Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Anche te, come me e molte altre persone, ne hai passate tante. Tante volte sei stato per terra e preso a calci: attaccato, picchiato, ferito, deriso, umiliato... Comunque, va tutto bene. La sofferenza è la porta che ti spalanca la profondità . La prova è la grazia che purifica: brucia via la falsità , la superbia, l'arroganza; ci restituisce alla nostra purezza originale. La sofferenza genera grazia, per esempio l'umiltà , l'empatia e la capacità  di immedesimarsi. La vita è dura lotta. Ricordati, chi suda di più nell'addestramento, sanguina di meno in battaglia. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 26° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 26

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".

30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.


Tobia 4

1In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media2e pensò: "Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?".3Chiamò il figlio e gli disse: "Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa' ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza.4Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba.5Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia.6Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia.7Dei tuoi beni fa' elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio.8La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da' molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno,10poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre.11Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.12Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra.13Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame.14Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento.15Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.16Da' il tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina.17Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori.18Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio.19In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media.21Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo".


Siracide 40

1Una sorte penosa è disposta per ogni uomo,
un giogo pesante grava sui figli di Adamo,
dal giorno della loro nascita dal grembo materno
al giorno del loro ritorno alla madre comune.
2Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro
cuore
offrono il pensiero di ciò che li attende e il giorno
della fine.
3Da chi siede su un trono glorioso
fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere;
4da chi indossa porpora e corona
fino a chi è ricoperto di panno grossolano,
non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione,
paura della morte, contese e liti.
5Durante il riposo nel letto
il sogno notturno turba le sue cognizioni.
6Per un poco, un istante, riposa;
quindi nel sonno, come in un giorno di guardia,
è sconvolto dai fantasmi del suo cuore,
come chi è scampato da una battaglia.
7Mentre sta per mettersi in salvo si sveglia,
meravigliandosi dell'irreale timore.
8È sorte di ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia,
ma per i peccatori sette volte tanto:
9morte, sangue, contese, spada,
disgrazie, fame, calamità, flagelli.
10Questi mali sono stati creati per i malvagi,
per loro causa si ebbe anche il diluvio.
11Quanto è dalla terra alla terra ritorna;
quanto è dalle acque rifluisce nel mare.

12Ogni regalo per corrompere e l'ingiustizia spariranno,
mentre la lealtà resterà sempre.
13Le ricchezze degli ingiusti si seccheranno come un
torrente,
come un grande tuono rimbomba via durante la pioggia.
14Come l'ingiusto aprendo le mani si rallegrerà,
così i trasgressori cadranno in rovina.
15La stirpe degli empi non aumenterà i suoi rami,
le radici impure saranno sopra una pietra dura.
16Il giunco su ogni corso d'acqua e sugli argini di un
fiume
sarà tagliato prima di ogni altra erba.
17La bontà è come un giardino di benedizioni,
la misericordia dura sempre.
18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore sarà
dolce,
ma più ancora lo sarà per chi trova un tesoro.
19I figli e la fondazione di una città assicurano un
nome,
ma più ancora sarà stimata una donna senza macchia.
20Vino e musica rallegrano il cuore,
ma più ancora lo rallegra l'amore della sapienza.
21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto,
ma più ancora di essi una voce soave.
22L'occhio desidera grazia e bellezza,
ma più ancora di esse il verde dei campi.
23Il compagno e l'amico si incontrano a tempo opportuno,
ma più ancora di essi moglie e marito.
24I fratelli e un aiuto servono nell'afflizione,
ma più ancora salverà la carità.
25Oro e argento rendono sicuro il piede,
ma ancora di più si apprezza un consiglio.
26Ricchezze e potenza sollevano il cuore,
ma più ancora di esse il timore del Signore.
Con il timore del Signore non manca nulla;
con esso non c'è bisogno di cercare aiuto.
27Il timore del Signore è come un giardino di
benedizioni;
la sua protezione vale più di qualsiasi altra gloria.

28Figlio, non vivere da mendicante.
È meglio morire che mendicare.
29Un uomo che guarda alla tavola altrui
ha una vita che non si può chiamar tale.
Si contaminerà con cibi stranieri;
l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà.
30Nella bocca sarà dolce il mendicare per un impudente,
ma nel suo ventre brucerà come fuoco.


Salmi 90

1'Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.'

Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
2Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.

3Tu fai ritornare l'uomo in polvere
e dici: "Ritornate, figli dell'uomo".
4Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

5Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l'erba che germoglia al mattino:
6al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.

7Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterriti dal tuo furore.
8Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.

9Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.
10Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
11Chi conosce l'impeto della tua ira,
tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
12Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
13Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
14Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
15Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.

16Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.
17Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rafforza.


Ezechiele 1

1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.

4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.


Lettera ai Colossesi 1

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo,2ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro!

3Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi,4per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi,5in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo6che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità,7che avete appresa da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo,8e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito.
9Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale,10perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio;11rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto;12ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

13È lui infatti che ci ha liberati
dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti
nel regno del suo Figlio diletto,
14per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati.

15Egli è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
16poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
17Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
18Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
19Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza
20e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

21E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate,22ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto:23purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro.

24Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.25Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola,26cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi,27ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria.28È lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo.29Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.


Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano

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1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.

2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.

3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).


LETTERA 17* [287] AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE L'ILLUSTRISSIMO E MERITAMENTE DISTINTO SIGNORE E SUO MOLTO CARO FIGLIO BONIFACIO

Lettere - Sant'Agostino

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Naufraghi che si recavano da Bonifacio sostentati da Ag. ...

1. Mi è offerta l'occasione di salutare la Carità tua, cosa che so esserti assai grata, essendo approdati al nostro litorale alcuni che dovevano affrettarsi a venire da te. Considerando nei loro riguardi non soltanto la compassione che un uomo deve avere per un altro uomo ma anche il tuo affetto, li abbiamo accolti quasi come dei naufraghi e abbiamo soccorso i loro bisogni come abbiamo potuto. Poiché avevano corso pericolo per la loro vita, per essere stati gravemente sballottati da una furiosa tempesta d'aria e di mare, a mala pena erano sfuggiti alla morte e avevano perduto tutto ciò che potevano avere.

...che saluta Bonifacio lodandolo perché cerca la pace eterna anche nelle azioni belliche.

2. Noi pertanto, illustrissimo e meritamente distinto signore e figlio assai caro, facciamo sapere alla Sincerità tua che noi, grazie a Dio, stiamo bene e a tuo riguardo sentiamo dire tutto il bene possibile e desideriamo sentirlo dire sempre, poiché la tua eccellente fama torna a gloria di Colui nel quale tu hai riposto la tua speranza, Colui che tu ami, del quale tu cerchi di ottenere la pace eterna anche tra le operazioni di guerra conservando la fede e amando la giustizia in tutte le cose.


4 - Con i miracoli di Cristo e con le opere di san Giovanni Battista, il demonio si turba e si confonde.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1066. Il Redentore del mondo, continuando a predicare e ad operare meraviglie, uscì da Gerusalemme e andò per la terra della Giudea dove, come riferisce san Giovanni nel capitolo terzo del suo Vangelo, si trattenne per un po' di tempo battezzando, sebbene nel quarto dichiari invece che egli battezzava per mano dei suoi discepoli. Frattanto, anche il suo precursore Giovanni battezzava in Ennòn, riva del Giordano, vicino alla città di Salìm. Tuttavia il battesimo non era lo stesso: il precursore battezzava solo con acqua predicando un battesimo di penitenza; il nostro Salvatore invece predicava il battesimo della sua stessa persona, come giustificazione ed efficace perdono dei peccati, similmente a quello che opera oggi il sacramento, infondendo con la virtù la grazia della rigenerazione. A questa misteriosa efficacia del battesimo di Cristo si aggiungevano l'effetto delle sue parole e del suo annuncio, e la grandezza dei miracoli con i quali confermava tutto quello che proclamava. Accorrevano perciò verso sua Maestà più discepoli e seguaci che non verso il Battista, verificandosi quello che lo stesso Giovanni aveva detto, e cioè che conveniva che crescesse Cristo e che egli diminuisse. Al battesimo conferito da Cristo nostro Signore assisteva ordinariamente la sua santissima Madre, la quale, vedendo gli effetti divini che quella nuova rigenerazione causava nelle anime, era riconoscente all'Autore della vita, come se li avesse ricevuti ella stessa per mezzo del sacramento, e lo ricambiava con cantici di lode e con atti virtuosi. In tutte queste meraviglie la Regina del cielo acquistava, così, nuovi ed incomparabili meriti.

1067. Quando la volontà divina fece sì che Lucifero e i suoi ministri si risollevassero dalla prostrazione in cui erano caduti per la vittoria di Cristo nel deserto, il dragone ritornò ad esaminare le opere compiute dalla santissima umanità di nostro Signore. Allora la provvidenza divina permise che, pur restando sempre celato a questo nemico il mistero supremo, egli conoscesse qualcosa di ciò che conveniva, in modo da rimanere del tutto vinto dalla sua stessa malizia. Conobbe, dunque, i frutti della predicazione, dei miracoli e del battesimo di Cristo nostro Signore, e comprese che con questo mezzo innumerevoli anime si sottraevano al suo dominio, uscendo dalla condizione di peccato e rinnovando la loro vita. Stessa conoscenza ebbe della predicazione di san Giovanni e del suo battesimo, benché ignorasse sempre la misteriosa differenza tra i due maestri e tra i battesimi che amministravano. E così dal successo dei nuovi predicatori, Cristo nostro bene e san Giovanni, e dall'eventualità che le loro prodigiose opere potessero moltiplicarsi, egli congetturò la rovina del suo regno. Lucifero si vide allora confuso e turbato da questa novità, perché si riconosceva debole di forze per resistere alla potenza divina che sentiva contro di sé, per mezzo di quei nuovi uomini e della loro dottrina. Disorientato, dunque, nella sua stessa superbia da questi sospetti, riunì di nuovo un altro conciliabolo con tutti i principi delle tenebre e disse loro: «Grandi novità noi troviamo nel mondo in questi anni, e constatiamo che giornalmente vanno aumentando; con esse cresce anche il mio timore che sia già venuto il Verbo divino, come aveva promesso. Tuttavia, benché io abbia girato per intero la terra, non smetto di accertarmene. Intanto, questi due nuovi uomini, che predicano e mi strappano ogni giorno tante anime, mi pongono in uno stato di sospetto e di preoccupazione: l'uno non è stato mai vinto da noi nel deserto; l'altro invece ci annientò e schiacciò tutti quando venne a dimorare sulla terra, lasciandoci spossati e come dei codardi. E se andranno avanti conformemente a questo principio, tutti i nostri trionfi si convertiranno in una sconfitta. Entrambi non possono essere il Messia né tantomeno comprendo se lo sia uno di loro, ma strappare tante anime al peccato è un ufficio così arduo che sinora nessuno lo ha eseguito come loro. Ciò suppone dunque una nuova forza: è nostro interesse investigarla e sapere da dove nasca, per poterla finire una volta per sempre con questi due uomini. Seguitemi allora in tutto ed aiutatemi con le vostre forze, con il vostro potere, con la vostra astuzia e sagacità, perché altrimenti rimarranno delusi i nostri intenti».

1068. In seguito a questo discorso, quei malvagi ministri decisero di perseguitare nuovamente Cristo nostro salvatore ed il suo precursore Giovanni. E poiché non riuscivano a penetrare i misteri nascosti nella Sapienza increata - benché escogitassero molti espedienti e traessero conseguenze esorbitanti - tutti i loro pensieri si rivelavano stravaganti e senza consistenza. Essi erano sbalorditi e confusi nel vedere da una parte tante meraviglie e dall'altra segni tanto discordi da quelli che essi avevano immaginato sulla venuta del Verbo incarnato. Il principe Lucifero si sentiva abbattuto, ma non sapeva da dove gli provenisse quella mancanza di forze. Ed affinché si comprendesse meglio la malizia che egli esigeva, e tutti i suoi confederati si rendessero capaci di mettere in atto i suoi intenti - indagare e scoprire ciò che ignorava -, convocava adunanze di demoni, perché gli manifestassero quello che avevano osservato. Inoltre, prometteva loro grandi premi: ministeri e governi nel suo regno di malvagità. E per far sì che la malizia di questi ministri infernali rimanesse ancor più allucinata nel loro confuso sdegno, il Maestro della vita permise che avessero più notizie della santità del Battista che della sua. Sebbene il precursore non facesse i miracoli che operava Cristo nostro redentore, i segni della sua santità erano luminosi e nelle virtù esteriori egli era straordinariamente mirabile. Sua Maestà nascose al dragone anche una parte dei suoi prodigiosi portenti, in modo che in ciò che riusciva a penetrare rilevasse una grande somiglianza tra lui e Giovanni. Il nemico venne, allora, a confondersi senza poter dare credito ai suoi sospetti né decidere a chi dei due dovesse attribuire il ministero e la dignità di Messia. «Ambedue - diceva tra sé - sono grandi santi e profeti: l'uno ha una vita comune, ma straordinaria e pellegrina, mentre l'altro fa molti miracoli; l'insegnamento però è quasi lo stesso. Non possono essere entrambi il Messia, ma, siano quel che si voglia, io li riconosco come santi e grandi nemici miei. È mio dovere, dunque, perseguitarli sino alla fine».

1069. Il demonio incominciò a nutrire questi sospetti da quando vide san Giovanni, ancora fanciullo, che conduceva nel deserto una forma di vita del tutto nuova ed austera; gli parve, allora, che quella virtù non fosse solo di un semplice uomo. D'altra parte il dragone, conoscendo anche opere e virtù di Cristo nostro bene non meno mirabili, paragonava le une con le altre. Ma siccome il Signore viveva tra gli uomini nel modo più ordinario, Lucifero agognava sapere, quanto più poteva, chi fosse san Giovanni. Con questo desiderio incitò i giudei e i farisei di Gerusalemme ad inviare un'ambasciata di sacerdoti e di leviti, perché domandassero al Battista se fosse lui il Cristo, come essi reputavano per suggestione del nemico. È opportuno dire che questa istigazione fu di notevole veemenza, poiché essi potevano facilmente comprendere che il Battista, essendo notoriamente della tribù di Levi, non poteva essere il Messia: conformemente alle Scritture, infatti, questi doveva appartenere alla tribù di Giuda, ed essi che erano dotti nella legge non ignoravano questa verità. Il demonio, però, offuscò la loro mente e li spinse con doppia malizia a fare quella domanda. Il suo intento era d'indurre il Battista o a palesarsi dando la risposta, se veramente era il Messia, o, se non lo era, ad insuperbirsi per la fama che godeva presso il popolo e ad usurpare in tutto o in parte l'onore che la folla gli tributava. Con questa malvagia accortezza il demonio fu molto attento alla risposta di san Giovanni.

1070. Ma il santo precursore disse, con mirabile sapienza, che non era il Cristo -, confessando la verità in maniera che il nemico rimanesse vinto e più confuso di prima. I sacerdoti chiesero, allora, se fosse Elia. I giudei, infatti, erano così ignoranti da non saper discernere tra la prima e la seconda venuta del Messia e, poiché di Elia era scritto che doveva venire prima, gli domandarono se fosse lui. Il Battista rispose di non esserlo, ma che era la voce di uno che gridava nel deserto di raddrizzare la via del Signore, come aveva detto il profeta Isaia. Tutte le domande che fecero questi ambasciatori furono suggerite dal nemico, ritenendo questi che se san Giovanni era giusto avrebbe detto la verità, dandogli l'opportunità di scoprire chiaramente chi fosse. Ma quando udì che era una voce, rimase turbato, sospettando che volesse dire che era il Verbo eterno. E così crebbe ancora di più il suo dubbio, avvertendo che san Giovanni non aveva voluto manifestare con chiarezza la sua identità. Da ciò dedusse che l'essersi chiamato voce era stata dissimulazione, perché se avesse detto che era parola di Dio avrebbe manifestato esplicitamente che era il Verbo; per occultarlo, allora, non si era chiamato parola ma voce. Tanto era il disorientamento di Lucifero dinanzi al mistero dell'incarnazione! E nel considerare che i giudei restavano illusi ed ingannati, tale restò egli molto più di loro con tutta la sua depravata teologia.

1071. Per questo inganno si infuriò ancor più contro il Battista e decise di fargli guerra per altra via, pur ricordandosi di quanto fosse uscito malconcio dalle battaglie sostenute con il Signore e che con i suoi stratagemmi non aveva potuto far cadere san Giovanni in qualche grave colpa. In quel momento trovò però l'occasione opportuna per accusare il Battista, perché questi riprendeva Erode per il turpissimo adulterio che pubblicamente commetteva con Erodiade, moglie di Filippo suo fratello, a cui - come dicono gli evangelisti l'aveva strappata. Erode conosceva la santità e la rettitudine di Giovanni, gli portava rispetto, ne aveva timore e lo ascoltava di buona voglia. Nondimeno, quanto operava nel malvagio re la forza della ragione veniva pervertito dall'esecrabile e smisurato sdegno della sfrontatissima Erodiade e di sua figlia, uguale e somigliante nei costumi alla madre. L'adultera era dominata dalla passione e dalla sua sensualità, e perciò si trovava ben disposta ad essere strumento del demonio in qualsiasi perversità. Incitò, allora, il re perché decapitasse il Battista, dopo essere stata prima istigata dal medesimo nemico a tramare ciò con diversi mezzi. Fece gettare in carcere colui che era voce dello stesso Dio, ed il più grande tra i nati da donna. Frattanto, giunse il giorno in cui Erode celebrava il compimento dei suoi infelici anni con un festoso banchetto per i magistrati ed i cavalieri della Galilea, dove egli era re. Erodiade presentò alla festa la propria figlia, perché danzasse alla presenza dei convitati; questa lo fece soddisfacendo così tanto il cieco ed adultero re da obbligarlo con giuramento ad offrirle in premio quanto desiderasse. Erode le disse allora che tutto le avrebbe donato, fosse pure la metà del suo regno. Ella consigliata da sua madre, ed entrambe dall'astuzia del serpente, chiese più del regno e di molti regni, e cioè che le consegnassero subito su un vassoio la testa del Battista. Il re ordinò che ciò si eseguisse, poiché lo aveva promesso con giuramento, essendosi sottomesso ad una donna vile e disonesta che lo governava in tutte le azioni. Vergognosa ignominia è per gli uomini l'essere chiamati donne, appellativo che li priva della superiorità e della dignità che devono avere nell'essere uomini; ma più grande degrado per essi è porsi in uno stato di inferiorità rispetto alle donne, lasciandosi reggere e governare dai loro capricci. Infatti, è inferiore colui che ubbidisce ed è superiore colui che comanda. Tuttavia, vi sono molti che commettono questa viltà senza reputarla vergogna, la quale è tanto più grande e riprovevole quanto più vile ed esecrabile è una donna disonesta, perché avendo perduto la virtù dell'onestà niente le resta che non sia molto spregevole ed abominevole agli occhi di Dio e degli uomini.

1072. Il Battista, durante la permanenza in carcere per volere di Erodiade, fu sostenuto dai favori del nostro Salvatore e della sua divina Madre, dispensati per mezzo dei santi angeli, con i quali la gran Signora lo visitava molte volte, inviandogli ogni tanto anche del cibo e ordinando loro che glielo preparassero. Grandi furono i benefici che il Battista ricevette nell'intimo del suo cuore dal Signore della grazia. Il demonio, tuttavia, desiderando distruggere san Giovanni, non lasciò in riposo la coscienza di Erodiade fino a quando non lo vide morto. Egli colse, perciò, l'occasione della festa per infondere nell'animo del re Erode quella insensata promessa che fece alla figlia di Erodiade. E quindi lo accecò maggiormente, facendogli empiamente giudicare come discapito e discredito l'inadempienza dell'iniquo giuramento, con il quale aveva confermato la promessa. Costui ordinò così che venisse tagliata la testa al precursore san Giovanni, come attesta il Vangelo stesso9. Nel contempo la Principessa del mondo conobbe, nel seno luminoso del suo santissimo Figlio, che già si avvicinava l'ora in cui il Battista doveva morire per la verità che aveva predicato. La purissima Madre si prostrò ai piedi di Cristo nostro Signore e con lacrime gli chiese di assistere in quell'ora il suo servo Giovanni, e di proteggerlo e consolarlo, affinché fosse più preziosa la morte che egli doveva patire per la gloria dell'Onnipotente e per la difesa della verità.

1073. Il Salvatore gradì quella richiesta e, rispondendo alla beatissima Madre di volerla esaudire in tutto, le ordinò di seguirlo. Subito Cristo nostro redentore e la celeste Regina furono portati, miracolosamente ed invisibilmente, nella prigione dove il Battista si trovava legato con catene ed afflitto da molte piaghe. L'empia adultera, bramandolo morto, aveva ordinato ad alcuni servi - che furono sei in tre volte - di flagellarlo e maltrattarlo. E così essi fecero per compiacere la loro padrona. Questa tigre, con tale espediente, aveva preteso di togliere la vita al Battista ancor prima che arrivasse il giorno del festoso banchetto, in cui ciò fu poi ordinato da Erode. Il demonio istigò, allora, quei crudeli ministri, affinché lo maltrattassero con atti oltraggiosi, con parole, pesanti ingiurie e bestemmie contro la sua persona e la dottrina che predicava; erano, infatti, uomini perversissimi e servi prediletti di quella donna misera, adultera e scandalosa. Con la presenza corporale di Cristo e della sua santissima Madre, quella cella si riempì di splendore, e il Battista che vi si trovava ne rimase tutto santificato. Assieme ai sovrani del cielo accorse in quel carcere una grande moltitudine di angeli, mentre i palazzi dell'adultero Erode erano dimora di immondi demoni e di ministri molto più delinquenti di quelli che erano imprigionati per motivi di giustizia.

1074. Il santo precursore vide il Redentore del mondo e la sua santissima Madre avvolti da grande splendore e con molti cori di angeli che li accompagnavano. In quello stesso momento si sciolsero le catene con cui era stato legato, e le sue piaghe e le sue ferite furono risanate. Egli, allora, pieno di incomparabile giubilo si prostrò a terra con profonda umiltà e mirabile devozione, chiedendo la benedizione al Verbo incarnato ed alla sua santissima Madre. Questi gliela impartirono, e per un po' di tempo si intrattennero in divini colloqui con il loro servo ed amico. Non mi dilungherò nel riferirli, ma riporterò solo quello che più ha mosso i miei tiepidi affetti. Il Signore si rivolse al Battista e con volto amichevole e grande affabilità gli disse: «Giovanni, servo mio, che significa questo? Veramente volete superarmi e precedermi nell'essere flagellato, imprigionato, afflitto, nell'offrire la vita e nel patire la morte per la gloria del Padre mio prima che la patisca io, vóstro Maestro? I desideri che voi nutrite incalzano, perché state per godere l'ambito premio di subire tribolazioni uguali a quelle che io ho preparato per la mia umanità. È così che il mio eterno Padre rimunera lo zelo con il quale avete espletato il ministero di mio precursore. Si adempiano, dunque, le vostre affettuose brame. Consegnate il collo al coltello, poiché anch'io desidero che conseguiate la mia benedizione, e la beatitudine di soffrire e morire per il mio nome. Io offro la vostra morte al Padre mio per il tempo che devo aspettare prima di offrirgli la mia».

1075. Con la potenza e la soavità di queste dichiarazioni, il cuore del Battista fu tanto penetrato e inondato dalla dolcezza dell'amore divino che per un po' non poté pronunciare parola. Confortato dalla grazia divina, trovò la forza di rispondere, con copiose lacrime, al suo Signore e maestro, ringraziandolo per quell'ineffabile ed incomparabile beneficio, che aveva ricevuto dalla sua liberale mano. Con sospiri elevati dall'intimo dell'animo disse: «Eterno bene e Signor mio, la mie pene e tribolazioni non sono degne di tale favore e consolazione qual è il godimento della vostra presenza e di quella della vostra Madre e mia signora, e quindi sono indegno di questo nuovo beneficio. Ora, affinché sia esaltata la vostra infinita misericordia, datemi, o Signore, il permesso di morire prima di voi, perché il vostro nome sia ancor più conosciuto; accettate il mio desiderio: rendetemi a tal fine più penosa e prolungata la morte che devo patire. Trionfino su di me Erode, i peccati e lo stesso inferno! Io con gaudio consegno la vita per voi, o amato mio! Ricevetela, mio Dio, come sacrificio accetto e gradito. E voi, Madre del mio Salvatore e mia signora, volgete al vostro servo gli occhi clementissimi della vostra dolcissima pietà, ed abbiatemi sempre nella vostra grazia come madre ed avvocata di tutto il nostro bene. In tutto il corso della mia vita ho abbracciato il disprezzo delle vanità, ho amato la croce che deve essere santificata dal mio Redentore ed ho sempre desiderato seminare con lacrime; nondimeno, non merito questa felicità che nei miei tormenti ha reso dolce il patire, soavi le mie catene e desiderabile e più amabile della vita la stessa morte».

1076. Mentre il Battista diceva queste ed altre parole, entrarono nel carcere tre servi di Erode con un carnefice, affinché fosse messo in atto senza dilazione quanto l'implacabile sdegno di quella crudele adultera aveva disposto. Ed eseguendo l'empio comando di Erode, il santissimo precursore presentò il suo collo; il carnefice lo decapitò, troncandogli la testa dal busto. In quello stesso momento, mentre il boia stava per dare il colpo mortale, il sommo sacerdote Cristo, che assisteva al sacrificio, ricevette nelle sue braccia il corpo del più grande tra i nati da donna; la sua santissima Madre invece accolse tra le sue mani la testa, e così entrambi offrirono all'eterno Padre la nuova ostia sul sacro altare delle loro divine mani. Permise tutto ciò non solo la presenza dei sommi sovrani, invisibili ai circostanti, ma anche una rissa che ebbero fra loro i servi di Erode su chi dovesse adulare l'infame danzatrice e la sua empissima madre, portando loro la testa di san Giovanni. Per tale motivo si infuriarono fino al punto di non accorgersi da dove il capo fosse raccattato; e difatti uno di loro lo raccolse dalle mani della Regina del cielo, mentre gli altri lo seguirono per consegnarlo su un vassoio alla figlia di Erodiade. L'anima santissima del Battista fu inviata da Cristo nostro redentore al limbo, portata da una grande moltitudine di angeli. Al suo arrivo si rinnovò la gioia dei santi padri che ivi dimoravano; i sovrani del cielo, invece, fecero ritorno al luogo da cui erano partiti per andare a visitare san Giovanni. Molto è stato detto nella santa Chiesa circa le eccellenze e la santità di questo grande precursore, e sebbene rimangano altre cose da dire - ed io ne ho già esposto una parte - sono costretta a trattenermi dallo scriverle per non allontanarmi dal mio intento, e per non prolungare maggiormente questa divina Storia. Dichiaro solo che il felice e fortunato precursore ricevette molti e grandi favori da Cristo nostro Signore e dalla sua santissima Madre in tutto il corso della sua vita: nella sua avventurosa nascita, nel deserto, nella predicazione e nella sua santa morte. Con nessun uomo nato da donna la divina destra operò tali cose.

Insegnamento della Regina del cielo

1077. Figlia mia, nonostante tu abbia riassunto notevolmente i misteri di questo capitolo, in quello che hai trattato si racchiude, come puoi aver compreso, un grande insegnamento per te e per tutti i figli della luce. Scrivilo nel tuo cuore, e considera bene la differenza che c'era tra la santità e la purezza del Battista, povero, nudo, afflitto, perseguitato ed imprigionato, e la mostruosità abominevole del re Erode, potente, ricco, adulato, servito e immerso nelle delizie e nella corruzione. Ambedue erano della stessa natura umana, ma diversi nella qualità per aver usato bene l'uno e male l'altro la libertà, la volontà e le cose visibili. La penitenza, la povertà, l'umiltà, il disprezzo, le tribolazioni e lo zelo per la gloria del mio santissimo Figlio portarono Giovanni, nostro servo, a morire nelle sue mani e nelle mie; il che fu un singolare beneficio, superiore ad ogni umano apprezzamento. Al contrario il fasto, la superbia, la vanità, le tirannie e le turpitudini condussero Erode a morire infelicemente, per mezzo di un ministro del Signore, e ad essere castigato con pene eterne. Devi riflettere che tutto questo succede ancora oggi, e succederà sempre nel mondo, benché gli uomini non avvertano né temano ciò. E così, mentre alcuni schivano le vanità e la potenza della gloria del mondo, altri le amano non considerando la loro finitudine: esse infatti svaniscono più in fretta dell'ombra e sono più corruttibili del fieno.

1078. Né tantomeno riflettono gli uomini, già nella vita presente, sul fine più importante e sul profondo abisso in cui li precipitano i vizi. E sebbene il demonio non possa togliere ad essi la libertà, né possa esercitare alcuna giurisdizione sulla loro volontà, ottenendole gratuitamente in potere dagli stessi mortali tramite i loro gravi e reiterati peccati, egli giunge ad acquistare su di esse un tale dominio da renderle strumenti di tutte le sue malvagità. E gli uomini, pur avendo dinanzi agli occhi tanti esempi così deplorevoli, non arrivano a comprendere questo terribile pericolo né ciò che possa spettare loro in futuro per i giusti giudizi del Signore, come accadde ad Erode e a quell'adultera. Lucifero, per condurre i mortali verso questo abisso di malvagità, li istiga ad incamminarsi per la via della vanità, della superbia, della gloria del mondo e dei suoi sordidi diletti; e solo ciò pone dinanzi ai loro occhi, ingigantendolo e rendendolo fortemente desiderabile. E così gli ignoranti figli della perdizione scuotono le redini della ragione per seguire le inclinazioni e le turpitudini della carne, e per farsi schiavi del loro mortale nemico. Figlia mia, il cammino dell'umiltà e del disprezzo, dell'annientamento e delle afflizioni, è quello che insegnò Cristo, mio santissimo figlio, e che anch'io indicai. Questa è la strada della vita, per la quale camminammo noi per primi; e così ci costituimmo come speciali maestri e protettori degli afflitti e dei tribolati. E quando questi ci invocano nelle loro necessità li assistiamo in modo meraviglioso e con singolari favori. Di questa benefica protezione si privano i seguaci del mondo e dei suoi vani diletti, aborrendo il cammino della croce. Tu a questa strada fosti chiamata ed invitata, e lungo questa sei attratta con la soavità del mio amore e del mio insegnamento. Seguimi e adoperati per imitarmi, poiché hai trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa per il cui possesso devi privarti di tutte le cose terrene e della tua stessa volontà, qualora fosse contraria a quella dell'altissimo Signor mio.


19-36 Luglio 11, 1926 Come per formare il Regno della Redenzione i più che soffrirono furono Gesù e la sua Mamma. Così sarà necessario conoscere chi ha sofferto per il Regno del Fiat Supremo.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Da parecchi giorni il mio dolce Gesù non mi aveva detto nulla sulla sua Santissima Volontà, piuttosto si faceva vedere mesto, in atto di colpire le creature. Oggi, come se volesse uscire dalla sua mestizia, perché quando parla della sua Volontà sembra che si mette in festa, nell’uscire da dentro il mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, voglio sollevarmi, fammi parlare del Regno del mio Supremo Volere”.

(3) Ed io: “Amor mio e vita mia, Gesù, se Tu non mi dici tutti i segreti che ci sono in Esso, io, non conoscendo tutto, non godrò la pienezza dei beni che questo Regno possiede, né potrò darti il ricambio dell’amore, dei beni che Tu nascondi, e mi sentirei infelice in mezzo a tanta felicità, ché in tutto ciò che in Esso Tu possiedi non scorre il mio ti amo, sarà piccolo, ma è il ti amo della tua piccola figlia che Tu ami tanto”. E Gesù, prendendo la mia stessa parola mi ha detto:

(4)Piccola figlia mia, lo dici tu stessa quanto è necessaria la conoscenza; se è necessaria per te, molto più per gli altri. Ora, tu devi sapere che per formare il Regno della Redenzione, quelli che si distinsero di più nel patire, fu la Mamma mia, e sebbene apparentemente Lei non soffrì nessuna pena che conobbero le altre creature, menoche la mia morte che fu conosciuta da tutti, che fu per il suo materno cuore il colpo fatale e straziante, più di qualunque morte dolorosissima, ma siccome Lei possedeva l’unità della luce del mio Volere, questa luce portava al suo cuore trafitto non le sole sette spade che dice la Chiesa, ma tutte le spade, le lance, le punture di tute le colpe e pene delle creature, che martirizzavano in modo straziante il suo materno cuore, ma questo è nulla, questa luce le portava tutte le mie pene, le mie umiliazioni, i miei strazi, le mie spine, i miei chiodi, le pene più intime del mio cuore. Il cuore della mia Mamma era il vero sole, che mentre si vede solo luce, questa luce contiene tutti i beni ed effetti che riceve e possiede la terra, sicché si può dire che la terra è racchiusa nel sole; così la Sovrana Regina, si vedeva la sua sola persona, ma la luce del mio Supremo Volere le racchiudeva tutte le pene possibili ed immaginabili, e quanto più intime e sconosciute queste pene, tanto più pregevoli e più potenti sul Cuore Divino per impetrare il sospirato Redentore, e più che luce solare scendevano nei cuori delle creature per conquiderli e legarli nel Regno della Redenzione. Sicché la Chiesa, delle pene della Celeste Sovrana conosce tanto poco, che si può dire le sole pene apparenti, e perciò dà il numero di sette spade, ma se conoscesse che il suo materno cuore era il rifugio, il deposito di tutte le pene, che la luce della mia Volontà tutto le portava, nulla le risparmiava, non avrebbe detto sette spade, ma milioni di spade, molto più che essendo pene intime, solo Iddio ne conosce l’intensità del dolore, e perciò fu costituita con diritto Regina dei martiri e di tutti i dolori; le creature sanno dare il peso, il valore alle pene esterne, ma delle interne non se ne intendono a mettere il giusto prezzo. Ora, per formare nella mia Mamma prima il Regno della mia Volontà e poi quello della Redenzione, non erano necessarie tante pene, perché non avendo colpe, l’eredità delle pene non era per Lei, la sua eredità era il Regno della mia Volontà, ma per dare il Regno della Redenzione alle creature, dovette assoggettarsi a tante pene, sicché i frutti della Redenzione furono maturati nel Regno della mia Volontà, posseduto da Me e dalla mia Mamma. Non c’è cosa bella, buona e utile che non esca dalla mia Volontà. Ora, unita alla Sovrana Regina venne la mia Umanità, Lei restò nascosta in Me, nei miei dolori, nelle mie pene, perciò poco si conobbe di Lei, ma della mia Umanità fu necessario che si conoscesse ciò che Io feci, quanto patii e quanto amai, se nulla si conoscesse, non potrei formare il Regno della Redenzione, la conoscenza delle mie pene e del mio amore è calamita e sprone, incitamento, luce per attirare le anime a prendere i rimedi, i beni che in Essa ci sono; il sapere quanto mi costano le loro colpe, la loro salvezza, è catena che li lega a Me e impedisce nuove colpe. Se invece nulla avessero saputo delle mie pene e della mia morte, non conoscendo quanto mi è costata la loro salvezza, nessuno si sarebbe dato il pensiero d’amarmi e di salvarsi l’anima. Vedi dunque quanto è necessario far conoscere quanto ha fatto e patito colui o colei che ha formato in sé un bene universale per darlo agli altri.

(5) Ora figlia mia, come fu necessario far conoscere chi fu Colui e Colei e quanto le costarono per formare il Regno della Redenzione, così è necessario far conoscere colei cui la mia paterna bontà ha scelto prima per formare in lei il Regno del Fiat Supremo, e poi dare il principio della trasmissione agli altri, come fu per la Redenzione, che prima fu formata tra Me e la mia Mamma Celeste e poi fu conosciuta dalle creature, così sarà del Fiat Supremo, quindi è necessario far conoscere quanto mi costa questo Regno della mia Volontà, e per fare che l’uomo potesse entrare di nuovo nel suo Regno perduto, ho dovuto sacrificare la più piccola delle creature, tenerla inchiodata per quaranta anni e più dentro d’un letto, senza aria, senza la pienezza della luce del sole che tutti godono, come il suo piccolo cuore è stato il rifugio delle mie pene e di quelle delle creature, come ha amato tutti, pregato per tutti, difeso tutti, e quante volte si è esposta ai colpi della giustizia divina per difendere tutti i suoi fratelli, e poi le sue pene intime, le mie stesse privazioni che martirizzavano il suo piccolo cuore, dandole morte continua, perché non conoscendo altra vita che la mia, altro Volere che il mio, tutte queste pene gettavano le fondamenta del Regno della mia Volontà, e come raggi solari maturavano i frutti del Fiat Supremo, onde è necessario far conoscere quanto costò a te e a Me questo Regno, onde dal costo possano conoscere quanto Io amo che ne facciano acquisto, e dal costo possano apprezzarlo e amarlo e aspirare ad entrare a vivere nel Regno della mia Suprema Volontà”.

(6) Ciò ho scritto per obbedire, ma è stato tanto lo sforzo che appena ho potuto accennare della mia povera esistenza, già per la grande ritrosia mi sento gelare il sangue nelle vene, ma mi conviene ripetere sempre Fiat!... Fiat! Fiat!...