Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 30° settimana del tempo ordinario (Santi Simone e Giuda)
Vangelo secondo Giovanni 2
1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino".4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono.9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".17I discepoli si ricordarono che sta scritto: 'Lo zelo per la tua casa mi divora'.18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?".19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?".21Ma egli parlava del tempio del suo corpo.22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.
Ester 4
1Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida;2venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re.3In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere.4Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò.5Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così.6Atàch si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del re.7Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Amàn aveva promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei;8gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo.8a(a)"Ricordati - le fece dire - dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Amàn, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci dalla morte!".9Atàch ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo.10Ester ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo:11"Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re".12Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo13e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia.14Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?".15Allora Ester fece rispondere a Mardocheo:16"Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!".17Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.
17a(a)Poi pregò il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse:
17b(b)"Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele.
17c(c)Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a te, Signore.
17d(d)Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d'Israele.
17e(e)Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia.
17f(f)Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua eredità dai tempi antichi.
17g(g)Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal paese d'Egitto.17h(h)Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano".
17i(i)Tutti gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte stava davanti ai loro occhi.
17k(k)Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli sconvolti si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi supplicò il Signore e disse:17l(l)"Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta.
17m(m)Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso.17n(n)Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore!
17o(o)Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare,17p(p)di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne.
17q(q)Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dèi che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri persecutori.
17r(r)Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da' coraggio, o re degli dèi e signore di ogni autorità.17s(s)Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui.
17t(t)Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore!
17u(u)Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero.17v(v)Tu sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema della mia fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto come un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui mi tengo appartata.17x(x)La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni.17y(y)La tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo.
17z(z)Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!".
Giobbe 19
1Giobbe allora rispose:
2Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
4È poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
5Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
6Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
7Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
8Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
9Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
11Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
13I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
14Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
15da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
16Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
18Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
21Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
22Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
23Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
25Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
28Poiché dite: "Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?",
29temete per voi la spada,
poiché punitrice d'iniquità è la spada,
affinché sappiate che c'è un giudice.
Salmi 45
1'Al maestro del coro. Su "I gigli...". Dei figli di Core.'
'Maskil. Canto d'amore.'
2Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre.
4Cingi, prode, la spada al tuo fianco,
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,
5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
6La tua destra ti mostri prodigi:
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i nemici del re;
sotto di te cadono i popoli.
7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
8Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
10Figlie di re stanno tra le tue predilette;
alla tua destra la regina in ori di Ofir.
11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
13Da Tiro vengono portando doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
14La figlia del re è tutta splendore,
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
15È presentata al re in preziosi ricami;
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
16guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.
17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai capi di tutta la terra.
18Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.
Daniele 11
1 e io, nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno.
2Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti i suoi contro il regno di Grecia.3Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole;4ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti.
5Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande.6Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito.7In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà.8Condurrà in Egitto i loro dèi con le loro immagini e i loro preziosi oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà dal contendere con il re del settentrione.9Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese.
10Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza.11Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno,12il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte.13Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande apparato.14In quel tempo molti si alzeranno contro il re del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la visione, ma cadranno.15Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza.16L'invasore farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani.17Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non riuscirà e non raggiungerà il suo scopo.
18Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere sopra di lui.19Si volgerà poi verso le fortezze del proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà.20Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta né in battaglia.
21Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode.22Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il capo dell'alleanza.23Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà con poca gente.24Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un certo tempo.
25La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui:26i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi.27I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà la fine, al tempo stabilito.28Egli ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese.29Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma quest'ultima impresa non riuscirà come la prima.30Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza.31Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione.
32Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e agiranno.33I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti giorni.34Mentre così cadranno, riceveranno un po' di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza sincerità.35Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
36Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà.37Egli non si curerà neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti.38Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto.39Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa.
40Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine, con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo.41Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti.42Metterà così la mano su molti paesi; neppure l'Egitto scamperà.43S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito.44Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere e disperdere molti.45Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto.
Prima lettera ai Corinzi 1
1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù,5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza.6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente,7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo:9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".
13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio,15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome.16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.
17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.19Sta scritto infatti:
'Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti'.
20'Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto'? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,31perché, come sta scritto:
'Chi si vanta si vanti nel Signore'.
Capitolo XIX: La capacità di sopportare le offese e la vera provata pazienza
Leggilo nella Biblioteca1. Che è quello che vai dicendo, o figlio? Cessa il tuo lamento, tenendo presenti le sofferenze mie e quelle degli altri santi. "Non hai resistito ancora fino al sangue" (Eb 12,4). Ciò che tu soffri è poca cosa, se ti metti a confronto con coloro che patirono tanto gravemente: così fortemente tentati, così pesantemente tribolati, provati in vari modi e messi a dura prova. Occorre dunque che tu rammenti le sofferenze più gravi degli altri, per imparare a sopportare le tue, piccole. Che se piccole non ti sembrano, vedi se anche questo non dipenda dalla tua incapacità di sopportazione. Comunque, siano piccoli o grandi questi mali, fa' in modo di sopportare tutto pazientemente. Il tuo agire sarà tanto più saggio, e tanto più grande sarà il tuo merito, quanto meglio ti sarai disposto al patire; anzi lo troverai anche più lieve, se, intimamente e praticamente, sarai pronto e sollecito. E non dire: questo non lo posso sopportare; non devo tollerare cose simili da una tale persona, che mi fa del male assai, e mi rimprovera cose che non avevo neppure pensato; da un altro, non da lui, le tollererei di buon grado, e riterrei giusto doverle sopportare. E' una stoltezza un simile ragionamento. Esso non tiene conto della virtù della pazienza, né di colui a cui spetta di premiarla; ma tiene conto piuttosto delle persone e delle offese ricevute. Vero paziente non è colui che vuole sopportare soltanto quel che gli sarà sembrato giusto, e da chi gli sarà piaciuto. Vero paziente, invece, è colui che non guarda da quale persona egli venga messo alla prova: se dal superiore, oppure da un suo pari, o da un inferiore; se da un uomo buono o santo, oppure da un malvagio, o da persona che non merita nulla. Vero paziente è colui che indifferentemente - da qualunque persona, e per quante volte, gli venga qualche contrarietà - tutto accetta con animo grato dalla mano di Dio; anzi lo ritiene un vantaggio grande, poiché non c'è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa, presso Dio.
2. Sii dunque preparato al combattimento, se vuoi ottenere vittoria. Senza lotta non puoi giungere ad essere premiato per la tua sofferenza. Se rifiuti la sofferenza, rifiuti anche il premio; se invece desideri essere premiato, devi combattere da vero uomo e saper sopportare con pazienza. Come al riposo non si giunge se non dopo aver faticato, così alla vittoria non si giunge se non dopo aver combattuto. Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura: tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d'un colpo atterrato. Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione: soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all'anima mia.
DISCORSO 88 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 20, 30-34 DOVE SI PARLA DEI DUE CIECHI CHE SEDEVANO LUNGO LA VIA, GRIDANDO: "SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÀ DI NOI"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaMedico della salvezza è Cristo. Lo scopo dei suoi miracoli.
1. 1. La Santità vostra sa bene, come noi, che il Medico della nostra salvezza è il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo; egli ha preso la debolezza della nostra natura affinché la nostra debolezza non fosse eterna. Ha preso infatti il corpo mortale mediante il quale uccidere la morte. Egli fu bensì crocifisso a causa della nostra debolezza - come dice l'Apostolo - ora però vive per la potenza di Dio 1. Il medesimo Apostolo dice: Ora non muore più, la morte non avrà mai più potere su di lui 2. Queste verità sono dunque ben note alla vostra fede. Per conseguenza dobbiamo sapere nello stesso tempo che tutti i miracoli da lui compiuti nella sfera della natura fisica servono per esortarci a ottenere da lui ciò che non è transitorio e non avrà mai fine. Ridonò ai ciechi gli occhi che la morte un giorno avrebbe certamente chiusi; risuscitò Lazzaro, destinato a morire di nuovo. Tutte le guarigioni ch'egli compì per la salute del corpo non le compì affinché fosse eterna, anche se tuttavia darà alla fine la salute eterna anche allo stesso corpo. Ma poiché non si credeva alle realtà che non si vedevano, mediante questi miracoli temporali confermava la fede nelle realtà che non si vedevano.
Più lodevole fu in seguito la fede senza miracoli della Chiesa.
2. 2. Nessuno pertanto, fratelli, dica che nostro Signore Gesù Cristo adesso non compie siffatti miracoli e che perciò preferisce i primi tempi della Chiesa a quelli attuali. Poiché in un passo lo stesso Signore stima superiori a quelli che vedono, e quindi credono, coloro che pur non vedendo credono 3. In effetti a quel tempo la fede dei discepoli del Cristo era talmente vacillante che, pur vedendolo già risorto, per credere alla sua risurrezione, ritennero necessario anche di toccarlo. Non bastava che lo vedessero con gli occhi se non avessero accostato anche le mani alle sue membra e non avessero toccato anche le cicatrici delle ferite recenti; in tal modo il discepolo che dubitava, dopo aver toccato e riconosciuto le cicatrici, subito esclamò: Signore mio e Dio mio! 4. Le cicatrici rendevano manifesto Colui che aveva guarito in altri tutte le ferite. Il Signore non poteva forse risorgere senza cicatrici? Sì, ma egli conosceva le ferite nel cuore dei discepoli, e al fine di guarirle egli aveva conservato le cicatrici nel suo corpo. E che rispose il Signore al discepolo che ormai dichiarava ed esclamava: Mio Signore e mio Dio? Tu hai creduto - disse - perché hai visto: beati quelli che credono senza vedere 5. Di chi parlava, fratelli, se non di noi? Non di noi soli, ma anche dei nostri posteri. In effetti, poco tempo dopo che si allontanò dagli occhi mortali perché fosse rafforzata la fede nei cuori, tutti quelli che han creduto lo hanno fatto senza vedere e la loro fede ha avuto un gran merito; per avere questa fede accostarono solo il cuore pieno di religioso rispetto verso Dio, ma non anche la mano per toccare.
Cristo compie adesso miracoli maggiori.
3. 3. Il Signore compì dunque questi miracoli per attrarre alla fede. Questa fede è ora fervida nella Chiesa diffusa in tutto il mondo. Adesso inoltre compie guarigioni più grandi, in vista delle quali non disdegnò di compiere allora al cospetto di tutti quelle meno grandi. Infatti, allo stesso modo che ha più valore l'anima che non il corpo, così è da apprezzare più la salute dell'anima che quella del corpo. Adesso il corpo cieco non apre gli occhi per miracolo del Signore, ma il cuore cieco apre gli occhi alla parola del Signore. Adesso non risorge un cadavere mortale, ma risorge l'anima, che languiva in un cadavere vivente. Adesso non vengono aperte le orecchie sorde del corpo; ma quanti hanno le orecchie del cuore chiuse, le quali però si spalancano quando vi penetra la parola di Dio perché credano quelli che non credevano, e vivano bene quelli che vivevano male, e ubbidiscano quelli che non ubbidivano? diciamo anche: "Quel tale è diventato credente!" e ce ne meravigliamo quando lo sentiamo dire di coloro che noi sapevamo essere ostinati. Perché dunque ora ti meravigli di uno diventato credente, incensurabile, servitore di Dio, se non perché costati che vede uno che tu sapevi essere cieco, vedi che vive uno che sapevi essere morto, costati che ode uno che sapevi essere sordo? Dovete dunque considerare i morti di un'altra specie, a proposito dei quali il Signore diceva a un tale che differiva a seguire il Signore perché desiderava dar sepoltura al padre: Lascia - disse - che i morti seppelliscano i loro morti 6. I morti che seppelliscono non sono certamente morti nel corpo, perché se fossero così, non potrebbero seppellire i cadaveri. Eppure Cristo li chiama morti: in che modo morti se non interiormente nell'anima? Come infatti anche visibilmente spesso in una casa intatta e illesa giace sul catafalco il padrone della medesima casa, così anche in un corpo in buona salute molti hanno dentro un'anima morta, l'Apostolo li stimola: Svegliati, tu che dormi, sorgi dai morti e Cristo t'illuminerà 7. Colui che risuscita i morti è lo stesso che illumina i ciechi. È la sua voce che, per bocca dell'Apostolo, grida al morto: Svegliati, tu che dormi! Il cieco sarà illuminato dalla luce quando risorgerà. Quanti sordi inoltre aveva davanti agli occhi il Signore quando diceva: Chi ha orecchi per udire, cerchi di udire 8? In realtà chi mai si trovava davanti a lui senza orecchie del corpo? Quali orecchie desiderava dunque, se non quelle dell'uomo interiore?
L'occhio dello spirito, con cui vedere Dio, viene purificato dalla fede.
4. 4. Allo stesso modo, a quali occhi pensava quando parlava a persone certamente vedenti, ma vedenti solo con gli occhi del corpo? Dicendogli infatti Filippo: Signore, mostraci il Padre e questo ci basta 9, voleva, sì, far intendere giustamente che poteva bastare la manifestazione del Padre, ma come sarebbe potuto bastare il Padre a uno al quale non era sufficiente il Cristo, il Figlio uguale al Padre? Ma perché non bastava? Perché non era visto. E perché non era visto? Perché ancora non era sano l'occhio col quale potesse essere visto. In effetti ciò che nel corpo del Signore si vedeva con questi occhi, lo vedevano non solo i discepoli che l'onorarono ma anche i giudei che lo crocefissero. Egli dunque, ché desiderava d'esser visto diversamente, ricercava occhi diversi. Ecco perché al discepolo che gli aveva detto: Mostraci il Padre e questo ci basta, rispose: Da tanto tempo sono con voi e non mi avete ancora conosciuto? Filippo, chi ha visto me, ha visto anche il Padre 10. E affinché frattanto risanasse gli occhi della fede, prima viene richiamato a pensare secondo il criterio della fede, perché possa arrivare alla visione. Perché poi Filippo non credesse che Dio si dovesse immaginare con le sembianze che vedeva nel corpo del Signore Gesù Cristo, subito soggiunse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? 11. Poco prima aveva detto: Chi ha visto me ha visto anche il Padre 12. Ma Filippo non aveva ancora l'occhio sano con cui potesse vedere il Padre, e perciò nemmeno per poter vedere lo stesso Figlio uguale al Padre. Per questo motivo prese a guarire e a rafforzare con medicamenti e fomenti la vista della mente ancora malata e incapace di guardare una luce così vivida, e disse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Chi dunque non è ancora in grado di vedere ciò che il Signore ci mostrerà, non cerchi prima di vedere ciò che deve credere, ma prima deve credere affinché possa essere guarito l'occhio con cui poter vedere. A occhi di schiavi si presentava infatti solo la natura di schiavo, poiché egli che non aveva considerato la sua uguaglianza con Dio come una usurpazione, se avesse potuto esser visto già uguale a Dio da coloro che voleva guarire, non avrebbe avuto bisogno di svuotare se stesso e prendere la natura di schiavo 13. Ma poiché non era possibile vederlo come Dio, mentre era facile vederlo come uomo, egli, ch'era Dio, divenne uomo affinché ciò che si vedeva in lui guarisse l'occhio con cui non si vedeva. Ecco perché egli stesso, in un altro passo, dice: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 14. Naturalmente Filippo avrebbe potuto rispondere e dire: "Signore, ecco, io ti vedo, ma il Padre è forse come quello che vedo, poiché hai detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre?". Prima che Filippo rispondesse così, o forse prima che pensasse ciò, il Signore, dopo aver detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre, soggiunse immediatamente: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Con quell'occhio infatti non poteva ancora vedere né il Padre né il Figlio uguale al Padre ma, perché l'occhio fosse guarito e reso capace di vedere, doveva essere medicato con una pomata perché fosse reso capace di credere. Perciò prima di vedere ciò che non puoi vedere, credi ciò che ancora non vedi. Cammina per mezzo della fede per poter arrivare alla visione. Non godrà la visione della patria celeste chi non avrà il conforto della fede nel pellegrinaggio terreno. Cosi infatti dice l'Apostolo: Finché siamo nel corpo siamo lontani dal Signore 15. E subito dopo spiega perché siamo ancora lontani, anche se già abbiamo la fede: Camminiamo infatti nella fede e non nella visione 16.
Urgente risanare l'occhio del cuore.
5. 5. In questa vita dunque, fratelli, dobbiamo impegnarci totalmente a guarire l'occhio del nostro cuore per arrivare a vedere Dio. Questo è lo scopo a cui tende la celebrazione dei santi misteri, la predicazione della parola di Dio, le esortazioni morali della Chiesa, quelle cioè riguardanti la correzione dei costumi, l'emendamento delle passioni carnali, il dovere di rinunciare a questo mondo non solo a parole ma altresì col mutare vita; questo è lo scopo cui mirano costantemente le divine e Sacre Scritture, quello, cioè, di purificare il nostro interno da ciò che c'impedisce la vista di Dio. Così infatti accade all'occhio fatto per vedere questa luce temporale che, sebbene provenga dal cielo, è tuttavia corporale e visibile non solo agli uomini ma anche agli esseri viventi più spregevoli (l'occhio in realtà è stato fatto per vedere questa luce); se tuttavia gli si getta contro o vi penetra qualche corpo estraneo che lo turbi, viene escluso da questa luce; sebbene questa sia diffusa intorno ad esso con la sua presenza, esso si volge altrove e se ne tiene lontano; ma non solo si tiene lontano dalla luce che gli sta dinnanzi, ma la luce per vedere la quale esso è fatto gli è perfino fastidiosa. Allo stesso modo anche l'occhio del cuore turbato e offeso si volge lontano dalla luce della giustizia e non solo non osa contemplarla ma non ci riesce nemmeno.
Desiderio di purificare l'occhio del cuore.
6. 6. Che cosa turba l'occhio del cuore? Ciò che turba, ottura e offusca l'occhio del cuore è la cupidigia, l'avidità, l'iniquità, l'amore del mondo. E tuttavia con quanta cura si cerca il medico, quando l'occhio del corpo è turbato, come siamo solleciti di farlo aprire e farlo liberare dalle impurità affinché guarisca e possa vedere la luce terrena! Si corre, non ci si dà pace, non si aspetta un momento anche se cade nell'occhio soltanto una pagliuzza. Il sole che desideriamo vedere con occhi sani, lo ha fatto certamente Dio. Naturalmente è molto più luminoso del sole Colui che lo ha fatto, e la luce che si addice all'occhio dell'anima è di natura del tutto diversa. Quella luce è l'eterna sapienza. D'altra parte Dio ti ha fatto, o uomo, a sua immagine. Ti avrebbe forse dato il mezzo di vedere il sole fatto da lui e non ti avrebbe dato il mezzo di vedere il tuo Creatore, dal momento che ti ha fatto a sua immagine? Ti ha dato anche questo: t'ha dato l'uno e l'altro mezzo. Mentre tieni assai cari gli occhi esterni, trascuri assai l'occhio interiore; lo porti sciupato e ferito. Se il tuo Creatore vorrà mostrarsi a te, sarà per te un tormento; sarà un tormento per il tuo occhio prima che venga curato e guarito. Poiché anche nel paradiso Adamo peccò e si nascose allo sguardo di Dio. Allorché dunque aveva il cuore sano della pura coscienza, godeva della presenza di Dio; dopo che il suo occhio rimase ferito dal peccato, provò paura della luce divina, cercò uno scampo nelle tenebre e nel folto degli alberi, fuggendo la verità e bramando le ombre dell'errore.
Sull'esempio di Cristo siamo invitati a bere l'amaro calice per guarire.
7-8. 7. Anche noi, fratelli, siamo nati da Adamo e - come dice l'Apostolo - tutti muoiono per la loro unione con Adamo 17; tutti noi infatti una volta eravamo come i due primi esseri umani; se dunque non abbiamo voluto ubbidire al medico per evitare di ammalarci, ubbidiamogli ora per essere guariti dalla nostra malattia. A noi sani il medico ha dato i comandamenti; il medico ci ha dato i comandamenti perché non avessimo bisogno del medico. Non hanno bisogno del medico i sani - è detto - ma i malati 18. Da sani abbiamo disprezzato i comandamenti ma per nostra esperienza abbiamo costatato con quanta nostra rovina abbiamo disprezzato i suoi comandamenti. Ora siamo malati, soffriamo, giaciamo nel letto dell'infermità, ma non dobbiamo disperare. Siccome poi non potevamo andare dal medico, s'è degnato di venire da noi lui in persona. Pur essendo stato disprezzato dal sano, non trascurò di curare il ferito. Non cessò di dare altri precetti al malato che non volle osservare quelli datigli prima perché non si ammalasse, come se avesse detto: "Per tua esperienza hai certamente capito ch'io ero un vero medico, allorché dissi: Non toccare ciò. Guarisci dunque finalmente, e torna in vita. Vedi? Porto anch'io la tua infermità: bevi l'amaro calice. Sei stato tu a renderti tanto penosi i miei precetti, che tanto dolci ti erano stati dati quando eri sano. Tu li hai disprezzati e così sei caduto malato; non potrai guarire se non berrai l'amaro calice, il calice delle tentazioni di cui è piena la nostra vita, il calice delle tribolazioni, delle angustie e dei patimenti. Bevilo - dice - bevilo, affinché tu viva". E perché l'ammalato non gli rispondesse: "Non posso, non lo sopporto, non lo bevo", per primo lo bevve il medico sano, perché non esitasse a berlo il malato. In quel bicchiere che cosa c'è d'amaro ch'egli non abbia bevuto? Se c'è l'insulto, egli l'udì quando scacciava i demoni: È un indemoniato 19, e: Scaccia i demoni con l'aiuto di Beelzebub 20. Di conseguenza, per consolare i malati disse: Se hanno chiamato Beelzebub il capofamiglia, con qual titolo peggiore chiameranno quelli della sua famiglia? 21. Se i dolori sono amari, anch'egli fu legato, flagellato e crocifisso. Se la morte è amara, anch'egli morì. Se la nostra debolezza ha in orrore ogni specie di morte, non c'era in quel tempo nulla di più ignominioso della morte sulla croce. Poiché non senza motivo l'Apostolo, mettendo in rilievo la sua obbedienza, soggiunge dicendo: Fu obbediente fino alla morte, e alla morte sulla croce 22.
Perché Cristo onorò la croce quaggiù.
9. 8. Poiché dunque Cristo aveva intenzione di onorare i suoi fedeli alla fine di questo mondo, onorò prima la croce in questo mondo, affinché i principi della terra credenti in lui vietassero di crocifiggere i delinquenti; per di più la croce sulla quale i giudei suoi carnefici inchiodarono il Signore in mezzo ai più crudeli oltraggi, la portano ora sulla fronte con gran fiducia i suoi servi e anche i sovrani. Adesso non appare solo quale morte il Signore si è degnato di subire per noi, ma, come dice l'Apostolo, divenne maledizione a favore di noi 23. Inoltre quando la cecità dei giudei lo oltraggiava mentre pendeva dalla croce, avrebbe potuto senz'altro discendere dalla croce, dal momento che, se non avesse voluto, non sarebbe stato sulla croce; ma era più difficile risorgere dal sepolcro che scendere dalla croce. Compiendo quindi queste azioni proprie di Dio, ma soffrendo patimenti umani, il Signore per mezzo dei miracoli sensibili e della pazienza nei dolori del corpo ci ammonisce di credere e di guarire per vedere le realtà invisibili ignote all'occhio della carne. Facendo così curò dunque i ciechi di cui adesso è stato letto il Vangelo. Ma considerate a che cosa ha esortato il malato interiore mediante le guarigioni che compiva.
Che cosa simboleggia la guarigione dei due ciechi.
10. 9. Considerate il risultato di questo fatto miracoloso e la successione delle circostanze. Quei due ciechi, seduti ai lati della strada, al passaggio del Signore si misero a gridare che avesse pietà di loro. Ma la folla che accompagnava il Signore li rimproverava per impedire loro di gridare. Non dovete pensare che questo particolare sia privo di un significato simbolico. Essi però continuando senza sosta a gridare riuscirono ad averla vinta sulla folla che cercava d'impedirglielo, perché la loro voce arrivasse alle orecchie del Signore, come se egli non avesse precorso i loro pensieri. I due ciechi continuarono dunque a gridare per essere uditi dal Signore e non poterono essere impediti dalla folla. Il Signore passava ed essi gridavano. Il Signore si fermò ed essi furono guariti. Il Signore Gesù infatti si fermò, li fece chiamare e disse: Che cosa volete che vi faccia? Quelli risposero: Che i nostri occhi si aprano alla luce 24. Il Signore agì in conformità della loro fede: ridiede loro la vista. Se abbiamo già compreso la malattia, la sordità e la morte interiore d'una persona, cerchiamo nell'anima anche la cecità interiore. Sono chiusi gli occhi del cuore; passa il Signore affinché noi gridiamo. In che senso passa Gesù? Gesù compie azioni temporali. In che senso passa Gesù? Gesù compie azioni transitorie. Considerate bene attentamente quante sue azioni sono passate. Nacque dalla vergine Maria; ma nasce forse continuamente? Fu allattato da bambino; sta forse continuamente a succhiare il latte? Percorse le varie età fino alla giovinezza; cresce forse di continuo fisicamente? All'infanzia e poi alla fanciullezza, all'adolescenza che passavano e si allontanavano successero rispettivamente la fanciullezza, l'adolescenza e poi la giovinezza. Anche gli stessi miracoli da lui compiuti sono passati: noi li leggiamo e li crediamo. Tali fatti sono stati scritti perché possano essere letti e quindi passavano quando venivano compiuti. Infine, per non attardarci in molti altri fatti, fu crocifisso: è forse appeso di continuo alla croce? Fu sepolto, risuscitò, ascese al cielo; ormai non muore più, la morte non avrà più potere su di lui 25, ma la sua divinità è permanente e l'immortalità del suo corpo non avrà mai più fine. Ciononostante però tutte le azioni da lui compiute nel tempo sono passate, ma sono state scritte perché siano lette e vengono annunciate perché siano credute. Gesù dunque passò attraverso tutte quelle azioni.
I due ciechi rappresentano i giudei e i pagani.
11. 10. Che cosa rappresentano i due ciechi presso la strada se non i due popoli che Gesù era venuto a guarire? Mostriamo con testi delle Sacre Scritture quali sono questi due popoli. Nel Vangelo sta scritto: Ho anche altre pecore che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurvi in modo che ci sia un unico gregge e un unico pastore 26. Chi sono dunque i due popoli? Uno è quello dei giudei, l'altro quello dei pagani. Io non sono stato inviato - dice - se non per le pecore sperdute del popolo d'Israele 27. A chi disse così? Ai discepoli, quando la donna cananea gridava e ammise d'essere un cane per meritare le briciole cadute dalla tavola dei padroni. E poiché lo meritò, furono mostrati i due popoli ai quali era stato inviato: e cioè il popolo giudaico, a proposito del quale aveva detto: Io sono stato inviato solo alle pecore sperdute della casa d'Israele, e il popolo dei pagani, di cui era la prefigurazione questa donna che prima Gesù aveva respinto dicendo: Non sta bene gettare ai cani il pane dei figli 28; a lei che disse: È vero, Signore, ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni, aveva risposto: O donna, grande è la tua fede. Ti sia fatto come tu vuoi 29. Ai pagani apparteneva anche il centurione, del quale il medesimo Signore dice: Io vi assicuro che non ho trovato in nessuno d'Israele tanta fede 30. Quello infatti aveva detto: Non sono degno che tu entri in casa mia, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito 31. In tal modo dunque il Signore prima della sua passione e glorificazione mostrava due popoli: l'uno, al quale era andato per adempiere le promesse fatte ai Patriarchi, l'altro ch'egli non respingeva per la sua misericordia, affinché s'adempisse la promessa fatta ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli 32. Ecco perché anche l'Apostolo già dopo la risurrezione e l'ascensione del Signore, quando fu disprezzato dai giudei, si rivolse ai pagani. Ciononostante non rifiutò di parlare delle Chiese formate dai giudei che avevano abbracciato la fede. Di persona - dice - ero sconosciuto alle Chiese della Giudea che sono in Cristo. Esse avevano solo sentito dire: Quel tale, che una volta ci perseguitava, ora diffonde la nostra fede, che prima voleva distruggere; così - dice - davano gloria a Dio riguardo a me 33. Così Cristo è chiamato anche pietra angolare, che ha fatto di due popoli un unico popolo 34. La pietra angolare infatti unisce due pareti che vengono da direzioni differenti. Che c'è di tanto differente quanto la circoncisione e il prepuzio? L'una è la parete proveniente dai giudei, l'altra dai pagani. Ma esse vengono unite dalla pietra angolare. Infatti la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata pietra angolare 35. In un edificio c'è la pietra angolare solo quando due pareti, che vengono da differenti direzioni, si riuniscono in un solo punto e si congiungono per costituire una specie d'unità. Orbene, questi due muri erano rappresentati simbolicamente dai due ciechi che si rivolgevano gridando al Signore.
Gesù passa, compie cioè azioni transitorie e guarisce.
12. 11. Fate ora attenzione, dilettissimi. Il Signore passava e i ciechi gridavano. Che vuol dire: "passava"? Compiva opere passeggere, come abbiamo già detto. Mediante queste opere passeggere cresce la nostra fede. Poiché noi crediamo nel Figlio di Dio non solo perché Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa: se infatti fosse rimasto sempre nella natura divina uguale a Dio, e non si fosse svuotato, assumendo la natura di schiavo 36, non ne avrebbero percepito nemmeno il passaggio i ciechi per poter gridare. Compiendo quindi opere transitorie, cioè umiliandosi, divenuto obbediente fino alla morte e alla morte in croce, i due ciechi gridarono: Abbi pietà di noi, figlio di Davide! 37. Poiché anche il fatto stesso che, essendo Signore e creatore di Davide, volle essere anche figlio di Davide, lo compì nel tempo, lo compì passando.
Che significa rivolgersi a Cristo gridando.
13. 12. Ma che significa gridare verso Cristo, fratelli, se non corrispondere alla grazia di Cristo con le opere buone? Dico ciò, fratelli, affinché non facciamo strepito con le parole e rimaniamo poi muti con le opere buone. Chi è che grida verso Cristo affinché sia rimossa la cecità interiore al suo passaggio, vale a dire quando ci dispensa i misteri temporali con cui siamo esortati a conseguire quelli eterni? Chi è che grida verso Cristo? Grida verso il Cristo chi disprezza il mondo. Grida a Cristo chi disprezza i piaceri mondani. Grida a Cristo chi non con la lingua ma con la vita dice: Il mondo per me è morto e io per il mondo sono morto 38. Grida a Cristo chi distribuisce e dà i suoi beni ai poveri affinché la sua giustizia sia stabile per l'eternità 39. Poiché colui che ascolta attentamente: Vendete i vostri beni e il ricavato datelo ai poveri. Procuratevi delle borse che non si consumano, un tesoro stabile in cielo 40, sente come il rumore dei passi di Cristo, deve allora gridare verso di lui sull'esempio di quel cieco, cioè fare quanto fece lui. La sua voce deve realizzarsi nelle opere. Prenda a disprezzare il mondo, a distribuire le sue ricchezze ai poveri, a non stimare nulla i beni amati dagli uomini, disprezzi le offese, non brami vendicarsi, porga la guancia a chi lo percuote, preghi per i nemici; se uno gli ruba le proprie cose, non le richieda; se invece avrà tolto qualcosa a qualcuno, gli renda il quadruplo.
La folla che vuol impedire di gridare.
14. 13. Quando però inizierà a praticare queste opere buone, tutti i congiunti e i parenti e gli amici si turbano. Gli amanti del mondo lo contestano: "Che pazzia è la tua? Sei esagerato; gli altri non sono forse cristiani? La tua è una stoltezza, anzi una pazzia!". La folla strepita gridando frasi simili a queste, perché i ciechi non implorino aiuto ad alta voce. La folla rimproverava i ciechi che gridavano, ma non riusciva a sopraffarne le grida. Comprendano che cosa devono fare quelli che vogliono essere guariti. Gesù passa anche adesso: quelli che stanno ai margini della strada si mettano a gridare. Questi tali sono da una parte coloro che onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da Dio 41; da un'altra parte stanno ai lati della strada coloro che hanno il cuore contrito e ai quali il Signore dà i suoi precetti. Mi spiego: quando vengono letti i fatti compiuti dal Signore mentre passava, sempre ci viene presentato Gesù che passa. Poiché fino alla fine del mondo non mancheranno ciechi seduti lungo la strada. È dunque necessario che quelli che siedono lungo la strada lo invochino ad alta voce. La folla che accompagnava il Signore cercava d'impedire le grida di coloro che chiedevano la guarigione. Capite, fratelli, quello che dico? Non so effettivamente come esprimermi, ma ancor meno so come tacere. Orbene, ecco che cosa dico, e lo dico apertamente. Poiché temo non solo Gesù che passa ma anche Gesù che rimane, per questo non posso tacere. I cristiani cattivi e tiepidi cercano d'impedire i buoni cristiani veramente zelanti e desiderosi di mettere in pratica i precetti di Dio scritti nel Vangelo. La stessa folla che accompagna il Signore s'oppone a coloro che gridano, cioè s'oppone a coloro che gridano per impedir loro di essere guariti persistendo nel gridare. Ma essi continuino a gridare, non si stanchino, non si lascino trascinare per una malintesa autorità delle folle e non imitino quelli che son diventati cristiani prima di loro ma vivono male e son maldisposti verso di loro a causa delle opere buone. Non dicano: "Cerchiamo di vivere come vivono tanti di questi tali". Perché non vivere piuttosto come insegna il Vangelo? Perché mai vuoi vivere seguendo la folla che ti rimprovera e t'impedisce, e non seguendo le orme del Signore? Quelli t'insulteranno, ti biasimeranno, ti dissuaderanno, ma tu continua a gridare finché la tua voce non giunga alle orecchie di Gesù. Orbene, coloro che persisteranno nel mettere in pratica i precetti di Cristo e non faranno caso alla folla che si oppone e non terranno in gran conto il fatto di sembrare d'essere seguaci del Cristo, cioè il fatto di chiamarsi cristiani, ma avranno più cara la luce che Cristo ridarà loro anziché temere lo strepito degl'individui che loro si oppongono; questi non saranno separati in alcun modo da Cristo, il quale si fermerà e li guarirà.
In qual modo vengono guariti gli occhi.
15. 14. In qual maniera dunque vengono guariti i nostri occhi? Allo stesso modo che mediante la fede riconosciamo che Cristo passa compiendo la sua missione salvifica nel tempo, così dobbiamo capire che Cristo sta fermo a causa della sua immutabile eternità. L'occhio infatti vien guarito quando si concepisce con l'intelligenza la divinità di Cristo. La Carità vostra cerchi di comprendere questa verità di fede; fate attenzione perché parlerò d'un grande mistero. Tutte le azioni compiute da nostro Signore Gesù Cristo nel tempo hanno lo scopo d'inculcare in noi la fede. Noi crediamo nel Figlio di Dio, non solo nel Verbo mediante il quale è stata creata ogni cosa, ma nel Verbo fattosi carne, per abitare tra di noi, nato dalla vergine Maria, e tutte le altre verità che sono oggetto della fede e che ci sono state presentate perché al passaggio di Cristo i ciechi ascoltando i passi di Cristo nel suo cammino gridassero con le opere, manifestando con la vita la loro professione di fede. Orbene, Gesù si ferma per guarire coloro che gridavano di aiutarli. Poiché adesso vede Gesù restar fermo colui che dice: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così 42. L'Apostolo infatti vedeva la divinità di Cristo, per quanto si può vederla in questa vita. C'è la divinità di Cristo e c'è l'umanità di Cristo. La divinità è stabile, l'umanità passa. Che significa: "La divinità è stabile"? Essa non può né cambiare né guastarsi né scomparire. Poiché egli non è venuto presso di noi allontanandosi dal Padre, né è salito al cielo spostandosi da un luogo. Avendo preso corpo umano, si spostò da un luogo a un altro, ma Dio rivestendosi d'un corpo umano non cambia neppure posto poiché non si trova in nessun luogo. Se saremo toccati da Cristo nella sua natura immutabile, i nostri occhi saranno guariti. Ma gli occhi di chi di noi? Naturalmente di coloro che lo implorano ad alta voce quando passa, coloro cioè che fanno il bene mediante la fede comunicataci nel tempo per istruire noi che siamo piccoli.
La luce interiore paragonata con quella visibile.
15. 15. Che cosa potremmo avere di più prezioso degli occhi guariti, o fratelli? Coloro i quali vedono questa luce creata, che risplende in cielo o ch'è prodotta da una lucerna, ne godono. E come sembrano infelici coloro che non possono vederla! Ma perché io parlo, perché dico queste cose se non per esortare tutti voi a gridare quando passa Gesù? Raccomando alla Santità vostra di amare la luce che forse non vedete. Finché non vedete, credete; e perché vediate, gridate. Quanto grande è reputata l'infelicità degli individui che non vedono questa luce fisica! Uno è diventato cieco; subito si dice: "Ha provocato lo sdegno di Dio; ha commesso qualcosa di male". Così diceva al marito la moglie di Tobia. Egli sgridava la moglie per un capretto, temendo che provenisse da un furto; egli non voleva sentire nella sua casa la voce d'un animale rubato; essa invece, difendendo la propria azione, feriva profondamente con oltraggi il marito; poiché egli diceva: "Rendetelo se proviene da un furto", essa rispondeva insultandolo: Dove sono le tue opere di giustizia? 43. Quant'era cieca la moglie che difendeva il furto; quanto invece vedeva la luce lui che ordinava di rendere la refurtiva. Quella, di fuori, era nella luce del sole, ma nell'intimo egli era nella luce della giustizia! Chi di loro era nella luce migliore?
L'elemosina non lascia cadere nelle tenebre.
16. 16. Ad amare questa luce, fratelli miei, noi esortiamo la Carità vostra; gridate con le opere, quando passa il Signore; risuoni la voce della fede, affinché Gesù il quale si ferma, cioè la Sapienza di Dio che resta immutabile e la divinità del Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata creata ogni cosa 44, apra i vostri occhi. Lo stesso Tobia ammoniva suo figlio di gridare; lo esortava cioè alle opere buone. Gli diceva di dare ai poveri, gli raccomandava di fare elemosine ai bisognosi e lo persuadeva dicendo: Figlio, l'elemosina non lascia cadere nelle tenebre 45. Lui, cieco, suggeriva la norma per percepire e ottenere la luce. L'elemosina - diceva - non lascia cadere nelle tenebre. Il figlio, meravigliandosi, gli avrebbe forse potuto rispondere: "Come mai, dunque, o padre? tu che ora sei cieco e stai dando consigli, non hai dunque fatto elemosine? non sei forse adesso nelle tenebre tu che mi dici: L'elemosina non lascia cadere nelle tenebre?". Il padre però sapeva a proposito di quale luce esortava il figlio, sapeva ciò che vedeva nel suo intimo. Il figlio dava la mano al padre perché camminasse sulla terra, il padre invece la dava al figlio perché abitasse nel cielo.
Bisogna gridare tra la folla che impedisce di gridare.
16. 17. Insomma, per concludere, fratelli miei, questo discorso con un pensiero che ci sta moltissimo a cuore e ci tormenta, osservate la folla che rimprovera i ciechi persistenti nel gridare; ma voi tutti che tra questa folla volete essere guariti, non fatevi distogliere da essa, poiché molti sono cristiani solo di nome, ma empi nelle opere; non v'impediscano dal fare opere buone. Gridate tra le folle che vi distolgono, che vi dissuadono, v'insultano e vivono male. In realtà i cattivi ostacolano i buoni cristiani non solo con le parole, ma anche con le cattive opere. Il buon cristiano non vuole andare a teatro. Per il fatto stesso che frena la sua passione sregolata per non andare al teatro, grida verso Cristo che passa per essere guarito. Al teatro accorrono altri individui, ma forse sono pagani oppure giudei. Ma certamente nei teatri, se non ci andassero i cristiani, ce ne sarebbero tanto pochi che se ne andrebbero via per la vergogna. Vi accorrono dunque anch'essi portando il santo nome di cristiani per loro castigo! Grida dunque col rifiutare d'andarvi, soffocando nel tuo cuore la brama d'un piacere temporale, e persisti nel gridare forte e con insistenza alle orecchie del Signore, affinché Gesù si fermi e ti guarisca. Grida in mezzo alla stessa folla e non disperare che il Signore ti ascolti. In realtà anche quei ciechi non gridavano dalla parte ove non c'era la folla perché fossero uditi dalla parte ove non ci fosse l'impedimento di quelli che volevano trattenerli dal gridare. Essi gridarono in mezzo alla folla e pur tuttavia il Signore li udì. Così fate anche voi: gridate anche in mezzo ai peccatori e ai dissoluti, tra gli amanti delle vanità mondane, affinché il Signore vi guarisca. Non gridate al Signore da un'altra parte; non dovete andare dagli eretici e lì gridare al Signore. Riflettete bene, fratelli; quelli che gridavano furono guariti in mezzo alla folla che voleva proibir loro di gridare.
La perseveranza vince i nostri oppositori.
17. 18. Ora, la Santità vostra consideri attentamente che cosa vuol dire perseverare nel gridare. Dirò ciò che molti hanno sperimentato con me con l'aiuto di Cristo: poiché la Chiesa non cessa di partorire persone di tal genere. Quando un cristiano comincia a vivere bene, ad essere fervido di buone opere e a disprezzare il mondo, proprio a causa della novità delle sue opere, subisce il biasimo e l'opposizione dei cristiani privi di fervore. Ma se persevererà e li vincerà col mantenersi nella sua condotta senza abbandonare le opere buone, quei medesimi che prima si opponevano, gli renderanno omaggio. Poiché rimproverano, disturbano, si oppongono fin che sono convinti che uno può cedere. Se al contrario si ritrovano vinti dalla perseveranza di coloro che fanno progressi nel bene, si convertono e prendono a dire: "È un grand'uomo, è un sant'uomo; felice lui che ha ricevuto un tal dono da Dio". Lo onorano, si congratulano con lui, lo benedicono, lo lodano, come la folla che accompagnava il Signore. Essa si opponeva a che i ciechi gridassero, ma dopo che quelli continuarono a gridare in modo da meritare d'essere uditi e ottenere misericordia dal Signore, la stessa folla per contro dice: Gesù vi chiama 46. Ormai si mettono a esortarli anche coloro che prima li rimproveravano perché tacessero. Dal Signore non è chiamato solo chi non soffre in questo mondo. Ma chi è che in questa vita non soffre per i suoi peccati e le sue iniquità? Ma se tutti soffrono, a tutti è stato detto: Venite da me voi tutti che siete affaticati 47. Se però è stato detto a tutti, perché dài la colpa a colui che t'invita? Vieni. Non diventa stretta per te la sua casa; il regno di Dio sarà posseduto ugualmente da tutti e interamente da ciascuno; esso non diminuisce col crescere del numero dei possessori, poiché non viene diviso. Per ciascuno è intero ciò che è posseduto pacificamente da molti.
I buoni e i cattivi mescolati nella Chiesa.
18. 19. Ciononostante, fratelli miei, mediante il simbolismo racchiuso nel brano del Vangelo che abbiamo spiegato, abbiamo conosciuto la verità indicata in modo assai chiaro in altri passi della Sacra Scrittura, che cioè nella Chiesa esistono buoni e cattivi o, come spesso li chiamiamo, il grano e la paglia. Nessuno abbandoni l'aia prima del tempo, tolleri la paglia nella trebbiatura, la tolleri nell'aia. Poiché nel granaio non avrà nulla da tollerare. Verrà colui che vaglierà e separerà i cattivi dai buoni. Ci sarà anche la separazione materiale che ora è preceduta da quella spirituale. Distaccatevi sempre col cuore dai cattivi, ma rimanete uniti cautamente col corpo per un po' di tempo. Non dovete però essere negligenti nel correggere i vostri, quelli cioè appartenenti in qualsiasi modo alla vostra cura, con l'ammonirli, con l'istruirli, con l'esortarli, con lo spaventarli. Fatelo in qualunque modo potrete farlo. Inoltre non dovete diventar pigri a correggere i cattivi poiché nelle Scritture e negli esempi dei santi vissuti sia prima che dopo la venuta del Signore in questa vita troverete che nell'unità ecclesiale i cattivi non contaminano i buoni. Il cattivo non ti guasterà in due modi: se non sarai d'accordo con lui e se lo rimprovererai; non associarsi a uno vuol dire non andarci d'accordo. Uno si associa ad un altro quando unisce alla sua azione la complicità della volontà o dell'approvazione. Dandoci perciò l'esortazione a questo riguardo, l'Apostolo dice: Non partecipate alle azioni tenebrose che non danno alcun frutto 48. E poiché non bastava non acconsentire, se poi si fosse trascurata la correzione, ma piuttosto - dice - riprovatele 49. Considerate come ha unito insieme entrambi i precetti: Non partecipate, ma piuttosto riprovatele. Che significa: Non partecipate? Non acconsentite, non lodate, non approvate. Che significa: ma piuttosto riprovatele? Rimproverate, sgridate, reprimete.
La correzione è da farsi con modestia.
18. 20. Inoltre nel correggere e reprimere i peccati altrui, bisogna badare che non s'insuperbisca chi rimprovera un altro e si deve avere presente la massima dell'Apostolo: Chi perciò crede di stare in piedi, stia attento a non cadere 50. Nella sua espressione esterna il rimprovero abbia, sì, tono spaventoso, ma nell'intimo si mantenga tutta la dolcezza della carità. Se uno è sorpreso a commettere una colpa - come dice il medesimo Apostolo - voi che avete lo Spirito di Dio, correggetelo con spirito di mitezza facendo attenzione a te stesso perché anche tu non sia messo alla prova. Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo 51. Ugualmente in un altro passo: Un servo del Signore - dice - non dev'essere litigioso, ma gentile con tutti, capace d'insegnare, e tollerante; deve rimproverare con dolcezza gli avversari nella speranza che Dio conceda loro di cambiar vita per conoscere la verità e si possano così ravvedere e liberarsi dalla trappola del diavolo, dal quale erano stati accalappiati per ubbidire alla sua volontà 52. Non dovete dunque essere né consenzienti al male per approvarlo, né trascurati per riprovarlo né tracotanti per riprovarlo con insulti.
L'unità non si deve abbandonare mai.
18. 21. Chi però abbandona l'unità, viola la carità; e chi viola la carità, per quanto grandi siano i doni che può avere, egli non è nulla. Se parlasse le lingue degli uomini e degli angeli, se conoscesse tutti i misteri, se avesse tutta la fede, tanto da smuovere i monti, se distribuisse tutti i beni ai poveri, se desse il proprio corpo per essere bruciato ma non avesse la carità, egli non sarebbe niente e non gli gioverebbe a nulla 53. Possiede inutilmente ogni cosa chi non possiede l'unica virtù con cui può trarre profitto da tutte le cose.
19. 21. Cerchiamo perciò di amare la carità procurando di conservare l'unità, che viene dallo Spirito Santo, per mezzo della pace che ci unisce 54. Non lasciamoci distogliere dalla retta via da coloro che comprendono solo le cose materiali e, compiendo una separazione corporale, con un sacrilegio spirituale si separano dal frumento della Chiesa diffusa su tutta la terra. Poiché per tutto il mondo è stata seminata la buona semente. Il buon seminatore, il Figlio dell'uomo, ha sparso la buona semente non solo in Africa ma in qualunque parte del mondo. Ma un suo nemico andò a seminare tra il grano la zizzania. Che disse tuttavia il capofamiglia? Lasciate che crescano insieme fino al giorno della mietitura 55. Crescere, ma dove? Nel campo, naturalmente. Quale è il campo? L'Africa forse? No. Qual è dunque il campo? Non dobbiamo essere noi a spiegarlo, ma lo deve dire il Signore: non dobbiamo permettere a nessuno che su ciò dia un giudizio a proprio capriccio. I discepoli infatti dissero al Maestro: Spiegaci la parabola della zizzania 56. E il Signore la spiegò in questo modo: La buona semente - disse - sono i figli del regno. La zizzania, al contrario, sono i figli cattivi. Chi la seminò? Il nemico - disse - che la seminò è il diavolo. Qual è il campo? Il campo - rispose - è questo mondo. Qual è il giorno della mietitura? Il giorno della mietitura - disse - è la fine del mondo. Chi sono i mietitori? I mietitori sono gli angeli 57. È forse l'Africa il mondo? È forse questo il tempo della mietitura? È forse Donato il mietitore? Aspettate il raccolto per tutto il mondo, per tutto il mondo crescete per diventare messe, tollerate la zizzania in tutto il mondo fino al giorno della mietitura. Non vi distolgano dalla retta via i malvagi, le paglie assai leggere, che volano via dall'aia prima che arrivi il vagliatore, non vi conducano fuori dalla retta via. Metteteli con le spalle al muro almeno mediante questa sola parabola della zizzania e non lasciateli dire più oltre: "Quello ha consegnato i Libri sacri!"; "No, è stato invece quell'altro a consegnarli!". Chiunque sia stato a consegnarli, forse che l'infedeltà dei "traditori" ha fatto sparire la fedeltà di Dio? Qual è la fedeltà di Dio? Quella ch'egli promise ad Abramo dicendo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 58. Qual è la fedeltà di Dio? Lasciate che crescano insieme fino al giorno del raccolto. Crescere in qual luogo? Nel campo. Che significa: "Nel campo"? Nel mondo.
Il frumento diminuisce; è una menzogna dei donatisti.
19. 22. A questo punto essi dicono: "Sì, è vero: il grano e la zizzania erano cresciuti insieme nel mondo, ma ormai il grano è diminuito di quantità, è ridotto a questa nostra regione e al piccolo numero formato da noi". Il Signore non ti permette di dare spiegazioni arbitrarie. È lui stesso in persona che spiega questa parabola, ed è lui stesso che ti tappa la bocca sacrilega, empia, ignorante, contraria a te stesso che ti opponi al Testatore che chiama anche te all'eredità! In che modo ti tappa la bocca? Dicendo: Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura 59. Se già ci fosse stata la mietitura, potremmo credere che il grano è diminuito. Senonché non diminuirà nemmeno allora, ma sarà riposto nel granaio, poiché dice così: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per essere bruciata; il grano invece riponetelo nel mio granaio 60. Se dunque il grano cresce fino al raccolto e dopo il raccolto è riposto nel granaio, quando mai, o disonesto ed empio, diminuisce? Ammetto che, a paragone della zizzania e insieme alla paglia, il frumento è di meno; tuttavia crescono insieme fino alla mietitura. Quando infatti il male sarà tanto diffuso, si raffredderà la carità di molti 61; crescerà la zizzania, crescerà la paglia. Ma poiché in tutto il campo non potrà mancare il frumento, che si potrà salvare col perseverare fino alla fine, cresceranno insieme fino alla mietitura 62. È vero che per il moltiplicarsi dei cattivi è stato detto: Quando tornerà il Figlio dell'uomo, troverà forse la fede sulla terra? 63 - nome questo con cui sono raffigurati tutti coloro i quali, mediante la trasgressione della legge, imitano il primo uomo decaduto, al quale fu detto: Sei terra e nella terra tornerai 64 -, tuttavia anche per il gran numero dei buoni e a causa di colui al quale fu detto: I tuoi discendenti saranno come le stelle del cielo e come l'arena del mare 65, non è stata taciuta nemmeno la profezia: Verranno molti dall'Oriente e dall'Occidente e staranno a tavola con Abramo e Isacco nel regno di Dio 66. La zizzania e il grano cresceranno dunque insieme fino alla mietitura, ma nelle Scritture la zizzania e la paglia hanno una sorte loro propria, mentre il frumento ha la sua. Coloro che non le intendono, confondono e si confondono, e fanno tanto baccano nella loro cieca passione da non voler ammutolire neanche di fronte alla chiara evidenza della verità.
Un passo d'Isaia male interpretato dai Donatisti.
20. 23. "Ecco - dicono - il Profeta dice: Allontanatevi, uscite di lì e non toccate nulla d'immondo 67; in che modo dovremo dunque tollerare per la pace i cattivi, dai quali ci è ordinato di ritirarci e allontanarci, per non toccare una cosa immonda?". Ora, questo ritirarsi noi lo intendiamo in senso spirituale, essi invece l'intendono in senso materiale. Anch'io infatti grido col Profeta e, quali che siano le nostre doti, Dio si serve di noi come di strumenti per la sua opera salvifica a vostro riguardo, gridiamo anche noi e vi diciamo: Allontanatevi, ritiratevi di lì, non toccate ciò ch'è immondo; ma evitando il contatto del cuore, non quello del corpo. Che significa infatti "toccare ciò ch'è immondo", se non acconsentire ai peccati degli altri? Che significa poi "uscire di lì", se non fare tutto ciò che può giovare alla correzione dei cattivi nella misura che ciascuno può attuarlo a seconda del suo grado e della sua personalità senza compromettere la pace? Se ti dispiace che uno ha commesso una colpa, tu non tocchi l'immondo. Se lo hai redarguito, rimproverato, ammonito e, se il caso lo esigeva, hai usato un castigo adeguato che non violi l'unità, sei uscito di lì. Considerate attentamente le azioni dei santi, perché questa non paia una spiegazione mia personale. Quelle parole d'Isaia devono essere intese nel senso che le intesero i santi. Uscite di lì, dice il Profeta. Prima spiego quest'espressione in base al senso che abitualmente a essa vien dato e poi mostrerò che non è una mia spiegazione personale. Spesso si viene accusati e dopo essere stati accusati ci si difende; orbene, quando la difesa dell'accusato è ragionevole e giusta, quelli che lo ascoltano dicono: "Ne è uscito fuori". Verso qual luogo ne è uscito? Ne è uscito pur rimanendo fermo al suo posto. In che modo ne è uscito? Con l'esporre le proprie ragioni e con una difesa del tutto giusta. Così facevano i santi quando scuotevano la polvere dai propri piedi contro coloro che non accoglievano la pace loro annunciata 68. Così ne uscì la sentinella alla quale Dio aveva detto: Ti ho posto come sentinella per la casa d'Israele 69. A lei infatti viene detto: Se tu avvertirai il malvagio ed egli non si allontanerà dalla sua iniquità e dalla sua via perversa, il malvagio morirà per la sua iniquità, ma tu salverai l'anima tua 70. Se fa così, ne esce non separandosi col corpo, ma con la difesa della sua azione. In effetti egli ha fatto il suo dovere, anche se l'altro non ha obbedito a chi doveva ubbidire. Ecco che significa: Uscite di lì.
I Profeti rimproveravano i vizi del popolo, ma non si separavano da esso.
21. 24. Così gridò Mosè, così gridò Isaia, così gridarono Geremia ed Ezechiele. Vediamo se essi fecero come costoro e abbandonarono il popolo di Dio e si trasferirono tra popoli stranieri. Quante volte e quanto aspramente Geremia rimproverò i peccatori e gli scellerati del suo popolo! Tuttavia restava in mezzo a loro, entrava insieme con loro nell'unico tempio, celebrava i medesimi riti sacri; continuava a vivere tra la massa d'individui scellerati, ma se ne ritirava col gridare. Questo vuol dire ritirarsi di lì, questo vuol dire non toccare l'immondo, cioè non acconsentire con la volontà e non risparmiare col gridare. Che dire di Geremia, d'Isaia, di Daniele, d'Ezechiele e di tutti gli altri Profeti, che non si allontanarono dal popolo malvagio, per non abbandonare i buoni mescolati in mezzo a quel popolo, nel quale anch'essi sarebbero potuti essere come quelli? Mentre Mosè stesso riceveva la Legge sul monte, al basso il popolo si costruì un idolo. Il popolo di Dio, sebbene fosse stato condotto attraverso le acque del Mar Rosso che s'erano ritirate, e che poi avevano sommerso i nemici che l'inseguivano, dopo tanti segni e miracoli compiuti per le piaghe e la morte degli egiziani e per la protezione e la salvezza di quel suo popolo, chiese un idolo, l'ottenne con la violenza, lo costruì, lo adorò, gli offrì sacrifici. Dio rivela al suo servo il peccato del popolo e afferma di volerlo sterminare dalla propria faccia. Ma ecco Mosè che intercede disposto a tornare dallo stesso popolo, mentre aveva l'occasione di allontanarsi e separarsi da esso, per evitare - come intendono costoro - di toccare un immondo e di vivere con gente siffatta, e tuttavia non lo fece. E affinché non sembrasse ch'egli agisse così spinto più dalla necessità che dalla carità, Dio gli offrì un altro popolo. Ma di te - disse - io farò una grande nazione 71, al fine di sterminarli. Egli però non accetta, rimane unito ai peccatori, intercede per i peccatori. E in che modo intercede? O grande prova d'amore, fratelli miei! In che modo intercede? Considerate la carità in certo qual modo materna, di cui spesso abbiamo parlato. Mentre Dio minacciava il popolo sacrilego, il cuore amorevole di Mosè si commosse, a favore di essi offrì se stesso alla collera di Dio. Signore - disse - se vuoi, perdona loro questo peccato; se no, cancellami dal libro che hai scritto 72. Con quali viscere paterne e materne, con quanta sicurezza avrà detto ciò considerando la giustizia e la misericordia di Dio! Dio infatti essendo giusto non avrebbe fatto perire un giusto ed essendo misericordioso avrebbe perdonato ai peccatori.
Bisogna allontanarsi dai malvagi col cuore, non col corpo.
22. 25. Ormai risulta certamente chiaro alla Prudenza vostra in qual senso devono intendersi tutti i testi di tal genere delle Scritture; sicché, quando la Scrittura dice che dobbiamo allontanarci dai malvagi, ci si ordina solo d'allontanarcene col cuore perché, separandoci dai buoni, non ci capiti di commettere un male maggiore che evitare l'unione con i cattivi, come hanno fatto proprio i donatisti. Se costoro fossero stati buoni davvero, avrebbero rimproverato i malvagi e non avrebbero al contrario, proprio essi ch'erano malvagi, infamato i buoni; anzi per amore della pace avrebbero sopportato chiunque. Essi invece accolsero come innocenti i massimianisti, ch'essi prima avevano condannato come perversi. Senza dubbio il Profeta dice chiaramente: Allontanatevi, andate via di lì, non toccate ciò ch'è immondo 73. Io, per capire che cosa dice, considero ciò che fece. Con il suo modo d'agire mi fa capire la sua affermazione. Dice: Allontanatevi. A chi lo dice? Senz'altro ai giusti. Da chi dovevano allontanarsi? Naturalmente dai peccatori e dagli iniqui. Mi domando se egli si allontanò da siffatti individui. Trovo che non si allontanò. Egli dunque intese quell'ordine in modo diverso. Non avrebbe fatto lui per primo ciò che aveva ordinato? Egli invece si allontanò col cuore, rimproverò e sgridò. Trattenendosi dal consentire non toccò ciò ch'era immondo ma biasimando ne uscì libero al cospetto di Dio; Dio non gl'imputa né i peccati personali per il fatto che non li ha commessi, né quelli altrui, poiché non li ha approvati, né la negligenza, poiché non ha taciuto, né la superbia poiché è rimasto nell'unità. Così dunque, fratelli miei, tutti quelli che avete tra voi ancora oppressi dall'amore del mondo, avari, spergiuri, adulteri, amanti di spettacoli frivoli, individui che consultano gli astrologhi, gl'indovini pagani, gli àuguri, gli àuspici, gli ubriaconi, i dissoluti, tutti quelli che conoscete essere malvagi tra voi, rimproverateli per quanto potete, in modo da separarvene col cuore, sgridateli in modo da staccarvene, e non acconsentite in modo da non toccare ciò ch'è impuro.
1 - 2 Cor 13, 4.
2 - Rm 6, 9.
3 - Cf. Gv 20, 29.
4 - Gv 20, 28.
5 - Gv 20, 28-29.
6 - Mt 8, 22.
7 - Ef 5, 14.
8 - Mt 11, 15.
9 - Gv 14, 8.
10 - Gv 14, 9.
11 - Gv 14, 10.
12 - Gv 14, 8.
13 - Cf. Fil 2, 6-7.
14 - Mt 5, 8.
15 - 2 Cor 5, 6.
16 - 2 Cor 5, 7.
17 - 1 Cor 15, 22.
18 - Mt 9, 12.
19 - Lc 7, 33.
20 - Lc 11, 15; Mt 12, 27; cf. Mc 3, 22.
21 - Mt 10, 25.
22 - Fil 2, 8.
23 - Gal 3, 13.
24 - Mt 20, 22-23.
25 - Cf. Rm 6, 9.
26 - Gv 10, 16
27 - Mt 15, 24.
28 - Mt 15, 26.
29 - Mt 15, 28
30 - Mt 8, 10.
31 - Mt 8, 8.
32 - Gn 22, 18.
33 - Gal 1, 22-23.
34 - Cf. Ef 2, 20.
35 - Sal 117, 22.
36 - Cf. Fil 2, 7.
37 - Mt 20, 31.
38 - Gal 6, 14.
39 - Cf. Sal 111, 9.
40 - Lc 12, 33.
41 - Cf. Is 29, 13; Mt 15, 8.
42 - 2 Cor 5, 16.
43 - Cf. Tb 2, 21-22.
44 - Cf. Gv 1, 1 ss.
45 - Tb 4, 10-11.
46 - Cf. Mc 10, 49.
47 - Mt 11, 28.
48 - Ef 5, 11.
49 - Ef 5, 11.
50 - 1 Cor 10, 12.
51 - Gal 6, 1-2.
52 - 2 Tm 2, 24-26.
53 - Cf. 1 Cor 13, 13 ss.
54 - Cf. 4, 3.
55 - Mt 13, 30.
56 - Mt 13, 36.
57 - Mt 13, 38-39.
58 - Gn 22, 18.
59 - Mt 13, 30.
60 - Mt 13, 30.
61 - Cf- Mt 24, 12
62 - Cf. Mt 24, 12-13.
63 - Lc 18, 8.
64 - Gn 3, 19.
65 - Gn 15, 5; 22, 17.
66 - Mt 8, 11.
67 - Is 52, 11.
68 - Cf. Lc 10, 11.
69 - Ez 3, 16.
70 - Ez 3, 19.
71 - Es 32, 10.
72 - Es 32, 32.
73 - Is 52, 11.
Capitolo 10: il dolore di Maria Santissima alla passione del figlio
Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick
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127 L'ultima Cena
Vidi la tavola a forma di ferro da cavallo, era stretta ed abbastanza alta, di fronte a Gesù nel centro del semicerchio era stato lasciato libero un posto per poter deporre le vivande. Per quanto mi posso ricordare, a capo della tavola stavano Giovanni, Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore, a destra di Gesù, Bartolomeo, Tommaso e Giuda l'Iscariota. A sinistra del Signore invece vi erano Pietro, Andrea, Taddeo, al capo sinistro Simone, Matteo e Filippo. In mezzo alla tavola vidi un piatto con l'agnello pasquale, che aveva il capo ripiegato sopra alle zampe anteriori disposte in croce e le zampe posteriori distese: l'orlo del piatto era guarnito d'aglio. Vidi un piatto con dei legumi verdi ritti e serrati gli uni contro gli altri e un terzo piatto su cui erano dei fascetti di erbe amare simili ad erbe aromatiche; poi ancora davanti a Gesù vidi un piatto con altre erbe d'un verde giallastro e un altro con una salsa scura. Vidi che i commensali avevano sulla tavola dei pani rotondi come piatti e si servivano di coltelli d'avorio. Dopo la preghiera il maggiordomo collocò davanti a Gesù sulla tavola il coltello, vi pose accanto una coppa di vino e riempì altre sei coppe posta ognuna fra due Apostoli (una coppa quindi doveva servire per due di loro). Gesù prima benedisse il vino e lo bevve, poi tagliò l'agnello e lo suddivise tra gli Apostoli che mangiarono molto in fretta, staccando la carne dall'osso con i loro coltelli d'avorio; le ossa erano destinate a venir bruciate. Mangiarono anche aglio ed erbe verdi, che intingevano nella salsa. Fecero tutto questo stando in piedi e appoggiandosi solo leggermente allo schienale della loro seggiola. Gesù spezzò uno dei pani azzimi, ne ricoperse una parte e distribuì il resto. Infine venne portata un'altra coppa di vino, ma Gesù non ne bevve, e disse: "Prendete questo vino e dividetelo tra voi, perché io non ne berrò più finché non verrà il Regno di Dio Dopo aver bevuto, elevarono cantici solenni, poi Gesù pregò e diede altri insegnamenti. Si lavarono ancora le mani e infine si sedettero, perché come ho già detto, essi stavano in piedi. il Signore tagliò un altro agnello, che fu portato alle pie donne in uno dei fabbricati del cortile dove esse avevano preso posto per mangiare. Gli Apostoli mangiarono ancora legumi e lattuga con la salsa. Gesù era straordinariamente raccolto e sereno, così non l'avevo ancora mai visto; Egli esortò gli Apostoli a dimenticare tutte le loro preoccupazioni. Allora vidi la Vergine Santissima, a tavola con le donne, anche Lei profondamente serena; e quando le altre donne le si avvicinarono e le tiravano il velo per parlarle, Ella si volgeva con una semplicità rara che mi commuoveva profondamente. All'inizio del banchetto Gesù s'intrattenne molto affettuosamente con i suoi Apostoli; poi si fece serio e malinconico e dopo essere stato silenzioso per alcuni minuti pronunciò queste parole: "Uno di voi mi tradirà; uno di voi, colui che ha la sua mano con la mia, nello stesso piatto". Le sue parole significavano: "Uno di quelli con il quale condivido il pane". Non designò più chiaramente chi fosse il traditore, perché "mettere la mano nello stesso piatto" era l'espressione che indicava le relazioni più intime e amichevoli, ma intendeva anche dare un avvertimento a Giuda che in quello stesso momento metteva realmente la mano nello stesso piatto per distribuire la lattuga. Gesù disse ancora: "Il Figlio dell'uomo se ne va, come di Lui sta scritto: guai però a colui che tradirà il Figlio dell'uomo; sarebbe meglio per lui che non fosse mai nato". Gli Apostoli erano tutti turbati e gli chiedevano l'uno dopo l'altro: "Signore, sono forse io?".
128 Gesù incontra la Santa Madre nel vestibolo del Cenacolo
Vidi Gesù istruire gli Apostoli sul modo in cui dovevano conservare fino alla fine del mondo il mistero del Santo Sacramento in sua memoria. Egli insegnò quali fossero le forme essenziali per farne uso e in qual modo dovessero, per gradi, insegnare e rendere pubblico questo mistero; indicò loro quando e come dovevano mangiare il resto delle specie consacrate e quando distribuire il Santissimo Sacramento alla Santa Vergine. Parlò loro poi del sacerdozio, della sacra Unzione, della preparazione del Sacro Crisma e degli Oli Santi. C'erano là tre scatole, delle quali due contenevano una miscela d'olio e di balsamo, e c'era anche del cotone accanto al calice. Insegnò loro parecchi misteri su quest'argomento: disse come si doveva preparare il sacro Crisma, a quali parti del corpo si doveva applicarlo, e in quali occasioni. Mi rammento, fra l'altro, che il Signore parlò delle diverse unzioni, particolarmente di quella dei re, anche di quelli ingiusti; disse che quando costoro erano consacrati ricevevano una forza interiore e misteriosa che non è concessa agli altri mortali. Mise unguento e olio nella scatola vuota e ne fece una miscela: non so se fu in quel momento o se fu alla consacrazione del pane che benedì l'olio. Vidi Gesù ungere Pietro e Giovanni. Poi impose loro le mani, prima sulle spalle e poi sulla testa. Essi si inginocchiarono e Gesù unse loro il pollice e l'indice di tutte e due le mani, e segnò sul capo di ciascuno una croce col Crisma, dicendo che quel segno sarebbe rimasto "fino alla fine del mondo". Anche Giacomo il Minore, Andrea, Giacomo Maggiore e Bartolomeo furono consacrati. Vidi ancora che Gesù dispose sul petto di Pietro una specie di stola disposta in forma di croce, agli altri invece la stola fu messa sulla spalla destra. Durante l'Unzione notai che il Redentore comunicava agli Apostoli uno speciale potere, che non so precisare. Disse loro infatti che dopo la venuta dello Spirito Santo avrebbero potuto consacrare il pane e il vino; oltre a ciò, avrebbero potuto anche dar l'Unzione agli altri. Il modo differente con cui il Salvatore aveva imposto la stola agli Apostoli, sembrava indicasse diversi gradi di consacrazione. Gesù confidò a Pietro e a Giovanni diversi segreti, che essi dovevano poi manifestare agli altri Apostoli che a loro volta dovevano trasmetterli ai discepoli e alle pie donne. Mi fu mostrato che, nel giorno della Pentecoste, prima del grande battesimo, Pietro e Giovanni imposero le mani agli altri Apostoli e otto giorni più tardi le imposero anche a parecchi discepoli. Giovanni, dopo la Risurrezione di Cristo, somministrò per la prima volta il Santissimo Sacramento alla Madonna, circostanza che fu celebrata per sempre dagli Apostoli. Vidi quindi Gesù tenere una particolare conversazione con l'Apostolo prediletto: gli predisse che sarebbe vissuto più a lungo degli altri; gli parlò anche di sette chiese, di corone, di Angeli e gli fece conoscere alcune figure di significato profondo e misterioso le quali designavano, come suppongo, determinate epoche. Alluse anche al traditore, e precisò quanto Giuda andava facendo. Pietro e Giovanni deposero il Santissimo Sacramento nell'angolo più remoto del Cenacolo, che fu inoltre separato dal resto della sala mediante una cortina: fu così sistemato il santuario di cui Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo ebbero sempre cura durante l'assenza degli Apostoli. Sotto il vestibolo del Cenacolo, Gesù incontrò la sua diletta Madre con Maria, figlia di Cleofa, e Maddalena. Le pie donne Lo pregarono di non andare all'Orto degli Ulivi poiché si vociferava che Lo volessero arrestare, ma il Salvatore dopo averle consolate si diresse con gli Apostoli proprio verso il monte degli Ulivi.
129 L'Addolorata
Vidi Gesù, pallido in viso, vegliare nella caverna del Getsemani, la barba ed i capelli erano imbevuti dal sangue vivido in seguito alle dolorose visioni. Ormai mancava poco alla mezzanotte. Durante l'agonia del Salvatore vidi la Madre del Signore, Maria Maddalena, Maria figlia di Cleofa e Maria Salomè, passare dal Cenacolo alla casa di Maria di Marco. La Vergine era assai triste per le visioni avute e per le voci che correvano sul destino di Gesù. L'Addolorata viveva nell'anima l'agonia del suo Figliolo Divino. Per averne notizie si era recata, coperta da un ampio velo, con Maddalena e Salomè fino alla valle di Giosafat. Su questo cammino spesso protendeva le braccia verso il monte degli Ulivi, perché vedeva spiritualmente il suo caro Gesù bagnato di sudore sanguigno. Notai la luce della sua anima protendersi verso il Figlio Divino. Anche il Redentore guardava spiritualmente la sua diletta Madre per chiederLe soccorso e conforto. Contemplai quella fusione di cuori e di anime sotto forma di raggi che investivano la Santa Madre e suo Figlio. Il Redentore provò compassione anche per il dolore di Maddalena perché sapeva che l'amore della convertita era il più grande dopo quello incomparabile di sua Madre. Quella sera c'era poco movimento a Gerusalemme; gli Ebrei erano nelle loro case occupati nei preparativi della festa, e gli accampamenti dei forestieri convenuti per la Pasqua non erano nelle vicinanze del monte degli Ulivi. Mentre erravo con lo sguardo per il monte stesso, vidi alcuni amici e discepoli di Gesù camminare ed intrattenersi inquieti, in attesa di qualche evento. Vidi il Redentore nella grotta assorto nell'intensa contemplazione delle anime del Cielo, dei Patriarchi e dei Profeti dell'antichità, dei parenti della sua cara Madre e del Battista, dei Santi dell'Antica Alleanza e degli Angeli. Tutti i Beati avevano la fronte cinta da una corona i cui fiori erano diversi per colore, corolla e profumo, a seconda delle vittorie conseguite per la gloria di Dio. Dalla Passione del Verbo fatto uomo sarebbe dipesa la sorte dell'umanità. Ma queste immagini consolanti svanirono quando giunsero gli Angeli e gli mostrarono la Passione imminente: il tradimento di Giuda, la fuga dei discepoli e gli insulti davanti ad Anna e Caifa, il rinnegamento di Pietro, il tribunale di Pilato, le derisioni di Erode, la flagellazione e la coronazione di spine, la condanna a morte, le cadute sotto la Croce, l'incontro con la Madonna, gli svenimenti di Lei, gli insulti dei carnefici, il sudano di Veronica, la Crocifissione, gli oltraggi dei farisei, i Dolori di Maria Santissima, di Maddalena e di Giovanni, il colpo di lancia nel costato, le ultime parole sulla Croce. Tutto gli fu presentato nei più minimi dettagli. Vidi come il Signore contemplasse tutti i gesti, udisse tutte le parole, notasse tutto quello che passava nelle anime e come accettava tutto volontariamente, pronto a sottoporsi a tutto questo per amore degli uomini. Quando Gesù, sostenuto da Giovanni e Giacomo, entrò trasfigurato per la seconda volta nella grotta, erano circa le undici e un quarto. I due Apostoli, dopo averlo lasciato solo, ritornarono indietro. il Signore vide la luna di nuovo circondata dall'alone luminoso con la macchia rossa al centro, ma la luce dell'astro adesso era diversa da quella emanata durante le grandi visioni angosciose del Signore. Ciò che contristò più dolorosamente Gesù fu il vedersi inchiodato alla Croce in uno stato di nudità completa per espiare l'impudicizia degli uomini; pregò allora con fervore affinché quell'umiliazione gli fosse risparmiata e gli fosse almeno accordato di avere una cintura attorno ai reni. Seppe che questa sua preghiera sarebbe stata esaudita per mezzo di un uomo compassionevole. Senti anche la profonda unione spirituale con la Santa Vergine e il Dolore sofferto da sua Madre, la quale in quel momento giaceva nelle braccia delle pie donne priva di sensi. Infatti durante l'agonia spirituale di Gesù vidi la Madonna, in casa di Maria di Marco, affranta dal dolore e dall'angoscia. Ella si trovava insieme con Maria e Maddalena nel giardino della casa e restava accasciata sulle ginocchia sopra una pietra. Più volte perse i sensi: allora vedeva in spirito Gesù ricoperto di sangue e di sudore, e tendeva le mani come se avesse voluto asciugarlo e consolarlo. Gli Apostoli intanto si erano addormentati nel chiosco di fogliame del Getsemani. Gli altri discepoli, disorientati, avevano prima vagato da una parte all'altra e poi, avendo udito qualcosa sulle spaventevoli profezie di Gesù, si erano quasi tutti dispersi. Vidi Gesù che pregava ancora nella grotta e che soffriva per la codardia della natura umana. Sfinito e tremante lo udii dire: "Padre mio, se è possibile passi da me questo calice; però si faccia non la mia, ma la tua volontà!".
130 La Santa Vergine SV iene più volte ed è sostenuta dalle pie donne Il Travaglio della Genitrice
Vidi Gesù quando fu arrestato al di là del Cedron, fu quindi spinto attraverso uno stretto sentiero, tra sassi e cardi che ferivano i suoi piedi nudi. I perfidi farisei nel vedere i suoi piedi insanguinati, lo insultavano. Il Redentore frattanto continuava a camminare spinto, punzecchiato dalle lance e insultato, fra atroci sofferenze e umiliazioni. Il triste corteo si dirigeva verso il tempio attraversando il villaggio di Ofei, al monte Sion dove abitavano Anna24 e Caifa. Intanto la Santa Vergine con nove pie donne andava inquieta per la valle di Giosafat. Lazzaro, Giovanni, Marco e un figlio di Simeone le raggiunsero. Si udivano in distanza le grida e gli insulti degli sgherri; si vedevano le luci delle lanterne. Ad un tratto la Madonna svenne. Allora le pie donne la sostennero premurose e poi l'accompagnarono di nuovo a casa di Maria, madre di Marco. Vidi, intanto, il Salvatore stramazzare al suolo; allora un soldato propose ai commilitoni di scioglierGli le mani affinché avesse potuto servirsene nelle cadute. Un altro porse a Gesù dell'acqua, raccolta da una fonte nel suo casco. Il Redentore fu pieno di gratitudine per quei due. Li vidi pervasi da una luce di grazia. Prima della morte di Gesù vidi quei soldati convertirsi e diventare suoi discepoli. Frattanto i poveri e gli infermi che erano stati tanto beneficati da Gesù videro trascinare la Madre dalle pie donne per le vie di Gerusalemme. La Genitrice, oppressa dal dolore, aveva un viso tanto buono, estremamente pallido e sofferente; tutti l'identificavano come la Madre del Santo Taumaturgo. Le pie donne dovevano nascondere spesso la Vergine per evitare le insolenze e le ingiurie degli sgherri e dei farisei. Quando si udì il grido dal Sinedrio: "È degno di morte!" vidi le tenebre celebrare il loro trionfo sulla luce. Timoroso che la triste notizia giungesse alla Vergine per bocca di qualche nemico, Giovanni, profondamente afflitto nello sguardo e nell'anima, guardò il Maestro Divino e sembrò di~li: "Tu sai perché vado". Poi uscì come se fosse stato inviato dallo stesso Redentore. Per tutto il tempo in cui Gesù fu sottoposto al giudizio e alle più atroci umiliazioni, la Santa Vergine si tenne in continua comunicazione spirituale con Lui. Ella sapeva e sentiva nella sua carne quanto succedeva al suo diletto Figlio e soffriva con Lui. La sua anima era come quella di Gesù, immersa in una continua orazione per i carnefici: il suo cuore materno si raccomandava all'Altissimo affinché non lasciasse consumare il crimine. Quando Giovanni le racconto dell'orribile condanna e delle umiliazioni patite da Gesù, alle quali egli aveva assistito, la Santa Vergine gli chiese di accompagnarLa sul luogo del supplizio. Vidi allora l'Apostolo prediletto accompagnare Maria Santissima, Maddalena ed alcune pie donne per le stradine di Gerusalemme illuminate solo dalla luna.
131 La Madonna Addolorata incontra nella casa di Caifa l'apostolo Pietro pieno di vergogna
Vidi il cuore materno della Madonna che, straziato, gridava pietà a Dio affinché non permettesse che questo delitto avesse a compiersi e perché voleva deviare quei dolori dal suo Figlio Santissimo. La disperazione delle pie donne, che passavano per le strette vie di Gerusalemme, attirava la compassione di alcuni e le ingiurie degli altri: "Madre sventurata, Madre del dolore, quale sofferenza sopporti per il Santo d'Israele!" così si esprimevano i passanti ben disposti che la vedevano spesso svenire dal dolore. La Santa Vergine sveniva di continuo vedendo, nelle sue contemplazioni, Gesù oltraggiato e barcollante o caduto a terra. Ella però si riprendeva subito e continuava il penoso e triste cammino. Mentre il corteo delle pie donne attraversava un vicolo per raggiungere l'abitazione di Caifa, la Vergine si trovò di fronte ad un altro dolore: vide gli operai che preparavano la Croce di legno per il suo Figlio Divino. I nemici di Gesù avevano fatto preparare la Croce appena era giunta la notizia del suo arresto in modo da essere in condizione di dare immediata esecuzione al probabile giudizio che Pilato avrebbe pronunciato~. I Romani frattanto avevano già preparato la croce dei due ladroni. Gli operai maledicevano Gesù perché dovevano lavorare di notte. A quella vista l'Addolorata subì un dolore straziante al petto e pregò per questi ciechi che maledivano il suo amato Figliolo mentre preparavano 10 strumento per il supplizio del Redentore dell'umanità. Giunta nel cortile esterno e fatto il giro della casa di Caifa, Maria, sempre accompagnata dalle pie donne e da Giovanni, attraversò il cortile e si fermò all'entrata di un altro. Questa porta sola la separava dal suo amatissimo Figlio, il quale al canto del gallo era stato introdotto nella prigione posta sotto la casa di Caifa. Improvvisamente la porta si spalancò e uscì Pietro, che precedeva parecchie altre persone, con le braccia sulla testa e il pianto in gola. All'Apostolo sconvolto, trovandosi di fronte la Vergine, sembrò di vedere al chiarore lunare lo sguardo di rimprovero di Gesù, di Colui che egli aveva rinnegato per paura, pur amandolo nel suo cuore. La Vergine allora gli domandò: "Simone, informami di quanto avviene al mio Figliolo". Pietro non rispose, si torceva solo le mani. La sua anima era fortemente tormentata per il rimorso. Mlora la Madonna gli si avvicinò triste dicendogli: "Simone, perché non mi rispondi?". "Oh, Madre, non mi parlare! Hanno condannato a morte Gesù che io ho vergognosamente rinnegato per tre volte...". Subito dopo queste parole, Pietro fuggi via verso la grotta del monte degli Ulivi. L'Addolorata si sentì spezzare il cuore al pensiero che questo ennesimo dolore aveva ancor più straziato il suo Figliolo. Così tormentata, cadde vicino a quella stessa porta dalla quale aveva visto uscire Pietro; Ella cadde sopra una pietra, su cui rimasero impresse le orme della sua mano destra e del suo piede. Questa pietra esiste ancora, l'ho vista, ma non mi rammento più dove. Frattanto, dopo che Gesù era stato portato in prigione, le porte del cortile rimasero aperte per far uscire la moltitudine. L'Addolorata si sentiva dentro al Cuore del suo Figliolo. Vidi Maddalena disperata, con gli indumenti disordinati ed i capelli scarmigliati; la Santa Vergine invece, nonostante fosse così sofferente e stroncata dalle pene profonde, conservava una dignità e un decoro straordinari. La Madre di Dio udì la gente che usciva dalla porta del corfile proferire parole che la trafissero ancora una volta: "Non è forse la Madre di Gesù, quel Galileo? Suo Figlio sarà crocifisso, ma non prima della festa, almeno che non sia un grande criminale Allora la Vergine si spinse fin dentro, fin dove gli indemoniati avevano urlato poco prima: "È degno di morte!". Ma giunta in quell'ambiente appestato, la Vergine perse nuovamente i sensi e, sorretta da Giovanni e dalle pie donne, fu condotta via più simile a una morta che ad una creatura vivente, mentre molta gente guardava in silenzio. Era come se uno spirito celeste avesse attraversato l'inferno. Appena Maria si fu ripresa, insieme con le pie donne e Giovanni, ripassarono per il luogo dove si stava preparando la Croce. Gli operai non riuscivano a terminarla; dovevano continuamente portare dell'altro legno, perché il tale e tal altro pezzo non serviva o si fendeva. Questo capitò affinché le diverse qualità di legno fossero combinate nel modo in cui Iddio voleva. Tra l'altro vidi che gli Angeli spingevano gli operai a ricominciare sempre di nuovo finché si compisse quanto era stato prestabilito.
132 Il Salvatore incontra la Santa Madre mentre viene condotto in catene da Pilato
Vidi Gesù pregare in favore dei suoi carnefici che non cessavano d'insultarlo e di tormentarlo. Il Signore era rinchiuso in una piccola prigione a volta, una parte della quale esiste ancora. Siccome anch'io sono una povera peccatrice, è anche per colpa mia che Gesù dovette subire tutto ciò. Con i peccati continui che commettiamo, noi tutti, partecipiamo ai maltrattamenti del Redentore. Se fossimo veramente pentiti del nostro comportamento, pronunceremmo spesso la preghiera: "Signore, fatemi morire piuttosto che vi offenda con il peccato". Dopo questa riflessione vidi che incominciava a spuntare l'alba della nostra redenzione, che era pure il giorno della sua Passione. Un raggio della prima luce di quel giorno raggiunse Gesù nella prigione, allora Egli ringraziò il Padre suo per averGli donato quel raggio, desiderato ed atteso dagli antichi Patriarchi e da Lui tanto sospirato. Dopo il verdetto del gran Sinedrio, vidi il Salvatore condotto tra la folla tumultuante alla presenza di Pilato. Egli procedeva barcollante attraverso la parte più frequentata della città, la quale in quei giorni era piena di Ebrei e stranieri giunti da ogni parte del Paese per celebrare la Pasqua. Il corteo, preceduto da Caifa e Anna in abiti sacerdotali solenni, attraversò una stretta via dirigendosi verso il quartiere di Acra in cui si trovavano il palazzo ed il tribunale di Pilato, di fronte al gran mercato e a nordovest del tempio. Poco distante dalla casa di Caifa vidi la Santa Madre di Gesù, con Giovanni e Maddalena, nascosta dietro l'angolo di un fabbricato, che aspettava il passaggio del corteo. Dopo la visita notturna al tribunale di Caifa, la Madonna era rimasta per qualche tempo al Cenacolo immersa in un muto dolore; poi quando Gesù fu tolto di prigione per esser condotto nuovamente davanti ai giudici, Maria si alzò, si mise il velo e il mantello e, uscendo per prima, disse a Maddalena ed a Giovanm: "Seguiamo mio Figlio fino alla casa di Pilato, voglio vederlo con i miei occhi". Si mossero allora lungo un sentiero obliquo e aspettarono il corteo in un punto dove sapevano che avrebbe dovuto passare. Sebbene la Santa Vergine avesse impresso nello spirito le sofferenze atroci di suo Figlio, il suo occhio interiore non riusciva ad immaginarlo così disfatto e rovinato come l'aveva ridotto la cattivena degli uomini. I Dolori del Figlio dell'uomo le parevano tutti racchiusi dalla dolce aureola di santità, d'amore e di pazienza. Ma ecco che l'ignominiosa, terribile realtà le si offerse alla vista del corteo infame, giunto ormai vicinissimo al suo sguardo: venivano prima gli orgogliosi nemici di suo Figlio, i Sommi Sacerdoti, animati da propositi deicidi e dall'anima menzognera piena di malizia. Quei sacerdoti che volevano essere di Dio erano diventati di Satana. Seguivano i falsi testimoni, gli accusatori senza fede, poi la plebaglia con i suoi clamori e infine Gesù, il Figlio di Dio e il Figlio diletto di Maria, orribilmente sfigurato e contuso. Il corteo sfiorò la Madre Santissima, che appena lo vide esclamò singhiozzando: "Ahimè! Questo è mio Figlio? O mio Gesù!". Quando il Salvatore le rivolse uno sguardo commosso, Ella perse di nuovo i sensi. Giovanni e Maddalena la portarono via. Appena si fu un poco ripresa, la Madonna si fece condurre da Giovanni al palazzo di Pilato.
133 La Santa Madre da origine alla Via Crucis
"Ma quest'uomo è galileo e quindi suddito di Frode?" domandò Pilato. Alla risposta affermativa, egli così concluse: "Ebbene: siccome è suddito di Erode, accompagnatelo alla sua presenza. Erode è venuto per la Pasqua da Cafarnao e Lo può quindi giudicare...". Vidi che mentre il Salvatore veniva accompagnato alla reggia di Erode, Pilato si intratteneva a colloquio con sua moglie Claudia, donna di alta statura e di bell'aspetto. Il velo che le scendeva dalla testa sulle spalle, lasciava scoperti i capelli sulla fronte adorna di un prezioso diadema. il fermaglio d'oro che risaltava sul suo petto, le sosteneva l'ampio ed elegante vestito. Ella parlò a lungo con il marito raccomandandogli per quanto avesse di più sacro di non fare alcun male a Gesù, al Profeta Santo dei santi. Gli parlò delle meravigliose visioni che aveva avuto la notte prima. Mentre la sposa raccontava queste cose al suo consorte, mi furono mostrate alcune visioni che aveva avuto: Claudia Procla aveva visto i principali episodi della vita di Gesù, il quale le era apparso come un'anima piena di luce. Aveva anche visto la cattiveria e la crudeltà dei nemici del Salvatore, apparsi a lei in forme mostruose. Claudia aveva inoltre contemplato la pazienza e l'inesauribile amore di Gesù e ammirato la santità della sua impareggiabile Madre. La Madonna, Maddalena e Giovanni erano rimasti nascosti in un angolo buio mentre Gesù veniva trascinato da Frode. Poi Giovanni ripercorse con la Santa Vergine e Maddalena tutto il cammino percorso da Gesù e dal triste corteo. Ritornarono così da Caifa e da Anna, al Getsemani, all'orto degli Ulivi, e dappertutto dove il Cristo era caduto e aveva sofferto. Essi piansero e soffrirono con Lui. Vidi la Santa Vergine soffermarsi e prostrarsi più di una volta, baciando i posti dov'era caduto suo Figlio e dov'erano rimaste le impronte del suo Sangue divino. Maddalena si contorceva le mani e Giovanni pure piangeva mentre le consolava, le rialzava, le conduceva più avanti. La Vergine Madre, rendendo onore ai Dolori di Gesù, diede inizio alla prima santa Via Crucis. Ella inaugurò così la meditazione della futura Chiesa sui Dolori del suo Redentore. La Madre piena di grazia, benediceva con le sue lacrime i passi del Figlio pieno di sofferenze. Ella viveva con Lui la via dolorosa poiché era la Beata che L'aveva portato nel suo seno, l'aveva concepito e custodito nove mesi nel suo cuore materno pieno di grazia, e aveva udito realmente e sostanzialmente il Verbo di Dio dentro di sé. In questo modo la Madre del Redentore raccolse ad ogni stazione, della Via dolorosa, come pietre preziose, i meriti infiniti di Gesù Cristo per offrirli al Padre Celeste in favore di coloro che hanno la fede. Questa triste Via avrebbe riunito in seno alla futura Chiesa di Cristo tutti i fratelli e le sorelle nella fede eterna. Vidi Maddalena fuori di sé, straziata dal dolore immenso e santo. Quei peccati dell'umanità, per i quali Gesù soffriva, la invadevano tutti procurandole un immenso orrore. I sacerdoti avevano pregato Frode di condannare Gesù, ma questi lo rimandò da Pilato. Con raddoppiato furore, i nemici di Gesù Lo ricondussero da Frode a Pilato, umiliati di ritornare senza averlo fatto condannare. Vidi Gesù schernito dalla folla e martoriato dagli aguzzini. Quando il corteo giunse di nuovo al palazzo di Pilato (probabilmente dal lato orientale) erano circa le otto e un quarto del mattino. I farisei correvano in mezzo al popolo per eccitarlo contro Gesù. Pilato aveva fatto occupare il pretorio e le porte da un mighaio di guardie, non avendo dimenticato la sedizione dei Galilei scoppiata nella Pasqua precedente. La Madonna, sua sorella maggiore, Maria di Cleofa, Maddalena e altre pie donne, stavano in un luogo dove potevano udire tutto.
134 Maria assiste alla condanna e alla flagellazione di Gesù
Gesù venne obbligato, con la solita brutalità, a salire le scale della casa di Pilato. Ma impacciato dalla veste troppo lunga, cadde sui candidi gradini di marmo che si macchiarono col sangue del suo sacratissimo Capo. I nemici di Gesù, che frattanto avevano ripreso i loro posti all'entrata del foro, risero della sua caduta, come ne risero la gentaglia e gli arcieri che lo fecero rialzare a calci. Pilato, adagiato su una specie di lettino da riposo, disse: "Voi mi avete presentato quest'uomo come un agitatore di popolo: io l'ho interrogato alla vostra presenza e non l'ho trovato colpevole. Nemmeno Frode l'ha trovato colpevole, perché io vi avevo mandato da lui e vedo che non ne avete riportato sentenza di morte. Lo farò dunque flagellare e poi liberare". A quelle parole si sollevò un mormorio di protesta tra la folla. Pilato offrì allora al popolo la possibilità di scegliere la liberazione tra Gesù o Barabba, un grande malfattore. Frattanto i farisei e i sacerdoti erano in grande agitazione e si aggiravano tra il popolo, minacciando, eccitando e dispensando denaro. Vidi allora, in un angolo del foro, la comunità Crisfiana primitiva formata da Maria Maddalena, Giovanni e le pie donne, una ventina in tutto, tremanti e piangenti. La Madre di Gesù, pur sapendo che l'unico mezzo di salvezza per gli uomini era la morte di suo Figlio, era piena di angoscia e di ansia materna. La vidi soffrire tutto lo spasimo che prova una madre alla vista di un figlio virtuoso e santo così bistrattato da gente ingrata e crudele. Ella tremava con le sue pie compagne, si desolava e sperava, mentre Giovanni si allontanava spesso nella speranza di raccogliere qualche buona notizia. La Santa Vergine non aveva ancor perso tutte le speranze perché correva voce che Pilato intendesse liberare Gesù. Poco lontano dalla Santa Madre c'erano alcune persone di Cafarnao che Gesù aveva guarito e istriiito, guardavano celatamente le pie donne coperte di veli e fingevano di non conoscere il Salvatore. La Vergine pensava che almeno costoro non avessero chiesto la liberazione di Barabba ma quella del loro benefattore e salvatore. Purtroppo non fu così: si levò un grido unanime: "Noi non vogliamo costui, vogliamo Barabba!". Dovunque si gridava: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!" Allora il debole Pilato liberò il malfattore Barabba e condannò Gesù alla flagellazione. Mentre i carnefici colpivano e urtavano il Figlio di Dio, Egli pregava in modo commovente volgendo in spirito lo sguardo verso sua Madre la quale, trafitta dal dolore, era corsa a ripararsi in una sala del mercato. Obbligarono Gesù per la fustigazione a togliersi anche l'ultimo panno che gli cingeva i reni; Egli allora, volgendosi verso la colonna per nascondere la sua nudità, disse: "Distogliete gli occhi da me!". Maria dovette intendere queste parole nella sua anima perché, appena furono pronunciate, vidi che cadde priva di sensi fra le braccia delle pie donne. Non sono certa se Gesù avesse pronunciato queste parole o se le avesse solo pensate nel suo intimo. La Santa Vergine portava una lunga veste azzurra color cielo, coperta da un lungo mantello di lana bianca e da un velo giallopallido. Maddalena era interamente sconvolta e addirittura annientata dal dolore e dal pianto, mentre i suoi capelli sotto il velo s'erano tutti sciolti. Durante il tempo della flagellazione di Nostro Signore, la Santa Vergine visse in uno stato di profonda estasi dolorosa. Spesso gemiti sommessi prorompevano dalle sue labbra e i suoi occhi apparivano fortemente infiammati per il gran piangere. Giaceva velata tra le braccia della sua sorella maggiore, Maria Heli, che era in età ormai avanzata, circondata dalle pie donne tremanti dall'angoscia. Tutte si erano strette intorno alla Vergine, esalanti deboli gemiti come se aspettassero la propria condanna a morte. Quando Gesù cadde svenuto a terra ai piedi della colonna, vidi Claudia Procla, moglie di Pilato, inviare alla Madre di Dio un pacco di grandi teli di lino. Non so se questi teli fossero destinati alla fasciatura delle ferite, oppure se la pietosa pagana li avesse inviati per lo scopo in cui vennero poi effettivamente impiegati. La Santa Vergine, riacquistati i sensi, vide l'amato Figliolo martoriato nelle carni, trascinato e sospinto dagli arcieri. Gesù, per poter vedere sua Madre, si deterse il sangue dagli occhi con un lembo della veste, allora Ella protese le mani dolorosamente verso di Lui, guardando a terra le tracce di sangue. Vidi poi Maria e Maddalena, mentre il popolo si spostava da un'altra parte, avvicinarsi al posto dove Gesù era stato flagellato. Celate dalle pie donne e da alcune buone persone che le riparavano dagli sguardi, Esse si prostrarono al suolo presso la colonna, asciugando dappertutto il Sangue di Cristo, con i teli inviati da Claudia Procla. Non vidi Giovanni tra le pie donne, che erano quel giorno in venti. Il figlio di Simeone, quello di Veronica, di Obed, Aram e Themeni, nipote di Giuseppe di Arimatea, erano nel tempio in preda alla tristezza e all'angoscia. Quando finì la flagellazione erano circa le nove del mattino.
135 Aspetto di Maria Santissima e Maddalena durante la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo
Marzo 1823 Domenica Laetare, Festa di San Giuseppe. Interruzione delle visioni sulla Passione di Gesù Cristo.
Le visioni di Suor Emmerick della Passione di Nostro Signore accompagnarono la Veggente dal 18 fibbraio all '8 marzo, vigilia della quarta domenica di Quaresima. In questo periodo fu assorta in quotidiana contemplazione, soffrendo indicibili pene nel corpo e nello spirito. La veggente sembrava completamente rapita da queste visioni, come se avesse l'anima chiusa ad ogni sensazione esteriore. Il suo viso aveva assunto l'aspetto di una persona sottoposta a duri supplizi: un sudore sanguinoso scorreva spesso sulle sue spalle e sul dorso, così abbondante che ogni cosa intorno a lei ne fu inondata e lo stesso letto ne rimase inzuppato. La pia Suora soffriva una sete tremenda, e, specialmente al mattino, la sua bocca appariva disseccata e la lingua contratta e ritirata. Sabato 8 marzo 1823, Anna Caterina finì di narrare, con visibili soffrrenze, la flagellazione di Gesù. Col calar deI sole queste visioni s'interruppero completamente. Il giorno di San Giuseppe Suor Emmerick vide solo alcune scene della vita del Santo e descrisse pure l'aspetto della Santa Vergine e di Maddalena.
Oggi, Domenica Laetare e festa di San Giuseppe, non ho avuto alcuna visione sulla Passione di Nostro Signore, ma invece ho visto la Santissima Vergine, che mi ha spiegato tutte quelle cose che avevo dimenticato o che non avevo compreso. Le guance della Madonna erano pallide e smunte, il naso di linea purissima e sottile, gli occhi rossi come se fossero insanguinati dal gran piangere. Indescrivibile è il suo aspetto semplice e modesto. Da ieri sera ha errato continuamente in mezzo alla folla per le vie di Gerusalemme e poi attraverso la valle di Giosafat, eppure nulla vi è di scomposto nelle sue vesti, né alcun disordine: non vi è una piega nel suo abbigliamento dalla quale non traspaia la sua santità; tutto in Lei è semplice, degno, puro e innocente. Il suo modo di guardare è regale, e le pieghe del suo velo, quando Ella si volge, danno al suo movimento singolare maestà. I suoi movimenti e tutto il suo contegno sono semplici, calmi e allo stesso tempo dignitosi. La sua veste è inumidita dalla rugiada della notte e dalle abbondanti lacrime versate, mentre Lei appare pulita e bene ordinata in ogni cosa. La Vergine è bella, di una bellezza inesprimibile ed assolutamente soprannaturale; bellezza ineffabile, fatta di purezza, semplicità, maestà e santità. Maddalena invece appare di tutt'altro aspetto: è più alta e robusta di Maria, nella sua persona e nei movimenti c'è qualche cosa di più accentuato. La passione, il pentimento, il dolore e la disperazione l'hanno sfigurata. Vedo le sue vesti, inzuppate e inzaccherate di fango, in disordine e lacere; i suoi lunghi capelli cadono sciolti sotto il velo umido, pressoché ridotto in cenci. E tutta sconvolta, non pensa ad altro che al suo dolore ed ha l'aria d'una pazza. Molte persone di Magdalum e dei dintorni, dirette al tempio di Gerusalemme, la segnano a dito, perché l'hanno vista passare da una vita fastosa e piena di scandalo ad un'esistenza nascosta e ritirata. Ma ella non si accorge di nulla, tanto è immersa nel suo dolore.
136 La Madonna sviene di fronte al giudizio di Pilato Il culto mistico della Via Crucis
Quando Suor Emmerick ricominciò ad avere le visioni sulla Passione di Gesù e la coronazione di spine, fu presa da febbre fortissima e fu assalita da una sete ardente. Dopo un certo tempo riuscì a narrare come segue:
Vidi Gesù in piedi, sotto i gradini del tribunale in mezzo agli arcieri, esposto al dileggio e al furore dei nemici. "Così io condanno Gesù Nazareno, re dei Giudei, ad essere crocifisso" e, così dicendo, Pilato ordinò agli arcieri di portare la Croce. La Santa Vergine, che dopo la flagellazione si era ritirata spezzata dal dolore, si gettò nuovamente tra la folla per udire la sentenza di morte del Figlio suo e Dio. La Madonna, appena udite le parole di Pilato, si senti mancare come se la vita l'avesse abbandonata; ormai non c'era più dubbio: la morte più crudele, dolorosa e ignominiosa, era stata decisa per il suo dilettissimo Figliolo e Salvatore. Allora Giovanni e le pie donne la portarono via affinché quei ciechi non si rendessero ancor più colpevoli insultando la Madre del loro Salvatore. Non appena l'Addolorata fu in grado di sorreggersi da sola, si fece condurre di nuovo nei luoghi dove il suo Figliolo aveva tanto sofferto, poiché voleva compiere il mistico sacrificio di coprire con le sue lacrime il Sangue di Gesù. Le sue compagne dovettero accompagnarla quindi un'altra volta di stazione in stazione. Con questa consacrazione l'Addolorata divenne Lei stessa e definitivamente Chiesa vivente, Madre comune di tutti i Cristiani. Così come Giacobbe eresse a monumento, e consacrò con l'olio la pietra accanto alla quale aveva ricevuto la Promessa. Vidi ancora Pilato mentre sottoscriveva definitivamente il giudizio. I due ladroni erano già stati condannati alla croce, ma la loro esecuzione era stata protratta fino a quel giorno su proposta del Sommo Sacerdote. Infatti costui intendeva fare a Gesù un insulto maggiore, associandolo nel suo supplizio a malfattori della peggior specie. Le croci dei ladroni giacevano a terra accanto a loro, mentre quella di Gesù veniva appena portata. Mentre la Madre di Dio visitava i luoghi della sofferenza di suo Figlio, udì il suono agghiacciante delle trombe che annunziavano il muoversi del corteo di Pilato verso il Calvario. Ella allora volle rivedere Gesù, e pregò perciò Giovanni di condurla in uno dei luoghi presso i quali Gesù doveva passare. Allora, percorrendo uno dei lati della piazza dalla quale era uscito il Redentore, passarono attraverso porte e viuzze laterali ordinariamente chiuse, ma che in quel giorno erano rimaste aperte per non ostacolare l'enorme folla accorsa a Gerusalemme. Entrarono poi dal lato occidentale di un palazzo con un grande portone aperto. Non mi è chiaro se questa costruzione fosse un'appendice del palazzo di Pilato, col quale sembra comunicare con viali e cortili, oppure la dimora del Sommo Sacerdote Caifa. Giovanni ottenne da un servo di questo palazzo la misericordia di passare attraverso quel portone con l'Addolorata e con quelli che l'accompagnavano. Costui li fece entrare e si prestò ad aprir loro il portone dalla parte opposta. Erano con loro un nipote di Giuseppe d'Arimatea e Susanna, inoltre vidi Giovanna Cusa e Salomè di Gerusalemme.
137 Seconda caduta di Gesù sotto la Croce. La Santa Vergine abbraccia Gesù
La Madre di Dio, pallida in volto e con gli occhi rossi di pianto, attraversò questa casa. Mi sentii straziare il cuore quando la vidi, avvolta in un mantello grigioazzurro, tremante e senza forze per reggersi. Frattanto il clamore e gli squilli di tromba, annunzianti che un condannato veniva condotto alla crocifissione si avvicinavano. Mentre pregava, Maria chiese a Giovanni: "Debbo stare a guardare o debbo fuggire? Come potrò sopportare tanto strazio?" Giovanni allora Le rispose: "Se tu non rimanessi, più tardi te ne pentiresti". Si fermarono allora sotto il portone orientale che era stato loro aperto, e stettero fermi guardando giù per la via che saliva. Un altro suono di tromba, questa volta più vicino, trapassò il cuore della Vergine. Il triste corteo era visibile e si avvicinava, era ormai a un'ottantina di passi da quel portone. La Madre Addolorata vide avanzare con aria insolente e trionfante coloro che portavano gli strumenti del supplizio, allora incominciò a tremare, a gemere e a torcersi le mani. Uno di quei miserabili, pieno di arroganza, chiese: "Chi è quella donna che si lamenta?". Un altro rispose: "È la madre del Galileo". Appena udirono queste parole tutti quegli scellerati colmarono di beffe la Madre Dolorosa. Uno di essi prese perfino i chiodi che dovevano attaccare Gesù alla Croce e li presentò in atto canzonatorio sulla mano aperta alla Vergine. A quella vista la Santa Madre fu spezzata dal Dolore, pallida come un cadavere e con le labbra livide, giungendo le mani si appoggiò alla porta per non cadere. I farisei passarono per primi orgogliosi sui loro cavalli, poi un bambino che portava l'iscrizione, infine lo seguiva di due passi il Figlio di Dio, suo Figlio, il Santissimo, il Redentore, il suo amato Gesù, barcollante, curvo sotto il pesante fardello e scostante dolorosamente la sua testa coronata di spine dalla pesante croce che gravava sulla sua spalla, mentre gli arcieri lo tiravano avanti con le corde. Vidi il suo volto livido, sanguinante, contuso, la barba inondata dal sangue mezzo coagulato che ne incollava insieme tutti i peli. I suoi occhi spenti e insanguinati gettarono uno sguardo triste e compassionevole alla Madre Dolorosa; poi, inciampando sotto il peso della Croce, cadde per la seconda volta sulle ginocchia. L'Addolorata, violentata da quel dolore immenso, non vide né soldati e neppure carnefici, non vide nemmeno il suo amatissimo Figliolo ridotto in quello stato miserando, ma si precipitò dalla porta orientale della casa in mezzo agli sbirri che maltrattavano suo Figlio, e nel tentativo di abbracciarlo cadde in ginocchio vicino a Lui, poi riuscì a stringerlo tra le braccia. Io udii pronunciare: "Figlio!", "Madre mia!", ma non sono certa se queste parole furono pronunciate realmente o soltanto nel loro spirito. Vi fu allora un momento di disordine generale nel quale Giovanni e le pie donne volevano rialzare Maria. Gli sbirri la ingiuriarono e uno di essi disse: "Donna, che vieni a fare qui? Se tu lo avessi educato meglio, non sarebbe fra le nostri mani!" Vidi alcuni soldati tuttavia commossi: ognuno di loro aveva ancora, o aveva avuto, una mamma. Così respinsero la Santa Vergine ma non ebbero il coraggio di farLe del male. Circondata da Giovanni e dalle pie donne, l'Addolorata fu portata via e il corteo proseguì il cammino. Ella cadde in ginocchio contro la pietra angolare della porta; quando cadde voltava le spalle al corteo. Le mani della Vergine toccarono a una certa altezza la pietra contro la quale si era accasciata. Era una pietra venata di verde, le ginocchia della Santa Vergine vi lasciarono delle cavità, e le sue mani lasciarono pure dei segni, sebbene meno profondi, nel punto dove le aveva appoggiate. Erano delle impronte un po' confuse, simili a quelle che la mano lascia su una densa pasta. Più tardi questa pietra fu trasportata nella prima chiesa cattolica, quella eretta presso la piscina di Bethsaida sotto l'episcopato di San Giacomo Minore. Ho visto parecchie volte, in occasione di grandi avvenimenti, le impronte dei Santi prodursi sulle pietre. Da qui il detto: Le pietre si commuoveranno. La verità eterna trasmette in tutti i modi sante testimonianze. La Madonna fu dunque portata all'interno della casa di cui fu chiusa la porta. Vidi frattanto che la soldataglia aveva rialzato Gesù, caduto sotto il peso della Croce, e gli avevano sistemato la Croce sulle spalle in altro modo. In mezzo al popolaccio che seguiva il corteo lanciando maledizioni e ingiurie, vidi alcune figure di donne velate e piangenti.
138 Il Sudario di Santa Veronica
il corteo entrò in una lunga strada che deviava un po' a sinistra, dove si diramavano parecchie vie trasversali. Vidi molta gente ben vestita che si recava al tempio e parecchi allontanarsi alla vista di Gesù per il farisaico timore di contaminarsi, mentre altri mostravano un po' di pietà. Avevano fatto quasi duecento passi, da quando Simeone era venuto ad aiutare il Signore a portare la Croce, che vidi una donna di alta statura e dall'aspetto imponente uscire da una bella casa e gettarsi sulla strada davanti al corteo; costei portava una giovinetta per la mano. Era Serafia, moglie di Sirach, membro del Consiglio del tempio; in seguito all'avvenimento di questo giorno fu chiamata Veronica da vera icon (vero ritratto). Serafia aveva preparato un eccellente vino aromatico col pio desiderio di farlo bere al Signore sulla via del Dolore. L'avevo vista correre ai lati del corteo, a fianco dei soldati, teneva per mano la figlia adottiva di circa nove anni. Siccome non le era stato possibile aprirsi un varco attraverso la folla e le guardie per raggiungere il Redentore, la donna era ritornata vicino a casa sua per attendervi il passaggio del corteo. Appena lo vide avanzò velata, andando incontro a Gesù, portava un velo di lino sospeso alle sue spalle; la fanciulla si teneva stretta vicino a lei e portava un vaso chiuso pieno di vino aromatico. Esaltata dall'amore e dalla compassione, Serafia, con la fanciulla che si teneva attaccata alla sua veste, riuscì ad aprirsi un passaggio attraverso i soldati e i carnefici, giungendo sino a Gesù. E, cadendogli davanti in ginocchio, gli spiegò il velo davanti al volto, dicendo agli altri: "Lasciatemi asciugare il volto del mio Signore". Gesù prese il velo con la mano sinistra e lo applicò al suo volto insanguinato, poi, appoggiandolo alla mano destra che teneva il capo della croce, strinse il lino tra le sue mani e lo rese ringraziando. Dopo aver baciato il velo, Serafia se lo mise sotto il manto e si rialzò. La bambina levò allora timidamente il vaso di vino verso Gesù, ma i soldati e i carnefici non permisero che Egli si dissetasse. Il popolo fu presto in tumulto di fronte all'ardire di questo improvviso omaggio. I farisei e i carnefici, irritati per questo pubblico omaggio reso al Salvatore, si misero a colpire e a maltrattare Gesù, mentre Veronica rientrava in fretta nella sua casa. Appena rientrata nella sua camera, ella stese il velo sul tavolo e svenne; la bimba si inginocchiò vicino a lei singhiozzando. Un conoscente, che era andato a visitarla, la trovò in questo modo vicino al panno insanguinato di Gesù, sul quale era rimasta impressa in modo meraviglioso l'immagine del suo sacro Volto. Veronica appese il Sudano al capezzale del suo letto. Dopo la sua morte, questo fu passato dalle pie donne alla Santa Vergine e poi alla Chiesa degli Apostoli. Serafia nacque a Gerusalemme ed era cugina di Giovanni Battista. Aveva relazioni di parentela col vecchio Simeone e fu compagna dei suoi figli fin dalla sua giovinezza. La pia donna aveva pure assistito alle nozze della Santa Vergine con San Giuseppe. Quando Gesù insegnava al tempio, Serafia gli mandava il nutrimento in un piccolo albergo nei pressi di Gerusalemme. I proprietari erano anziani Esseni e conoscevano la Santa Famiglia. L'albergatrice era parente di Giovanna Cusa e quest'alloggio era in effetti una fondazione per i poveri: Gesù e i discepoli vi dimoravano di sovente. Serafia si sposò tardi; suo marito, Sirach, discendeva dalla casta Susanna ed era membro del Consiglio del tempio. Poiché in principio egli era molto contrario a Gesù, la sua consorte ebbe molto a soffrire. Qualche volta il marito la chiudeva perfino in una cantina per non farla uscire. Solo tempo dopo Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo lo convinsero ad altri pensieri, egli promise allora a Serafia di seguire Gesù. Durante il giudizio in casa di Caifa, Sirach ebbe perfino il coraggio di dichiararsi per Gesù, con Giuseppe e Nicodemo, e perciò si separò come loro dal Sinedrio. Serafia era una donna alta e ancora bella, doveva avere più di cinquant'anni al tempo in cui Gesù fu crocifisso. Durante l'entrata trionfale della Domenica delle Palme, la vidi togliersi il velo e stenderlo sulla strada sulla quale passava il Salvatore.
Fu questo stesso velo che ella porse a Gesù durante il triste cammino, che diede a costei il nome glorioso di Veronica e che riceve ancor oggi i pubblici omaggi della Chiesa di Cristo.
Aggiungiamo qui alcuni particolari su Santa Veronica, rivelati da Suor Emmerick il giorno che il "pellegrino" le fece toccare le reliquie di questa Santa.
Il 2 agosto ebbi una visione particolare: era il terzo anno dopo l'Ascensione di Cristo, vidi l'imperatore romano mandare qualcuno a Gerusalemme per raccogliere informazioni intorno alla morte e alla risurrezione di Gesù. Quando l'informatore dell'imperatore fu di ritorno a Roma, condusse con lui Nicodemo, Serafia e il discepolo Epatras, parente di Giovanna Cusa. Vidi Veronica presso l'imperatore ammalato; il suo letto era elevato su due gradini, una gran tenda pendeva fino a terra. Nella camera quadrata, non molto grande1 non vi erano finestre, la luce proveniva dall'alto e per mezzo di lunghi cordoni si potevano aprire e chiudere le imposte. Nella stanza l'imperatore era solo, i suoi familiari si trovavano nell'anticamera. Vidi Veronica che aveva con sé oltre al Sudario, anche un lenzuolo di Gesù. La santa donna spiegò il velo davanti all'imperatore, una striscia di stoffa lunga e stretta che ella aveva prima portato sulla testa e mtorno al collo. L'impronta del Volto di Gesù, impresso dal sangue, si trovava ad un'estremità, e quand'ella la presentò all'imperatore, prese con la mano destra l'altra estremità del Sudario. In questo modo l'imperatore vide l'impronta di tutto il Santo Volto del Salvatore. Sul lenzuolo invece vi era l'impronta del Santo Corpo flagellato di Gesù. Credo che fosse un lenzuolo di quelli inviati da Claudia, sui quali il Signore era stato adagiato per essere lavato prima di dargli sepoltura. Nonostante non avessi visto l'imperatore toccare quelle stoffe, guarì solo alla loro vista. Allora egli volle intrattenere Veronica a Roma e darle una casa con gli schiavi, ma compresi che lei domandò il permesso di ritornare a Gerusalemme per morire nello stesso luogo di Gesù. Vi ritornò infatti: era il tempo della persecuzione contro i Cristiani che ridusse alla miseria e all'esilio Lazzaro e le sue sorelle. Veronica fuggì con altre donne, fu presa e chiusa in una prigione dove morì di fame con il nome di Gesù sulle labbra; il Redentore a cui ella aveva tanto spesso dato il nutrimento terreno, l'aveva ricambiata nutrendola della sua Carne e del suo Sangue per la vita eterna. Dopo la morte di Veronica vidi il santo Sudano nelle mani delle pie donne, poi in quelle del discepolo Taddeo ad Edessa dove la santa reliquia operò molti miracoli. Lo vidi ancora a Costantinopoli, ed infine fu trasmesso dagli Apostoli alla Santa Chiesa. Ho creduto di vedere il santo Velo a Torino, città in cui si trova pure la Sindone del Salvatore. La storia di molte stoffe sacre si perde nella mia memoria e nelle mie visioni.
139 Maria e le pie donne si recano al Calvario
Quando Maria dopo l'incontro con Gesù svenne, Giovanna Cusa, Susanna e Salomè di Gerusalemme, con l'aiuto di Giovanni e del nipote di Giuseppe d'Arimatea, l'avevano sollevata e portata dietro il portone per salvarla dalla furia del popolo. La porta quindi si chiuse tra Lei ed il Figlio amatissimo. L'amore intenso per suo Figlio però, ed il desiderio di soffrire ogni cosa per Lui le diede la forza ardente di non abbandonarlo. Questa forza divenne soprannaturale, allora Lei si recò subito con le sue compagne nella casa di Lazzaro, dove si trovavano le altre pie donne che piangevano e gemevano con Marta e Maddalena; c'erano con loro anche alcuni fanciulli. In diciassette, tutte velate, le pie donne partirono per seguire la via della Passione. Le vidi incamminarsi piene di gravità ma risolute ed indifferenti alle ingiurie della plebaglia. Imponendo il rispetto del loro dolore, esse attraversarono il foro. Le vidi baciare il suolo dove Gesù era stato caricato della Croce e poi seguirono il cammino da Lui percorso. La Santa Vergine, con l'aiuto della sua speciale intuizione, guidava le pie donne lungo la Via Dolorosa mentre sentiva imprimersi vivamente nel cuore tutte le stazioni consacrate da qualche circostanza angosciosa della Passione di suo Figlio. Così, dalla profezia del vecchio Simeone si perpetua la tradizione della Chiesa, che ha origine nel cuore materno di Maria e delle sue compagne, e giunge fino ai nostri giorni. In ogni tempo gli Ebrei venerarono i luoghi consacrati da qualche azione santa o di cui ebbero cara la memoria, ponendovi delle pietre e recandovisi in processione a pregare. Allo stesso modo nacque il culto della Via Crucis, affermatosi tre volte per mezzo dei dolorosi pellegrinaggi delle pie donne, per servire i disegni di Dio sul suo popolo. Questo santo gruppo giunse alla casa di Veronica e vi entrò, frattanto anche Pilato e i suoi soldati rientravano, passando per quella strada. Quando Veronica mostrò alle sante donne il volto di Gesù impresso sulla stoffa, esse non poterono trattenere il pianto. Presero poi il vaso di vino aromatizzato, che a Veronica non era stato concesso di porgerGli, e tutte insieme si diressero verso la porta del Golgota. Il gruppo si era intanto ingrossato perché molte persone di buona volontà si erano unite alle pie donne. Io fui commossa nel vederli uniti e sfilare in un corteo ben ordinato lungo le viuzze della città. Infine questo gruppo di persone di buona volontà divenne quasi più numeroso di quello che seguiva Gesù. È impossibile descrivere il dolore della Madonna quando raggiunse l'altura e fu alla vista del luogo del supplizio. Ella risenti interiormente tutte le sofferenze di Gesù, aggravate dalla consapevolezza di dovergli sopravvivere. Maddalena, angosciata fino alle profondità dell'anima, divenne come ebbra di dolore, camminava inciampando ad ogni momento e passava per così dire da un'emozione all'altra, dal silenzio ai gemiti, dallo stupore alla disperazione, dai lamenti alle minacce, per cui le sue compagne erano obbligate a sostenerla continuamente e a proteggerla sottraendola agli sguardi indiscreti. Il grave corteo salì il Calvario dal lato di ponente, dove il pendio era più dolce, poi si suddivisero in tre gruppi, a ineguale distanza dalla piattaforma circolare dei condannati. La Madre di Gesù, sua nipote Maria, figlia di Cleofa, Salomè e Giovanni avanzarono fino alla piattaforma; Marta, Maria Hèli, Veronica, Giovanna Cusa, Susanna e Maria si tennero attorno a Maddalena che era fuori di sé; più lontano v'erano sette pie donne con le altre persone compassionevoli. I farisei a cavallo giravano intorno alla piattaforma e i soldati romani montavano la guardia. Quale spettacolo fu per Maria quel luogo di supplizio, quella terribile Croce, quei martelli, quelle corde, quei chiodi spaventevoli, quegli orridi carnefici seminudi e quasi ubriachi che compivano il loro lavoro usando le imprecazioni più selvagge! L'assenza di Gesù prolungava il martirio della Madre Santissima, perché Ella sapeva che viveva ancora e desiderava vederlo, tremando al pensiero dei tormenti che ancora lo aspettavano. Dal mattino fino alle dieci, ora in cui la condanna venne formulata, grandinò ad intervalli, poi, mentre si conduceva Gesù al supplizio, vidi il cielo rischiararsi; ma verso mezzogiorno una nebbia rossastra e fitta copri completamente il sole. Vidi il popolo che guardava e insultava Gesù, mentre i soldati impassibili mantenevano l'ordine, e gli arcieri trascinavano violentemente Gesù fino alla piattaforma. Appena le pie donne videro Gesù, mandarono, per mezzo di un uomo, del denaro agli arcieri affinché questi dessero il permesso al Salvatore di bere il vino aromatizzato di Veronica. Ma quei miserabili presero i soldi e bevvero loro il vino. Costoro avevano vicino due vasi dal color bruno, in uno c'era aceto e fiele e nell'altro una bevanda che sembrava composta da vino misto a mirra e assenzio: Gesù, pur avendovi posato le labbra, non ne bevve. Sulla piattaforma c'erano diciotto arcieri: i sei che avevano flagellato Gesù, i quattro che l'avevano condotto, i due che avevano tenuto le corde attaccate alla croce e sei che erano pronti a crocifiggerlo. Erano uomini piccoli e forti con volti strani e capelli irti da rassomigliare a bestie feroci, servivano i Romani e i Giudei per denaro. L'aspetto di tutto quanto descrivo era per me ancor più spaventoso perché vedevo orribili demoni che aiutavano quei crudeli, ispirandoli a fare più male che potevano. I demoni li influenzavano con i pensieri più abominevoli. Invece alle spalle del Salvatore c'erano grandi figure angeliche piene di dolore. Vidi anche Angeli compassionevoli e consolatori al disopra della Vergine e di tutti gli amici di Gesù. Gli arcieri tolsero a Nostro Signore il mantello e la cintura. Poi Gli tolsero la veste bianca facendola passare sopra la sua testa, e siccome non riuscivano a toglierGli, a causa della corona di spine, la tunica inconsutile27 che gli aveva confezionato sua Madre, gliela strapparono violentemente dal capo. Questo strappo provocò la riapertura di tutte le ferite della testa. In questo modo Gli fecero passare la veste sopra il capo insanguinato e coperto di piaghe. Nel momento in cui gli arcieri Gli afferrarono le braccia, di cui si serviva per coprire la nudità, e fecero per coricarlo sulla croce, si sollevarono tra i suoi amici grida di dolore e mormorii d'indignazione. Vidi allora la Santissima Vergine pregare con ardore, mentre pensava di strapparsi il suo velo e precipitarsi a coprire il suo Figliolo. Ma Iddio l'aveva già esaudita, vidi infatti nel medesimo istante un uomo aprirsi la via attraverso il popolo e, gettandosi attraverso gli arcieri, porgere un lino a Gesù che subito se lo avvolse intorno ai reni. Questo coraggioso sembrò fosse inviato da Dio in seguito alla preghiera della Santa Vergine. Egli mostrò nel suo impeto un fare imperioso, mostrò il pugno agli arcieri dicendo: "Guardatevi bene dall'impedire a questo pover'uomo di coprirsi!". Poi senza indirizzare parola ad alcuno, si ritirò da dove era venuto. Quest'uomo era Jonadab, figlio di quel fratello di San Giuseppe che dimorava nel territorio di Betlemme. Nonostante costui non fosse certo un partigiano dichiarato di Gesù, era però rimasto indignatissimo per il trattamento subito dal Cristo. Mentre Maria pregava intensamente per suo Figlio, vidi Jonadab correre sul Calvario seguendo l'istinto di coprire la nudità di Nostro Signore.
I carnefici erano della razza di Cam.
140 Gesù viene crocifisso davanti alla Madre Dolorosa
Gesù, reso immagine del Dolore, fu disteso dagli arcieri sulla Croce e, dopo averlo disteso sul dorso, irarono il braccio destro sulla parte destra della croce e lo legarono fortemente. Poi mentre uno di questi carnefici poneva il ginocchio sul suo sacratissimo peto, un altro gli teneva aperta la mano che si contraeva; un terzo appoggiò a questa mano, piena di benedizioni per il mondo, un chiodo grosso e lungo e vi pestò sopra colpi ripetuti con un martello di ferro. Un gemito dolce e chiaro uscì dalla bocca del Salvatore e il suo sangue sprizzò fin sulle braccia dei carnefici. Contai i colpi di martello ma ne ho dimenticato il numero. La Vergine gemeva debolmente e sembrava aver perduto conoscenza. I grandi martelli erano in ferro, formavano un pezzo solo col manico e avevano pressappoco la forma dei martelli da falegname. I chiodi che avevano fatto fremere Gesù, erano lunghissimi e grossi come un pollice sulla parte superiore, mentre nella parte inferiore avevano soltanto lo spessore di un mignolo; le punte, quando furono confitte, uscivano un poco dietro la Croce. Quando i carnefici inchiodarono la mano destra del Salvatore alla Croce, si accorsero che la mano sinistra non arrivava fino al foro che avevano preparato. Allora attaccarono una corda al suo braccio sinìstro e lo tirarono con tutte le loro forze, puntandosi con i piedi contro la Croce, fino a che la mano raggiunse il posto del foro. Sentii Gesù emettere gemiti commoventi perché gli slogavano interamente il braccio. Le sue spalle, tese violentemente, si incavavano e i gomiti mostravano le giunture delle ossa mentre il suo petto si sollevava e le ginocchia si ritiravano verso il corpo. Gli arcieri si inginocchiarono sopra le sue braccia e sopra il suo petto, gli legarono le braccia e confissero il secondo chiodo nella mano sinistra, che spruzzò sangue, mentre i gemiti del Salvatore si facevano udire anche attraverso il rumore dei colpi di martello. La Santissima Vergine risentiva nel corpo e nello spirito tutti i Dolori di Gesù, la vidi pallida come un cadavere mentre singhiozzava atrocemente. I farisei le indirizzavano schemi ed insulti, per cui la si condusse a qualche distanza da essi in mezzo alle pie donne. Maddalena era come letteralmente impazzita e si lacerava il volto, gli occhi e le guance che erano inondati di sangue. Frattanto era stato inchiodato alla Croce un pezzo di legno destinato a sostenere i piedi di Gesù, affinché Egli non fosse interamente sospeso e non avesse a staccarsi trascinato dal suo stesso peso. I carnefici stesero le ginocchia e le tirarono con le corde, ma si rilevò che i piedi non raggiungevano il pezzo di legno destinato a sostenerlo. Allora i carnefici divennero furiosi e imprecarono contro Gesù. Siccome era cosa assai difficile portare in alto lo zoccolo di legno, attaccarono delle corde alla sua gamba destra e le tesero con violenza fino a che il piede raggiunse il pezzo di legno. Avvenne così una terribile strappatura con la conseguente slogatura della gamba, tanto che si udì lo scricchiolio e Gesù che gridò: "O mio Dio! O mio Dio!" La sofferenza fu spaventosa. Affinché le mani del Redentore non si staccassero dai chiodi, avevano legato il suo petto e le sue braccia. Poi legarono il piede sinistro sopra il destro e infissero un chiodo lunghissimo e spaventoso attraverso i due piedi fin dentro al legno della Croce. Questa volta mi vidi a fianco della Croce e potei contare fino a trentasei colpi di martello mentre distinguevo chiaramente i gemiti dolci e penetranti del Salvatore, conseguenti al dolore della perforazione dei due piedi. Udii perfino le voci sorde e sinistre che, intorno a Lui, pronunciavano ingiurie ed imprecazioni. La Santissima Vergine, di fronte a quelle atrocità, non seppe resistere e cadde di nuovo senza conoscenza tra le braccia delle sue compagne. I farisei a cavallo Le si avvicinarono indirizzandole potenti e vergognose ingiurie. Ma le pie donne e i suoi fedeli la trasportarono di nuovo via. Durante la crocifissione e la conseguente erezione della Croce, le pie donne gridavano orrendamente trasformate: "Perché, perché mai la terra non inghiotte questi miserabili? Perché il fuoco del cielo non li divora?". I carnefici rispondevano a loro volta con invettive e ingiurie. Quando la Croce venne rizzata, stando alla posizione del sole potevano essere le dodici e un quarto. Dal tempio si udì un suono di tromba: l'Agnello Pasquale era stato sacrificato. Quando la Croce venne elevata, tremò tutta per il contraccolpo; Gesù levò un alto lamento, il corpo stirato dal suo peso si abbassò, le ferite si dilatarono e le ossa slogate si urtarono. Finalmente la Croce fu fissata e rafforzata nella fossa per mezzo di cinque cunei insinuati con forza attorno alla sua base, uno a destra, uno a sinistra, uno davanti e due dietro. Si presentò allora uno spettacolo commovente e tremendo: 15sato sulla Croce, il Signore fu fatto oggetto di grida di scherno da parte dei carnefici e degli sbirri, dei farisei e di gran parte del popolo, che ora lo poteva vedere meglio anche da lontano; in mezzo a quell'infame frastuono, si levò però un coro di voci addolorate contro l'indegno sacrificio. Erano le più sante voci del mondo, le voci gementi dei devoti e di tutti coloro che erano puri di cuore; era la voce della madre Dolorosa. Essi salutarono, sulla Croce appena rizzata, il Verbo divenuto carne, con dolore e commosso compianto. Appena la Croce fu piantata in mezzo alla terra, perfino molti cuori pietrificati si commossero e tacquero, ricordando le parole del Battista: "Guardate l'Agnello di Dio che ha preso sopra di sé tutti i peccati del mondo!". Quando la Croce fu infissa nella buca, i piedi adorabili di Cristo vennero a trovarsi ad altezza d'uomo per cui gli amici poterono baciarli ed abbracciarli. il volto di Gesù stava rivolto a nord.
141 Il "buon ladrone" La Santa Vergine viene scacciata dalla Croce
Mentre il Signore veniva inchiodato ed innalzato sulla Croce, vidi i due ladroni con le mani legate e sorvegliati dalle guardie. Erano accusati entrambi dell'assassinio di una giovane donna. Il ladrone, poi "cosiddetto di sinistra" era il più anziano ed era stato il corruttore ed il maestro dell'altro. Io chiamo Dismas il buon ladrone e Gesma quest'altro. Dismas era stato quel bambino lebbroso risanato nell'acqua dov'era stato bagnato Gesù. Entrambi i ladroni infatti appartenevano alle famiglie di quella banda di briganti del confine egiziano, presso la quale la Santa Famiglia aveva pernottato durante la fuga. Quella guarigione miracolosa era stata il frutto della carità e dell'amore che la madre di Dismas aveva usato verso la Vergine. Fu allora possibile, per mezzo dell'intercessione della Madonna, una salvezza fisica di quell'anima sciagurata. Immagine ridotta della salvezza spirituale, che avvenne con la sua crocifissione vicino a Gesù e fu purificata col Sangue e la promessa di Cristo29. Vidi poi i farisei allontanare dalla Croce la Santa Vergine tremante. Con rabbia essi fecero il giro della piattaforma e la chiamarono di nuovo donna perversa. Giovanni e la pie donne la ripresero e la protessero in mezzo a loro. Maria e Maddalena l'accolsero nelle loro braccia. Udii i soldati beffarsi di Gesù, dicendo: "Se tu sei il re dei Giudei, salva ora te stesso!". Quando il Redentore svenne, Gesma, il ladrone di sinistra, disse: "Il suo demone l'ha abbandonato". Allora un soldato mise in cima a un bastone una spugna imbevuta d'aceto e la portò fino alle labbra di Gesù, che sembrò gustarne. Vidi il Salvatore che levò un poco la testa e disse: "Padre mio, perdona loro perché non sanno quel che fanno!". Poi continuò a pregare in silenzio, Gesma gli gridò allora: "Se tu sei il Cristo, salvaci!". Gli insulti non cessavano, ma Dismas si senti profondamente commosso quando Gesù pregò per i suoi nemici. La Santa Vergine udì la voce di suo Figlio e nulla più la potè trattenere: si precipitò verso la Croce, subito seguita da Giovanni, Salomè e Maria di Cleofa. Il centurione non li respinse e, al momento in cui la Santa Vergine si avvicinò, il buon ladrone ebbe un'illuminazione interiore nella quale seppe che Gesù e sua Madre l'avevano guarito durante la sua infanzia; allora urlò con voce forte e distinta: "Come potete voi ingiuriarlo, mentre Egli prega per voi? Egli ha taciuto, ha sofferto pazientemente tutti i vostri affronti e sta pregando per voi: Egli è un Profeta, è il nostro Re, è il Figlio di Dio!". A questo inatteso rimprovero, uscito dalla bocca di un miserabile assassino spirante sul patibolo, si levò un gran tumulto fra il pubblico; molti fra i presenti raccolsero delle pietre per lapidarlo; ma il centurione Abenadar e la sua guardia non lo permisero e ristabilirono l'ordine. Nel frattempo la Vergine Santa si sentì fortificata dalla preghiera di Gesu. Dismas, rivolto al suo compagno che ingiuriava Gesù, gli disse: "Non temi dunque il Signore, tu che sei condannato allo stesso supplizio? Quanto a noi è giusto: subiamo la pena che è meritata dai nostri delitti, ma costui non ha fatto nulla di male. Pensa alla tua ultima ora e convertiti!". Costui era illuminato e commosso e confessò i suoi falli a Gesù, dicendo: "Signore, se Tu mi condannassi sarebbe con giustizia, ma abbi pietà di me E Gesù gli rispose: "Tu avrai prove della mia misericordia Per un quarto d'ora, Dismas ebbe la grazia di un pentimento profondo. Tutto quanto è stato narrato si svolse fra mezzogiorno e mezzogiorno e trenta, qualche minuto dopo l'esaltazione della Santa Croce. In questo tempo vi furono ben presto grandi cambiamenti nell'anima degli astanti: mentre il buon ladrone parlava, si mostrarono nella natura segni straordinari che riempirono tutti di spavento.
142 "Giovanni, ecco tua Madre"
Verso l'ora sesta, secondo il modo di calcolare il tempo degli Ebrei, che corrisponde circa alle dodici e mezzo, vi fu un eclissi meravigliosa di sole. Vidi il cielo incupirsi e le stelle mostrarsi, il cielo divenne scuro rossosangue. Un terrore generale si impadronì degli uomini che urlavano, mentre gli animali fuggivano. Vidi gli uccelli che cercavano rifugio e si abbattevano in massa sulle colline che circondavano il Calvario, erano così terrorizzati che si potevano prendere in mano. Vidi coloro che ingiuriavano Gesù abbassare il tono. I farisei cercavano ancora di spiegare ogni cosa con cause naturali, ma vi riuscivano male perché essi stessi erano interiormente presi dal terrore; tutti alzavano gli occhi al cielo e molte persone si percuotevano il petto e si torcevano le mani esclamando: "Il suo sangue ricada sui suoi crocifissori!". Molta gente vicina e lontana dalla Croce cadeva in ginocchio implorando perdono a Gesù, che immerso nei suoi dolori, volse gli occhi verso di loro. Allora vidi le tenebre aumentare sempre più, tutti rifuggivano la Croce e cercavano riparo, eccetto Maria Santissima, circondata dai più fedeli seguaci del Salvatore. Dismas che era piombato nel più profondo pentimento, levò il capo verso di Lui e, con timida speranza, gli disse: "Signore, pensa a me quando sarai nel tuo Regno". Gesù gli rispose: "In verità ti dico, oggi stesso tu sarai con me in Paradiso". La Santa Vergine, Maddalena, Maria di Cleofa e Giovanni, stavano fra la Croce di Gesù e quelle dei ladroni e guardavano il Signore Gesù. Maria, nel suo amore di Madre, pregava interiormente affinché Gesù la lasciasse morire con Lui. Il Salvatore la guardò con tenerezza ineffabile, poi volse gli occhi a Giovanni e disse a Maria Santissima: "Donna, ecco tuo figlio. Egli sarà tale più che tu lo avessi generato; Egli ha sempre avuto una fede incrollabile e si è solo scandalizzato quando sua madre ha voluto che fosse esaltato sopra gli altri". Poi disse a Giovanni: "Ecco tua Madre Giovanni abbracciò rispettosamente, sotto la Croce del Redentore morente, la Madre di Gesù divenuta ormai anche la sua. A queste ultime disposizioni del Figlio, la Santa Vergine fu talmente accasciata dal dolore, che cadde priva di sensi tra le braccia delle pie donne. Maria fu portata a qualche distanza e fu fatta sedere sul terrapieno di fronte alla Croce, poi la condussero più lontana dalla piattaforma. In simili visioni si percepiscono molte cose che non sono scritte e ve ne sono pochissime che si possono rendere chiaramente con il linguaggio umano. Gesù chiama sua Madre "Donna" perché rappresenta la Donna per eccellenza che deve schiacciare il capo al serpente, soprattutto in quest'istante in cui la promessa si compie con la morte del Piglio. Non dovrebbe esserci alcuna meraviglia che Gesù dia Giovanni per figlio a Colei che l'Angelo aveva salutato piena di grazia, perché il nome Giovanni significa appunto "grazia Donando sua Madre a Giovanni, Gesù l'ha donata come Madre pure a tutti coloro che credono nel suo nome, che diventano figli di Dio e che sono nati dalla volontà di Dio. Maria, la più pura, la più obbediente, la più umile delle donne che, dopo aver detto all'Angelo: "Ecco l'Ancella del Signore, sia fatto secondo la tua parola", divenne Madre del Verbo incarnato, oggi, avendo appreso dal Signore che doveva divenire madre spirituale d'un altro figlio, ha ripetuto queste stesse parole con umile obbedienza, nell'angoscia della separzione. Obbediente a suo Figlio, Maria ha adottato tutti i figli di Dio come fratelli di Gesù Cristo. In una visione il mio celeste Sposo mi aveva detto: "Tutto èscritto nei cuori dei figli della Chiesa che hanno fede, sperano ed amano
143 Morte di Gesù
Gesù senti la bocca inaridirsi e disse: "Ho sete!" Poiché i suoi amici lo guardavano dolorosamente, Egli disse: "Non potreste darmi una goccia d'acqua?", lasciando intendere che durante le tenebre nessuno avrebbe potuto impedirlo. Giovanni, turbato, disse: "O Signore, non vi abbiamo pensato!". Gesù allora pronunciò alcune parole che avevano questo senso: "Anche i miei più prossimi dovevano dimenticarmi e non darmi da bere, affinché ciò che sta scritto avesse compimento". Offrirono del denaro ai soldati perché questi Gli portassero un po' d'acqua, ma essi non se ne curarono. Solo il centurione Abenadar, al quale era stato toccato il cuore, portò alle labbra del Sign6re per mezzo di una lancia una spugna impregnata d'aceto. Vidi Giovanni ai piedi della Croce che asciugava i piedi di Gesù col proprio sudano. Maddalena accasciata dal dolore, s'appoggiava dietro la Croce; la Santa Vergine stava ritta fra Gesù e il buon ladrone e guardava morire suo Figlio, sostenuta da Salomè e da Maria di Cleofa. L'ora del Signore era venuta: lottò con la morte e un sudore freddo cosparse tutte le membra, allora Egli disse: "Tutto è compiuto!" e levando il capo, gridò ad alta voce: "Padre mio rimetto il mio spirito nelle tue mani". Poi chinò il capo e rese lo spirito a Dio. Allora vidi l'Anima sua come una figura luminosa entrare nella terra ai piedi della croce per discendere al limbo. Giovanni e le pie donne caddero con la fronte nella polvere. Tutto era compiuto, l'Anima di Gesù aveva lasciato il suo Corpo. Vidi allora che in quel momento la grazia scese su Abenadar: il suo cavallo tremò, l'anima sua fu scossa e il suo cuore duro ed orgoglioso si spezzò come la roccia del Calvario. Egli gettò lontano la spada, si percosse il petto con forza e gridò con accento di uomo rinnovato in Dio: "Sia lodato il Signore onnipotente, il Dio d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe. Questi era un giusto ed è veramente il Figlio di Dio!". Molti soldati colpiti dalle parole del loro capo, lo imitarono. Allora molte persone si batterono il petto, perfino alcuni farisei. Qualcuna delle pie donne che si era tenuta a distanza andò a prendere la Vergine Santa per prestarle pietose cure, conducendola lontano dalla Croce. La più desolata e la più addolorata delle madri fu rialzata dagli amici e, sollevando gli occhi, vide il corpo straziato del Figlio. Guardò quel Santo Corpo concepito nella purezza per opera dello Spirito Santo; carne della sua carne, ossa delle sue ossa, cuore del suo cuore, adesso privato d'ogni bellezza e separato dall'Anima Santissima. Lo vide spezzato, sfigurato, messo a morte per mano di coloro che Egli era venuto a rialzare e a vivificare; abbandonato e disprezzato, simile ad un lebbroso, sospeso alla Croce fra due ladri. Chi sulla terra potrà mai descrivere con le parole giuste il vero Dolore di questa povera Madre, Regina di tutti i Martiri? La luce del sole era ancora turbata e velata; l'aria però s'era andata gradatamente rinfrescando. Il Santo Corpo di Nostro Signore aveva qualche cosa che ispirava il rispetto e che toccava singolarmente. I ladroni invece erano scossi da convulsioni terribili come se fossero stati ubriachi. Infine tacquero anch'essi: Dismas aveva pregato interiormente prima di morire. Molti quel giorno si convertirono. Quando il Santo Corpo di Gesù fu calato dalla croce con delicatezza, venne avvolto dalle ginocchia alle anche e deposto tra le braccia della Madre, che Ella aveva teso verso di Lui, piena di dolore e di amore.
144 La deposizione dalla Croce e la sepoltura del Santo Corpo di Cristo
La Santa Vergine si sedette al suolo sopra una coperta, col ginocchio destro un po' rialzato ed il dorso appoggiato ~ alcuni mantelli arrotolati assieme. Il sacro Capo di Gesù era appoggiato sul ginocchio di Maria e il Corpo era steso sopra un lenzuolo. Ella teneva per l'ultima volta tra le sue braccia il Corpo del Piglio amatissimo al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d'amore. Adesso Ella constatava da vicino l'orribile modo con cui questo Corpo era stato sfigurato, ne contemplava da vicino le ferite, copriva di baci le gote insanguinate, mentre Maddalena posava il suo volto sui piedi di Gesù. Gli uomini intanto si erano ritirati in una piccola insenatura a nordovest del Calvario per prepararvi gli oggetti necessari all'imbalsamazione. Cassio, con qualche soldato convertito, stava a rispettosa distanza. Tutti i malintenzionati erano ritornati in città ed i soldati presenti garantivano soltanto una sicurezza per impedire che non venissero turbati gli estremi onori prodigati a Gesù. Vidi alcuni di loro prestare addirittura umile e rispettoso aiuto quando veniva richiesto. Le pie donne porgevano i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti e gli aromi, e tutto quanto era necessario e poi stavano attente a poca distanza. C'erano fra loro Maria di Cleofa, Salomè e Veronica. Maddalena stava sempre accanto a Gesù; Maria Heli, stava seduta e guardava. Giovanni aiutava continuamente la Madonna, serviva da messaggero fra gli uomini e le donne e prestava a tutti assistenza. Si era pensato a tutto: le donne avevano accanto a sé delle otri e un vaso pieno d'acqua collocato sopra un fuoco a carbone. Usavano spugne e dei piumini. La Santa Vergine dimostrava nel suo inesprimibile dolore un coraggio ammirabile. Ella fu conscia di non poter lasciare il Corpo di suo Figlio in quello stato, perciò incominciò a lavarlo e cercò di cancellare le tracce delle offese che aveva subito. Tolse la corona di spine con la più grande delicatezza, aprendola dal lato posteriore del capo e senza rimuoverle, tagliò ad una, ad una le spine infisse per non allargarne le piaghe; infine posò la corona a terra accanto ai chiodi. Allora l'Addolorata, con una specie di tenaglia arrotondata, tolse le spine che erano rimaste nelle ferite e le mostrò tristemente ai fedeli discepoli e alle pie donne. Anche queste spine vennero riposte accanto alla corona; qualcuna fu conservata a parte. Vidi la Santa Vergine lavare il capo insanguinato ed il volto di Gesù, infine passò la spugna bagnata sulla capigliatura per toglierne il sangue raggrumato. Via, via che Ella detergeva quel corpo, si mostravano nei particolari le orribili crudeltà esercitate su Gesù; da una ferita all'altra aumentavano la compassione e la tenerezza per tante crudeli sofferenze. La Santa Vergine lavò le piaghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e gli orecchi con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra, allo steso modo pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra. Ella suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una parte per ogni tempia e l'altra dietro il capo e, quand'ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece passare dietro agli orecchi. Quando infine il capo fu ripulito lo velò, dopo aver baciato il Figlio sulle guance. Si occupò infine del collo, delle spalle, del petto, del dorso, delle braccia e delle sue mani straziate. Maria Santissima lavò e ripulì quindi tutte le numerose e tremende Piaghe, ad una, ad una. Al lato sinistro del petto si trovava una piccola Piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio, e al lato destro si apriva la larga ferita dov'era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte. Maddalena in ginocchio, aiutava la Madonna come poteva, ma senza lasciare i piedi di Gesù che ella bagnava per l'ultima volta di lacrime abbondanti ed asciugava con la sua capigliatura. Il capo, il petto ed i piedi del Salvatore erano stati lavati, il Santissimo Corpo, che aveva assunto un color bianco bluastro, come dissanguato al suo interno, riposava sulle ginocchia di Maria, la quale copri con un velo tutte le parti lavate e si occupò di passare di nuovo il balsamo su tutte le ferite. Le sante donne, in ginocchio davanti a Lei, le presentavano di volta in volta una scatola da cui Ella prendeva fra il pollice e l'indice un balsamo prezioso con cui ungeva le ferite di Gesù. Maria unse con questo balsamo anche la capigliatura, poi prese nella sua mano sinistra le mani di Gesù e le baciò con rispetto; riempì con questo unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, come riempì gli orecchi, le narici e la piaga del costato. Maddalena asciugava ed imbalsamava i piedi di Gesù e poi li bagnava ancora col pianto e vi appoggiava sopra, spesso, il volto. L'acqua che aveva usato la Vergine per pulire le Sante Spoglie di suo Figlio non veniva gettata via, ma raccolta in otri di cuoio dove venivano spremute anche le spugne. Quando la Santa Vergine imbalsamò tutte le ferite, avvolse il sacro Capo nei lini, ma non copri ancora il volto; chiuse gli occhi semiaperti di Gesù e vi lasciò riposare sopra per qualche tempo la sua mano, poi chiuse anche la bocca e baciò il Santo Corpo del Figlio, lasciando cadere il suo viso su quello di Gesù. Maddalena, per sommo rispetto, non toccò col suo volto il viso di Gesù, ma si contentò di appoggiarlo sui piedi del Salvatore. Giuseppe e Nicodemo intanto aspettavano già da qualche tempo; allora Giovanni si avvicinò alla Vergine per pregarla di separarsi dalle Sante Spoglie di suo Figlio per poter finire di imbalsamarlo, perché il sabato era prossimo. Vidi Maria abbracciare ancora una volta quel Santo Corpo e staccarsene con profonda commozione. Allora gli uomini lo tolsero dal grembo di sua madre, sul sudano dove era stato deposto, per portarlo a qualche distanza. Maria, col capo velato immersa nel dolore, cadde fra le braccia delle pie donne. Maddalena, come se si fosse voluto derubarla del suo amato, si precipitò qualche passo avanti a braccia tese, poi ritornò verso la Vergine Santissima. il Santo Corpo venne portato in un punto più basso della cima del Golgota, luogo in cui i fedeli avevano disposto ogni cosa per l'imbalsamazione. Vidi anzitutto un lino lavorato a maglia, mi rammentò la grande tenda ricamata che vien sospesa tra il coro e la navata in tempo di Quaresima32. Quando nella mia infanzia vedevo questa tenda sospesa, immaginavo sempre che fosse il lino che avevo visto utilizzare per la sepoltura di Gesù. Questo lino era lavorato in modo da lasciar colare l'acqua. Il Corpo del Salvatore venne quindi collocato su questa stoffa e poi alcuni fedeli distesero l'altro sudano sopra di Lui. Vidi Nicodemo e Giuseppe inginocchiarsi vicino al Santo Corpo e, al di sotto della coperta, togliere il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù per la discesa dalla Croce, poi gli tolsero anche la cintura di Jonadah, che gli copriva il basso ventre. Passarono poi delle spugne sotto il lenzuolo e lavarono la parte inferiore del corpo così nascosta ai loro sguardi, dopo di che lo sollevarono con l'aiuto dei lini collocati di traverso sotto le reni e sotto le ginocchia, lasciandolo sempre coperto dello stesso lenzuolo. Continuarono a lavarlo così finché le spugne pressate non diedero che acqua limpida e chiara. Infine versarono acqua di mirra su tutto il Corpo e, maneggiandolo con rispetto, gli fecero riprendere tutta la sua lunghezza, perché era rimasto nella posizione in cui era morto sulla Croce, con le reni e le ginocchia curvate. Collocarono poi sotto le sue anche un lino largo un braccio e lungo tre, lo riempirono di pacchetti d'erbe e cosparsero il tutto con una polvere che Nicodemo aveva portato con sé. Quindi avvilupparono la parte inferiore del Santo Corpo e assicurarono il lenzuolo che avevano steso sopra. Fatto questo, unsero le ferite delle anche e le cosparsero di erbe aromatiche, poi avvolsero per tutta la lunghezza anche le gambe con pacchi di queste erbe. Quando tutto fu finito, Giovanni ricondusse Maria e le altre pie donne accanto alla Santa Salma. Vidi la Madonna inginocchiarsi accanto al Santo Volto di Gesù e posarvi sopra un lino finissimo che aveva ricevuto dalla moglie di Pilato. Ella collocò, aiutata dalle pie donne, alle spalle e alle guance del Santo Corpo dei pacchetti di erbe, di aromi e di polvere odorosa, infine gli dispose strettamente questo lino intorno al capo e alle spalle, mentre Maddalena versò un flacone di balsamo nella piaga del costato; le pie donne disposero ancora delle erbe intorno alle mani e ai piedi di Gesù. Allora gli uomini colmarono ancora di balsamo gli incavi delle ascelle e del petto, e, dopo avergli incrociato sul petto le braccia irrigidite, strinsero il sudano tutt'attorno al Corpo, come si fascia un bimbo. Poi, dopo aver fissato sotto l'ascella di un braccio una larga benda, la fecero girare intorno a tutto il Corpo di Gesù e al Capo. Infine la sacra Salma fu collocata nel grande sudano, lungo sei braccia, che aveva comprato Giuseppe d'Arimatea. Mentre tutti circondavano il Corpo di Gesù Cristo e si inginocchiavano per rendergli gli estremi omaggi, un commovente miracolo si manifestò dinanzi ai loro occhi: attraverso le bende in cui era avviluppato, apparve il Corpo sacratissimo di Gesù di colore rossobruno con tutte le sue Piaghe. Come se il Salvatore avesse voluto ricompensare le loro cure e il loro amore lasciando ancora una volta la sua immagine. Vidi tutte queste persone baciare con estrema riverenza e rispetto la meravigliosa impronta del Santo Corpo. La loro meraviglia fu ancor più grande quando videro che anche il lenzuolo superiore aveva ricevuto la miracolosa impressione. Inoltre la parte del lenzuolo sul quale il Santo Corpo era stato coricato aveva ricevuto l'impronta del dorso del Redentore. Non era l'impronta di ferite sanguinanti, poiché tutto il Corpo era stato avvolto e coperto in modo abbondante di aromi, ma era un ritratto soprannaturale, una testimonianza della divinità creatrice del Corpo sacratissimo di Gesù Cristo. Gli uomini collocarono le sacre Spoglie sopra una barella di cuoio, che ricoprirono con una coperta bruna, e vi adattarono alle estremità due lunghi bastoni per trasportarla. Nicodemo e Giuseppe portarono sulle spalle le stanghe anteriori, Abenadar e Giovanni quelle posteriori. Seguivano: la Santa Vergine, Maria Heli, Maddalena e Maria di Cleofa e poi le donne che erano state sedute a qualche distanza: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, e i nipoti di San Giuseppe. Cassio e i soldati chiudevano il triste corteo. Le altre donne, come Maroni di Naim, Dma la samaritana e Mara la sufanita, erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro. Due soldati romani con le fiaccole illuminavano il triste corteo per segnare la via del sepolcro. Procedettero così per circa sette minuti dirigendosi attraverso la valle, verso il giardino di Giuseppe d'Arimatea, cantando dei Salmi intonati ad un'aria dolce e malinconica. Sopra un'altura, dall'altra parte, vidi Giacomo il Minore che subito se ne ritornò per comunicare quanto aveva visto agli altri discepoli nascosti nelle caverne. Il giardino di Giuseppe d'Arimatea era di forma irregolare, la roccia dove si trovava il sepolcro era circondata da una siepe verdeggiante. Qualche palma si vedeva davanti all'ingresso del giardino e davanti alla tomba situata all'angolo destro. La maggior parte della vegetazione del giardino consisteva in cespugli, in fiori e in erbe aromatiche. Quando il corteo giunse davanti al sepolcro, levarono la coperta bruna dalla barella e ne tolsero la Santa Salma. Nicodemo e Giuseppe portarono le due estremità della tavola e Giovanni ed Abenadar quelle del lenzuolo. La grotta, scavata di recente, era stata ben pulita dai servi di Nicodemo che vi avevano poi bruciato profumi. L'interno era pulito e abbastanza presentabile, in alto, alla parete, vi era perfino scolpito un ornamento. Nel letto destinato a ricevere il Santo Corpo vi era stata scavata rudimentalmente la forma di un cadavere avvolto nel sudano, formandovi una piccola elevazione alla testa e ai piedi. Le pie donne si sedettero di fronte all'ingresso della grotta. I quattro uomini vi portarono dentro il Corpo del Signore, colmarono ancora di erbe aromatiche il letto e vi stesero sopra un lino che, ai due lati, oltrepassava il letto, infine vi distesero il Santo Corpo. Con lacrime e baci gli attestarono per l'ultima volta il loro amore e uscirono dalla grotta. Subito dopo vi entrò la Santa Vergine e si sedette dal lato della testa chinandosi a piangere sul Corpo del Figlio. Appena Ella uscì dal Santo Sepolcro, vi si precipitò Maddalena che gettò sopra il Corpo di Gesù fiori e fronde raccolti nel giardino, poi congiunse le mani e baciò in lacrime i piedi del Signore. Infine, siccome gli uomini dovevano chiudere la tomba, ritornò accanto alle altre donne. Tutto quello che si svolse all'interno della grotta avvenne alla luce delle fiaccole. Durante la sepoltura vidi, nei pressi del giardino e del Calvario, errare parecchi uomini dall'aria triste e spaventata. Credo fossero i discepoli di Gesù andati dispersi.
145 La Santa Vergine bussa alla porta del Cenacolo Intervento Divino a favore di Giuseppe d'Arimatea
Il sabato stava per incominciare, Nicodemo e Giuseppe rientrarono a Gerusalemme attraverso una porticina vicina al giardino del Cenacolo praticata nel muro della città. Essi dissero alla Vergine, a Maddalena, a Giovanni e a qualcuna delle pie donne che ritornavano al Calvario per pregare, che questa porta sarebbe stata loro aperta, come quella del Cenacolo, ogni qualvolta vi avessero bussato. Maria Heli ritornò in città con Maria madre di Marco e con altre pie donne. I servi di Nicodemo e di Giuseppe si recarono al Calvario per raccogliervi gli oggetti che vi avevano lasciato. Vidi poi la Madonna e le sue compagne che ritornavano dal Calvario, dove avevano pianto e pregato: esse scorsero alcuni soldati con delle torce e subito si ritirarono ai due lati della via, finché questi furono passati. Quegli uomini andavano verso il Calvario, probabilmente per togliere le croci e nasconderle prima del sabato. Quando furono passati, le pie donne continuarono il loro cammino verso la porticina del giardino. Giuseppe e Nicodemo avevano incontrato in città Pietro, Giacomo Maggiore e Giacomo Minore. Tutti piangevano e soprattutto Pietro era in preda al violento dolore della colpa; li abbracciò, si accusò di non essere stato presente alla morte del Salvatore e li ringraziò per la sepoltura. Fu convenuto che quando avessero bussato, sarebbe stata loro aperta la porta del Cenacolo e se ne andarono a cercare altri discepoli dispersi in altri luoghi. Vidi la Santissima Vergine, accompagnata dalle pie donne, visitare con religioso rispetto il tempio. Maria indicò loro il luogo della sua presentazione, quello dov'era stata istruita, dove aveva sposato San Giuseppe e dove aveva presentato Gesù, quando Anna e Simeone avevano profetizzato. A quest'ultimo ricordo Ella pianse amaramente perché la profezia si era compiuta e la spada aveva proprio attraversato la sua anima. Ella mostrò ancora il luogo dove aveva trovato Gesù fanciullo, insegnante nel tempio, e baciò rispettosamente il pulpito. Si soffermarono ancora vicino alla bussola dove la vedova aveva gettato il suo denaro e sul luogo dove Gesù aveva perdonato all'adultera. Quando ebbero così reso l'omaggio dei loro ricordi in tutti i luoghi santificati dalla presenza di Gesù, versando lacrime ed elevando preghiere, ritornarono a Sion. Vidi Maria Santissima, separarsi dal tempio desolato e solitario con profonda tristezza, si ricordò che Gesù aveva pianto in quel tempio e aveva detto: "Abbattete questo tempio, e io lo ricostruirò in tre giorni". Ella pensò che i nemici di suo Figlio avevano distrutto il tempio del suo Santo Corpo e rimase in ansiosa attesa del terzo giorno in cui la parola della Verità eterna àvrebbe trovato compimento. Ritornate al Cenacolo, vidi la Santa Vergine e le sue compagne bussare ed entrarvi; anche Abenadar vi fu introdotto, e a poco a poco, la maggior parte degli Apostoli e dei discepoli vi si trovò riunita. Le pie donne si ritirarono nel lato dove si trovava la Vergine. Tutti presero un po' di cibo e si intrattennero ancora pochi minuti a raccontare qualcosa, poi furono intenti a celebrare il sabato. Tutti erano abbattuti e tristi. La più grande calma regnava nella casa; le porte erano chiuse. Nessuno poteva inquietarli perché questa casa apparteneva a Nicodemo che l'aveva presa in affitto per il banchetto pasquale. Vidi Maria Santissima pregare con le pie donne rimaste riunite nella gran sala illuminata da una sola lanterna, le porte erano chiuse e le finestre velate. Cra pregavano in disparte, coprendo il capo con i veli da lutto e sedendosi sulla cenere in segno di dolore, alcune volte pregavano col viso rivolto contro il muro. Le vidi poi riunite intorno alla Madonna in dolorosa contemplazione. Tutto continuò così fino a sera. Quando il mio pensiero si univa a quello della Madre di Dio, vedevo il santo Sepolcro e, attraverso le porte del medesimo, il Corpo del Signore e il modo in cui era stato deposto. Lo vidi circondato da un'aureola luminosa, e aveva accanto a Lui due Angeli in perenne adorazione. Quando calò la sera, vidi giungere da Betania Lazzaro, la vedova di Naim, la samaritana e Maria la sufanita33, si narrò nuovamente l'accaduto e si pianse ancora. Sulla via del ritorno dal Cenacolo, nel quartiere di Sion a poca distanza dal tribunale, Giuseppe d'Arimatea venne arrestato improvvisamente da soldati pagani~. Caifa aveva progettato dì farlo morire di fame senza che nessuno ne sapesse nulla. Vidi Giuseppe in prigione; mentre era assorto in preghiera, il carcere fu inondato di luce e una voce lo chiamò per nome, allora il tetto si sollevò e attraverso l'apertura una forma luminosa lasciò pendere un lenzuolo, simile al sudano in cui egli aveva sepolto Gesù. Giuseppe si arrampicò al lenzuolo miracoloso e si dileguò verso il Cenacolo. L'apertura nel tetto si rinchiuse e la luce disparve. Non vidi se fu il Salvatore stesso a liberarlo oppure un Angelo.Quando Giuseppe entrò nel Cenacolo fu accolto da una grande folla, come quando più tardi San Pietro fu liberato dalla prigione. Giuseppe fu rifocillato e tutti ringraziarono Dio. Lasciò Gerusalemme nella notte stessa e fuggi nella sua patria, Arimatea. Ritornò in questa città solo quando cessò ogni pericolo. Frattanto vidi Caifa ed altri sacerdoti intrattenersi con Nicodemo parlandogli con finta benevolenza; quando quest'ultimo rimase fermo nella sua fede e difese costantemente l'innocenza di Gesù, essi si ritirarono.
146 L'Apparizione della Signora vestita di luce nella casa di Jonadab Maria Santissima, Regina degli Angeli
Quando la Santissima Vergine, nella sua angoscia, aveva rivolto a Dio l'ardente preghiera affinché risparmiasse a Gesù la vergogna di essere esposto nudo sulla croce, vidi quella preghiera subito esaudita dal nipote Jonadab. Spinto da un comando Divino, usci dal tempio e corse attraverso la città verso il Calvario per venire in aiuto a Gesù. La Vergine, profondamente grata per la compassione mostrata da Jonadab, implorò su di lui e sulla sua casa la benedizione di Dio; infatti la famiglia di Jonadab, che era ammalata, guarì miracolosamente grazie all'intervento divino per mezzo di una Signora maestosa vestita di luce e circondata dagli Angeli. Io stessa vidi quest'apparizione. Da allora Jonadab fu illuminato dalla fede in Cristo e si unì alla comunità cristiana. Per le anime contemplative e ben predisposte è naturale vedere la Regina del Cielo circondata dagli Angeli.
147 Maria incontra suo Figlio la sera prima della Risurrezione
Quando il sabato si concluse, Giovanni andò nella sala delle pie donne e pianse con loro, poi le lasciò; anche Pietro e Giacomo il Minore sopraggiunsero, ma non rimasero molto con loro, se ne andarono dopo aver cercato di consolarle. Maria frattanto pregava solitaria, presa dal desiderio di vedere Gesù. Le comparve allora un Angelo e La invitò a recarsi alla porticina di Nicodemo perché il Signore era vicino. Col cuore palpitante di gioia, la Madre del Salvatore si avvolse nel suo mantello e uscì senza far parola con alcuno. Erano circa le ventuno, la Santa Vergine, prossima alla porticina, si fermò in un luogo solitario e guardò in alto sopra le mura della città: vide allora scendere dal cielo in un fascio luminoso, l'anima del Salvatore, era senza traccia alcuna di ferite e accompagnata da numerose anime dei Patriarchi. Gesù si volse ad esse indicando la Madonna, poi disse: "Maria, Madre mia". Mi parve che il Salvatore abbracciasse per un istante sua Madre, subito dopo il fascio luminoso scomparve con tutte le anime. Allora la Madre di Dio cadde in ginocchio e baciò la terra dove Egli era apparso. Così Maria ritornò piena di consolazione dalle pie donne, che trovò occupate a preparare unguenti ed aromi; non disse quello che aveva visto. Le sue forze si erano rinnovate e potè consolare le altre fortificandole nella fede. Le pie donne stavano accanto ad una lunga tavola sulla quale erano disposti mucchi di erbe che esse disponevano e mescolavano in diversi modi; vidi numerosi flaconi di balsamo e di nardo, fiori freschi e altro. Esse avvolgevano tutto in lini freschi, perché volevano servirsene il giorno seguente per coprire il Santo Corpo di Cristo.
148 La notte della Risurrezione: Maria Santissima incontra Gesù al Calvario
Appena le pie donne finirono di preparare gli aromi, si ritirarono nelle loro celle senza addormentarsi; volevano recarsi al Sepolcro prima dell'alba. Esse avevano ripetutamente manifestato il timore di essere assalite dai nemici di Gesù quando fossero uscite, ma vennero rassicurate dalla Santissima Vergine che era stata a sua volta rafforzata ed ispirata dalla visione di Gesù. Erano quasi le undici di notte quando la Madonna, spinta dall'amore e da un desiderio irresistibile, si alzò, si avvolse in un mantello grigio, e sola si allontanò dalla casa. Si diresse prima al palazzo di Caifa, poi a quello di Pilato. Per far questo dovette attraversare una gran parte della città, così si trovò a percorrere le vie deserte della Via Crucis, fermandosi ad ogni punto dove il Salvatore aveva sofferto qualcosa e sopportato qualche oltraggio. L'accompagnai per tutto il cammino e feci tutto quello che Ella fece nella debole misura delle mie forze. La Santa Vergine venerava il Sangue sacratissimo del Salvatore, baciava ogni pietra del suo percorso doloroso, ne inondava di lacrime la terra da Lui calpestata. Giunse così lentamente al Calvario, mentre vi si avvicinava, vidi di fronte a Lei Gesù col suo Corpo sacratissimo. Egli era apparso davanti alla Madre preceduto da un Angelo e fiancheggiato dagli Angeli del Sepolcro, seguito da numerose anime liberate. Non faceva alcun movimento e sembrava librarsi nella luce; la Madonna ne ascoltò la voce che le annunciò quanto aveva fatto nel limbo e le disse che stava per risuscitare e presentarsi a Lei col suo Corpo trasfigurato; volle che Lo attendesse sul Calvario, accanto alla pietra dove era caduta. Allora la Vergine, avvolta nel suo mantello, andò ad inginocchiarsi al posto indicatole. Quando si manifestarono questi avvenimenti era trascorsa la mezzanotte, poiché Maria Santissima aveva impiegato molto tempo nella Via Crucis. Vidi il Corpo del Signore risplendere nel suo sudano con i due Angeli in adorazione, alla testa ed ai piedi di Lui. Non posso andare oltre nella spiegazione, sono cose che la nostra ragione nelle condizioni ordinarie non può comprendere e tantomeno esprimere. Quello che è chiaro e intelligibile dentro di me, quando lo vedo, diventa poi completamente incomprensibile quando voglio descriverlo con le parole. Vidi poi Maddalena, Maria figlia di Cleofa, Giovanna Cusa e Salomè lasciare il Cenacolo avvolte nei loro mantelli, mentre il cielo incominciava ad imbiancarsi ad Oriente. Le pie donne portavano gli aromi raccolti in pacchi e una di esse portava una lampada accesa, ma nascosta sotto il mantello. Le vidi dirigersi timidamente verso la porticina di Nicodemo. Subito dopo che la terra aveva tremato e l'Angelo era entrato nella tomba, vidi il Salvatore risorto, meravigliosamente bello e sfolgorante di luce, apparire a sua Madre vicino al Calvario. La sua veste a foggia di mantello, fluttuava dietro a Lui e sembrava di un bianco turchino come il fumo visto alla luce del sole. Egli mostrò alla sua Santa Madre le Piaghe, siccome Lei si prostrava per baciarGli i piedi, la prese per mano, la rialzò e disparve. Le lampade brillavano da lontano accanto al Sepolcro, e l'orizzonte s'inargentava ad oriente sopra Gerusalemme.
IL RAZIONALISMO HA FATTO DELLA CHIESA UN DESERTO PC-18 20 luglio 1996
Catalina Rivas
Il Signore
Figliola, con le tue preghiere, attira a Me le anime. Voglio che nelle tue sofferenze tu impari da Me nel Sacramento del Mio amore. Prega molto, ripara, poiché il Mio Cuore sanguina in questa ora tanto difficile... Rimane poco tempo per salvare anime, e non voglio che nessuna perisca. Quando non dormi durante la notte, poniti vicino a uno o più dei Miei Tabernacoli, prega e ripara lì – dalla tua camera – con la mente vicino a Me; offrimi la tua adorazione e la tua riparazione per tutti quelli che, guidati dal demonio, lavorano senza sosta per abolire la Mia Presenza. I massoni si lanciano continuamente sulla Chiesa, utilizzando i Miei Sacerdoti; e tu non sai quanti di loro profanano la nobiltà del loro ministero, conducendo una vita superficiale, senza mantenersi fedeli alla grandezza dell’opera che è stata loro affidata.
Voglio espandermi attraverso le miserie della tua anima... Ho bisogno del tuo povero cuore per colmare la Mia sete d’amore. Dammi un silenzio pieno di preghiera, poiché è meravigliosa questa semplicità dell’amore. Ecco che ti sto dando un vero trattato d’amore per tutti, quel trattato che fra te e Me è già compreso e vissuto. Tu leggi nei Miei occhi e Io leggo nei tuoi, e questo è sufficiente quando la distanza che ci separa è limitata. L’amore è il forte legame che riunisce questi due poli. Come vorrei che le Mie anime religiose e sacerdotali gioiscano di tutto questo amore che Io riverso in te e, attraverso te, ad altre persone da Me scelte per leggere questi scritti! Il razionalismo ha fatto della Mia Chiesa un deserto e l’ha trasformata in un campo di rovine dove si sono annidati i serpenti. Oggi, le Mie anime sacerdotali reprimono i Miei eletti, bloccano il cammino con il loro scetticismo, i loro dubbi, la loro ipocrisia e questo Mi fa soffrire. Perché si sorprendono della natura degli strumenti che Io utilizzo?... Piccola, era necessario purificarti, e per questo dovevo crocifiggerti con Me sulla Croce. Tu hai accettato questa Croce e Io per questo ti benedico. Prega molto per la Mia Chiesa, piccola Mia. Il razionalismo ha fatto della Chiesa un deserto. Presto, Io sarò di nuovo in mezzo a voi, e la Mia preghiera al Padre si compirà, poiché voi sarete uno come Noi nella Santissima Trinità.
Voglio insegnarti qualcosa. Quando vengo in te nella Santa Comunione, tu Mi possiedi. Ma è in Me che Io ti ricevo e dove rinchiudo interamente la tua umanità. So bene che oggi ti sei sentita ferita in quella riunione... Offrimi questa ferita. Rimani unita e sottomessa alla Mia Volontà, rimani ferma nella tua fede e non temere di aver agito male... Non è il caso, tu sei con il Mio spirito; so bene che c’è in te quel lato umano d’imperfezione, ma quando si tratta delle Mie cose, difendile con tutto il tuo ardore, perché in quel momento non sei più tu che parli, ma è la Mia voce che ti spinge a farlo. Se l’anima si ribella contro il pungiglione che fa male, non sta facendo la Mia Volontà. Tu soffri e Io soffro in te, tu ami e Io amo in te. Ciò che è fondamentale nella vita, è amare con fiducia e vero abbandono. Che le attitudini degli altri non ti facciano soffrire oltre misura. Talvolta dovresti lasciarli andare soli per un po’. C’è tanta gente che desidera avere un poco di ciò che voi avete veramente troppo: le grazie! Però ci sono dei cuori pieni di invidia, e questo non è un sentimento che viene da Me.
Riguardo ai tuoi timori, Mia Madre è incaricata di guidarvi, ma in verità ti dico di aver fiducia in Lei. Fate molta preghiera, perché lo Spirito di Verità entri in voi. Inginocchiati davanti al Divino Sacramento per curare le ferite che Mi infligge il mondo intero. Il momento si avvicina, Io sono in cerca di anime. Il peccato ha bendato loro gli occhi e questo male può essere riparato solo con le preghiere e i sacrifici. Il maligno diffonde il suo potere sulle nazioni, e a un dato momento distruggerà la parte migliore del gregge.
Pregate per non cadere in tentazione...