoi dire con le tue parole?".48Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: "Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità!49Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei".
50Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: "Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell'anzianità".51Daniele esclamò: "Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò".52Separati che furono, Daniele disse al primo: "O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce,53quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente.54Ora dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?". Rispose: "Sotto un lentisco".55Disse Daniele: "In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due".56Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: "Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore!57Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità.58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?". Rispose: "Sotto un leccio".59Disse Daniele: "In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire".
60Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui.61Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo62e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.63Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto.64Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
Lettera ai Filippesi 3
1Per il resto, fratelli mei, state lieti nel Signore. A me non pesa e a voi è utile che vi scriva le stesse cose:2guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno circoncidere!3Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne,4sebbene io possa vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui:5circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge;6quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge.
7Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo.8Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo9e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.10E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte,11con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti.12Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo.13Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro,14corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
15Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo.16Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea.
17Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi.18Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo:19la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.20La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo,21il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Capitolo VII: Evitare l'eccessiva familiarità
Leggilo nella Biblioteca"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.
La dottrina cristiana - Prologo
La Dottrina Cristiana - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaFine dell'opera.
1. Per l'esposizione delle Scritture ci sono delle norme che, a quanto mi sembra, possono essere presentate validamente a chi si dedica al loro studio. Con esse lo studioso potrà ricavare profitto non solo dalla lettura di quel che scopersero altri nei passi oscuri delle sacre Lettere, ma egli stesso potrà diventarne interprete per altri ancora. Mi sono pertanto deciso a comporre questa trattazione per coloro che vogliono e sono in grado d'apprendere tali norme, e mi auguro che Dio, nostro Signore, non mi neghi nello scrivere i doni che è solito elargirmi allorché penso a tale argomento. Prima d'iniziare la trattazione credo però che sia necessario rispondere a quanti mi muoveranno critiche o me le avrebbero mosse se prima non mi fossi fatto dovere di tacitarli. Che se anche dopo questa premessa ci saranno di quelli che mi muoveranno critiche, essi per lo meno non riusciranno a turbare gli altri né a farli passare da un utile interessamento alla pigrizia, madre d'ignoranza: cosa che avrebbero potuto conseguire se si fossero trovati di fronte a persone indifese e impreparate.
Previste difficoltà di critici e malevoli.
2. A questo nostro lavoro, dunque, alcuni solleveranno critiche per non aver capito le norme che stiamo per impartire. Altri, volendo servirsi di quel che hanno compreso e cercando di esporre le divine Scritture a tenore delle presenti norme, siccome non riescono a scoprire e ad esporre quel che desideravano, si formeranno la convinzione che il mio lavoro è stato inutile e, non essendo loro personalmente aiutati dal presente scritto, lo riterranno inadatto per aiutare qualsiasi altro. C'è poi un terzo gruppo di critici, e sono coloro che o davvero riescono ad esporre bene le Sacre Scritture o, quanto meno, così opinano loro stessi. Senza leggere alcuna delle note che mi accingo a descrivere, sono certi - o almeno così pensano - di saper esporre i Libri sacri e sbraitano che delle presenti norme nessuno ha bisogno; che anzi per tutti i passi oscuri di quei libri che lodevolmente ci si sforza di dilucidare, il risultato si può conseguire con il [semplice] aiuto del dono di Dio.
Risposta alle diverse critiche.
3. Voglio rispondere brevemente a tutti costoro. E a quelli che non comprendono quanto da me scritto dico questo: non mi rimproverino perché non intendono il libro. Sarebbe come se volessero vedere l'ultima o la prima fase della luna o una qualche stella non troppo lucente. Io sto lì a mostrarle col dito puntato ma essi non hanno la vista nemmeno per vedere il mio dito. Non dovrebbero quindi prendersela contro di me. Poi ci sono coloro che, anche conosciute e penetrate le presenti mie norme, non riescono a penetrare le parti difficili delle Sacre Scritture. Costoro vogliano considerarsi come chi è in grado di vedere il mio dito ma non le stelle per vedere le quali io lo tengo puntato. Ebbene, come quegli altri così anche questi cessino di rimproverarmi; preghino piuttosto perché da Dio sia loro concessa luce agli occhi. Se infatti a me è data facoltà di muovere uno dei miei membri per indicare un oggetto, non mi è data quella di illuminare gli occhi perché penetrino la mia dilucidazione e la cosa che voglio illustrare.
4. Ci sono poi quelli che assaporano la felicità di poter comprendere ed esporre i Libri santi anche senza le norme che io sto iniziando a fornire e pensano, per ciò stesso, che io mi proponga di scrivere cose superflue. La loro reazione dovrebbe essere però temperata, nel senso che, sebbene sia giusto che si rallegrino d'un così gran dono avuto da Dio, dovrebbero quanto meno ricordarsi che è stato ad opera di uomini che hanno imparato a leggere e scrivere. Non dovrebbero pertanto sentirsi offesi per quanto si dice del monaco egiziano Antonio, uomo santo e perfetto, il quale, senza alcuno studio di grammatica, col solo ascolto delle Sacre Scritture le riteneva a memoria e con la riflessione unita a saggezza ne penetrava il senso. C'è inoltre l'episodio di quello schiavo barbaro divenuto cristiano del quale in epoca recente abbiamo sentito parlare da uomini quanto mai seri e degni di fede. Costui avrebbe imparato a leggere senza che alcuno glielo insegnasse ma con la sola preghiera, ottenendo che gli fosse rivelato con piena cognizione: con tre giorni di preghiera impetrò di scorrere leggendo il codice che alcuni gli presentavano, con stupore di quanti erano presenti.
5. Qualcuno forse riterrà false tutte queste cose; né io voglio accanirmi in senso contrario. In effetti la disputa è con dei cristiani che hanno la soddisfazione di conoscere le Sacre Scritture senza bisogno di uomini che li guidino, e pertanto, se così è, posseggono un bene vero e di non poco valore. Tuttavia debbono ammettere che ciascuno di noi ha imparato la propria lingua nella sua infanzia a forza di ascoltarla e, quanto alle altre lingue, - supponiamo il greco, l'ebraico o altra - l'hanno apprese o ascoltandole come sopra o mediante l'insegnamento di qualche persona. Inoltre, se fosse davvero così, potremmo esortare i fratelli a non insegnare queste cose ai loro piccoli, poiché in un batter d'occhio, alla venuta dello Spirito Santo, gli Apostoli ripieni del medesimo Spirito parlarono le lingue di tutte le genti 1, ovvero, se di tali effetti non beneficiano, diciamo loro che non si ritengano cristiani o dubitino d'aver ricevuto lo Spirito Santo. Viceversa, ciascuno apprenda con umiltà quanto deve essere imparato dall'uomo, e colui, ad opera del quale viene impartito l'insegnamento, senza insuperbirsi e senza provarne invidia, comunichi all'altro ciò che egli stesso ha ricevuto. Né tentiamo colui nel quale abbiamo creduto, come faremmo se, ingannati dalle astuzie e dalla malvagità del nemico, non volessimo andare in chiesa ad ascoltare e apprendere il Vangelo o non volessimo leggerne il testo o ascoltare chi ce lo legge e lo espone predicando, attendendo d'essere rapiti al terzo cielo, sia col corpo sia senza il corpo - come dice l'Apostolo - e lassù ascoltare parole ineffabili, di cui all'uomo non è consentito parlare 2, o magari vedere, sempre nel cielo, il Signore Gesù Cristo e ascoltare da lui stesso, piuttosto che dall'uomo, l'annuncio evangelico.
Esempi illustrativi dell'assunto.
6. Guardiamoci da tali tentazioni frutto di grande superbia e assai pericolose. Pensiamo piuttosto all'apostolo Paolo. Sebbene abbattuto e istruito da una voce divina proveniente dal cielo, egli fu mandato da un uomo per ricevere i sacramenti ed essere inserito nella Chiesa 3. Così il centurione Cornelio. Un angelo gli annunziò che le sue orazioni erano state esaudite e le sue elemosine gradite a Dio; tuttavia, per essere catechizzato fu mandato da Pietro, dal quale non solo avrebbe ricevuto i sacramenti ma anche udito cosa avesse dovuto credere 4, sperare e amare. E in realtà tutte queste cose avrebbe potuto farle l'angelo stesso, ma se Dio avesse fatto capire di non voler dispensare la sua parola agli uomini per mezzo di altri uomini, la dignità dell'uomo ne sarebbe risultata sminuita. Come infatti sarebbero state vere le parole: Santo è il tempio di Dio che siete voi 5, se Dio non avesse proferito i suoi oracoli da quel tempio che è l'uomo ma avesse fatto echeggiare dal cielo e per mezzo di angeli tutto quello che voleva rivelare agli uomini a loro istruzione? E finalmente un rilievo sulla carità che unisce gli uomini tra loro col vincolo dell'unità. Se gli uomini non avessero da imparare nulla dai propri simili, alla carità verrebbe tolta una via importante per conseguire la fusione e, per così dire, l'interscambio degli animi.
7. E qui, ovviamente, ricordiamo anche quell'eunuco che leggeva il profeta Isaia ma non lo comprendeva. L'Apostolo non lo mandò da un angelo, e ciò che non comprendeva né gli fu spiegato da un angelo né gli fu rivelato alla mente da Dio stesso senza l'intervento dell'uomo. Al contrario, per ispirazione divina, fu mandato a lui Filippo, che conosceva il profeta Isaia. Sedutosi con lui, Filippo con parole e linguaggio umano gli rese manifesto quanto si celava in quel passo scritturale 6. O che forse Dio non parlava con Mosè? Eppure costui, uomo sommamente avveduto e per nulla superbo, accettò il consiglio di reggere e governare il suo popolo, divenuto troppo numeroso, dal suocero che pur era uno straniero 7. Quell'uomo esimio infatti sapeva che, da qualunque persona fosse venuto un consiglio verace, lo si doveva attribuire non a quella persona ma a colui che è la verità, cioè a Dio che non è soggetto a mutazioni.
8. Un'ultima parola a tutti coloro che si gloriano di comprendere tutte le parti oscure della Bibbia per dono di Dio e senza essere istruiti con norme umane. È certamente retta la loro opinione quando ritengono che tale facoltà non è risorsa loro, quasi derivata da loro stessi, ma elargita da Dio. E pertanto essi cercano la gloria di Dio e non la propria: leggono e capiscono senza che altri uomini vengano a spiegare. Ma allora perché loro stessi si industriano di spiegare agli altri e non piuttosto li lasciano all'azione di Dio, affinché anch'essi apprendano non tramite l'uomo ma da Dio che li illumina interiormente? Senza dubbio temono di sentirsi dire dal Signore: Servo cattivo, avresti dovuto dare il mio denaro ai banchieri 8. Come dunque costoro, o scrivendo o parlando, comunicano agli altri le cose comprese, così (la cosa è ovvia) neanche io debbo essere messo sotto processo se paleserò non solo cose da comprendersi ma anche quelle che, una volta comprese, debbono essere praticate. E questo, sebbene nessuno debba ritenere come sua proprietà esclusiva cosa alcuna, ad eccezione forse della falsità. Ogni cosa vera infatti viene da colui che diceva: Io sono la verità 9. Cosa abbiamo infatti che non l'abbiamo ricevuta? E se l'abbiamo ricevuta, perché gloriarci come se non l'avessimo ricevuta? 10
9. Chi legge un libro davanti a degli uditori, certo enunzia delle espressioni che conosce, chi invece insegna le lettere con cui il libro è scritto mira a questo: che anche gli altri lo sappiano leggere; tuttavia e l'uno e l'altro impartono insegnamenti su cose da loro imparate. Così è anche di colui che espone a degli uditori quel che ha compreso nelle Scritture: egli fa da lettore e pronunzia delle lettere a lui note. Viceversa colui che dà delle norme sul modo di comprenderle è come colui che insegna la grammatica, cioè colui che dà norme per saper leggere. Di conseguenza, come chi sa leggere, quando si trova di fronte a un testo non ha bisogno di un altro che gli legga cosa vi sta scritto, così è di colui che ha appreso le norme che ci sforziamo d'esporre. Quando nei libri sacri troverà delle oscurità, essendo fornito di regole, come di forme grammaticali, non ha bisogno d'un altro già istruito che gli sveli quello che vi è nascosto. Trovati certi sentieri, egli stesso saprà giungere senza deviazioni a scoprire il senso occulto o, certamente, non cadrà nell'assurdo di qualche interpretazione errata. Detto questo, dall'opera stessa apparirà a sufficienza non essere giusto che alcuno contesti con fondamento questo nostro lavoro, che io considero un impegno. Tuttavia, se con questo proemio avremo risposto, come pare, adeguatamente a tutti gli oppositori, di qualsiasi genere, sia pure di questo tono l'inizio (così ci viene in mente) che ci apre la via per la quale vogliamo addentrarci nel libro.
Note:
1 - Cf. At 2, 1-4.
2 - 2 Cor 12, 2-4.
3 - Cf. At 9, 3-7.
4 - Cf. At 10, 1-48.
5 - 1 Cor 3, 17.
6 - Cf. At 8, 26-35.
7 - Cf. Es 18, 14-26.
8 - Mt 25, 26-27.
9 - Gv 14, 6.
10 - Cf. 1 Cor 4, 7.
8 - Si illustra il miracolo con il quale le specie sacramentali si conservavano in Maria santissima.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca118. Ho già accennato alcune volte a questo beneficio, riservandone la spiegazione al tempo opportuno. Adesso ne parlerò, così che un tale prodigio a vantaggio della nostra Maestra non resti privo dei chiarimenti che la devozione può desiderare. La mia inadeguatezza mi angustia, perché non solo ignoro enormemente più di quello che intendo, ma pure su ciò che so mi esprimo con diffidenza e con poca soddisfazione dei termini che uso, insufficienti per comunicare il concetto; eppure, non ho l'ardire di tacere le grazie che ella ricevette dalla destra del suo diletto dopo aver fatto ritorno quaggiù per governare la comunità ecclesiale. Se queste erano state eccelse ed ineffabili anche prima, da allora crebbero con bella varietà, manifestando che era infinito il potere che le accordava ed immensa la capacità di colei alla quale erano concesse, unica ed eletta tra tutte.
119. Per un tanto prezioso e straordinario miracolo, cioè la conservazione delle specie sacramentali con il corpo di Cristo nel petto di Maria, non si deve cercare una causa diversa da quella degli altri doni con i quali sua Maestà la trattò in maniera singolare; mi riferisco alla sua santa volontà e alla sua illimitata sapienza, con cui determina sempre con ponderazione e misura quanto convenga. Alla prudenza e pietà cattolica basterebbe avere coscienza che ebbe soltanto questa semplice creatura come madre naturale, e che ella sola fra tutte fu degna di esserlo. Tale favore fu senza paragoni e modelli, e sarebbe crassa ignoranza volere esempi per persuaderci che l'Altissimo abbia fatto con lei quello che mai fece né farà con altre anime, poiché ella sola si innalza al di sopra dell'ordine comune. Sebbene ciò sia vero, egli desidera che con la luce della fede e con altre illuminazioni giungiamo a comprendere le motivazioni per le quali era giusto che il suo braccio onnipotente effettuasse queste meraviglie nella sua ammirevolissima genitrice. Così, per esse lo conosceremo e loderemo in lei e per lei, e capiremo quale sia la sicurezza della nostra speranza e della nostra sorte nelle mani vigorose di una simile Regina, nelle quali l'Eterno ha depositato tutta la forza della sua tenerezza. Conformemente a questo, esporrò quanto mi è stato rivelato.
120. Costei visse per trentatré anni con il suo unigenito e Dio, senza allontanarsene mai dall'ora in cui egli nacque dal suo grembo verginale sino alla croce. Lo allevò, lo servì, lo accompagnò, lo seguì e lo imitò, comportandosi in tutto e sempre come madre, figlia, sposa e fedelissima ancella ed amica. Godette della sua vista, della sua conversazione, dei suoi insegnamenti e delle elargizioni che per tanti meriti e riguardi ottenne nell'esistenza peritura. Salendo al cielo, Gesù fu obbligato dal cuore e dalla ragione a condurla con sé, per non stare senza di lei e per non farla rimanere separata da lui; tuttavia, la loro intensa carità verso gli uomini spezzò in un certo modo questo laccio e questa unione, muovendo la nostra dolce Signora a tornare ad edificare la Chiesa , e il Salvatore ad inviarla, accettando la distanza che veniva momentaneamente a frapporsi tra loro. Dato che, però, il Figlio del Padre aveva la facoltà di compensare tale privazione, il farlo diventava per lui un debito di amore, e questo suo sentimento non sarebbe stato molto credibile ed evidente qualora egli le avesse negato di discendere con lei senza abbandonare il seggio regale. Inoltre, l'ardentissimo affetto della Principessa, abituata alla sua presenza, di cui si nutriva, l'avrebbe fatta stare in uno stato di insopportabile violenza, se tanto a lungo non lo avesse avuto accanto come era possibile.
121. Il nostro Maestro dette risposta a questa esigenza dimorando incessantemente in lei sotto le specie consacrate sino a quando ella continuò ad abitare tra noi; così, in qualche maniera supplì largamente alla prossimità di cui si era allietata in precedenza. Anche allora se ne era distaccato parecchie volte per attendere alle opere della redenzione ed in tali occasioni ella era stata afflitta dal sospetto o dal timore delle sue fatiche, nel dubbio sulla data del suo rientro. La gioia di averlo con sé era sempre stata temperata dal dolore della morte sul duro legno che lo sovrastava, della quale non aveva mai potuto dimenticarsi; dopo la burrasca della passione, invece, mentre egli stava già alla destra del supremo sovrano e simultaneamente nel suo castissimo petto, si rallegrava della sua vicinanza senza paure e ansietà. In lui, poi, contemplava tutta la beatissima Trinità con il tipo di visione che ho già descritto. Si compiva così alla lettera quanto ella aveva dichiarato nel Cantico dei cantici: «Lo tengo stretto e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, cioè nella comunità ecclesiale, dove gli farò bere vino aromatico, del succo del mio melograno».
122. Con questa grazia il Signore mantenne pure la promessa fatta ai cristiani nella persona degli apostoli, allorché aveva annunciato che sarebbe stato con loro sino alla fine del mondo. Ciò si realizzò dall'istante stesso in cui furono pronunciate quelle parole, ed anzi da prima, poiché egli era già in lei come sacramento; altrimenti, senza questo nuovo miracolo, non si sarebbero adempiute dall'inizio, perché nei primi anni non ci furono né edifici per il culto né disposizioni per la conservazione dell'eucaristia, che veniva consumata completamente nel giorno in cui era celebrata. Solo Maria fu il tabernacolo in cui il Verbo incarnato stette in quel periodo, per non essere mai assente dalla terra, dall'ascensione alla fine dei tempi. Anche se non vi stava per uso dei devoti, vi stava per loro utilità e per altri scopi assai gloriosi, giacché la Vergine pregava e intercedeva per tutti nel tempio di se stessa. Ella adorava a nome della Chiesa colui che restava in essa nel pane consacrato e che, per mezzo di lei e del proprio essere custodito in lei, era congiunto in quel modo al corpo mistico dei credenti. Portando in sé il suo diletto, rese tale secolo più felice di quelli in cui egli è stato, come oggi, in altri cibori. Lì, infatti, gli fu sempre data somma riverenza e venerazione, e non fu mai offeso, come è invece accaduto successivamente. Egli in lei ricevette con abbondanza le delizie che dall'eternità aveva cercato nei figli dell'uomo. Essendo questa la finalità della sua stabile permanenza tra i suoi, sua Maestà non la conseguiva per nessuna via così adeguatamente come stando nel cuore della purissima Regina, che era la sfera più legittima dell'amore di Dio, l'elemento proprio e il centro dove riposava. Tutte le altre creature, paragonate a lei, erano come straniere, perché in esse non c'era spazio conveniente all'incendio divino, che brucia sempre di infinita carità.
123. Per quanto mi è stato rivelato, mi accingo a parlare della tenerezza dell'Unigenito per la Signora e a palesare sino a che punto ella giungesse a vincolarlo a sé, tanto che, se non l'avesse accompagnata ininterrottamente sotto le specie sacramentali, sarebbe partito dal trono del Padre per starle accanto in tutta la sua vita quaggiù. Se per farlo fosse stata necessaria per le dimore celesti e i loro abitanti la privazione della presenza dell'umanità santissima, egli avrebbe stimato ciò di minore importanza. Tale affermazione non è esagerata, poiché dobbiamo confessare che trovava in lei un genere di affetto più simile a quello della sua volontà che in tutti i beati insieme, e corrispondentemente le voleva bene più che a loro. Se colui del quale si racconta nella parabola evangelica si allontanò da novantanove pecorelle per andare dietro a una sola che gli mancava e non per questo sosteniamo che abbandonò il più per il meno, nell'empireo non sarebbe sembrato strano neanche che il buon pastore Gesù si allontanasse dal resto degli eletti per andare dalla candidissima agnella che lo aveva rivestito della sua stessa natura e, in essa, lo aveva allevato e nutrito. Certamente gli occhi di questa sposa e Madre lo avrebbero forzato a tornare là dove era già disceso per riscattare con la sua sofferenza la progenie di Adamo, meno obbligato, o per meglio dire disobbligato dai peccati. Se fosse venuto per stare con lei, lo avrebbe fatto invece per godere della sua prossimità; ciò non richiese, però, che si separasse dall'Altissimo perché, nell'eucaristia, questo vero Salomone soddisfaceva i propri sentimenti e quelli della Principessa, nel cui petto giaceva come in una lettiga.
124. L 'Onnipotente operava tale meraviglia nella maniera seguente. Quando ella accoglieva in sé le specie sacramentali, queste si ritiravano dallo stomaco, dove gli alimenti comuni sono digeriti, per non corrompersi, mescolarsi o confondersi con lo scarso cibo che prendeva. Esse si situavano nel suo stesso cuore, come in cambio del sangue che aveva offerto affinché da esso si formasse l'umanità santissima con la quale il Verbo si era unito ipostaticamente. L'eucaristia viene chiamata estensione dell'incarnazione, per cui era giusto che ne partecipasse in maniera singolare colei che aveva mirabilmente concorso a questa.
125. La temperatura cardiaca negli animali è assai elevata, e nell'uomo non può essere più bassa, data la sua eccellenza e nobiltà nel modo di essere e di agire e nella lunghezza dell'esistenza. La provvida natura, attraverso qualche sistema di ventilazione, permette un raffreddamento e la moderazione del calore innato che, senza alcun dubbio, è alla radice di quello dell'intero corpo. Nella nostra Maestra esso era molto intenso, per la sua costituzione generosa, ed era inoltre aumentato dagli impulsi e dai moti del suo ardore; nonostante ciò, l'eucaristia non si alterava né consumava. Per la sua conservazione erano indispensabili numerosi interventi straordinari, ma non dobbiamo pensare che questi fossero limitati, trattandosi di quella donna unica, che era tutta un prodigio di miracoli in lei raccolti. Questo favore cominciò dalla prima comunione che le fu data durante la cena e, perché fosse incessante, le specie consacrate restarono in lei fino alla seconda, che ricevette dalle mani di Pietro nell'ottavo giorno dopo la Pen tecoste. In tale istante, si consumarono quelle che teneva in sé e al loro posto entrarono le nuove; da allora si andarono succedendo le une alle altre, senza che mai fosse assente in lei il suo figlio e Signore.
126. Per questo beneficio e per quanto ho già asserito circa la visione astrattiva continua di Dio, Maria fu così divinizzata, e le sue facoltà e i suoi atti furono tanto innalzati al di sopra di ogni pensiero umano, che è impossibile farsi un'idea del suo stato nella vita mortale. Non trovo neppure termini capaci di esprimere quel poco che mi è stato manifestato. Nell'uso dei sensi venne dal cielo completamente rinnovata e trasformata in rapporto a come li utilizzava: da una parte, era distante dall'Unigenito e li impiegava degnamente quando conversava con lui per mezzo di essi; dall'altra, avvertiva e sapeva di averlo nel cuore, dove egli attraeva tutta la sua concentrazione. Dal momento del suo ritorno nel mondo, strinse un patto con i suoi occhi e ottenne più potere e controllo per non ammettere le immagini ordinarie delle cose materiali, se non nella misura adeguata per governare i membri della Chiesa e per capire ciò che fosse opportuno effettuare e disporre a tal fine. Non se ne valeva e per ragionare non aveva bisogno di volgersi al luogo interiore in cui negli altri esse si depositano per essere utili alla memoria e all'intelletto. Lo faceva con altre specie infuse e con la scienza che le era comunicata con la visione estrattiva dell'Eterno, nel modo in cui i beati in lui conoscono quanto quello specchio volontario intende mostrare loro in se medesimo oppure tramite altre visioni delle creature in se stesse. Così, la nostra Regina comprendeva tutto quello che conformemente al beneplacito superno era tenuta a compiere in ogni cosa e non ricorreva alla vista per apprendere niente di questo, pur osservando dove andasse e con chi parlasse solo con uno sguardo.
127. Adoperava un po' di più l'udito, perché doveva ascoltare quello che i credenti e gli apostoli le raccontavano sulla condizione delle anime e della comunità, e in ordine alle loro esigenze e alla loro consolazione, per dare risposte, insegnamenti e consigli. Lo faceva, però, con tanto dominio che non entravano in lei voci o suoni che discordassero anche minimamente dall'eccelsa perfezione della sua dignità, o che non fossero necessari per l'esercizio della carità verso il prossimo. Non impiegava l'olfatto per gli odori terreni, ma ne sentiva uno celestiale per merito dei custodi, che avevano per questo profondi motivi a lode dell'Onnipotente. Pure il suo gusto mutò considerevolmente ed ella scoprì che dopo essere stata nell'empireo poteva fare a meno degli alimenti; tuttavia, non le fu comandato di non prenderne, ma ciò fu lasciato al suo arbitrio. Si nutriva di rado e scarsamente, quando Pietro e Giovanni la pregavano di farlo o per non provocare ammirazione, cioè per obbedienza o per umiltà. In tali casi, non distingueva il sapore del cibo più di quanto avrebbe fatto un corpo apparente o glorioso se avesse mangiato qualcosa. Discerneva appena anche quello che toccava e non ne aveva diletto sensibile; però, percepiva al tatto con mirabile soavità e giubilo le specie sacramentali nel suo cuore e generalmente poneva attenzione a questo.
128. Simili doni le furono accordati su sua richiesta, perché consacrò nuovamente i sensi insieme alle facoltà ad operare con ogni pienezza di virtù per la maggiore esaltazione dell'Altissimo. Sebbene sempre, iniziando dalla sua immacolata concezione, avesse soddisfatto il debito di serva fedele e di prudente dispensatrice dell'abbondanza della grazia e delle elargizioni ricevute, come si è spesso ripetuto, dopo essere ascesa con il Salvatore fu migliorata in tutte e le fu concessa una diversa maniera di avvalersene, più somigliante a quella dei santi glorificati in corpo e anima che a quella degli altri viatori, benché non godesse ancora della visione beatifica. Non ci sono esempi più chiari per spiegare lo stato felicissimo, singolare e divino della Vergine allorché ella tornò per guidare la Chiesa.
129. A ciò corrispondeva la sua sapienza, poiché le erano noti i decreti e la volontà di Dio su quanto doveva e desiderava realizzare, e quando, in che modo, in che sequenza, con quali parole e in quali circostanze era bene fare ciascuna azione. In questo non le erano superiori neppure i medesimi esseri spirituali che ci assistono continuando a contemplare sua Maestà; anzi, agiva con saggezza così sublime da sorprenderli, perché erano consapevoli che a nessun'altra semplice creatura era possibile sopravanzarla o giungere all'eccellenza con cui ella cooperava. La riverenza che essi rendevano in lei a suo Figlio era una delle cose che le infondeva sommo gaudio. Avevano fatto lo stesso gli eletti, ai quali lo scorgerla salire con Gesù, presente contemporaneamente nel suo cuore nell'eucaristia, aveva procurato straordinaria gioia. Maria si rallegrava dell'adorazione del Santissimo Sacramento nel suo petto poiché aveva coscienza della maniera rozza e villana in cui lo avrebbero venerato i mortali; in risarcimento di questa mancanza che tutti avrebbero commesso, offriva il culto degli angeli, che penetravano più degnamente tale mistero e lo onoravano senza inganno e senza negligenze.
130. Alcune volte il corpo di Cristo le si mostrava glorioso dentro di lei, altre con la bellezza naturale della sua umanità santissima, altre poi, e quasi incessantemente, le erano rivelati tutti i miracoli compresi in quell'augustissimo sacramento. Ella si allietava di queste realtà stupende e di molte ancora che non possiamo capire nella vita corruttibile, e che le si manifestavano in se stesse o nella visione astrattiva del supremo sovrano. Oltre che le specie di lui, le furono date quelle di tutto ciò che doveva compiere sia per sé sia per la comunità ecclesiale. Per lei aveva valore soprattutto intuire il diletto del suo Unigenito nello stare nel suo purissimo cuore; per quanto mi è stato fatto intendere, esso era più grande di quello che traeva dalla compagnia dei beati. O prodigio eccezionale e unico del potere infinito! Tu sola fosti dimora più accetta agli occhi del tuo Autore di quanto lo poté essere il più alto cielo inanimato, da lui fatto come sua abitazione. Colui che quegli spazi sconfinati non possono contenere si restrinse e rinchiuse in te, e trovò una sede e un trono conveniente non soltanto nel tuo castissimo grembo, ma anche nell'immensa estensione della tua capacità e del tuo affetto. Tu sola non esistesti mai senza essere il suo cielo, ed egli non stette mai senza di te dopo averti plasmato e con pieno compiacimento riposerà in te per tutti i secoli della sua interminabile eternità. Tutte le nazioni parlino di te, tutte le generazioni ti benedicano", tutti gli esseri ti magnifichino ed in te lodino il loro vero Signore e redentore, il quale per te sola ci visitò e rialzò dalla nostra infelice caduta.
131. Chi tra gli uomini o tra gli stessi ministri superni potrà esprimere l'incendio che divampava nel candidissimo intimo della prudente Regina? Chi potrà afferrare quale fu l'impeto del fiume della Divinità che inondò e assorbì questa città di Dio? Quali erano i suoi sentimenti, moti, atti in ordine a ogni virtù e dono elargitole senza misura, mentre operava sempre con tutta la forza di questi favori senza pari? Quali preghiere e suppliche innalzava per i credenti? Quale carità ebbe per noi? Quali beni ci procurò e guadagnò? Solo l'artefice di questa incomparabile meraviglia la conosce. Solleviamo, dunque, la speranza, ravviviamo la fede, eccitiamo l'ardore verso la pietosa Madre, imploriamo la sua intercessione e il suo patrocinio, dal momento che non le negherà niente a nostro vantaggio colui che, essendo figlio suo e fratello nostro, le fece tali dimostrazioni di tenerezza quali quelle di cui ho già detto e le altre che riferirò più avanti.
Insegnamento della Regina del cielo
132. Carissima, da tutto ciò che sinora ti ho svelato della mia storia puoi rilevare facilmente che in nessuna semplice creatura tranne me c'è un modello dal quale tu possa ricopiare la sublime perfezione cui aneli. Ora, però, sei arrivata a illustrare il più elevato stato delle doti che io ebbi durante il mio pellegrinaggio terreno, e sei pertanto maggiormente tenuta a rinnovare le tue aspirazioni e ad applicare interamente le tue facoltà all'irreprensibile imitazione di quanto ti insegno. È ormai opportuno che ti abbandoni completamente alla mia volontà in quello che richiedo da te. Affinché tu sia più stimolata al conseguimento di questo, ti avverto che, quando Gesù si introduce in coloro che si accostano a lui con venerazione, con innocenza e senza tiepidezza, essendosi preparati con tutto l'impegno, benché le specie sacramentali si consumino rimane in essi con una grazia particolare con cui li assiste, arricchisce e guida, ricompensandoli della buona ospitalità che gli hanno dato. Pochi ottengono questo beneficio, poiché tanti lo ignorano e si comunicano senza un simile atteggiamento, quasi a caso e per abitudine, privi del dovuto santo timore. Non sei all'oscuro di tale segreto, per cui, perché ciò non ti sia rifiutato, voglio che ogni giorno lo riceva degnamente, siccome lo fai con questa frequenza per comando dei tuoi superiori.
133. Bisogna che tu ti avvalga dell'attenzione e della memoria, meditando su quanto hai appreso che io facevo, così che questo sia la norma dei tuoi desideri, del fervore, della riverenza, dell'amore e dei gesti con i quali devi disporre il tuo animo come tempio del tuo sposo e sommo Re. Sforzati, quindi, di concentrare in te tutte le tue energie e, prima e dopo averlo accolto, tieni fisso lo sguardo sulla fedeltà di sposa che gli spetta. Soprattutto, poni catenacci ai tuoi occhi e resistenti serrature ai tuoi sensi, affinché nella dimora di sua Maestà non penetrino immagini profane ed estranee. Conserva puro il tuo cuore, poiché in uno che è già occupato non può entrare la pienezza della sapienza divina. Tutto ti sarà chiaro con l'illuminazione che l'Altissimo ti ha concesso, se ti dedicherai solo ad essa, con assoluta rettitudine di intenzione. Dato che non puoi evitare totalmente i rapporti con gli altri, ti conviene avere molto dominio su di te e non ammettere figure di realtà materiali che non ti aiutino ad agire con la più eccelsa virtù. Sappi distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile e la verità dall'inganno. Perché in questo tu abbia una stretta somiglianza con me, esigo che da ora in poi consideri con quale circospezione debba compiere tutte le azioni, grandi e piccole, per non sbagliare.
134. Pondera bene, dunque, il comune errore dei mortali ed i penosi danni che essi subiscono, giacché nelle loro determinazioni in genere si muovono esclusivamente in base alle percezioni dei sensi e scelgono subito quello che devono eseguire, senza altri consigli e altre valutazioni. La sensibilità sollecita immediatamente le inclinazioni animali, ed è naturale che gli atti vengano fatti con l'impeto delle passioni eccitate, piuttosto che con il sano giudizio della ragione. Perciò, chi considera l'ingiuria solo con il dolore che essa gli ha causato si volge all'istante alla vendetta, come chi va dietro soltanto alla cupidigia della cosa altrui che ha visto si decide all'ingiustizia. In questo modo si comportano numerosissimi infelici, quali sono coloro che seguono la concupiscenza degli occhi, gli affetti della carne e la superbia della vita, cioè quanto offrono loro il mondo e il demonio, che non hanno altro da dare. Non accorgendosi della trappola, credono luce le tenebre, dolce ciò che è amaro, un antidoto per le loro bramosie il veleno letale, sapienza la cieca ignoranza diabolica e terrena. Tu, figlia mia, guardati da una così pericolosa illusione, e non badare mai ai sensi e a quello che essi ti fanno ritenere vantaggioso. Rifletti su come procedi con la scienza e l'intelligenza che Dio non mancherà mai di infonderti a tale scopo. Quindi, se ti sarà possibile, prima di prendere le tue risoluzioni domanda il parere del direttore spirituale o del superiore; altrimenti, rivolgiti a qualcuno a te sottomesso, perché anche questo è più sicuro che affidarsi alla propria volontà, la quale può essere turbata ed offuscata dagli istinti. Devi osservare l'ordine che ti ho detto specialmente nelle opere esterne, con segretezza e circospezione e come richiederanno la carità verso il prossimo e le occasioni che ti si presenteranno. In esse è necessario non perdere l'orientamento della lampada interiore nel profondo mare e nella difficile navigazione delle relazioni con le creature, dove sempre si corre il rischio di perire.
19-41 Luglio 26, 1926 Quattro gradi che ci sono nel Supremo Volere.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuo il mio solito abbandono nel Supremo Volere, ed il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come la luce del sole da tutti non viene goduta egualmente, non da parte del sole, perché le opere mie, contenendo il bene universale, fanno il bene a tutti senza restrizione alcuna, ma da parte delle creature. Supponi che una persona stia nella sua stanza, questa tale non gode tutta la vivezza della luce, e se gode una luce mite, non gode il suo calore; invece un’altra sta fuori dell’abitato, questa gode più luce, sente il calore del sole; il calore purifica, disinfetta l’aria putrida e nel godere l’aria purificata s’invigorisce e sente più sanità, sicché la seconda gode di più dei beni che porta il sole alla terra. Ma passa avanti, una terza persona si va a mettere in quel punto dove i raggi solari battono la superficie della terra, questa si sente investita dai suoi raggi, si sente scottare dal calore del sole, la vivezza della sua luce è tanta, che riempiendosi l’occhio stentatamente può guardare la terra, si vede come trasfusa nella stessa luce, si può dire, ma perché poggia i piedi sulla terra, è che poco sente della terra, di sé stessa, ma vive tutta per il sole. Vedi che gran differenza c’è tra la prima, la seconda e la terza, ma passa avanti ancora, una quarta spicca il volo nei raggi solari, s’innalza fino al centro della sua sfera, questa resta bruciata dall’intensità del calore che il sole contiene nel suo centro, l’intensità della luce la eclissa totalmente, in modo che resta sperduta, consumata nello stesso sole; questa quarta non può più guardare la terra, né pensare a sé stessa, e se guarderà, guarderà luce, sentirà fuoco, sicché per lei tutte le cose sono finite, la luce e il calore si sono sostituiti alla sua vita; che gran differenza tra la terza e la quarta! Ma tutta questa diversità non è da parte del sole, ma da parte delle creature e a seconda che si espongono alla luce del sole. Ora, il sole è l’immagine della mia Volontà, che più che sole dardeggia i suoi raggi per convertire coloro che vogliono vivere nel suo Regno tutti in luce e amore. L’immagine di queste persone sono i quattro gradi di vivere nella mia Volontà: La prima si può dire che non vive nel suo Regno, ma solo alla luce che dal mio Regno spande a tutti il Sole del mio Volere, si può dire che è fuori dei suoi confini, e se gode una scarsa luce è per la natura della luce che si spande ovunque; la sua natura, le sue debolezze e passioni le formano come un’abitazione intorno e formano l’aria infetta e putrida, che respirandola vive malaticcia e senza vivezza di forza nel fare il bene, ma con tutto ciò è rassegnata, sopporta alla meglio gl’incontri della vita, perché la luce della mia Volontà, per quanto mite, porta sempre il suo bene. La seconda è l’immagine di chi è entrato nei primi passi dei confini del Regno del Supremo Volere, questa gode non solo più luce, ma gode pure il calore, quindi l’aria che respira è pura, e respirandola, si sente morire le passioni, è costante nel bene, sopporta non solo con pazienza le croci, ma con amore, ma siccome è ai primi passi dei confini, guarda la terra, sente il peso della natura umana. Invece la terza, essendo l’immagine di chi si è inoltrato nei confini di questo Regno, è tale e tanta la sua luce, che le fa dimenticare tutto, non sente più nulla di sé stessa, il bene, le virtù, le croci, si cambiano in natura; l’eclissa, la trasforma e appena le lascia di guardare da lontano ciò che a lei più non appartiene. La quarta è la più felice, perché è l’immagine di chi non solo vive nel mio Regno, ma di chi ne ha fatto acquisto, questa subisce la consumazione totale nel sole supremo del mio Volere, l’ecclise della luce è tanto fitto, che essa stessa diventa luce e calore, né può guardare altro che luce e fuoco, e tutte le cose si convertono per lei in luce e amore. Quindi ci sarà differenza di gradi nel Regno della mia Volontà a seconda che le creature vorranno prendere dei suoi beni, ma i primi gradi saranno spinte e vie per giungere all’ultimo. Per te poi, che lo devi far conoscere, c’è tutta la necessità che viva nell’ultimo grado”.