Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 28° settimana del tempo ordinario (San Luca)
Vangelo secondo Luca 18
1Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:2"C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.4Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,5poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi".6E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?8Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".
9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:10"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".
15Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.16Allora Gesù li fece venire avanti e disse: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.17In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà".
18Un notabile lo interrogò: "Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?".19Gesù gli rispose: "Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio.20Tu conosci i comandamenti: 'Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre'".21Costui disse: "Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza".22Udito ciò, Gesù gli disse: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi".23Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco.
24Quando Gesù lo vide, disse: "Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio.25È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!".26Quelli che ascoltavano dissero: "Allora chi potrà essere salvato?".27Rispose: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio".
28Pietro allora disse: "Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito".29Ed egli rispose: "In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà".
31Poi prese con sé i Dodici e disse loro: "Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà.32Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà".34Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.
35Mentre si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.37Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!".38Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!".39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".40Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:41"Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista".42E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato".43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.
Secondo libro delle Cronache 7
1Appena Salomone ebbe finito di pregare, cadde dal cielo il fuoco, che consumò l'olocausto e le altre vittime, mentre la gloria del Signore riempiva il tempio.2I sacerdoti non potevano entrare nel tempio, perché la gloria del Signore lo riempiva.3Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e celebrarono il Signore 'perché è buono, perché la sua grazia dura sempre'.4Il re e tutto il popolo sacrificarono vittime al Signore.5Il re Salomone offrì in sacrificio ventiduemila buoi e centoventimila pecore; così il re e tutto il popolo dedicarono il tempio.6I sacerdoti attendevano al servizio; i leviti con tutti gli strumenti musicali, fatti dal re Davide, celebravano il Signore, 'perché la sua grazia dura sempre', eseguendo le laudi composte da Davide. I sacerdoti suonavano le trombe di fronte ai leviti, mentre tutti gli Israeliti stavano in piedi.
7Salomone consacrò il centro del cortile di fronte al tempio; infatti ivi offrì gli olocausti e il grasso dei sacrifici di comunione, poiché l'altare di bronzo, eretto da Salomone, non poteva contenere gli olocausti, le offerte e i grassi.8In quel tempo Salomone celebrò la festa per sette giorni; tutto Israele, dall'ingresso di Amat al torrente di Egitto, un'assemblea grandissima, era con lui.9Nel giorno ottavo ci fu una riunione solenne, essendo durata la dedicazione dell'altare sette giorni e sette giorni anche la festa.10Il ventitré del settimo mese Salomone congedò il popolo perché tornasse alle sue case contento e con la gioia nel cuore per il bene concesso dal Signore a Davide, a Salomone e a Israele suo popolo.
11Salomone terminò il tempio e la reggia; attuò quanto aveva deciso di fare nella casa del Signore e nella propria.12Il Signore apparve di notte a Salomone e gli disse: "Ho ascoltato la tua preghiera; mi sono scelto questo luogo come casa di sacrificio.13Se chiuderò il cielo e non ci sarà più pioggia, se comanderò alle cavallette di divorare la campagna e se invierò la peste in mezzo al mio popolo,14se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo peccato e risanerò il suo paese.15Ora i miei occhi sono aperti e i miei orecchi attenti alla preghiera fatta in questo luogo.16Ora io mi sono scelto e ho santificato questo tempio perché la mia presenza vi resti sempre; e lì saranno sempre i miei occhi e il mio cuore.17Se tu camminerai davanti a me come ha camminato Davide tuo padre, facendo quanto ti ho comandato, e osserverai i miei statuti e decreti,18consoliderò il trono del tuo regno come ho promesso a Davide tuo padre dicendogli: Non mancherà per te un successore che regni in Israele.19Ma se voi devierete e abbandonerete i decreti e i comandi, che io ho posto innanzi a voi e andrete a servire dèi stranieri e a prostrarvi a loro,20vi sterminerò dal paese che vi ho concesso, e ripudierò questo tempio, che ho consacrato al mio nome, lo renderò la favola e l'oggetto di scherno di tutti i popoli.21Riguardo a questo tempio, già così eccelso, chiunque vi passerà vicino stupirà e dirà: Perché il Signore ha agito così con questo paese e con questo tempio?22Si risponderà: Perché hanno abbandonato il Signore Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e si sono legati a dèi stranieri, prostrandosi davanti a loro e servendoli. Per questo egli ha mandato su di loro tutte queste sciagure".
Salmi 7
1'Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita.'
2Signore, mio Dio, in te mi rifugio:
salvami e liberami da chi mi perseguita,
3perché non mi sbrani come un leone,
non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.
4Signore mio Dio, se così ho agito:
se c'è iniquità sulle mie mani,
5se ho ripagato il mio amico con il male,
se a torto ho spogliato i miei avversari,
6il nemico m'insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e trascini nella polvere il mio onore.
7Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito.
8L'assemblea dei popoli ti circondi:
dall'alto volgiti contro di essa.
9Il Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10Poni fine al male degli empi;
rafforza l'uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.
11La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.
13Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.
15Ecco, l'empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18Loderò il Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.
Salmi 96
1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.
7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.
11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.
Isaia 40
1"Consolate, consolate il mio popolo,
dice il vostro Dio.
2Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele
che è finita la sua schiavitù,
è stata scontata la sua iniquità,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
doppio castigo per tutti i suoi peccati".
3Una voce grida:
"Nel deserto preparate
la via al Signore,
appianate nella steppa
la strada per il nostro Dio.
4Ogni valle sia colmata,
ogni monte e colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in pianura.
5Allora si rivelerà la gloria del Signore
e ogni uomo la vedrà,
poiché la bocca del Signore ha parlato".
6Una voce dice: "Grida"
e io rispondo: "Che dovrò gridare?".
Ogni uomo è come l'erba
e tutta la sua gloria è come un fiore del campo.
7Secca l'erba, il fiore appassisce
quando il soffio del Signore spira su di essi.
8Secca l'erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura sempre.
Veramente il popolo è come l'erba.
9Sali su un alto monte,
tu che rechi liete notizie in Sion;
alza la voce con forza,
tu che rechi liete notizie in Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annunzia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio!
10Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
con il braccio egli detiene il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e i suoi trofei lo precedono.
11Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul seno
e conduce pian piano le pecore madri".
12Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare
e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo?
Chi ha misurato con il moggio la polvere della terra,
ha pesato con la stadera le montagne
e i colli con la bilancia?
13Chi ha diretto lo spirito del Signore
e come suo consigliere gli ha dato suggerimenti?
14A chi ha chiesto consiglio, perché lo istruisse
e gli insegnasse il sentiero della giustizia
e lo ammaestrasse nella scienza
e gli rivelasse la via della prudenza?
15Ecco, le nazioni son come una goccia da un secchio,
contano come il pulviscolo sulla bilancia;
ecco, le isole pesano quanto un granello di polvere.
16Il Libano non basterebbe per accendere il rogo,
né le sue bestie per l'olocausto.
17Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui,
come niente e vanità sono da lui ritenute.
18A chi potreste paragonare Dio
e quale immagine mettergli a confronto?
19Il fabbro fonde l'idolo,
l'orafo lo riveste di oro
e fonde catenelle d'argento.
(41,6)Si aiutano l'un l'altro;
uno dice al compagno: "Coraggio!".
Il fabbro incoraggia l'orafo;
(41,7)chi leviga con il martello incoraggia chi batte l'incudine,
dicendo della saldatura: "Va bene"
e fissa l'idolo con chiodi perché non si muova.
20Chi ha poco da offrire
sceglie un legno che non marcisce;
si cerca un artista abile,
perché gli faccia una statua che non si muova.
21Non lo sapete forse? Non lo avete udito?
Non vi fu forse annunziato dal principio?
Non avete capito
le fondamenta della terra?
22Egli siede sopra la volta del mondo,
da dove gli abitanti sembrano cavallette.
Egli stende il cielo come un velo,
lo spiega come una tenda dove abitare;
23egli riduce a nulla i potenti
e annienta i signori della terra.
24Sono appena piantati, appena seminati,
appena i loro steli hanno messo radici nella terra,
egli soffia su di loro ed essi seccano
e l'uragano li strappa via come paglia.
25"A chi potreste paragonarmi
quasi che io gli sia pari?" dice il Santo.
26Levate in alto i vostri occhi
e guardate: chi ha creato quegli astri?
Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito
e li chiama tutti per nome;per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza
non ne manca alcuno.
27Perché dici, Giacobbe,
e tu, Israele, ripeti:
"La mia sorte è nascosta al Signore
e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?".
28Non lo sai forse?
Non lo hai udito?
Dio eterno è il Signore,
creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica né si stanca,
la sua intelligenza è inscrutabile.
29Egli da' forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato.
30Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
31ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi.
Prima lettera ai Corinzi 11
1Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
2Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse.3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo.5Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata.6Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo.8E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo;9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.10Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna;12come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto?14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli,15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo.16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio.18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo.19È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi.20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore.21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco.22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me".25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.
2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).
DISCORSO 313/H NELLA FESTIVITÀ DI SANTA EULALIA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDa schiavi...a fratelli, a sue membra.
1. Adeguate sacre Letture vengono recitate nelle solennità dei martiri, per farci conoscere come le loro vittorie furono previste in anticipo e si sono realizzate per l'aiuto di colui che le aveva promesse. Se il mondo vi odia - disse il Signore - sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo 1. Cristo Signore non fu mai di questo mondo, perché non fu peccatore. Ma i suoi discepoli furono del mondo: ma, perché non fossero del mondo, chi non fu mai del mondo li scelse dal mondo. Certo lo disse loro apertamente in altro passo: Io vi ho scelti dal mondo 2. Ho scelto quel che ho fatto, non quel che ho trovato. Quando venne, in tutti non trovò appunto che demeriti. Egli, però, rese buoni coloro che trovò cattivi. Degli schiavi fece dei riscattati, dei riscattati fece dei servi, dei servi fece dei fratelli, dei fratelli fece sue membra.
Tutto ciò che è rimasto del mondo ci odia.
2. Così, dal momento che erano stati fatti sue membra, che passione dovevano attendersi se non quella stessa di lui? Con il suo esempio mostrò che dovessero fare. Crediamo che fu detto ai soli discepoli: Il mondo vi odia 3 oppure a tutti i cristiani? Al presente, però, tutti i cristiani costituiscono il mondo stesso, cioè, il mondo intero. Cosa allora è rimasto del mondo, perché ci odi? Tuttavia tutto ciò che è rimasto ci odia. Quanti sono pagani continuano a odiare i cristiani; noi non li odiamo ma li cerchiamo. Quanti sono falsi Giudei, quasi pula di quell'aia vagliata e purificata dalla Croce, anche essi ancora ci odiano. Tutti ci hanno odiato dell'insieme degli eretici, in mezzo al genere umano, che uscì dalla Chiesa. E siano quanti siano, se si calcolassero quanti sono rimasti contro di noi, ci odiano. Come è stato crudele allo stesso modo il mondo intero! Ecco, quanti subirono la "passione", i martiri, in ogni parte del mondo si sono trovati a patire. Chi erano essi da avere la forza di non titubare dinanzi ad un leone ruggente, se Cristo non li avesse sostenuti? Dovunque andavano, dovunque passavano, erano maledetti, arrestati, lapidati, uccisi, arsi al fuoco, dati in pasto alle belve, colpiti di spada. Ecco, quelli contro i quali si usò estrema crudeltà vennero coronati; i persecutori dove sono?
Eulalia, Cipriano, Crispina e altri martiri, pochi chicchi di grano, messe abbondante.
3. Ma quanto disse il Signore: Verrà l'ora in cui chi vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio 4, non riguarda quei martiri tra i quali era costei di cui celebriamo la solennità. Infatti, questa santa Eulalia, della provincia di Spagna, donna santa e forte, che per amore superò il proprio sesso, come santa Crispina, come il beato Cipriano, come molti altri santi martiri, come gli Otto, come i Venti e tutti i loro compagni diventarono credenti in mezzo ad una moltitudine di pagani e, dai pagani, furono uccisi. Come si può dire allora che in essi si realizzò quanto il Signore disse: Verrà l'ora in cui chi vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio? Essi non sono di quelli per i quali ciò è stato detto, poiché coloro che li misero a morte non ritennero di rendere ossequio a Dio, ma agli idoli. Dunque, subiscono la morte per non morire; sono umiliati per essere esaltati; muoiono per vivere. Così avvenne. Perciò, dietro l'odore dei suoi profumi corsero anche gli altri, i Venti, gli Otto, chi da una parte, chi dall'altra: Cipriano, Crispina, Eulalia. E chi li può enumerare tutti? Pochi chicchi di grano furono seminati, dettero messe abbondante e riempirono i granai di Cristo.
1 - Gv 15, 18-19.
2 - Gv 15, 19.
3 - Gv 15, 19.
4 - Gv 16, 2.
Grandi funerali a Corte
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaGrandi funerali a Corte Una notte,
verso la fine del novembre 1854, Don Bosco sognò di trovarsi
nel cortile circondato da preti e da chierici, quando comparve un
valletto di corte con la sua rossa uniforme che, giunto alla sua
presenza, gridò:
— Grande notizia!
— Quale?
— chiese Don Bosco.
— Annunzia: gran funerale a
Corte!
Don Bosco, dolorosamente sorpreso, voleva chiedergli
spiegazioni, ma il valletto ripetendo:
— Gran funerale a
Corte! — scomparve.
Appena destatosi, preparò subito
una lettera per il Re Vittorio Emanuele II, nella quale gli esponeva
il sogno fatto. A pranzo comparve tra i giovani con un fascio di
lettere.
— Stamane — disse — ho scritto tre
lettere a grandi personaggi: al Papa, al Re, al boia.
Al sentire
accoppiati questi tre nomi, i giovani scoppiarono in una risata. Il
nome del boia non fece loro meraviglia perché conoscevano le
relazioni di Don Bosco con le autorità carcerarie. In quanto
al Papa, sapevano che era con lui in relazione epistolare. Ciò
che aguzzava la loro curiosità era il sapere che cosa avesse
scritto al Re. Don Bosco raccontò loro il sogno e concluse:
—
Questo sogno mi ha fatto star male tutta la notte.
Cinque giorni
dopo, il sogno si rinnovò. Don Bosco è seduto a
tavolino quando entra con impeto il valletto in rossa livrea e
grida:
— Non gran funerale a Corte, ma grandi funerali a
Corte!
Don Bosco scrisse al Re una seconda lettera, nella quale
gli raccontava il secondo sogno e lo invitava a impedire che fosse
approvato un progetto legge che proponeva lo scioglimento degli
Ordini religiosi che non si dedicavano all’istruzione, alla
predicazione o all’assistenza degli orfani, e l’incameramento
di tutti i beni da parte dello Stato, con il pretesto che « con
quei beni lo Stato avrebbe potuto provvedere alle parrocchie più
povere». Proponente del progetto era Urbano Rattazzi. Mentre si
discuteva questo progetto legge alle Camere, Don Bosco ripeteva ai
suoi intimi:
— Questa legge attirerà su Casa Reale
gravi disgrazie.
Il Re aveva fatto leggere quelle lettere al
Marchese Fassati, che si recò da Don Bosco e gli disse:
—
Ma le pare questa la maniera di mettere sossopra tutta la Corte? Il
Re ne è rimasto più che impressionato e turbato. Anzi è
montato sulle furie.
— Ciò che ho scritto è
verità — rispose Don Bosco —. Mi rincresce di aver
disgustato il Sovrano, ma si tratta del suo bene e di quello della
Chiesa.
In quei giorni Vittorio Emanuele II scriveva al generale
Alfonso Lamarmora: «Mia madre e mia moglie non fanno che
ripeter mi che esse muoiono di dispiacere per causa mia». Esse
infatti erano contrarie a quella legge settaria e ingiusta.
Il 5
gennaio 1855 si ammalava gravemente la Regina Madre Maria Teresa, e
il 12 seguente si spegneva con una morte santa. Aveva 54 anni. Il
lutto fu universale perché era molto amata per la sua carità
verso tutti i bisognosi.
Il giorno 16 la Corte reale non era ancor
tornata dai funerali della Regina Madre, quando ricevette l’urgente
invito a partecipare al viatico della Regina Maria Adelaide. Essa
aveva dato alla luce un bambino otto giorni prima e non si era più
ripresa. Quattro giorni dopo, la sera del 20, l’augusta inferma
spirava a soli 33 anni di età.
— I suoi sogni si sono
avverati — dissero a Don Bosco i giovani al ritorno dal secondo
funerale.
— E vero — rispose Don Bosco — e non
sappiamo se con questo secondo funerale sia chiusa la serie dei lutti
a Corte.
E realmente nella notte dal 10 all’11 febbraio,
dopo venti giorni di grave malattia, moriva il principe Ferdinando di
Savoia, Duca di Genova, fratello del re, anch’egli a soli 33
anni.
Il Sovrano fu talmente turbato da quelle profezie
dolorosamente avveratesi, che un giorno esclamò: «Io non
ho più un istante di pace! Don Bosco non mi lascia vivere!»
E incaricò una personalità di Corte di riferire a Don
Bosco queste sue parole.
27 ottobre 1943
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Vi è battesimo[490] e battesimo, figlia che amo. Tutti voi che siete cattolici avete il Battesimo che lava la colpa d’origine e che dovrebbe avere le stesse conseguenze di santità per tutti, se tutti miraste al Cielo in luogo di essere confitti con gli occhi dello spirito e con le radici del vostro essere nel fango della Terra.
Il Battesimo, sacramento da Me istituito in luogo del battesimo di Giovanni precursore, ha in sé tutti gli elementi per portarvi alla santità. Vi dà la Grazia e chi ha la grazia ha tutto.
Ma siete voi che della Grazia non tenete conto e la gettate come inutile dono. Fra il severo dovere per essere fedeli a questa Grazia, la quale altro non è che Dio in voi con tutti i suoi doni, e il facile compromesso con la carne ed il sangue, col denaro, col Male pur di godere, o credere di godere durante quei pochi attimi di eternità che sono la vostra vita della Terra, voi preferite il compromesso.
Quando il Figlio di Dio, Colui che vi ama, viene fra le turbe segnate del suo indelebile segno, quel segno che è più glorioso di una corona regale perché vi dà una regalità ultraterrena di figli e eredi dell’Altissimo Re, trova che pochi hanno lottato contro l’istinto e contro Satana, o lavato le macchie di Satana e dell’istinto col pentimento, in modo da avere terso e operante quel segno di predestinazione. A quei pochi, i diletti del Cuore mio, Io, Figlio di Dio al quale ogni potere di giudizio è deferito[491] dal Padre, vengo ad impartire un battesimo di fuoco ardente, che arde e consuma in loro ogni umanità per fare libero lo spirito e renderlo capace di ricevere lo Spirito che parla.
Selezione severa e elezione dolorosa nel suo gaudio. Poiché chi non è mondo, chi non è mantenuto o reso mondo dall’amore e dal pentimento, non può essere accettato per mio grano. La pula sterile e vuota, il loglio e la cuscuta dannosa, gli inutili viticci parassiti saranno separati dal mio rigoroso esame.
La pula sono gli orgogliosi: orgogliosi di cuore o di pensiero per la loro scienza razionalizzante e errata, i farisei e gli scribi del tempo attuale. Il loglio e la cuscuta, i ribelli alla Legge e gli avvelenatori dei cuori: i corruttori, gli scandalosi per i quali meglio sarebbe stato se fossero stati espulsi dal seno materno già estinti. I viticci sono i deboli, i tiepidi che vogliono beneficiare della comunione dei santi ma senza sforzarsi di dare ad essa il contributo della benché minima fatica. Sono i pigri dello spirito, coloro che hanno sempre bisogno di sprone, di sostegno, di calore per vivere la loro povera vita spirituale; senza i coefficienti di diversi aiuti, striscerebbero al suolo incapaci di tendersi al cielo e sarebbero calpestati dal Maligno: calpestati, dico, non colti. Sono sprezzati anche da esso. Non se ne cura perché sa che da se stessi si dànno la morte dell’anima.
Elezione dolorosa perché bisogna, come spiga destinata a divenire farina di Dio, accettare i colpi della trebbia, l’immolazione della macina, la purificazione del frullone, ossia dolori, dolori, dolori, mortificazioni, ascetismo senza misura.
Oh! per essere farina da ostie occorre sapersi far spogliare di ogni impurità dall’amore. Nessun’altra cosa come l’amore è assoluta nell’operare questa depurazione della vostra personalità per renderla atta a vivere in Cielo.
Ma pensa, anima mia, pensa dopo tanto dolore a come ti parrà bello il mio Paradiso. Tutto l’amaro, che qui bevi per amore del tuo Re, lo troverai lassù mutato in dolcezza. Tutte le ferite, che qui t’hanno straziata, là saranno gemme eterne. Tutto il dolore sarà gioia.
Il tempo passa, ad ogni attimo passa. Io resto e con Me resta la mia Eternità. Ed Io ed essa saremo il tuo dono, quello che ti sei guadagnato col tuo amore e col tuo dolore. Un’eternità di luce e di sempiterna gioia. Un’eternità con Dio, con Dio, Maria.
Pensa questo sempre. Anelerai al dolore come all’aria che respiri.»
Più tardi, verso notte
Dice Gesù:
«“Aprimi, mia diletta. Il tuo Sposo ti chiede d’entrare. Alla tua bocca che tanto aveva desiderio di esser baciata ho concesso di baciare, alle tue braccia che tante volte erano state strette dal braccio dell’Amore ho dato di stringere l’Amore”. Questo è il canto[492] di questa mattina.
Lo vedi se Chi ti ha dato il giglio sa darti tutto quanto desideri? Ho dato Me, Giglio nato da Maria che è Giglio immacolato. Ora sono insieme a te in Corpo ed Anima, in Sangue e Divinità. Sono con te come su un altare.
Qui, nella tua camera dove splende la tua fede più di una lampada e profuma il tuo amore più di un incenso, come nella grotta di Betlemme ho messo la mia cuna, la mia piccola cuna che contiene Me grande come in Cielo. Anche nel frammento più minuscolo Io sono come in seno al Padre e intorno a Me sono gli angeli che adorano. La tua fede ti fa credere questo, e per questa fede che tu sia benedetta.
Ti voglio dire un segreto. La santa che ami fin dalla fanciullezza: Maria di Magdala,[493] penitente ormai nelle terre di Francia e sola fra le rupi, sapeva astrarre lo spirito, preso nel gorgo dell’amore, tanto da mandarlo là dove Io ero nelle sacre Specie. E questo suo desiderio, di adorarmi nel Sacramento come m’aveva adorato vivente sulla Terra, mi commuoveva più ancora delle sue penitenze.
Troppo poco sono adorato dai cristiani, dai cavillatori che per adorarmi hanno bisogno di più di un apparato. Oh! ma amatemi solo per forza d’amore! Vedetemi e credetemi solo per forza di fede! Sappiate che non ho avuto adorazioni più vive di quelle dei volontari reclusi o esiliati nelle celle e nei deserti, e che non ho avuto altare più degno di quello del piccolo Tarcisio[494] imporporante del suo sangue i sacri lini.
Per trovare qualcosa di più perfetto dovete pensare agli ineffabili trasporti di mia Madre curva sulla mia cuna o al palpitante altare, più candido del giglio e fatto luminoso dall’amore, del suo corpo castissimo portante Me o delle sue braccia, del suo seno, fatti guanciale ai sonni del Dio Bambino.
Maria: sii Maria. Maria adoratrice del Pane vivo disceso dal Cielo, della Carne e del Sangue del Figlio di Dio e di Maria, come lo fu la Madre nostra. Chiedile di insegnarti i suoi eucaristici ardori.
Maria, fa’ della tua casa una Nazareth e una Betania. Già lo è, poiché Io vi sono, e più rendila tale con un amore totale al tuo Gesù eucaristico. Non è di ostacolo la malattia al cuore amante. Infinite sono le chiese dove sono solo. Vieni col tuo spirito in esse. Supplisci alle altrui mancanze d’amore.
Impara da Me a dire[495]: “Ho ardentemente desiderato. Ho ardentemente desiderato di venire a Te, Gesù che stai tutto solo su tanti altari, per dirti che ti amo con tutta me stessa. Ho ardentemente desiderato di vederti, o mio eucaristico Sole. Ho ardentemente desiderato di consumare il mio Pane che sei Te. Per tanto desiderio abbi pietà della tua serva, Signore. Lasciami venire al tuo celeste altare ad adorarti in eterno, o Agnello di Dio. Fa’ che io ti veda con l’anima rapita nella tua gloria, o mio divino Sole che ora mi appari velato per debolezza della mia condizione di vivente. Lascia che io ti ami, come ti vorrei amare, per la beata eternità. Aprimi le porte della Vita, Gesù vita mia. Vieni, Signore Gesù, vieni. Nella Comunione di Luce perisca ciò che è carne, e lo spirito conquisti Te, mio Unico e Trino Iddio, solo amore dell’anima mia”.»
[490] battesimo, di cui si parla in Matteo 3, 11; Marco 1, 8; Luca 3, 16. La scrittrice mette all’inizio, accanto alla data, il rinvio a Matteo 3, 11-12, che comprende le figure del “grano” e della “pula”, citate più sotto. Sarà utile rinviare anche a Luca 3, 17 e a Matteo 13, 24-30.36-43.
[491] è deferito, come è detto in Giovanni 5, 27.
[492] il canto, sostanzialmente tratto da Cantico dei cantici 1, 2; 5, 2. Segue il riferimento ad un “giglio”, di cui la scrittrice ha parlato il 10 maggio e che ella chiamava “del divino Seminatore”, perché era nato in una vecchia cassetta che si trovava sul balcone di casa e nella cui terra nessuno aveva mai piantato un bulbo.
[493] Maria di Magdala, già menzionata il 13 ottobre.
[494] Tarcisio, o Tarsicio, santo fanciullo del terzo secolo, subì in Roma il martirio per aver voluto difendere l’Eucaristia da una profanazione.
[495] dire, come Gesù nell’ultima Cena, in Luca 22, 14-16.