Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Dio infatti anche quando punisce i peccatori, non infligge loro un male suo, ma li abbandona ai loro mali. (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 26° settimana del tempo ordinario (San Francesco)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 25

1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".


Primo libro dei Re 8

1A questo punto Salomone convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele, tutti i capitribù, i principi dei casati degli Israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion.2Tutto Israele si radunò presso il re Salomone per la festa, nel mese di Etanim, cioè il settimo mese.3Presenti tutti gli anziani di Israele, l'arca del Signore fu sollevata e i sacerdoti e i leviti la trasportarono4con la tenda del convegno e con tutti gli arredi sacri che erano nella tenda.5Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi che non si contavano né si calcolavano.6I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, cioè nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini.7Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto.8Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si vedevano dal Santo di fronte alla cella, ma non si vedevano di fuori; tali cose ci sono fino ad oggi.9Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposte Mosè sull'Oreb, cioè le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dal paese d'Egitto.
10Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì il tempio11e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio.12Allora Salomone disse:

"Il Signore ha deciso di abitare sulla nube.
13Io ti ho costruito una casa potente,
un luogo per la tua dimora perenne".

14Il re si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre tutti i presenti stavano in piedi.15Salomone disse: "Benedetto il Signore, Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva promesso con la sua bocca a Davide mio padre:16Da quando ho fatto uscire Israele mio popolo dall'Egitto, io non mi sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si costruisse una casa, ove abitasse il mio nome; ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché sia capo del popolo di Israele.17Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele,18ma il Signore gli disse: Tu hai pensato di edificare un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto.19Non tu costruirai il tempio, ma il figlio che uscirà dai tuoi fianchi, lui costruirà un tempio al mio nome.20Il Signore ha attuato la parola che aveva pronunziata; io ho preso il posto di Davide mio padre, mi sono seduto sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore, e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele.21In esso ho fissato un posto per l'arca, dove c'è l'alleanza che il Signore aveva conclusa con i nostri padri quando li fece uscire dal paese di Egitto".

22Poi Salomone si pose davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta l'assemblea di Israele, e, stese le mani verso il cielo,23disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l'alleanza e la misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore.24Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l'hai adempiuto con potenza, come appare oggi.25Ora, Signore Dio di Israele, mantieni al tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta camminando davanti a me come vi hai camminato tu.26Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta a Davide mio padre.
27Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita!28Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te!29Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
30Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona.
31Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio,32tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa' giustizia con i tuoi servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l'innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza.
33Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto di fronte al nemico perché ha peccato contro di te, se si rivolge a te, se loda il tuo nome, se ti prega e ti supplica in questo tempio,34tu ascolta dal cielo, perdona il peccato di Israele tuo popolo e fallo tornare nel paese che hai dato ai suoi padri.
35Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, se ti pregano in questo luogo, se lodano il tuo nome e si convertono dal loro peccato perché tu li hai umiliati,36tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e di Israele tuo popolo, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra che hai dato in eredità al tuo popolo.
37Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o ruggine, invasione di locuste o di bruchi; quando il nemico assedierà il tuo popolo in qualcuna delle sue porte o quando scoppierà un'epidemia o un flagello qualsiasi;38se uno qualunque oppure tutto Israele tuo popolo, dopo avere provato il rimorso nel cuore, ti prega o supplica con le mani tese verso questo tempio,39tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, perdona, intervieni e rendi a ognuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore - tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini -40perché ti temano durante tutti i giorni della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri.
41Anche lo straniero, che non appartiene a Israele tuo popolo, se viene da un paese lontano a causa del tuo nome42perché si sarà sentito parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio,43tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come Israele tuo popolo e sappiano che al tuo nome è stato dedicato questo tempio che io ho costruito.
44Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro il suo nemico, seguendo le vie in cui l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,45ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.
46Quando peccheranno contro di te, poiché non c'è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in un paese ostile, lontano o vicino,47se nel paese in cui saranno deportati rientreranno in se stessi e faranno ritorno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia, dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi,48se torneranno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima nel paese dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai dato ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,49tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.50Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le ribellioni di cui si è reso colpevole verso di te, fa' che i suoi deportatori gli usino misericordia,51perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall'Egitto, da una fornace per fondere il ferro.
52Siano attenti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in quanto ti chiedono,53perché tu li hai separati da tutti i popoli del paese come tua proprietà secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo, mentre facevi uscire, o Signore, i nostri padri dall'Egitto".
54Quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Signore questa preghiera e questa supplica, si alzò davanti all'altare del Signore, dove era inginocchiato con le palme tese verso il cielo,55si mise in piedi e benedisse tutta l'assemblea di Israele, a voce alta:56"Benedetto il Signore, che ha concesso tranquillità a Israele suo popolo, secondo la sua parola. Non è venuta meno neppure una delle parole buone che aveva pronunziate per mezzo di Mosè suo servo.57Il Signore nostro Dio sia con noi come è stato con i nostri padri; non ci abbandoni e non ci respinga,58ma volga piuttosto i nostri cuori verso di lui, perché seguiamo tutte le sue vie e osserviamo i comandi, gli statuti e i decreti che ha imposti ai nostri padri.59Queste parole, usate da me per supplicare il Signore, siano presenti davanti al Signore nostro Dio, giorno e notte, perché renda giustizia al suo servo e a Israele suo popolo secondo le necessità di ogni giorno.60Allora tutti i popoli della terra sapranno che il Signore è Dio e che non ce n'è altri.61Il vostro cuore sarà tutto dedito al Signore nostro Dio, perché cammini secondo i suoi decreti e osservi i suoi comandi, come avviene oggi".
62Il re e tutto Israele offrirono un sacrificio davanti al Signore.63Salomone immolò al Signore, in sacrificio di comunione, ventiduemila buoi e centoventimila pecore; così il re e tutti gli Israeliti dedicarono il tempio al Signore.64In quel giorno il re consacrò il centro del cortile di fronte al tempio del Signore; infatti ivi offrì l'olocausto, l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione, perché l'altare di bronzo, che era davanti al Signore, era troppo piccolo per contenere l'olocausto, l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione.
65In quell'occasione Salomone celebrò la festa davanti al Signore nostro Dio per sette giorni: tutto Israele, dall'ingresso di Amat al torrente d'Egitto, un'assemblea molto grande, era con lui.66Nel giorno ottavo congedò il popolo. I convenuti, salutato il re, tornarono alle loro case, contenti e con la gioia nel cuore per tutto il bene concesso dal Signore a Davide suo servo e a Israele suo popolo.


Salmi 37

1'Di Davide.'

Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Isaia 2

1Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.

2Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
3Verranno molti popoli e diranno:"Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri".
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
4Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
5Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore.

6Tu hai rigettato il tuo popolo,
la casa di Giacobbe,
perché rigurgitano di maghi orientali
e di indovini come i Filistei;
agli stranieri battono le mani.
7Il suo paese è pieno di argento e di oro,
senza fine sono i suoi tesori;
il suo paese è pieno di cavalli,
senza numero sono i suoi carri.
8Il suo paese è pieno di idoli;
adorano l'opera delle proprie mani,
ciò che hanno fatto le loro dita.
9Perciò l'uomo sarà umiliato,
il mortale sarà abbassato;
tu non perdonare loro.
10Entra fra le rocce,
nasconditi nella polvere,
di fronte al terrore che desta il Signore,
allo splendore della sua maestà,
quando si alzerà a scuotere la terra.
11L'uomo abbasserà gli occhi orgogliosi,
l'alterigia umana si piegherà;
sarà esaltato il Signore, lui solo
in quel giorno.
12Poiché ci sarà un giorno del Signore degli eserciti
contro ogni superbo e altero,
contro chiunque si innalza ad abbatterlo;
13contro tutti i cedri del Libano alti ed elevati,
contro tutte le querce del Basan,
14contro tutti gli alti monti,
contro tutti i colli elevati,
15contro ogni torre eccelsa,
contro ogni muro inaccessibile,
16contro tutte le navi di Tarsis
e contro tutte le imbarcazioni di lusso.
17Sarà piegato l'orgoglio degli uomini,
sarà abbassata l'alterigia umana;
sarà esaltato il Signore, lui solo
in quel giorno
18e gli idoli spariranno del tutto.
19Rifugiatevi nelle caverne delle rocce
e negli antri sotterranei,
di fronte al terrore che desta il Signore
e allo splendore della sua maestà,
quando si alzerà a scuotere la terra.
20In quel giorno ognuno getterà
gli idoli d'argento e gli idoli d'oro,
che si era fatto per adorarli,
ai topi e ai pipistrelli,
21per entrare nei crepacci delle rocce
e nelle spaccature delle rupi,
di fronte al terrore che desta il Signore
e allo splendore della sua maestà,
quando si alzerà a scuotere la terra.
22Guardatevi dunque dall'uomo,
nelle cui narici non v'è che un soffio,
perché in quale conto si può tenere?


Seconda lettera ai Corinzi 6

1E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.2Egli dice infatti:

'Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso'.

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
3Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero;4ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce,5nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni;6con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero;7con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra;8nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri;9sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte;10afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!

11La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi.12Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto.13Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!
14Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?15Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele?16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:

'Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò
e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.'
17Perciò 'uscite di mezzo a loro
e riparatevi, dice il Signore,
non toccate nulla d'impuro.
E io vi accoglierò',
18e 'sarò' per voi 'come un padre,
e' voi 'mi' sarete 'come figli' e figlie,
'dice il Signore onnipotente'.


Capitolo XXIV: Il giudizio divino e la punizione dei peccati

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1. In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni l'occhio, cioè, a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta scuse; e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4). Oh!, sciagurato e stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stesso un peso anche troppo grave? E' adesso che la tua fatica è producente; è adesso che il tuo pianto e il tuo sospiro possono piacere a Dio ed essere esauditi; è adesso che il tuo dolore può ripagare il male compiuto e renderti puro.

2. Un grave e salutare purgatorio l'ha colui che sa sopportare. Questi, ricevendo ingiustizie, si dispiace della cattiveria altrui, più che del male patito; è pronto a pregare per quelli che lo contrastano e perdona di cuore le loro colpe; non esita a chiedere perdono agli altri; è più incline ad aver compassione che ad adirarsi; fa violenza sovente a se stesso e si sforza di sottoporre interamente la carne allo spirito. Stroncare ora i vizi e purgarsi ora dai peccati è miglior cosa che lasciarli da purgare in futuro. Invero noi facciamo inganno a noi stessi amando le cose carnali, contro l'ordine stabilito da Dio. Che altro divorerà, quel fuoco, se non i tuoi peccati? Perciò, quanto più indulgi a te stesso quaggiù, seguendo la carne, tanto più duramente pagherai poi, preparando fin d'ora materiale più abbondante per quelle fiamme. Ciascuno sarà più gravemente punito in ciò in cui ebbe a peccare. Colà i pigri saranno incalzati da pungoli infuocati; e i golosi saranno tormentati da grande sete e fame. Colà sui lussuriosi e sugli amanti dei piaceri saranno versati in abbondanza pece ardente e zolfo fetido; e gli invidiosi, per il grande dolore, daranno in ululati, quali cani rabbiosi. Non ci sarà vizio che non abbia il suo speciale tormento. Colà i superbi saranno pieni di ogni smarrimento; e gli avari saranno oppressi da gravissima miseria. Un'ora trascorsa colà, nella pena, sarà più grave di cento anni passati qui in durissima penitenza. Nessuna tregua, colà, nessun conforto per i dannati; mentre quaggiù talora ci si stacca dalla fatica e si gode del sollievo degli amici.

3. Devi darti da fare adesso, e piangere i tuoi peccati, per poter essere senza pensiero nel giorno del giudizio. In quel giorno, infatti, i giusti staranno in piena tranquillità in faccia a coloro che li oppressero (Sap 5,1) e li calpesteranno. Starà come giudice colui che ora si sottomette umilmente al giudizio degli uomini. In quel giorno, grande speranza avranno il povero e l'umile, e sarà pieno di paura il superbo; apparirà che è stato saggio in questo mondo colui che ha saputo essere stolto e disprezzato per amore di Cristo. In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia stata sofferta pazientemente, e "ogni iniquità chiuderà la sua bocca" (Sal 106,42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre sarà nel dolore chi è vissuto senza fede. In quel giorno il corpo tribolato godrà più che se fosse stato nutrito di delizie; risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una miserabile dimora sarà più ammirata che un palazzo dorato. In quel giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà più che tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà glorificata più che tutta l'astuzia del mondo. In quel giorno la pura e retta coscienza darà più gioia che la erudita dottrina; il disprezzo delle ricchezze varrà di più che i tesori di tutti gli uomini. In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera che da un pranzo prelibato; trarrai più gioia dal silenzio che avrai mantenuto, che da un lungo parlare. In quel giorno le opere buone varranno di più che le molte parole; una vita rigorosa è una dura penitenza ti saranno più care di ogni piacere di questa terra.  

4. Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima, quaggiù, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai così poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di sopportazione, come ti renderà la Geenna? Ecco, in verità, non le puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di morire improvvisamente? Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e - ciò non fa meraviglia - della morte e del giudizio. Se poi non hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.


DISCORSO 179 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO GIACOMO (1, 19. 22): " OGNUNO DI VOI SIA PRONTO AD ASCOLTARE, MA LENTO A PARLARE " E, NELLO STESSO PASSO, DI QUELLE: " MA SIATE DI QUELLI CHE METTONO IN PRATICA LA PAROLA, E NON ASCOLTATORI SOLTANTO "

Discorsi - Sant'Agostino

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Si deve parlare del compito degli uni e degli altri, di chi ascolta e di chi predica la parola di Dio.

1. Il beato apostolo Giacomo si riferisce agli ascoltatori assidui della parola di Dio, dicendo: Ma siate di quelli che mettono in pratica la parola e non ascoltatori soltanto, ingannando voi stessi 1. Non ingannate certo colui al quale appartiene la parola, oppure colui che ne è ministro, ma ingannate voi stessi. A motivo dunque di questa affermazione, che sgorga dalla sorgente della verità per la parola veracissima dell'apostolo, anche noi prendiamo coraggio ad esortarvi e ad esaminare noi stessi, mentre facciamo ciò. E' indubbiamente senza frutto chi predica all'esterno la parola di Dio e non ascolta nel suo intimo. Non siamo neppure così estranei alla condizione umana ed alla riflessione basata sulla fede da non avvertire, noi che predichiamo ai popoli la parola di Dio, i nostri personali pericoli. D'altra parte ci consola il fatto che là, dove siamo in pericolo nell'esercizio dei nostri ministeri, veniamo sostenuti dalle vostre preghiere. Appunto perché sappiate, fratelli, che, rispetto a noi, vi trovate in luogo più sicuro, vi espongo un'altra affermazione dello stesso apostolo, il quale dice: Ma ognuno di voi sia pronto ad ascoltare, lento però a parlare 2. In primo luogo pertanto parlerò di questo nostro ufficio, a motivo di quella affermazione, dalla quale siamo avvertiti di essere pronti ad ascoltare e più lenti a parlare, così dopo che avrò dato giustificazione dell'ufficio che riguarda noi che parliamo spesso, verrò allora a trattare di ciò che mi sono proposto come prima cosa.

L'ascolto della parola di Dio è piú sicuro della predicazione.

2. E' opportuno che io vi esorti a non essere soltanto ascoltatori della parola, ma di quelli che la mettono in pratica. In conseguenza, poiché vi parliamo spesso, chi non ci giudica, facendo poco conto del fatto che vi siamo obbligati, quando legge: Ma ognuno di voi sia pronto ad ascoltare, lento però a parlare 3? Ecco, la cura di voi non ci permette di mettere in pratica tale affermazione. Perciò dovete pregare, sostenere chi costringete ad essere nel pericolo. Nondimeno, fratelli miei, vi dirò ciò che voglio crediate, perché non potete vederlo nel mio cuore. Io che vi parlo frequentemente, per mandato del mio signore e fratello, il vostro vescovo, e perché voi lo domandate, allora sono veramente contento, mentre ascolto, non quando predico. Ripeto, allora la mia gioia è piena, quando ascolto, non quando predico. Allora infatti trovo piacere senza timore. Quel godimento non comporta orgoglio. Dove è la roccia della verità autentica, là non si può avere paura del precipizio della vanagloria. E perché sappiate che in realtà è così, ascoltate quel che è stato detto: Mi farai sentire gioia e letizia. Allora godo, quando ascolto. Proseguendo ha poi aggiunto: Esulteranno le ossa umiliate 4. Mentre ascoltiamo, quindi, siamo umili; ma quando predichiamo, se non siamo in pericolo per superbia, per lo meno è certo che ci sentiamo frenati. E se non mi esalto, sono però nel pericolo di esaltarmi. Quando invece ascolto, godo senza che alcuno m'inganni, mi diletto senza essere notato. Faceva esperienza di questa gioia anche quell'amico dello sposo che diceva: Chi possiede la sposa è lo sposo, ma l'amico dello sposo è là in piedi e l'ascolta. Ed è in piedi appunto perché lo ascolta. Poiché anche il primo uomo all'ascolto di Dio stette in piedi, ascoltando il serpente, cadde. Dunque l'amico dello sposo sta in piedi e lo ascolta ed esulta di gioia - dice - alla voce dello sposo 5. Non al suono della propria voce, ma alla voce dello sposo. Non precludeva tuttavia ai popoli la voce dello sposo che udiva interiormente.

Gli uffici di Maria e di Marta. Buona l'occupazione di Marta. Il bene dell'accoglienza.

3. Questa occupazione si era scelta anche quella ben nota Maria, la quale, mentre la sorella si dedicava al servizio, occupata in varie faccende, sedeva ai piedi del Signore e se ne stava oziosa ad ascoltarne la parola. Giovanni stava in piedi, quella sedeva; ma quella era eretta interiormente e quello sedeva per umiltà. Giacché la posizione eretta significa la perseveranza, lo stare seduti l'umiltà. E affinché sappiate che lo stare in piedi significa la perseveranza, si dice che il diavolo, di cui sta scritto: Era omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità 6, non l'abbia avuta. Così pure, che lo stare seduti significhi l'umiltà, lo mostra quel Salmo che induce alla penitenza e dice: Alzatevi dopo essere stati seduti, voi che mangiate il pane del dolore 7. Che vuol dire: Alzatevi dopo essere stati seduti? Chi si umilia sarà esaltato 8. Parlando di Maria, che sedeva ai suoi piedi e ne ascoltava la parola, il Signore stesso attesta qual è il vantaggio che comporta l'ascolto. Indaffaratissima nel servire, la sorella di lei, lamentandosi infatti di essere stata lasciata sola da quella, sentì dirsi dal Signore a cui aveva fatto ricorso: Marta, Marta, tu ti preoccupi per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno, Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta 9. Che era forse male ciò che faceva Marta? Chi di noi ha parole sufficienti a spiegare che gran bene sia offrire ospitalità ai santi? Se vale per qualsiasi fratello nella fede, quanto più per il capo e le membra più ragguardevoli, Cristo e gli Apostoli? Non è vero che ciascuno di voi, considerando questo bene dell'ospitalità, nell'ascoltare quel che Marta faceva, ne godesse tra sé? Lei beata, lei felice che meritò di accogliere il Signore, che ebbe quali ospiti gli Apostoli in carne ed ossa! Perché tu non ti senta da meno in quanto nella tua casa non puoi ricevere Cristo insieme ai suoi santi Apostoli come Marta, egli stesso ti fa sicuro: Quando lo avete fatto ad uno solo di questi miei più piccoli, lo avete fatto a me 10. E' perciò un'opera che vale molto, e assai eccellente ciò che prescrive l'Apostolo dicendo: Condividendo i bisogni dei fratelli nella fede, premurosi nell'ospitalità 11. Facendone le lodi, dice nella Lettera agli Ebrei: Per essa, senza saperlo, alcuni hanno ospitato gli angeli 12. Un servizio importante, quindi, un grande dono. Eppure Maria ha scelto la parte migliore perché, mentre la sorella era preoccupata, intenta a molte cose, se ne stava da parte, era seduta, ascoltava.

Migliore la parte di Maria, perché non è tolta. E' tolto l'operare di Marta, non la ricompensa.

4. Tuttavia il Signore rende chiaro il motivo per cui quella parte è migliore. Subito dopo aver detto: Maria ha scelto la parte migliore, quasi noi mostrassimo il desiderio di sapere perché migliore, proseguì con l'asserire: Quella che non le sarà tolta 13. Che cosa ci è dato capire, fratelli miei? Se ha scelto la parte migliore perché non le sarà tolta, indubbiamente Marta aveva scelto la parte che le sarà tolta. Propriamente sarà tolta ad ogni uomo, il quale somministra ai fratelli nella fede quelle cose che sono indispensabili al corpo; a costui sarà tolta la sua operosità. Non durerà sempre infatti il suo servizio a favore dei santi. In realtà a chi offre il suo servizio, se non all'infermo? Chi serve se non il mortale? Chi serve se non chi ha fame e sete? Tutte cose, queste, che cesseranno di esistere quando questo corpo corruttibile si vestirà di incorruttibilità e questo corpo mortale si vestirà d'immortalità. Una volta passata la stessa necessità, non ha ragione d'essere alcun servizio. Sarà eliminata la fatica, sarà data la ricompensa. A chi si darà cibo, dove nessuno ha fame? A chi si darà da bere, dove nessuno ha sete? Chi si ospiterà, dove nessuno è pellegrino? Infatti il Signore con i suoi discepoli, per aver modo di ricompensare tale opera, si degnò di aver bisogno. Anch'egli aveva fame e aveva sete; non perché era costretto, ma per degnazione. Era un bene davvero che avesse fame colui per il quale tutte le cose sono state fatte; in tal modo sarebbe stato felice chi lo avesse nutrito. E quando ognuno cibava il Signore, che dava? Chi era a dare? Da che dava? A chi dava? Che cosa dava? Dava cibo al " pane ". Chi era a Dare?. Dava senz'altro uno che voleva ricevere di più. Da che gli veniva per darlo? Forse che dal suo? Che aveva infatti che non avesse ricevuto? A chi dava? Non lo dava forse a colui che aveva creato anche ciò che riceveva e l'uomo dal quale riceveva? Grande tale servizio, grande tale opera, grande il dono. Eppure Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta. Passa dunque la parte di Marta; ma, come ho detto, non passa la ricompensa data per quella.

Com'è che non passa la parte di Maria.

5. La parte di Maria non passa davvero. Considerate com'è che non può passare. Di che godeva Maria mentre era in ascolto? Di che si cibava? Che cosa beveva? Sapete voi che cosa mangiava, che cosa beveva? Interroghiamo il Signore stesso che ai suoi preparava una tale mensa, interroghiamo proprio lui. Beati - egli dice - coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati 14. La santa Maria, sedendo ai piedi del Signore, riceveva, affamata, alcune briciole da codesta sorgente, da codesto deposito. Il Signore le dava allora quel tanto di cui era capace. D'altra parte, né i discepoli e neppure gli stessi Apostoli avevano capacità di tutto - tanto però quanto egli darà in quella sua futura mensa - allorché diceva loro: Molte cose ho ancora da dirvi, ma ora non avete capacità per riceverle 15. Maria allora, come ho detto, di che si dilettava? Che cosa mangiava, che cosa beveva con la bocca avidissima del cuore? La giustizia, la verità. Si dilettava della verità, ascoltava la verità; anelava alla verità, sospirava verso la verità. Affamata, si nutriva della verità; assetata, beveva; Maria si ristorava e non si riduceva quello da cui attingeva. Di che si dilettava Maria? Che cosa mangiava? Indugio qui: è il mio godere. Giungo perfino a dire che mangiava lui stesso ascoltandolo. Infatti, se mangiava la verità, non è forse perché egli stesso ha detto: Io sono la verità 16? E che dirò di più? Si faceva mangiare perché era pane. Io sono - ha detto - il pane che sono disceso dal cielo 17. Ecco il pane che ristora senza venir meno.

Nutrirsi della verità: la parte di Maria, quella che non passa. Il godere della luce della verità.

6. Pertanto la Carità vostra veda d'intendere. Ecco, noi parliamo del servizio ai fratelli nella fede: preparare il cibo, fornire da bere, disporre la mensa, lavare i piedi, allestire un letto, accogliere sotto il proprio tetto; tutto questo non è forse provvisorio? Ma chi oserà dire che della verità siamo nutriti ora, non saremo nutriti, però, quando giungeremo all'immortalità? Non è forse vero che se al presente siamo nutriti di briciole, avremo allora una mensa ben fornita? Il Signore parlava infatti di questo cibo spirituale quando lodò la fede del centurione. Disse allora: In verità vi dico: non ho trovato tanta fede in Israele. Perciò vi dico che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 18. Lungi dalle nostre riflessioni il pensiero che gli alimenti della mensa di quel regno siano quelli di cui parla l'Apostolo: I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi; ma Dio distruggerà questo e questi 19. Perché distruggerà? Perché là non ci sarà fame. Ciò che si mangerà non viene consumato. Infatti, promettendo ai suoi santi anche questa ricompensa in quel regno, afferma: In verità vi dico che li farà mettere a tavola; e passerà e li servirà 20. Che sta a significare: li farà mettere a tavola se non che li farà riposare, liberi da fatica? Che vuol dire: passerà e li servirà? Dopo questo passaggio li servirà. Infatti Cristo fece qui il passaggio; andremo a lui dove egli passò e non vi passa più. Infatti, la lingua ebraica dà il significato di " passaggio " anche alla Pasqua. Lo dimostrò il Signore, o meglio l'Evangelista, quando disse del Signore: Essendo giunta l'ora di passare da questo mondo al Padre 21. Pertanto, se qui ci alimenta, e ci alimenta in tale maniera, ivi come ci alimenterà? Di conseguenza, ciò che scelse Maria aumentava, non passava. Poiché il diletto del cuore umano trae origine dalla luce della verità, dall'affluire della sapienza. Il diletto del cuore umano è proprio del cuore fedele, del cuore santo; non si trova piacere al quale possa essere paragonato circa qualche aspetto, da potersi dire, almeno, minore. Tu dici minore un alcunché suscettibile di diventare pari per sviluppo. Non voglio dire " minore ", non faccio confronto; è di altro genere, è di gran lunga ben altro. A che si deve il fatto che ora siete tutti attenti, tutti in ascolto, tutti protesi? E perché quando si dice qualcosa di vero provate diletto? Che cosa avete veduto? Che cosa avete captato? Che colore si è fatto presente ai vostri occhi? Quale forma, quale figura, quale statura, quale la finezza dei tratti delle membra, quale la bellezza del corpo? Niente di tutto questo. Eppure voi amate. Quando mai sarebbero tali le vostre lodi se non amaste? Quand'è che amereste senza nulla vedere? Pertanto, senza che io mostrassi la bellezza del corpo, le fattezze, il colore, la grazia dei movimenti, senza che io mostrassi, tuttavia vi posate lo sguardo, amate, lodate. Se al presente è dolce tale godimento della verità, allora avrà una più grande dolcezza. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta 22.

Dobbiamo mettere in pratica la parola interiormente ed esternamente.

7. Alla vostra dolcissima Carità ho mostrato, come ho potuto, secondo che il Signore si è degnato di aiutarmi, in quanto più sicura posizione di noi che predichiamo, siete voi ascoltando. Attualmente infatti voi fate ciò che allora faremo tutti. In realtà allora non ci sarà alcun maestro della parola, ma maestro sarà la Parola. Ne deriva, quindi, che a voi spetta realizzare, a noi esortare. Voi siete infatti gli ascoltatori della parola, noi i predicatori. Ma nell'intimo, dove nessuno vede, siamo ascoltatori tutti: interiormente nel cuore, nella mente, dove è nostro maestro egli che vi esorta a lodare. Io parlo infatti dall'esterno, egli vi anima all'interno. Interiormente, quindi, siamo tutti ascoltatori; ma tutti, sia all'esterno, sia nell'intimo alla presenza di Dio, dobbiamo essere realizzatori. In che senso realizzatori all'interno? Perché chi guarderà una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore 23. E l'uomo può essere adultero senza che lo veda alcuno degli uomini, ma non senza che Dio lo punisca. Chi è allora colui che opera all'interno di sé? Chi la vede senza desiderarla. Chi è che opera all'esterno? Dividi il tuo pane con chi ha fame 24. Anche il prossimo vede infatti quando si fa questo, ma con che animo lo fa lo vede solo Dio. Perciò, fratelli miei, siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, ingannando voi stessi 25; non Dio, non colui che predica. Indubbiamente da parte mia o di chiunque vi predica la parola non è veduto il vostro cuore: non si può giudicare che cosa facciate all'interno dei vostri pensieri. Cosa impossibile all'uomo, Dio scruta: a lui non può nascondersi il cuore umano. Egli nota con quale impegno ascolti, a che cosa pensi, che cosa comprendi, quanto profitto fai dei suoi aiuti, con quanta insistenza preghi, come implori Dio per ottenere ciò che non hai, come lo ringrazi di ciò che hai; lo sa chi dovrà rendere conto. Noi possiamo distribuire il denaro del Signore; verrà chi riscuote, egli che disse: Servo malvagio, dovevi dare il mio denaro ai banchieri, ed io, al mio ritorno, lo avrei riscosso con gli interessi 26.

Gli ascoltatori della parola: alcuni edificano sulla roccia, altri sulla sabbia.

8. Non ingannate voi stessi, fratelli miei, che pure siete venuti con desiderio ad ascoltare la parola; se non mettete in pratica ciò che avete ascoltato, smentendo voi stessi. Considerate che, se è attraente l'ascoltare, quanto più il realizzare. Se non ascolti, se trascuri di ascoltare, non edifichi nulla. Se ascolti e non metti in pratica, metti mano ad una rovina. A questo riguardo è stata offerta da Cristo Signore una similitudine perfettamente rispondente. Egli dice: Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica lo rassomiglierò ad un uomo saggio che edifica la propria casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa non cadde. Perché non cadde? Perché era fondata sulla roccia 27. Ne segue che ascoltare e mettere in pratica equivale ad edificare sulla roccia. L'ascolto stesso è appunto un edificare. Chi invece - dice - ascolta queste mie parole e non le mette in pratica lo rassomiglierò ad un uomo stolto che edifica. Anche costui edifica. Che cosa edifica? Questo: Edifica la propria casa; ma per il fatto che non mette in pratica ciò che ascolta, pur ascoltando edifica sulla sabbia 28. Insomma, edifica sulla sabbia chi ascolta e non mette in pratica; sulla roccia chi ascolta e mette in pratica. Chi non ascolta affatto non edifica né sulla roccia, né sulla sabbia. Ma fa' attenzione a quel che segue: Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande 29. Deplorevole spettacolo!

Non ascoltare è come non edificare.

9. Quale necessità ho di ascoltare ciò che non intendo fare? dice allora qualcuno. Ascoltando infatti e non mettendo in pratica - dice - io metterò mano ad una rovina. Non è più sicuro non ascoltare affatto? In realtà, nella similitudine da lui proposta, il Signore non volle toccare questo caso, ma lo diede ad intendere. Infatti, in questa vita non hanno tregua la pioggia, i venti, i fiumi. Non edifichi sulla roccia, per non farti precipitare, se vi si abbattono? Non edifichi sulla sabbia nell'intento che, venendo, non mandino in rovina la casa? In conseguenza, resterai così, senza il riparo di alcun tetto se nulla ascolti. Viene la pioggia, straripano i fiumi; sei forse più sicuro per il fatto di essere trascinato via privo di tutto? Considera dunque quale parte vai a scegliere. Non ascoltando, non sarai sicuro, come credi; privo di ogni riparo è di necessità che tu sia sepolto, asportato, sommerso. Pertanto, se è un male edificare sulla sabbia, è anche un male non edificare affatto; altro non resta di bene che edificare sulla roccia. Non ascoltare è quindi un male; ascoltare e non mettere in pratica è un male: rimane l'ascoltare e mettere in pratica. Dunque: Siate come quelli che mettono in pratica la parola e non ascoltatori soltanto, ingannando voi stessi 30.

L'ascoltatore sconsiderato non adduce a pretesto i difetti del predicatore.

10. Dopo una tale esortazione, con la mia parola, temo di non avere infuso coraggio ma di avere infranto ogni speranza. Probabilmente qualcuno, sia pure uno, siano due, siano proprio parecchi, in tale vostra assidua presenza mi giudica e dice: Vorrei sapere se costui che mi parla, da parte sua fa tutto quello che ascolta, oppure parla per gli altri. Gli rispondo: A me poco importa di venir giudicato da voi o in giudizio umano 31. Perché anch'io posso sapere appena in parte che cosa sia ora; che sarò domani, io lo ignoro. Ma per quanto riguarda me, il Signore ha dato sicurezza a te, o chiunque sei così turbato. Poiché, se metto in pratica quelle cose che dico o quello che ascolto, siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo 32. Se invece dico e non faccio, ascoltate il Signore: Quanto vi dicono, fatelo; ma non fate quanto essi fanno 33. Pertanto, se pensi bene di me, tu mi lodi; se pensi male, tu mi accusi, ma non giustifichi te. D'altra parte, come ti servirà di giustificazione il ritorcere le scuse contro chi ti parla la parola di Dio, predicatore della verità indegno e che compie personalmente opere cattive, dal momento che il tuo Signore, il tuo Redentore, colui che ha effuso il prezzo, aggregandoti alla sua milizia e facendo del servo suo il fratello suo, non cessa di ammonirti dicendo: Quanto vi dicono fatelo; ma non fate quello che essi fanno? Perché - afferma - dicono e non fanno. Dicono cose giuste, fanno opere perverse; tu ascolta le cose buone e non fare le opere cattive. A questo punto tu replicherai: Come ascolto cose buone da un uomo cattivo? Che forse si colgono uve dai rovi? 34

 

1 - Gc 1, 22.

2 - Gc 1, 19.

3 - Ibidem.

4 - Sal 50, 10.

5 - Gv 3, 29.

6 - Gv 8, 44.

7 - Sal 126, 2.

8 - Lc 14, 11.

9 - Lc 10, 41-42.

10 - Mt 25, 40.

11 - Rm 12, 13.

12 - Eb 13, 2.

13 - Lc 10, 42.

14 - Mt 5, 6.

15 - Gv 16, 12.

16 - Gv 14, 6.

17 - Gv 6, 41.

18 - Mt 8, 10-11.

19 - 1 Cor 6, 13.

20 - Lc 12, 37.

21 - Gv 13, 1.

22 - Lc 10, 42.

23 - Mt 5, 28.

24 - Is 58, 7.

25 - Gc 1, 22.

26 - Sal 72, 27.

27 - Mt 7, 24-25.

28 - Mt 7, 26.

29 - Mt 7, 27.

30 - Gc 1, 19.

31 - 1 Cor 4, 3.

32 - 1 Cor 4, 16.

33 - Mt 23, 3.

34 - Mt 7, 16.


8 - La perfetta consacrazione a Gesù Cristo

Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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120. Poiché tutta la nostra perfezione consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo, la più perfetta di tutte le devozioni è senza dubbio quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria, tra tutte le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un'anima a Gesù Cristo Signore è la devozione alla Santa Vergine, sua Madre e che più un'anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo. E' per questo che la perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è altro che una perfetta e totale consacrazione di se stessi alla Santa Vergine, che è la devozione che io insegno; o, in altre parole, una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo.

121. Questa devozione consiste dunque nel donarsi totalmente alla Vergine Santa, per essere, per mezzo di lei, totalmente di Gesù Cristo. Bisogna donarle: 1°. il nostro corpo, con tutti i sensi e le membra; 2°. la nostra anima, con tutte le facoltà; 3°. i nostri beni esteriori, che chiamiamo di fortuna, presenti e futuri; 4°. i beni interiori e spirituali, che sono i meriti, le virtù, le buone opere: passate, presenti e future. In una parola, doniamo tutto ciò che abbiamo, nell'ordine della natura e della grazia, e tutto ciò che potremo avere in futuro, nell'ordine della natura, della grazia e della gloria; e questo senza alcuna riserva, neppure di un soldo, o di un capello, o della più piccola buona azione, e per tutta l'eternità, senza pretendere nè sperare altra ricompensa, per la propria offerta e il proprio servizio, che l'onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di lei e in lei, quand'anche questa amabile Sovrana non fosse, come invece lo è sempre, la più generosa e riconoscente delle creature.

122. Bisogna qui notare che vi sono due aspetti nelle buone opere che compiamo: la soddisfazione e il merito, cioè: il valore soddisfattorio o impetratorio e il valore meritorio. Il valore soddisfattorio o impetratorio di un'opera buona è la stessa buona azione in quanto ripaga la pena dovuta al peccato, oppure ottiene qualche nuova grazia. Il valore meritorio, o il merito, è la buona azione in quanto capace di meritare la grazia e la gloria eterna. Ora, in questa consacrazione di noi stessi alla Vergine Santa, noi doniamo tutto il valore soddisfattorio, impetratorio e meritorio, cioè la capacità che tutte le nostre buone opere hanno di soddisfare e meritare; doniamo i nostri meriti, le grazie e le virtù, non per comunicarli ad altri, poiché propriamente parlando, i nostri meriti, le grazie e le virtù sono incomunicabili; solo Gesù Cristo ha potuto comunicarci i suoi meriti, facendosi garante per noi presso il Padre suo; questi noi li doniamo perché siano conservati, accresciuti e abbelliti, come diremo più avanti. Le doniamo invece il valore soddisfattorio perché lo comunichi a chi meglio le sembrerà e per la maggior gloria di Dio.

123. Ne consegue che: 1°. Con questa forma di devozione si dona a Gesù Cristo, nella maniera più perfetta perché è per le mani di Maria, tutto ciò che si può donare e molto di più che con le altre forme di devozione, dove si dona o una parte del proprio tempo, o una parte delle proprie buone opere, o una parte del valore soddisfattorio o delle mortificazioni. Qui tutto è donato e consacrato, persino il diritto di disporre dei propri beni interiori e il valore soddisfattorio che si acquista con le proprie opere buone, giorno per giorno. Questo non lo si fa in nessun Istituto religioso; là, si donano a Dio con il voto di povertà i beni di fortuna, con il voto di castità i beni del corpo, con il voto di obbedienza la propria volontà e, in alcuni casi, la libertà del corpo con il voto di clausura; ma non si dona la libertà o il diritto che si ha di disporre del valore delle proprie buone opere e non ci si spoglia fino in fondo di ciò che un cristiano ha di più prezioso e caro, che sono i meriti e il valore soddisfattorio.

124. 2°. Chi si è in questo modo volontariamente consacrato e sacrificato a Gesù Cristo per mezzo di Maria, non può più disporre del valore di nessuna delle proprie buone azioni. Tutto ciò che soffre, ciò che pensa, ciò che fa di bene, appartiene a Maria, perché ella ne disponga secondo la volontà del Figlio suo e per la sua maggior gloria, senza tuttavia che questa dipendenza pregiudichi in alcun modo i doveri del proprio stato, presente o futuro; per esempio, gli obblighi di un sacerdote il quale, a causa del suo ufficio, deve applicare il valore soddisfattorio e impetratorio della santa Messa per una particolare intenzione; si fa questa offerta sempre secondo l'ordine stabilito da Dio e in conformità ai doveri del proprio stato.

125. 3°. Ci si consacra dunque nel medesimo tempo alla Santa Vergine e a Gesù Cristo: alla Santa Vergine come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e per unirci a lui, e a Gesù Cristo Signore come al nostro ultimo fine, al quale noi dobbiamo tutto ciò che siamo, poiché è nostro Redentore e nostro Dio.

126. Ho detto che questa pratica di devozione poteva essere benissimo chiamata una perfetta rinnovazione dei voti, o promesse, del santo battesimo. Infatti ogni cristiano, prima del battesimo, era schiavo del demonio, perché a lui apparteneva. Nel battesimo, direttamente o per bocca del padrino o della madrina, egli ha poi rinunciato È solennemente a Satana, alle sue seduzioni e alle sue opere e ha scelto Gesù Cristo come suo padrone e sovrano Signore, per dipendere da lui come uno schiavo d'amore. E' ciò che si fa anche con questa forma di devozione: come è indicato nella formula di consacrazione, si rinuncia al demonio, al mondo, al peccato e a se stessi e ci si dona interamente a Gesù Cristo per le mani di Maria. Anzi si fa pure qualcosa di più, poiché nel battesimo, di solito, si parla per bocca d'altri, cioè del padrino e della madrina e quindi ci si dà a Gesù Cristo per procura; qui invece ci si dona da se stessi, volontariamente e con conoscenza di causa. Nel santo battesimo non ci si dona a Gesù Cristo per le mani di Maria, almeno in modo esplicito e non si dà a Gesù Cristo il valore delle proprie buone opere; dopo il battesimo si resta interamente liberi di applicarlo a chi si vuole, o di conservarlo per sè; con questa devozione invece ci si dona espressamente a Gesù Cristo Signore per le mani di Maria e a lui si consacra il valore di tutte le proprie azioni.

127. San Tommaso scrive che «nel battesimo gli uomini fanno voto di rinunciare al demonio e alle sue vanita» e sant'Agostino aggiunge che «questo voto è il più grande e più indispensabile». E' pure ciò che dicono i canonisti: «Il voto principale è quello che facciamo nel battesimo». E tuttavia, chi osserva veramente questo voto? Chi mantiene con fedeltà le promesse del santo battesimo? Quasi tutti i cristiani non tradiscono forse la fedeltà che hanno promesso a Gesù Cristo nel loro battesimo? Da dove può venire questa negligenza universale se non dalla dimenticanza in cui vengono vissute le promesse fatte e gli impegni assunti nel santo battesimo, e dal fatto che quasi nessuno ratifica da se stesso il contratto di alleanza che ha fatto con Dio, per mezzo dei padrini e delle madrine?

128. Questo è così vero che il Concilio di Sens, convocato per ordine di Ludovico il Pio, per trovare rimedio ai gravi disordini in cui vivevano i cristiani, valutò che la principale causa di questa corruzione nei costumi fosse la dimenticanza e l'ignoranza in cui erano vissuti gli impegni del santo battesimo; e non trovò un mezzo migliore per rimediare a un così grande male, che quello di condurre i cristiani a rinnovare i voti e le promesse del santo battesimo.

129. Il Catechismo del Concilio di Trento, fedele interprete delle intenzioni di quel grande concilio, esorta i parroci a fare la stessa cosa e a condurre i fedeli a fare memoria e a credere che si sono legati e consacrati a Gesù Cristo Signore come degli schiavi alloro Redentore e Signore. Ecco il testo: «Il parroco esorterò il popolo fedele così da fargli capire che noi... dobbiamo offrirci e consacrarci per sempre come schiavi al nostro Redentore e Signore».

130. Ora se i concili, i Padri e l'esperienza stessa ci mostrano che il mezzo migliore per trovare rimedio ai disordini dei cristiani è di farli ricordare degli obblighi del loro battesimo e di condurli a rinnovare i voti che hanno fatto, non è allora ragionevole che lo si faccia ora in un modo perfetto per mezzo di questa devozione e consacrazione a Gesù Cristo Signore per mezzo della sua santa Madre? Dico in un modo perfetto, perché per consacrarsi a Gesù Cristo ci si serve del più perfetto di tutti i mezzi, che è la Santa Vergine.

131. Non si deve obiettare che questa forma di devozione sia nuova o di poca importanza: non è nuova poiché i concili, i Padri e non pochi autori, antichi e recenti, parlano di una simile consacrazione a Gesù Cristo Signore, o rinnovazione dei voti del santo battesimo, come di una pratica antica e la consigliano a tutti i cristiani; e non è di poca importanza, perché la principale fonte dei disordini e quindi della dannazione dei cristiani, deriva dall'oblio e dalla indifferenza verso questa pratica.

132. Qualcuno potrebbe osservare che questa pratica di devozione, facendoci donare a Gesù Cristo Signore per le mani della Santa Vergine, il valore di tutte le nostre opere buone, delle preghiere, mortificazioni ed elemosine, ci porti alla impossibilità di aiutare le anime dei nostri parenti, amici e benefattori. Rispondo a costoro. Anzitutto non è pensabile che i nostri parenti, amici e benefattori soffrano un danno per il fatto che noi ci siamo offerti e consacrati senza riserva al servizio di Gesù Cristo Signore e della sua santa Madre. Sarebbe fare torto alla potenza e alla bontà di Gesù e di Maria, i quali sapranno ben aiutare i nostri parenti, amici e benefattori con la nostra piccola rendita spirituale, o con altri mezzi. Inoltre, questa pratica non impedisce affatto di pregare per gli altri, sia vivi che defunti, benché l'applicazione delle nostre buone opere dipenda dalla volontà della Santa Vergine; questo anzi ci porterà a pregare con più fiducia; è come se una persona ricca, che ha donato tutto a un grande principe, per onorarlo maggiormente, pregasse con più fiducia questo principe di dare un'elemosina a qualcuno dei suoi amici che gliela chiede. Sarebbe anzi un grande piacere per questo principe avere l'occasione per dimostrare riconoscenza verso la persona che si è spogliata per rivestirlo, che si è resa povera per onorarlo. Bisogna dire la stessa cosa per Gesù Cristo Signore e la Santa Vergine: essi non si lasceranno mai vincere nella riconoscenza.

133. Qualcuno potrà ancora dire: se io dono alla Santa Vergine tutto il valore delle mie azioni perché le applichi a chi vorrà, bisognerà forse che io soffra a lungo in purgatorio. Questa obiezione cade da sola, perché proviene dall'amor proprio e dal non conoscere la generosità di Dio e della Vergine Santa. Non è possibile che un'anima fervente e generosa, che bada più agli interessi di Dio che ai suoi, che offre a Dio tutto ciò che ha, senza riserva, in modo da poter dire non posso di più, che non respira che la gloria e il regno di Gesù Cristo per mezzo della sua santa Madre, che si sacrifica totalmente per possederlo... non è possibile, dico, che quest'anima generosa e disponibile venga poi punita nell'altro mondo, per essere stata più generosa e più disinteressata delle altre. Al contrario; e verso simili anime, come vedremo in seguito, che Gesù Cristo Signore e la sua santa Madre sono maggiormente generosi in questo mondo e nell'altro, nell'ordine della natura, della grazia e della gloria.

134. E ora dobbiamo esporre, il più brevemente possibile, i motivi che ci devono rendere raccomandabile questa devozione, gli effetti meravigliosi che essa produce nelle anime fedeli e le pratiche di questa devozione.

135. PRIMO MOTIVO, che ci mostra l'éccellenza di questa consacrazione di se stessi a Gesù Cristo per le mani di Maria. Se non si può immaginare sulla terra un compito più nobile del servizio di Dio, se il più piccolo dei servitori di Dio è più ricco, più potente e più nobile di tutti i re e gli imperatori della terra, se non sono essi stessi servitori di Dio, quali non saranno le ricchezze, il potere e la dignità del fedele e perfetto servitore di Dio, che si sarà consacrato al suo servizio interamente, senza riserve e secondo tutte le sue possibilità! Tale è un fedele e amoroso schiavo di Gesù in Maria, che si è offerto interamente al servizio di questo Re dei re, per le mani della sua santa Madre e che non ha ritenuto nulla per s?: tutto l'oro della terra e le bellezze dei cieli non bastano a pagarlo.

136. Le diverse congregazioni, associazioni e confraternite istituite in onore di Gesù Cristo Signore e della sua santa Madre, che fanno tanto bene nel cristianesimo, non propongono di offrire tutto senza riserva; esse prescrivono ai loro associati solo alcune pratiche e opere per soddisfare i loro obblighi e lasciano poi liberi per tutte le altre azioni e per gli altri momenti della vita. Questa devozione invece fa donare senza riserva a Gesù e a Maria tutti i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze e tutti i momenti della vita, di modo che, si vegli o si dorma, si beva o si mangi, si compiano grandi azioni oppure piccole, si può sempre dire che ciò che si fa, anche se non ci si pensa, è per Gesù e per Maria, in forza dell'offerta compiuta, a meno che non si sia ritrattata espressamente. Quale consolazione!

137. Come ho già detto, non c'è altra pratica che questa, con la quale ci si possa disfare facilmente di un certo senso di proprietà che si insinua subdolamente nelle nostre migliori azioni; e il buon Gesù fa questa grande grazia in ricompensa dell'eroica e disinteressata azione che si compie cedendogli, per le mani della sua santa Madre, tutto il valore delle proprie opere buone. Se egli dà il centuplo, anche in questo mondo, a coloro che lasciano per amor suo i beni esteriori, temporali ed effimeri, quale sarà il centuplo che darà a colui che sacrifica anche i suoi beni interiori e spirituali! 138. Gesù, nostro grande amico, si è donato a noi senza riserva, corpo e anima, virtù, grazie e meriti. Dice san Bernardo: «Mi ha conquistato totalmente, dandosi a me totalmente» Non si tratta allora di giustizia e di riconoscenza se diamo a lui tutto ciò che possiamo dare? Egli è stato per primo generoso con noi; siamolo per secondi e lo scopriremo ancora più generoso durante la nostra vita, nel momento della morte e per tutta l'eternità: «Con l'uomo generoso, tu sei generoso».

139. SECONDO MOTIVO, che ci mostra come sia giusto in sè e vantaggioso per il cristiano consacrarsi interamente alla Santa Vergine con questa pratica, per esserlo più perfettamente a Gesù Cristo. Questo buon Maestro non ha disdegnato di rinchiudersi nel grembo della Santa Vergine come un prigioniero e uno schiavo per amore e di esserle sottomesso e obbediente durante trent'anni. Qui lo spirito umano, ripeto, si smarrisce se riflette seriamente su questo comportamento della Sapienza incarnata, la quale non ha voluto darsi direttamente all'umanità, anche se l'avrebbe potuto fare, ma per mezzo della Santa Vergine; e non ha voluto venire al mondo in età di uomo adulto e già autonomo, ma come un bambino, piccolo e povero, bisognoso di dipendere dalle cure e dal mantenimento della sua santa Madre. Questa infinita Sapienza, che aveva un immenso desiderio di rendere gloria a Dio suo Padre e di salvare l'umanità, non ha trovato un mezzo più perfetto e più efficace per farlo, se non quello di sottomettersi in tutto alla Santa Vergine, non soltanto durante i primi otto, o dieci, o quindici anni della sua vita, come gli altri figli, ma durante trent'anni; e ha dato più gloria a Dio suo Padre durante tutto questo tempo di sottomissione e di dipendenza dalla Santa Vergine, che non gliene avrebbe data impiegando quei trent'anni a compiere miracoli, a predicare per il mondo intero, a convertire tutti; altrimenti l'avrebbe fatto. Oh! come si rende gloria a Dio in modo sublime sottomettendosi a Maria, sull'esempio di Gesù! Avendo davanti agli occhi un esempio così chiaro e noto a tutti, saremo così stolti da credere di poter trovare un mezzo più perfetto e più efficace per glorificare Dio, di quello di sottometterci a Maria, sull'esempio del Figlio suo?

140. Per convincerci della dipendenza che dobbiamo avere dalla Santa Vergine, si ricordi quanto ho già detto, riferendo gli esempi che ci danno il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, nella dipendenza che noi dobbiamo avere dalla Santa Vergine. Il Padre non ha dato e non dà suo Figlio che per mezzo di lei, non si procura dei figli che per mezzo di lei, non comunica le sue grazie che per mezzo di lei; Dio Figlio non è stato formato per tutti in generale che per mezzo di lei e non viene formato e generato ogni giorno che per mezzo di lei in unione con lo Spirito Santo e non comunica i suoi meriti e le virtù che per mezzo di lei; lo Spirito Santo non ha formato Gesù Cristo che per mezzo di lei, non forma i membri del suo Corpo mistico che per mezzo di lei e non dispensa i suoi doni e favori che per mezzo di lei. Dopo questi esempi della Trinità santissima, così forti e insistenti, come potremmo, senza mostrarci ciechi del tutto, fare a meno di Maria e non consacrarci a lei e dipendere da lei, per andare a Dio e per consacrarci a lui?

141. Ecco alcuni passi dei Padri che ho scelto per provare ciò che ho appena detto. «Maria ha due figli: uno Uomo-Dio e l'altro un semplice uomo, del primo è madre corporalmente, del secondo spiritualmente» «Questo è il volere di Dio, il quale ha voluto che ricevessimo tutto per mezzo di Maria; se quindi abbiamo un po' di speranza, di grazia, di salvezza, dobbiamo riconoscere che da lei ci proviene». « Tutti i doni, le virtù e le grazie dello stesso Spirito Santo sono elargiti dalle sue mani a chi vuole, quando vuole, come vuole e nella misura che vuole». «Tu eri indegno di ricevere, per questo è stato dato a Maria quanto avresti avuto, perché tu lo riceva per mezzo di lei».

142. Dice ancora san Bernardo che Dio ci vede indegni di ricevere le sue grazie direttamente dalle sue mani, perciò egli le dà a Maria, affinché noi riceviamo per mezzo di lei tutto ciò che egli ci vuole dare; e trova pure la sua gloria nel ricevere per le mani di Maria la gratitudine, l'onore e l'amore che noi gli dobbiamo per i suoi benefici. E' dunque molto giusto imitare questa condotta di Dio, prosegue san Bernardo, «affinché la grazia ritorni al suo autore per lo stesso canale per il quale era venuta a noi» E' ciò che si fa per mezzo di questa pratica di devozione: si offre e consacra alla Santa Vergine tutto ciò che si è e tutto ciò che si possiede, affinché Gesù Cristo Signore riceva per mezzo di lei la gloria e la gratitudine che a lui si deve. Ci si riconosce indegni e incapaci di avvicinarsi da sè alla sua infinita Maestà: per questo ci si serve della intercessione della Santa Vergine.

143. Inoltre, si tratta qui di una pratica di grande umiltà, virtù che Dio ama al di sopra di tutte. Un'anima che pretende di innalzarsi, abbassa Dio; l'anima invece che si umilia, esalta Dio. «Dio resiste ai superbi; agli umili invece dò la sua grazia». Se ti abbassi, credendoti indegno di comparire davanti a lui e di avvicinarlo, egli discende, si abbassa per venire a te, per compiacersi in te e per elevarti, anche tuo malgrado; al contrario, quando ci si avvicina a Dio senza rispetto e senza mediatore, Dio si allontana e non lo si può raggiungere. Oh! quanto egli ama l'umiltà del cuore! Ed è a questa umiltà che impegna la presente pratica di devozione, perché insegna a non avvicinarsi mai da se stessi a Gesù Cristo Signore, anche se egli è dolce e misericordioso, ma a servirsi sempre della intercessione della Vergine Santa, sia per comparire davanti a Dio, che per parlargli, o avvicinarlo, o per offrirgli qualcosa, o per unirsi e consacrarsi a lui.

144. TERZO MOTIVO. La Santa Vergine, che è una madre di dolcezza e di misericordia e che non si lascia mai vincere in amore e generosità, vedendo che ci si dona interamente a lei per renderle onore e servirla, spogliandosi di ciò che si ha di più caro per ornare lei, si dà ella stessa interamente e in modo inarrivabile a colui che le dona tutto. Lo sommerge nell'abisso delle sue grazie, lo adorna dei suoi meriti, lo sostiene con il suo potere, lo illumina con la sua luce, lo infiamma del suo amore, gli comunica le sue virtù: l'umiltà, la fede, la purezza, ecc., diventa suo garante, sua integrazione, suo tutto presso Gesù. Infine, poiché questa persona consacrata è tutta di Maria, anche Maria è tutta di lei, in modo che si può dire di questo perfetto servitore e figlio di Maria ciò che san Giovanni evangelista dice di se stesso, che cioè egli ha preso la Santa Vergine in luogo di tutti i suoi beni: «Il discepolo l'accolse tra i suoi beni».

145. Ciò che si realizza nella sua anima, se resta fedele, è una grande diffidenza, disistima e avversione con se stesso, e una grande fiducia, un grande abbandono alla Santa Vergine, sua sovrana amata. Egli non fa più assegnamento come prima sulle proprie disposizioni, intenzioni, meriti, virtù e buone opere, poiché avendone fatto offerta totale a Gesù Cristo per mezzo di questa buona Madre, non possiede che un tesoro, dove sono tutti i suoi beni e che non ha più con sè: questo tesoro è Maria. Si avvicina così a Gesù Cristo Signore senza timore servile o scrupoloso e lo prega con molta fiducia; è questo che lo fa entrare nei sentimenti del devoto e dotto abate Ruperto, il quale parlando della vittoria riportata da Giacobbe sull'angelo, rivolge alla Santa Vergine queste belle parole: «O Maria, mia principessa e Madre immacolata di un Dio-Uomo, Gesù Cristo, io desidero lottare con questo Uomo, cioè il Verbo di Dio, armato non dei miei meriti, ma dei tuoi». Oh! come si è potenti e forti presso Gesù Cristo quando si è armati dei meriti e dell'intercessione di una degna Madre di Dio, la quale, come dice sant'Agostino, ha vinto l'Onnipotente con l'amore!.

146. Poiché mediante questa forma di devozione si donano a Gesù Cristo Signore, per le mani della sua santa Madre, tutte le proprie buone opere, questa buona Sovrana le purifica, le abbellisce e le fa accettare dal Figlio suo. 1°. Ella le purifica da tutta la sporcizia dell'amor proprio e dal sottile attaccamento alla creatura che si insinua nelle migliori azioni, senza che ci si accorga. Dal momento in cui sono nelle sue mani purissime e feconde, queste mani che non sono mai state sterili od oziose, che purificano ciò che toccano, liberano il dono che le si fa da tutto ciò che può avere di guasto o imperfetto.

147. 2°. Le abbellisce, ornandole dei suoi meriti e virtù. E' come se un contadino, che vuole guadagnare l'amicizia e la benevolenza del re, andasse dalla regina e le presentasse una mela, che è tutto il suo avere, perché ella la presenti al re. La regina, dopo aver accettato il piccolo e povero dono del contadino, metterebbe questa mela al centro di un grande e bel vassoio d'oro e la presenterebbe così al re, da parte del contadino. In questo modo la mela, sebbene indegna per s? di essere presentata al re, diventerebbe degna della sua Maestà a causa del vassoio d'oro sul quale è posta e della persona che la presenta.

148. 3°. Ella presenta queste buone opere a Gesù Cristo. Infatti non trattiene per s? nulla di ciò che le si presenta, come se fosse lei il fine; ma fedelmente rimanda tutto a Gesù. Se si dà a lei, si dà necessariamente a Gesù; se la si loda e le si rende gloria, subito ella loda e rende gloria a Gesù. Ora come un tempo, quando santa Elisabetta ebbe a lodarla, quando la si loda e la si benedice, ella canta: «L'anima mia magnifica il Signore».

149. 4°. Fa accettare da Gesù queste buone opere, anche se sono un piccolo e povero dono per questo Santo dei santi e Re dei re. Quando si presenta qualche cosa a Gesù da se stessi e sostenuti dalla propria capacità e disposizione, Gesù esamina il dono e spesso lo rifiuta a causa dello sporco derivante dall'amor proprio, come un tempo rifiutò i sacrifici degli Ebrei pieni di volontà propria. Ma quando gli si presenta qualche cosa per le mani pure e verginali della sua Amatissima, lo si prende per il lato debole, se posso usare questa espressione: egli allora non considera più tanto il dono che gli si fa, quanto la sua buona Madre che glielo presenta; non guarda più tanto da dove viene quel dono, quanto colei per la quale arriva. Così Maria, che non viene mai rifiutata, ma sempre ben accolta dal suo Figlio, fa ricevere favorevolmente dalla sua Maestà tutto ciò che lei gli presenta, piccolo o grande; basta che Maria lo presenti e Gesù lo accoglie e lo gradisce. E' il prezioso consiglio che san Bernardo dava a quelli e quelle che egli guidava verso la perfezione: «Quando vuoi offrire qualcosa a Dio, abbi l'accortezza di presentarglielo per le mani molto degne e gradevoli di Maria, se non vuoi vederti rifiutato».

150. Non è forse questo che la stessa natura ispira ai piccoli nei confronti dei grandi, come abbiamo visto? Perché la grazia non dovrebbe portarci a fare la stessa cosa nei confronti di Dio, che è infinitamente superiore a noi e davanti al quale noi siamo meno degli atomi? Abbiamo d'altra parte un avvocata così potente, che non viene mai respinta, così capace, che conosce tutti i segreti per conquistare il cuore di Dio, così buona e piena di carità che non respinge mai nessuno, per quanto piccolo e cattivo. Più avanti riferirò la storia di Giacobbe e Rebecca, come figura effettiva delle verità che ho esposto.

151. QUARTO MOTIVO. Questa devozione, praticata con fedeltà, è un mezzo eccellente per fare in modo che il valore di tutte le nostre buone opere sia impegnato per la maggior gloria di Dio. Quasi nessuno agisce pensando a questo nobile fine, benché ne abbia l'obbligo, o perché non si conosce dove stia la maggior gloria di Dio, oppure perché non la si cerca. Ma poiché la Santa Vergine, alla quale si cede il valore e il merito delle proprie buone opere, conosce molto bene dove sta la maggior gloria di Dio e non fa nulla se non per la maggior gloria di Dio, un perfetto servitore di questa buona Sovrana, che si è consacrato a lei interamente, come abbiamo detto, può affermare con audacia che il valore di tutte le proprie azioni, pensieri e parole è utilizzato per la maggior gloria di Dio, a meno che non revochi espressamente la sua offerta. Si può forse trovare qualcosa di più consolante per un'anima che ama Dio di un amore puro e senza interesse e che stima la gloria e gli interessi di Dio più dei propri?

152. QUINTO MOTIVO. Questa forma di devozione è una via facile, breve, perfetta e sicura per giungere all'unione con Gesù Cristo Signore, nella quale consiste la perfezione cristiana. 1°. E' una via facile: è una via che Gesù Cristo ha aperto venendo a noi e sulla quale non c'è alcun ostacolo per giungere a lui. Veramente si può arrivare all'unione divina per altre strade, ma sarà attraverso maggiori croci, strane morti e con più difficoltà, faticose da vincere. Bisognerà passare attraverso notti oscure, lotte, strane agonie, per aspre montagne, su pungentissime spine e in paurosi deserti. Invece sulla strada di Maria si cammina più dolcemente e con maggior tranquillità. Certo, anche qui si incontrano grandi lotte da sostenere e forti difficoltà da vincere, ma questa buona Madre e Sovrana sta così vicina e presente ai suoi fedeli servitori, per illuminarli nelle tenebre, rischiararli nei dubbi, rassicurarli nei timori, sostenerli nelle lotte e difficoltà, che veramente questo cammino verginale per trovare Gesù Cristo è un cammino di rose e di miele nei confronti degli altri. Ci sono stati alcuni santi, ma in piccolo numero, come sant'Efrem, san Giovanni di Damasco, san Bernardo, san Bernardino, san Bonaventura, san Francesco di Sales, ecc., che hanno camminato per questa dolce strada per giungere a Gesù Cristo, poiché lo Spirito Santo, fedele Sposo di Maria, l'aveva loro mostrata per una speciale grazia; ma gli altri santi, che sono un più gran numero, pur avendo avuto tutti una devozione alla Santa Vergine, non hanno tuttavia percorso questa via, o ben poco. E' per questo che sono passati attraverso prove più dure e pericolose.

153. Qualche fedele servitore di Maria mi domanderà allora come si spiega che i fedeli servitori di questa buona Madre hanno tante occasioni per soffrire, più di quelli che non le sono così devoti. Vengono contraddetti, perseguitati, calunniati, mal sopportati, oppure camminano nelle tenebre interiori o per deserti, dove non c’è una minima goccia di rugiada del cielo. Se questa devozione alla Santa Vergine rende più facile il cammino per trovare Gesù Cristo, come mai sono proprio loro i più crocifissi?

154. Rispondo che è ben vero che i più fedeli servitori della Santa Vergine, essendo i suoi più grandi favoriti, ricevono da lei le più grandi grazie e favori del cielo, che sono le croci; ma dico pure che sono questi servitori di Maria che portano tali croci con più facilità, merito e gloria; ciò che sarebbe capace di fermare un altro mille volte, o di farlo cadere, non ferma costoro una sola volta e li fa andare avanti, perché questa buona Madre, tutta piena di grazia e di dolcezza dello Spirito Santo, addolcisce tutte queste croci che prepara nello zucchero della sua materna dolcezza e nella soavità del puro amore, cosicché essi le ingeriscono gioiosamente come delle noci candite, benché siano per se stesse amarissime. E io credo che una persona che vuole essere devota e vivere in Gesù Cristo con profonda fede, e che perciò deve soffrire persecuzione e portare ogni giorno la propria croce, non riuscirà mai a portare delle grandi croci, oppure non le porterà con gioia, né con perseveranza, senza una tenera devozione alla Santa Vergine, che rende dolci le croci; così come una persona, senza farsi una grande violenza, in cui non potrà resistere a lungo, non potrà mangiare delle noci acerbe, non candite nello zucchero.

155. 2°. Questa forma di devozione alla Santa Vergine è una via breve per trovare Gesù Cristo, sia perché non ci si smarrisce, sia perché - come ho appena detto - vi si cammina con più gioia e facilità e quindi più speditamente. Si progredisce di più in poco tempo di sottomissione e dipendenza da Maria, che in anni interi di volontà propria e di appoggio su se stessi; infatti un uomo obbediente e sottomesso alla divina Maria canterà vittorie importanti su tutti i suoi nemici. E' vero, questi vorrebbero impedirgli il cammino, o farlo indietreggiare, o cadere, ma con il sostegno, l'aiuto e la guida di Maria, senza cadere, senza indietreggiare e perfino senza rallentare, egli avanzerà a passo da gigante verso Gesù Cristo, per la stessa strada per la quale - come è scritto - Gesù è venuto a noi, a passo da gigante e in poco tempo.

156. Per qual motivo pensi che Gesù Cristo abbia vissuto così poco sulla terra, e che i pochi anni che ha vissuto li abbia trascorsi quasi tutti nella sottomissione e nell'obbedienza a sua Madre? Ah! è che, giunto in breve alla perfezione, ha vissuto a lungo, più a lungo di Adamo, del quale era venuto a riparare i danni, anche se quegli era vissuto più di novecento anni; Gesù Cristo ha vissuto molto, perché è vissuto molto sottomesso e molto unito alla sua santa Madre, per obbedire a Dio suo Padre. Infatti: 1°. chi onora la propria madre è come colui che raccoglie un tesoro, dice lo Spirito Santo; cioè chi onora Maria sua Madre fino a sottomettersi a lei e obbedirle in tutto, diventerà presto molto ricco, perché accumula tesori ogni giorno, per mezzo del segreto di questa pietra filosofale: «Chi riverisce la madre, e come chi accumula tesori»; 2°. seguendo una interpretazione spirituale di questa parola dello Spirito Santo: «La mia vecchiaia si trova nella misericordia del grembo», è nel grembo di Maria, che ha cinto e generato un uomo perfetto e ha potuto contenere colui che l'universo intero non abbraccia né contiene, è nel grembo di Maria, dico, che i giovani diventano vecchi, per illuminazione, santità, esperienza e sapienza, e che si giunge in pochi anni fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.

157. 3°. Questa pratica di devozione alla Santa Vergine è una via perfètta per incontrarsi e unirsi a Gesù Cristo, poiché la divina Maria è la più perfetta e la più santa delle semplici creature e Gesù Cristo, che ha scelto una maniera perfetta per venire a noi, non ha preso altra strada per il suo grande e meraviglioso viaggio. L'Altissimo, l'Incomprensibile, l'Inaccessibile, Colui che è, ha voluto venire a noi, piccoli vermi di terra, che nulla siamo. Come è successo? L'Altissimo è disceso fino a noi in modo perfetto e divino per mezzo dell'umile Maria senza nulla perdere della sua divinità e santità, ed è per mezzo di Maria che questi piccolissimi devono salire verso l'Altissimo in modo perfetto e divino, senza nulla temere. L'Incomprensibile si è lasciato comprendere e contenere in modo perfetto dalla piccola Maria, senza nulla perdere della sua immensità; ed è ancora per mezzo della piccola Maria che noi dobbiamo lasciarci contenere e condurre in modo perfetto, senza alcuna riserva. L'Inaccessibile si è avvicinato, si è unito strettamente, in modo perfetto e anche di persona alla nostra umanità per mezzo di Maria, senza nulla perdere della sua Maestà; ed è ancora per mezzo di Maria che noi dobbiamo avvicinarci a Dio e unirci alla sua Maestà in modo perfetto e strettamente, senza temere di essere respinti. Infine, Colui che è, ha voluto venire presso ciò che non è, e fare in modo che ciò che non è, diventi Dio, o Colui che è; lo ha fatto in modo perfetto, donandosi e sottomettendosi interamente alla giovane Vergine Maria, senza cessare di essere nel tempo Colui che è da tutta l'eternità; ancora, benché noi non siamo nulla, è per mezzo di Maria che possiamo divenire simili a Dio, per mezzo della grazia e della gloria, donandoci a lei in modo così perfetto e totale, da non essere nulla in noi stessi, e tutto in lei, senza timore di ingannarci.

158. Mi si mostri una nuova strada per andare a Gesù Cristo, che questa strada sia lastricata da tutti i meriti dei beati, ornata da tutte le loro virtù eroiche, illuminata e abbellita da tutti gli splendori e le bellezze degli angeli e che tutti gli angeli e i santi siano presenti per guidare, proteggere e sostenere quelli e quelle che vi vorranno camminare; in verità, in verità, lo dico con audacia e dico la verità, invece di questa strada, che sarebbe così perfetta, io preferirei la via immacolata di Maria: «E ha reso integro il mio cammino», via, o cammino senza alcuna macchia né sporcizia, senza peccato originale o attuale, senza né ombre né tenebre; e se il mio amabile Gesù, nella sua gloria, viene una seconda volta sulla terra, come è certo, per regnarvi, non sceglierà altra via per il suo viaggio che la divina Maria, per mezzo della quale egli è venuto la prima volta in modo così sicuro e perfetto. La differenza che vi sarà tra la prima e la seconda venuta è che la prima è stata segreta e nascosta, la seconda sarà gloriosa e sfolgorante, ma tutte due perfette, perché tutte due saranno per mezzo di Maria. Ahimè! ecco un mistero che non si comprende! Qui ogni lingua deve tacere.

159. 4°. Questa devozione alla Santa Vergine è una via sicura per andare a Gesù Cristo e possedere la perfezione unendoci a lui. 1°. Perché questa pratica che io insegno non è nuova; è antica quanto mai, e come dice il Boudon, morto da poco in odore di santità, in un libro che ha scritto su questa devozione, non se ne possono indicare esattamente gli inizi; è però certo che se ne trovano le tracce nella Chiesa da più di settecento anni. Sant'Odilone, abate di Cluny, che visse intorno all'anno 1040, fu uno dei primi a praticarla pubblicamente in Francia. Così si legge nella sua vita. Il cardinale Pier Damiani riferisce che, nell'anno 1076, il beato Marino, suo fratello, in presenza del suo direttore, si fece schiavo della Santa Vergine, con un rito molto edificante: si pose una corda al collo e si flagellò, poi mise sull'altare una somma di denaro, per indicare di essersi consegnato e consacrato alla Santa Vergine, e continuò così fedelmente per tutta la vita, e alla sua morte meritò di essere visitato e consolato dalla sua buona Sovrana e di ricevere dalla bocca di lei la promessa del paradiso come ricompensa dei suoi servizi Cesare Bollando ricorda un illustre cavaliere, Vautier de Birbak, vicino parente dei duchi di Lovanio, il quale, verso l'anno 1300, fece questa consacrazione di se stesso alla Santa Vergine. Questa devozione è stata praticata in privato da parecchie persone fino al XVII secolo, quando divenne pubblicà.

Ecco il testo della consacrazione di ODILONE, abate di Cluny:

“O piissima Vergine e Madre del Salvatore di tutti i secoli, a partire da questo giorno e per sempre prendimi al tuo servizioe sii mia avvocata misericordiosa in tutte le vicende della mia vita. Dopo Dio io non ho nulla di più caro di te, e volentieri io mi consegno per sempre al tuo servizio come tuo schiavo”.

160. Il padre Simon de Rojas, dell'Ordine della Trinità, detto anche della redenzione degli schiavi, predicatore del re Filippo III, divulgò questa devozione in tutta la Spagna e la Germania e ottenne da Gregorio XV su istanza di Filippo III, grandi indulgenze per coloro che l'avessero praticata. Il padre de los Rios, dell'Ordine di sant'Agostino, si applicò con la parola e con gli scritti, insieme al suo intimo amico padre de Rojas, a diffondere questa devozione in Spagna e Germania; compose un grosso volume dal titolo Hierarchia Mariana, dove espone con grande pietà ed erudizione, l'antichità, l'eccellenza e la solidità di questa devozione. I Padri Teatini, nel secolo scorso, diffusero questa devozione in Italia, Sicilia e Savoia.

161. Il padre Stanislao Phalacius, della Compagnia di Gesù, promosse meravigliosamente questa devozione in Polonia. Il padre de los Rios, nel suo libro citato sopra, riporta i nomi di principi, principesse, vescovi e cardinali di diversi regni, che hanno abbracciato questa devozione. Il padre Cornelio a Lapide, così raccomandabile per la sua pietà come per la sua profonda scienza, essendo stato incaricato da diversi vescovi e teologi di esaminare questa devozione, dopo averla analizzata in modo approfondito, la lodò in modo degno della sua pietà e diversi altri grandi personaggi seguirono il suo esempio. I Padri Gesuiti, sempre zelanti nel servizio della Santa Vergine, presentarono a nome dei congregazionisti di Colonia un piccolo trattato su questa devozione al duca Ferdinando di Baviera, in quel momento arcivescovo di Colonia, il quale diede la sua approvazione e l'autorizzazione per la stampa, esortando tutti i parroci e i religiosi della sua diocesi a promuovere il più possibile questa solida devozione.

162. Il cardinale de Bérulle, la cui memoria è in benedizione per tutta la Francia, fu uno dei più zelanti nel diffondere in Francia questa devozione, malgrado tutte le calunnie e persecuzioni che gli provocarono i critici e i libertini. Lo accusarono di novità e di superstizione; scrissero e pubblicarono contro di lui un libello diffamatorio e si servirono, o piuttosto il demonio per mezzo loro, di mille astuzie per impedirgli di diffondere questa devozione in Francia. Ma questo grande e santo uomo non rispose alla loro calunnia se non con la sopportazione, e alle obiezioni contenute nel loro libello rispose con un piccolo scritto, dove li confuta con efficacia, mostrando come questa devozione sia fondata sull'esempio di Gesù Cristo, sui doveri che abbiamo verso di lui e sui voti da noi fatti nel santo battesimo; ed è soprattutto con questa ultima motivazione che egli chiude la bocca ai suoi avversari, mostrando loro come questa consacrazione alla Santa Vergine e a Gesù Cristo per le mani di lei, non sia altro che una perfetta rinnovazione dei voti, o promesse del battesimo. Molte belle cose circa questa pratica di devozione si possono leggere nelle sue opere.

163. Nel libro del Boudon si possono leggere i diversi papi che hanno approvato questa devozione, i teologi che l'hanno esaminata e le opposizioni che ha incontrato e superato, le migliaia di persone che l'hanno abbracciata, senza che mai nessun papa l'abbia condannata, né potrebbe esserlo senza sovvertire i fondamenti del cristianesimo. E' dunque certo che questa devozione non è nuova, e che se non è molto diffusa è perché è troppo preziosa per essere gustata e praticata da tutti.

164. 2°. Questa devozione è un mezzo sicuro per andare a Gesù Cristo perché la specifica caratteristica della Santa Vergine è di condurci con sicurezza a Gesù Cristo, come quella di Gesù Cristo è di condurci con sicurezza all'eterno Padre. E non credano le anime spirituali che Maria possa essere loro di impedimento per arrivare all'unione divina. Infatti, come è possibile che colei che ha trovato grazia davanti a Dio per tutti in generale e per ciascuno in particolare, possa diventare un impedimento a un anima nel trovare la grande grazia dell'unione con lui? Sarebbe possibile che colei che è stata tutta piena e sovrabbondante di grazie, così unita e trasformata in Dio, che giunse a incarnarsi in lei, possa impedire a un'anima di essere perfettamente unita a Dio? E' vero che la vista delle altre creature, anche se sante, potrebbe forse, per qualche momento, ritardare l'unione divina; ma non Maria, come ho detto e dirò sempre senza stancarmi. Una ragione per cui così poche anime arrivano alla pienezza dell'età di Gesù Cristo, è che Maria, più che mai madre di Gesù Cristo e Sposa feconda dello Spirito Santo, non è abbastanza formata nei loro cuori. Chi desidera avere il frutto ben maturo e ben formato, deve avere l'albero che lo produce; chi desidera avere il frutto di vita, Gesù Cristo, deve avere l'albero di vita che è Maria. Chi desidera possedere in sè l'operazione dello Spirito Santo, deve avere la sua Sposa fedele e indissolubile, la divina Maria, che lo rende fertile e fecondo, come abbiamo detto altrove.

165. Sii dunque convinto che più guarderai Maria nelle tue orazioni, contemplazioni, azioni e sofferenze, se non con sguardo diretto ed esplicito, almeno in modo generale e impercettibile, e più perfettamente troverai Gesù Cristo, che è sempre con Maria, grande, potente, operante e inafferrabile, e lo è più che in cielo o in altre creature dell'universo. Così, la divina Maria, tutta immersa in Dio, è ben lontana dal divenire un ostacolo per coloro che cercano la perfezione nell'unione con Dio; non c'è stata finora, né ci sarà mai creatura che ci aiuti più efficacemente in questa grande impresa, sia per mezzo delle grazie che ti comunicherà a questo scopo, come dice un santo: «Nessuno colmo del pensiero di Dio se non per mezzo tuo», sia per le illusioni e gli inganni dello spirito maligno da cui ella ti proteggerà.

166. Là dove c'è Maria, non ci può essere lo spirito maligno; e uno dei segni più infallibili che si è guidati dallo spirito buono, sta nel fatto di essere molto devoti di Maria, di pensare spesso a lei e di parlarne sovente. E' il pensiero di un santo, il quale aggiunge che, come il respiro è un segno certo che il corpo non è morto, così il pensiero frequente e l'invocazione amorosa di Maria sono un segno sicuro che l'anima non è morta a causa del peccato.

167. Come dice la Chiesa, e lo Spirito Santo che la guida, soltanto Maria ha distrutto tutte le eresie; anche se i critici borbottano, un fedele devoto di Maria non cadrà mai nell'eresia o nell'errore, almeno formalmente; potrà sbagliare materialmente, o scambiare una menzogna per verità, o lo spirito maligno per quello buono, anche se succederà più difficilmente che ad altri; ma presto o tardi si accorgerà del proprio errore e sbaglio materiale, e quando lo saprà, non si ostinerà affatto a credere e a sostenere ciò che gli era sembrato verità.

168. Chi dunque, senza cadere nell'illusione - che è facile nelle persone di orazione - vuole progredire nella via della perfezione e trovare con sicurezza e in modo perfetto Gesù Cristo, abbracci di gran cuore, «con cuore generoso e animo pronto»1, questa devozione alla Santa Vergine, che forse non aveva ancora conosciuto. Entri in questo cammino sublime a lui sconosciuto e che io gli sto indicando: «Io vi mostro una via migliore di tutte» E' una via tracciata da Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, nostro unico capo; passando per essa, i membri non possono sbagliarsi. E' una via facile, per la pienezza di grazia e di dolcezza dello Spirito Santo che la pervade; camminandovi, non ci si stanca affatto, né si indietreggia. E' una via breve, che ci conduce a Gesù Cristo in poco tempo. E' una via perfetta, dove non c'è sorta di fango, né di polvere, né la minima sozzura di peccato. E' infine una via sicura, che ci conduce a Gesù Cristo e alla vita eterna in modo diritto e sicuro, senza piegare né a destra né a sinistra. Entriamo quindi in questa strada e in essa camminiamo giorno e notte, fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.

169. SESTO MOTIVO. Questa pratica di devozione dà alle persone che la seguono con fedeltà, una grande libertà interiore, che è la libertà dei figli di Dio. Infatti, poiché con questa devozione si diventa schiavi di Gesù Cristo, consacrandosi a lui totalmente come tali, questo buon Signore, come ricompensa per la schiavitù d'amore in cui ci si pone: 1°. toglie dall'anima ogni scrupolo e timore servile, capace solo di ripiegarla su se stessa, renderla prigioniera e confonderla; 2°. allarga il cuore, con una santa fiducia in Dio e facendoglielo sentire come Padre suo; 3°. le ispira un amore tenero e filiale.

170. Senza fermarmi a dimostrare questa verità con ragionamenti, mi limito a riportare un episodio che ho letto nella vita della Madre Agnese di Gesù, religiosa domenicana del convento di Langeac, in Alvernia, dove mori in concetto di santità nell'anno 1634. Non aveva che sette anni e soffriva già grandi pene di spirito, quando sentì una voce dirle che se voleva essere liberata da tutte le sue pene ed essere protetta contro ogni specie di nemici, doveva al più presto farsi schiava di Gesù e della sua santa Madre. Non appena tornata a casa, si donò interamente a Gesù e alla sua santa Madre come schiava, benché fino ad allora non conoscesse questa devozione; e avendo trovato una catena di ferro, se la cinse ai fianchi e la portò fino alla morte. Dopo quel gesto, tutte le sue pene e gli scrupoli cessarono e si ritrovò in una grande pace e serenità di cuore, tanto che decise di far conoscere questa devozione a molte altre persone, le quali pure si trovarono a fare grandi progressi; tra questi, l'Olier, fondatore del Seminario di San Sulpizio, ed altri sacerdoti ed ecclesiastici del medesimo Seminario... Un giorno poi la Santa Vergine le apparve e le mise al collo una catena d'oro, per dimostrarle la gioia che provava nel vederla fatta schiava del suo Figlio e sua; e santa Cecilia, che accompagnava la Santa Vergine, le disse: «Beati i fedeli schiavi della Regina del cielo, perché godranno della vera libertà: nel servire te, consiste la libertà».

171. SETTIMO MOTIVO. Ciò che ancora ci può convincere ad abbracciare questa pratica, sono i grandi benefici che ne riceverà il nostro prossimo. Infatti con questa pratica di devozione si esercita la carità verso gli altri in modo eminente, donando per le mani di Maria tutto ciò che si ha di più caro, che è il valore soddisfattorio e impetratorio di tutte le nostre buone opere, senza eccettuare il minimo buon pensiero e la più piccola sofferenza; si permette che tutto ciò che si è acquistato e ciò che si acquisterà di meritorio, fino alla morte, sia utilizzato o per la conversione dei peccatori, o per la liberazione delle anime del purgatorio, secondo la volontà della Vergine Santa. Non significa forse questo amare il proprio prossimo in modo perfetto? Non è forse questo l'autentico discepolo di Gesù Cristo, che si riconosce dalla carità? Non è forse questo il mezzo per convertire i peccatori, senza cadere nella vanità, e di liberare le anime del purgatorio, quasi senza fare altro che ciò che ciascuno è tenuto a fare secondo il proprio stato?

172. Per comprendere la grande importanza di questo motivo, bisognerebbe capire quale bene sia convertire un peccatore, o liberare un'anima del purgatorio: è un bene infinito, più grande della creazione del cielo e della terra, perché si dà ad un'anima il possesso di Dio. Se, con questa pratica, non si liberasse, durante tutta la propria vita, che una sola anima dal purgatorio, oppure non si convertisse che un solo peccatore, non sarebbe forse abbastanza per convincere ogni persona veramente caritatevole ad abbracciarla? Bisogna inoltre notare che le nostre buone opere, passando dalle mani di Maria, ricevono un aumento di purezza e quindi di merito e di valore soddisfattorio e impetratorio, diventando così più capaci di alleviare le anime del purgatorio e di convertire i peccatori, che se non passassero dalle mani verginali e generose di Maria. Il poco che si dona per mezzo della Santa Vergine, libero dalla propria volontà e motivato da una carità disinteressata, diventa veramente molto potente nel piegare la collera di Dio e nell'attirare la sua misericordia; potrà succedere forse che una persona molto fedele a questa pratica, al momento della sua morte si trovi ad avere liberato, per questo mezzo, molte anime del purgatorio e convertito molti peccatori, sebbene non abbia compiuto che le azioni abbastanza ordinarie del proprio stato. Quale gioia al momento del giudizio! Quale gloria nell'eternità!

173. OTTAVO MOTIVO. Infine, ciò che - in certo senso - ci convince più efficacemente ad abbracciare questa devozione alla Santa Vergine, è il fatto che sia un mezzo meraviglioso per perseverare nella virtù ed essere fedele. Infatti, come mai la maggior parte delle conversioni dei peccatori non dura molto? Come mai si ricade così facilmente nel peccato? Perché la maggior parte dei buoni, invece di progredire di virtù in virtù e acquisire nuove grazie, perdono spesso il poco di virtù e di grazie che possiedono? Questa disgrazia succede, come ho detto prima, perché essendo l'uomo così corrotto, così debole e incostante, si fida di se stesso, si appoggia sulle proprie forze e si crede capace di conservare il tesoro delle proprie grazie, delle virtù e dei meriti. Per mezzo di questa devozione, si affida tutto ciò che si possiede alla Santa Vergine, che è fedele; la si sceglie come depositaria universale di tutti i propri beni di natura e di grazia. Ci si fida della sua fedeltà, ci si appoggia sul suo potere, ci si fonda sulla sua misericordia e carità, affinché ella conservi e aumenti le nostre virtù e i nostri meriti, nonostante il demonio, il mondo e la carne, che compiono ogni sforzo per farceli perdere. Le si dice, come un bravo figlio a sua madre e un fedele servitore alla sua padrona: «Custodisci il deposito», mia buona Madre e Padrona, riconosco che per tua intercessione, ho ricevuto finora più grazie da Dio che non meritassi, e so, per mia esperienza negativa, che porto questo tesoro in un vaso fragilissimo, e che sono troppo debole e misero per conservarlo presso di me: «Io sono piccolo e disprezzato»; ti prego, ricevi in deposito tutto quanto possiedo, e conservamelo con la tua fedeltà e potenza. Se mi custodisci, non perderò nulla; se mi sostieni, non cadrò; se mi proteggi, sono al sicuro dai miei nemici.

174. E' ciò che san Bernardo dice in termini espliciti per ispirarci questa pratica di devozione: «Appoggiato a lei non scivolerai; sotto la sua protezione non temerai nulla; con la sua guida non ti stancherai; con il suo favore giungerai al porto della salvezza». Anche san Bonaventura sembra dire la stessa cosa in termini ancora più precisi: «La Santa Vergine non è soltanto confermata nella pienezza dei santi; ella tiene saldi e conserva i buoni nella loro pienezza, perché non abbia a diminuire; impedisce che le loro virtù vengano dissipate, che i loro meriti periscano, che le loro grazie si perdano, che i demoni facciano loro del male; e infine impedisce che Gesù Cristo Signore li castighi quando peccano».

175. Maria è la Vergine fedele, che con la sua fedeltà a Dio ripara le perdite provocate da Eva l'infedele con la sua infedeltà, e ottiene la fedeltà a Dio e la perseveranza a quelli e quelle che si aggrappano a lei. Per questo un santo la paragona a un'àncora salda, che li trattiene e impedisce loro di fare naufragio nel mare agitato di questo mondo, dove tanta gente si perde perché non è aggrappata a questa ancora salda: «Noi leghiamo le anime a te, nostra speranza, come ad un'ancora ferma». A lei maggiormente si sono attaccati i santi che si sono salvati e hanno attaccato gli altri perché perseverassero nella virtù. Beati dunque, e mille volte beati i cristiani che oggi si aggrappano a lei fedelmente e totalmente come ad un ancora salda. La forza della tempesta di questo mondo non li farà sommergere, né andranno perduti i loro tesori celesti! Beati quelli e quelle che entrano in lei come nell'arca di Noè! Le acque del diluvio di peccati, che annegano tanta gente, non nuoceranno loro perché: «Chi compie le mie opere non peccherà»: coloro che sono in me per lavorare alla propria salvezza non peccheranno, ella dice con la Sapienza. Beati i figli infedeli della sventurata Eva, i quali si aggrappano alla Madre e Vergine fedele, che resta sempre fedele e non si smentisce mai, che ama sempre coloro che l'amano: «Io amo coloro che mi amano», non soltanto di un amore affettivo, ma effettivo ed efficace, impedendo loro, con una grande abbondanza di grazie, di indietreggiare nella virtù, o di cadere sulla strada, perdendo la grazia del Figlio suo.

176. Questa buona Madre riceve sempre, per pura carità, tutto ciò che le si dà in deposito; e quando l'ha ricevuto una volta in qualità di depositaria, è obbligata a conservarcelo per giustizia, in forza del contratto di deposito; proprio come una persona, alla quale io avessi affidato mille scudi in deposito, sarebbe obbligata a conservarmeli, in modo che, se per sua negligenza i miei mille scudi andassero perduti, ne sarebbe responsabile per giustizia. Ma no! Mai la fedele Maria lascerà perdere per sua negligenza ciò che le si sarà affidato: passerebbero il cielo e la terra, piuttosto che ella fosse negligente e infedele verso coloro che si fidano di lei.

177. Poveri figli di Maria, la vostra debolezza è estrema, grande la vostra incostanza e il vostro fondo è molto guasto. Riconosco: siete tratti dalla stessa massa corrotta dei figli di Adamo ed Eva; ma non scoraggiatevi per questo: consolatevi e gioite; ecco il segreto che vi insegno, un segreto sconosciuto alla maggior parte dei cristiani, anche ai più devoti. Non lasciate il vostro oro e argento nelle vostre casseforti, che sono già state scassinate dallo spirito maligno che vi ha derubato; esse sono troppo piccole e fragili, troppo vecchie per contenere un tesoro così grande e prezioso. Non mettete l'acqua pura e limpida della fonte nei vostri vasi inquinati e infettati dal peccato; se il peccato non c'è più, rimane il suo odore e l'acqua verrà guastata. Non mettete i vostri vini squisiti nelle vostre vecchie botti, che sono state riempite di vino cattivo: si rovinerebbero, con il pericolo di spandersi.

178. Anche se voi mi capite, anime fedeli, mi esprimerò in modo più chiaro. Non affidate l'oro della vostra carità, l'argento della vostra purezza, le acque delle grazie celesti, né i vini dei vostri meriti e virtù a un sacco bucato, a un cofano vecchio e rotto, a un vaso sporco e inquinato come voi siete; altrimenti sarete saccheggiati dai ladri, cioè i demoni, che cercano e spiano, notte e giorno, il tempo propizio per farlo; altrimenti voi stessi guasterete, con il cattivo odore dell'amore a voi stessi, della fiducia in voi stessi e della volontà vostra, tutto ciò che Dio vi dà di più puro. Mettete, versate nel grembo e nel cuore di Maria tutti i vostri tesori, tutte le vostre grazie e virtù: è vaso spirituale, un vaso d'onore, un vaso insigne di devozione. Dopo che Dio stesso in persona si è racchiuso con tutte le sue perfezioni in questo vaso esso è diventato tutto spirituale, dimora spirituale delle anime più spirituali; è diventato degno di onore e trono di onore dei più grandi principi dell'eternità; è diventato insigne in devozione, dimora dei più illustri in dolcezze, in grazie e virtù; è diventato infine ricco come una casa d'oro, forte come una torre di Davide e puro come una torre d'avorio. 179. Oh! Quanto è felice un uomo che ha dato tutto a Maria, che si affida e si perde in tutto e per tutto in Maria! Egli è tutto di Maria e Maria è tutto per lui. Egli può dire arditamente con Davide: «Maria è fatta per me»; o con il discepolo prediletto: «L'ho presa per ogni mio bene»; oppure con Gesù Cristo: «Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie».

180. Se qualche critico, leggendo queste cose, pensa che qui parlo per esagerazione e spinto da una devozione eccessiva, ahimè! egli non mi capisce, sia perché è un uomo carnale, che non gusta le cose dello spirito, sia perché è del mondo, che non può ricevere lo Spirito, sia perché è orgoglioso e critico, che condanna e disprezza tutto ciò che non comprende. Ma le anime che non sono nate dal sangue, né da volontà della carne, né da volontà dell'uomo, ma da Dio e da Maria, mi sapranno comprendere e gustare; ed è anche per queste che scrivo qui.

181. Tuttavia, riprendendo il discorso interrotto, dico agli uni e agli altri che la divina Maria, essendo la più disponibile e generosa di tutte le semplici creature, non si lascia mai vincere in amore e generosità; «Per un uovo dò un bove», dice un sant'uomo, cioè per il poco che le si dà, ella dona molto di ciò che ha ricevuto da Dio; pertanto, se un'anima si dona a lei senza riserva, ella si dona a quest'anima senza riserva; se si ripone in lei tutta la propria fiducia senza presunzione, impegnandosi per propria parte ad acquistare le virtù e a domare le proprie passioni. I fedeli servitori della Santa Vergine dicano dunque arditamente con san Giovanni di Damasco: «Avendo fiducia in te, o Madre di Dio, sarò salvato; con la tua protezione non avrò nulla da temere; con il tuo aiuto combatterò e metterò in fuga i miei nemici infatti la devozione per te é un 'arma di salvezza che Dio dà a coloro che vuole salvare».


8-9 aprile 1944 Sera di Pasqua 1944

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «L’anno passato Io ti ho detto, ed è stato il primo dettato: “Il Padre è stanco, e a far perire la razza umana lascerà che si scatenino i castighi dell’Inferno”. Ho detto, era il Venerdì Santo: “Io verrei una seconda volta a morire per salvarli da una morte più atroce ancora… Ma il Padre non lo permette… Sa che sarebbe inutile… Oh! se gli uomini sapessero ancora volgersi a Me che sono la salvezza!”.

   Vi rimando a tutti i miei dettati antecedenti a quelli di quest’ultimo tempo. Ho parlato usando le profezie del Libro santo, spiegandovele, applicandole ai tempi d’ora, e se ho taciuto, poi, su questo tono, è perché ho compreso che era inutile ai fini del Bene e pericoloso perché quelle parole divine potevano divenire arma di tortura diabolica contro i miei servi che le udivano, le ripetevano, le diffondevano e le accoglievano. Ma il mio Pensiero, se anche non si esprime con la Parola, è quello e non muta.

   Maria, Io ti ho detto, alla fine del maggio passato: “Riguardo al futuro… Cosa vuoi sapere, povera anima?” (dettato del 31-5-43). “Ringrazia la mia Misericordia che, per ora, ti nasconde in buona parte la verità sul futuro”. Povera, povera anima!
   Un’altra volta ho detto: “Vorreste che apparissi e mi mostrassi… Ma, se anche mi mostrassi, dove è nei cuori quel tanto residuo di fede e rispetto che li farebbe curvare col volto a terra per chiedermi perdono e pietà?” (dettato del 5-6-43).
   Anche ora chiedete da Me un segno di potenza, il quale, per esser Potenza di un Santo – del Santo dei santi – dovrebbe essere punizione inesorabile, tremenda di un numero incalcolabile di persone, perché – ripeto ciò che ho detto mille volte254 – i grandi colpevoli sono perché la massa è tutta più o meno colpevole dello stesso peccare dei grandi.

   Ma Io – e te lo dico, povera anima alla quale ho dato di vedermi trionfante255 per infondere forza al tuo essere accasciato nella carne che muore e nello spirito desolato per la prova che hai patito e per gli orrori che ti circondano – ma Io non posso dare questo segno. Questo segno della Potenza mia. Mi è impossibile farlo. Non perché Dio abbia perduto la sua facoltà di fare. Nulla mi è impossibile come Dio. Ma è l’ora della potestà delle Tenebre. E gli uomini l’hanno spontaneamente voluta. Il regno del Male è già instaurato. Qualunque cosa Io facessi sarebbe resa nulla dalla volontà dell’uomo. Qualunque Bene sarebbe distrutto dal Male.

   Assisto impotente a questa corsa nella morte spirituale di tut­ta l’umanità. Non vi è mio dono, non mio beneficio, non mio ri­chiamo, non mio castigo che valga ad arrestare questo sponta­neo naufragio dell’umanità, da Me redenta, in Satana. Come toro infuriato, l’umanità atterra tutto: ragione, morale, fede, e va a dare di cozzo contro ciò che l’uccide. La mano profanatrice del­l’uomo si alza a nuovo delitto che non merita perdono. E il Pa­dre non vuole perdonare. Vi lascia perire come avete voluto.

   L’unica cosa che posso fare e faccio – e la faccio per pietà dei santi che, rari come fiori in un deserto, pregano ancora, pre­gano, non fanno protesta di consuetudine e ipocrisia – è di trat­tenere l’ira del Padre mio il quale, stanco dei delitti di una razza per la quale inutilmente il mio Sangue si è effuso, vuole, vuole, vuole esercitare la Giustizia su voi. E giustizia, poiché siete col­pevoli, vorrebbe dire castighi tremendi che la mia Misericordia non vuole dati in aggiunta a quelli che da voi vi date.
   Maria, so che ti ferisco e ti accascio. Ti eri sperata gioia dalla mia Pasqua. Rose dopo le spine. Sorrisi dopo le lacrime. Sei vittima. Restano le spine e le lacrime anche nel tempo pasquale, perché bisogna restare sulla croce per questa umanità perversa.
   Ti chiedo di restare sulla croce per Me. Salvare il mondo è stato il mio sogno. Salvare le anime la mia gioia. Il mondo è perduto a Dio, ma le anime si possono salvare ancora: coloro che hanno ancora un’anima, languente ma viva. Ti chiedo la carità per esse. È Gesù, mendicante d’amore nella sua veste di Risuscitato glorioso, che ti chiede quest’obolo di anime perché il suo Regno abbia ancora dei sudditi.
   Va’ in pace.»

9-4-44 - Pasqua di Risurrezione

   Dice lo Spirito Santo:
   «Io sono il Consolatore. Io consolo coloro che lo sgomento accascia e l’oggi tortura. Io sono Quello che medica e addolcisce l’amarezza della Parola che parla la verità, la quale oggi è bene amara.
   In questo giorno che è il trionfo della Carità come il Natale ne è la più alta manifestazione – perché il Natale è l’inizio della Redenzione che è Carità operante, mentre la Pasqua è la Redenzione compiuta, la vittoria della Vita sulla Morte attraverso l’Amore sublimato all’olocausto volontario per darvi la Vita, e l’atto per cui fu possibile a Me di scendere in voi, risantificati dal Sangue di Dio-Figlio, per riunirvi a Dio-Padre con la Carità senza la quale Dio non può essere in voi e voi in Dio – Io vengo a dirti: confida ancora. Se anche tutto sembra perduto, confida. Se anche l’abisso del Male erutta i suoi demoni per straziare la Terra e fecondarla a generare l’Anticristo e l’abisso dei Cieli pare chiudersi per decreto del Padre da cui procediamo, Noi, il Verbo e lo Spirito, siamo ancora: operanti e amanti per salvarvi e difendervi. Io-Carità e il Verbo-Carità, Io-Santificazione e il Verbo-Redenzione non cessiamo l’Uno di effondere i meriti del suo Sangue, l’Altro i carismi del suo potere per il bene di voi.
   Confida. L’Amore ha sempre vinto.»

[253] lo scrivo a parte. Infatti il presente “dettato” è su un foglietto di quaderno di quattro facciate, inserito nel quaderno autografo e cucito con filo di cotone tra l’ultima pagina dello scritto che qui precede e la prima pagina del “dettato”, che segue, dello stesso giorno di Pasqua. Il primo dettato, cui si rimanda qui di seguito, è del 23 aprile 1943.
[254] ciò che ho detto mille volte, ma in modo esplicito il 24 luglio 1943 e il 28 marzo 1944.
[255] vedermi trionfante, nella “visione” del 10 gennaio.