Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Chi vuol poco pensare alla sua anima, vada una volta al mese alla confessione; chi vuol salvarla, ma non si sente tanto ardente vada ogni quindici giorni; chi poi volesse arrivare alla perfezione, vada ogni settimana. Di più no, eccetto che uno avesse qualche cosa che g li pesasse sulla coscienza. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 28° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 4

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane".4Gesù gli rispose: "Sta scritto: 'Non di solo pane vivrà l'uomo'".5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse:6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo".8Gesù gli rispose: "Sta scritto: 'Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui' solo 'adorerai'".9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;10sta scritto infatti:

'Ai suoi angeli darà ordine per te,perché essi ti custodiscano';

11e anche:

'essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra'".

12Gesù gli rispose: "È stato detto: 'Non tenterai il Signore Dio tuo'".13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

18'Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi',
19'e predicare un anno di grazia del Signore'.

20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?".23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!".24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria.25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!".35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?".37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato".44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Esdra 8

1Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse.
2dei figli di Pincas: Ghersom;
dei figli di Itamar: Daniele;
dei figli di Davide: Cattus3figlio di Secania;
dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta maschi;
4dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui duecento maschi;
5dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento maschi;
6dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta maschi;
7dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi;
8dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta maschi;
9dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui duecentodiciotto maschi;
10dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui centosessanta maschi;
11dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi;
12dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci maschi;
13dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaia e con loro sessanta maschi;
14dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta maschi.
15Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti e non ho trovato nessun levita.16Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn17e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè inservienti per il tempio del nostro Dio.18Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone;19inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone.20Degli oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi oblati. Furono registrati per nome.21Là, presso il canale Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi.22Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto al re: "La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano".23Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.24Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià e i dieci loro fratelli con essi:25ho pesato loro l'argento, l'oro e gli arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si trovavano da quelle parti.26Ho pesato dunque e consegnato nelle loro mani:
argento: seicentocinquanta talenti;
arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti;
oro: cento talenti.
27Inoltre:
coppe d'oro venti: di mille darici;
vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro.
28Ho detto loro: "Voi siete consacrati al Signore; questi arredi sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore, Dio dei nostri padri.29Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio".30Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio.
31Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino.32Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni.33Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui;34ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto il peso totale.
In quel tempo35quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire olocausti al Dio d'Israele:
tori: dodici per tutto Israele,
arieti: novantasei,
agnelli: settantasette,
capri di espiazione: dodici,
tutto come olocausto al Signore.
36Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al popolo e al tempio.


Salmi 104

1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.

5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.

10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.

13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.

16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.

19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.

24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.

27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.

35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Isaia 41

1Ascoltatemi in silenzio, isole,
e voi, nazioni, badate alla mia sfida!
Si accostino e parlino;
raduniamoci insieme in giudizio.
2Chi ha suscitato dall'oriente
colui che chiama la vittoria sui suoi passi?
Chi gli ha consegnato i popoli
e assoggettato i re?
La sua spada li riduce in polvere
e il suo arco come paglia dispersa dal vento.
3Li insegue e passa oltre, sicuro;
sfiora appena la strada con i piedi.
4Chi ha operato e realizzato questo,
chiamando le generazioni fin dal principio?
Io, il Signore, sono il primo
e io stesso sono con gli ultimi.
5Le isole vedono e ne hanno timore;
tremano le estremità della terra,
insieme si avvicinano e vengono.

8Ma tu, Israele mio servo,
tu Giacobbe, che ho scelto,
discendente di Abramo mio amico,
9sei tu che io ho preso dall'estremità della terra
e ho chiamato dalle regioni più lontane
e ti ho detto: "Mio servo tu sei
ti ho scelto, non ti ho rigettato".
10Non temere, perché io sono con te;
non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.
Ti rendo forte e anche ti vengo in aiutoe ti sostengo con la destra vittoriosa.
11Ecco, saranno svergognati e confusi
quanti s'infuriavano contro di te;
saranno ridotti a nulla e periranno
gli uomini che si opponevano a te.
12Cercherai, ma non troverai,
coloro che litigavano con te;
saranno ridotti a nulla, a zero,
coloro che ti muovevano guerra.
13Poiché io sono il Signore tuo Dio
che ti tengo per la destra
e ti dico: "Non temere, io ti vengo in aiuto".
14Non temere, vermiciattolo di Giacobbe,
larva di Israele;
io vengo in tuo aiuto - oracolo del Signore-
tuo redentore è il Santo di Israele.
15Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova,
munita di molte punte;
tu trebbierai i monti e li stritolerai,
ridurrai i colli in pula.
16Li vaglierai e il vento li porterà via,
il turbine li disperderà.
Tu, invece, gioirai nel Signore,
ti vanterai del Santo di Israele.
17I miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n'è,
la loro lingua è riarsa per la sete;
io, il Signore, li ascolterò;
io, Dio di Israele, non li abbandonerò.
18Farò scaturire fiumi su brulle colline,
fontane in mezzo alle valli;
cambierò il deserto in un lago d'acqua,
la terra arida in sorgenti.
19Pianterò cedri nel deserto,
acacie, mirti e ulivi;
porrò nella steppa cipressi,
olmi insieme con abeti;
20perché vedano e sappiano,
considerino e comprendano a un tempo
che questo ha fatto la mano del Signore,
lo ha creato il Santo di Israele.

21Presentate la vostra causa, dice il Signore,
portate le vostre prove, dice il re di Giacobbe.
22Vengano avanti e ci annunzino
ciò che dovrà accadere.
Narrate quali furono le cose passate,
sicché noi possiamo riflettervi.
Oppure fateci udire le cose future,
così che possiamo sapere quello che verrà dopo.
23Annunziate quanto avverrà nel futuro
e noi riconosceremo che siete dèi.
Sì, fate il bene oppure il male
e lo sentiremo e lo vedremo insieme.
24Ecco, voi siete un nulla,
il vostro lavoro non vale niente,
è abominevole chi vi sceglie.
25Io ho suscitato uno dal settentrione ed è venuto,
dal luogo dove sorge il sole l'ho chiamato per nome;
egli calpesterà i potenti come creta,
come un vasaio schiaccia l'argilla.
26Chi lo ha predetto dal principio, perché noi lo sapessimo,
chi dall'antichità, così che dicessimo: "È vero"?
Nessuno lo ha predetto,
nessuno lo ha fatto sentire,
nessuno ha udito le vostre parole.
27Per primo io l'ho annunziato a Sion
e a Gerusalemme ho inviato un messaggero di cose liete.
28Guardai ma non c'era nessuno,
tra costoro nessuno era capace di consigliare;
nessuno da interrogare per averne una risposta.
29Ecco, tutti costoro sono niente;
nulla sono le opere loro, vento e vuoto i loro idoli.


Prima lettera ai Corinzi 1

1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù,5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza.6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente,7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo:9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".
13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio,15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome.16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.

17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.19Sta scritto infatti:

'Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti'.

20'Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto'? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,31perché, come sta scritto:

'Chi si vanta si vanti nel Signore'.


Capitolo VI: Chi ha vero amore, come ne dà prova

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1. Figlio, ancora non sei forte e saggio nell'amore. Perché, o Signore? Perché, per una piccola contrarietà lasci la strada intrapresa e troppo avidamente cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, regge alle tentazioni e non crede alla suadente furbizia del nemico. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi è saggio nell'amore non guarda tanto al pregio del dono, quanto all'amore di colui che dona. Guarda più all'affetto che al prezzo, e pone tutti i doni al di sotto della persona amata. Chi è nobile nell'amore non si appaga nel dono, ma si appaga in me, al di sopra di qualunque dono. Se talvolta, verso di me, o verso i miei santi, hai l'animo meno ben disposto di quanto vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell'amore che talora senti, buono e dolce, è effetto della grazia presente in te; è, per così dire, un primo assaggio della patria celeste. Ma è cosa su cui non bisogna fare troppo conto, perché non è ferma e costante.  

2. Segno di virtù e di grande merito, è questo: lottare quando si affacciano cattivi impulsi dell'animo, e disprezzare le suggestioni del diavolo. Dunque non lasciarti turbare da alcun pensiero che ti venga dal di fuori, di qualsivoglia natura. Saldamente mantieni, invece, i tuoi propositi, con l'animo diretto a Dio. Non è una vana illusione che, talvolta, tu sia d'un tratto portato fino all'estremo rapimento, per poi ritornare subito alle consuete manchevolezze spirituali; queste infatti non dipendono da te, ma le subisci contro tua voglia. Anzi, fino a che tali manchevolezze ti disgustano, e ad esse resisti, questo è cosa meritoria, non già rovinosa per l'anima. Sappi che l'antico avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione; distogliendoti, cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall'utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L'antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Non credergli, non badargli, anche se ti avrà teso sovente i lacci dell'inganno. Ascrivile a lui, quando ti insinua cose cattive e turpi. Digli: vattene, spirito impuro; arrossisci, miserabile. Veramente immondo sei tu, che fai entrare nei miei orecchi cose simili. Allontanati da me, perfido ingannatore; non avrai alcun posto in me: presso di me starà Gesù, come un combattente valoroso; e tu sarai svergognato. Preferisco morire e patire qualsiasi pena, piuttosto che cedere a te. Taci, ammutolisci; non ti ascolterò più, per quante insidie tu mi possa tendere. "Il Signore è per me luce e salvezza; di chi avrò paura? (Sal 26,1). Anche se fossero eretti contro di me interi accampamenti, il mio cuore non vacillerà (Sal 26,3). Il Signore è il mio alleato e il mio redentore" (Sal 18,15).  

3. Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: è a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressoché incurabile. E' questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza e ad indefettibile umiltà.


DISCORSO 135 DALLE PAROLE DEL VANGELO DI GIOVANNI, CAP. 9: " IO SONO VENUTO A COMPIERE LE OPERE DI COLUI CHE MI HA INVIATO. " CONTRO GLI ARIANI. SULL'AFFERMAZIONE DEL CIECO NATO CUI FU DONATA LA VISTA: " SAPPIAMO CHE DIO NON ASCOLTA I PECCATORI "

Discorsi - Sant'Agostino

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Tutti gli uomini sono ciechi dalla nascita.

1. 1. Il Signore Gesù, come abbiamo ascoltato durante la lettura del santo Vangelo, aprì gli occhi all'uomo che era nato cieco. Poiché il diavolo aveva procurato la cecità, è appunto venuto il Cristo, datore di luce. Chi ingannò il primo uomo, fece nascere ciechi tutti. Corrano al datore di luce, si affrettino, credano, ricevano il fango fatto con la saliva. La saliva sta per il Verbo, la terra è la carne. Lavino il volto nella piscina di Siloe. Ma toccò all'Evangelista di spiegarci qual è il significato di Siloe e affermò: Che significa: Inviato. E chi è l'Inviato se non colui che spiegò proprio in questa lettura: Io - disse - sono venuto a compiere le opere di colui che mi ha inviato 1. Ecco Siloe: lavate il volto, fatevi battezzare, per ricevere la luce e per vedere ciò che prima non vedevate.

Il passo di cui si sono appropriati a torto gli Ariani.

1. 2. Ecco, per prima cosa aprite gli occhi su ciò che è stato detto: Io - dice - sono venuto a compiere le opere di Colui che mi ha inviato. A questo punto già viene fuori l'Ariano e dice: Ecco, vedete che il Cristo non ha fatto opere sue, ma del Padre che lo ha inviato. Non farebbe mai una tale affermazione se, così come in Siloe, lavasse il volto proprio in colui che è stato inviato. Che dici dunque? Ecco - risponde - lo ha detto egli stesso. Che cosa ha detto? Sono venuto a compiere le opere di colui che mi ha inviato. Non le sue allora? No. Ma com'è che affermò di essere egli Siloe, egli l'Inviato, egli il Figlio, egli l'Unigenito, che tu vuoi far passare per degenere? Che vuol dire quanto affermò: Tutte le cose che il Padre possiede sono mie 2? Tu dici che compiva opere altrui per il fatto che disse: Perché io compia le opere di colui che mi ha inviato. Io dico che il Padre possedeva beni propri di altri: mi esprimo secondo il tuo modo di pensare. In forza di che mi vuoi imporre come detto da Cristo: Sono venuto a compiere opere, come non mie, ma di colui che mi ha inviato?

Il Padre e il Figlio compiono le medesime opere.

2. 3. Mi rivolgo a te, Cristo Signore; risolvi la questione, senza contesa. Tutte le cose che il Padre possiede sono mie, dice. Quindi, se sono tue, non sono del Padre? Ad ogni modo non afferma: Tutte le cose che il Padre possiede le ha date a me; per quanto, pure se avesse detto anche questo, avrebbe posto in evidenza l'uguaglianza. Ma è imbarazzante ciò che ha detto: Tutte le cose che il Padre possiede sono mie. Se vuoi intendere: Tutte le cose che il Padre possiede sono del Figlio. Ascolta il Signore in un altro passo: Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie 3. La questione del possesso delle cose da parte del Padre e da parte del Figlio, è chiusa; c'è concordanza: tu non contendere. Sono le opere del Padre quelle che dice opere sue; perché le dice opere di quel Padre, al quale aveva detto: Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie. Di conseguenza, le opere mie sono tue e le opere tue sono mie. Infatti tutte quante le cose che fa il Padre; egli lo ha detto, lo ha detto il Signore, lo ha detto l'Unigenito, lo ha detto il Figlio, lo ha detto la Verità. Che cosa ha detto? Tutte quante le cose che fa il Padre, queste stesse cose fa anche il Figlio ugualmente 4. Affermazione autorevole, verità imponente, uguaglianza perfetta. Tutte quante le cose che fa il Padre, queste stessa fa anche il Figlio. Basterebbe dire: Tutte quante le cose che il Padre fa, queste stesse fa anche il Figlio. Non basta; aggiungo: ugualmente. Perché aggiungo: ugualmente? Poiché i non intelligenti sono soliti dire - e abitualmente lo dicono quanti vanno in giro con occhi ancora chiusi - sono soliti dire: Il Padre ha operato con la decisione della volontà, il Figlio con la sottomissione dell'obbedienza; quindi differentemente. Invece se ugualmente, come quello, così l'altro; così quelle cose che compie quello, queste stesse l'altro.

Il Figlio di Dio è della stessa sostanza del Padre e, insieme a lui, eterno.

3. 4. Ma - dice - è il Padre a decidere che il Figlio operi. Il tuo giudizio è carnale, tuttavia, senza detrimento per la verità, ti assecondo. Ecco, il Padre dispone, il Figlio opera in conformità; per il fatto che quello comanda e questo obbedisce, forse per questo il Figlio non è della natura del Padre? Dammi due uomini, padre e figlio: i due sono uomini; è uomo chi comanda, è uomo chi obbedisce; chi comanda e chi obbedisce hanno un'unica e medesima natura. Colui che comanda non ha generato il figlio secondo la propria natura? Colui che obbedisce, nel suo assecondare, ha perduto la natura? Così come accetti dei due uomini, ammetti dunque, provvisoriamente, il Padre che dà il mandato e il Figlio che vi si adegua, nondimeno, Dio e Dio.Mentre quelli, insieme, sono due uomini, insieme egli è Dio unico; ecco, è l'ineffabile della Divinità. Frattanto, se vuoi che io riconosca con te l'obbedienza, prima riconosci con me la natura. Ciò che egli è, questo ha generato il Padre. Se il Padre ha generato altro di ciò che egli è, non ha generato un vero Figlio; il Padre dice del Figlio: Prima della luce io ti ho fatto uscire dall'utero 5. Che vuol dire: prima della luce? Con il termine luce sono indicati i tempi. Perciò prima dei tempi, avanti a tutto ciò che si dice " prima "; avanti a tutto ciò che non è, avanti anche a tutto ciò che è. Infatti il Vangelo non dice: In principio Dio creò il Verbo, a quel modo che disse: In principio Dio creò il cielo e la terra 6, oppure: In principio nacque il Verbo o anche: In principio Dio generò il Verbo. Ma che affermò? Era, era era. Tu ascolti: Era, credi. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio 7. Ogni volta tu ascolti: Era, non ricercare il tempo perché sempre era. Egli, dunque - colui che sempre era, e con il Figlio sempre era, perché Dio è potente da generare senza tempo -; egli ha detto al Figlio: Prima della luce io ti ho fatto uscire dall'utero. Che vuol dire: dall'utero? Ebbe utero Dio? Penseremo che a Dio gli siano proprie ordinatamente membra corporali? Lungi da noi! E per quale ragione ha voluto dire dall'utero, se non affinché si comprendesse di aver genarato dalla propria sostanza? Quindi dall'utero è venuto fuori ciò che era egli stesso che ha generato. Se infatti altro era chi ha generato, altro invece chi è venuto fuori dall'utero, è un essere mostruoso, non il Figlio.

Come il Figlio fa le opere del Padre, così il Padre fa le opere del Figlio.

4. 5. Perciò il Figlio deve pur fare le opere di colui che lo ha inviato, e anche il Padre le opere del Figlio. Che il Padre ha voluto e il Figlio ha realizzato è cosa certa. Ora io dimostro che è il Figlio a volere e che il Padre opera. Tu dici: Quando lo dimostri? Lo spiego adesso: Padre, voglio. Ora io, volendo rovesciare il senso, dico: Ecco il Figlio nell'atto di comandare e il Padre che opera. Che vuoi? Che dove sono io, siano con me anch'essi 8. Ci siamo arrivati, saremo là dove egli è; ivi saremo, ci siamo arrivati. Chi ha parlato? L'Onnipotente. Voglio. Tu ascolti la volontà della potenza, ascolta anche la potenza della volontà. Come il Padre - dice - risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole 9. A chi vuole. Perché tu non dica: Che il Figlio dà la vita a quelli ai quali il Padre vuole che dia la vita. Dà la vita a chi vuole. Quindi, quelli che il Padre vuole e quelli che egli stesso vuole; perché dove la potenza è unica, la volontà è una sola. Conserviamo perciò in una mente non ottenebrata che una sola e la medesima è la natura del Padre e del Figlio perché il Padre è un vero padre e il Figlio è un vero figlio. Ciò che egli è, questo ha generato; infatti il Figlio non è stato un figlio degenere.

Anche le preghiere dei peccatori vengono esaudite.

5. 6. Nelle parole dell'uomo che era cieco c'è un non so che capace di turbare e forse indurre a perdere la speranza quanti non ne intendono il senso vero. Quello stesso uomo al quale furono aperti gli occhi, tra le altre espressioni, giunse ad asserire: Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori 10. Che facciamo, se Dio non ascolta i peccatori? Abbiamo il coraggio di supplicare Dio se non ascolta i peccatori? Datemi uno che preghi ed ecco c'è chi può esaudire. Ammettete che ci sia chi prega, esaminate il genere umano a cominciare da chi è informe fino ai perfetti. Sali dalla primavera all'estate; abbiamo cantato questo infatti: Tu hai regolato la primavera e l'estate 11. Cioè, tu hai ordinato quanti sono gli spirituali e quanti sono ancora carnali, perché anche il Figlio stesso dice: I tuoi occhi mi videro ancora informe. Informe videro i tuoi occhi, ciò che è nel mio corpo. E che in seguito? Hanno speranza quelli che sono imperfetti? L'hanno sicuramente. Ascolta ciò che viene dopo: E tutti saranno scritti nel tuo libro 12. Può essere, fratelli, che gli spirituali, non essendo peccatori, preghino e siano esauditi. Che fanno quanti sono carnali? Andranno perduti? Non imploreranno Dio? Non sia mai! Dammi quel Publicano. Vieni, Publicano, poniti in mezzo, fa' vedere la tua speranza, perché i deboli non cessino di sperare. Ecco infatti il Publicano salire a pregare e il Fariseo con lui; e a capo basso, tenendosi a distanza e battendosi il petto, diceva: Signore, abbi pietà di me peccatore. E si allontanò perdonato, a differenza di quel Fariseo 13. Quello che disse: Abbi pietà di me peccatore, affermò il vero o il falso? Se disse il vero, era peccatore; e venne esaudito e fu perdonato. Che vuol dire allora ciò che hai detto tu dopo che il Signore ti aprì gli occhi: Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori? Ecco, Dio ascolta i peccatori. Lava, però, il tuo volto interiore, si operi nell'intimo ciò che si è curato di fare al tuo aspetto esterno, e ti renderai conto che Dio ascolta i peccatori. Ti ha tratto in inganno il divagare della tua mente. C'è dell'altro che il Signore deve operare in te. Indubbiamente costui venne espulso dalla sinagoga; il Signore lo apprese, lo incontrò e gli disse: Credi tu nel Figlio di Dio? E quello: Chi è, Signore, perché io creda in lui? Guardava e non vedeva: guardava con gli occhi, ma con la mente non discerneva ancora. Gli affermò il Signore: Tu l'hai visto, e colui che parla con te è proprio lui. Allora, prostratosi, lo adorò 14. Fu allora che deterse il volto interiore.

Nessuno è senza peccato sulla terra.

6. 7. Volgetevi perciò alla preghiera, peccatori! Confessate i vostri peccati, supplicate affinché siano rimossi, implorate che abbiano termine, scongiurate che appunto essi vengano meno intanto che voi progredite; tuttavia non cessate di sperare e, da peccatori, pregate. Chi è infatti che non ha commesso peccato? Prendi a considerare dai sacerdoti: Offrite sacrifici prima per i vostri peccati, e poi per il popolo 15. I sacrifici erano prove d'accusa a carico dei sacerdoti; così che se alcuno si fosse dichiarato giusto e senza peccato, potesse essergli opposto: Non bado a ciò che vai dicendo, ma a ciò che offri; ti scopre la vittima per tuo conto. Perché fai l'offerta per i tuoi peccati, se da ogni peccato tu sei immune? O magari fingi con Dio nel sacrificare a lui? Ma può darsi che erano peccatori i sacerdoti del popolo antico e che non sono peccatori quelli del popolo nuovo. E' vero, fratelli, perché Dio lo ha voluto, sono sacerdote proprio di lui, sono peccatore, insieme a voi mi batto il petto, insieme a voi chiedo il perdono, con voi spero che Dio sia benevolo. Ma forse gli Apostoli santi, i massimi arieti del gregge, i pastori membra del Pastore, appunto essi forse non avevano il peccato. Veramente lo avevano, anch'essi lo avevano; non se ne adontano, perché lo confessano. Da me non avrei l'ardire. Prima di tutto, sta' a sentire il Signore stesso che si rivolge agli Apostoli: Pregate così. Come riguardo a quei sacerdoti si dava prova mediante i sacrifici, ugualmente per costoro mediante l'orazione. Pregate così. E tra le altre petizioni che comandò si facessero, assegnò anche questa: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 16. Che dicono gli Apostoli? Chiedono ogni giorno per sé la remissione dei debiti. Si presentano da debitori, si allontanano perdonati, e tornano alla preghiera da debitori. Questa vita non è immune da peccato, così che tante volte si prega, altrettante volte vengono rimessi i peccati.

Gli Apostoli furono esposti al peccato anche dopo la risurrezione di Cristo.

7. 8. Ma che dirò? Forse quando quelli appresero a pregare erano ancora deboli. Può essere che qualcuno dirà questo: Quando il Signore Gesù insegnò la preghiera, erano ancora fanciulli, erano deboli, erano carnali; non erano ancora degli spirituali, i quali non hanno peccato. E che, fratelli, diventati spirituali non pregarono più? Allora Cristo fu obbligato a dire: Ora domandate tali cose nella preghiera, poi date una preghiera diversa agli spirituali. La preghiera è una sola, è questa, egli è colui che l'ha data; proprio questa, perciò, sia la vostra preghiera nella Chiesa. Ma eliminiamo il contrasto: quando dici che gli Apostoli sono spirituali, questo vorrai dire, che erano carnali fino a quando il Signore doveva subire la passione. Infine, questo è vero, mentre egli pendeva dalla croce, si dispersero sbigottiti, anzi, gli Apostoli perdettero la speranza allora che il ladro ebbe fede. Pietro ebbe il coraggio di seguirlo quando il Signore fu condotto alla morte, egli si azzardò a tenergli dietro fino a raggiungere la casa [del sommo sacerdote] e nell'atrio venne importunato; stava presso il fuoco ed ebbe freddo: sostò presso il fuoco ed agghiacciò di un timore gelido. Interrogato da una serva, negò il Cristo una volta; interrogato, di nuovo negò; interrogato una terza volta, negò 17. Ringraziamo Dio che ebbe fine l'interrogatorio: la negazione si sarebbe ripetuta a lungo. Quindi, li confermò allora, furono resi spirituali allora, dopo la risurrezione. Di conseguenza non avevano più il peccato? Spirituali, gli Apostoli scrivevano Lettere spirituali, le inviavano alle Chiese; non avevano il peccato - questo dici tu -. Non ti credo, domando direttamente a loro. Dite, Apostoli santi, dopo che fu risorto il Signore e vi confermò con lo Spirito Santo inviato dal cielo, non avete peccato più? Vi scongiuro, rispondeteci. Ascoltiamo, affinché i peccatori non perdano la speranza, perché non cessino di pregare Dio per il fatto di non essere senza peccato. Ditecelo. Lo ha asserito uno di essi. E chi? Colui che il Signore amava di più, e che si era adagiato sul petto del Signore 18, e assorbiva il mistero del regno dei cieli che doveva far erompere all'esterno. Quando io chiedo: Avete o non avete il peccato? risponde dicendo: Se avremo detto che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Ma questi è Giovanni, colui che ha detto: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio 19. Avvertite quante realtà aveva trasceso per giungere al Verbo colui così insigne e grande, che quasi aquila volò oltre le nubi; colui che vedeva chiaro nel sereno dello spirito: In principio era il Verbo, proprio egli ha affermato: Se avremo detto che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se invece avremo riconosciuto i nostri peccati, egli è fedele e giusto per perdonarci i nostri peccati e purificarci da ogni colpa 20. Pregate dunque.

 

1 - Gv 9,

2 - Gv 16, 15.

3 - Gv 17, 10.

4 - Gv 5, 19.

5 - Sal 109, 3.

6 - Gn 1, 1.

7 - Gv 1, 1.

8 - Gv 17, 24.

9 - Gv 5, 21.

10 - Gv 9, 31.

11 - Sal 73, 17.

12 - Sal 138, 16.

13 - Cf. Lc 18, 10-14.

14 - Gv 9, 38.

15 - Lv 16,6; Eb 7, 27.

16 - Mt 6, 9. 12.

17 - Mt 26,69-74.

18 - Gv 13, 23.

19 - Gv 1, 1.

20 - 1 Gv 1, 8-9.


21 -L'anima di Maria santissima entrò nell'empireo.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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760. A proposito della gloria e della felicità di cui par­tecipano i santi nella visione beatifica, san Paolo dice con Isaia che occhio mortale non ha visto, né orecchio ha udi­to, né cuore umano ha potuto penetrare quello che Dio ha preparato per coloro che lo amano e che in lui sperano. Conformemente a questa verità professata secondo la fede cattolica, non stupisce ciò che si racconta sia successo a sant'Agostino: nonostante fosse un grande luminare della Chiesa, mentre si accingeva a scrivere un trattato sulla con­dizione dei beati, gli apparve il suo grande amico san Gi­rolamo, che in quel momento era morto ed entrato nella gioia del Signore, e lo disingannò, dichiarandogli che non avrebbe potuto conseguire il suo intento come desiderava, dal momento che nessuna lingua né penna degli uomini sarebbe stata in grado di manifestare la minima parte dei beni goduti dagli eletti in paradiso. Quand'anche di quel­la realtà non avessimo altra testimonianza dalla sacra Scrit­tura se non il sapere che è definitiva, ciò supererebbe già la nostra capacità di comprensione, che non può raggiun­gere l'eternità neppure con grandi sforzi, poiché Dio, per quanto lo si possa conoscere e amare in misura crescen­te, è inesauribile ed incomprensibile. Egli chiamò all'esi­stenza tutte le cose senza che queste consumassero il suo potere; neanche se creasse innumerevoli altri mondi sa­rebbe indebolito, perché rimarrebbe sempre infinito ed im­mutabile. Allo stesso modo, nonostante i santi che lo con­templano e ne godono siano un numero incalcolabile, egli resta da essere conosciuto ed amato senza fine; infatti, sia nella vita mortale sia in quella incorruttibile, ciascuno par­tecipa di lui in maniera limitata e in base alla propria di­sposizione.

761. Se, per tale motivo, la gloria di un beato qualsia­si, fosse anche il più piccolo, è ineffabile, che diremo di quella di Maria santissima, lei che, fra i santi, è la più si­mile al suo Figlio? Che diremo, se anche nella grazia li su­pera tutti, come l'imperatrice o la regina i suoi vassalli? Questa verità si può e si deve credere, ma finché siamo nel mondo non è possibile intenderla, né spiegarne la minima parte, perché la sproporzione e l'insufficienza delle nostre parole la possono più oscurare che chiarire. Adoperiamo­ci dunque ora non per comprenderla, ma per meritare che ci sia manifestata nella futura esistenza, quando otterremo la felicità che speriamo in misura maggiore o minore a se­conda delle opere compiute.

762. Il nostro Redentore entrò nel cielo, avendo alla sua destra l'anima immacolata della Madre. Ella fu la sola tra i mortali a non dover passare attraverso il giudizio parti­colare, che quindi per lei non ebbe luogo. Non le fu chie­sto conto dei benefici ricevuti, né le venne imputato alcun peccato, come le era stato promesso al momento in cui era stata preservata dalla colpa d'origine, era stata eletta regi­na e aveva avuto il privilegio di non essere sottomessa al­le leggi dei figli di Adamo. Per la stessa ragione, alla fine dei tempi comparirà ancora alla destra del Signore, a lui associata nel giudizio universale a cui ella, a differenza de­gli altri, non sarà sottoposta. Se nel primo istante della sua concezione fu aurora limpidissima e rifulgente, carezzata dai raggi del Sole divino al di sopra dello splendore dei più ardenti serafini; se in seguito si sollevò sino a toccare lo stesso Dio quando il Verbo si unì con la sua purissima sostanza nell'umanità di Cristo, ne conseguiva che per tut­ta l'eternità ella fosse sua compagna, con la somiglianza possibile tra Figlio e Madre, essendo egli Dio e uomo ed ella semplice creatura. Con questo titolo il Salvatore la pre­sentò all'Altissimo, al quale si rivolse in presenza dei bea­ti attenti a questa meraviglia; gli disse: «Padre mio, la mia amantissima Madre, vostra cara figlia e diletta sposa del­lo Spirito Santo, viene a ricevere il possesso della corona imperitura che le abbiamo preparato in premio dei suoi meriti. Questa è colei che nacque tra gli uomini come ro­sa tra le spine, intatta, pura e bella, degna di essere ac­colta nelle nostre mani, là dove non arrivò nessun altro e dove non possono pervenire quanti sono stati concepiti nel peccato. È lei la nostra prescelta, unica e singolare, alla quale abbiamo dato di accedere alle nostre perfezioni, su­perando la comune legge dei mortali; è in lei che abbia­mo depositato il tesoro della nostra divinità inaccessibile; è lei che con fedeltà assoluta ha conservato e fatto frutti­ficare i talenti che le abbiamo affidato; è lei che non si è mai allontanata dalla nostra volontà e che ha trovato gra­zia ai nostri occhi. Padre mio, il tribunale della nostra mi­sericordia e giustizia è rettissimo e ricompensa con ab­bondanza i servizi dei nostri amici. È giusto che a mia Ma­dre, in quanto tale, sia concesso il premio; se nella vita e nelle opere mi fu simile, per quanto lo possa una sempli­ce creatura, deve esserlo pure nella gloria e nel posto che occuperà accanto alla nostra Maestà, affinché dov'è la san­tità per essenza vi sia anche la somma santità per parte­cipazione».

763. Questo decreto del Verbo incarnato venne appro­vato dal Padre e dallo Spirito Santo. Subito l'anima san­tissima di Maria fu innalzata alla destra del suo figlio e Dio vero e collocata sul seggio regale della beatissima Tri­nità, a cui né uomini, né angeli, né serafini giunsero o giungeranno mai. In ciò consiste la sublime ed eccellente superiorità della nostra Signora: essere assisa sul medesi­mo trono delle Persone divine quale imperatrice, mentre i santi occupano il posto di servi e ministri del supremo Re. All'eminenza di quella posizione, inarrivabile per chiunque altro, nella Vergine immacolata corrispondono le doti di gloria, comprensione, visione e fruizione, perché ella gode al di sopra e più di tutti di quell'oggetto infinito, del qua­le in paradiso si sperimenta il gaudio per gradi e varietà innumerevoli. Nessuno tra i beati conosce, penetra, inten­de l'essere divino e i suoi attributi come lei; nessuno le è pari nell'amare e nel gioire dei misteri imperscrutabili del­l'Altissimo. Inoltre, sebbene tra la gloria della Trinità e quel­la della Regina del cielo vi sia una distanza illimitata, poi­ché la luce della Divinità è inaccessibile e in essa sola si trova 1'immortalità, sebbene nelle doti anche l'anima san­tissima di Cristo superi senza misura sua Madre, pure lo splendore di lei è di gran lunga più intenso di quello dei santi, somigliando a Cristo in una maniera incomprensi­bile e incomunicabile nella vita presente.

764. È intraducibile in parole la nuova esultanza che i beati acquistarono quel giorno, componendo e cantando nuovi cantici di lode all'Onnipotente e alla sua Figlia, ma­dre e sposa, nella quale egli esaltava le opere della sua de­stra. E benché nel Signore la gioia interiore non possa ac­crescersi perché è immutabile ed infinita sin dal principio, in quest'occasione le dimostrazioni esteriori della sua com­piacenza nell'adempimento dei suoi eterni disegni furono maggiori. Dal trono regale infatti usciva una voce come se fosse stata della persona del Padre, che diceva: «Nella glo­rificazione della nostra amatissima Figlia i nostri desideri sono stati appagati e la nostra santa volontà è stata pie­namente eseguita. Dal nulla, abbiamo dato l'essere ad ogni vivente, affinché fosse partecipe dei nostri beni e tesori incommensurabili, conformemente alla nostra immensa bontà. Intanto gli stessi che noi facemmo capaci di rice­vere la vita divina hanno reso inutile per sé questo bene­ficio. Solo la nostra diletta Figlia non ebbe parte alla di­subbidienza degli altri e meritò ciò che essi hanno di­sprezzato da indegni figli della perdizione. Mai, in nessun momento, ella ha tradito il nostro amore; a lei spettano i premi che con il nostro comune e condizionato volere ave­vamo preparato per gli angeli ribelli e per gli uomini che li hanno imitati, se avessero tutti cooperato con la grazia loro concessa rispondendo alla nostra chiamata. Con il suo abbandono e la sua obbedienza, ella ha compensato que­sta ingratitudine, ci ha dato pieno compiacimento nelle sue azioni e ha meritato di sedere accanto alla nostra Maestà».

765. Il terzo giorno dopo che Maria santissima aveva cominciato a godere di questa gloria per non lasciarla più, Dio manifestò ai santi la volontà di far tornare l'anima del­ la Vergine sulla terra perché, riunendosi al suo corpo, lo risuscitasse e fosse di nuovo sollevata in corpo ed anima alla destra del Figlio senza aspettare la generale risurre­zione dei morti. Gli eletti non potevano ignorare l'oppor­tunità di tale dono, conseguenza delle prerogative da lei ri­cevute e della sua sublime dignità di regina dell'universo, giacché anche per i mortali è talmente credibile che, qua­lora la santa Chiesa non l'avesse riconosciuta, sarebbe sta­to giudicato empio e insensato colui che avesse preteso di negarla. In quella circostanza, tuttavia, i beati ne compre­sero la convenienza con maggior chiarezza e, non appena il Signore manifestò loro in se stesso la sua decisione, ne conobbero pure il momento preciso. Quando giunse, Cri­sto scese dal cielo con l'anima della Madre purissima alla sua destra, accompagnato da molte legioni di angeli e da­gli antichi padri e profeti. Arrivarono al sepolcro nella val­le di Giosafat e, stando tutti davanti a quel tempio vergi­nale, il Salvatore si rivolse ai santi dicendo:

766. «Mia Madre fu concepita senza colpa, affinché dal­la sua sostanza immacolata prendessi l'umanità con cui io venni nel mondo e lo redensi dal peccato. La mia carne è la sua carne, ed ella ha collaborato con me all'opera della salvezza. Per questo devo risuscitarla, come io stesso risu­scitai da morte, e voglio che ciò avvenga nel medesimo tempo e alla medesima ora, per renderla completamente simile a me». I giusti dell'antica alleanza con nuovi inni ringraziarono il Creatore per il beneficio compiuto; in par­ticolare si distinsero i nostri progenitori Adamo ed Eva e dopo di essi sant'Anna, san Gioacchino e san Giuseppe, i quali avevano speciali ragioni per magnificare Dio in quel­la meraviglia della sua onnipotenza. Subito, per ordine del Figlio, l'anima della gran Signora entrò nel corpo castissi­mo e lo risuscitò, dandogli vita immortale e gloriosa e co­municandogli le quattro doti di chiarezza, impassibilità, agilità e sottigliezza che le sono proprie.

767. Così Maria santissima in anima e corpo uscì dal sepolcro senza rimuovere il masso che lo sigillava, né mu­tare la posizione della tunica e del sudario che avevano ri­coperto la salma. È impossibile narrare come la bellezza della Vergine beata rifulgesse, e perciò non mi trattengo a farlo. Mi basta dire che ella diede all'Unigenito del Padre la forma di uomo nel suo talamo inviolato e gliela diede limpida e senza macchia perché riscattasse il genere uma­no. In cambio sua Maestà, con questa nuova grazia, le con­ferì una magnificenza analoga alla sua. In tale corrispon­denza tra Figlio e Madre, tanto misteriosa e divina, cia­scuno fece quello che poté: Maria generò Cristo simile a se stessa in quanto fu possibile e Cristo risuscitò Maria co­municandole la sua gloria, nella misura in cui ella poté ri­ceverla in quanto semplice creatura.

768. Dal sepolcro prese avvio una solenne processione che si allontanò progressivamente verso l'alto, mentre si udi­va una musica paradisiaca. Ciò accadde alla medesima ora della risurrezione del nostro Salvatore, nella domenica suc­cessiva al transito di sua Altezza, dopo la mezzanotte. Per questo motivo, sul momento il prodigio non fu noto a tut­ti gli apostoli, ma solo a quelli che vegliavano al sacro se­polcro. I santi e gli angeli entrarono nell'empireo nell'ordi­ne in cui erano partiti dalla terra; da ultimo venivano il Re­dentore e, alla sua destra, la Regina vestita con abiti in tes­suto d'oro - come dice Davide -, tanto bella da suscitare l'ammirazione dei cortigiani del cielo, che si volsero a guar­darla e a benedirla con rinnovato giubilo e canti di lode. Si udirono allora quegli elogi misteriosi che di lei lasciò scritti Salomone: «Uscite, figlie di Sion, a vedere la vostra Signora, che le stelle mattutine esaltano e i figli dell'Altis­simo festeggiano. Chi è costei che sale dal deserto come un bastoncino di profumi aromatici'? Chi è costei che sorge come l'aurora, più bella della luna, fulgida come il sole, e terribile come schiere a vessilli spiegati? Chi è costei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto, spargendo deli­zie in abbondanza? Chi è costei, nella quale Dio stesso ha trovato compiacimento più che in tutte le creature, al di sopra delle quali egli la solleva fino alla sua inaccessibile luce e maestà? Oh, meraviglia mai vista! Oh, novità degna della sapienza infinita! Oh, prodigio di quell'onnipotenza che tanto magnifica ed innalza la sua umile serva!».

769. Rivestita di questa gloria, la vergine Maria giunse in corpo e anima al cospetto delle tre divine Persone, che l'accolsero con un abbraccio indissolubile. Il Padre le dis­se: «Salite più in alto degli altri viventi, mia eletta, figlia e colomba mia». E il Verbo incarnato: «Madre mia, voi che mi avete dato l'umanità e, imitandomi perfettamente, ave­te contraccambiato tutto il bene che ho fatto, ricevete ora dalle mie mani il premio da voi meritato». E lo Spirito San­to: «Mia sposa amatissima, entrate nella gioia perenne che corrisponde al vostro fedelissimo amore: amate e godete senza più preoccupazioni, poiché l'inverno del soffrire è già passato e siete giunta all'eterno possesso dei nostri am­plessi». Ella rimase assorta nella Trinità santissima e come sommersa da quello sconfinato abisso del mare divino, men­tre i santi erano pieni di stupore e di nuovo gaudio acci­dentale. Poiché l'opera dell'Onnipotente si manifestò con ul­teriori meraviglie, ne riferirò qualcosa, se potrò, nel pros­simo capitolo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

770. Figlia mia, è deplorevole ed inescusabile l'ignoranza degli esseri umani nel non rammentare di proposito la glo­ria che il Signore riserva per coloro che si dispongono a me­ritarla. Voglio che tu pianga amaramente questo oblìo così pernicioso e che te ne dolga; chi volontariamente dimentica la felicità imperitura, infatti, è in evidente pericolo di per­derla. Nessuno ha una buona scusa al riguardo, non solo per­ché conservarne la memoria o cercare di acquistarla non co­sta troppa fatica, ma anche perché, al contrario, tutti si dan­no molto da fare, spendendo ogni loro energia, per scordar­si dello scopo per il quale furono creati. Di certo una simile trascuratezza nasce dal fatto che essi si abbandonano alla su­perbia della vita, all'avidità degli occhi e alla concupiscenza della carne. Impiegando in ciò ogni facoltà dell'anima e l'in­tero arco dell'esistenza, non resta loro né sollecitudine, né at­tenzione, né spazio per pensare con calma, o anche senza calma, alla celeste beatitudine. Dicano intanto gli uomini e confessino se tale ricordo reca loro più travaglio del seguire le cieche passioni procurandosi riconoscimenti e piaceri tran­sitori, che presto svaniscono e che molte volte essi, dopo es­sersi tanto affannati, neppure conseguono.

771. Quanto è più facile per i mortali non cadere in sif­fatta perversità! Lo è soprattutto per i figli della Chiesa, i quali custodiscono la fede e la speranza, che senza alcuno sforzo insegnano loro questa verità! E quand'anche conse­guire il gaudio perenne richiedesse loro un impegno pari a quello necessario per ottenere prestigio e beni apparen­ti, sarebbe davvero grande pazzia affaticarsi per il falso e le pene eterne come per il vero e l'eterna gloria. Tu cono­scerai molto bene, figlia mia, questa detestabile stoltezza e su di essa piangerai, se consideri il tempo in cui vivi, co­sì turbato da guerre e discordie. Rifletti: sono numerosi gli infelici che vanno in cerca della morte per una breve e va­na ricompensa di onore, di vendetta e di altri vili interes­si del genere, non curandosi del loro destino più di quel che farebbero se fossero irragionevoli. Sarebbe una fortu­na per loro estinguersi con la morte corporale, come ac­cade a quelle cose che con tanta avidità ricercano, ma poi­ché la maggior parte di essi opera contro la giustizia e co­loro che pur praticandola vivono immemori del proprio fi­ne ultimo, gli uni e gli altri muoiono per sempre.

772. Questo dolore è più grande di ogni altro ed è una disavventura senza pari. Affliggiti, lamentati e piangi in­consolabilmente per la rovina di tante anime riscattate dal sangue di mio Figlio. Ti assicuro, carissima, che, se gli es­seri umani non ne fossero indegni, la carità mi indurreb­be ad inviare loro dal cielo, dove mi trovo nella gloria a te nota, parole che potessero essere sentite in tutto il mon­do. Gridando direi: «Uomini mortali ed ingannati, che co­sa fate? Per che cosa vivete? Sapete per caso che cosa sia vedere Dio faccia a faccia, partecipare del suo splendore e godere della sua compagnia? A che cosa pensate? Chi vi ha turbato ed oscurato la capacità di giudizio? Che cosa otterrete se perdete questo vero bene senza averne altro? La fatica è breve, il godimento infinito e la pena eterna».

773. Tu, compenetrata da un simile dolore che io cerco di risvegliare in te, impegnati con ogni sollecitudine per non in­correre nel medesimo pericolo, tenendo presente quale vivo esempio la mia vita, che come sai fu un continuo intenso pa­tire; quando giunsi a ricevere il premio, però, tutto quello stra­zio mi parve un niente e lo scordai come se fosse stato una cosa da poco. Risolviti a seguirmi nella sofferenza, o amica, e, se questa fosse più acuta di quella di tutti i mortali, con­siderala leggerissima: nulla ti sembri difficile, gravoso o mol­to amaro, anche se si trattasse di passare per il ferro e il fuo­co. Stendi la mano a compiere gesta eccelse e fornisci i sen­si, che sono i tuoi domestici, delle doppie vesti del soffrire e dell'agire con ogni tua facoltà. Nello stesso tempo, voglio che non ti lasci contagiare da un altro comune errore dei figli di Adamo, i quali dicono: «Contentiamoci di assicurarci la sal­vezza: ottenere maggiore o minore gloria non ha molta im­portanza, poiché staremo tutti in paradiso». Una tale igno­ranza, figlia mia, deriva da grande stoltezza e da scarso amo­re verso Dio e perciò non garantisce la salvezza, ma anzi la mette a repentaglio; coloro che pretendono di fare con l'On­nipotente questi patti lo disobbligano e lo spingono a lasciarli nel pericolo di perdere la beatitudine stessa. La fragilità uma­na opera nel bene in misura sempre inferiore rispetto al suo desiderio, per cui, quando questo non è ardente, realizza mol­to poco e rischia di essere privata della vita eterna.

774. Chi si accontenta della mediocrità e del minimo grado di virtù lascia sempre spazio, nella volontà e nelle inclinazioni interiori, ad altri affetti per cose terrene e lo fa di proposito. Un amore del genere non può essere conser­vato senza che si trovi subito in opposizione all'amore di­vino: è impossibile perciò voler mantenere l'uno e l'altro contemporaneamente. Quando la creatura decide di amare Dio con tutto il cuore e con tutte le forze, come egli co­manda, il Signore medesimo tiene in conto questa deter­minazione anche se l'anima, a causa di altri suoi difetti, non raggiunge i beni più sublimi. Il disprezzarli, però, o il non dare loro valore intenzionalmente non è da figli, né da veri amici; al contrario è da schiavi che si contentano di vivere tralasciando il resto. Se i santi potessero ritornare ad acquistare qualche grado di gloria col soffrire i tormenti del mondo intero fino al giorno del giudizio, di certo lo fareb­bero, perché conoscono realmente quanto valga il premio e amano Dio con carità perfetta. Non conviene che sia lo­ro accordata simile possibilità che invece fu concessa a me, come hai scritto in questa Storia. Col mio esempio ciò re­sta confermato e viene comprovata l'insipienza di quelli che, per evitare di abbracciare la croce di Cristo, vogliono una mercede limitata, andando contro la disposizione della bontà infinita dell'Altissimo, il quale desidera che le sue creature abbiano molti meriti e siano ricompensate copio­samente con la suprema felicità del cielo.


6-25 Marzo 12, 1904 Minacce di guerre. Tutta l’Europa sta sulle spalle di Luisa.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Essendo malata Luisa, le ho imposto che ella dettasse: non potendo disubbidire ha dettato quanto segue, in grande ripugnanza.

(2) “Essendomi lamentata con nostro Signore che sentendomi sofferente, pure non mi portava in Cielo, il benedetto Gesù mi ha detto:

(3) “Figlia mia, coraggio nel soffrire, non voglio che ti avvilisca nel non vederti ancora portata in Cielo. Devi sapere che tutta l’Europa sta sulle tue spalle, e l’esito o buono o cattivo per l’Europa pende dalle tue sofferenze. Se tu sarai forte e costante nel patire, le cose succederanno più sopportabili; se tu non sarai forte e costante nel patire, oppure Io ti porto in Cielo, saranno tanto gravi che minaccerà di essere invasa ed impadronita dagli stranieri”.

(4) Anzi, aggiunse che: “Se tu rimarrai in terra e soffrirai assai con desiderio e costanza, tutto quel che succederà di castighi in Europa, servirà per far venire il trionfo della Chiesa. E se ad onta di tutto questo l’Europa non profitterò e resterà ostinata al peccato, le tue sofferenze serviranno come preparativo alla tua morte, senza che l’Europa se ne sia profittata”.


Sacte. Gennaro Di Gennari.