Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Il mio confessore mi comandò di domandare a Gesù il significato dei due raggi che si vedono uscire dal suo petto nel quadro raffigurante la divina misericordia. Gesù rispose: «I due raggi raffigurano il sangue e l'acqua. Il raggio chiaro è l'acqua che giustifica le anime. Il raggio rosso è il sangue che delle anime è la vita. Questi raggi scaturirono entrambi dall'intimo della mia misericordia quando, sulla croce, il mio cuore venne spalancato dalla lancia. Essi difendono le anime dallo sdegno del Padre mio. Beato colui che in essi cercherà  riparo, perché Dio non lo colpirà  con la giustizia». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 28° settimana del tempo ordinario (San Luca)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 20

1Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!".3Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.5Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.6Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,7e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.9Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.10I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

11Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.13Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto".14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.15Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo".16Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro!17Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro".18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto.

19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo;23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.25Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò".
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".27Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!".28Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!".29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!".

30Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.31Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


Giosuè 22

1Allora Giosuè convocò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse2e disse loro: "Voi avete osservato quanto Mosè, servo del Signore, vi aveva ordinato e avete obbedito alla mia voce, in tutto quello che io vi ho comandato.3Non avete abbandonato i vostri fratelli durante questo lungo tempo fino ad oggi e avete osservato il comando del Signore vostro Dio.4Ora che il Signore vostro Dio ha dato tranquillità ai vostri fratelli, come aveva loro promesso, tornate e andate alle vostre tende, nel paese che vi appartiene, e che Mosè, servo del Signore, vi ha assegnato oltre il Giordano.5Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima".6Poi Giosuè li benedisse e li congedò ed essi tornarono alle loro tende.7Mosè aveva dato a metà della tribù di Manàsse un possesso in Basan e Giosuè diede all'altra metà un possesso tra i loro fratelli, di qua del Giordano, a occidente.
Quando Giosuè li rimandò alle loro tende e li benedisse,8aggiunse: "Voi tornate alle vostre tende con grandi ricchezze, con bestiame molto numeroso, con argento, oro, rame, ferro e con grande quantità di vesti; dividete con i vostri fratelli il bottino, tolto ai vostri nemici".
9I figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse dunque tornarono, dopo aver lasciato gli Israeliti a Silo, nel paese di Canaan, per andare nel paese di Gàlaad, il paese di loro proprietà, che avevano ricevuto in possesso, in forza del comando del Signore, per mezzo di Mosè.
10Quando furono giunti alle Curve del Giordano, che sono nel paese di Canaan, i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse vi costruirono un altare, presso il Giordano: un altare di forma grandiosa.11Gli Israeliti udirono che si diceva: "Ecco i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse hanno costruito un altare di fronte al paese di Canaan, alle Curve del Giordano, dalla parte degli Israeliti".12Quando gli Israeliti seppero questo, tutta la loro comunità si riunì a Silo per muover loro guerra.13Gli Israeliti mandarono ai figli di Ruben, ai figli di Gad e metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad, Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro,14e con lui dieci capi, un capo per ciascun casato paterno di tutte le tribù d'Israele:15tutti erano capi di un casato paterno fra i gruppi di migliaia d'Israele; essi andarono dai figli di Ruben, dai figli di Gad e da metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad e dissero loro:16"Dice tutta la comunità del Signore: Che è questa infedeltà, che avete commessa contro il Dio d'Israele, desistendo oggi dal seguire il Signore, costruendovi un altare per ribellarvi oggi al Signore?17Non ci basta l'iniquità di Peor, della quale non ci siamo ancora purificati oggi e che attirò quel flagello sulla comunità del Signore?18Voi oggi desistete dal seguire il Signore! Poiché oggi vi siete ribellati al Signore, domani egli si adirerà contro tutta la comunità d'Israele.19Se ritenete immondo il paese che possedete, ebbene, passate nel paese che è possesso del Signore, dove è stabilita la Dimora del Signore, e stabilitevi in mezzo a noi; ma non ribellatevi al Signore e non fate di noi dei ribelli, costruendovi un altare oltre l'altare del Signore nostro Dio.20Quando Acan figlio di Zerach commise un'infedeltà riguardo allo sterminio, non venne forse l'ira del Signore su tutta la comunità d'Israele sebbene fosse un individuo solo? Non dovette egli morire per la sua colpa?".
21Allora i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse risposero e dissero ai capi dei gruppi di migliaia d'Israele:22"Dio, Dio, Signore! Dio, Dio, Signore! Lui lo sa, ma anche Israele lo sappia. Se abbiamo agito per ribellione o per infedeltà verso il Signore, che Egli non ci salvi oggi!23Se abbiamo costruito un altare per desistere dal seguire il Signore; se è stato per offrire su di esso olocausti od oblazioni e per fare su di esso sacrifici di comunione, il Signore stesso ce ne chieda conto!24In verità l'abbiamo fatto preoccupati di questo: pensando cioè che in avvenire i vostri figli potessero dire ai nostri figli: Che avete in comune voi con il Signore Dio d'Israele?25Il Signore ha posto il Giordano come confine tra noi e voi, figli di Ruben e figli di Gad; voi non avete parte alcuna con il Signore! Così i vostri figli farebbero desistere i nostri figli dal temere il Signore.26Perciò abbiamo detto: Costruiamo un altare, non per olocausti, né per sacrifici,27ma perché sia testimonio fra noi e voi e fra i nostri discendenti dopo di noi, dimostrando che vogliamo servire al Signore dinanzi a lui, con i nostri olocausti, con le nostre vittime e con i nostri sacrifici di comunione. Così i vostri figli non potranno un giorno dire ai nostri figli: Voi non avete parte alcuna con il Signore.28Abbiamo detto: Se in avvenire essi diranno questo a noi o ai nostri discendenti, noi risponderemo: Guardate la forma dell'altare del Signore, che i nostri padri fecero, non per olocausti, né per sacrifici, ma perché fosse di testimonio fra noi e voi.29Lungi da noi l'idea di ribellarci al Signore e di desistere dal seguire il Signore, costruendo un altare per olocausti, per oblazioni o per sacrifici, oltre l'altare del Signore nostro Dio, che è davanti alla sua Dimora!".
30Quando Pincas e i capi della comunità, i capi dei gruppi di migliaia d'Israele che erano con lui, udirono le parole dette dai figli di Ruben, dai figli di Gad e dai figli di Manàsse, ne rimasero soddisfatti.31Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, disse ai figli di Ruben, ai figli di Gad e ai figli di Manàsse: "Oggi riconosciamo che il Signore è in mezzo a noi, poiché non avete commesso questa infedeltà verso il Signore; così avete preservato gli Israeliti dal castigo del Signore".
32Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, e i capi lasciarono i figli di Ruben e i figli di Gad e tornarono dal paese di Gàlaad al paese di Canaan presso gli Israeliti, ai quali riferirono l'accaduto.33La cosa piacque agli Israeliti, i quali benedissero Dio e non parlarono più di muover guerra ai figli di Ruben e di Gad, per devastare il paese che essi abitavano.34I figli di Ruben e i figli di Gad chiamarono quell'altare Testimonio perché dissero: "Esso è testimonio fra di noi che il Signore è Dio".


Sapienza 14

1Anche chi si dispone a navigare e a solcare onde selvagge
implora un legno più fragile della barca che lo porta.
2Questa, infatti, fu inventata dal desiderio di guadagni
e fu costruita da una saggezza artigiana;
3ma la tua provvidenza, o Padre, la guida
perché tu hai predisposto una strada anche nel mare,
un sentiero sicuro anche fra le onde,
4mostrando che puoi salvare da tutto,
sì che uno possa imbarcarsi anche senza esperienza.
5Tu non vuoi che le opere della tua sapienza siano inutili;
per questo gli uomini affidano le loro vite
anche a un minuscolo legno
e, attraversando i flutti con una zattera, scampano.
6Anche in principio, mentre perivano giganti superbi,
la speranza del mondo, rifugiatasi in una barca,
lasciò al mondo la semenza di nuove generazioni,
grazie alla tua mano che la guidava.
7È benedetto il legno con cui si compie un'opera giusta,
8ma maledetto l'idolo opera di mani e chi lo ha fatto;
questi perché lo ha lavorato,
quello perché, corruttibile, è detto dio.
9Perché sono ugualmente in odio a Dio
l'empio e la sua empietà;
10l'opera e l'artefice saranno ugualmente puniti.
11Perciò ci sarà un castigo anche per gli idoli dei pagani,
perché fra le creature di Dio son divenuti un abominio,
e scandalo per le anime degli uomini,
laccio per i piedi degli stolti.

12L'invenzione degli idoli fu l'inizio della prostituzione,
la loro scoperta portò la corruzione nella vita.
13Essi non esistevano al principio né mai esisteranno.
14Entrarono nel mondo per la vanità dell'uomo,
per questo è stata decretata per loro una rapida fine.
15Un padre, consumato da un lutto prematuro,
ordinò un'immagine di quel suo figlio così presto rapito,
e onorò come un dio chi poco prima era solo un defunto
ordinò ai suoi dipendenti riti misterici e di iniziazione.
16Poi l'empia usanza, rafforzatasi con il tempo,
fu osservata come una legge.
17Le statue si adoravano anche per ordine dei sovrani:
i sudditi, non potendo onorarli di persona a distanza,
riprodotte con arte le sembianze lontane,
fecero un'immagine visibile del re venerato,
per adulare con zelo l'assente, quasi fosse presente.
18All'estensione del culto
anche presso quanti non lo conoscevano,
spinse l'ambizione dell'artista.
19Questi infatti, desideroso di piacere al potente,
si sforzò con l'arte di renderne più bella l'immagine;
20il popolo, attratto dalla leggiadria dell'opera,
considerò oggetto di culto
colui che poco prima onorava come uomo.
21Ciò divenne un'insidia ai viventi,
perché gli uomini,
vittime della disgrazia o della tirannide,
imposero a pietre o a legni un nome incomunicabile.

22Poi non bastò loro sbagliare circa la conoscenza di Dio;
essi, pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza,
danno a sì grandi mali il nome di pace.
23Celebrando iniziazioni infanticide o misteri segreti,
o banchetti orgiastici di strani riti
24non conservano più pure né vita né nozze
e uno uccide l'altro a tradimento
o l'affligge con l'adulterio.
25Tutto è una grande confusione:
sangue e omicidio, furto e inganno,
corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro;
26confusione dei buoni, ingratitudine per i favori,
corruzione di anime, perversione sessuale,
disordini matrimoniali, adulterio e dissolutezza.
27L'adorazione di idoli senza nome
è principio, causa e fine di ogni male.
28Gli idolatri infatti
o delirano nelle orge o sentenziano oracoli falsi
o vivono da iniqui o spergiurano con facilità.
29Ponendo fiducia in idoli inanimati
non si aspettano un castigo per avere giurato il falso.
30Ma, per l'uno e per l'altro motivo,
li raggiungerà la giustizia,
perché concepirono un'idea falsa di Dio,
rivolgendosi agli idoli,
e perché spergiurarono con frode,
disprezzando la santità.
31Infatti non la potenza di coloro per i quali si giura,
ma il castigo dovuto ai peccatori
persegue sempre la trasgressione degli ingiusti.


Salmi 98

1'Salmo'.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

2Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
3Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.

4Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
5Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
6con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

7Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
8I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
9davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.


Isaia 9

1Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
2Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.
3Poiché il giogo che gli pesava
e la sbarra sulle sue spalle,
il bastone del suo aguzzino
tu hai spezzato come al tempo di Madian.
4Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia
e ogni mantello macchiato di sangue
sarà bruciato,
sarà esca del fuoco.
5Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
6grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

7Una parola mandò il Signore contro Giacobbe,
essa cadde su Israele.
8La conoscerà tutto il popolo,
gli Efraimiti e gli abitanti di Samaria,
che dicevano nel loro orgoglio
e nell'arroganza del loro cuore:
9"I mattoni sono caduti,
ricostruiremo in pietra;
i sicomori sono stati abbattuti,
li sostituiremo con cedri".
10Il Signore suscitò contro questo popolo i suoi nemici,
stimolò i suoi avversari:
11gli Aramei dall'oriente, da occidente i Filistei
che divorano Israele a grandi morsi.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
12Il popolo non è tornato a chi lo percuoteva;
non ha ricercato il Signore degli eserciti.
13Pertanto il Signore ha amputato a Israele capo e coda,
palma e giunco in un giorno.
14L'anziano e i notabili sono il capo,
il profeta, maestro di menzogna, è la coda.
15Le guide di questo popolo lo hanno fuorviato
e i guidati si sono perduti.
16Perciò il Signore non avrà pietà dei suoi giovani,
non si impietosirà degli orfani e delle vedove,
perché tutti sono empi e perversi;
ogni bocca proferisce parole stolte.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
17Brucia l'iniquità come fuoco
che divora rovi e pruni,
divampa nel folto della selva,
da dove si sollevano colonne di fumo.
18Per l'ira del Signore brucia la terra
e il popolo è come un'esca per il fuoco;
nessuno ha pietà del proprio fratello.
19Dilania a destra, ma è ancora affamato,
mangia a sinistra, ma senza saziarsi;
ognuno mangia la carne del suo vicino.
20Manàsse contro Èfraim
ed Èfraim contro Manàsse,
tutti e due insieme contro Giuda.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.


Apocalisse 9

1Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso;2egli aprì il pozzo dell'Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l'atmosfera.3Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra.4E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.5Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo.6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.
7Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era come quello degli uomini.8Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni.9Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto.10Avevano code come gli scorpioni, e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.11Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore.
12Il primo "guai" è passato. Rimangono ancora due "guai" dopo queste cose.

13Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio.14E diceva al sesto angelo che aveva la tromba: "Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufràte".15Furono sciolti i quattro angeli pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno per sterminare un terzo dell'umanità.16Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero.17Così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo. Le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo.18Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell'umanità.19La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuociono.
20Il resto dell'umanità che non perì a causa di questi flagelli, non rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai demòni e 'agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare';21non rinunziò nemmeno agli omicidi, né alle stregonerie, né alla fornicazione, né alle ruberie.


Capitolo XV: Umiltà e rinnegamento di sé, mezzo per ottenere la grazia della devozione

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Parola del Diletto

1. La grazia della devozione devi cercarla senza posa, chiederla con gran desiderio, aspettarla con fiduciosa pazienza; devi riceverla con gratitudine e umilmente conservarla; con essa devi diligentemente operare; devi poi rimetterti a Dio per il tempo e il modo di questa visita dall'alto. Quando dentro di te non senti alcuna devozione, o ne senti ben poca, ti devi fare particolarmente umile, ma senza abbatterti troppo, senza rattristarti oltre misura. Quello che per lungo tempo non aveva concesso, spesso Dio lo concede in un breve istante; quello che al principio della preghiera non aveva voluto dare, talvolta Dio lo dà alla fine. Se questa grazia venisse data sempre prontamente e si presentasse ogni volta che la si desidera, l'uomo, nella sua fragilità, non la saprebbe portare. Perciò la grazia della devozione la si deve attendere con totale fiducia e con umile pazienza. Quando non ti viene data, oppure ti viene tolta senza che tu ne veda la ragione, danne la colpa a te stesso e ai tuoi peccati. Talvolta è una piccola cosa che fa ostacolo alla grazia e la nasconde: se pur piccola, e non grande cosa, possa chiamarsi ciò che impedisce un bene così eccelso. E se questa piccola, o, meglio, grande cosa riuscirai a rimuoverla e a vincerla del tutto, ciò che chiedevi si avvererà. In verità, non appena ti sarai dato a Dio con tutto il tuo cuore; non appena, anziché chiedere questo o quest'altro, ti sarai rimesso interamente a lui, ti troverai tranquillo e in pace con te stesso, giacché nulla avrà per te sapore più gradito di ciò che vuole Iddio.

2. Perciò colui che, con semplicità di cuore, avrà elevato la sua intenzione a Dio, liberandosi da qualsiasi attaccamento non retto e da un distorto amore per le cose di questo mondo, sarà veramente degno di ricevere la grazia e meriterà il dono della devozione. Giacché dove trova un terreno sgombro, là il Signore concede la sua benedizione. E tanto più rapida scende la grazia, tanto più copiosa si riversa, tanto più in alto trasporta un cuore libero, quanto più uno rinuncia del tutto alle cose di quaggiù, morendo a se stesso e disprezzando se stesso. Allora, "il cuore di costui vedrà e sarà traboccante, e contemplerà e si allargherà in Dio" (Is 60,5), poiché "con lui è la potenza del Signore" (Ez 3,14; Lc 1,66), nelle mani del quale egli si è messo, interamente e per sempre. "Ecco, così sarà benedetto" (Sal 127,4), colui che cerca il Signore con tutto il cuore, e "non ha ricevuto invano la sua vita" (Sal 23,4). Della grazia grande di essere unito a Dio egli si rende degno proprio qui, nel ricevere la santa Eucarestia; perché non mira alla propria devozione e alla propria consolazione, e mira invece, di là di ogni devozione o consolazione, a glorificare e ad onorare Iddio.


DISCORSO 83 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 18, 21-22: "OGNI VOLTA CHE PECCHERÀ CONTRO DI ME MIO FRATELLO" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Parabola del servo crudele.

1. 1. Ieri il santo Vangelo ci raccomandava di non trascurare i peccati dei nostri fratelli: Ma se un tuo fratello avrà peccato contro di te, rimproveralo a tu per tu. Se ti ascolterà, avrai convertito quel tuo fratello. Se invece non terrà conto della tua riprensione, prendi con te due o tre persone, perché ogni questione sia risolta in base alla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla Chiesa. Se poi non ascolterà neppure la Chiesa, consideralo come un pagano e un publicano 1. Anche oggi si riferisce allo stesso argomento il brano che viene subito dopo e che abbiamo sentito leggere poco fa. Il Signore Gesù aveva parlato in quel modo a Pietro; questi soggiunse e domandò al Maestro quante volte doveva perdonare a un fratello che avesse commesso una colpa contro di lui, e chiese se bastava perdonare sette volte 2. Gli rispose il Signore: Non solo sette volte, ma fino a settantasette volte 3. Narrò poi una parabola assai terribile: che cioè il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che volle fare i conti con i suoi servi: tra essi ne scopri uno che gli era debitore di diecimila talenti. Il padre di famiglia ordinò che fosse venduto tutto quello che il servo possedeva e tutta la sua famiglia e lui stesso, perché fosse pagato il debito. Allora quel servo prostratosi alle ginocchia del suo padrone gli chiese una dilazione e ottenne addirittura la remissione. Il suo padrone infatti ebbe pietà di lui - come abbiamo udito - e gli condonò tutto il debito. Quel servo però, liberatosi dal debito, ma schiavo dell'iniquità, allontanatosi dal suo padrone incontrò anch'egli un suo debitore, che gli doveva non diecimila talenti, quant'era il proprio debito, ma solo cento denari; lo afferrò per il collo e lo trascinò quasi strangolandolo, dicendogli: Paga quel che mi devi 4. Quello però pregava il proprio compagno, come questi aveva pregato il padrone; ma non trovò in lui un compagno simile al padrone che l'altro aveva trovato. Non solo questi non volle condonargli il debito, ma non gli concesse neanche una dilazione. Presolo per il collo lo trascinava con sé perché pagasse, pur essendo già libero dal debito verso il padrone. Gli altri servitori rimasero disgustati e riferirono al loro padrone quello ch'era accaduto. Il padrone fece chiamare alla sua presenza quel servo e gli disse: Servo malvagio, pur avendo tu con me un debito enorme, ho avuto pietà di te, te l'ho condonato per intero. Non dovevi dunque avere pietà anche tu del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? 5. Ordinò allora che fosse richiesto il pagamento di tutto il debito che prima gli aveva condonato.

Ogni uomo è debitore di Dio e ha come debitore il proprio fratello.

2. 2. Il Signore dunque ha narrato questa parabola per la nostra istruzione e con questo avvertimento ha voluto che noi ci salvassimo. Così - dice - farà con voi il Padre vostro ch'è in cielo, se ciascuno di voi non perdonerà di cuore al proprio fratello 6. Ecco, fratelli, la cosa risulta chiara, l'ammonimento è utile e gli si deve ubbidienza molto vantaggiosa per la salvezza, affinché sia messo in pratica quanto ci è comandato. Poiché ogni uomo non solo è debitore verso Dio, ma anche ha come debitore il proprio fratello. Effettivamente chi non è debitore verso Dio se non Colui nel quale non può riscontrarsi alcun peccato? Chi inoltre non ha come debitore il proprio fratello, se non colui verso il quale non ha commesso alcuna colpa? Si può forse trovare tra il genere umano qualcuno che non si sia reso colpevole di qualche azione cattiva nei riguardi d'un suo fratello? Ogni uomo dunque è debitore, ma tuttavia anch'egli ha un debitore. Ecco perché il Dio giusto ti ha stabilito una norma rispetto al tuo debitore, nel modo anch'egli si comporterà col proprio. Poiché due sono le opere di misericordia che ci liberano e che sono enunciate brevemente dal Signore stesso nel Vangelo: Rimettete [i debiti] agli altri e saranno rimessi anche a voi; date e sarà dato anche a voi 7. Rimettete [i debiti] e saranno rimessi anche a voi, si riferisce al perdonare. Date e sarà dato anche a voi, si riferisce a fare la beneficenza. Per quanto riguarda il precetto di perdonare, anche tu vuoi ti si perdonino le colpe che commetti ed hai un altro al quale tu possa perdonare. Per contro, per quanto riguarda il fare la beneficenza, ti chiede l'elemosina un mendicante, ma sei anche tu un mendicante di Dio. In effetti, quando preghiamo, siamo tutti mendicanti di Dio; stiamo davanti alla porta di casa del gran padre di famiglia, anzi ci prostriamo con la faccia a terra, gemiamo supplichevoli, desiderosi di ricevere qualcosa; e questo qualcosa è Dio stesso! Che ti chiede un mendicante? Del pane. E tu che cosa chiedi a Dio se non Cristo che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo 8? Volete essere perdonati? Perdonate. Perdonate e sarete perdonati. Volete ricevere? Date e vi sarà dato.

Quante volte si deve perdonare a un fratello.

3. 3. Ascoltate però che cosa può imbarazzarci riguardo a questo precetto così chiaro. A proposito della concessione del perdono quand'esso viene chiesto e dev'essere accordato da chi perdona, si può rimanere perplessi come capitò anche a Pietro. Quante volte - chiese - debbo perdonare? È sufficiente fino a sette volte? Non è sufficiente, rispose il Signore. No; non ti dico fino a sette volte ma a settantasette volte 9. Ora conta quante colpe ha commesso contro di te tuo fratello. Se potrai arrivare alla settantottesima, in modo da superarne settantasette, allora preparati a vendicarti! È forse in questo senso ch'è vera l'affermazione del Signore e la cosa sta davvero così, che cioè dovrai perdonare solo se tuo fratello ti avrà fatto del male settantasette volte; se invece te lo avrà fatto settantotto volte, ti sarà ormai lecito non perdonare? Oso dire, sì, oso dirlo francamente, se tuo fratello ti ha fatto del male anche settantotto volte, devi perdonare. Se dunque avrà peccato - come ho detto - settantotto volte, devi perdonare. Anche se peccherà cento volte, devi perdonare. E perché dire tante e tante volte? Tu devi perdonare assolutamente tutte le volte che peccherà. Ho io dunque osato oltrepassare la misura del mio Signore? Egli ha fissato il limite del perdono al numero di settantasette volte; presumerò io di oltrepassare questo limite? No davvero, non ho osato aggiungere qualcosa di più. Ho udito parlare il mio Signore per bocca del suo Apostolo, in un passo dove non è prefissata né la misura né il numero delle volte, poiché dice: Se qualcuno di voi ha motivo di lamentarsi d'un altro, perdonatevi a vicenda, come il Signore ha perdonato voi mediante Cristo 10. Avete sentito la norma. Se il Cristo ti ha perdonato i peccati settantasette volte, se ti ha concesso il perdono fino a questo punto, e più in là di questo te lo ha negato, poni anche tu un limite e non perdonare più di tante volte. Se invece Cristo ha trovato migliaia di peccati e nondimeno li ha perdonati tutti, non sottrarre la misericordia ma chiedi la spiegazione di quel numero. Il Signore infatti non senza motivo disse: settantasette volte, poiché non c'è assolutamente alcuna colpa che non debba essere perdonata. Ecco, quello stesso servo che fu trovato debitore d'un compagno anch'esso debitore, era debitore di diecimila talenti. Io infatti penso che diecimila talenti, per quanto sia poco, sono diecimila peccati. Poiché non voglio dire che un solo talento comprenda ogni sorta di peccati. L'altro servo invece di quanto era debitore? Di cento denari. Non è dunque più di settantasette? E tuttavia il padrone s'adirò perché non glie li aveva condonati. Non solo infatti cento sono più di settantasette, ma cento denari sono forse mille assi. Ma che cosa sono a paragone di diecimila talenti?.

Bisogna rimettere tutti i debiti.

4. 4. Se perciò desideriamo d'essere perdonati, dobbiamo essere pronti a perdonare tutte le colpe commesse contro di noi. Se in realtà considerassimo i nostri peccati e contassimo le colpe commesse con azioni, con la vista, con l'udito, col pensiero, con innumerevoli moti colpevoli, non so se potremmo dormire senza sentire il peso d'un talento. Ogni giorno dunque noi chiediamo, ogni giorno bussiamo con la preghiera alle orecchie di Dio, ogni giorno ci prosterniamo e diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 11. Quali debiti tuoi? Tutti o soltanto una parte? Tu risponderai: "Tutti". Così dunque dovrai rimetterli tutti al tuo debitore. Ebbene, con quelle parole tu enunci questa regola, pronunci questa condizione; sei tu che ricordi questo patto e questo accordo, quando preghi dicendo: Rimetti a noi, come anche noi rimettiamo ai nostri debitori.

Un singolare simbolo di questa verità.

4. 5. Che significa dunque settantasette volte? Sentite, fratelli, un gran simbolismo, una mirabile allegoria. Quando il Signore fu battezzato, l'evangelista san Luca ricorda le generazioni di lui, cioè con qual ordine, per quale serie d'antenati, attraverso quale albero genealogico si arrivò alla generazione dalla quale nacque Cristo 12. Matteo comincia da Abramo e in ordine discendente arriva fino a Giuseppe 13 Luca invece comincia a contare gli antenati in ordine ascendente. Perché il primo enumera gli antenati in ordine discendente, e il secondo in ordine ascendente? Perché Matteo voleva far risaltare la generazione di Cristo mediante la quale discese fino a noi; perciò da quando nacque Cristo comincia a contare in ordine discendente. Luca invece perché comincia a contare da quando Cristo fu battezzato; lì è l'inizio della serie ascendente; comincia a contare in ordine ascendente e contando arriva a un totale di settantasette generazioni. Da chi comincia a contare? State attenti: da chi? Comincia a contare da Cristo fino allo stesso Adamo, che fu il primo a peccare e ci ha generati con il vincolo del peccato. Arriva fino ad Adamo, e si contano settantasette generazioni, cioè da Cristo ad Adamo le settantasette che abbiamo detto e da Adamo fino a Cristo settantasette. Se dunque non è stata tralasciata nessuna generazione, non è tralasciata alcuna colpa che non si debba perdonare. Luca dunque enumera settantasette generazioni di Cristo, lo stesso numero indicato dal Signore riguardo al perdono dei peccati, poiché Luca incomincia a contare dal battesimo col quale sono cancellati tutti i peccati.

Il decalogo, altro simbolo della stessa realtà.

5. 6. Inoltre, a proposito di ciò, state a sentire, fratelli, un simbolo più importante. Nel numero settantasette c'è il simbolo della remissione dei peccati. Altrettante generazioni si trovano da Cristo ad Adamo. Esamina poi un po' più diligentemente il significato mistico e indaga i suoi segreti; bussa con più premura perché ti sia aperto. La giustizia si fonda sulla legge di Dio: è vero, poiché la legge è indicata dai dieci comandamenti. Ecco perché quel servo era debitore di diecimila talenti. È lo stesso famoso Decalogo scritto dal dito di Dio e consegnato al popolo da Mosè, servo di Dio 14. Quel servo era dunque debitore di diecimila talenti: ciò simbolicamente significa tutti i peccati a causa del numero dei comandamenti della Legge. Quell'altro servo era debitore di cento denari, somma non inferiore alla prima; perché non solo cento per cento fa diecimila, ma anche dieci per dieci fa cento. Non solo il primo doveva diecimila talenti, ma anche il secondo doveva cento denari. Da una parte e dall'altra è il numero consacrato dal Decalogo della legge; da una parte e dall'altra è il simbolo dei peccati commessi da tutti e due. L'uno e l'altro era debitore, l'uno e l'altro implorò e ottenne; ma il servo cattivo, ingrato, iniquo non volle restituire quanto aveva ricevuto, non volle concedere il condono ch'era stato concesso a lui che non lo meritava.

Nel numero settantasette sono prefigurati tutti i peccati.

6. 7. Vedete dunque, fratelli: ogni uomo che ha ricevuto il battesimo ne esce esente dal peccato; gli sono stati rimessi diecimila talenti, e quando ne esce incontrerà il compagno suo debitore; consideri allora lo stesso peccato poiché il numero undici significa la trasgressione della legge. Il numero dieci infatti rappresenta la legge, mentre il numero undici il peccato; poiché la legge è costituita da dieci comandamenti, il peccato invece si commette a causa dell'undici. Perché si commette a causa dell'undici? Perché è la trasgressione del dieci per arrivare all'undici. Nella legge invece la misura è fissa, mentre la trasgressione è il peccato. Allorché dunque tu oltrepassi il numero dieci, arrivi al numero undici. Un altro grande significato mistico era inoltre prefigurato quando fu dato l'ordine di costruire la tenda del convegno. Molte cose dice a questo proposito la Sacra Scrittura in vista d'un grande significato mistico. Tra le altre cose fu dato ordine di fare veli di pelle di capra, non dieci ma undici 15; poiché la pelle di capra indica la confessione dei peccati. Che cerchi ancora di più? Vuoi sapere come nel numero settantasette sono compresi tutti i peccati? Il sette suole esprimere il tutto, poiché il tempo si svolge nello spazio di sette giorni, e al termine dei sette giorni di nuovo si torna daccapo allo stesso punto di partenza, per scorrere secondo la medesima regola. Attraverso cicli regolati da tale norma passano i secoli, ma senza uscire dal numero sette. Cristo dunque, parlando del numero settantasette volle indicare tutti i peccati, poiché se si moltiplica undici per sette si ottiene settantasette. Volle dunque che si perdonassero tutti i peccati Colui che li prefigurò nel numero settantasette. Nessuno li ritenga a suo danno non perdonando, per evitare che quando prega non gli venga ritenuto per suo danno il proprio debito. Poiché il Signore dice: "Rimetti e sarà rimesso a te. Io infatti per primo ho rimesso a te i tuoi debiti; tu rimettili almeno dopo aver ottenuto il perdono. Poiché se non li rimetterai, ti citerò di nuovo in giudizio e ti obbligherò a restituirmi tutto ciò che ti avevo rimesso". La Verità non mentisce; poiché Cristo non inganna né s'inganna; egli poi soggiunge: Così farà anche con voi il Padre vostro ch'è in cielo 16. Tu trovi in lui il Padre, imita il Padre. Ora, se non lo vuoi imitare, ti esponi ad essere diseredato. Farà dunque così con voi - dice la Scrittura - il Padre vostro celeste se ciascuno di voi non perdonerà di tutto cuore al proprio fratello 17. Non dire solo con la lingua: "Io perdono", mentre col cuore rinvii il perdono. Dio infatti ti mostra la punizione col minacciarti la vendetta. Dio sa come lo dici. L'uomo sente la tua voce ma Dio vede la tua coscienza. Se dici: "Io perdono", perdona. È meglio che tu lo dichiari con le labbra e perdoni col cuore anziché essere mite a parole e crudele nell'anima.

Si deve perdonare senza trascurare il castigo.

7. 8. Orbene, i ragazzi indisciplinati si mettono a scongiurarci e non vogliono essere picchiati e, quando vogliamo dar loro un castigo, così cercano d'impedircelo dicendo: "Ho mancato, perdonami". Ecco, io perdono, ma quello fa un'altra mancanza. "Perdonami", e io perdono. Ne fa un'altra per la terza volta. E lui: "Perdonami", e io perdono per la terza volta. Ma la quarta volta ormai dev'essere picchiato! Ma lui: "Ti ho forse dato fastidio settantasette volte?". Se con questa scappatoia rimanesse inerte la severità del castigo, una volta impedito che sia il castigo, infurierà impunita la cattiveria. Che si deve fare, allora? Dobbiamo rimproverare a parole e, se è necessario, anche con le busse; ma dobbiamo perdonare le mancanze e allontanare dal nostro cuore la colpa. Ecco perché il Signore soggiunse: di tutto cuore, in modo che, se s'infligge un castigo in virtù della carità, non se ne vada dal cuore la mitezza. Chi è più umano d'un medico che porta i ferri da chirurgo? Uno che deve subire un'amputazione piange, ma viene operato; uno che deve subire una bruciatura piange, ma quell'intervento si compie. Questa non è crudeltà, non si deve chiamare affatto crudeltà del medico. Egli incrudelisce contro una piaga affinché sia guarito l'uomo; poiché se la piaga viene accarezzata, l'uomo è rovinato. Vorrei dunque, fratelli miei, farvi queste ammonizioni in modo che amiamo in ogni maniera i nostri fratelli che hanno commesso qualche colpa senza abbandonare dal nostro cuore la carità verso di essi e, qualora sia necessario, diamo il castigo, per evitare che a causa della eliminazione del castigo aumenti la cattiveria e veniamo accusati presso Dio, poiché ci è stato letto questo passo: Quelli che hanno commesso delle colpe rimproverali pubblicamente in modo che anche gli altri ne abbiano timore 18. Certamente se si distinguono le occasioni - e questo è l'unico criterio di verità - e così si risolve la questione, ciò è conforme alla verità. Se il peccato è occulto, rimprovera in segreto. Se invece la colpa è pubblica ed evidente, rimprovera in pubblico in modo che il colpevole si corregga e gli altri abbiano paura.

 

1 - Mt 18, 15-17.

2 - Cf. Mt 18, 21.

3 - Mt 18, 22.

4 - Mt 18, 28.

5 - Mt 18, 32-33.

6 - Mt 18, 35.

7 - Lc 6, 37.

8 - Gv 6, 51.

9 - Mt 18, 21-23.

10 - Col 3, 13.

11 - Mt 6, 12.

12 - Cf. Lc 3, 21-38.

13 - Cf. Mt 1, 1-16.

14 - Cf. Dt 9, 10; Es 31, 18.

15 - Cf. Es 26, 7.

16 - Mt 18, 35.

17 - Mt 18, 35.

18 - 1 Tm 5, 20.


Capitolo IV: La liberta' di spirito e la semplicita' di intenzione

Libro II:Dell'interna conversazione - Tommaso da Kempis

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1. Due sono le ali che permettono all'uomo di sollevarsi al di sopra delle cose terrene, la semplicità e la libertà: la semplicità, necessaria nella intenzione; la libertà, necessaria nei desideri. La semplicità tende a Dio; la libertà raggiunge e gode Dio. Nessuna buona azione ti sarà difficile se sarai interiormente libero da ogni desiderio non retto. E godrai pienamente di questa interiore libertà se mirerai soltanto alla volontà di Dio e se cercherai soltanto l'utilità del prossimo. Se il tuo cuore fosse retto, ogni cosa creata sarebbe per te specchio di vita e libro di santa dottrina. Giacché non v'è creatura così piccola e di così poco valore che non rappresenti la bontà di Dio. Se tu fossi interiormente buono e puro, vedresti ogni cosa senza velame, e la comprenderesti pienamente: è infatti il cuore puro che penetra il cielo e l'inferno.  

2. Come uno è di dentro, così giudica di fuori. Chi è puro di cuore è tutto preso dalla gioia, per quanta gioia è nel mondo. Se, invece, da qualche parte, ci sono tribolazioni ed angustie, queste le avverte di più chi ha il cuore perverso. Come il ferro, messo nel fuoco, lasciando cadere la ruggine, si fa tutto splendente, così colui che si dà totalmente a Dio si spoglia del suo torpore e si muta in un uomo nuovo. Quando uno comincia ad essere tiepido spiritualmente teme anche il più piccolo travaglio, e accoglie volentieri ogni conforto che gli venga dal di fuori. All'incontro, quando uno comincia a vincere pienamente se stesso e a camminare veramente da uomo nella via del Signore, allora fa meno conto di quelle cose che prima gli sembravano gravose.


11-51 Aprile 2, 1913 L’anima che fa la Volontà di Dio è il suo respiro.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stando tutta afflitta per le privazioni del mio dolce Gesù, Gesù venendo da dietro le mie spalle mi ha steso la mano alla bocca, allontanandomi le lenzuola che mi stavano vicino, tanto che m’impedivano d’uscire libero il respiro, e poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi fa la mia Volontà è il mio respiro, e contenendo il mio respiro tutti i respiri delle creature, da dentro l’anima che fa la mia Volontà somministro il respiro a tutti, ecco perciò ti ho allontanato le lenzuola, ché mi sentivo anch’Io inceppata la respirazione”.

(3) Ed io: “Ah! Gesù, che dici? Mi sento piuttosto che mi hai lasciato e tutto hai dimenticato, le tante promesse fattemi”.

(4) E Lui: “Figlia mia, non mi dica così che mi offendi e mi costringi a farti provare davvero che significa lasciarti”.

(5) Poi ha soggiunto con un’aria tutta dolcezza: “Chi fa la mia Volontà rappresenta al vivo il periodo della mia Vita sulla terra, che mentre esternamente parevo uomo, nel medesimo tempo ero sempre il Figlio diletto del mio caro Padre. Così l’anima che fa la mia Volontà, esternamente tiene la pelle dell’umanità, al di dentro si trova la mia persona, inseparabile come Me nell’Amore e nella Volontà della Triade Sacrosanta, sicché la Divinità dice: “Questa è un’altra figlia che teniamo sulla terra, per amor di questa sosteniamo la terra, perché fa in tutto le nostre veci”.