Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 30° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 21
1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere".
5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta".7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?".
8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine".
10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.13Questo vi darà occasione di render testimonianza.14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;17sarete odiati da tutti per causa del mio nome.18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. 'Le' potenze 'dei cieli' infatti saranno sconvolte.
27Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire su una nube' con potenza e gloria grande.
28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".
29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante;30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".
37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi.38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
Primo libro dei Maccabei 6
1Il re Antioco intanto percorreva le regioni settentrionali e seppe che c'era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza e argento e oro;2che vi era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re macedone, che aveva regnato per primo sui Greci.3Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città,4che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette partire di là con grande tristezza e tornare in Babilonia.5Poi venne un messaggero in Persia ad annunciargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda,6che Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e che quelli si erano rinforzati con armi e truppe e bottino ingente, riportato dagli accampamenti che avevano distrutti;7che inoltre avevano demolito l'idolo da lui innalzato sull'altare in Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur, che era una sua città.8Il re, sentendo queste novità, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo i suoi desideri.9Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire.10Allora chiamò tutti i suoi amici e disse loro: "Se ne va il sonno dai miei occhi e ho l'animo oppresso dai dispiaceri;11ho pensato: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto io che ero sì fortunato e benvoluto sul mio trono!12Ora mi ricordo dei mali che ho fatto in Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento che vi erano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione.13Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed ecco muoio nella più nera tristezza in paese straniero".
14Poi chiamò Filippo, uno dei suoi amici, lo costituì reggente su tutto il suo regno15e gli diede il diadema e la veste regia e l'anello con l'incarico di guidare Antioco suo figlio e di educarlo al regno.16Il re Antioco morì in quel luogo nel centoquarantanove.17Lisia fu informato che il re era morto e dispose che regnasse Antioco figlio di lui, che egli aveva educato fin da piccolo, e lo chiamò Eupàtore.
18Ora coloro che risiedevano nell'Acra impedivano il passaggio degli Israeliti intorno al tempio e cercavano di molestarli continuamente e di sostenere gli stranieri.19Giuda si propose di eliminarli e radunò in assemblea tutto il popolo per stringerli d'assedio.20Si organizzarono dunque e posero l'assedio attorno all'Acra nell'anno centocinquanta e Giuda fece costruire terrapieni e macchine.21Ma alcuni di loro sfuggirono all'assedio e si unirono ad essi alcuni rinnegati d'Israele22e andarono dal re e gli dissero: "Fino a quando non farai giustizia e vendetta dei nostri fratelli?23Noi siamo stati lieti di servire tuo padre e di comportarci secondo i suoi comandi e di obbedire ai suoi editti.24A causa di questo i figli del nostro popolo hanno posto assedio alla fortezza e si sono estraniati da noi; inoltre uccidono quanti di noi capitano nelle loro mani e si dividono i nostri averi.25E non soltanto contro di noi allungano le mani, ma anche su tutto il tuo territorio.26Ed ecco, ora hanno posto il campo contro l'Acra in Gerusalemme per espugnarla e hanno fortificato il santuario e Bet-Zur.27Se tu non sarai sollecito nel prevenirli, faranno peggio e non li potrai più arrestare".
28Il re si adirò, quando ebbe sentito ciò, e radunò tutti i suoi amici, comandanti dell'esercito e della cavalleria.29Anche dagli altri regni e dalle isole del mare gli giunsero truppe mercenarie.30Gli effettivi del suo esercito assommavano a centomila fanti, ventimila cavalli e trentadue elefanti addestrati alla guerra.31Passarono per l'Idumea e posero il campo contro Bet-Zur; attaccarono per molti giorni e allestirono macchine; ma quelli uscivano, le incendiavano e contrattaccavano con valore.32Giuda allora levò il campo dall'Acra e lo trasferì a Bet-Zaccaria di fronte al campo del re.33Ma il re si mosse alle prime luci del mattino e trasferì lo schieramento con impeto lungo la strada di Bet-Zaccaria; le truppe si disposero a battaglia e suonarono le trombe.34Posero innanzi agli elefanti succo d'uva e di more per stimolarli al combattimento.35Distribuirono le bestie tra le falangi e affiancarono a ciascun elefante mille uomini protetti da corazze a maglia e da elmi di bronzo in testa e cinquecento cavalieri scelti disposti in ordine intorno a ciascuna bestia:36questi in ogni caso si tenevano ai lati della bestia e, quando si muoveva, si spostavano insieme senza allontanarsi da essa.37Sopra ogni elefante vi erano solide torrette di legno, protette dagli attacchi, legate con cinghie, e su ogni torretta stavano quattro soldati, che di là bersagliavano, e un conducente indiano.38Il resto della cavalleria si dispose di qua e di là sui due fianchi dello schieramento, per terrorizzare i nemici e proteggere le falangi.39Quando il sole brillava sugli scudi d'oro e di bronzo, ne risplendevano per quei riflessi i monti e brillavano come fiaccole ardenti.40Un distaccamento delle truppe del re si dispose sulle cime dei monti, un altro nella pianura e avanzavano sicuri e ordinati.41Tremavano quanti sentivano il frastuono di quella moltitudine e la marcia di tanta gente e il cozzo delle armi: era veramente un esercito immenso e forte.42Giuda con le sue truppe si avvicinò per attaccare lo schieramento e caddero nel campo del re seicento uomini.43Eleàzaro, chiamato Auaran, vide uno degli elefanti, protetto di corazze regie, sopravanzare tutte le altre bestie e pensò che sopra ci fosse il re;44volle allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e procurarsi nome eterno.45Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e colpiva a morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano davanti a lui, ritirandosi sui due lati.46Egli s'introdusse sotto l'elefante, lo infilò con la spada e lo uccise; quello cadde sopra di lui ed Eleàzaro morì.
47Ma vedendo la potenza delle forze del re e l'impeto delle milizie, i Giudei si ritirarono.
48Allora i reparti dell'esercito del re salirono per attaccarli a Gerusalemme e il re si accampò contro la Giudea e il monte Sion.49Fece pace con quelli che erano in Bet-Zur, i quali uscirono dalla città, non avendo più vettovaglie per sostenere l'assedio: la terra infatti era nel riposo dell'anno sabbatico.50Il re s'impadronì di Bet-Zur e vi pose un presidio a guardia.51Intanto si accampò contro il santuario per molto tempo e allestì terrapieni e macchine, lanciafiamme e baliste, scorpioni per lanciar frecce e fionde.52Anche i difensori opposero macchine alle loro macchine e i combattimenti durarono molti giorni.53Ma non c'erano più viveri nei depositi poiché era in corso l'anno sabbatico e coloro che erano arrivati in Giudea per sfuggire ai pagani avevano consumato il resto delle provviste.54Furono allora lasciati pochi uomini nel santuario, perché li aveva sorpresi la fame, e gli altri si dispersero ciascuno al suo paese.
55Lisia poi venne a sapere che Filippo, designato dal re Antioco, ancora in vita, per educare Antioco suo figlio e prepararlo al regno,56era tornato dalla Persia e dalla Media; c'era con lui l'esercito partito con il re ed egli cercava di prendere in mano il governo.57Allora mostrò fretta e accennò di voler partire e disse al re e ai comandanti dell'esercito e ai soldati: "Noi ci esauriamo di giorno in giorno: il cibo è scarso e il luogo che assediamo è ben munito, mentre gli affari del regno ci premono.58Ora dunque offriamo la destra a questi uomini e facciamo pace con loro e con tutto il loro popolo59e permettiamo loro di seguire le loro tradizioni come prima; proprio per queste tradizioni che noi abbiamo cercato di distruggere, essi si sono irritati e hanno provocato tutto questo".60La proposta piacque al re e a tutti i capi e mandò a negoziare la pace con loro ed essi accettarono.61Il re e i capi giurarono davanti a loro ed essi a tali patti uscirono dalla fortezza.62Ma quando il re fece l'ingresso sul monte Sion e vide le fortificazioni del luogo, violò il giuramento che aveva fatto e impose la distruzione delle mura all'intorno.63Poi partì in fretta e fece ritorno ad Antiochia; vi trovò Filippo padrone della città, gli fece guerra e s'impadronì della città con la forza.
Giobbe 40
1Il Signore riprese e disse a Giobbe:
2Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente?
L'accusatore di Dio risponda!
3Giobbe rivolto al Signore disse:
4Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
5Ho parlato una volta, ma non replicherò.
ho parlato due volte, ma non continuerò.
6Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse:
7Cingiti i fianchi come un prode:
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
8Oseresti proprio cancellare il mio giudizio
e farmi torto per avere tu ragione?
9Hai tu un braccio come quello di Dio
e puoi tuonare con voce pari alla sua?
10Ornati pure di maestà e di sublimità,
rivestiti di splendore e di gloria;
11diffondi i furori della tua collera,
mira ogni superbo e abbattilo,
12mira ogni superbo e umilialo,
schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
13nascondili nella polvere tutti insieme,
rinchiudili nella polvere tutti insieme,
14anch'io ti loderò,
perché hai trionfato con la destra.
15Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
mangia l'erba come il bue.
16Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi,
18le sue vertebre, tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19Esso è la prima delle opere di Dio;
il suo creatore lo ha fornito di difesa.
20I monti gli offrono i loro prodotti
e là tutte le bestie della campagna si trastullano.
21Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto della palude.
22Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici,
lo circondano i salici del torrente.
23Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema,
è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca.
24Chi potrà afferrarlo per gli occhi,
prenderlo con lacci e forargli le narici?
25Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo
e tener ferma la sua lingua con una corda,
26ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un uncino?
27Ti farà forse molte suppliche
e ti rivolgerà dolci parole?
28Stipulerà forse con te un'alleanza,
perché tu lo prenda come servo per sempre?
29Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue fanciulle?
30Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca,
se lo divideranno i commercianti?
31Crivellerai di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32Metti su di lui la mano:
al ricordo della lotta, non rimproverai!
Salmi 138
1'Di Davide.'
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,
2mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia:
hai reso la tua promessa più grande di ogni fama.
3Nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
4Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.
5Canteranno le vie del Signore,
perché grande è la gloria del Signore;
6eccelso è il Signore e guarda verso l'umile
ma al superbo volge lo sguardo da lontano.
7Se cammino in mezzo alla sventura
tu mi ridoni vita;
contro l'ira dei miei nemici stendi la mano
e la tua destra mi salva.
8Il Signore completerà per me l'opera sua.
Signore, la tua bontà dura per sempre:
non abbandonare l'opera delle tue mani.
Baruc 2
1Per questo il Signore ha adempiuto le sue parole pronunziate contro di noi, contro i nostri giudici che governano Israele, contro i nostri re e contro i nostri principi, contro ogni uomo d'Israele e di Giuda.2Non era mai avvenuto sotto la volta del cielo quello che egli ha compiuto in Gerusalemme, come sta scritto nella legge di Mosè,3fino al punto di mangiarsi uno le carni del figlio e un altro quelle della figlia.4Il Signore li mise in potere di tutti i regni vicini e li rese oggetto di vituperio e di disprezzo per tutti quei popoli in mezzo ai quali li aveva dispersi.5Così ci ha reso schiavi invece di padroni, perché abbiamo offeso il Signore nostro Dio e non abbiamo ascoltato la sua voce.6Al Signore nostro Dio la giustizia, a noi e ai padri nostri il disonore sul volto, come avviene ancor oggi.7Tutte le calamità che il Signore ci aveva minacciate, ci sono venute addosso.8Ma noi non abbiamo placato lo sdegno del Signore, rinunziando ai perversi affetti del nostro cuore.9Così il Signore, che è pronto al castigo, lo ha mandato sopra di noi, poiché egli è giusto in tutte le opere che ci ha comandate,10mentre noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, eseguendo i decreti che ci aveva posti davanti.
11Ora, Signore Dio d'Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome glorioso come oggi lo possiedi,12noi abbiamo peccato, siamo stati empi, abbiamo trasgredito, Signore Dio nostro, i tuoi comandamenti.13Allontana da noi lo sdegno, poiché siamo rimasti molto pochi in mezzo alle genti fra le quali tu ci hai dispersi.14Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovar grazia davanti a coloro che ci hanno deportati,15perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore nostro Dio e che il tuo nome è stato invocato su Israele e su tutta la sua stirpe.16Guarda, Signore, dalla tua santa dimora e pensa a noi; inclina il tuo orecchio, Signore, e ascolta;17apri, Signore, gli occhi e osserva: non i morti che sono negli inferi, il cui spirito se n'è andato dalle loro viscere, danno gloria e giustizia al Signore,18ma chi geme sotto il peso, chi se ne va curvo e spossato, chi ha gli occhi languenti, chi è affamato, questi sono coloro che ti rendono gloria e giustizia, Signore.19Non per i meriti dei nostri padri e dei nostri re ti presentiamo le nostre suppliche, Signore Dio nostro,20ma perché tu hai mandato sopra di noi la tua collera e il tuo sdegno, come avevi dichiarato per mezzo dei tuoi servi i profeti:21"Ecco, dice il Signore: Curvate le spalle, servite il re di Babilonia e dimorerete nella terra da me data ai vostri padri.22Ma se non darete ascolto alla voce del Signore che comanda di servire il re di Babilonia,23farò cessare nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme il grido di gioia e di letizia, il canto dello sposo e della sposa e tutto il territorio diventerà un deserto senza abitanti".24Noi non abbiamo dato ascolto alla tua voce di servire il re di Babilonia, perciò tu hai eseguito la minaccia, fatta per mezzo dei tuoi servi i profeti, che le ossa dei nostri re e dei nostri padri sarebbero rimosse dalla loro tomba.25Ed eccole abbandonate al calore del giorno e al gelo della notte. Essi son morti fra atroci dolori, di fame, di spada e di peste;26il tempio che porta il tuo nome tu lo hai ridotto nello stato in cui oggi si trova, per la malvagità della casa d'Israele e di Giuda.27Tuttavia tu hai agito verso di noi, Signore Dio nostro, secondo tutta la tua bontà e secondo tutta la tua grande misericordia,28come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti agli Israeliti, dicendo:29"Se voi non darete ascolto alla mia voce, questa moltitudine che ora è così grande sarà ridotta a un piccolo resto in mezzo alle nazioni fra le quali io la disperderò;30poiché io so che non mi ascolterà, perché è un popolo di dura cervice. Però nella terra del loro esilio ritorneranno in sé31e riconosceranno che io sono il Signore loro Dio. Darò loro un cuore e orecchi che ascoltano;32nella terra del loro esilio mi loderanno e si ricorderanno del mio nome33e ripensando alla sorte subìta dai loro padri che peccarono contro di me, abbandoneranno la loro caparbietà e la loro malizia.34Io li ricondurrò nella terra promessa con giuramento ai loro padri, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe; essi ne avranno di nuovo il dominio e io li moltiplicherò e non diminuiranno più;35farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato".
Atti degli Apostoli 10
1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".
34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".
44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Capitolo XII: I vantaggi delle avversità
Leggilo nella Biblioteca1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.
2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.
DISCORSO 338 NELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLe opere compiute sotto lo sguardo di tutti hanno un duplice vantaggio.
1. Quando le opere buone, anche quelle che si fanno per Dio, vengono fatte conoscere agli uomini, particolarmente se a compierle sono uomini retti e religiosi, non è per sollecitare lodi umane, ma sono proposte quali esempi da imitare. La misericordia, che si concretizza nell'opera buona, ha un duplice modo di prodigarsi: corporale e spirituale. È la misericordia corporale a soccorrere chi ha fame, chi ha sete, chi è ignudo, chi è forestiero: eppure, quando queste medesime opere si lasciano vedere, provocano gli altri all'imitazione ed anche le anime e le menti vi trovano di che nutrirsi. L'opera buona in qualcuno è soddisfazione di un bisogno, in un altro è di buon esempio: infatti entrambi risentono di una privazione. Quello vuole ricevere di che alimentarsi, l'altro vuole vedere che debba imitare. Anche la lettura del santo Vangelo, che è stata da poco proclamata, ci dà insegnamenti nei riguardi di questa verità. Ai cristiani che credono in Dio, che compiono opere degne, che conservano la speranza della vita eterna come ricompensa delle opere buone, si dice infatti: Voi siete la luce del mondo 1. E della Chiesa universale ovunque diffusa, si dice: Non può restare nascosta una città situata su di un monte 2. Ed Isaia: Il monte del tempio del Signore, eretto sulla cima dei monti, negli ultimi tempi sarà alla vista di tutti 3. Esso è quel monte che, da piccola pietra, si fece grande, e, crescendo, occupò il mondo intero 4. Su di esso viene edificata la Chiesa che non può restare nascosta.
La lucerna sul candelabro.
2. Né accendono una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa 5. Tale lettura capita opportunamente quando si consacrano i candelabri, dato che chi opera dev'essere una lucerna posta sul candelabro. L'uomo che opera rettamente è infatti una lucerna. Ma il candelabro cos'è? Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo 6. Ne segue che chi opera secondo Cristo, ed opera per Cristo, in modo da non avere altro vanto che Cristo, è candelabro. Faccia luce a tutti: che vedano ciò che devono imitare; non siano pigri, senza entusiasmo: ciò che vedono, sia loro di giovamento; non succeda che abbiano la luce degli occhi e, interiormente, siano ciechi.
I due comandamenti del Signore sono uno solo.
3. Ma perché non capiti ad alcuno di pensare che il Signore quasi imponga di nascondere le opere buone là dove dice: Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati; altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli 7, una tale obiezione dev'essere rimossa. Questo al fine di conoscere come obbedire al Signore: non possiamo fare quel che comanda dopo avere ascoltato che egli esige tutt'altro. Da una parte egli dice: Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone 8; dall'altra: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati 9. Volete conoscere quanto sia necessario smontare questa obiezione e di quanto pregiudizio sarà non risolverla se debba rimanere insoluta? Degli uomini operano bene e temono di essere veduti; con ogni accorgimento, per quanto possono, dissimulano il loro operato. Colgono l'occasione in cui nessuno li può vedere e allora offrono qualcosa, nel timore di contravvenire al precetto ove si dice: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati. Il Signore invece non impose di tener segrete le opere buone, ma volle che nelle buone opere non si avessero di mira le lodi umane. Infine, quando disse: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini, come concluse? Per essere da loro ammirati: che le facciano proprio al fine di essere veduti dagli uomini; che questo abbiano di mira come frutto dell'opera buona, questo frutto riportino: nient'altro si attendano, non ambiscano ad alcun bene superiore e celeste. Ma che si abbia quest'unico intento: essere lodati, ecco quel che ha proibito il Signore. Guardatevi dal praticare. Com'è? Per essere da loro ammirati. Guardatevi dall'avere un tale frutto: essere veduti dagli uomini.
Ci è proibito desiderare la nostra lode nell'opera buona.
4. Vuole invece che si vedano le nostre opere, per cui dice: Nessuno accende una lucerna e la mette sotto il moggio, ma sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa 10. E ancora: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano - dice - le vostre opere buone. E non concluse qui il suo dire, ma aggiunse: Perché rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli 11. Una cosa è ricercare la lode tua nell'opera buona, altra è ricercare la gloria di Dio nell'opera buona. Quando desideri la tua lode, vuol dire che ti sei posto sotto lo sguardo degli uomini, quando desideri la lode di Dio, hai meritato la gloria eterna. Di conseguenza, operiamo in modo da non esser visti dagli uomini, il che vuol dire: operiamo badando a non ricercare, a ricompensa, lo sguardo degli uomini; facciamo però in questo modo: desideriamo la gloria di Dio da parte di coloro che ci vedono e ci imitano, e rendiamoci conto che, se a tanto non ci attenessimo, saremmo una nullità.
1 - Mt 5, 14.
2 - Mt 5, 14.
3 - Is 2, 2.
4 - Cf. Dn 2, 34-35.
5 - Mt 5, 15.
6 - Gal 6, 14.
7 - Mt 6, 1.
8 - Mt 5, 16.
9 - Mt 6, 1.
10 - Mt 5, 15.
11 - Mt 5, 16.
La Chiesa trionfante e quella militante
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaLa Comunità della Chiesa trionfante e quella militante. Il
bilancio. Il duro lavoro del Cardo. Il lavoro prezioso della S.
Vergine Maria per l’equilibrio della Chiesa militante. I sette
Mistici devoti. Il sangue dei Martiri. L’Angelo consolatore
delle povere anime. Il Purgatorio e l’inferno.
Le visioni
che Anna Katharina ebbe sul meraviglioso Mistero della nostra santa
Fede e sul contesto di tutti i membri del corpo di Gesù
Cristo, sono varie e ricche d’insegnamento:
Sono toccata da
un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla
luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la
loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti
gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane.
Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per
tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce
amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore
bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto
il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo
tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo.
Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche
dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto
ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e
gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore
che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli
perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi
quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi —
così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e
per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua
giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.
Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e
di quella trionfante celeste, apparve chiaramente dinanzi agli occhi
interiori di Anna Katharina Emmerich, alla quale venne mostrato come
annualmente, alla fine di ogni anno ecclesiastico, entrambe le Chiese
vengano alla chiusura dei conti.
In questo contesto, il 3 dicembre
1821 la Veggente così raccontava: Ebbi una grande visione sul
bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno.
Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta
essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva
la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era
anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in
gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi
scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi
insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e
tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei
Misteri della misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza,
come pure le fondamenta delle celebrazioni religiose della Chiesa
militante. In tutte le stazioni della vita temporale di Gesù
vidi l’azione salvifica come nostro conforto e sostegno eterno,
che ha la base e la fonte eterna della grazia nella Chiesa trionfante
e celeste. Questi Misteri sono celebrati dalla Chiesa militante
terrena con sacrifici e celebrazioni devozionali, e l’offerta
del Santo Sacramento li rinnova alla comunità. Potetti
percepire che gli influssi e gli effetti della S. Trinità e
delle sofferenze di Gesù si diffondono nell’infinito e
si propagano su tutte le cose. Vidi pure tutte le celebrazioni dei
Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito
Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito
Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento
della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito
Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé
le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con
Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. L’uomo deve fare tanto
quanto può per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vidi poi lo
Spirito Santo discendere e passare su tutte le azioni degli Apostoli,
dei discepoli, dei Martiri e di tutti i Santi che avevano saputo e
sapevano soffrire per Gesù e sacrificarsi per il Suo Corpo
mistico: la Chiesa.
Tutti questi formavano le vene viventi del
Redentore, dove scorreva il flusso della grazia e della sua
sofferenza conciliatrice. Soffrivano in Gesù e Gesù in
loro e con loro; di tutto ne prendeva profitto la Chiesa militante
terrena. Per mezzo dei martiri ci furono innumerevoli conversioni. I
martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue
vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. Tali
canali sono percorsi dai dolori della militanza e del martirio. Le
sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che
operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e
terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste
sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità.
Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla
Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi
negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere
devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante
amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie
della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino
magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono
raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido.
Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa
terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di
Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolento le celebrazioni
senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in
conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere
colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la
Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con
esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e
trionfante.
Per colpa delle mancate espiazioni, e dei
riconoscimenti delle proprie mancanze, la Chiesa militante per
quest’anno non potrebbe regolare i conti con quella trionfante
e cadrebbe ancora più in basso. Per questo motivo la S.
Vergine Maria, con un assiduo lavoro e avvalendosi della
collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare
questa condizione di caduta della Chiesa, degli uomini e della
natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a
partecipare a questa missione di soccorso per il risanamento del
bilancio della Chiesa terrena. Nel giorno di S. Caterina, nella casa
della “celebrazione delle nozze”, intrapresi con la santa
Vergine una faticosa raccolta di tutta la frutta e le erbe
necessarie. Iniziammo così tutte le difficili preparazioni. Mi
venne affidato il compito di pressare il miele con le mani dal cardo’
e portarlo alla santa Vergine Maria, la quale lo lasciava cuocere e
poi lo faceva pervenire dall’alto dove mancava.
Nell’amministrazione della Chiesa terrena la colpevolezza si
era fatta sempre più evidente, anzi era aumentata. I membri
della medesima, durante le loro riunioni nell’anno
ecclesiastico, avevano lasciato scorrere quella grazia di Dio,
quell’amore, senza saperlo cogliere; avevano dissipato, perduto
e guastato questo rifocillante dolce nettare, e molte anime che ne
avrebbero avuto bisogno sono state lasciate a languire e
inselvatichire nella dimenticanza. Il Signore però aveva preso
ciò che mancava dalla Chiesa trionfante, adesso quella
militante doveva rendersi conto e rimborsare con gli interessi i doni
ricevuti. Le manca molto miele nel bilancio della resa dei conti
sull’utilizzazione e l’amministrazione dei tesori della
Chiesa trionfante. Questa Grazia dissipata che, simbolicamente,
appare nel corpo del mondo come miele, era stata donata da Dio, e
questo miele deve essere a Lui ridato. Non bisogna dimenticare,
però, che se il raccolto viene fatto nell’epoca della
fioritura basta un minimo impegno per un’accurata apicoltura,
ma se viene fatto in ritardo, e con trascuratezza, occorrono pene e
fatiche. Quando i fiori non ci sono più può essere
utilizzato solo il cardo. La compassione di Gesù si avvale dei
membri della Chiesa affinché espiino e portino il sacrificio
delle pene e dei dolori per le mancanze degli altri. A questo fine
uno di questi volontari, scelto da Cristo, spreme con mani
insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele che viene cucinato e
preparato dalla Santa Vergine, la Madre della Chiesa. Il martirio del
mio duro lavoro proseguì per giorni e notti. Poi potei vedere
la situazione di entrambe le Chiese. In conseguenza a questo duro
lavoro ci fu una riduzione del debito, e così quella in basso
emerse dall’oscurità e i membri della Chiesa militante
si avvicinarono sempre più a quella trionfante.
Come ho già detto, nello stesso modo in cui io lavoravo per
servire la Madonna con il fine di sorreggere la Chiesa terrena,
operavano nel mondo anche altre tre donne e tre uomini: la
stigmatizzata di Cagliari, Rosa Maria Serra, una donna molto malata
con grandi infermità corporali; un francescano nel Tirolo, che
ho visto spesse volte, e un giovane religioso, in una casa dove si
trovavano altri sacerdoti, in una zona montuosa. Quest’ultimo è
particolarmente elevato nell’anima, soffre molto per la
condizione della Chiesa oberato da dolori immensi. Ogni sera
supplica, con cuore sincero rivolto a Dio, di lasciarlo soffrire per
tutte le mancanze che oggi appaiono nella Chiesa. Il terzo è
un uomo distinto, ammogliato e con molti bambini, ha una moglie
cattivissima e confusa, e presa da una pressante occupazione per
l’amministrazione della casa. Vive in una grande città,
nella quale ci sono cattolici, protestanti, giansenisti 2 e liberi
pensatori. Il suo modo di vivere è nel più grande
ordine, è sempre pieno di buone azioni verso i poveri e
sopporta con sofferenza la moglie cattiva, ma in nobilissimo modo.
Nella città in cui vive c’è una strada abitata da
giudei e segregata, è chiusa da una parte all’altra con
portoni e c’è molto commercio ambulante. Quando poi
finii con il mio lavoro mi apparvero, vicino al Salvatore, due grandi
tavole dove era raccolto tutto il bene e il male, il bello e il
brutto, anche tutti i miei lavori erano rappresentati
figurativamente. Su una tavola si trovava tutto quello che era
trascurato e annullato, mentre sull’altra c’erano le più
belle corone, paramenti e fiori. Le cose più meravigliose di
Dio.
Da una parte si potevano vedere ghirlande strappate, brutti
vestiti mezzo confezionati ed ogni specie di verdure ed erbe
spezzettate, un miserabile mucchio di rovine e cocci: queste sono le
rovine che portiamo dentro di noi. A quelle visioni divenni molto
triste e non potetti trattenermi dal piangere per due ore a viso
chino tanto che sentii il cuore sciogliersi nel petto. Tutti questi
frammenti e cose stavano dietro le spalle di Gesù. Allora Egli
mi si avvicinò misericordioso, e mi disse: “Solo queste
lacrime mi sono mancate, ti ho lasciato vedere tali cose affinché
non potessi pensare che fosse imputato a te; ho preso tutto questo
sulle mie spalle”. Anche le altre sei persone piangevano e
venivano confortate nello stesso modo dal Redentore. Vidi la Santa
Vergine avvicinarsi alla Chiesa e stendere su di lei il suo mantello,
radunando sotto di esso molti poveri, malati e storpi. Mi apparvero
Gesù e gli Apostoli nel più alto Coro della Chiesa e
sentii che dalla distribuzione dell’Eucarestia si emanava come
una nuova energia tutt’intorno tra i fedeli. In un luogo, che
mi sembrò di purificazione, vidi permanere delle anime, altre
invece salire in cielo dopo solo un giorno o due. Erano immagini del
Purgatorio e della Chiesa sofferente. Mi apparve un altro luogo di
attesa, sotto una volta angusta, dove sembrava che le anime avessero
la loro prigione. Un Angelo consolatore giunse a confortarle,
portando loro un’offerta; vidi la luce rossa di una candela su
un altare. Venni a sapere che le povere anime, se non possono aiutare
nemmeno se stesse, tuttavia pregano per la Chiesa. Qualche volta mi
appare l’immagine della situazione generale della Chiesa,
allora vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove
non penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia
l’inferno. Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti
si univano alla stessa. Vidi allora molte chiese, o meglio sarebbe
dire luoghi di preghiera, con banderuole in cima ai tetti. Mi sembra
di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste,
ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non
facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso
ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non
ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucarestia, bensì
solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur
nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e
fervente al Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti
religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucarestia, mentre
i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non
ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della
Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e
ricevono da Lui la vera forza.
9 ottobre 1953
Maria Valtorta
«Sì, è vero. La mia immagine si è inumidita del mio pianto, qui, in camera tua, ieri sera. E avrei voluto poter piangere di gioia, per te, per l'opera, per le anime. Invece! Ho pianto di dolore! Dolore, perché proprio mentre sta per iniziare l'Anno Mariano, anno in cui più necessaria che mai sarebbe stata la pubblicazione dell'Opera che mi avrebbe fatta conoscere come nessun'opera scritta su Me neppure dai più valenti mariologhi, vivi o defunti, fece mai, e col farmi conoscere, così esattamente e conformemente alla verità storica della mia vita, alla verità evangelica e teologica, avrebbe portato a Dio, a mezzo mio, infinite anime, vedo più che mai che l'Opera, per molti motivi: d'interesse, di invidia, di superbia, d'ingiustizia, non uscirà in tempo.
Soffro per te, per tutte le anime che, non avendo l'opera, non avranno salvezza in quest'Anno Mariano, e anche per Me e per il Figlio mio che, dall'alto dei Cieli, e nella luce di Dio, vediamo tutta l'enormità di questa mala azione universale, privando il mondo di luce, salvezza spirituale, privando noi di veder compiuta la Volontà nostra, per il bene delle anime. Privando infine te di quanto sarebbe tuo pieno, santo diritto di avere: il mezzo potente di salvare, in questo tempo tragico, pieno di eresie, persecuzioni, delitti, tante anime. Il tuo unico santo desiderio sin dai tuoi più teneri anni, il tuo perfetto amore per esse, per cui ti offristi "vittima" perché essi avessero conversione, redenzione, e infine gloria eterna.
Questo impedire che Io e il Figlio da me nato si sia conosciuti in tutta la nostra perfezione, è per Me e per Gesù un dolore che fa piangere a Me pianto amarissimo e a Lui lacrime di Sangue. L'ora della Passione e del Calvario, per l'odio ingiusto della folla, per l'avidità del traditore, per l'uccisione dell'Agnello di vera Redenzione, si ripete in pieno, e questo mi affligge quanto, e più ancora, mi afflisse il tradimento di Giuda, la fuga degli Apostoli, il Processo, le torture, la morte del Figlio mio».