Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 28° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 16
1Diceva anche ai discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.3L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.4So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.5Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:6Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.7Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona".
14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.15Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.
16La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi.
17È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.
18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.
19C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.23Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi".
Primo libro di Samuele 2
1Allora Anna pregò:
"Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io godo del beneficio che mi hai concesso.
2Non c'è santo come il Signore,
non c'è rocca come il nostro Dio.
3Non moltiplicate i discorsi superbi,
dalla vostra bocca non esca arroganza;
perché il Signore è il Dio che sa tutto
e le sue opere sono rette.
4L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli sono rivestiti di vigore.
5I sazi sono andati a giornata per un pane,
mentre gli affamati han cessato di faticare.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
6Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
7Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
8Solleva dalla polvere il misero,
innalza il povero dalle immondizie,
per farli sedere insieme con i capi del popolo
e assegnar loro un seggio di gloria.
Perché al Signore appartengono i cardini della terra
e su di essi fa poggiare il mondo.
9Sui passi dei giusti Egli veglia,
ma gli empi svaniscono nelle tenebre.
Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza.
10Il Signore... saranno abbattuti i suoi avversari!
L'Altissimo tuonerà dal cielo.
Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra;
darà forza al suo re
ed eleverà la potenza del suo Messia".
11Poi Elkana tornò a Rama, a casa sua, e il fanciullo rimase a servire il Signore alla presenza del sacerdote Eli.
12Ora i figli di Eli erano uomini depravati; non tenevano in alcun conto il Signore,13né la retta condotta dei sacerdoti verso il popolo. Quando uno si presentava a offrire il sacrificio, veniva il servo del sacerdote mentre la carne cuoceva, con in mano un forchettone a tre denti,14e lo introduceva nella pentola o nella marmitta o nel tegame o nella caldaia e tutto ciò che il forchettone tirava su il sacerdote lo teneva per sé. Così facevano con tutti gli Israeliti che venivano là a Silo.15Prima che fosse bruciato il grasso, veniva ancora il servo del sacerdote e diceva a chi offriva il sacrificio: "Dammi la carne da arrostire per il sacerdote, perché non vuole avere da te carne cotta, ma cruda".16Se quegli rispondeva: "Si bruci prima il grasso, poi prenderai quanto vorrai!", replicava: "No, me la devi dare ora, altrimenti la prenderò con la forza".17Così il peccato di quei giovani era molto grande davanti al Signore perché disonoravano l'offerta del Signore.
18Samuele prestava servizio davanti al Signore per quanto lo poteva un fanciullo e andava cinto di 'efod' di lino.19Sua madre gli preparava una piccola veste e gliela portava ogni anno, quando andava con il marito a offrire il sacrificio annuale.20Eli allora benediceva Elkana e sua moglie ed esclamava: "Ti conceda il Signore altra prole da questa donna per il prestito che essa ha fatto al Signore". Essi tornarono a casa21e il Signore visitò Anna, che partorì ancora tre figli e due figlie. Frattanto il fanciullo Samuele cresceva presso il Signore.
22Eli era molto vecchio e gli veniva all'orecchio quanto i suoi figli facevano a tutto Israele e come essi si univano alle donne che prestavano servizio all'ingresso della tenda del convegno.23Perciò disse loro: "Perché dunque fate tali cose? Io sento infatti da parte di tutto il popolo le vostre azioni empie!24No, figli, non è bene ciò che io odo di voi, che cioè sviate il popolo del Signore.
25Se un uomo pecca contro un altro uomo,
Dio potrà intervenire in suo favore,
ma se l'uomo pecca contro il Signore,
chi potrà intercedere per lui?".
Ma non ascoltarono la voce del padre, perché il Signore aveva deciso di farli morire.26Invece il giovane Samuele andava crescendo in statura e in bontà davanti al Signore e agli uomini.
27Un giorno venne un uomo di Dio da Eli e gli disse: "Così dice il Signore: Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, mentre erano in Egitto, in casa del faraone?28Non l'ho scelto da tutte le tribù d'Israele come mio sacerdote, perché salga l'altare, bruci l'incenso e porti l''efod' davanti a me? Alla casa di tuo padre ho anche assegnato tutti i sacrifici consumati dal fuoco, offerti dagli Israeliti.29Perché dunque avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte che io ho ordinato per sempre e tu hai avuto maggior riguardo ai tuoi figli che a me e vi siete pasciuti in tal modo con le primizie di ogni offerta di Israele mio popolo?30Ecco dunque l'oracolo del Signore, Dio d'Israele: Avevo promesso alla tua casa e alla casa di tuo padre che avrebbero sempre camminato alla mia presenza. Ma ora - oracolo del Signore - non sia mai! Perché chi mi onorerà anch'io l'onorerò, chi mi disprezzerà sarà oggetto di disprezzo.31Ecco verranno giorni in cui io taglierò via il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, sì che non vi sia più un anziano nella tua casa.32Guarderai sempre angustiato tutto il bene che farò a Israele, mentre non si troverà mai più un anziano nella tua casa.33Qualcuno dei tuoi tuttavia non lo strapperò dal mio altare, perché ti si consumino gli occhi e si strazi il tuo animo: ma chiunque sarà nato dalla tua famiglia morirà per la spada degli uomini.34Sarà per te un segno quello che avverrà ai tuoi due figli, a Cofni e Pìncas: nello stesso giorno moriranno tutti e due.35Dopo, farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele che agirà secondo il mio cuore e il mio desiderio. Io gli darò una casa stabile e camminerà alla mia presenza, come mio consacrato per sempre.36Chiunque sarà superstite nella tua casa, andrà a prostrarsi davanti a lui per una monetina d'argento e per un pezzo di pane e dirà: Ammettimi a qualunque ufficio sacerdotale, perché possa mangiare un tozzo di pane".
Sapienza 17
1I tuoi giudizi sono grandi e difficili da spiegare,
per questo le anime grossolane furono tratte in errore.
2Gli iniqui credendo di dominare il popolo santo,
incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte,
chiusi nelle case,
giacevano esclusi dalla provvidenza eterna.
3Credendo di restar nascosti con i loro peccati segreti,
sotto il velo opaco dell'oblio,
furono dispersi, colpiti da spavento terribile
e tutti agitati da fantasmi.
4Neppure il nascondiglio in cui si trovavano
li preservò dal timore,
ma suoni spaventosi rimbombavano intorno a loro,
fantasmi lugubri dai volti tristi apparivano.
5Nessun fuoco, per quanto intenso riusciva a far luce,
neppure le luci splendenti degli astri
riuscivano a rischiarare quella cupa notte.
6Appariva loro solo una massa di fuoco,
improvvisa, spaventosa;
atterriti da quella fugace visione,
credevano ancora peggiori le cose viste.
7Fallivano i ritrovati della magia,
e la loro baldanzosa pretesa di sapienza.
8Promettevano di cacciare timori e inquietudini
dall'anima malata,
e cadevano malati per uno spavento ridicolo.
9Anche se nulla di spaventoso li atterriva,
spaventati al passare delle bestiole
e ai sibili dei rettili,
morivano di tremore,
rifiutando persino di guardare l'aria,
a cui nessuno può sottrarsi.
10La malvagità condannata dalla propria testimonianza
è qualcosa di vile
e oppressa dalla coscienza presume sempre il peggio.
11Il timore infatti
non è altro che rinunzia agli aiuti della ragione;
12quanto meno nell'intimo ci si aspetta da essi,
tanto più grave si stima l'ignoranza
della causa che produce il tormento.
13Ma essi durante tale notte davvero impotente,
uscita dai recessi impenetrabili degli inferi senza potere,
intorpiditi da un medesimo sonno,
14ora erano agitati da fantasmi mostruosi,
ora paralizzati per l'abbattimento dell'anima;
poiché un terrore improvviso e inaspettato
si era riversato su di loro.
15Così chiunque, cadendo là dove si trovava,
era custodito chiuso in un carcere senza serrami,
16fosse un agricoltore o un pastore
o un operaio impegnato in lavori in luoghi solitari,
sorpreso cadeva sotto la necessità ineluttabile,
perché tutti eran legati dalla stessa catena di tenebre.
17Il sibilare del vento,
il canto melodioso di uccelli tra folti rami,
il mormorio di impetuosa acqua corrente,
il cupo fragore di rocce cadenti,
18la corsa invisibile di animali imbizzarriti,
le urla di crudelissime belve ruggenti,
l'eco ripercossa delle cavità dei monti,
tutto li paralizzava e li riempiva di terrore.
19Tutto il mondo era illuminato di luce splendente
ed ognuno era dedito ai suoi lavori senza impedimento.
20Soltanto su di essi si stendeva una notte profonda,
immagine della tenebra che li avrebbe avvolti;
ma erano a se stessi più gravosi della tenebra.
Salmi 39
1'Al maestro del coro, Iditun. Salmo. Di Davide.'
2Ho detto: "Veglierò sulla mia condotta
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca
mentre l'empio mi sta dinanzi".
3Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene,
la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
4Ardeva il cuore nel mio petto,
al ripensarci è divampato il fuoco;
allora ho parlato:
5"Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni
e saprò quanto è breve la mia vita".
6Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni
e la mia esistenza davanti a te è un nulla.
Solo un soffio è ogni uomo che vive,
7come ombra è l'uomo che passa;
solo un soffio che si agita,
accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.
8Ora, che attendo, Signore?
In te la mia speranza.
9Liberami da tutte le mie colpe,
non rendermi scherno dello stolto.
10Sto in silenzio, non apro bocca,
perché sei tu che agisci.
11Allontana da me i tuoi colpi:
sono distrutto sotto il peso della tua mano.
12Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo,
corrodi come tarlo i suoi tesori.
Ogni uomo non è che un soffio.
13Ascolta la mia preghiera, Signore,
porgi l'orecchio al mio grido,
non essere sordo alle mie lacrime,
poiché io sono un forestiero,
uno straniero come tutti i miei padri.
14Distogli il tuo sguardo, che io respiri,
prima che me ne vada e più non sia.
Baruc 2
1Per questo il Signore ha adempiuto le sue parole pronunziate contro di noi, contro i nostri giudici che governano Israele, contro i nostri re e contro i nostri principi, contro ogni uomo d'Israele e di Giuda.2Non era mai avvenuto sotto la volta del cielo quello che egli ha compiuto in Gerusalemme, come sta scritto nella legge di Mosè,3fino al punto di mangiarsi uno le carni del figlio e un altro quelle della figlia.4Il Signore li mise in potere di tutti i regni vicini e li rese oggetto di vituperio e di disprezzo per tutti quei popoli in mezzo ai quali li aveva dispersi.5Così ci ha reso schiavi invece di padroni, perché abbiamo offeso il Signore nostro Dio e non abbiamo ascoltato la sua voce.6Al Signore nostro Dio la giustizia, a noi e ai padri nostri il disonore sul volto, come avviene ancor oggi.7Tutte le calamità che il Signore ci aveva minacciate, ci sono venute addosso.8Ma noi non abbiamo placato lo sdegno del Signore, rinunziando ai perversi affetti del nostro cuore.9Così il Signore, che è pronto al castigo, lo ha mandato sopra di noi, poiché egli è giusto in tutte le opere che ci ha comandate,10mentre noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, eseguendo i decreti che ci aveva posti davanti.
11Ora, Signore Dio d'Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome glorioso come oggi lo possiedi,12noi abbiamo peccato, siamo stati empi, abbiamo trasgredito, Signore Dio nostro, i tuoi comandamenti.13Allontana da noi lo sdegno, poiché siamo rimasti molto pochi in mezzo alle genti fra le quali tu ci hai dispersi.14Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovar grazia davanti a coloro che ci hanno deportati,15perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore nostro Dio e che il tuo nome è stato invocato su Israele e su tutta la sua stirpe.16Guarda, Signore, dalla tua santa dimora e pensa a noi; inclina il tuo orecchio, Signore, e ascolta;17apri, Signore, gli occhi e osserva: non i morti che sono negli inferi, il cui spirito se n'è andato dalle loro viscere, danno gloria e giustizia al Signore,18ma chi geme sotto il peso, chi se ne va curvo e spossato, chi ha gli occhi languenti, chi è affamato, questi sono coloro che ti rendono gloria e giustizia, Signore.19Non per i meriti dei nostri padri e dei nostri re ti presentiamo le nostre suppliche, Signore Dio nostro,20ma perché tu hai mandato sopra di noi la tua collera e il tuo sdegno, come avevi dichiarato per mezzo dei tuoi servi i profeti:21"Ecco, dice il Signore: Curvate le spalle, servite il re di Babilonia e dimorerete nella terra da me data ai vostri padri.22Ma se non darete ascolto alla voce del Signore che comanda di servire il re di Babilonia,23farò cessare nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme il grido di gioia e di letizia, il canto dello sposo e della sposa e tutto il territorio diventerà un deserto senza abitanti".24Noi non abbiamo dato ascolto alla tua voce di servire il re di Babilonia, perciò tu hai eseguito la minaccia, fatta per mezzo dei tuoi servi i profeti, che le ossa dei nostri re e dei nostri padri sarebbero rimosse dalla loro tomba.25Ed eccole abbandonate al calore del giorno e al gelo della notte. Essi son morti fra atroci dolori, di fame, di spada e di peste;26il tempio che porta il tuo nome tu lo hai ridotto nello stato in cui oggi si trova, per la malvagità della casa d'Israele e di Giuda.27Tuttavia tu hai agito verso di noi, Signore Dio nostro, secondo tutta la tua bontà e secondo tutta la tua grande misericordia,28come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti agli Israeliti, dicendo:29"Se voi non darete ascolto alla mia voce, questa moltitudine che ora è così grande sarà ridotta a un piccolo resto in mezzo alle nazioni fra le quali io la disperderò;30poiché io so che non mi ascolterà, perché è un popolo di dura cervice. Però nella terra del loro esilio ritorneranno in sé31e riconosceranno che io sono il Signore loro Dio. Darò loro un cuore e orecchi che ascoltano;32nella terra del loro esilio mi loderanno e si ricorderanno del mio nome33e ripensando alla sorte subìta dai loro padri che peccarono contro di me, abbandoneranno la loro caparbietà e la loro malizia.34Io li ricondurrò nella terra promessa con giuramento ai loro padri, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe; essi ne avranno di nuovo il dominio e io li moltiplicherò e non diminuiranno più;35farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato".
Atti degli Apostoli 19
1Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo".3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero.4Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù".5Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano.7Erano in tutto circa dodici uomini.
8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio.9Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno.10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo,12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica".14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo.15Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?".16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite.17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
21Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma".22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.
23Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina.24Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani,25li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere;26ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo.27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano".
28All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".29Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo.30Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero.31Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro.32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo.34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".35Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artémide e della sua statua caduta dal cielo?36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti.37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea.38Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria.40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento".41E con queste parole sciolse l'assemblea.
Capitolo I: Il raccoglimento interiore
Leggilo nella Biblioteca1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.
2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.
3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.
DISCORSO 88 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 20, 30-34 DOVE SI PARLA DEI DUE CIECHI CHE SEDEVANO LUNGO LA VIA, GRIDANDO: "SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÀ DI NOI"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaMedico della salvezza è Cristo. Lo scopo dei suoi miracoli.
1. 1. La Santità vostra sa bene, come noi, che il Medico della nostra salvezza è il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo; egli ha preso la debolezza della nostra natura affinché la nostra debolezza non fosse eterna. Ha preso infatti il corpo mortale mediante il quale uccidere la morte. Egli fu bensì crocifisso a causa della nostra debolezza - come dice l'Apostolo - ora però vive per la potenza di Dio 1. Il medesimo Apostolo dice: Ora non muore più, la morte non avrà mai più potere su di lui 2. Queste verità sono dunque ben note alla vostra fede. Per conseguenza dobbiamo sapere nello stesso tempo che tutti i miracoli da lui compiuti nella sfera della natura fisica servono per esortarci a ottenere da lui ciò che non è transitorio e non avrà mai fine. Ridonò ai ciechi gli occhi che la morte un giorno avrebbe certamente chiusi; risuscitò Lazzaro, destinato a morire di nuovo. Tutte le guarigioni ch'egli compì per la salute del corpo non le compì affinché fosse eterna, anche se tuttavia darà alla fine la salute eterna anche allo stesso corpo. Ma poiché non si credeva alle realtà che non si vedevano, mediante questi miracoli temporali confermava la fede nelle realtà che non si vedevano.
Più lodevole fu in seguito la fede senza miracoli della Chiesa.
2. 2. Nessuno pertanto, fratelli, dica che nostro Signore Gesù Cristo adesso non compie siffatti miracoli e che perciò preferisce i primi tempi della Chiesa a quelli attuali. Poiché in un passo lo stesso Signore stima superiori a quelli che vedono, e quindi credono, coloro che pur non vedendo credono 3. In effetti a quel tempo la fede dei discepoli del Cristo era talmente vacillante che, pur vedendolo già risorto, per credere alla sua risurrezione, ritennero necessario anche di toccarlo. Non bastava che lo vedessero con gli occhi se non avessero accostato anche le mani alle sue membra e non avessero toccato anche le cicatrici delle ferite recenti; in tal modo il discepolo che dubitava, dopo aver toccato e riconosciuto le cicatrici, subito esclamò: Signore mio e Dio mio! 4. Le cicatrici rendevano manifesto Colui che aveva guarito in altri tutte le ferite. Il Signore non poteva forse risorgere senza cicatrici? Sì, ma egli conosceva le ferite nel cuore dei discepoli, e al fine di guarirle egli aveva conservato le cicatrici nel suo corpo. E che rispose il Signore al discepolo che ormai dichiarava ed esclamava: Mio Signore e mio Dio? Tu hai creduto - disse - perché hai visto: beati quelli che credono senza vedere 5. Di chi parlava, fratelli, se non di noi? Non di noi soli, ma anche dei nostri posteri. In effetti, poco tempo dopo che si allontanò dagli occhi mortali perché fosse rafforzata la fede nei cuori, tutti quelli che han creduto lo hanno fatto senza vedere e la loro fede ha avuto un gran merito; per avere questa fede accostarono solo il cuore pieno di religioso rispetto verso Dio, ma non anche la mano per toccare.
Cristo compie adesso miracoli maggiori.
3. 3. Il Signore compì dunque questi miracoli per attrarre alla fede. Questa fede è ora fervida nella Chiesa diffusa in tutto il mondo. Adesso inoltre compie guarigioni più grandi, in vista delle quali non disdegnò di compiere allora al cospetto di tutti quelle meno grandi. Infatti, allo stesso modo che ha più valore l'anima che non il corpo, così è da apprezzare più la salute dell'anima che quella del corpo. Adesso il corpo cieco non apre gli occhi per miracolo del Signore, ma il cuore cieco apre gli occhi alla parola del Signore. Adesso non risorge un cadavere mortale, ma risorge l'anima, che languiva in un cadavere vivente. Adesso non vengono aperte le orecchie sorde del corpo; ma quanti hanno le orecchie del cuore chiuse, le quali però si spalancano quando vi penetra la parola di Dio perché credano quelli che non credevano, e vivano bene quelli che vivevano male, e ubbidiscano quelli che non ubbidivano? diciamo anche: "Quel tale è diventato credente!" e ce ne meravigliamo quando lo sentiamo dire di coloro che noi sapevamo essere ostinati. Perché dunque ora ti meravigli di uno diventato credente, incensurabile, servitore di Dio, se non perché costati che vede uno che tu sapevi essere cieco, vedi che vive uno che sapevi essere morto, costati che ode uno che sapevi essere sordo? Dovete dunque considerare i morti di un'altra specie, a proposito dei quali il Signore diceva a un tale che differiva a seguire il Signore perché desiderava dar sepoltura al padre: Lascia - disse - che i morti seppelliscano i loro morti 6. I morti che seppelliscono non sono certamente morti nel corpo, perché se fossero così, non potrebbero seppellire i cadaveri. Eppure Cristo li chiama morti: in che modo morti se non interiormente nell'anima? Come infatti anche visibilmente spesso in una casa intatta e illesa giace sul catafalco il padrone della medesima casa, così anche in un corpo in buona salute molti hanno dentro un'anima morta, l'Apostolo li stimola: Svegliati, tu che dormi, sorgi dai morti e Cristo t'illuminerà 7. Colui che risuscita i morti è lo stesso che illumina i ciechi. È la sua voce che, per bocca dell'Apostolo, grida al morto: Svegliati, tu che dormi! Il cieco sarà illuminato dalla luce quando risorgerà. Quanti sordi inoltre aveva davanti agli occhi il Signore quando diceva: Chi ha orecchi per udire, cerchi di udire 8? In realtà chi mai si trovava davanti a lui senza orecchie del corpo? Quali orecchie desiderava dunque, se non quelle dell'uomo interiore?
L'occhio dello spirito, con cui vedere Dio, viene purificato dalla fede.
4. 4. Allo stesso modo, a quali occhi pensava quando parlava a persone certamente vedenti, ma vedenti solo con gli occhi del corpo? Dicendogli infatti Filippo: Signore, mostraci il Padre e questo ci basta 9, voleva, sì, far intendere giustamente che poteva bastare la manifestazione del Padre, ma come sarebbe potuto bastare il Padre a uno al quale non era sufficiente il Cristo, il Figlio uguale al Padre? Ma perché non bastava? Perché non era visto. E perché non era visto? Perché ancora non era sano l'occhio col quale potesse essere visto. In effetti ciò che nel corpo del Signore si vedeva con questi occhi, lo vedevano non solo i discepoli che l'onorarono ma anche i giudei che lo crocefissero. Egli dunque, ché desiderava d'esser visto diversamente, ricercava occhi diversi. Ecco perché al discepolo che gli aveva detto: Mostraci il Padre e questo ci basta, rispose: Da tanto tempo sono con voi e non mi avete ancora conosciuto? Filippo, chi ha visto me, ha visto anche il Padre 10. E affinché frattanto risanasse gli occhi della fede, prima viene richiamato a pensare secondo il criterio della fede, perché possa arrivare alla visione. Perché poi Filippo non credesse che Dio si dovesse immaginare con le sembianze che vedeva nel corpo del Signore Gesù Cristo, subito soggiunse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? 11. Poco prima aveva detto: Chi ha visto me ha visto anche il Padre 12. Ma Filippo non aveva ancora l'occhio sano con cui potesse vedere il Padre, e perciò nemmeno per poter vedere lo stesso Figlio uguale al Padre. Per questo motivo prese a guarire e a rafforzare con medicamenti e fomenti la vista della mente ancora malata e incapace di guardare una luce così vivida, e disse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Chi dunque non è ancora in grado di vedere ciò che il Signore ci mostrerà, non cerchi prima di vedere ciò che deve credere, ma prima deve credere affinché possa essere guarito l'occhio con cui poter vedere. A occhi di schiavi si presentava infatti solo la natura di schiavo, poiché egli che non aveva considerato la sua uguaglianza con Dio come una usurpazione, se avesse potuto esser visto già uguale a Dio da coloro che voleva guarire, non avrebbe avuto bisogno di svuotare se stesso e prendere la natura di schiavo 13. Ma poiché non era possibile vederlo come Dio, mentre era facile vederlo come uomo, egli, ch'era Dio, divenne uomo affinché ciò che si vedeva in lui guarisse l'occhio con cui non si vedeva. Ecco perché egli stesso, in un altro passo, dice: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 14. Naturalmente Filippo avrebbe potuto rispondere e dire: "Signore, ecco, io ti vedo, ma il Padre è forse come quello che vedo, poiché hai detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre?". Prima che Filippo rispondesse così, o forse prima che pensasse ciò, il Signore, dopo aver detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre, soggiunse immediatamente: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Con quell'occhio infatti non poteva ancora vedere né il Padre né il Figlio uguale al Padre ma, perché l'occhio fosse guarito e reso capace di vedere, doveva essere medicato con una pomata perché fosse reso capace di credere. Perciò prima di vedere ciò che non puoi vedere, credi ciò che ancora non vedi. Cammina per mezzo della fede per poter arrivare alla visione. Non godrà la visione della patria celeste chi non avrà il conforto della fede nel pellegrinaggio terreno. Cosi infatti dice l'Apostolo: Finché siamo nel corpo siamo lontani dal Signore 15. E subito dopo spiega perché siamo ancora lontani, anche se già abbiamo la fede: Camminiamo infatti nella fede e non nella visione 16.
Urgente risanare l'occhio del cuore.
5. 5. In questa vita dunque, fratelli, dobbiamo impegnarci totalmente a guarire l'occhio del nostro cuore per arrivare a vedere Dio. Questo è lo scopo a cui tende la celebrazione dei santi misteri, la predicazione della parola di Dio, le esortazioni morali della Chiesa, quelle cioè riguardanti la correzione dei costumi, l'emendamento delle passioni carnali, il dovere di rinunciare a questo mondo non solo a parole ma altresì col mutare vita; questo è lo scopo cui mirano costantemente le divine e Sacre Scritture, quello, cioè, di purificare il nostro interno da ciò che c'impedisce la vista di Dio. Così infatti accade all'occhio fatto per vedere questa luce temporale che, sebbene provenga dal cielo, è tuttavia corporale e visibile non solo agli uomini ma anche agli esseri viventi più spregevoli (l'occhio in realtà è stato fatto per vedere questa luce); se tuttavia gli si getta contro o vi penetra qualche corpo estraneo che lo turbi, viene escluso da questa luce; sebbene questa sia diffusa intorno ad esso con la sua presenza, esso si volge altrove e se ne tiene lontano; ma non solo si tiene lontano dalla luce che gli sta dinnanzi, ma la luce per vedere la quale esso è fatto gli è perfino fastidiosa. Allo stesso modo anche l'occhio del cuore turbato e offeso si volge lontano dalla luce della giustizia e non solo non osa contemplarla ma non ci riesce nemmeno.
Desiderio di purificare l'occhio del cuore.
6. 6. Che cosa turba l'occhio del cuore? Ciò che turba, ottura e offusca l'occhio del cuore è la cupidigia, l'avidità, l'iniquità, l'amore del mondo. E tuttavia con quanta cura si cerca il medico, quando l'occhio del corpo è turbato, come siamo solleciti di farlo aprire e farlo liberare dalle impurità affinché guarisca e possa vedere la luce terrena! Si corre, non ci si dà pace, non si aspetta un momento anche se cade nell'occhio soltanto una pagliuzza. Il sole che desideriamo vedere con occhi sani, lo ha fatto certamente Dio. Naturalmente è molto più luminoso del sole Colui che lo ha fatto, e la luce che si addice all'occhio dell'anima è di natura del tutto diversa. Quella luce è l'eterna sapienza. D'altra parte Dio ti ha fatto, o uomo, a sua immagine. Ti avrebbe forse dato il mezzo di vedere il sole fatto da lui e non ti avrebbe dato il mezzo di vedere il tuo Creatore, dal momento che ti ha fatto a sua immagine? Ti ha dato anche questo: t'ha dato l'uno e l'altro mezzo. Mentre tieni assai cari gli occhi esterni, trascuri assai l'occhio interiore; lo porti sciupato e ferito. Se il tuo Creatore vorrà mostrarsi a te, sarà per te un tormento; sarà un tormento per il tuo occhio prima che venga curato e guarito. Poiché anche nel paradiso Adamo peccò e si nascose allo sguardo di Dio. Allorché dunque aveva il cuore sano della pura coscienza, godeva della presenza di Dio; dopo che il suo occhio rimase ferito dal peccato, provò paura della luce divina, cercò uno scampo nelle tenebre e nel folto degli alberi, fuggendo la verità e bramando le ombre dell'errore.
Sull'esempio di Cristo siamo invitati a bere l'amaro calice per guarire.
7-8. 7. Anche noi, fratelli, siamo nati da Adamo e - come dice l'Apostolo - tutti muoiono per la loro unione con Adamo 17; tutti noi infatti una volta eravamo come i due primi esseri umani; se dunque non abbiamo voluto ubbidire al medico per evitare di ammalarci, ubbidiamogli ora per essere guariti dalla nostra malattia. A noi sani il medico ha dato i comandamenti; il medico ci ha dato i comandamenti perché non avessimo bisogno del medico. Non hanno bisogno del medico i sani - è detto - ma i malati 18. Da sani abbiamo disprezzato i comandamenti ma per nostra esperienza abbiamo costatato con quanta nostra rovina abbiamo disprezzato i suoi comandamenti. Ora siamo malati, soffriamo, giaciamo nel letto dell'infermità, ma non dobbiamo disperare. Siccome poi non potevamo andare dal medico, s'è degnato di venire da noi lui in persona. Pur essendo stato disprezzato dal sano, non trascurò di curare il ferito. Non cessò di dare altri precetti al malato che non volle osservare quelli datigli prima perché non si ammalasse, come se avesse detto: "Per tua esperienza hai certamente capito ch'io ero un vero medico, allorché dissi: Non toccare ciò. Guarisci dunque finalmente, e torna in vita. Vedi? Porto anch'io la tua infermità: bevi l'amaro calice. Sei stato tu a renderti tanto penosi i miei precetti, che tanto dolci ti erano stati dati quando eri sano. Tu li hai disprezzati e così sei caduto malato; non potrai guarire se non berrai l'amaro calice, il calice delle tentazioni di cui è piena la nostra vita, il calice delle tribolazioni, delle angustie e dei patimenti. Bevilo - dice - bevilo, affinché tu viva". E perché l'ammalato non gli rispondesse: "Non posso, non lo sopporto, non lo bevo", per primo lo bevve il medico sano, perché non esitasse a berlo il malato. In quel bicchiere che cosa c'è d'amaro ch'egli non abbia bevuto? Se c'è l'insulto, egli l'udì quando scacciava i demoni: È un indemoniato 19, e: Scaccia i demoni con l'aiuto di Beelzebub 20. Di conseguenza, per consolare i malati disse: Se hanno chiamato Beelzebub il capofamiglia, con qual titolo peggiore chiameranno quelli della sua famiglia? 21. Se i dolori sono amari, anch'egli fu legato, flagellato e crocifisso. Se la morte è amara, anch'egli morì. Se la nostra debolezza ha in orrore ogni specie di morte, non c'era in quel tempo nulla di più ignominioso della morte sulla croce. Poiché non senza motivo l'Apostolo, mettendo in rilievo la sua obbedienza, soggiunge dicendo: Fu obbediente fino alla morte, e alla morte sulla croce 22.
Perché Cristo onorò la croce quaggiù.
9. 8. Poiché dunque Cristo aveva intenzione di onorare i suoi fedeli alla fine di questo mondo, onorò prima la croce in questo mondo, affinché i principi della terra credenti in lui vietassero di crocifiggere i delinquenti; per di più la croce sulla quale i giudei suoi carnefici inchiodarono il Signore in mezzo ai più crudeli oltraggi, la portano ora sulla fronte con gran fiducia i suoi servi e anche i sovrani. Adesso non appare solo quale morte il Signore si è degnato di subire per noi, ma, come dice l'Apostolo, divenne maledizione a favore di noi 23. Inoltre quando la cecità dei giudei lo oltraggiava mentre pendeva dalla croce, avrebbe potuto senz'altro discendere dalla croce, dal momento che, se non avesse voluto, non sarebbe stato sulla croce; ma era più difficile risorgere dal sepolcro che scendere dalla croce. Compiendo quindi queste azioni proprie di Dio, ma soffrendo patimenti umani, il Signore per mezzo dei miracoli sensibili e della pazienza nei dolori del corpo ci ammonisce di credere e di guarire per vedere le realtà invisibili ignote all'occhio della carne. Facendo così curò dunque i ciechi di cui adesso è stato letto il Vangelo. Ma considerate a che cosa ha esortato il malato interiore mediante le guarigioni che compiva.
Che cosa simboleggia la guarigione dei due ciechi.
10. 9. Considerate il risultato di questo fatto miracoloso e la successione delle circostanze. Quei due ciechi, seduti ai lati della strada, al passaggio del Signore si misero a gridare che avesse pietà di loro. Ma la folla che accompagnava il Signore li rimproverava per impedire loro di gridare. Non dovete pensare che questo particolare sia privo di un significato simbolico. Essi però continuando senza sosta a gridare riuscirono ad averla vinta sulla folla che cercava d'impedirglielo, perché la loro voce arrivasse alle orecchie del Signore, come se egli non avesse precorso i loro pensieri. I due ciechi continuarono dunque a gridare per essere uditi dal Signore e non poterono essere impediti dalla folla. Il Signore passava ed essi gridavano. Il Signore si fermò ed essi furono guariti. Il Signore Gesù infatti si fermò, li fece chiamare e disse: Che cosa volete che vi faccia? Quelli risposero: Che i nostri occhi si aprano alla luce 24. Il Signore agì in conformità della loro fede: ridiede loro la vista. Se abbiamo già compreso la malattia, la sordità e la morte interiore d'una persona, cerchiamo nell'anima anche la cecità interiore. Sono chiusi gli occhi del cuore; passa il Signore affinché noi gridiamo. In che senso passa Gesù? Gesù compie azioni temporali. In che senso passa Gesù? Gesù compie azioni transitorie. Considerate bene attentamente quante sue azioni sono passate. Nacque dalla vergine Maria; ma nasce forse continuamente? Fu allattato da bambino; sta forse continuamente a succhiare il latte? Percorse le varie età fino alla giovinezza; cresce forse di continuo fisicamente? All'infanzia e poi alla fanciullezza, all'adolescenza che passavano e si allontanavano successero rispettivamente la fanciullezza, l'adolescenza e poi la giovinezza. Anche gli stessi miracoli da lui compiuti sono passati: noi li leggiamo e li crediamo. Tali fatti sono stati scritti perché possano essere letti e quindi passavano quando venivano compiuti. Infine, per non attardarci in molti altri fatti, fu crocifisso: è forse appeso di continuo alla croce? Fu sepolto, risuscitò, ascese al cielo; ormai non muore più, la morte non avrà più potere su di lui 25, ma la sua divinità è permanente e l'immortalità del suo corpo non avrà mai più fine. Ciononostante però tutte le azioni da lui compiute nel tempo sono passate, ma sono state scritte perché siano lette e vengono annunciate perché siano credute. Gesù dunque passò attraverso tutte quelle azioni.
I due ciechi rappresentano i giudei e i pagani.
11. 10. Che cosa rappresentano i due ciechi presso la strada se non i due popoli che Gesù era venuto a guarire? Mostriamo con testi delle Sacre Scritture quali sono questi due popoli. Nel Vangelo sta scritto: Ho anche altre pecore che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurvi in modo che ci sia un unico gregge e un unico pastore 26. Chi sono dunque i due popoli? Uno è quello dei giudei, l'altro quello dei pagani. Io non sono stato inviato - dice - se non per le pecore sperdute del popolo d'Israele 27. A chi disse così? Ai discepoli, quando la donna cananea gridava e ammise d'essere un cane per meritare le briciole cadute dalla tavola dei padroni. E poiché lo meritò, furono mostrati i due popoli ai quali era stato inviato: e cioè il popolo giudaico, a proposito del quale aveva detto: Io sono stato inviato solo alle pecore sperdute della casa d'Israele, e il popolo dei pagani, di cui era la prefigurazione questa donna che prima Gesù aveva respinto dicendo: Non sta bene gettare ai cani il pane dei figli 28; a lei che disse: È vero, Signore, ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni, aveva risposto: O donna, grande è la tua fede. Ti sia fatto come tu vuoi 29. Ai pagani apparteneva anche il centurione, del quale il medesimo Signore dice: Io vi assicuro che non ho trovato in nessuno d'Israele tanta fede 30. Quello infatti aveva detto: Non sono degno che tu entri in casa mia, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito 31. In tal modo dunque il Signore prima della sua passione e glorificazione mostrava due popoli: l'uno, al quale era andato per adempiere le promesse fatte ai Patriarchi, l'altro ch'egli non respingeva per la sua misericordia, affinché s'adempisse la promessa fatta ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli 32. Ecco perché anche l'Apostolo già dopo la risurrezione e l'ascensione del Signore, quando fu disprezzato dai giudei, si rivolse ai pagani. Ciononostante non rifiutò di parlare delle Chiese formate dai giudei che avevano abbracciato la fede. Di persona - dice - ero sconosciuto alle Chiese della Giudea che sono in Cristo. Esse avevano solo sentito dire: Quel tale, che una volta ci perseguitava, ora diffonde la nostra fede, che prima voleva distruggere; così - dice - davano gloria a Dio riguardo a me 33. Così Cristo è chiamato anche pietra angolare, che ha fatto di due popoli un unico popolo 34. La pietra angolare infatti unisce due pareti che vengono da direzioni differenti. Che c'è di tanto differente quanto la circoncisione e il prepuzio? L'una è la parete proveniente dai giudei, l'altra dai pagani. Ma esse vengono unite dalla pietra angolare. Infatti la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata pietra angolare 35. In un edificio c'è la pietra angolare solo quando due pareti, che vengono da differenti direzioni, si riuniscono in un solo punto e si congiungono per costituire una specie d'unità. Orbene, questi due muri erano rappresentati simbolicamente dai due ciechi che si rivolgevano gridando al Signore.
Gesù passa, compie cioè azioni transitorie e guarisce.
12. 11. Fate ora attenzione, dilettissimi. Il Signore passava e i ciechi gridavano. Che vuol dire: "passava"? Compiva opere passeggere, come abbiamo già detto. Mediante queste opere passeggere cresce la nostra fede. Poiché noi crediamo nel Figlio di Dio non solo perché Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa: se infatti fosse rimasto sempre nella natura divina uguale a Dio, e non si fosse svuotato, assumendo la natura di schiavo 36, non ne avrebbero percepito nemmeno il passaggio i ciechi per poter gridare. Compiendo quindi opere transitorie, cioè umiliandosi, divenuto obbediente fino alla morte e alla morte in croce, i due ciechi gridarono: Abbi pietà di noi, figlio di Davide! 37. Poiché anche il fatto stesso che, essendo Signore e creatore di Davide, volle essere anche figlio di Davide, lo compì nel tempo, lo compì passando.
Che significa rivolgersi a Cristo gridando.
13. 12. Ma che significa gridare verso Cristo, fratelli, se non corrispondere alla grazia di Cristo con le opere buone? Dico ciò, fratelli, affinché non facciamo strepito con le parole e rimaniamo poi muti con le opere buone. Chi è che grida verso Cristo affinché sia rimossa la cecità interiore al suo passaggio, vale a dire quando ci dispensa i misteri temporali con cui siamo esortati a conseguire quelli eterni? Chi è che grida verso Cristo? Grida verso il Cristo chi disprezza il mondo. Grida a Cristo chi disprezza i piaceri mondani. Grida a Cristo chi non con la lingua ma con la vita dice: Il mondo per me è morto e io per il mondo sono morto 38. Grida a Cristo chi distribuisce e dà i suoi beni ai poveri affinché la sua giustizia sia stabile per l'eternità 39. Poiché colui che ascolta attentamente: Vendete i vostri beni e il ricavato datelo ai poveri. Procuratevi delle borse che non si consumano, un tesoro stabile in cielo 40, sente come il rumore dei passi di Cristo, deve allora gridare verso di lui sull'esempio di quel cieco, cioè fare quanto fece lui. La sua voce deve realizzarsi nelle opere. Prenda a disprezzare il mondo, a distribuire le sue ricchezze ai poveri, a non stimare nulla i beni amati dagli uomini, disprezzi le offese, non brami vendicarsi, porga la guancia a chi lo percuote, preghi per i nemici; se uno gli ruba le proprie cose, non le richieda; se invece avrà tolto qualcosa a qualcuno, gli renda il quadruplo.
La folla che vuol impedire di gridare.
14. 13. Quando però inizierà a praticare queste opere buone, tutti i congiunti e i parenti e gli amici si turbano. Gli amanti del mondo lo contestano: "Che pazzia è la tua? Sei esagerato; gli altri non sono forse cristiani? La tua è una stoltezza, anzi una pazzia!". La folla strepita gridando frasi simili a queste, perché i ciechi non implorino aiuto ad alta voce. La folla rimproverava i ciechi che gridavano, ma non riusciva a sopraffarne le grida. Comprendano che cosa devono fare quelli che vogliono essere guariti. Gesù passa anche adesso: quelli che stanno ai margini della strada si mettano a gridare. Questi tali sono da una parte coloro che onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da Dio 41; da un'altra parte stanno ai lati della strada coloro che hanno il cuore contrito e ai quali il Signore dà i suoi precetti. Mi spiego: quando vengono letti i fatti compiuti dal Signore mentre passava, sempre ci viene presentato Gesù che passa. Poiché fino alla fine del mondo non mancheranno ciechi seduti lungo la strada. È dunque necessario che quelli che siedono lungo la strada lo invochino ad alta voce. La folla che accompagnava il Signore cercava d'impedire le grida di coloro che chiedevano la guarigione. Capite, fratelli, quello che dico? Non so effettivamente come esprimermi, ma ancor meno so come tacere. Orbene, ecco che cosa dico, e lo dico apertamente. Poiché temo non solo Gesù che passa ma anche Gesù che rimane, per questo non posso tacere. I cristiani cattivi e tiepidi cercano d'impedire i buoni cristiani veramente zelanti e desiderosi di mettere in pratica i precetti di Dio scritti nel Vangelo. La stessa folla che accompagna il Signore s'oppone a coloro che gridano, cioè s'oppone a coloro che gridano per impedir loro di essere guariti persistendo nel gridare. Ma essi continuino a gridare, non si stanchino, non si lascino trascinare per una malintesa autorità delle folle e non imitino quelli che son diventati cristiani prima di loro ma vivono male e son maldisposti verso di loro a causa delle opere buone. Non dicano: "Cerchiamo di vivere come vivono tanti di questi tali". Perché non vivere piuttosto come insegna il Vangelo? Perché mai vuoi vivere seguendo la folla che ti rimprovera e t'impedisce, e non seguendo le orme del Signore? Quelli t'insulteranno, ti biasimeranno, ti dissuaderanno, ma tu continua a gridare finché la tua voce non giunga alle orecchie di Gesù. Orbene, coloro che persisteranno nel mettere in pratica i precetti di Cristo e non faranno caso alla folla che si oppone e non terranno in gran conto il fatto di sembrare d'essere seguaci del Cristo, cioè il fatto di chiamarsi cristiani, ma avranno più cara la luce che Cristo ridarà loro anziché temere lo strepito degl'individui che loro si oppongono; questi non saranno separati in alcun modo da Cristo, il quale si fermerà e li guarirà.
In qual modo vengono guariti gli occhi.
15. 14. In qual maniera dunque vengono guariti i nostri occhi? Allo stesso modo che mediante la fede riconosciamo che Cristo passa compiendo la sua missione salvifica nel tempo, così dobbiamo capire che Cristo sta fermo a causa della sua immutabile eternità. L'occhio infatti vien guarito quando si concepisce con l'intelligenza la divinità di Cristo. La Carità vostra cerchi di comprendere questa verità di fede; fate attenzione perché parlerò d'un grande mistero. Tutte le azioni compiute da nostro Signore Gesù Cristo nel tempo hanno lo scopo d'inculcare in noi la fede. Noi crediamo nel Figlio di Dio, non solo nel Verbo mediante il quale è stata creata ogni cosa, ma nel Verbo fattosi carne, per abitare tra di noi, nato dalla vergine Maria, e tutte le altre verità che sono oggetto della fede e che ci sono state presentate perché al passaggio di Cristo i ciechi ascoltando i passi di Cristo nel suo cammino gridassero con le opere, manifestando con la vita la loro professione di fede. Orbene, Gesù si ferma per guarire coloro che gridavano di aiutarli. Poiché adesso vede Gesù restar fermo colui che dice: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così 42. L'Apostolo infatti vedeva la divinità di Cristo, per quanto si può vederla in questa vita. C'è la divinità di Cristo e c'è l'umanità di Cristo. La divinità è stabile, l'umanità passa. Che significa: "La divinità è stabile"? Essa non può né cambiare né guastarsi né scomparire. Poiché egli non è venuto presso di noi allontanandosi dal Padre, né è salito al cielo spostandosi da un luogo. Avendo preso corpo umano, si spostò da un luogo a un altro, ma Dio rivestendosi d'un corpo umano non cambia neppure posto poiché non si trova in nessun luogo. Se saremo toccati da Cristo nella sua natura immutabile, i nostri occhi saranno guariti. Ma gli occhi di chi di noi? Naturalmente di coloro che lo implorano ad alta voce quando passa, coloro cioè che fanno il bene mediante la fede comunicataci nel tempo per istruire noi che siamo piccoli.
La luce interiore paragonata con quella visibile.
15. 15. Che cosa potremmo avere di più prezioso degli occhi guariti, o fratelli? Coloro i quali vedono questa luce creata, che risplende in cielo o ch'è prodotta da una lucerna, ne godono. E come sembrano infelici coloro che non possono vederla! Ma perché io parlo, perché dico queste cose se non per esortare tutti voi a gridare quando passa Gesù? Raccomando alla Santità vostra di amare la luce che forse non vedete. Finché non vedete, credete; e perché vediate, gridate. Quanto grande è reputata l'infelicità degli individui che non vedono questa luce fisica! Uno è diventato cieco; subito si dice: "Ha provocato lo sdegno di Dio; ha commesso qualcosa di male". Così diceva al marito la moglie di Tobia. Egli sgridava la moglie per un capretto, temendo che provenisse da un furto; egli non voleva sentire nella sua casa la voce d'un animale rubato; essa invece, difendendo la propria azione, feriva profondamente con oltraggi il marito; poiché egli diceva: "Rendetelo se proviene da un furto", essa rispondeva insultandolo: Dove sono le tue opere di giustizia? 43. Quant'era cieca la moglie che difendeva il furto; quanto invece vedeva la luce lui che ordinava di rendere la refurtiva. Quella, di fuori, era nella luce del sole, ma nell'intimo egli era nella luce della giustizia! Chi di loro era nella luce migliore?
L'elemosina non lascia cadere nelle tenebre.
16. 16. Ad amare questa luce, fratelli miei, noi esortiamo la Carità vostra; gridate con le opere, quando passa il Signore; risuoni la voce della fede, affinché Gesù il quale si ferma, cioè la Sapienza di Dio che resta immutabile e la divinità del Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata creata ogni cosa 44, apra i vostri occhi. Lo stesso Tobia ammoniva suo figlio di gridare; lo esortava cioè alle opere buone. Gli diceva di dare ai poveri, gli raccomandava di fare elemosine ai bisognosi e lo persuadeva dicendo: Figlio, l'elemosina non lascia cadere nelle tenebre 45. Lui, cieco, suggeriva la norma per percepire e ottenere la luce. L'elemosina - diceva - non lascia cadere nelle tenebre. Il figlio, meravigliandosi, gli avrebbe forse potuto rispondere: "Come mai, dunque, o padre? tu che ora sei cieco e stai dando consigli, non hai dunque fatto elemosine? non sei forse adesso nelle tenebre tu che mi dici: L'elemosina non lascia cadere nelle tenebre?". Il padre però sapeva a proposito di quale luce esortava il figlio, sapeva ciò che vedeva nel suo intimo. Il figlio dava la mano al padre perché camminasse sulla terra, il padre invece la dava al figlio perché abitasse nel cielo.
Bisogna gridare tra la folla che impedisce di gridare.
16. 17. Insomma, per concludere, fratelli miei, questo discorso con un pensiero che ci sta moltissimo a cuore e ci tormenta, osservate la folla che rimprovera i ciechi persistenti nel gridare; ma voi tutti che tra questa folla volete essere guariti, non fatevi distogliere da essa, poiché molti sono cristiani solo di nome, ma empi nelle opere; non v'impediscano dal fare opere buone. Gridate tra le folle che vi distolgono, che vi dissuadono, v'insultano e vivono male. In realtà i cattivi ostacolano i buoni cristiani non solo con le parole, ma anche con le cattive opere. Il buon cristiano non vuole andare a teatro. Per il fatto stesso che frena la sua passione sregolata per non andare al teatro, grida verso Cristo che passa per essere guarito. Al teatro accorrono altri individui, ma forse sono pagani oppure giudei. Ma certamente nei teatri, se non ci andassero i cristiani, ce ne sarebbero tanto pochi che se ne andrebbero via per la vergogna. Vi accorrono dunque anch'essi portando il santo nome di cristiani per loro castigo! Grida dunque col rifiutare d'andarvi, soffocando nel tuo cuore la brama d'un piacere temporale, e persisti nel gridare forte e con insistenza alle orecchie del Signore, affinché Gesù si fermi e ti guarisca. Grida in mezzo alla stessa folla e non disperare che il Signore ti ascolti. In realtà anche quei ciechi non gridavano dalla parte ove non c'era la folla perché fossero uditi dalla parte ove non ci fosse l'impedimento di quelli che volevano trattenerli dal gridare. Essi gridarono in mezzo alla folla e pur tuttavia il Signore li udì. Così fate anche voi: gridate anche in mezzo ai peccatori e ai dissoluti, tra gli amanti delle vanità mondane, affinché il Signore vi guarisca. Non gridate al Signore da un'altra parte; non dovete andare dagli eretici e lì gridare al Signore. Riflettete bene, fratelli; quelli che gridavano furono guariti in mezzo alla folla che voleva proibir loro di gridare.
La perseveranza vince i nostri oppositori.
17. 18. Ora, la Santità vostra consideri attentamente che cosa vuol dire perseverare nel gridare. Dirò ciò che molti hanno sperimentato con me con l'aiuto di Cristo: poiché la Chiesa non cessa di partorire persone di tal genere. Quando un cristiano comincia a vivere bene, ad essere fervido di buone opere e a disprezzare il mondo, proprio a causa della novità delle sue opere, subisce il biasimo e l'opposizione dei cristiani privi di fervore. Ma se persevererà e li vincerà col mantenersi nella sua condotta senza abbandonare le opere buone, quei medesimi che prima si opponevano, gli renderanno omaggio. Poiché rimproverano, disturbano, si oppongono fin che sono convinti che uno può cedere. Se al contrario si ritrovano vinti dalla perseveranza di coloro che fanno progressi nel bene, si convertono e prendono a dire: "È un grand'uomo, è un sant'uomo; felice lui che ha ricevuto un tal dono da Dio". Lo onorano, si congratulano con lui, lo benedicono, lo lodano, come la folla che accompagnava il Signore. Essa si opponeva a che i ciechi gridassero, ma dopo che quelli continuarono a gridare in modo da meritare d'essere uditi e ottenere misericordia dal Signore, la stessa folla per contro dice: Gesù vi chiama 46. Ormai si mettono a esortarli anche coloro che prima li rimproveravano perché tacessero. Dal Signore non è chiamato solo chi non soffre in questo mondo. Ma chi è che in questa vita non soffre per i suoi peccati e le sue iniquità? Ma se tutti soffrono, a tutti è stato detto: Venite da me voi tutti che siete affaticati 47. Se però è stato detto a tutti, perché dài la colpa a colui che t'invita? Vieni. Non diventa stretta per te la sua casa; il regno di Dio sarà posseduto ugualmente da tutti e interamente da ciascuno; esso non diminuisce col crescere del numero dei possessori, poiché non viene diviso. Per ciascuno è intero ciò che è posseduto pacificamente da molti.
I buoni e i cattivi mescolati nella Chiesa.
18. 19. Ciononostante, fratelli miei, mediante il simbolismo racchiuso nel brano del Vangelo che abbiamo spiegato, abbiamo conosciuto la verità indicata in modo assai chiaro in altri passi della Sacra Scrittura, che cioè nella Chiesa esistono buoni e cattivi o, come spesso li chiamiamo, il grano e la paglia. Nessuno abbandoni l'aia prima del tempo, tolleri la paglia nella trebbiatura, la tolleri nell'aia. Poiché nel granaio non avrà nulla da tollerare. Verrà colui che vaglierà e separerà i cattivi dai buoni. Ci sarà anche la separazione materiale che ora è preceduta da quella spirituale. Distaccatevi sempre col cuore dai cattivi, ma rimanete uniti cautamente col corpo per un po' di tempo. Non dovete però essere negligenti nel correggere i vostri, quelli cioè appartenenti in qualsiasi modo alla vostra cura, con l'ammonirli, con l'istruirli, con l'esortarli, con lo spaventarli. Fatelo in qualunque modo potrete farlo. Inoltre non dovete diventar pigri a correggere i cattivi poiché nelle Scritture e negli esempi dei santi vissuti sia prima che dopo la venuta del Signore in questa vita troverete che nell'unità ecclesiale i cattivi non contaminano i buoni. Il cattivo non ti guasterà in due modi: se non sarai d'accordo con lui e se lo rimprovererai; non associarsi a uno vuol dire non andarci d'accordo. Uno si associa ad un altro quando unisce alla sua azione la complicità della volontà o dell'approvazione. Dandoci perciò l'esortazione a questo riguardo, l'Apostolo dice: Non partecipate alle azioni tenebrose che non danno alcun frutto 48. E poiché non bastava non acconsentire, se poi si fosse trascurata la correzione, ma piuttosto - dice - riprovatele 49. Considerate come ha unito insieme entrambi i precetti: Non partecipate, ma piuttosto riprovatele. Che significa: Non partecipate? Non acconsentite, non lodate, non approvate. Che significa: ma piuttosto riprovatele? Rimproverate, sgridate, reprimete.
La correzione è da farsi con modestia.
18. 20. Inoltre nel correggere e reprimere i peccati altrui, bisogna badare che non s'insuperbisca chi rimprovera un altro e si deve avere presente la massima dell'Apostolo: Chi perciò crede di stare in piedi, stia attento a non cadere 50. Nella sua espressione esterna il rimprovero abbia, sì, tono spaventoso, ma nell'intimo si mantenga tutta la dolcezza della carità. Se uno è sorpreso a commettere una colpa - come dice il medesimo Apostolo - voi che avete lo Spirito di Dio, correggetelo con spirito di mitezza facendo attenzione a te stesso perché anche tu non sia messo alla prova. Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo 51. Ugualmente in un altro passo: Un servo del Signore - dice - non dev'essere litigioso, ma gentile con tutti, capace d'insegnare, e tollerante; deve rimproverare con dolcezza gli avversari nella speranza che Dio conceda loro di cambiar vita per conoscere la verità e si possano così ravvedere e liberarsi dalla trappola del diavolo, dal quale erano stati accalappiati per ubbidire alla sua volontà 52. Non dovete dunque essere né consenzienti al male per approvarlo, né trascurati per riprovarlo né tracotanti per riprovarlo con insulti.
L'unità non si deve abbandonare mai.
18. 21. Chi però abbandona l'unità, viola la carità; e chi viola la carità, per quanto grandi siano i doni che può avere, egli non è nulla. Se parlasse le lingue degli uomini e degli angeli, se conoscesse tutti i misteri, se avesse tutta la fede, tanto da smuovere i monti, se distribuisse tutti i beni ai poveri, se desse il proprio corpo per essere bruciato ma non avesse la carità, egli non sarebbe niente e non gli gioverebbe a nulla 53. Possiede inutilmente ogni cosa chi non possiede l'unica virtù con cui può trarre profitto da tutte le cose.
19. 21. Cerchiamo perciò di amare la carità procurando di conservare l'unità, che viene dallo Spirito Santo, per mezzo della pace che ci unisce 54. Non lasciamoci distogliere dalla retta via da coloro che comprendono solo le cose materiali e, compiendo una separazione corporale, con un sacrilegio spirituale si separano dal frumento della Chiesa diffusa su tutta la terra. Poiché per tutto il mondo è stata seminata la buona semente. Il buon seminatore, il Figlio dell'uomo, ha sparso la buona semente non solo in Africa ma in qualunque parte del mondo. Ma un suo nemico andò a seminare tra il grano la zizzania. Che disse tuttavia il capofamiglia? Lasciate che crescano insieme fino al giorno della mietitura 55. Crescere, ma dove? Nel campo, naturalmente. Quale è il campo? L'Africa forse? No. Qual è dunque il campo? Non dobbiamo essere noi a spiegarlo, ma lo deve dire il Signore: non dobbiamo permettere a nessuno che su ciò dia un giudizio a proprio capriccio. I discepoli infatti dissero al Maestro: Spiegaci la parabola della zizzania 56. E il Signore la spiegò in questo modo: La buona semente - disse - sono i figli del regno. La zizzania, al contrario, sono i figli cattivi. Chi la seminò? Il nemico - disse - che la seminò è il diavolo. Qual è il campo? Il campo - rispose - è questo mondo. Qual è il giorno della mietitura? Il giorno della mietitura - disse - è la fine del mondo. Chi sono i mietitori? I mietitori sono gli angeli 57. È forse l'Africa il mondo? È forse questo il tempo della mietitura? È forse Donato il mietitore? Aspettate il raccolto per tutto il mondo, per tutto il mondo crescete per diventare messe, tollerate la zizzania in tutto il mondo fino al giorno della mietitura. Non vi distolgano dalla retta via i malvagi, le paglie assai leggere, che volano via dall'aia prima che arrivi il vagliatore, non vi conducano fuori dalla retta via. Metteteli con le spalle al muro almeno mediante questa sola parabola della zizzania e non lasciateli dire più oltre: "Quello ha consegnato i Libri sacri!"; "No, è stato invece quell'altro a consegnarli!". Chiunque sia stato a consegnarli, forse che l'infedeltà dei "traditori" ha fatto sparire la fedeltà di Dio? Qual è la fedeltà di Dio? Quella ch'egli promise ad Abramo dicendo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 58. Qual è la fedeltà di Dio? Lasciate che crescano insieme fino al giorno del raccolto. Crescere in qual luogo? Nel campo. Che significa: "Nel campo"? Nel mondo.
Il frumento diminuisce; è una menzogna dei donatisti.
19. 22. A questo punto essi dicono: "Sì, è vero: il grano e la zizzania erano cresciuti insieme nel mondo, ma ormai il grano è diminuito di quantità, è ridotto a questa nostra regione e al piccolo numero formato da noi". Il Signore non ti permette di dare spiegazioni arbitrarie. È lui stesso in persona che spiega questa parabola, ed è lui stesso che ti tappa la bocca sacrilega, empia, ignorante, contraria a te stesso che ti opponi al Testatore che chiama anche te all'eredità! In che modo ti tappa la bocca? Dicendo: Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura 59. Se già ci fosse stata la mietitura, potremmo credere che il grano è diminuito. Senonché non diminuirà nemmeno allora, ma sarà riposto nel granaio, poiché dice così: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per essere bruciata; il grano invece riponetelo nel mio granaio 60. Se dunque il grano cresce fino al raccolto e dopo il raccolto è riposto nel granaio, quando mai, o disonesto ed empio, diminuisce? Ammetto che, a paragone della zizzania e insieme alla paglia, il frumento è di meno; tuttavia crescono insieme fino alla mietitura. Quando infatti il male sarà tanto diffuso, si raffredderà la carità di molti 61; crescerà la zizzania, crescerà la paglia. Ma poiché in tutto il campo non potrà mancare il frumento, che si potrà salvare col perseverare fino alla fine, cresceranno insieme fino alla mietitura 62. È vero che per il moltiplicarsi dei cattivi è stato detto: Quando tornerà il Figlio dell'uomo, troverà forse la fede sulla terra? 63 - nome questo con cui sono raffigurati tutti coloro i quali, mediante la trasgressione della legge, imitano il primo uomo decaduto, al quale fu detto: Sei terra e nella terra tornerai 64 -, tuttavia anche per il gran numero dei buoni e a causa di colui al quale fu detto: I tuoi discendenti saranno come le stelle del cielo e come l'arena del mare 65, non è stata taciuta nemmeno la profezia: Verranno molti dall'Oriente e dall'Occidente e staranno a tavola con Abramo e Isacco nel regno di Dio 66. La zizzania e il grano cresceranno dunque insieme fino alla mietitura, ma nelle Scritture la zizzania e la paglia hanno una sorte loro propria, mentre il frumento ha la sua. Coloro che non le intendono, confondono e si confondono, e fanno tanto baccano nella loro cieca passione da non voler ammutolire neanche di fronte alla chiara evidenza della verità.
Un passo d'Isaia male interpretato dai Donatisti.
20. 23. "Ecco - dicono - il Profeta dice: Allontanatevi, uscite di lì e non toccate nulla d'immondo 67; in che modo dovremo dunque tollerare per la pace i cattivi, dai quali ci è ordinato di ritirarci e allontanarci, per non toccare una cosa immonda?". Ora, questo ritirarsi noi lo intendiamo in senso spirituale, essi invece l'intendono in senso materiale. Anch'io infatti grido col Profeta e, quali che siano le nostre doti, Dio si serve di noi come di strumenti per la sua opera salvifica a vostro riguardo, gridiamo anche noi e vi diciamo: Allontanatevi, ritiratevi di lì, non toccate ciò ch'è immondo; ma evitando il contatto del cuore, non quello del corpo. Che significa infatti "toccare ciò ch'è immondo", se non acconsentire ai peccati degli altri? Che significa poi "uscire di lì", se non fare tutto ciò che può giovare alla correzione dei cattivi nella misura che ciascuno può attuarlo a seconda del suo grado e della sua personalità senza compromettere la pace? Se ti dispiace che uno ha commesso una colpa, tu non tocchi l'immondo. Se lo hai redarguito, rimproverato, ammonito e, se il caso lo esigeva, hai usato un castigo adeguato che non violi l'unità, sei uscito di lì. Considerate attentamente le azioni dei santi, perché questa non paia una spiegazione mia personale. Quelle parole d'Isaia devono essere intese nel senso che le intesero i santi. Uscite di lì, dice il Profeta. Prima spiego quest'espressione in base al senso che abitualmente a essa vien dato e poi mostrerò che non è una mia spiegazione personale. Spesso si viene accusati e dopo essere stati accusati ci si difende; orbene, quando la difesa dell'accusato è ragionevole e giusta, quelli che lo ascoltano dicono: "Ne è uscito fuori". Verso qual luogo ne è uscito? Ne è uscito pur rimanendo fermo al suo posto. In che modo ne è uscito? Con l'esporre le proprie ragioni e con una difesa del tutto giusta. Così facevano i santi quando scuotevano la polvere dai propri piedi contro coloro che non accoglievano la pace loro annunciata 68. Così ne uscì la sentinella alla quale Dio aveva detto: Ti ho posto come sentinella per la casa d'Israele 69. A lei infatti viene detto: Se tu avvertirai il malvagio ed egli non si allontanerà dalla sua iniquità e dalla sua via perversa, il malvagio morirà per la sua iniquità, ma tu salverai l'anima tua 70. Se fa così, ne esce non separandosi col corpo, ma con la difesa della sua azione. In effetti egli ha fatto il suo dovere, anche se l'altro non ha obbedito a chi doveva ubbidire. Ecco che significa: Uscite di lì.
I Profeti rimproveravano i vizi del popolo, ma non si separavano da esso.
21. 24. Così gridò Mosè, così gridò Isaia, così gridarono Geremia ed Ezechiele. Vediamo se essi fecero come costoro e abbandonarono il popolo di Dio e si trasferirono tra popoli stranieri. Quante volte e quanto aspramente Geremia rimproverò i peccatori e gli scellerati del suo popolo! Tuttavia restava in mezzo a loro, entrava insieme con loro nell'unico tempio, celebrava i medesimi riti sacri; continuava a vivere tra la massa d'individui scellerati, ma se ne ritirava col gridare. Questo vuol dire ritirarsi di lì, questo vuol dire non toccare l'immondo, cioè non acconsentire con la volontà e non risparmiare col gridare. Che dire di Geremia, d'Isaia, di Daniele, d'Ezechiele e di tutti gli altri Profeti, che non si allontanarono dal popolo malvagio, per non abbandonare i buoni mescolati in mezzo a quel popolo, nel quale anch'essi sarebbero potuti essere come quelli? Mentre Mosè stesso riceveva la Legge sul monte, al basso il popolo si costruì un idolo. Il popolo di Dio, sebbene fosse stato condotto attraverso le acque del Mar Rosso che s'erano ritirate, e che poi avevano sommerso i nemici che l'inseguivano, dopo tanti segni e miracoli compiuti per le piaghe e la morte degli egiziani e per la protezione e la salvezza di quel suo popolo, chiese un idolo, l'ottenne con la violenza, lo costruì, lo adorò, gli offrì sacrifici. Dio rivela al suo servo il peccato del popolo e afferma di volerlo sterminare dalla propria faccia. Ma ecco Mosè che intercede disposto a tornare dallo stesso popolo, mentre aveva l'occasione di allontanarsi e separarsi da esso, per evitare - come intendono costoro - di toccare un immondo e di vivere con gente siffatta, e tuttavia non lo fece. E affinché non sembrasse ch'egli agisse così spinto più dalla necessità che dalla carità, Dio gli offrì un altro popolo. Ma di te - disse - io farò una grande nazione 71, al fine di sterminarli. Egli però non accetta, rimane unito ai peccatori, intercede per i peccatori. E in che modo intercede? O grande prova d'amore, fratelli miei! In che modo intercede? Considerate la carità in certo qual modo materna, di cui spesso abbiamo parlato. Mentre Dio minacciava il popolo sacrilego, il cuore amorevole di Mosè si commosse, a favore di essi offrì se stesso alla collera di Dio. Signore - disse - se vuoi, perdona loro questo peccato; se no, cancellami dal libro che hai scritto 72. Con quali viscere paterne e materne, con quanta sicurezza avrà detto ciò considerando la giustizia e la misericordia di Dio! Dio infatti essendo giusto non avrebbe fatto perire un giusto ed essendo misericordioso avrebbe perdonato ai peccatori.
Bisogna allontanarsi dai malvagi col cuore, non col corpo.
22. 25. Ormai risulta certamente chiaro alla Prudenza vostra in qual senso devono intendersi tutti i testi di tal genere delle Scritture; sicché, quando la Scrittura dice che dobbiamo allontanarci dai malvagi, ci si ordina solo d'allontanarcene col cuore perché, separandoci dai buoni, non ci capiti di commettere un male maggiore che evitare l'unione con i cattivi, come hanno fatto proprio i donatisti. Se costoro fossero stati buoni davvero, avrebbero rimproverato i malvagi e non avrebbero al contrario, proprio essi ch'erano malvagi, infamato i buoni; anzi per amore della pace avrebbero sopportato chiunque. Essi invece accolsero come innocenti i massimianisti, ch'essi prima avevano condannato come perversi. Senza dubbio il Profeta dice chiaramente: Allontanatevi, andate via di lì, non toccate ciò ch'è immondo 73. Io, per capire che cosa dice, considero ciò che fece. Con il suo modo d'agire mi fa capire la sua affermazione. Dice: Allontanatevi. A chi lo dice? Senz'altro ai giusti. Da chi dovevano allontanarsi? Naturalmente dai peccatori e dagli iniqui. Mi domando se egli si allontanò da siffatti individui. Trovo che non si allontanò. Egli dunque intese quell'ordine in modo diverso. Non avrebbe fatto lui per primo ciò che aveva ordinato? Egli invece si allontanò col cuore, rimproverò e sgridò. Trattenendosi dal consentire non toccò ciò ch'era immondo ma biasimando ne uscì libero al cospetto di Dio; Dio non gl'imputa né i peccati personali per il fatto che non li ha commessi, né quelli altrui, poiché non li ha approvati, né la negligenza, poiché non ha taciuto, né la superbia poiché è rimasto nell'unità. Così dunque, fratelli miei, tutti quelli che avete tra voi ancora oppressi dall'amore del mondo, avari, spergiuri, adulteri, amanti di spettacoli frivoli, individui che consultano gli astrologhi, gl'indovini pagani, gli àuguri, gli àuspici, gli ubriaconi, i dissoluti, tutti quelli che conoscete essere malvagi tra voi, rimproverateli per quanto potete, in modo da separarvene col cuore, sgridateli in modo da staccarvene, e non acconsentite in modo da non toccare ciò ch'è impuro.
1 - 2 Cor 13, 4.
2 - Rm 6, 9.
3 - Cf. Gv 20, 29.
4 - Gv 20, 28.
5 - Gv 20, 28-29.
6 - Mt 8, 22.
7 - Ef 5, 14.
8 - Mt 11, 15.
9 - Gv 14, 8.
10 - Gv 14, 9.
11 - Gv 14, 10.
12 - Gv 14, 8.
13 - Cf. Fil 2, 6-7.
14 - Mt 5, 8.
15 - 2 Cor 5, 6.
16 - 2 Cor 5, 7.
17 - 1 Cor 15, 22.
18 - Mt 9, 12.
19 - Lc 7, 33.
20 - Lc 11, 15; Mt 12, 27; cf. Mc 3, 22.
21 - Mt 10, 25.
22 - Fil 2, 8.
23 - Gal 3, 13.
24 - Mt 20, 22-23.
25 - Cf. Rm 6, 9.
26 - Gv 10, 16
27 - Mt 15, 24.
28 - Mt 15, 26.
29 - Mt 15, 28
30 - Mt 8, 10.
31 - Mt 8, 8.
32 - Gn 22, 18.
33 - Gal 1, 22-23.
34 - Cf. Ef 2, 20.
35 - Sal 117, 22.
36 - Cf. Fil 2, 7.
37 - Mt 20, 31.
38 - Gal 6, 14.
39 - Cf. Sal 111, 9.
40 - Lc 12, 33.
41 - Cf. Is 29, 13; Mt 15, 8.
42 - 2 Cor 5, 16.
43 - Cf. Tb 2, 21-22.
44 - Cf. Gv 1, 1 ss.
45 - Tb 4, 10-11.
46 - Cf. Mc 10, 49.
47 - Mt 11, 28.
48 - Ef 5, 11.
49 - Ef 5, 11.
50 - 1 Cor 10, 12.
51 - Gal 6, 1-2.
52 - 2 Tm 2, 24-26.
53 - Cf. 1 Cor 13, 13 ss.
54 - Cf. 4, 3.
55 - Mt 13, 30.
56 - Mt 13, 36.
57 - Mt 13, 38-39.
58 - Gn 22, 18.
59 - Mt 13, 30.
60 - Mt 13, 30.
61 - Cf- Mt 24, 12
62 - Cf. Mt 24, 12-13.
63 - Lc 18, 8.
64 - Gn 3, 19.
65 - Gn 15, 5; 22, 17.
66 - Mt 8, 11.
67 - Is 52, 11.
68 - Cf. Lc 10, 11.
69 - Ez 3, 16.
70 - Ez 3, 19.
71 - Es 32, 10.
72 - Es 32, 32.
73 - Is 52, 11.
Capitolo XXIII: La meditazione della morte
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.
2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.
3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.
22-20 Agosto 21, 1927 Come Gesù la vuole finire col mondo. Potenza di ciò che si fa nel Voler Divino per placare la giustizia divina.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù è venuto tutto in fretta e gettandomi le braccia al collo mi ha stretto forte forte dicendomi:
(2) “Figlia mia, Io la finisco col mondo, non ne posso più; le offese, le pene che mi danno sono troppe, perciò è necessario che lo distrugga”.
(3) Io tremavo nel sentire ciò e gli ho detto: “Amor mio e vita mia, certo che soffri molto e che non ne puoi più, perché vuoi soffrire Tu solo, ma se Tu dividessi insieme con me le tue pene, soffriresti meno e non giungeresti al punto di non poter più sopportare le povere creature. Perciò fammi parte delle tue pene, dividiamole insieme e vedrai che potrai sopportarle ancora. Fa presto, non soffrire più solo, provaci o Gesù, tu hai ragione, soffri molto, perciò ti prego dividiamole insieme e placatevi”. Onde dopo lunghe insistenze il mio dolce Gesù mi ha fatto soffrire, ma erano le ombre delle sue pene, eppure, mi sentivo come distruggere, stritolare, ma non so dire quello che ho sofferto e certe cose è meglio tacerle. Quindi Gesù, come stanco del suo lungo soffrire, si nascondeva in me per trovare qualche sollievo ed io mi son sentita tutta investire da Gesù e mi vedevo dovunque gli occhi di Gesù e mi diceva che quegli occhi erano stanchi di guardare la terra e cercava riparo. La luce degli occhi di Gesù si fissava su vari punti della terra ed erano tante le nefandezze che si commettevano in quei luoghi, che quella luce lo incitava a distruggerli. Io lo pregavo che risparmiasse, mettendogli avanti il suo sangue, le sue pene, la sua vita, il suo eterno Volere e Gesù, tutto bontà mi ha detto:
(4) “Figlia mia, la potenza delle preghiere, degli atti, delle pene sofferte nel mio Volere sono inarrivabili. Mentre tu pregavi e soffrivi, il mio sangue, i miei passi, le mie opere, pregavano, le mie pene si moltiplicavano e si ripetevano. Sicché tutto ciò che si fa in Esso mi dà occasione di ripetere di nuovo ciò che feci stando sulla terra. E questo è l’atto più grande per placare la divina giustizia”.
(5) Onde seguendo il mio giro nel Voler Divino e non trovando il mio dolce Gesù, mi lamentavo con me stessa e dicevo tra me: “Come sarà che Gesù non viene più così spesso come prima e mentre dice le meraviglie del suo Volere e dove può giungere chi vive in Esso, invece di venire più spesso viene più di ritardo? ” Ora mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(6) “Figlia mia, la mia Umanità si nasconde in te ed io do luogo e largo campo alla mia Divina Volontà per farla operare liberamente e farle formare il suo regno. Ci fu il tempo libero in cui la mia Umanità ebbe il suo campo d’azione in te e perciò era sempre con te e da te, ed il mio Divin Volere mi fece fare affinché ti preparassi a ricevere il campo d’azione più esteso dal Fiat interminabile ed Io debbo lasciarlo fare. Molto più che non mi impedisce di starmi con te perché siamo inseparabili ed Io stando in te, mi diletto di legare l’anima tua come un piccolo uccellino col filo di luce del mio Volere e ti do il volo nella immensità di Esso, slanciandoti nei suoi atti innumerevoli rimanendomi il filo che ti tiene legata nelle mie mani e tu allontanandoti negli atti suoi mi perdi di vista ed Io sto aspettando che tu segui tutti gli atti della mia Divina Volontà per tirare il filo dentro di te. Tu prima non seguivi tutti gli atti di Essa, seguivi la piccola cerchia degli atti della mia Umanità, piccola a confronto di quelli del mio Voler Divino e perciò ogni tuo atto, ogni pena, ti faceva incontrare il tuo Gesù ed Io ero tutto intento a farti copiare la mia Umanità e perciò era necessario che mi stessi col pennello in mano per formare in te la mia immagine, per disporre la tela dell’anima tua a ricevere i vividi colori intinti nella luce del mio Fiat Divino. Perciò ciò che era necessario prima non è necessità adesso, ma con ciò non vuol dire che Io non sto con te. Viviamo insieme nell’eclissi della luce d’una Volontà eterna ed è tanta la sua luce che ci eclissa e ci fa sperdere a tutti e due, tanto che se si modera la luce, Io veggo te e tu vedi Me e ci troviamo come se mai ci fossimo separati”.