Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Noi tutti aspiriamo al paradiso dove risiede Dio, ma abbiamo il potere di essere in paradiso con Lui anche adesso, di essere felici con Lui anche in questo momento. Tuttavia, essere felici con Lui ora, significa amare come Lui ama, aiutare come Lui aiuta, donare come Lui dona, servire come Lui serve, soccorrere co­me Lui soccorre, ed essere con Lui ventiquattr'ore su ventiquattro. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 30° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 17

1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia".5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo".6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete".8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".
10Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".11Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro".13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

14Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo15che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;16l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo".17E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui".18E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
19Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".20Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.21Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno".

22Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini23e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati.

24Venuti a Cafàrnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?".25Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?".26Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti.27Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te".


Genesi 35

1Dio disse a Giacobbe: "Alzati, va' a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello".2Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti erano con lui: "Eliminate gli dèi stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti.3Poi alziamoci e andiamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso".4Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem.
5Poi levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì i popoli che stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli di Giacobbe.6Giacobbe e tutta la gente ch'era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nel paese di Canaan.7Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo "El-Betel", perché là Dio gli si era rivelato, quando sfuggiva al fratello.8Allora morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al disotto di Betel, ai piedi della quercia, che perciò si chiamò Quercia del Pianto.
9Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo benedisse.10Dio gli disse:

"Il tuo nome è Giacobbe.
Non ti chiamerai più Giacobbe,
ma Israele sarà il tuo nome".

Così lo si chiamò Israele.11Dio gli disse:

"Io sono Dio onnipotente.
Sii fecondo e diventa numeroso,
popolo e assemblea di popoli
verranno da te,
re usciranno dai tuoi fianchi.
12 Il paese che ho concesso
ad Abramo e a Isacco darò a te
e alla tua stirpe dopo di te
darò il paese".

13Dio scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato.14Allora Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libazione e versò olio.15Giacobbe chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato.
16Poi levarono l'accampamento da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare ad Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile.17Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: "Non temere: anche questo è un figlio!".18Mentre esalava l'ultimo respiro, perché stava morendo, essa lo chiamò Ben-Oni, ma suo padre lo chiamò Beniamino.19Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme.20Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba di Rachele esiste fino ad oggi.
21Poi Israele levò l'accampamento e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder.22Mentre Israele abitava in quel paese, Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere.
I figli di Giacobbe furono dodici.23I figli di Lia: il primogenito di Giacobbe, Ruben, poi Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar e Zàbulon.24I figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino.25I figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali.26I figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe che gli nacquero in Paddan-Aram.
27Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri.28Isacco raggiunse l'età di centottat'anni.29Poi Isacco spirò, morì e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe.


Proverbi 16

1All'uomo appartengono i progetti della mente,
ma dal Signore viene la risposta.
2Tutte le vie dell'uomo sembrano pure ai suoi occhi,
ma chi scruta gli spiriti è il Signore.
3Affida al Signore la tua attività
e i tuoi progetti riusciranno.
4Il Signore ha fatto tutto per un fine,
anche l'empio per il giorno della sventura.
5È un abominio per il Signore ogni cuore superbo,
certamente non resterà impunito.
6Con la bontà e la fedeltà si espia la colpa,
con il timore del Signore si evita il male.
7Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo,
riconcilia con lui anche i suoi nemici.
8Poco con onestà è meglio
di molte rendite senza giustizia.
9La mente dell'uomo pensa molto alla sua via,
ma il Signore dirige i suoi passi.
10Un oracolo è sulle labbra del re,
in giudizio la sua bocca non sbaglia.
11La stadera e le bilance giuste appartengono al Signore,
sono opera sua tutti i pesi del sacchetto.
12È in abominio ai re commettere un'azione iniqua,
poiché il trono si consolida con la giustizia.
13Delle labbra giuste si compiace il re
e ama chi parla con rettitudine.
14L'ira del re è messaggera di morte,
ma l'uomo saggio la placherà.
15Nello splendore del volto del re è la vita,
il suo favore è come nube di primavera.
16È molto meglio possedere la sapienza che l'oro,
il possesso dell'intelligenza è preferibile all'argento.
17La strada degli uomini retti è evitare il male,
conserva la vita chi controlla la sua via.
18Prima della rovina viene l'orgoglio
e prima della caduta lo spirito altero.
19È meglio abbassarsi con gli umili
che spartire la preda con i superbi.
20Chi è prudente nella parola troverà il bene
e chi confida nel Signore è beato.
21Sarà chiamato intelligente chi è saggio di mente;
il linguaggio dolce aumenta la dottrina.
22Fonte di vita è la prudenza per chi la possiede,
castigo degli stolti è la stoltezza.
23Una mente saggia rende prudente la bocca
e sulle sue labbra aumenta la dottrina.
24Favo di miele sono le parole gentili,
dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo.
25C'è una via che pare diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
26L'appetito del lavoratore lavora per lui,
perché la sua bocca lo stimola.
27L'uomo perverso produce la sciagura,
sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente.
28L'uomo ambiguo provoca litigi,
chi calunnia divide gli amici.
29L'uomo violento seduce il prossimo
e lo spinge per una via non buona.
30Chi socchiude gli occhi medita inganni,
chi stringe le labbra ha già commesso il male.
31Corona magnifica è la canizie,
ed essa si trova sulla via della giustizia.
32Il paziente val più di un eroe,
chi domina se stesso val più di chi conquista una città.
33Nel grembo si getta la sorte,
ma la decisione dipende tutta dal Signore.


Salmi 35

1'Di Davide.'

Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".

4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.

7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".

11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.

15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.

17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.

19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".

22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.

24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".

26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.


Ezechiele 3

1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.

16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".

22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".


Prima lettera ai Tessalonicesi 5

1Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;2infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.3E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro:5voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.6Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.8Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, 'rivestiti con la corazza' della fede e della carità e avendo come 'elmo' la speranza 'della salvezza'.9Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo,10il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.11Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.

12Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono;13trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.14Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.15Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.16State sempre lieti,17pregate incessantemente,18in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.19Non spegnete lo Spirito,20non disprezzate le profezie;21esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.22Astenetevi da ogni specie di male.
23Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.24Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
25Fratelli, pregate anche per noi.
26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.27Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli.
28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.


Capitolo IX: Offrire noi stessi a Dio, con tutto quello che è in noi, pregando per tutti

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Parola del discepolo

1. Tue sono le cose, o Signore, quelle del cielo e quelle della terra: a te voglio, liberamente, offrire me stesso e restare tuo per sempre. O Signore, con cuore sincero, oggi io mi dono a te in perpetuo servizio, in obbedienza e in sacrificio di lode perenne. Accettami, insieme con questa offerta santa del tuo corpo prezioso, che io - alla presenza e con l'assistenza invisibile degli angeli - ora ti faccio, per la mia salvezza e per la salvezza di tutto il popolo, O Signore, sull'altare della tua espiazione offro a te tutti i miei peccati e le colpe da me commesse al cospetto tuo e dei tuoi santi angeli, dal giorno in cui fui capace di peccare fino ad oggi; affinché tutto tu accenda e consumi nel fuoco del tuo amore, cancellando ogni macchia dei miei peccati; affinché tu purifichi la mia coscienza da ogni colpa; affinché tu mi ridia la tua grazia, che ho perduta col peccato, tutto perdonando e misericordiosamente accogliendomi nel bacio della pace. Che posso io fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente nel pianto e pregare senza posa per avere la tua intercessione? Ti scongiuro, dammi benevolo ascolto, mentre mi pongo dinanzi a te, o mio Dio. Grande disgusto io provo per tutti i miei peccati; non voglio più commetterne, anzi di essi mi dolgo e mi dorrò per tutta la vita, pronto a fare penitenza e, per quanto io possa, a pagare per essi. Rimetti, o Signore, rimetti i miei peccati, per il tuo santo nome: salva l'anima mia, che tu hai redenta con il tuo sangue prezioso. Ecco, io mi affido alla tua misericordia; mi metto nelle tue mani. Opera tu con me secondo la tua bontà, non secondo la mia perfidia e la mia iniquità.

2. Anche tutto quello che ho di buono, per quanto sia molto poco e imperfetto, lo offro a te, affinché tu lo perfezioni e lo santifichi; affinché ti sia gradito e tu voglia accettarlo, accrescendone il valore; affinché tu voglia portarmi - inoperoso e inutile piccolo uomo, qual sono - a un termine beato e glorioso. Offro parimenti a te tutti i buoni desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro che, per amor tuo, fecero del bene a me o ad altri; infine di tutte le persone - quelle ancora in vita e quelle che già hanno lasciato questo mondo - che da me desiderarono e chiesero preghiere e sante Messe, per loro e per tutti i loro cari. Che tutti sentano venire sopra di sé l'aiuto della tua grazia, l'abbondanza della consolazione, la protezione dai pericoli, la liberazione dalle pene! Che tutti, liberati da ogni male, ti rendano in letizia grazie solenni. Ancora, e in modo speciale, ti offro preghiere e sacrifici di espiazione per quelli che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno cagionato dolore, mi hanno calunniato o recato danno, mi hanno messo in difficoltà; e anche per tutti quelli ai quali io ho dato talora motivo di tristezza e di turbamento, di dolore o di scandalo, con parole o con fatti, consciamente oppure no, affinché tu perdoni parimenti a tutti noi i nostri peccati e le offese vicendevoli. O Signore, strappa dai nostri cuori ogni sospetto, ogni sdegno, ogni collera, ogni contesa e tutto ciò che possa ferire la carità e affievolire l'amore fraterno. Abbi compassione, o Signore, di noi che imploriamo la tua misericordia; concedi la tua grazia a noi che ne abbiamo bisogno; fa che noi siamo fatti degni di godere della tua grazia e che possiamo avanzare verso la vita eterna.


Discorso 293/A augm. DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA E SULLA VOCE E IL VERBO

Discorsi - Sant'Agostino

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Agostino debitore di un discorso.

1. Il Signore ha voluto che oggi fossimo di persona presenti qui fra voi, fratelli carissimi, e vi tenessimo il discorso del quale vi eravamo debitori. È stato lui infatti che secondo la sua volontà ha fatto realizzare la cosa e non è stato, certo, secondo la nostra disposizione. A lui dunque va e il nostro e il vostro ringraziamento; e noi vi offriamo il servizio della nostra parola, un servizio che è doveroso e conveniente rendervi. Quanto invece a voi, carissimi, vostro dovere è accogliere con carità quel che vi viene somministrato dai servi di Dio, chiunque essi siano, e insieme con noi ringraziare Colui che ci ha fatto dono di trascorrere insieme questo giorno.

Il privilegio di Giovanni Battista.

2. Di chi potremo parlare oggi se non di colui del quale oggi celebriamo la nascita? Sì, parleremo di san Giovanni, nato da madre sterile e precursore del Signore, nato da madre vergine; parleremo di colui che, stando nel grembo materno, salutò il suo Signore e, venuto alla luce, fu il suo araldo. La sterile non era in grado di partorire, la Vergine non era in una condizione in cui potesse partorire; eppure l'una e l'altra partorirono: la sterile partorì il banditore, la Vergine il giudice. Anzi nostro Signore prima di venire in mezzo agli uomini nascendo dalla Vergine aveva già inviato davanti a sé molti di questi araldi. Da lui erano stati inviati tutti i profeti che vennero prima di lui e nei quali egli stesso parlava. Venne dopo di loro ma esisteva prima di loro. Se dunque il Signore inviò tanti annunziatori prima di venire lui stesso, qual è il merito eccezionale, dove la sovraeminente dignità di colui la cui nascita oggi festeggiamo? Dev'essere senz'altro segno di una qualche grandezza il fatto che non passi inosservato il giorno della sua nascita, come non passa inosservato il natale del suo Signore. Degli altri profeti non sappiamo quando siano nati; ma non ci era permesso ignorare la nascita di Giovanni. A lui poi fu concesso un altro grande privilegio. Gli altri profeti preannunziarono il Signore e desiderarono vederlo, ma non lo videro o, se lo videro in spirito, lo videro lontano: non fu loro consentito di vederlo presente. Parlando di loro ai discepoli lo stesso Signore diceva: Molti profeti e giusti desiderarono vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi udite e non lo udirono 1. Ma non era lui che li inviava? Sì, certo; e per questo era in ciascuno di loro il desiderio di vedere quaggiù, se fosse stato possibile, il Cristo incarnato. Ma poiché sia la loro nascita che la loro morte avevano preceduto la sua venuta, quando venne Cristo non li trovò in terra e tuttavia li redense per la vita eterna. E perché sappiate quanto grande fosse in tutti loro il desiderio di vedere Cristo qui in terra, ricordatevi del santo vecchio Simeone: come privilegio di straordinario valore lo Spirito di Dio gli aveva rivelato che non avrebbe lasciato questo mondo senza aver prima veduto il Cristo 2. Ed ecco, Cristo nasce e Simeone lo riconosce in quel bambino tenuto in braccio da sua madre: lo prende e regge con le sue mani Colui dalla cui divinità era retto; e tenendo in braccio il Verbo divenuto bambino, benedisse Dio dicendo: Adesso, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, perché i miei occhi hanno veduto la tua salvezza 3. Gli altri profeti dunque non lo videro qui in terra; Simeone lo vide bambino; Giovanni lo riconobbe e salutò dopo il concepimento, lo vide e lo predicò quando era ormai grande. Egli dunque fu privilegiato più di tutti gli altri profeti.

Cristo piú grande di Giovanni.

3. Ascolta ora anche la testimonianza resa a lui dal Signore: più in alto di Giovanni collocò se stesso, nessun altro. Molto grande dunque dovette essere la sua dignità, se al di sopra di lui non ci fu nessun altro all'infuori di Cristo. Ecco cosa dice lo stesso Signore: Tra i nati da donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista. E per mettere se stesso al di sopra di lui continua: Ma colui che è minore, è maggiore di lui nel regno dei Cieli 4. Di se stesso afferma che è minore e maggiore: minore per l'età, maggiore per il potere. Il Signore infatti è nato dopo di lui nella carne, quando è nato da una vergine; prima di lui però in principio era il Verbo 5. Fatto straordinario: Giovanni, secondo solo a Cristo, per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale nulla è stato fatto 6. Per quale motivo venne dunque Giovanni? Per mostrare la via dell'umiltà e cosi ridimensionare la presunzione dell'uomo ed accrescere la gloria di Dio. Venne dunque Giovanni: un grande che presentava un altro più grande; venne Giovanni, un personaggio a misura d'uomo 7. Che vuol dire " a misura d'uomo "? Che nessun uomo poteva essere più di Giovanni; tutto ciò che fosse stato più di Giovanni, sarebbe stato fuori dell'umano. Se dunque in Giovanni si trovava il limite della grandezza umana, non si poteva trovare un uomo più grande di Giovanni. Eppure uno più grande c'è stato: riconosci Dio in quest'uomo che hai scoperto essere più grande dell'uomo più grande. Uomo Giovanni, uomo Cristo; ma Giovanni solo uomo, Cristo Dio e uomo. Come Dio egli ha creato Giovanni, come uomo è nato dopo Giovanni.

Umiltà di Giovanni.

4. Osservate ora quanto sia stata grande l'umiltà di quel Precursore del suo Signore, che è Dio-Uomo. Giovanni, il più alto in dignità tra i nati da donna 8, viene interrogato se per caso non sia lui il Cristo 9. Era così grande che la gente poteva commettere un tale errore: sorse il dubbio che lui stesso fosse il Cristo; e il dubbio provocò la domanda. Ebbene, se egli fosse stato un tipo superbo e non un maestro di umiltà, non sarebbe insorto contro quell'errore che non aveva provocato, ma avrebbe accettato quanto essi ormai credevano. Se avesse lui stesso voluto insinuare negli altri l'idea di essere il Cristo, la cosa sarebbe stata per lui troppo grave; infatti, se lo avesse tentato e non ci fosse riuscito, sarebbe stato ripudiato e scacciato, disprezzato dagli uomini e condannato da Dio. Ma non aveva bisogno di persuadere quegli uomini; già essi lo credevano: avrebbe accettato il loro errore ed avrebbe accresciuto il proprio prestigio. Ma non sia mai che un amico fedele dello sposo voglia farsi amare dalla sposa in luogo dello sposo! Disse apertamente che egli non era quello che essi credevano e così evitò di perdere ciò che era. Giovanni infatti non era lo sposo. Interrogato rispose: È sposo chi ha la sposa. Quanto poi all'amico dello sposo, sta vicino a lui e, quando lo ascolta, gode di vera gioia perché ode la voce dello sposo 10. Ora io vi battezzo con acqua per la vostra conversione, ma colui che viene dopo di me è più grande di me. Quanto più grande? Io non sono degno di sciogliere il laccio delle sue calzature 11. Pensate quanto sarebbe stato inferiore, anche se avesse detto che ne era degno; quanto si sarebbe dovuto umiliare, se avesse detto: " Egli è più grande di me ed io sono solo meritevole di sciogliergli il laccio delle calzature "; avrebbe cioè detto che egli era degno soltanto di curvarsi ai suoi piedi. Ed invece quale grande elogio ha espresso dicendosi indegno non solo di piegarsi ai suoi piedi ma anche ai suoi calzari! Venne dunque ad insegnare l'umiltà ai superbi e ad annunziare la via della penitenza.

Cristo è il Verbo (= la Parola).

5. La voce giunse a noi prima del Verbo. In che senso la voce prima del Verbo? Cosa si dice del Cristo? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio 12. Ma per venire in mezzo a noi il Verbo si fece carne e così poté dimorare fra noi 13. Abbiamo ascoltato come Cristo sia il Verbo; ascoltiamo ora come Giovanni sia la voce. Quando gli fu chiesto: Tu chi sei? 14, rispose: Io sono la voce di uno che grida nel deserto 15. Intratteniamoci dunque brevemente, o carissimi - solo brevemente, per quanto il Signore vorrà concederci - sul tema " voce e Verbo ". Cristo è il Verbo: non certo la parola che risuona negli orecchi e passa, poiché quel che risuona e passa è il suono della voce, non la parola. Dunque il Verbo di Dio, ad opera del quale sono state create tutte le cose 16, è il nostro Signore Gesù Cristo; la voce di uno che grida nel deserto 17 è Giovanni. Chi è prima, la voce o la parola? Vediamo il senso di questi due termini e sapremo chi preceda nell'esistenza.

Il Verbo di Dio e il nostro verbo.

6. Fratelli, cosa pensate che sia il verbo? Lasciamo ora da parte il Verbo di Dio e parliamo un poco del nostro " verbo " per vedere se possiamo, partendo dalle cose infime, giungere per via di similitudini alle realtà somme. Chi infatti può comprendere il Verbo di Dio, ad opera del quale sono state fatte tutte le cose 18? Chi è capace anche solo di pensarlo, non dico di parlarne? Lasciamo dunque da parte per un istante la pretesa di descrivere la sua maestà, l'ineffabile eternità che ha in comune con il Padre; accettiamo per fede ciò che non vediamo, per meritare, credendo, di poterlo vedere. Fermiamoci piuttosto a trattare di questo nostro verbo, essendo una realtà che quasi di continuo si riversa o nei nostri cuori o negli orecchi o nella bocca. Cos'è questo verbo? Pensiamo forse che il verbo sia il suono che tu odi con i tuoi orecchi? Il verbo è ciò che intendi esprimere con la bocca. Nel cuore hai concepito un concetto per comunicarlo fuori: questa concezione si è fatta già parola nel tuo cuore; già tu conosci ed hai già pronunciato dentro di te questa parola, cioè quello che vuoi comunicare e che è stato concepito nel tuo cuore. Mi assista quel Verbo, che è anche il Figlio di Dio, perché io possa comunicare in modo adeguato al vostro orecchio quanto egli stesso mi ha concesso di concepire nel mio cuore. Ma se per caso risulterà impari il mio sforzo e soccomberò innanzi alla sublimità dell'argomento e non lo avrò illustrato come si conviene, sapete a chi dovete rivolgervi: lo stesso Figlio di Dio, il Verbo di Dio, diriga i vostri cuori e li riempia parlandovi dentro di voi e comunicandovi quanto io, semplice uomo, non sono riuscito a comunicare ai vostri orecchi. Vogliate ad ogni modo aiutare il mio sforzo con la vostra attenzione, e supplicate per me perché possa spiegarvi e per voi perché possiate meritare di comprendere.

Unico il verbo, molteplici le voci.

7. Come abbiamo detto, è verbo ciò che hai concepito nel cuore per poi esternarlo; si chiama, cioè, verbo la stessa cosa concepita nel cuore per essere espressa con la voce. Quando dunque hai concepito ciò che intendi dire e questa stessa concezione, questo concetto è divenuto " verbo " nel tuo cuore, ti rivolgi alla persona con cui intendi parlare e a cui intendi comunicarlo. Se ti accorgi che si tratta d'un greco, per esternargli il tuo verbo cerchi una voce greca; se vedi che è un latino, cerchi una voce latina con cui esprimere il tuo verbo; se vedi che è ebreo, una voce ebraica; se vedi che è un punico, una voce punica: naturalmente, se conosci queste lingue. Se tu non conosci la lingua di chi ti sta innanzi e questi conosce soltanto la propria lingua, non per questo ti viene a mancare il verbo ma solo la voce. Dunque il verbo da te concepito nel cuore era antecedente a tutte queste voci ed esisteva prima di esse: prima della voce greca, latina, ebraica, punica o di qualunque altro linguaggio esistente nel mondo. Quella concezione esisteva prima e, come un feto dell'anima, era contenuta nell'anima che l'aveva generata. Si doveva soltanto trovare il modo di esternarla, poiché ciò che si ha nel cuore non si può comunicare ad altri se non per mezzo di una qualche voce. Ma come si può percepire questa voce se non è distinta [dal concetto]? Infatti varia secondo la diversità delle lingue, sicché tu devi trovare la voce greca per parlare con il greco, quella ebraica per l'ebreo, quella punica per il punico. Ma quel concetto, che avevi concepito prima di ogni voce, non era né latino né greco né punico né altro di simile. Ecco dunque un grande mistero. Anche se tu rimanessi perfettamente silenzioso, forse che per questo il concetto non vivrebbe nel tuo cuore e, qualora non vi sia alcuno a cui comunicarlo, ti sarebbe forse sconosciuto ciò che hai concepito nel cuore? Anche senza la mediazione di alcuna lingua ti sarebbe manifesto tramite la conoscenza diretta.

La voce non si identifica con il verbo.

8. Per essere più chiari facciamo un esempio. Al di sopra di tutte le cose create c'è quella cosa che è Dio, se egli si può chiamare " cosa ". Dunque Dio è al di sopra di tutto ciò che ha creato: da Lui, in Lui e per Lui esistono tutte le cose 19. È mai possibile che questa realtà immensa, che io ho detto essere Dio, si riduca a queste due sillabe e che tutta la sua infinita potenza sia in esse racchiusa? Ma egli esisteva prima ancora che io potessi concepirlo nel cuore. E a chiamarlo " Dio " come ci sono riuscito? Nella lingua latina egli è chiamato " Deus ", in quella greca " Theós ", in quella punica " Ilim ". L'ho denominato in tre diverse lingue ma ciò che ho concepito nel cuore non si identifica con nessuna di esse: io però, volendo comunicare ciò che ho pensato di Dio, parlando con un punico userei la parola " Ilim ", con un latino " Deus ", con un greco " Theós ": tuttavia prima di incontrare qualcuno di loro, quanto io avevo concepito nel cuore non era né greco né punico né latino. Ebbene, quello che avevo concepito di comunicare si chiama " verbo ", quello che ho usato per comunicarlo " voce ".

Nell’uomo la voce può precedere o seguire il verbo.

9. Abbiamo indagato sulla differenza tra " voce " e " verbo ": il verbo che esiste prima di ogni lingua, la voce che appartiene a qualche lingua. Ebbene, chi viene prima: la voce o il verbo? Nel mio intimo viene prima il verbo. Se infatti non avessi prima concepito nel cuore il verbo, non andrei a cercare la voce con cui comunicarlo. Il verbo quindi è stato concepito prima della voce, e della voce esso si è servito come di un veicolo per giungere a te, non per esistere dentro di me. Io infatti conosco ciò che andrò a dire, anche se poi non lo dico. Prima di dirlo non ho ancora usato la voce, eppure il verbo esiste dentro di me. Uso la voce per comunicarlo a te, perché, quando avrai udito la mia voce, il verbo sia anche dentro di te. In me dunque, che debbo insegnare, il verbo precede, la voce segue; in te invece, che devi apprendere, la voce precede, il verbo segue. State bene attenti e, con l'aiuto del Signore, cercate di capire. Mi rendo conto infatti che sto parlando di argomenti astrusi, appartenenti alle profondità del mistero; ma, sebbene a parlarvi sia un uomo qualunque, il mio dire è rivolto a fedeli cristiani illuminati dalla fede. Ripeto: in me precede il verbo e per manifestarlo segue la voce; in te precede la mia voce, e solo allora puoi comprendere il verbo che è nel mio cuore.

Cristo è il Verbo, Giovanni la voce.

10. Se Cristo è il Verbo e Giovanni la voce, Cristo-Verbo fu prima [di Giovanni] presso Dio; viceversa, riguardo a noi giunse prima la voce perché potesse venire a noi il Verbo. Dunque presso Dio esisteva il Verbo 20 quando ancora Giovanni, la voce, non esisteva. O che forse non esisteva presso Dio il Verbo prima che esistesse Giovanni, la sua voce? Esisteva senz'altro presso Dio; ma perché fosse comunicato a noi fu scelto Giovanni come sua voce e, perché il Verbo venisse a noi, gli andò innanzi la voce. Cristo dunque esisteva prima di Giovanni, anzi esisteva fin dall'eternità; e tuttavia non doveva nascere prima di lui ma solo dopo che Giovanni, la voce, ebbe preceduto il Verbo. Benediciamo il Signore nostro Dio per quanto vi ho esposto come ho potuto e per quanto voi avete potuto comprendere. Egli si degni di accrescere e dilatare la vostra intelligenza, in modo che vi appaia in tutto il suo splendore quel Verbo che si è fatto precedere dalla Voce.

Il ministero di Giovanni fu transitorio.

11. Osservate ora, fratelli miei, come la voce risuona e passa, mentre il verbo rimane. Fate attenzione a quel che dico. Ecco, pronunzio la parola " Dio ". Prima ho concepito nel cuore ciò che volevo dire, poi sono risuonate quelle due sillabe e sono passate. Forse che insieme a loro è passato anche quello che avevo concepito nel cuore? E ancora. Pronunziando la parola " Dio " ho fatto sì che nel tuo cuore nascesse il pensiero di Dio: nel mio cuore ha preceduto il pensiero da comunicare e nel tuo cuore si è formato il pensiero di Dio non appena hai udito quelle due sillabe. Quelle due sillabe, compiuto il loro servizio, sono passate, e tuttavia non è scomparso il pensiero che io avevo concepito nel cuore: dentro di me c'era già prima [di comunicarlo] e vi è rimasto anche dopo che ho pronunziato quelle sillabe. Ugualmente nel tuo cuore quel pensiero, che è sorto non appena le due sillabe hanno toccato i tuoi orecchi, vi è rimasto anche dopo che quelle sillabe sono passate. Ebbene, fratelli, il ministero dell'uomo Giovanni era simile alla voce, quindi destinato a passare. Del battesimo che Giovanni ebbe l'incarico di amministrare diciamo che era transitorio e lo si chiama appunto battesimo di Giovanni 21. Battesimo di Cristo e battesimo di Giovanni; ma il battesimo di Giovanni era transitorio come lo è il suono di una voce, il battesimo di Cristo è duraturo: rimane in eterno, come eterno è il Verbo 22.

Giovanni diminuisce, Cristo cresce

12. Quanto più noi ci avviciniamo a Dio, tanto più diminuiscono le voci e cresce in noi il Verbo. Per quale motivo infatti ricorriamo alle voci, se non per comprendere la realtà delle cose? Se delle cose possedessimo la totale comprensione 23, non avremmo bisogno delle voci. Se potessimo vedere reciprocamente i nostri pensieri, forse che dovremmo ricorrere alla lingua per comunicare fra noi? Giungerà il momento in cui vedremo il Verbo come lo vedono gli angeli: allora non avremo bisogno di parole come adesso, né ci sarà bisogno di annunziatori del Vangelo, in quanto avremo la visione del Verbo in se stesso. Passeranno tutte le cose temporali, compresa la voce, che è una entità fisica paragonabile all'erba del campo, di cui è detto: La magnificenza della carne è come il fiore dell'erba. L'erba si secca, il fiore appassisce, mentre la Parola del Signore rimane in eterno 24. Per il fatto dunque che quanto più progrediamo nella comprensione, tanto meno avremo bisogno di voci per arrivare ad essa, lo stesso Giovanni disse: Lui deve crescere, io al contrario debbo diminuire 25. Crescendo il Verbo, diminuisce la voce. Ma che significa quel
" crescere il Verbo "? Non cresce certamente il Verbo in se stesso, ma siamo noi a crescere in lui: in lui progrediamo, in lui ci arricchiamo in maniera tale che non abbiamo più bisogno di voci. Anche le date di nascita del Verbo e della voce stanno ad indicare questo fatto: il Verbo è nato il 25 dicembre, quando i giorni cominciano ad allungarsi, mentre la Voce è nata prima del Verbo ma quando i giorni cominciavano a diventare più brevi: Egli deve crescere, io al contrario debbo diminuire. Lo stesso fatto appare nel martirio di Giovanni e di Cristo: Giovanni diminuì inquanto venne decapitato, Cristo crebbe perché fu innalzato sulla croce.

L’episodio di Act 19, 1-7.

13. Per onorare il Verbo celebriamo dunque la nascita della " Voce ". Non diamo ascolto né lasciamoci ingannare dalle sottigliezze di persone fatue che non sanno quello che dicono. È vero infatti che Giovanni amministrava un suo battesimo e negli Atti degli Apostoli ci si imbatte in certuni che avevano ricevuto il solo battesimo di Giovanni. Paolo incontrò questi discepoli battezzati solamente col battesimo di Giovanni e ordinò loro di farsi battezzare 26, in quanto avevano ricevuto soltanto un battesimo provvisorio. Avevano ricevuto il battesimo della Voce, non quello del Verbo; e se ora cerchi il battesimo di Giovanni, non lo trovi, poiché la Voce risuonò e scomparve, mentre il battesimo di Cristo è in vigore a tutt'oggi. Ecco però che da quella disposizione di Paolo - che aveva ordinato di battezzare quanti avevano ricevuto solamente il battesimo di Giovanni, simbolo misterioso di quello vero - alcuni eretici vogliono trarre motivo per far ripetere anche il battesimo cristiano. È un errore che ci causa tristezza, mentre ci rallegriamo quando qualcuno ne viene fuori. Su questo argomento dunque diamo una breve risposta.

Il battesimo di Giovanni e quello amministrato da indegni

14. Tu pensi che si debba ribattezzare chi ha ricevuto il battesimo di Cristo, per il fatto che l'apostolo Paolo ordinò di ribattezzare coloro che avevano il battesimo di Giovanni. Questo il tuo argomento: " Se dopo Giovanni Battista, di cui il Signore ha detto: Tra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista 27, se dunque dopo di lui gli apostoli hanno ribattezzato [i suoi discepoli], a maggior ragione si deve ribattezzare quanti l'hanno ricevuto dagli eretici! ". Rispondo: Tu pensi che si faccia ingiuria a Giovanni Battista se si ribattezza dopo di lui e non dopo gli eretici. Anch'io mi dolgo per la stessa ingiuria, ma ti rispondo così: Se dopo il battesimo di Giovanni se ne diede un altro, non se ne sarebbe dovuto dare un altro dopo quello di Ottato? Che cosa mi rispondi? Chi era Giovanni? Tra i nati da donna non sorgerà nessuno più grande di Giovanni Battista. Vi è nella tua setta un prete quanto meno ubriacone: non dico ladro e neppure adultero; mi limito alla voce pubblica molto diffusa: presso di te vi è un prete quantomeno ubriacone. Dimmi, perché non ribattezzi dopo di lui? Se battezzi dopo Giovanni che non beve vino 28, non devi ribattezzare dopo un ubriacone? A questo argomento l'altro certamente si turba e non sa cosa rispondere. E allora? Ascoltami.

Ribattezzare: chi e quando.

15. Paolo fa battezzare coloro che avevano ricevuto il battesimo di Giovanni e non quello di Cristo 29. Ma tu perché non battezzi chi è stato battezzato da un ubriacone? Perché costui non ha amministrato un battesimo diverso da quello di Cristo. Il battesimo infatti è opera di Cristo: lo amministri uno sobrio o un ubriacone, è sempre opera di Cristo, non del sobrio o dell'ubriacone. Battezza Pietro, è il battesimo di Cristo; battezza Giuda, è il battesimo di Cristo. Non perché lo ha amministrato Pietro, è il battesimo di Pietro. Perché? Perché qui non avviene come per il battesimo detto di Giovanni: coloro che hanno ricevuto il battesimo da Pietro, da Paolo, da Giovanni evangelista, da Giuda, non hanno ricevuto il battesimo di Pietro o di Paolo o di Giuda; quanti hanno ricevuto il battesimo da Pietro, da Paolo o da Giovanni o da Giuda, hanno ricevuto il battesimo di Cristo. I discepoli di Giovanni, invece, battezzavano conferendo il battesimo di Giovanni, poiché Giovanni aveva ricevuto questo incarico provvidenziale e prefigurativo inquanto era la " voce " che precede il Verbo. In conclusione: come tu non vuoi ripetere il battesimo amministrato da un ubriacone, così io non ripeto il battesimo amministrato da un eretico.

Il battesimo di Cristo dato da un ministro indegno.

16. Se poi per caso tu ritieni che l'eretico non entra nel regno dei cieli, mentre l'ubriacone vi può entrare, ascolta la chiara sentenza dell'Apostolo: Sono note le opere della carne. Esse sono le fornicazioni, le impurità, la lussuria, il culto degli idoli, i venefici, le inimicizie, le liti, le gelosie, le risse, le discordie, le eresie, le invidie, le ubriachezze, le gozzoviglie e altre cose simili. Ora, riguardo a queste cose vi avverto, come del resto vi ho già avvertiti, che chi commette tali azioni non entrerà nel regno di Dio 30. Parla di eresie, parla di ubriaconi, e conclude: Chi commette tali azioni non entrerà nel regno di Dio. Mettimi dinanzi un eretico e un ubriacone: se l'eretico rimarrà nella sua eresia, non entrerà nel regno dei cieli; così pure l'ubriacone: se continuerà ad ubriacarsi sino alla fine, non entrerà nel regno dei cieli. Ora dimmi: di chi è il battesimo che amministrano l'uno e l'altro? Sono, l'uno e l'altro, fuori del regno dei cieli, ma danno una cosa che porta al regno dei cieli. Il banditore proclama la sentenza giudiziaria ma non ha la facoltà di mandare libero l'innocente. La libertà la dà il giudice, cioè colui che ha incaricato il banditore di promulgare il suo decreto. A volte il banditore è un mascalzone; eppure per suo mezzo viene liberato l'innocente. Il banditore mascalzone dice: " Ordino che sia liberato " e tramite un mascalzone viene liberato un innocente. Come mai? Perché la voce dell'araldo proclama la sentenza del giudice. Ed eccoci al battesimo. Lo amministri l'ubriacone, è un servizio; lo amministri un eretico, è un servizio. Il dono del battesimo è un dono del Dio onnipotente. Se fosse stato amministrato in nome di Donato, ovviamente lo si dovrebbe ripetere. Viceversa se vi riconosco il battesimo di Cristo, se vi riconosco le parole del Vangelo 31, se vi riconosco la forma e il sigillo del mio Re: anche se sei disertore, smascherato dal sigillo del Signore e in pericolo di condanna a morte, vieni all'accampamento e potrai meritare il perdono, ma il sigillo non ti può essere modificato.

 

 

1 - Mt 13, 17.

2 - Cf. Lc 2, 25-26, 28.

3 - Lc 2, 29-30.

4 - Mt 11, 11 (Lc 7, 28).

5 - Gv 1, 1.

6 - Gv 1, 3.

7 - Cf. Ap 21, 17 (?).

8 - Cf. Mt 11, 11.

9 - Cf. Gv 1, 19-23.

10 - Gv 3, 29.

11 - Mt 3, 11 (Lc 3, 16).

12 - Gv 1, 1-2.

13 - Gv 1, 14.

14 - Gv 1, 19.

15 - Gv 1, 23.

16 - Cf. Gv 1, 3.

17 - Gv 1, 23 (Is 40, 3).

18 - Cf. Gv 1, 3.

19 - Cf. Rm 11, 36 (1 Cor 8, 6).

20 - Cf. Gv 1, 1.

21 - Cf. Mt 21, 25 (Mc 11, 30; Lc 20, 4; At 19, 3).

22 - Cf. Is 40, 8 (1 Pt 1, 25).

23 - Cf. Col 2, 2.

24 - Is 40, 6-8 (1 Pt 1, 24-25).

25 - Gv 3, 30.

26 - Cf. At 19, 1-7.

27 - Mt 11, 11.

28 - Cf. Lc 1, 15 (7, 33).

29 - Cf. At 19, 3-5.

30 - Gal 5, 19-21.

31 - Cf. Mt 28, 19.


4 - Il grado perfetto delle virtù di Maria santissima

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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38. Continuavano i favori dell'Altissimo verso la nostra Regina e signora mediante i sacri carismi, con i quali il braccio onnipotente la disponeva per la prossima dignità di madre sua. Giunse il quarto giorno di questa preparazione e, come nei precedenti, alla stessa ora fu elevata alla visione della Divinità, nella detta forma astrattiva, ma con nuovi effetti e con più alte illuminazioni di quel purissimo spirito. Non esiste limite né termine al potere divino e alla sua sapienza; solamente la nostra volontà ne pone uno con le sue opere o con la sua scarsa capacità, essendo noi creature finite. Ora, in Maria santissima, il potere divino non trovò impedimento da parte delle opere, anzi furono tutte sante e gradite al Signore, cosicché ella si guadagnò il suo favore e, come egli stesso dice, gli ferì il cuore d'amore 1 . Solo perché Maria santissima era una semplice creatura, il braccio del Signore poté trovare qualche confine; tuttavia egli operò in lei, nella sfera della sua creaturalità, senza aggravio né limitazione alcuna e senza misura, comunicandole in tal modo le acque della sapienza, perché le potesse bere purissime e cristalline nel fonte medesimo della divinità.

39. Il Signore le si manifestò in questa visione con una luce specialissima, e le dichiarò la nuova legge di grazia che il Salvatore del mondo avrebbe fondato. Le mostrò i misteri che essa contiene, ed il fine per il quale li avrebbe stabiliti nella nuova Chiesa; nonché gli aiuti, i doni e i favori che preparava per gli uomini, col desiderio che tutti si salvassero e conseguissero il frutto della redenzione. Tanta fu la sapienza che in queste visioni apprese Maria santissima, ammaestrata dal sommo Maestro, guida dei saggi, che se, per assurdo, qualche uomo o angelo potesse scrivere quanto conobbe questa Signora, si formerebbero più libri di quanti se ne sono scritti nel mondo su tutte le arti, le scienze e le invenzioni. Ciò non deve meravigliare, perché la sua sapienza fu maggiore di quella che si può trovare in una semplice creatura. Nel cuore e nella mente della nostra Principessa si riversò veramente l'oceano della Divinità, il quale era arginato e trattenuto in se stesso dai peccati e dalla inadeguata disposizione delle creature. Solamente, le veniva sempre nascosto, non essendo ancora giunto il tempo stabilito, che ella era l'eletta a divenire madre dell'Unigenito del Padre.

40. Nella dolcezza di questa conoscenza divina, la nostra Regina provò un intima e acuta pena d'amore. Infatti conobbe da parte dell'Altissimo gli indicibili tesori di grazie e favori che egli preparava per i mortali, e quella forte propensione della divinità a che tutti la godessero eternamente. Conobbe anche e intravide il pessimo stato del mondo e quanto ciecamente i mortali si rendessero indegui e si privassero della partecipazione della stessa Divinità. Ciò le provocò una nuova specie di martirio, per l'intensità con cui si doleva della perdizione degli uomini e per il desiderio di nparare a così deplorevole rovina. A tal fine pregò moltissimo, facendo orazioni, suppliche, offerte, sacrifici, umiliazioni ed atti eroici d'amore di Dio e degli uomini, perché, possibilmente, nessuno in futuro si perdesse, e tutti conoscessero il creatore e redentore loro e lo confessassero, adorassero ed amassero. Tutto questo le succedeva nella medesima visione della Divinità. Ora, poiché queste suppliche furono come le altre già dette, non mi soffermo oltre a pailarne.

41. Il Signore le manifestò nella stessa occasione le opere della creazione del quarto giorno, e la divina principessa Maria conobbe quando e come furono formati nel firmamento gli astri del cielo, perché dividessero il giorno dalla notte, e segnassero i tempi, i giorni e gli anni; per quale fine fu creata la luce maggiore del cielo, il sole, come signore del giorno; contemporaneamente ad esso fu formata la luna, la luce minore che illumina la notte. Conobbe non solo come furono formate le stelle nell'ottavo cielo, perché con il loro luccichio rallegrassero la notte, ma anche la loro composizione, forma, qualità e grandezza, e i loro diversi movimenti. Conobbe anche il numero delle stelle, e tutti gli influssi che esercitano sulla terra, sugli esseri animati e inanimati, con gli effetti e le alterazioni che in essi producono.

42. Ciò non si oppone a quello che disse il profeta nel salmo 146, cioè che Dio conosce il numero delle stelle e le chiama per nome, perché Davide non nega che sua Maestà, col suo potere infinito, possa concedere alla creatura, per grazia, ciò che l'Altezza sua possiede per natura. D'altronde è chiaro che, poiché questa conoscenza contribuì alla maggior eccellenza di Maria nostra signora, Dio non avrebbe potuto negarle questo beneficio, mentre gliene concesse altri maggiori, e la fece Regina e signora delle stelle come di tutte le altre creature. Questo privilegio veniva ad essere come una conseguenza del dominio e della signoria che le diede sopra le virtù, gli influssi e i moti di tutte le sfere celesti, avendo ordinato a tutte che le ubbidissero, come loro Regina e signora.

43. Per questa legge che il Signore impose alle creature celesti, e per il dominio che sopra di esse diede a Maria santissima, l'Altezza sua rimase rivestita di tale potere che, se avesse comandato alle stelle di lasciare il loro posto nel cielo, subito le avrebbero ubbidito e si sarebbero spostate dove avesse comandato. Lo stesso avrebbero fatto il sole ed i pianeti al comando di Maria, trattenendo il loro corso e movimento e sospendendo i loro influssi. Come ho già detto, la nostra Regina usò qualche volta di questo suo potere, quando in Egitto, dove il caldo è assolutamente eccessivo, ordinò al sole di non emanare con tanta veemenza il suo ardore, e di non molestare né affaticare tanto con i suoi raggi il divino bambino suo Signore. Il sole le ubbidì, affliggendo e molestando solamente lei, perché così ella voleva, e rispettando il Sole di giustizia, che ella teneva tra le braccia. Lo stesso avveniva con altri corpi celesti, e qualche volta arrestò il sole, come vedremo a suo tempo.

44. Molti altri arcani misteri palesò l'Altissimo alla nostra gran Regina in questa visione. Quanto ho detto e dirò di tutti, per così dire, mi scuote, perché posso dire poco di ciò che intendo e, anzi, mi rendo conto di intendere solo in minima parte quello che avvenne alla divina Signora. Il suo Figlio santissimo tiene in serbo molti dei suoi misteri da manifestare nel giorno del giudizio universale, non potendo noi ancora comprenderli. Questa visione infiammò e trasformò ancor più Maria in quell'oggetto infinito, e negli attributi e nelle perfezioni che di esso aveva conosciuto. Nella misura poi in cui progrediva nei favori divini, ella progrediva nelle virtù, e moltiplicava le preghiere, le ansie, i favori e i meriti, accelerando così il tempo dell'incarnazione del Verbo divino e della nostra salvezza.

Insegnamento che mi diede la divina Regina

45. Carissima figlia mia, io voglio che tu apprezzi molto quello che hai appreso circa quanto io feci e soffrii, quando l'Altissimo mi diede una così eminente conoscenza della sua bontà tanto propensa ad arricchire i mortali, e della cattiva corrispondenza e pesante ingratitudine da parte loro. Quando da questa liberalissima benignità venni a conoscere la stolta durezza dei peccatori, il cuore mi restò trapassato da un dardo di mortale amarezza, che mi durò tutta la vita. Anzi, ti voglio manifestare un altro mistero, ed è che molte volte l'Mtissimo, per lenire il dolore e il cruccio che avevo nel cuore, soleva rispondermi dicendo: «Ricevi, mia sposa, ciò che il mondo ignorante e cieco disprezza, come indegno di riceverlo e conoscerlo». Con queste parole, l'Altissimo riversava nella mia anima il torrente dei suoi tesori, i quali la rallegravano più di quanto l'intelletto possa comprendere e qualunque lingua spiegare.

46. Voglio dunque adesso che tu, amica mia, mi sia compagna in questo dolore. Ma, per imitarmi in una così giusta pena e negli effetti che essa ti causerà, devi rinnegare e dimenticare in tutto te stessa, e coronare il tuo cuore di spine e dolori, diversamente da quello che fanno i mortali. Piangi il loro riso e ciò di cui essi si compiacciono a loro eterna dannazione, perché questo è l'ufficio che più si addice a quelle anime che sono spose del mio Figlio santissimo, alle quali solamente è concesso di gioire delle lacrime che spargono per i loro peccati, e per quelli del mondo ignorante. Prepara dunque il tuo cuore a questa disposizione, affinché il Signore ti faccia partecipe dei suoi tesori, non tanto per divenirne ricca, quanto per dar luogo a sua Maestà, comunicandoteli, di manifestare il suo amore liberale e di salvare le anime. Imitami in tutto quello che ti insegno, perché sai che questa è la mia volontà a tuo riguardo.


7-53 13 Ottobre 1906 Distacco. Necessità di questi scritti che sono specchio divino.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Trovandomi nel solito mio stato, per poco si è fatto vedere il mio buon Gesù e me ha detto:

(2) “Figlia mia, per conoscere se un’anima è spogliata di tutto basta vedere, se si suscitano desideri santi o anche indifferenti ed è pronta a sacrificarli al Volere Divino con santa pace, significa ch’è spogliata; ma se invece si turba, s’inquieta, significa che vi ritiene qualche cosa”.

(3) Sentendo nominare desiderio, ho detto: “Mio sommo bene, il mio desiderio è che non vorrei scrivere più, quanto mi pesa, se non fosse per timore d’uscire dal tuo Volere e dispiacervi, non lo farei”. E Lui troncando il mio dire ha soggiunto:

(4) “Tu non lo vuoi, ed Io lo voglio; quello che ti dico, e tu per ubbidire scrivi, per ora serve di specchio a te ed a quelli che prendono parte alla tua direzione, verrà tempo che servirà di specchio agli altri, sicché, ciò che tu scrivi detto da Me, si può chiamare specchio divino, e tu vorresti togliere questo specchio divino alle mie creature? Badaci seriamente figlia mia, e non voler restringere col non scrivere tutto questo specchio di Grazia”.

(5) Io nel sentir ciò, sono rimasta confusa ed umiliata e con gran ripugnanza di scrivere queste ultime sue parole, ma l’ubbidienza me l’ha imposto assolutamente, e solo per ubbidire ho scritto.

(6) Deo Gratias.