Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Forse non comprendi del tutto il valore immenso quando sei in adorazione davanti al Santissimo? Tu stai partecipando a un'opera divina. Sei dinanzi a Gesù come un vaso vuoto da riempire con la dolcezza e la potenza dello Spirito. Il tuo cuore assetato d'amore è pronto a bere alla fonte del vero amore, che è più dolce di qualsiasi amore terreno. Davanti al Santissimo tu sei intercessore che si apre a ricevere quell'amore che tanti altri ignorano, rifiutano e trattano con freddezza. Quando sei in adorazione, non sei inutile: stai lavorando in un modo che è molto più efficace di quanto possa esserlo qualsiasi impresa umana. Perciò non dubitare mai del valore delle tue ore trascorse davanti al Santissimo. Attraverso la tua adorazione il Signore attirerà  i fiumi di grazie su tutte le persone che in qualche modo sono legate a te. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 28° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 14

1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".

3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!".5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare".17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!".18Ed egli disse: "Portatemeli qua".19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura.27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura".28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque".29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!".31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
32Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.


Numeri 4

1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne:2"Fate il censimento dei figli di Keat, tra i figli di Levi, secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,3dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano la loro opera nella tenda del convegno.4Questo è il servizio che i figli di Keat dovranno fare nella tenda del convegno e che riguarda le cose santissime.5Quando il campo si dovrà muovere, Aronne e i suoi figli verranno a smontare il velo della cortina e copriranno con esso l'arca della testimonianza;6poi porranno sull'arca una coperta di pelli di tasso, vi stenderanno sopra un drappo tutto di porpora viola e metteranno a posto le stanghe.7Poi stenderanno un drappo di porpora viola sulla tavola dell'offerta e vi metteranno sopra i piatti, le coppe, le anfore, le tazze per le libazioni; vi sarà sopra anche il pane perenne;8su queste cose stenderanno un drappo scarlatto e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe alla tavola.9Poi prenderanno un drappo di porpora viola, con cui copriranno il candelabro della luce, le sue lampade, i suoi smoccolatoi, i suoi portacenere e tutti i vasi per l'olio destinati al suo servizio;10metteranno il candelabro con tutti i suoi accessori in una coperta di pelli di tasso e lo metteranno sopra la portantina.11Poi stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare.12Prenderanno tutti gli arredi che si usano per il servizio nel santuario, li metteranno in un drappo di porpora viola, li avvolgeranno in una coperta di pelli di tasso e li metteranno sopra la portantina.13Poi toglieranno le ceneri dall'altare e stenderanno sull'altare un drappo scarlatto;14vi metteranno sopra tutti gli arredi che si usano nel suo servizio, i bracieri, le forchette, le pale, i vasi per l'aspersione, tutti gli accessori dell'altare e vi stenderanno sopra una coperta di pelli di tasso, poi porranno le stanghe all'altare.15Quando Aronne e i suoi figli avranno finito di coprire il santuario e tutti gli arredi del santuario, al momento di muovere il campo, i figli di Keat verranno per trasportare quelle cose; ma non toccheranno le cose sante, perché non muoiano. Questo è l'incarico dei figli di Keat nella tenda del convegno.
16Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, avrà la sorveglianza dell'olio per il candelabro, del profumo aromatico dell'offerta perenne e dell'olio dell'unzione e la sorveglianza di tutta la Dimora e di quanto contiene, del santuario e dei suoi arredi".
17Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne:18"Badate che la tribù delle famiglie dei Keatiti non venga eliminata dai leviti;19ma fate questo per loro, perché vivano e non muoiano quando si accostano al luogo santissimo: Aronne e i suoi figli vengano e assegnino a ciascuno di essi il proprio servizio e il proprio incarico.20Non entrino essi a guardare neanche per un istante le cose sante, perché morirebbero".
21Il Signore disse a Mosè:22"Fa' il censimento anche dei figli di Gherson, secondo i loro casati paterni e secondo le loro famiglie.23Farai il censimento dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.24Questo è il servizio delle famiglie dei Ghersoniti, quel che dovranno fare e quello che dovranno portare.25Essi porteranno i teli della Dimora e la tenda del convegno, la sua copertura, la copertura di pelli di tasso che vi è sopra e la cortina all'ingresso della tenda del convegno;26i tendaggi del recinto con la cortina all'ingresso del recinto, i tendaggi che stanno intorno alla Dimora e all'altare; le loro corde e tutti gli arredi necessari al loro impianto; faranno tutto il servizio che si riferisce a queste cose.27Tutto il servizio dei figli dei Ghersoniti sarà sotto gli ordini di Aronne e dei suoi figli per quanto dovranno portare e per quanto dovranno fare; voi affiderete alla loro custodia quanto dovranno portare.28Tale è il servizio delle famiglie dei figli dei Ghersoniti nella tenda del convegno; la loro sorveglianza sarà affidata a Itamar, figlio del sacerdote Aronne.
29Farai il censimento dei figli di Merari secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni;30farai il censimento, dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.31Ciò è quanto è affidato alla loro custodia e quello che dovranno portare come loro servizio nella tenda del convegno: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, le sue basi,32le colonne che sono intorno al recinto, le loro basi, i loro picchetti, le loro corde, tutti i loro arredi e tutto il loro impianto. Elencherete per nome gli oggetti affidati alla loro custodia e che essi dovranno portare.33Tale è il servizio delle famiglie dei figli di Merari, tutto il loro servizio nella tenda del convegno, sotto gli ordini di Itamar, figlio del sacerdote Aronne".
34Mosè, Aronne e i capi della comunità fecero dunque il censimento dei figli dei Keatiti secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,35di quanti dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno.36Quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie furono duemilasettecentocinquanta.37Questi appartengono alle famiglie dei Keatiti dei quali si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
38I figli di Gherson, di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,39dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,40quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, furono duemilaseicentotrenta.41Questi appartengono alle famiglie dei figli di Gherson, di cui si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine del Signore.
42Quelli delle famiglie dei figli di Merari dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie e i loro casati paterni,43dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,44quelli di cui si fece il censimento, secondo le loro famiglie, furono tremiladuecento.45Questi appartengono alle famiglie dei figli di Merari, di cui si fece il censimento; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
46Tutti i leviti dei quali Mosè, Aronne e i capi d'Israele fecero il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,47dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio e portare pesi nella tenda del convegno,48tutti quelli di cui si fece il censimento, furono ottomilacinquecentottanta.49Ne fu fatto il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè, assegnando a ciascuno il servizio che doveva fare e ciò che doveva portare. Così ne fu fatto il censimento come il Signore aveva ordinato a Mosè.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Daniele 10

1L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una parola a Daniele, chiamato Baltazzàr. Vera è la parola e la lotta è grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la visione.
2In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre settimane,3non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e non mi unsi d'unguento finché non furono compiute tre settimane.4Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda del gran fiume, cioè il Tigri,5alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d'oro di Ufàz;6il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine.
7Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi.8Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze.

9Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito il suono delle sue parole, caddi stordito con la faccia a terra.
10Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi fece alzare sulle ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani.11Poi egli mi disse: "Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti rivolgo, alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te". Quando mi ebbe detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante.
12Egli mi disse: "Non temere, Daniele, poiché fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a Dio, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue parole.13Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia;14ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione per quei giorni".15Mentre egli parlava con me in questa maniera, chinai la faccia a terra e ammutolii.
16Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra: io aprii la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me: "Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e ho perduto tutte le energie.17Come potrebbe questo servo del mio signore parlare con il mio signore, dal momento che non è rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?".18Allora di nuovo quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze19e mi disse: "Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati". Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: "Parli il mio signore perché tu mi hai ridato forza".

20Allora mi disse: "Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia.21Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe,


Prima lettera ai Corinzi 7

1Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna;2tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
3Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.4La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.5Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.6Questo però vi dico per concessione, non per comando.7Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.
8Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;9ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
10Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito -11e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.
12Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;13e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:14perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.15Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!16E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
17Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese.18Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere!19La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio.20Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.21Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!22Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo.23Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!24Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
25Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia.26Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così.27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.

29Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero;30coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero;31quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!32Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie,34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.35Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.
36Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!37Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene.38In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
39La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore.40Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.


Capitolo I: Il raccoglimento interiore

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1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.

2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.

3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.


DISCORSO 363 IL CANTICO DI ESODO 15, 1-21.

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Dalla Scrittura la norma per interpretarla.

1. Nel meditare e interpretare le sacre Scritture, o fratelli carissimi, dobbiamo lasciar guidare la nostra mente dalla indiscutibile autorità della Scrittura stessa in modo che ciò che in essa è detto chiaramente al fine di nutrirci, aiuti a interpretare fedelmente ciò che è detto in modo oscuro al fine di stimolarci. Nessuno deve osare interpretare i divini misteri scostandosi da quello che, con il cuore e con la bocca, predicarono e prescrissero gli Apostoli. Scrive l'apostolo Paolo: Voglio che vi ricordiate, fratelli, che tutti i nostri antenati attraversarono il mar Rosso e camminarono protetti dalla nuvola, tutti sono stati battezzati nella nuvola e nel mare per essere uniti a Mosè, tutti hanno mangiato lo stesso cibo spirituale e bevuto la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti dalla stessa roccia spirituale che li accompagnava. Quella roccia era il Cristo. Tuttavia la maggior parte di loro non fu gradita a Dio, e morirono nel deserto. Questi fatti sono accaduti molto tempo fa. Essi sono un esempio perché impariamo a non desiderare il male come loro 1. E poco dopo continua: Questi fatti che sono accaduti a loro diventano un esempio per noi, e sono stati scritti perché siano un severo ammonimento per noi che viviamo un tempo vicino alla fine 2.

Il passaggio del Mar Rosso è figura del Battesimo.

2. Da questo passo, carissimi, risulta chiaro a ogni credente che il passaggio di quel popolo attraverso il Mar Rosso fu figura del nostro battesimo. Come il Faraone e gli egiziani logoravano quella gente sottomettendoli a fabbricare mattoni, così noi eravamo tenuti soggetti al fango della carne dal diavolo e dai suoi angeli, e fummo liberati dal battesimo del nostro Signore Gesù Cristo, di cui Mosè era stato figura. E ora noi vogliamo cantare in onore del Signore perché ha mirabilmente trionfato; ha gettato in mare cavallo e cavaliere 3. In realtà sono per noi morti quelli che non possono più dominarci: infatti sono state come sommerse nel mare e distrutte le nostre colpe che ci avevano fatti loro schiavi, e noi siamo stati liberati dal lavacro della grazia santa. Dunque cantiamo in onore del Signore perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere: ha distrutto con il battesimo la superbia e il superbo. Colui che è così diventato suo umile suddito, ora leva a Dio questo cantico, mentre non gli può dar gloria il superbo che cerca la propria gloria e magnifica se stesso. All'empio che è stato giustificato, se crede in colui che giustifica l'empio, la fede viene accreditata come giustizia 4, perché il giusto viva mediante la fede 5, e perché, non ignorando più la giustizia di Dio né cercando di stabilire la propria, stia sottomesso alla giustizia di Dio 6: costui con tutta verità canta il Signore suo aiuto e suo protettore, che dà salvezza, il suo Dio cui rendere onore. Quindi non è uno di quei superbi che pur conoscendo Dio non lo hanno onorato come Dio 7. Dice dunque: il Dio del Padre mio 8, poiché è il Dio del padre Abramo il quale credette a Dio, e la sua fede gli fu accreditata a giustizia 9. Perciò noi, come piccoli che non presumono della propria giustizia ma contano sulla grazia, magnifichiamo il Signore perché lui che è la nostra pace, pone fine alle battaglie. E per questo: Signore è il suo nome 10, e a lui con Isaia diciamo che ci tenga in suo possesso 11. Signore è il suo nome: noi non esistevamo, ed egli ci creò; eravamo perduti, e ci venne a cercare; ci eravamo venduti, ed egli ci riscattò. Davvero: Signore è il suo nome. Carro e esercito del Faraone egli gettò nel mare 12. Con il battesimo spazzò via tutta l'alterigia di questo mondo e le caterve di peccati, un numero senza fine, che erano in noi a servizio del diavolo. Sui carri aveva posto tre guidatori 13 per carro che inseguendoci ci atterrivano con la paura della sofferenza, dell'umiliazione, della morte: ma tutte queste paure furono sommerse nel Mar Rosso perché con il battesimo noi siamo stati sepolti nella morte 14 insieme con Colui che fu flagellato umiliato ucciso per noi. Egli travolse nel mar Rosso tutti i nemici e consacrò con la sua morte cruenta il battesimo perché i nostri peccati fossero distrutti. I nostri nemici precipitarono come pietre nel fondo, essi soli divenuti possesso del diavolo, vero oggetto della sua oppressione spietata: di essi infatti fu scritto: L'empio giunto nel profondo disprezza 15. Essi non credono che possano essere loro rimessi i peccati compiuti, e la disperazione li immerge più profondamente in essi; ma è scritto: La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia. Noi ti abbiamo temuto nel manifestarsi della tua ira, abbiamo creduto in te, ed ecco le nostre colpe sono state tutte distrutte. E` scritto: Al soffio dell'ira del Signore si divisero i flutti e si consolidarono come a formare un muro entro il mare profondo. Ci si può chiedere perché allora, quando le acque si divisero al consolidarsi dei flutti, la via al popolo liberato fu aperta al soffio della tua ira, e non fu piuttosto il soffio della misericordia del Signore a dividere le acque. Ma proprio dal terrore dell'ira di Dio - quella che il peccatore sprofondato nel male disprezza - viene la spinta verso il battesimo che con la sua acqua - un'acqua che non fa affogare - diventa il passaggio di liberazione per noi. Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; li ucciderò con la mia spada, li conquisterà la mia mano 16. Ma il nemico non conosce la forza del sacramento del Signore che quelli che credono e sperano in lui trovano nel battesimo di salvezza, e ritiene che il peccato possa ancora dominare sui battezzati perché, per la fragilità della carne, essi sono soggetti a tentazione: ignora dove e quando e come si compia quella rinascita completa dell'uomo intero di cui il battesimo segna l'inizio e la prefigurazione, ma che è già realtà posseduta nella speranza certa. Nel futuro questo corpo mortale sarà rivestito d'immortalità, e sarà eliminato totalmente il potere di qualsiasi altra potenza: Dio sarà tutto in tutti 17. Ma ora, finché il corpo soggetto a corruzione grava sull'anima 18, il nemico dice: Inseguirò e raggiungerò; però subito dopo nel testo si legge: Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, e qui non si parla di soffio dell'ira che invece poco sopra si era detto aver fatto aprire le acque per far passare il popolo di Dio che fu liberato. Senza dubbio al peccatore sembra che Dio non sia adirato con lui se i suoi peccati restano impuniti, ed egli pecca quindi sempre più gravemente. Per questo, in modo simile al piombo, precipita sempre più a fondo quanto più vede vivere ancora travagliati proprio coloro che, giustificati per la fede, sopportano i mali presenti per la speranza della vita futura. Ma a loro appunto Dio manda il suo Spirito per sostenerli. Dio mandò il suo Spirito a consolare i giusti e a provarli nelle fatiche, ma il mare travolse gli empi; costoro invece non facevano distinzione tra sé e quelli, anzi credevano che Dio fosse irato proprio con quelli, vedendoli afflitti da tante tribolazioni, e propizio piuttosto a loro stessi che potevano rallegrarsi di tanta prosperità. E ragionando così ecco: sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te, Signore? chi è come te? glorioso tra i santi - che non si gloriano di se stessi - mirabile nella maestà, tu che fai prodigi. Le gesta che si compirono allora erano annuncio di eventi futuri, poiché vi troviamo noi stessi anticipati in figura. Stendesti la destra, la terra li inghiottì 19: ma di fatto non si aprì allora la terra, non inghiottì nessuno degli egiziani, che furono invece sommersi dalle acque del mare. Se ci chiediamo il significato della frase, l'espressione: la destra di Dio, interpretata bene, è da riferire a Colui del quale Isaia dice: A chi fu rivelato il braccio del Signore? 20, cioè all'unico Figlio che il Padre non risparmiò, ma consegnò per la salvezza di tutti noi 21. Egli stese la sua destra sulla croce e allora la terra inghiottì gli empi, proprio mentre questi si ritenevano vincitori e giudicavano lui spregevole. E` scritto infatti: La terra è lasciata in balia del malfattore, e il giudizio copre il volto di lui 22, cioè la sua divinità. In tal modo il Signore guidò il suo popolo, che fu come portato dal legno della croce; e su questo fu stesa la terra, cioè il corpo del Signore, che divorò gli empi. Il popolo non attraversò il mare su una nave: e infatti il verbo gubernare non è usato nel senso specifico di pilotare, ma viene precisato: guidasti con la tua giustizia il tuo popolo, e il popolo è detto tuo appunto perché non ha la presunzione di una sua giustizia, ma vive di fede, accogliendo la grazia di Dio: questo tuo popolo che hai liberato 23. E Dio conosce quelli che gli appartengono 24.

Il cammino dopo il Battesimo per giungere alla patria celeste.

3. Hai esortato nella tua potenza, cioè nel tuo Cristo, mostrando che ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini 25. Egli fu crocifisso per la sua debolezza ma vive per la potenza di Dio 26. Hai esortato mostrando la tua potenza e la tua salvezza 27. Dalla risurrezione del Cristo, nella quale il corpo mortale viene ricreato e quello che era soggetto a corruzione si riveste d'immortalità, viene a noi l'esortazione a sperare nel futuro e a sopportare ogni situazione presente in vista di quello che è promesso. Infatti dopo il battesimo ci attende il cammino attraverso il deserto, da vivere nella speranza, finché non giungiamo alla terra promessa, alla terra dei viventi, alla Gerusalemme celeste dove Dio è nostra eredità: finché non vi giungiamo, questa nostra vita è tutta deserto, tutta tentazione. Ma in colui che ha vinto il tempo, il popolo di Dio vince tutto: come nel battesimo sono distrutti i peccati del passato - nemici che ci inseguivano alle calcagna -, così dopo il battesimo, nel cammino di questa vita vinciamo tutti gli ostacoli che ci si contrappongono, nutrendoci del cibo spirituale e della bevanda spirituale. Il nome stesso del nostro Re ha gettato nel terrore i nemici che ostacolavano il nostro cammino: si era levata prima l'ira dei popoli per distruggere il nome cristiano, ma poiché si rivelò impotente, l'ira si mutò in dolore, e davanti poi al crescere della fede e al suo diffondersi, il dolore si mutò in timore. Ora anche i superbi di questo mondo cercano rifugio e protezione all'ombra di quella pianta cresciuta enormemente dal granello di senape 28. Così in questo cantico nel quale si ricordano gli eventi di allora che sono figura dei successivi, viene mantenuta appunto la successione da ira a dolore a timore: prima si legge: Hanno udito i popoli e furono presi da ira, poi: Dolore incolse gli abitanti della Filistea, e poi di seguito: Già si affrettano - che significa: si spaventano - i capi di Edom; i potenti di Moab li prende il timore; si consumano tutti gli abitanti di Canaan. Piombano su di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato 29. Così avvenne, e così avviene: diventano immobili come pietra, stupiti, i nemici della Chiesa, mentre noi compiamo il passaggio verso la patria. E anche quelli che tentano di opporsi, sono vinti con il segno della croce del Signore, come allora per le braccia stese di Mosè fu vinto Amalech 30. Così anche noi siamo introdotti e piantati sul monte che è dono di Dio : esso andò crescendo a partire da quella piccola pietra che vide Daniele, e riempì tutta la terra 31. Questa la dimora preparata per il Signore, poiché santo è il tempio di Dio e santificazione la sua casa che viene da lui. Santo è il tempio di Dio - dice l'Apostolo - che siete voi 32. E non volendo che si volga indietro lo sguardo alla Gerusalemme terrena, il cui tempio ebbe allora un senso figurale, come era opportuno, egli precisa che si riferiva al regno eterno, che è l'eredità eterna di Dio, alla Gerusalemme eterna, proseguendo così: che le tue mani hanno preparato, Signore che regni per sempre in eterno e ancora 33. Perché dice: e ancora, se l'espressione in eterno non può per sé essere accresciuta? Egli, forse temendo che, come usualmente, si intenda eterno come tempo troppo lungo, vuole che si intenda sempiterno in senso letterale, cioè senza fine. Ovvero ha voluto distinguere tra sempre, in eterno, ancora: Dio regna sempre nei cieli che egli ha stabilito per sempre; ha posto una legge che non passa 34; Dio regna in eterno su coloro che dopo aver violato la sua legge, si sono convertiti: egli ha rimesso loro i peccati e li ha riscattati dal tempo donando loro la beatitudine senza fine; Dio regna ancora su coloro che ha posto sotto i piedi del suo popolo, afflitti da giuste pene. Nessuno si sottrae infatti al suo regno la cui legge eterna regge tutte le creature regolando la distribuzione dei doni e la resa di conto, misurando premi e pene, attuando un ordine perfettamente giusto. Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili 35. Quando i cavalli del Faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare su di essi le acque del mare, mentre gli israeliti avevano camminato all'asciutto in mezzo al mare 36.

Chi cantò allora e chi può cantare oggi il Cantico.

4. Questo cantico cantarono Mosè e i figli d'Israele, lo cantarono la profetessa Maria e, insieme con lei, le figlie d'Israele; lo stesso cantico cantiamo ora noi uomini e donne, con la partecipazione dell'anima e del corpo. L'Apostolo insegna che quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri 37. E questo è il significato che si può attribuire al timpano che Maria prese per accompagnare il cantico: per formare il timpano viene stesa su un legno la carne; e dalla croce imparano a far risuonare il dolce suono che canta la grazia. L'amore che per grazia abbiamo ricevuto nel battesimo, ci ha fatto umili e ha estinto in noi quella superbia con cui il nemico superbo ci dominava, perché ormai chi si vanta si vanti nel Signore 38, e noi quindi: cantiamo al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere 39.

 


1 - 1 Cor 10, 1-6.

2 - 1 Cor 10, 11.

3 - Es 15, 1.

4 - Cf. Rm 4, 5.

5 - Cf. Rm 1, 17.

6 - Cf. Rm 10, 3.

7 - Cf. Rm 1, 21.

8 - Es 15, 2.

9 - Cf. Rm 4, 3; Gn 15, 6.

10 - Gdt 16, 3; Es 15, 3.

11 - Is 26, 13.

12 - Es 15, 4.

13 - Es 15, 4. [sec. LXX].

14 - Cf. Rm 6, 4.

15 - Prv 18, 3.

16 - Es 15, 6-9.

17 - Cf. 1 Cor 15, 53. 54. 24. 28.

18 - Cf. Sap 9, 15.

19 - Es 15, 10-12.

20 - Is 53, 1.

21 - Cf. Rm 8, 32.

22 - Gb 9, 24.

23 - Es 15, 13.

24 - Cf. 2 Tm 2, 19.

25 - Cf. 1 Cor 1, 25.

26 - Cf. 2 Cor 13, 4.

27 - Es 15, 13.

28 - Cf. Mt 13, 31-32.

29 - Es 15, 14-16.

30 - Cf. Es 18.

31 - Cf. Dn 2, 34-35.

32 - 1 Cor 3, 17.

33 - Es 15, 17-18.

34 - Cf. Sal 148, 6.

35 - Cf. Gc 4, 6.

36 - Es 15, 19.

37 - Gal 5, 24.

38 - 1 Cor 1, 31.

39 - Es 15, 21.


10 - Si narrano i favori che Maria santissima faceva agli apostoli per mezzo degli angeli.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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155. Con il diffondersi in Gerusalemme della nuova leg­ge di grazia, aumentava sempre più il numero dei creden­ti e, nello stesso tempo, la sollecitudine della prudente Si­gnora verso i figli che gli apostoli continuamente genera­vano in Cristo con il loro annuncio. Dato che questi ulti­mi erano il fondamento della Chiesa, sul quale tale mira-

bile edificio doveva ergersi saldamente come su pietre fer­missime, ella se ne prendeva cura con speciale premura, che era accresciuta ulteriormente dalla sua conoscenza del­lo sdegno di Lucifero contro i seguaci di Gesù e soprat­tutto contro di loro, ministri della salvezza eterna degli al­tri fedeli. In questa vita non sarà mai possibile riferire o ponderare quanto fece per tutto il corpo ecclesiale e per ciascuna delle sue mistiche membra, particolarmente per essi e per i discepoli, perché mi è stato rivelato che non passò giorno né ora in cui non compisse a loro vantaggio una o più meraviglie. Racconterò in questo capitolo alcu­ni fatti che hanno parecchio da insegnarci, per i segreti dell'occulta provvidenza dell'Altissimo ivi contenuti; lasce­ranno intuire quali dovettero essere l'attentissima carità e lo zelo delle anime nella nostra Madre.

156. Amava e serviva con ineffabile affetto e venera­zione i Dodici, sia per la loro sublime perfezione sia per la dignità sacerdotale e la missione di evangelizzatori. Quando stavano tutti insieme in città, li assisteva, consi­gliava e guidava. Con lo sviluppo della Chiesa, poi, fu con­veniente che cominciassero ad andare nei luoghi vicini per battezzare e ammettere in essa molti che là si convertiva­no, anche se si riunivano subito perché non si erano an­cora divisi di proposito, cosa che non fecero finché non ne ebbero ricevuto l'ordine. Dagli Atti consta che san Pietro si recò a Lidda e a Giaffa, dove risuscitò Tabità e operò altri prodigi. Benché san Luca riporti questi viaggi dopo la morte di santo Stefano, della quale parlerò in seguito, anche nel periodo che trascorse sino a tale evento tanti in Palestina entrarono a far parte della comunità e fu neces­sario istruirli e confermarli nella fede. Al loro ritorno tut­ti informavano dettagliatamente la Maestra.

157. In questi spostamenti il nemico cercava di impe­dire che la parola di Dio fosse proclamata o che portasse frutto, suscitando resistenze e sommosse da parte degli in­creduli contro i predicatori e i loro uditori. Nelle persecu­zioni essi dovevano sopportare quotidianamente grandi molestie e disturbi, poiché al serpente pareva di poterli in­vestire meglio mentre erano lontani dalla protezione della Regina degli angeli. Tanto temibile era costei per il diavo­lo che, sebbene fosse così eminente la loro santità, egli pen­sava che in sua assenza li avrebbe colti disarmati ed in po­sizione tale da poter essere assaliti e tentati. La sua su­perbia e il suo furore arrivano ancora al punto che, come sta scritto nel libro di Giobbe, stima l'acciaio come paglia e il bronzo come legno tarlato, e non teme né i dardi né la fionda; però, ha tanta paura di Maria beatissima che per provare a sedurli aspettò che fossero separati da lei.

158. Non per questo mancò loro la difesa della Vergi­ne, perché ella, nella sua eccelsa sapienza giungeva ovun­que con lo sguardo, e come vigile sentinella scopriva le in­sidie di satana e accorreva ad aiutarli. Quando per la di­stanza non poteva conversare con loro, appena li scorgeva afflitti inviava le creature celesti a sollevarli, incoraggiarli e prepararli, e talora a mettere in fuga i demoni. Esse ese­guivano tutto ciò con prontezza, secondo i suoi comandi: alcune volte lo facevano con ispirazioni e consolazioni in­teriori; altre volte, più sovente, si manifestavano visibil­mente in corpi risplendenti e bellissimi e dicevano quello che occorreva o di cui la tenerissima sovrana voleva av­vertire. Succedeva spesso per la virtù e la purezza degli apostoli, e per il bisogno che vi era allora di favorirli co­sì abbondantemente. Questi non si trovarono mai in alcu­na angustia in cui ella non li soccorresse in una di tali maniere, oltre che con continue invocazioni, preghiere e con rendimenti di grazie. Era la donna forte che aveva fornito di doppia veste tutti quelli della sua casa, era la madre di famiglia che dava a ciascuno il cibo e con il frutto delle sue mani piantava la vigna del Signore.

159. Si preoccupava anche degli altri e, benché fossero molti in Palestina, aveva conoscenza di tutti per andare lo­ro incontro nelle tribolazioni, non solo in quelle spiritua­li, ma anche in quelle corporali. Guariva tanti da gravissi­mi mali e, se ad alcuni non era opportuno rendere mira­colosamente la salute, procurava loro personalmente pa­recchie cose, visitandoli e rianimandoli. Si prendeva cura soprattutto dei più poveri e di frequente ella stessa dava ad essi da mangiare, accomodava i letti sui quali giaceva­no, pensava alla loro pulizia come una domestica e si fa­ceva inferma con gli infermi. Tanta era la sua umiltà, ca­rità e sollecitudine che non rifiutava nessun servizio ai suoi figli, né li disprezzava per quanto fossero infimi e di bas­sa posizione sociale, allorché si rivolgevano a lei per ave­re conforto. Colmava tutti di gaudio e le pene divenivano facili da sostenere; inoltre, assisteva in segreto per mezzo dei ministri superni coloro per i quali non poteva prodi­garsi direttamente e otteneva per essi immensi benefici.

160. La sua pietà materna si segnalava in modo singo­lare con gli agonizzanti, perché ne accompagnava nume­rosi in quell'ultimo conflitto finché non passavano alla si­curezza senza fine. Per chi era destinato al purgatorio fa­ceva ardenti suppliche e degli atti di penitenza, come pro­strazioni a forma di croce, genuflessioni e altri esercizi; quindi, mandava qualcuno dei suoi custodi a trarre fuori di lì le anime per le quali aveva offerto ciò e a condurle in paradiso, presentandole in suo nome all'Unigenito come sua proprietà, acquistata con il suo sangue nella re­denzione. Molti ebbero questa felicità mentre dimorò sul­la terra e sono certa che la stessa sorte non venga negata a chi si dispone in tempo per meritare la sua presenza al momento del trapasso. Dovrei dilungarmi rilevantemente, se volessi riferire quanto ella fece per tante persone nel­l'ora estrema, ma non mi posso trattenere su questo pun­to. Racconterò solo quello che avvenne a una poveretta che liberò dalla bocca del drago, perché, trattandosi di un fat­to assai raro e degno di essere palesato, non è giusto pri­varne la Storia e la nostra istruzione.

161. Capitò dunque in Gerusalemme che una giovane, nata da genitori di vile condizione e poco agiati, fosse una dei primi cinquemila battezzati. Occupata nelle faccende di casa sua, si ammalò e stette per vari giorni a letto, sen­za miglioramenti; per questo, come succede ad altri, andò raffreddando il fervore iniziale e si trascurò tanto che cad­de in alcune colpe con le quali arrivò a perdere la grazia sacramentale. Lucifero, che non dormiva, assetato com'e­ra di ingoiarsi qualcuno di quei convertiti, la prese di mi­ra e la investì con somma crudeltà, poiché Dio lo permi­se per maggior gloria sua e della Regina. Le si mostrò sot­to l'apparenza di un'altra donna per circuirla più facil­mente, e con finte lusinghe la invitò ad allontanarsi da quanti annunciavano il Crocifisso e a non dare loro credi­to, perché la ingannavano in tutto: se non lo avesse fatto, i sacerdoti e i giudici l'avrebbero castigata, come avevano ucciso il Maestro della legge nuova e falsa che le era sta­ta insegnata; con tale rimedio, inoltre, si sarebbe rimessa e in seguito sarebbe vissuta contenta e senza rischi. Ella replicò: «Farò come dici, ma una signora che ho notato tra i cristiani mi pare tanto graziosa e buona che non vi potranno essere difficoltà se parlerò con lei, poiché le so­no molto affezionata». E il demonio: «Costei è la peggio­re di tutti, ed è la prima che devi detestare e dalle menzogne della quale devi stare in guardia. Questa è la cosa più importante per te».

162. Il serpente antico infettò con il suo veleno letale quella semplice colomba, il cui stato di salute, piuttosto che cambiare in meglio, si aggravò portandola verso la morte naturale e perenne. Uno dei settantadue discepoli, che soleva visitare i credenti, venne a sapere di lei, perché un uomo che abitava vicino gli comunicò che c'era un'ap­partenente alla sua setta prossima a spirare. Quindi, si recò da lei per consolarla e apprendere i suoi bisogni, ma era così oppressa dai principi delle tenebre che non lo accol­se né considerò, anche se egli continuò a lungo ad esor­tarla e a predicare; anzi, si rannicchiava e si copriva per non udirlo. Da tali segni il fedele riconobbe la sua rovina, pur ignorandone la causa, e informò in fretta di quel dan­no san Giovanni, che senza indugio accorse da lei, l'am­monì e le rivolse parole di vita eterna, se avesse voluto ac­cettarle. Gli accadde, però, come all'altro, poiché ella resi­stette ad entrambi con pertinacia. L'Apostolo scorse molte legioni infernali che la accerchiavano e che al suo ingres­so si ritrassero, ma non cessarono di sforzarsi di tornare subito a rinnovare in lei le illusioni delle quali era piena.

163. Di fronte a una simile durezza, profondamente af­flitto, si presentò a Maria beatissima per avvertirla e im­plorare il suo aiuto. Immediatamente ella, fissato lo sguar­do interiore sull'inferma, capì il pericolo in cui si trovava e in che modo satana ve l'aveva posta. Compiangendo quel­l'ingenua pecorella raggirata dal feroce lupo, si stese al suo­lo e ne impetrò il riscatto. Sua Maestà tacque, non perché la sua preghiera non gli fosse gradita, dato che al contrario lo era moltissimo, ma per sentire ancora i suoi gemiti e per manifestarci quali fossero la sua carità e la sua prudenza nelle occasioni in cui era conveniente usarle. Dunque, la la­sciò nella sua condizione comune ed ordinaria, senza alcu­na illuminazione su ciò che chiedeva. Non per questo ella desistette o fece intiepidire il suo ardore, essendo ben con­sapevole di non dover trascurare i propri obblighi di madre per il silenzio dell'Altissimo, se non le era dichiarata espres­samente la sua volontà. Regolandosi così, comandò ad uno dei suoi custodi di soccorrere la malata, di difenderla dal maligno e di spronarla con sante ispirazioni a svincolarsi dai suoi tranelli e a riabbracciare la fede. Egli, pur avendo eseguito tale mandato con la prontezza con la quale gli spi­riti celesti sono capaci di obbedire all'Onnipotente, con tut­to quanto era in suo potere non riuscì a convertire quell'o­stinata; si comprenda da questo fino a che punto si possa giungere quando ci si abbandona al diavolo.

164. Riferì alla Vergine: «Regina di misericordia, ho fat­to ciò che mi avete domandato, ma la sua caparbietà è tan­to grande che non riceve né ascolta i miei consigli. Ho combattuto con i nemici, ma essi resistono, allegando il diritto che ella senza coercizioni ha concesso e continua a concedere loro. La virtù della giustizia divina non mi ha appoggiato, per cui non posso darvi il conforto che bra­mate». Ella si addolorò immensamente, ma, essendo la ma­dre dell'amore, della scienza e della degna speranza, non poté perdere quello che ci ha meritato e a cui ci ha edu­cato. Ritiratasi di nuovo a invocare la liberazione della po­veretta indotta in errore, si prostrò e supplicò: «Padre del­le misericordie, ecco davanti a voi questo vile verme. Pu­nite me, e io non veda tale creatura, segnata con le pri­mizie del vostro sangue e sedotta dal drago, divenire pre­da della sua perfidia e del suo odio per i vostri seguaci».

165. L'accorta Signora perseverò per un po' in orazio­ne, ma neanche questa volta le fu data risposta, perché fos­sero messi alla prova il suo invitto cuore e la sua benignità nei confronti del prossimo. Ella considerò quanto era av­venuto ad Eliseo nel risuscitare il bambino della Sunam­mita, sua ospite: a restituirgli la vita non era bastato il ba­stone del profeta applicato da Ghecazi, suo servo, ma era stato necessario che egli stesso si recasse di persona a toc­care il defunto, sdraiandosi su di lui. Poiché né l'Evange­lista né l'angelo avevano potuto far risorgere dal peccato quella donna, si decise ad andare da lei. Consultò su que­sto l'Eterno e, pur non avendo avuto indicazioni, visto che l'opera stessa le dava licenza si alzò con l'intento di usci­re dalla stanza, per incamminarsi con il prediletto verso la sua casa, che era poco distante dal cenacolo; i ministri su­perni, però, la trattennero, perché era già stato ordinato loro di scortarla, spiegandole che non c'era motivo che el­la percorresse le vie della città mentre la potevano tra­sportare con più dignità. Subito, la posero su una nube lu­minosa che faceva da trono e la condussero da costei, che, siccome era misera e restava muta, era stata abbandona­ta da tutti ed era sola con i demoni, che aspettavano la sua anima per impossessarsene.

166. Nell'istante in cui la Principessa arrivò, tutti i se­duttori fuggirono come folgori, precipitandosi gli uni sugli altri con urla terribili. Ella intimò sovranamente loro di piombare negli abissi e di starvi fino a quando non aves­sero avuto il permesso di risalire; così accadde, e non po­terono opporsi. Si accostò poi con pietà all'inferma e, chia­matala per nome, con dolcissime parole di vita le ridette vigore, tanto che cominciò a respirare meglio e a tornare in sé. Quando la interrogò, le fu palesato: «Una tale in una sua visita mi persuase che i discepoli di Cristo mi stavano ingannando e mi consigliò di allontanarmi immediata­mente da loro e da voi, perché enormi mali mi sarebbero derivati dall'osservare la legge che mi insegnavate». Allora, Maria affermò: «Figlia mia, si trattava di Lucifero, tuo av­versario. Sono venuta a donarti la salvezza da parte del Si­gnore. Riacquista, dunque, la fede in lui e confessalo con tutta te stessa come vero Dio, spirato sulla croce per il ri­scatto tuo e del mondo intero. Adoralo, imploralo e chie­digli perdono».

167. Replicò: «Prima lo credevo, ma mi hanno detto che è una dottrina assai cattiva e che se la professo sarò castigata». La Maestra riprese: «Amica mia, non aver pau­ra di ciò, perché è falso; pensa piuttosto che le sofferenze delle quali si deve aver spavento sono quelle dell'inferno, dove satana ti stava trascinando. Ora sei molto vicina alla morte e, se mi dai retta, puoi ottenere il rimedio che ti of­fro. In questo modo, sarai libera dal fuoco perenne, che ti sovrastava per il tuo errore». Per la sua esortazione e per la grazia che le assicurò, la malata si commosse e versò copiose lacrime di compunzione, domandando assistenza in quel pericolo, completamente abbandonata alla sua vo­lontà. Senza indugio, la Vergine la invitò a manifestare pen­timento per confessarsi e intanto dispose che ricevesse i sacramenti, convocando gli apostoli perché glieli ammini­strassero. Quella fortunata, moltiplicando gli atti di con­trizione e di amore ed invocando Gesù e sua Madre, che la guidava, si spense tra le braccia di lei, che era stata per ben due ore in sua compagnia affinché il serpente non ten­tasse ancora di circuirla. Il suo intervento fu così efficace che non solo la rimise sulla via della vita, ma le guadagnò tanti aiuti che quella felice anima uscì dal corpo senza col­pe e pene da scontare. Subito la inviò all'empireo con al­cuni dei custodi che avevano sul petto lo stemma della re­denzione e tenevano in mano palma e corone per soccor­rere i suoi devoti. Ho già trattato di loro e non c'è biso­gno che mi ripeta. Segnalo soltanto che erano scelti per le loro missioni in base alle qualità e doti che avevano a be­neficio dell'umanità.

168. Dopo che la Regina ebbe sanato quella giovane, le creature celesti la riportarono sulla medesima nube al luo­go dove stava ritirata. Prontamente, ella si umiliò e si prostrò, venerando l'Altissimo e ringraziandolo per avere strap­pato costei dalla bocca del drago; compose, inoltre, un can­tico di lode adatto. La divina sapienza ordinò questo pro­digio affinché gli angeli, i beati, i Dodici e persino i dia­voli stessi comprendessero il suo potere impareggiabile: el­la era signora di tutti ed essi, insieme, non sarebbero giun­ti ad essere altrettanto forti; non le sarebbe stato negato niente a vantaggio di coloro che l'avessero avuta cara e pregata, dato che quella donna, a motivo del suo affetto per lei, non era rimasta priva di protezione. Desiderava, poi, che i nemici fossero oppressi, confusi e sfiduciati di poter prevalere contro quanto ella vuole e può per chi la riverisce. Lascio alla considerazione e alla prudenza dei fe­deli altre cose che si possono imparare da questo esempio.

169. Non avvenne lo stesso ad altri due convertiti, i qua­li si resero immeritevoli della sua influente intercessione. Ne parlerò riferendo quello che mi è stato dato di capire perché, come la sorte di Ananìa e Saffira, ciò che li ri­guarda può servire da ammonimento, mostrandoci l'astu­zia del demonio nell'irretire e rovinare, e da avvertimento, affinché temiamo come Davide gli equi giudizi dell'Eter­no. Dopo il miracolo che ho raccontato, il maligno ebbe licenza di ricomparire sulla terra con i suoi e di mettere alla prova i credenti, poiché questo era conveniente per il premio dei giusti e degli eletti. Risalì dagli abissi ancora più furente e cominciò a cercare porte aperte per colpirli, spiando le inclinazioni perverse di ciascuno. Fa nel mede­simo modo anche oggi, sapendo per esperienza che noi di­scendenti di Adamo, generalmente incauti, seguiamo le no­stre passioni più che la ragione e la virtù. Dal momento che la moltitudine non può essere perfetta in tutti i suoi elementi, e la comunità andava crescendo di numero, in alcuni si intiepidiva il fervore della carità ed egli aveva più spazio in cui seminare la sua zizzania. Si accorse che due uomini, i quali prima di unirsi ad essa erano stati assai malvagi, aspiravano a conservarsi il favore di certi capi dei giudei e a stare loro vicino, per degli interessi temporali di onori e ricchezze; a causa di questa avidità, che è sem­pre stata la radice di tutti i mali9, adulavano quei potenti, il cui appoggio ambivano.

170. Da siffatti difetti Lucifero valutò che erano insta­bili nelle proprie convinzioni e che avrebbe potuto sedur­li avvalendosi di quelli stessi dai quali dipendevano. E quanto pensò, lo effettuò e conseguì: presentò parecchie suggestioni ai cuori increduli di tali sacerdoti affinché li riprendessero e minacciassero per avere accettato gli inse­gnamenti cristiani ed essersi fatti battezzare, ed essi lo fe­cero con asprezza e autorità. Lo sdegno dei grandi atter­risce chi è loro sottomesso, se di indole debole come in ef­fetti erano costoro, attaccati al proprio tornaconto. Così, entrambi decisero puerilmente di abiurare per non cadere in disgrazia presso le persone nelle quali avevano posto una sciagurata e fallace fiducia. Abbandonarono subito il gruppo dei devoti e smisero di ascoltare la predicazione e di prendere parte agli altri sacri esercizi. Da questo si ven­ne a conoscere la loro perdizione.

171. Gli apostoli si rattristarono molto per essi e per lo scandalo che un fatto simile agli inizi della Chiesa avreb­be provocato. Discussero tra loro se fosse opportuno infor­mare Maria, preoccupati per il dolore che le sarebbe deri­vato. Giovanni li avvisò che ella era al corrente di tutto quello che concerneva i discepoli, e che quanto era capi­tato non poteva restare nascosto alla sua vigilantissima at­tenzione e alla sua tenerezza. Andarono dunque a darle ragguaglio di ciò che accadeva in ordine a quei due, che essi non avevano mancato di esortare a recedere dal loro rinnegamento. La pietosa e saggia Madre non dissimulò l'afflizione, perché non c'era bisogno di celarla nello smar­rimento di anime che erano già nel gregge; era, inoltre, ne­cessario che essi comprendessero nel suo vivissimo cordo­glio il valore che dovevano attribuire alle loro pecorelle, e l'ardente zelo con cui dovevano sforzarsi di custodirle nel­la professione della fede e di ricondurle sulla via della bea­titudine. La nostra Regina si ritirò immediatamente e, pro­stratasi, fece un'intensa orazione per quegli apostati, spar­gendo per loro abbondanti lacrime di sangue.

172. Ora, per moderare la sua pena facendole penetra­re i propri imperscrutabili giudizi, sua Maestà le disse: «Sposa mia, scelta tra tutte le creature, voglio rivelarti le mie rette decisioni riguardo a coloro per i quali mi stai pre­gando e a chi ancora deve convertirsi. Quei traditori po­trebbero produrre più male che bene tra gli altri, se rima­nessero con loro, perché hanno costumi alquanto deprava­ti e sono peggiorati nelle loro sregolatezze. Li so reprobi e perciò occorre che li recida dal corpo mistico e li allonta­ni dai compagni, affinché non li infettino comunicando lo­ro il contagio. Mia diletta, conformemente alla mia sovra­na provvidenza è conveniente che siano accolti dannati ed eletti: i primi andranno in rovina per le loro colpe, i se­condi si salveranno per mia grazia con le loro opere. La dottrina evangelica deve essere come la rete che raccoglie pesci buoni e cattivi, i prudenti e gli stolti, e il nemico de­ve seminare la sua zizzania in mezzo al grano della verità, così che i giusti pratichino ancor più la giustizia e gli im­puri, se lo vorranno, continuino ad essere tali».

173. Questa fu la risposta che il Signore dette alla Ver­gine, rinnovandole la partecipazione alla sua scienza divi­na. Ella si sollevò dalla sua mestizia, confessando l'equità dell'Eterno nel punire con ragione chi per la propria per­versità diviene indegno della sua amicizia e del suo gau­dio. Tenendo la bilancia del santuario nella sua eminente sapienza e carità, però, era la sola che stimava adeguata­mente che cosa significasse separarsi per sempre dall'On­nipotente ed essere costretti ai tormenti perpetui insieme ai demoni, e ne pativa proporzionatamente alla sua capa­cità di valutare. È noto che gli angeli e i santi del cielo, ai quali tale mistero è manifesto, nel loro stato felicissimo non sono soggetti a tribolazioni e angosce; ma, se queste fossero compatibili con la gloria di cui godono, sarebbero commisurate alla cognizione del danno in cui, traviando­si, incorrono coloro che essi amano perfettamente e desi­derano avere con sé.

174. La Principessa assaporò quell'amarezza, che non può toccarli, in grado tanto maggiore rispetto a quello che essi sentirebbero quanto è a loro superiore in intelligenza e bontà. Per avvertire il dispiacere era viatrice, per inten­derne la causa era pari ai comprensori, dato che, durante la visione beatifica, aveva conosciuto Dio, dolcezza infini­ta, e la sua predilezione per gli uomini, e aveva capito si­no a che punto sarebbe straziato per la perdita di uno so­lo se potesse provare dolore. Si rese conto anche della brut­tezza degli avversari, della loro rabbia contro l'umanità, del peso della loro presenza e di quella degli altri condannati, dei vari supplizi infernali. Quale angustia, quale compas­sione provocò tutto questo, e quanto io non arrivo a pon­derare, in un cuore clemente e sensibile come quello di Ma­ria, che intuiva che costoro e innumerevoli altri si sareb­bero smarriti? Piangeva sulla loro sventura e ripeteva so­vente: «Oh, è dunque possibile che qualcuno di sua propria volontà si privi definitivamente della contemplazione della bellezza del volto dell'Altissimo e preferisca avere davanti le orrende facce dei diavoli nel fuoco che non si estingue?».

175. Ella riservò per sé il segreto della riprovazione di quei nuovi apostati, senza svelarlo ai Dodici. San Giovan­ni, però, osservandola così triste e ritirata, andò a visitarla e a domandarle che cosa gli comandasse di fare e in che cosa potesse esserle utile. Il suo aspetto lo turbò e, chie­dendole licenza di parlare, affermò: «Signora mia e madre del mio Maestro, da quando egli è stato ucciso non vi ho mai trovato tanto abbattuta, con il viso e gli occhi aspersi di sangue. Confidatemene, se è lecito, la ragione e comu­nicatemi se ho modo di confortarvi a prezzo della mia stes­sa vita». Gli fu risposto: «Carissimo, gemo per quel mede­simo motivo». Egli immaginò che la memoria della pas­sione avesse riacceso in lei acerba sofferenza, per cui re­plicò: «Potete ormai contenere i singhiozzi, adesso che Ge­sù siede trionfante alla destra del Padre. Benché non si deb­ba dimenticare quanto egli ha sostenuto per noi, dovete an­che rallegrarvi dei beni che la sua morte ha procurato».

176. Ella riprese: «Se coloro che lo oltraggiano e lo ne­gano vogliono crocifiggerlo un'altra volta e rendersi vano il frutto inestimabile del suo sacrificio, è conveniente che io mi lamenti avendo chiara la sua immensa benevolenza, in virtù della quale egli sopporterebbe ancora per ciascu­no quello che ha subito per tutti. Questa ardente genero­sità non è gradita e molti vanno al castigo perenne; così, non si può moderare la mia pena né mantenere in me la vita, se non me la conserva quello stesso che me l'ha do­nata. O discendenti di Adamo, formati ad immagine del mio Unigenito, a che cosa pensate? Dove avete il senno, per non comprendere la disgrazia che vi attende se giun­gerete a separarvi eternamente da colui che vi ha plasma­to?». Giovanni ribatté: «Maestra mia, se siete afflitta per i due che hanno abiurato, sapete che tra tanti figli ci sono dei servi infedeli; infatti, anche tra noi apostoli Giuda ha tradito, mentre stava alla scuola stessa di Cristo». La no­stra sovrana disse: «Se il Signore avesse determinato la per­dizione di alcune anime, il mio turbamento si potrebbe al­leggerire; ma, sebbene egli permetta la dannazione dei re­probi, perché la cercano, non era questo il volere assolu­to della sua benignità, che vorrebbe salvare tutti, se con il loro libero arbitrio non le resistessero. Inoltre, a sua Mae­stà costò sudore di sangue il vedere che non tutti erano eletti e che non tutti avrebbero conseguito gli effetti del sangue che egli avrebbe sparso per loro; se, poi, ora in cie­lo potesse sentire affanno per chi cade, senza dubbio esso sarebbe più grande che se patisse per lui. È, dunque, giu­sto che io, essendo illuminata su tale verità e stando nel­la carne passibile, mi angosci per ciò che egli desidera tan­to e non si ottiene». Con queste ed altre espressioni della Regina della misericordia, anche l'Evangelista si mosse al­le lacrime e in quello stato l'accompagnò a lungo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

177. Mia diletta, in questo capitolo ti è stata rivelata l'incomparabile amarezza con cui io piansi la condanna al­trui. Potrai così capire quanto sei tenuta a fare per te stes­sa e per il prossimo, se vuoi imitarmi con l'eccellenza che ambisco da te. Non avrei ricusato alcun tormento e nep­pure il martirio, se fosse stato necessario a vantaggio di coloro che vanno all'inferno, e ne avrei avuto riposo nel mio infuocato affetto. Dal momento che tu non giungi a perire per il dolore, almeno non evitare di accettare per questa causa tutto quello che la Provvidenza disporrà, di pregare per i tuoi fratelli, di impegnarti con tutte le forze per impedire in loro qualsiasi difetto, se ti sarà possibile. Quando non ti sarà dato subito ciò cui aneli e non ti ac­corgerai che Dio ti ascolta, non abbandonare la fiducia, ma ravvivala e persevera. Tale importunità non può affat­to disgustarlo, poiché egli brama più di te la beatitudine di chi ha riscattato. Se nonostante questo non sarai esau­dita e non avrai quanto implori, applica i mezzi che la ca­rità e la prudenza esigeranno e torna a supplicare con nuo­va insistenza, perché l'Altissimo è sempre vincolato dall'a­more verso gli altri e da quello che ci spinge ad ostacola­re le trasgressioni, dalle quali viene offeso. Non vuole la morte del peccatore e, come hai già scritto, non ebbe da sé volontà assoluta ed antecedente di mandare in rovina le sue creature; anzi, le salverebbe tutte se esse non sce­gliessero di smarrirsi e, sebbene lo permetta per la sua equità, a motivo della libertà umana viene così ad accon­sentire a ciò che gli dispiace. Non scoraggiarti mai nelle tue orazioni, ma, riguardo alle richieste di cose tempora­li, presentale all'Onnipotente e domanda che si compia il suo beneplacito in quello che egli sa conveniente.

178. Se per la salvezza dei tuoi simili pretendo che ope­ri con tanto fervore, considera quanto tu debba fare per la tua e in che stima tu debba avere la tua anima, per la qua­le fu offerto un prezzo infinito. Ti ammonisco materna­mente di ricordarti, allorché le tentazioni e le passioni ti muoveranno a macchiarti di qualche colpa, benché assai lieve, dell'angustia e dei gemiti che mi procurò il conosce­re quelle degli uomini e l'adoperarmi per renderle difficili. Carissima, non comportarti anche tu come loro e, quan­tunque adesso io non possa soffrire, non privarmi del gau­dio accidentale che, dopo aver avuto la benevolenza di es­sere tua madre e maestra per guidarti come figlia e disce­pola, riceverò constatando che sei perfetta e istruita alla mia scuola. Se sarai negligente in questo, mi deluderai mol­to, dato che mi aspetto che in tutte le tue azioni tu sia gra­dita al mio Unigenito e lasci adempiersi in te con ogni pie­nezza i suoi decreti. Rifletti con la luce infusa che ti è con­cessa su quanto sarebbero gravi i tuoi torti se ne commet­tessi qualcuno dopo essere stata così beneficata dal Signo­re e da me. Non ti mancheranno pericoli e seduzioni negli anni che ti rimangono, ma tieni sempre a mente i miei in­segnamenti, la mia pena, i miei lamenti e, soprattutto, quel­lo che devi a Gesù, il quale si mostra tanto liberale verso di te nel favorirti e nell'applicarti il frutto del suo sangue, per trovare in te corrispondenza e gratitudine.


9 giugno 1978 - IL DOGMA DELLA COMUNIONE DEI SANTI NON BASTA CONOSCERLO, BISOGNA VIVERLO

Mons. Ottavio Michelini

Siamo le Anime del Purgatorio, scrivi fratello.

Siamo noi anime Purganti a dirti che aspettavamo questo incontro, che indubbiamente porterà bene a te e a noi, l'amore che unisce i figli di Dio, siano essi nel tempo o fuori del tempo come siamo noi, è sempre utile e fecondo di bene.

Il Dogma della Comunione dei Santi, per chi in esso vi crede e per chi si sforza di viverlo, porta sempre frutti santi per ambedue le parti, certo fratello don Ottavio, per noi nessun sforzo, nessuna fatica sia per credere sia per vivere la sublime e stupenda realtà del Dogma in oggetto, per voi invece pellegrinanti sulla terra si richiede l'esercizio della vita divina della grazia, si richiede l'esercizio delle facoltà della vostra anima, innanzi tutto della vostra intelligenza che deve cercare di conoscere l'esistenza del Dogma, di conoscerne l'origine, cioè da dove e come è nato, di conoscere gli effetti che produce in chi lo conosce e in chi lo vive, si richiede inoltre l'esercizio della vostra volontà, volerlo accettare e volerlo vivere è atto della volontà, si richiede ancora l'esercizio della memoria che sempre deve tenerlo presente (pag. 130) all'intelligenza e alla volontà perché esse possano ricordarlo e volerlo.

Fratello don Ottavio, non è tutto, il Dogma della Comunione dei Santi, come del resto deve essere detto di tante altre realtà soprannaturali, richiede sì l'esercizio naturale dell'anima, ma soprattutto l'esercizio della Vita divina della Grazia inserita nell'anima quindi: esercizio della Fede, perché il Dogma sia reso operante bisogna fermamente credere, fortemente crederlo senza veli o sottintese limitazioni, richiede inoltre l'esercizio della Carità, dell'amore, amore vero non fittizio, non illusorio, amore reale accompagnato dalle opere e tu, voi, sapete di quali opere importa la natura di questo Dogma, richiede inoltre l'esercizio della Speranza che come luce trasparente vi fa intravvedere e desiderare i benefici effetti che il Dogma visto, voluto, amato porta in voi e in noi.

Quanti tesori ancora da scoprire e da valorizzare

Fratello don Ottavio abbiamo parlato di realtà meravigliosa, anzi stupenda, se avessimo altri vocaboli più efficaci li useremmo per farvi capire quanti tesori sono ancora da scoprirsi e da valorizzare da parte di moltissimi cristiani, che ignorano, che non vedono, e quindi non operano a loro danno e nel caso, anche a nostro danno; don Ottavio non basta il (pag. 131) dono della vita ma la vita anche fisica, intellettuale, spirituale bisogna viverla, a che gioverebbe una vita non vissuta? quanto bene non fatto, quanto bene trascurato per la superficialità di fede, di speranza di amore, doni meravigliosi ma tante volte quasi sciupati in una tiepidezza e negligenza incomprensibili.

Voi dovreste ben sapere che le vostre possibilità di bene nei nostri riguardi costituiscono una riserva potenziale pressoché inesauribile, qualunque cosa facciate basterebbe, dal piano naturale, trasportarla ed elevarla al piano soprannaturale della grazia aggiungendovi l'intenzione " per le anime Sante del Purgatorio ", se poi sono già cose di ordine soprannaturale come la S. Messa celebrata o ascoltata basta solo aggiungere la intenzione sopraddetta; uscite per una passeggiata, per una spesa, o qualsiasi altro facciate o pensiate, fatelo per amore del Signore e in suffragio delle nostre anime.

Sta a voi uomini dare il " via "


Tu sai fratello che da parte nostra la risposta sarebbe, è immediata, per noi non possiamo fare " nulla ", per voi possiamo fare " tanto ", ma siete voi che vivete nella fede e nella prova che dovete, per così dire, dare il " via " per rendere operante questo Dogma della Comunione dei Santi. (pag. 132)

Don Ottavio è vero che le necessità e i bisogni materiali ma soprattutto spirituali sono tanti per voi, ma perché non tener conto che anche noi Anime Purganti potremmo aiutarvi tanto nel risolvere tutti i vostri problemi personali e sociali... se tu sapessi cosa vuol dire Purgatorio!!! se lo sapessero i cristiani che così presto si dimenticano di noi, che così facilmente dimenticano le loro promesse, che così male vivono la loro fede, che più che a noi pensano alla putredine e cenere dei nostri corpi!!!

Fratello nostro don Ottavio, quanto si potrebbe e si dovrebbe fare per Carità e Giustizia nei nostri riguardi... intensifichiamo di molto la nostra comunione e abbondanti saranno i benefici effetti e le benedizioni di Dio.

In attesa. (pag. 133)

Le anime del Purgatorio.