Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Se Nostro Signore avesse avuto in mente il nostro esser degni, non avrebbe mai istituito il suo sacramento d'amore, perché nessuno al mondo ne è degno, ma Egli pensava ai nostri bisogni e ne abbiamo tutti bisogno. (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 26° settimana del tempo ordinario (Santi Angeli Custodi)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 17

1Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.2Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.4Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.5E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
6Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.10Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
12Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.13Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.14Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
15Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.17Consacrali nella verità. La tua parola è verità.18Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;21perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.24Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro".


Primo libro di Samuele 30

1Quando Davide e i suoi uomini arrivarono a Ziklàg il terzo giorno, gli Amaleciti avevano fatto una razzia nel Negheb e a Ziklàg. Avevano distrutto Ziklàg appiccandole il fuoco.2Avevano condotto via le donne e quanti vi erano, piccoli e grandi; non avevano ucciso nessuno, ma li avevano fatti prigionieri e se n'erano andati.3Tornò dunque Davide e gli uomini che erano con lui ed ecco la città era in preda alle fiamme; le loro donne, i loro figli e le loro figlie erano stati condotti via.4Davide e la sua gente alzarono la voce e piansero finché ne ebbero forza.5Le due mogli di Davide, Achinoàm di Izrèel e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel, erano state condotte via.
6Davide fu in grande angoscia perché tutta quella gente parlava di lapidarlo. Tutti avevano l'animo esasperato, ciascuno per i suoi figli e le sue figlie. Ma Davide ritrovò forza e coraggio nel Signore suo Dio.7Allora Davide disse al sacerdote Ebiatar figlio di Achimelech: "Portami l''efod'". Ebiatar accostò l''efod' a Davide.8Davide consultò il Signore e chiese: "Devo inseguire questa banda? La raggiungerò?". Gli rispose: "Inseguila, la raggiungerai e libererai i prigionieri".9Davide e i seicento uomini che erano con lui partirono e giunsero al torrente di Besor, dove quelli rimasti indietro si fermarono.10Davide continuò l'inseguimento con quattrocento uomini: si fermarono invece duecento uomini che erano troppo affaticati per passare il torrente di Besor.11Trovarono nella campagna un Egiziano e lo portarono a Davide. Gli diedero da mangiare pane e gli diedero da bere acqua.12Gli diedero anche una schiacciata di fichi secchi e due grappoli di uva passa. Mangiò e si sentì rianimato, perché non aveva preso cibo e non aveva bevuto acqua da tre giorni e da tre notti.13Davide gli domandò: "A chi appartieni tu e di dove sei?". Rispose: "Sono un giovane egiziano, schiavo di un Amalecita. Il mio padrone mi ha abbandonato perché tre giorni fa mi sono ammalato.14Noi abbiamo depredato il Negheb dei Cretei, quello di Giuda e il Negheb di Caleb e abbiamo appiccato il fuoco a Ziklàg".15Davide gli disse: "Vuoi tu guidarmi verso quella banda?". Rispose: "Giurami per Dio che non mi ucciderai e non mi riconsegnerai al mio padrone e ti condurrò da quella banda".16Così fece da guida ed ecco, erano sparsi sulla distesa di quella regione a mangiare e a bere e a far festa con tutto l'ingente bottino che avevano preso dal paese dei Filistei e dal paese di Giuda.17Davide li batté dalle prime luci dell'alba fino alla sera del giorno dopo e non sfuggì alcuno di essi, se non quattrocento giovani, che montarono sui cammelli e fuggirono.18Davide liberò tutti coloro che gli Amaleciti avevano preso e in particolare Davide liberò le sue due mogli.19Non mancò nessuno tra di essi, né piccolo né grande, né figli né figlie, né la preda né ogni altra cosa che era stata presa loro: Davide ricuperò tutto.20Davide prese tutto il bestiame minuto e grosso: spingevano davanti a lui tutto questo bestiame e gridavano: "Questo è il bottino di Davide".
21Davide poi giunse ai duecento uomini che erano troppo sfiniti per seguire Davide e aveva fatto rimanere al torrente di Besor. Essi andarono incontro a Davide e a tutta la sua gente: Davide con la truppa si accostò e domandò loro come stavano le cose.22Ma tutti i cattivi e gli iniqui tra gli uomini che erano andati con Davide si misero a dire: "Poiché non sono venuti con noi, non si dia loro niente della preda, eccetto le mogli e i figli di ciascuno; li conducano via e se ne vadano".23Davide rispose: "Non fate così, fratelli miei, con quello che il Signore ci ha dato, salvandoci tutti e mettendo nelle nostre mani quella torma che era venuta contro di noi.24Chi vorrà seguire questo vostro parere? Perché quale la parte di chi scende a battaglia, tale è la parte di chi fa la guardia ai bagagli: insieme faranno le parti".25Da quel giorno in poi stabilì questo come regola e statuto in Israele fino ad oggi.26Quando fu di ritorno a Ziklàg, Davide mandò parte del bottino agli anziani di Giuda suoi amici, con queste parole: "Eccovi un dono proveniente dal bottino dei nemici del Signore":

27a quelli di Betel
e a quelli di Rama nel Negheb,
a quelli di Iattìr,
28a quelli di Aroer,
a quelli di Sifmòt,
a quelli di Estemoà,
29a quelli di Ràcal,
a quelli delle città degli Ieracmeeliti,
a quelli delle città dei Keniti,
30a quelli di Cormà,
a quelli di Bor-Asàn,
a quelli di Atach,
31a quelli di Ebron e a quelli di tutti i luoghi per cui era passato Davide con i suoi uomini.


Siracide 16

1Non desiderare una moltitudine di figli buoni a nulla,
non gioire per figli empi.
2Se aumentano di numero non gioire,
se sono privi del timore del Signore.
3Non confidare su una loro vita lunga
e non fondarti sul loro numero,
poiché è preferibile uno a mille
e morir senza figli che averne degli empi.
4La città potrà ripopolarsi per opera di un solo
assennato,
mentre la stirpe degli iniqui sarà distrutta.
5Il mio occhio ha visto molte simili cose;
il mio orecchio ne ha sentite ancora più gravi.
6Nell'assemblea dei peccatori un fuoco si accende,
contro un popolo ribelle è divampata l'ira.
7Dio non perdonò agli antichi giganti,
che si erano ribellati per la loro forza.
8Non risparmiò i concittadini di Lot,
che egli aveva in orrore per la loro superbia.
9Non ebbe pietà di nazioni di perdizione,
che si erano esaltate per i loro peccati.
10Così trattò i seicentomila uomini
che sono periti per l'ostinazione del loro cuore.
11Ci fosse un solo uomo di dura cervice,
sarebbe strano se restasse impunito,
12poiché misericordia e ira sono in Dio,
potente quando perdona e quando riversa l'ira.
13Tanto grande la sua misericordia,
quanto grande la sua severità;
egli giudicherà l'uomo secondo le sue opere.
14Non sfuggirà il peccatore con la sua rapina,
ma neppure la pazienza del pio sarà delusa.
15Egli farà posto a tutta la sua generosità;
ciascuno sarà trattato secondo le sue opere.

16Non dire: "Mi terrò celato al Signore!
Chi penserà a me lassù?
17Non sarò riconosciuto fra un popolo numeroso,
chi sarò io in mezzo a una creazione senza numero?".
18Ecco il cielo e il cielo dei cieli,
l'abisso e la terra sussultano quando egli appare.
19Anche i monti e le fondamenta della terra
si scuotono di spavento quando egli li guarda.
20Ma nessuno riflette su queste cose;
al suo modo di agire chi ci bada?
21Anche la bufera che nessuno contempla,
e la maggior parte delle sue opere, sono nel mistero.
22"Chi a Dio annunzierà le opere di giustizia?
Ovvero chi le attende? L'alleanza infatti è lontana".
23Tali cose pensa chi ha il cuore perverso;
lo stolto, appunto errando, pensa sciocchezze.

24Ascoltami, figlio, e impara la scienza;
e sii attento nel tuo cuore alle mie parole.
25Manifesterò con esattezza la mia dottrina;
con cura annunzierò la scienza.
26Nella creazione del Signore le sue opere sono fin
dal principio,
e dalla loro origine ne separò le parti.
27Egli ordinò per l'eternità le sue opere,
ne stabilì l'attività per le generazioni future.
Non hanno fame né si stancano,
eppure non interrompono il loro lavoro.
28Nessuna di loro urta la sua vicina,
mai disubbidiranno ad un suo comando.
29Dopo ciò il Signore riguardò sulla terra
e la riempì dei suoi doni.
30Ne ricoprì la superficie con ogni genere di viventi
e ad essa faranno ritorno.


Salmi 74

1'Maskil. Di Asaf.'

O Dio, perché ci respingi per sempre,
perché divampa la tua ira
contro il gregge del tuo pascolo?
2Ricordati del popolo
che ti sei acquistato nei tempi antichi.
Hai riscattato la tribù che è tuo possesso,
il monte Sion, dove hai preso dimora.

3Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne:
il nemico ha devastato tutto nel tuo santuario.

4Ruggirono i tuoi avversari nel tuo tempio,
issarono i loro vessilli come insegna.
5Come chi vibra in alto la scure
nel folto di una selva,
6con l'ascia e con la scure
frantumavano le sue porte.

7Hanno dato alle fiamme il tuo santuario,
hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome;
8pensavano: "Distruggiamoli tutti";
hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel paese.
9Non vediamo più le nostre insegne,
non ci sono più profeti
e tra di noi nessuno sa fino a quando...

10Fino a quando, o Dio, insulterà l'avversario,
il nemico continuerà a disprezzare il tuo nome?
11Perché ritiri la tua mano
e trattieni in seno la destra?
12Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi,
ha operato la salvezza nella nostra terra.

13Tu con potenza hai diviso il mare,
hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque.
14Al Leviatàn hai spezzato la testa,
lo hai dato in pasto ai mostri marini.
15Fonti e torrenti tu hai fatto scaturire,
hai inaridito fiumi perenni.
16Tuo è il giorno e tua è la notte,
la luna e il sole tu li hai creati.
17Tu hai fissato i confini della terra,
l'estate e l'inverno tu li hai ordinati.

18Ricorda: il nemico ha insultato Dio,
un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome.
19Non abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
20Sii fedele alla tua alleanza;
gli angoli della terra sono covi di violenza.

21L'umile non torni confuso,
l'afflitto e il povero lodino il tuo nome.
22Sorgi, Dio, difendi la tua causa,
ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
23Non dimenticare lo strepito dei tuoi nemici;
il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine.


Lamentazioni 3

1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.


Atti degli Apostoli 14

1Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti.2Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.3Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.4E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli.5Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli,6essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni,7e là continuavano a predicare il vangelo.

8C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato.9Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato,10disse a gran voce: "Alzati diritto in piedi!". Egli fece un balzo e si mise a camminare.11La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: "Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!".12E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
13Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla.14Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando:15"Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente 'che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano'.16Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada;17ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori".18E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.

19Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.20Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
21Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia,22rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.23Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.24Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia25e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa;26di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto.
27Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.28E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.


Capitolo VII: L'amore di Gesù sopra ogni cosa

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1. Beato colui che comprende che cosa voglia dire amare Gesù e disprezzare se stesso per Gesù. Si deve lasciare ogni persona amata, per colui che merita tutto il nostro amore: Gesù esige di essere amato, lui solo, sopra ogni cosa. Ingannevole e incostante è l'amore della creatura; fedele e durevole è l'amore di Gesù. Chi s'attacca alla creatura cadrà con la creatura, che facilmente vien meno; chi abbraccia Gesù troverà saldezza per sempre. Ama e tienti amico colui che, quando tutti se ne andranno, non ti abbandonerà, né permetterà che, alla fine, tu abbia a perire. Che tu lo voglia oppure no, dovrai un giorno separarti da tutti; tienti dunque stretto, in vita e in morte, a Gesù, e affidati alla fedeltà di lui, che solo ti potrà aiutare allorché gli altri ti verranno meno.

2. Per sua natura, Gesù, tuo amore, è tale da non permettere che tu ami altra cosa; egli vuole possedere da solo il tuo cuore, e starvi come un re sul suo trono. Di buon grado Gesù starà presso di te, se tu saprai liberarti perfettamente da ogni creatura. Qualunque fiducia tu abbia posto negli uomini, escludendo Gesù, ti risulterà quasi del tutto buttata via. Non affidarti o appoggiarti ad una canna, che si piega al vento, perché "ogni carne è come fieno e ogni suo splendore cadrà come il fiore del fieno" (1Pt 1,24). Se guarderai soltanto alle esterne apparenze umane, sarai tosto ingannato. E se cercherai consolazione e profitto negli altri, ne sentirai molto spesso un danno. Se cercherai in ogni cosa Gesù, troverai certamente Gesù. Se invece cercherai te stesso, troverai ancora te stesso, ma con tua rovina. Infatti, se non cerca Gesù, l'uomo nuoce a se stesso, più che non possano nuocergli i suoi nemici e il mondo intero.


DISCORSO 56 SUL VANGELO DI MT 6, 9-13 L'ORAZIONE DOMENICALE ESPOSTA AI CANDIDATI AL BATTESIMO

Discorsi - Sant'Agostino

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Il Credo e l'Orazione dei cristiani.

1. 1. L'apostolo S. Paolo, volendo dimostrare che era stata predetta dai Profeti l'epoca in cui viviamo e nella quale sarebbe avvenuto che tutti i popoli avrebbero creduto in Dio, cita il seguente testo: E avverrà che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo 1. In antecedenza infatti solo presso gli Israeliti era invocato il nome del Signore, che ha creato il cielo e la terra 2; tutti gli altri popoli invocavano idoli sordi e muti dai quali non venivano ascoltati; oppure invocavano i demoni dai quali erano ascoltati per loro disgrazia. Ma quando si compì il tempo 3, si adempì quanto era stato predetto: E avverrà che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo. Inoltre gli stessi giudei, anche quelli che avevano creduto nel Cristo, negavano il Vangelo ai pagani 4 e dicevano che non si doveva annunziare il Vangelo di Cristo a coloro che non erano stati circoncisi; contro questi tali l'apostolo Paolo aveva citato quel testo: E avverrà che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo; per questo motivo, al fine di confutare coloro che non volevano si annunciasse il Vangelo ai pagani, soggiunse immediatamente: Ma come potrebbero invocare uno in cui non hanno creduto? Come poi potrebbero credere in colui che non hanno udito? E come potrebbero ascoltare senza uno che annuncia? o come potrebbero annunciare, se non venissero inviati? 5 Poiché dunque dice: Come potrebbero invocare colui in cui non hanno creduto? per questo voi non avete appreso prima l'orazione domenicale e poi il simbolo della fede, ma prima il simbolo col quale poteste sapere che cosa avreste dovuto credere, e poi l'orazione mediante la quale poteste sapere chi avreste dovuto invocare. Il simbolo è dunque l'espressione della fede, l'orazione è la formula della preghiera, poiché è proprio colui il quale crede ad essere esaudito quando prega.

Che cosa deve evitare chi prega.

2. 2. Molti però chiedono [a Dio] ciò che non dovrebbero chiedere, ignorando che cosa sia utile a loro. Orbene, due cose deve evitare chi prega: di chiedere ciò che non deve e di chiedere a colui al quale non deve. Né al diavolo, né agli idoli, né ai demoni deve chiedersi alcuna cosa che occorresse chiedere. Se si deve pregare per ottenere qualcosa, bisogna chiederla al Signore Dio nostro, a nostro Signore Gesù Cristo, a Dio Padre dei Profeti, degli Apostoli e dei martiri, al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, a Dio che ha fatto il cielo, la terra 6, il mare e tutto ciò che contengono. Bisogna però stare attenti a non chiedergli ciò che non dobbiamo chiedere. Si deve chiedere la conservazione della vita, ma a che ti gioverà se la chiederai agli idoli sordi e muti? Che ti gioverà ugualmente se preghi Dio Padre, che è nei cieli, per la morte dei tuoi nemici? Non hai forse udito o letto nel salmo, in cui è stato predetto l'orribile tradimento di Giuda, come la profezia ha detto di lui: La sua preghiera diventi un peccato 7? Se dunque vai in chiesa e preghi per augurare il male ai tuoi nemici, la tua preghiera diventerà un peccato.

Nei Salmi non si desidera, ma si prevede il male per i nemici.

3. 3. Nei santi salmi avete letto che colui il quale parla nei salmi sembra augurare molte sciagure ai propri nemici. " Eppure è certo - dice qualcuno - che colui il quale parla nei salmi è un santo: e allora perché desidera tante sciagure ai propri nemici? ". Non è un augurio ma una previsione; è una previsione profetica, non un'imprecazione malefica. Quegli autori ispirati da Dio sapevano già il male o il bene che doveva capitare a uno o a un altro e lo predicevano dando alle loro profezie la forma d'un augurio. Tu invece come sai se non diverrà migliore di te colui per il quale tu oggi implori il male? " Ma io so ch'è cattivo ". Anche tu sai d'essere cattivo. Sebbene forse tu ardisca giudicare ciò che non sai anche riguardo al cuore di un altro, tuttavia sai d'essere cattivo anche tu. Non senti l'Apostolo che dice: Io, che prima ero bestemmiatore, persecutore e oppressore; ma poi ottenni misericordia poiché avevo fatto ciò nell'ignoranza, quando ero ancora incredulo 8? Quando l'apostolo Paolo perseguitava i cristiani incatenandoli dove li trovava e li trascinava dai sacerdoti perché fossero ascoltati e puniti 9, credete forse, fratelli, che la Chiesa pregasse contro di lui o non piuttosto per lui? Certamente la Chiesa di Dio, proprio come aveva imparato dal proprio Signore, il quale dall'alto della croce disse: Padre, perdona loro perché non sanno che cosa fanno 10, in modo simile pregava per Paolo, anzi ancora per Saulo affinché riguardo a lui avvenisse ciò che poi avvenne. Infatti, poiché dice: Io non ero conosciuto di vista dalle Chiese di Cristo nella Giudea, ma avevano soltanto sentito dire: " Colui, che un tempo ci perseguitava, ora annuncia la fede che un tempo cercava di distruggere ", e glorificavano Dio a causa mia 11, perché glorificavano Dio, se non perché pregavano Dio prima che ciò avvenisse?

Nella preghiera si deve evitare la verbosità.

3. 4. Nostro Signore dunque cominciò con l'eliminare la verbosità 12, perché non si rivolgessero a Dio molte parole come se con questo mezzo si volesse insegnare a Dio. Quando dunque si prega c'è bisogno dello spirito di fede, non della verbosità. Ma il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima ancora che glielo domandiate 13. Non usate quindi molte parole, poiché lo sa lui che cosa vi è necessario. Ma forse a questo punto qualcuno dirà: " Se Dio sa che cosa ci è necessario, perché diciamo anche solo poche parole? perché preghiamo? Egli lo sa: ci dia ciò che sa esserci necessario ". Ma Dio vuole che lo si preghi perché lo dia a chi ne ha il desiderio, affinché non diminuisca di valore ciò che darà; è infatti lui stesso che c'ispira questo medesimo desiderio. Le parole insegnateci da nostro Signore Gesù Cristo nell'orazione [domenicale] sono la regola cui conformare i desideri. Non ti è permesso chiedere se non ciò che ivi si trova espresso.

L'orazione domenicale norma per formulare i nostri desideri.

4. 5. Voi dunque - dice il Signore - pregate così: Padre nostro che sei nei cieli 14. Con ciò, lo vedete, avete cominciato ad avere Dio per Padre. Ma l'avrete [come Padre] quando sarete nati [nel battesimo], sebbene, anche adesso prima che nasciate, siete stati concepiti per sua virtù, destinati a essere partoriti al fonte battesimale, per così dire, dal seno della Chiesa. Padre nostro che sei nei cieli. Ricordatevi che avete il Padre nei cieli. Ricordatevi che siete nati dal padre Adamo per la morte, da Dio padre per essere rigenerati per la vita. Ciò che dite con la bocca ditelo anche con il vostro cuore 15. La preghiera sgorghi da un vivo sentimento di fede e sarà certamente esaudita. Sia santificato il tuo nome 16. Il nome di Dio, che tu preghi sia santificato, è santo. Perché preghi, dal momento ch'è già santo? Oltre a questo, quando preghi che sia santificato il suo nome, non ti sembra forse di pregarlo per lui, e non per te? Ma comprendilo bene: tu lo preghi anche per te. Tu infatti preghi che il nome ch'è sempre santo in se stesso, sia santificato in te. Che significa dunque: sia santificato? Che sia ritenuto santo e non venga disprezzato. Vedi quindi che quando esprimi questo augurio, auguri il bene a te stesso. Se infatti disprezzerai il nome di Dio, sarà un male per te, non per Dio.

5. 6. Venga il tuo regno 17. Per chi facciamo questa preghiera? Anche se non lo domandassimo, non verrebbe forse il regno di Dio? Di quel regno è detto che sarà dopo la fine del mondo. Dio infatti possiede sempre il regno e non è mai senza regno, poiché lo servono tutte quante le creature. Ma quale regno ti auguri che venga? Quello di cui sta scritto nel Vangelo: Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo 18. Ecco il regno di cui è detto: Venga il tuo regno. Ci auguriamo che venga in rapporto a noi, ci auguriamo di ritrovarci in esso. Poiché, ecco, esso verrà; ma che ti gioverà, se ti troverà alla sinistra? Dunque anche qui per te fai un buon augurio, tu preghi per te. Pregando desideri, brami di vivere in modo da appartenere al regno di Dio che sarà dato a tutti i santi. Quando dunque dici: Venga il tuo regno, tu preghi per te, di vivere bene. Fa' [o Signore] che apparteniamo al tuo regno: venga, anche per noi, il regno che verrà per i tuoi santi, per i tuoi giusti.

5. 7. Sia fatta la tua volontà 19. Se tu non lo dirai, non farà forse Dio la propria volontà? Ricorda ciò che hai recitato nella professione di fede: Credo in Dio, Padre onnipotente 20. Se è onnipotente, perché preghi che sia fatta la sua volontà? Che significa allora: Sia fatta la tua volontà? Si compia in me, perché io non mi opponga alla tua volontà. Dunque anche a questo punto tu preghi nel tuo interesse, non in favore di Dio. Si compirà infatti la volontà di Dio nei tuoi confronti anche se non è compiuta da te. Infatti non solo in rapporto a quelli ai quali dirà: Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno che è stato preparato per voi dal principio del mondo 21 si compirà la volontà di Dio, affinché i giusti e i santi ricevano il regno, ma anche in rapporto a quelli ai quali dirà: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi 22, si compirà la volontà di Dio, affinché i cattivi siano condannati al fuoco eterno. Una cosa diversa è che essa sia fatta da te. Affinché dunque sia fatta nei tuoi confronti, non senza un giusto motivo preghi, se non affinché tu abbia del bene. Sia dunque per il tuo bene, sia per il tuo male, essa si compirà rispetto a te: ma cerca che sia compiuta anche da te. Perché dunque dico: Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra 23, e non dico: "Sia fatta la tua volontà dal cielo e dalla terra "? Perché è Dio a fare in te ciò che si compie da te. Non si compie mai da te nulla senza ch'egli non lo compia in te. Ma talora fa in te ciò che tu non fai; mai però si fa da te qualcosa se egli non lo fa in te.

5. 8. Ma che vuol dire: in cielo e in terra, oppure: come in cielo così in terra? Fanno la tua volontà gli angeli, perciò dobbiamo farla anche noi. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Il cielo è l'anima nostra, la terra è il nostro corpo. Quando dici, seppure lo dici, quel che afferma l'Apostolo: Con lo spirito servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato 24, si compie la volontà di Dio in cielo ma non ancora sulla terra. Allorché invece la carne andrà d'accordo con lo spirito, e la morte sarà ingoiata nella vittoria 25, in modo che non rimanga alcun desiderio carnale con cui lo spirito debba lottare, quando sarà passato il dissidio nella terra, quando sarà passata la guerra del cuore, allora sarà sparito ciò che è detto: La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito, a sua volta, ha desideri contrari a quelli della carne; poiché queste due forze sono contrapposte l'una all'altra, cosicché voi non fate ciò che vorreste 26; quando sarà dunque passata questa guerra, e l'intera concupiscenza sarà cambiata nella carità, nel corpo non rimarrà più nulla che si opponga allo spirito, non rimarrà nulla da domare, nulla da frenare, nulla da calpestare, ma tutto si conformerà alla giustizia: [insomma] sarà fatta la tua volontà in cielo e in terra. Quando preghiamo così, ci auguriamo la perfezione. Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra. Nella Chiesa il cielo sono gli spirituali, la terra i carnali. Sia fatta dunque la tua volontà in cielo e in terra; cosicché, allo stesso modo che ti servono gli spirituali, così ti servano anche i carnali una volta cambiati in meglio. Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra. C'è anche un altro senso molto consono allo spirito di fede. Siamo stati esortati infatti a pregare per i nostri nemici. La Chiesa è il cielo; i nemici della Chiesa sono la terra. Che vuol dire: Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra? Vuol dire: " I nostri nemici credano in te come noi crediamo in te; diventino amici, pongano fine all'inimicizia. Sono terra e per questo sono contro di noi: diventino cielo e saranno con noi ".

Siamo tutti mendicanti di Dio.

6. 9. Dacci oggi il nostro pane quotidiano 27. Anche qui è evidente che preghiamo per noi. Quando dici: Sia santificato il tuo nome, ti si deve spiegare che preghi per te, non per Iddio. Quando dici: Sia fatta la tua volontà, anche questa frase ti si deve spiegare, perché tu non pensi che auguri un bene a Dio che si faccia la sua volontà e non preghi piuttosto per te. Quando dici: Venga il tuo regno, si deve spiegare anche questo, perché tu non creda di augurare un bene a Dio, cioè ch'egli regni. Ma da questo punto e in seguito sino alla fine della preghiera, è chiaro che preghiamo Dio per noi. Quando dici: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, confessi d'essere un mendicante di Dio. Ma non arrossire: per quanto uno sia ricco sulla terra, è sempre un mendicante di Dio. Il mendicante sta davanti alla casa d'un ricco: ma anche lo stesso ricco sta davanti alla casa del gran Ricco. Si chiede l'elemosina a lui ma la chiede anche lui. Se non fosse nel bisogno, non busserebbe alle orecchie di Dio con la preghiera. Ma di che cosa ha bisogno un ricco? Non ho paura di dirlo: un ricco ha bisogno proprio del pane quotidiano. Perché mai ha abbondanza d'ogni cosa, come mai, se non perché gliel'ha data Dio? Che cosa avrebbe, se Dio ritirasse da lui la sua mano? Molti non si addormentarono forse ricchi e si alzarono poveri? E se a lui non manca nulla, ciò non deriva dalla sua potenza ma dalla misericordia di Dio.

Il pane quotidiano: materiale e spirituale.

6. 10. Ma questo pane di cui, carissimi, si riempie il ventre, con cui si ristora ogni giorno il corpo, questo pane dunque voi vedete che Dio lo dà non solo a chi lo loda, ma anche a chi lo bestemmia, lui che fa sorgere il proprio sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugl'ingiusti 28. Se lo lodi, ti nutre; se lo bestemmi, ti nutre lo stesso. Ti aspetta perché tu faccia penitenza; ma se non ti cambierai, egli ti condannerà. Poiché dunque questo pane lo ricevono da Dio i buoni e i cattivi, non c'è forse un pane speciale richiesto dai figli, il pane di cui il Signore diceva nel Vangelo: Non sta bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani 29? Vi è certamente. Qual è questo pane? E perché si chiama " quotidiano " anche questo? Il pane infatti ci è necessario: senza di esso è impossibile vivere, senza pane è impossibile. È una sfacciataggine chiedere a Dio la ricchezza; non è una sfacciataggine chiedergli il pane quotidiano. C'è una gran differenza tra ciò che è necessario alla vita e ciò che serve a farci insuperbire. Tuttavia, siccome questo pane visibile e palpabile vien dato ai buoni e ai cattivi, il pane quotidiano chiesto dai figli è la parola di Dio, pane che ci viene distribuito ogni giorno. È il nostro pane quotidiano; di esso vivono le menti, non i ventri. È necessario a noi, ancora operai nella vigna: è il cibo, non la paga. All'operaio infatti due cose deve dare chi lo prende a giornata e lo manda nella propria vigna: il cibo perché non rimanga spossato, e la paga di cui si rallegri. Il nostro cibo quotidiano su questa terra è la parola di Dio, che sempre viene distribuita nelle chiese; la nostra paga dopo la fatica si chiama vita eterna. D'altra parte se per questo pane nostro quotidiano s'intende quello che ricevono i fedeli e riceverete anche voi dopo il battesimo, facciamo bene a pregare e dire: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, affinché viviamo in modo da non essere separati dall'altare.

Quaggiù siamo tutti debitori di Dio.

7. 11. E rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 30. Nemmeno questa supplica dev'essere spiegata, poiché la facciamo per noi, in quanto domandiamo che ci siano rimessi i debiti. Siamo infatti debitori, non di denaro, ma per i peccati. Ora forse tu dirai: " Anche voi? ". Rispondiamo: " Anche noi ". " Anche voi, vescovi santi, siete debitori? ". "Sì, siamo debitori anche noi ". " Anche voi? Ma no, signore, non farti torto ". " Non mi faccio torto, ma dico la verità: siamo debitori ". Se diremo di non avere il peccato, inganniamo noi stessi e non c'è in noi la verità 31. Noi siamo battezzati, ma rimaniamo sempre debitori. Non perché sia rimasto in noi qualche peccato non rimesso nel battesimo, ma perché nel corso della vita ci macchiamo di peccati che ci devono venire rimessi ogni giorno. Coloro che muoiono subito dopo essere stati battezzati, salgono in cielo e si presentano a Dio senza peccati; ma coloro che, dopo essere stati battezzati, sono trattenuti in questa vita, a causa della fragilità umana si macchiano di qualche peccato che, anche se non fa naufragare, occorre tuttavia eliminare, poiché se non si toglie l'acqua dalla sentina, a poco a poco l'acqua entra e può fare sommergere tutta la nave. Pregare in questo modo è come vuotare la sentina. Non dobbiamo però soltanto pregare, ma anche fare elemosine: poiché quando si vuota la sentina per non far affondare la nave, si agisce con le parole e con le mani. Agiamo con le parole quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; agiamo invece con le mani quando compiamo delle azioni: Spezza il pane all'affamato e conduci nella tua casa il povero privo d'un tetto 32. Rinchiudi l'elemosina nel cuore del povero ed essa pregherà per te il Signore 33.

Purificarsi dai peccati quotidiani.

8. 12. Dopo che ci sono stati rimessi tutti i peccati mediante il lavacro della rigenerazione, ci troveremmo ancora immersi in grandi angustie, se non ci fosse stata data la quotidiana purificazione della santa orazione. Le elemosine e le preghiere cancellano i peccati, purché non se ne commettano di tali a causa dei quali dobbiamo stare lontani dal pane [eucaristico] quotidiano, evitando i debiti ai quali è dovuta una condanna certa e severa. Non dite d'essere giusti, come se non aveste motivo di dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Dobbiamo astenerci dall'idolatria, dal consultare gli astrologhi, dai rimedi degli incantatori, dagli inganni degli eretici, dalle divisioni degli scismatici, dagli omicidi, dagli adulterii, dalle fornicazioni, dai furti e dalle rapine, dalle false testimonianze e da tutti gli altri eventuali peccati, senza parlare di quelli che producono effetti mortali, a causa dei quali è inevitabile che si venga separati dall'altare e si venga legati sulla terra in modo da essere legati anche in cielo 34: cosa molto pericolosa e che può causare la morte dell'anima, se non verrà sciolto sulla terra il peccato, affinché sia sciolto anche in cielo. Prescindendo quindi da questi peccati, non mancano all'uomo occasioni di peccare. Si pecca guardando volentieri ciò che non si deve guardare. Ma chi potrebbe frenare la velocità dell'occhio? Si dice infatti che l'occhio si chiama così dalla velocità. Chi potrebbe mettere un freno all'orecchio o all'occhio? Gli occhi, quando lo vorrai, si possono chiudere e si chiudono immediatamente; le orecchie invece ci vuole uno sforzo per tapparle; alzi le mani ed arrivi ad esse, ma se uno ti trattiene le mani, le orecchie restano aperte e non potrai tapparle per non sentire maldicenze, discorsi osceni, parole ingannatrici e adulatrici. Quando udrai qualcosa che non bisogna udire, anche se non lo farai, non peccherai forse con le orecchie? Ascolti volentieri qualcosa di cattivo. Quanti peccati commette una lingua micidiale! Alle volte commette tali peccati che, a causa di essi, si viene separati dall'altare. È proprio essa lo strumento delle bestemmie. Da essa escono anche discorsi frivoli, e senza scopo. La mano non deve fare alcuna azione cattiva né il piede correre a compiere il male, l'occhio non deve fissarsi su oggetti lascivi né l'orecchio sentire il turpiloquio né la lingua dire cose indecenti. Tu dirai: " Ma i pensieri chi potrà tenerli a freno? ".

9. 12. Fratelli miei, spesso preghiamo, ma pensiamo ad altre cose, si potrebbe dire che ci dimentichiamo davanti a chi stiamo e davanti a chi siamo prostrati. Se tutti questi peccati si ammucchiassero insieme contro di noi, si potrebbe forse pensare che non ci opprimerebbero per il fatto che sono piccoli? Che differenza c'è se ti schiaccia il piombo o la rena? Il piombo è un'unica massa, la rena è formata da piccoli granelli, ma ti schiaccia con la sua gran quantità. Sono peccati leggeri; ma non vedi che piccole gocce gonfiano i fiumi e portano via dei poderi? Sono peccati leggeri, è vero, ma sono molti.

Il battesimo cancella tutti i peccati. Il patto con Dio.

9. 13. Cerchiamo dunque di dire ogni giorno e di dirlo con cuore sincero e di mettere in pratica ciò che diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 35. Noi prendiamo un impegno solenne, facciamo un patto e un accordo con Dio. Dio tuo Signore ti dice: " Perdona tu e perdonerò anch'io. Tu non hai perdonato? Tu ti rivolgi contro te stesso, non io ". Ora, figli miei carissimi, sapendo quanto vi sia utile, nella preghiera insegnata dal Signore e ancor più nella preghiera in genere, questa richiesta: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, ascoltatemi. Dovete essere battezzati: perdonate tutto; chi ha qualche risentimento nel proprio cuore contro qualcuno, perdoni di cuore. Entrate [nel fonte battesimale] con queste disposizioni e siate certi che vi saranno rimessi assolutamente tutti i peccati: non solo quelli contratti nascendo dai genitori, per discendenza da Adamo, col peccato originale (a causa del quale correte con chi è bambino a ricevere la grazia del Salvatore), ma anche ogni altro peccato aggiunto nella vostra vita, commesso con parole, azioni e pensieri. Vi saranno rimessi tutti; e ne uscirete come uscireste dallo sguardo del vostro Dio con la sicurezza d'essere senza alcun debito.

Si devono amare anche i nemici.

10. 14. Ebbene, poiché a causa dei peccati quotidiani, di cui ho parlato, vi è necessario dire, quasi come un mezzo di purificazione quotidiana: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, che cosa farete? Voi avete dei nemici; infatti chi potrebbe vivere su questa terra senza avere dei nemici? Pensate al vostro bene: amateli. In nessun modo ti può nuocere un nemico feroce più di quanto nuocerai tu a te stesso, se non amerai il nemico. Egli infatti potrà nuocere alla tua villa o al tuo bestiame, alla tua casa, al tuo servo o alla tua serva, a tuo figlio o a tua moglie o, al massimo, al tuo corpo se gliene sarà dato il potere; potrà forse egli danneggiare l'anima tua come lo puoi tu? Sforzatevi di raggiungere questa perfezione, carissimi; vi esorto. Ma sono stato forse io a farvi questo dono? Ve l'ha fatto colui al quale dite: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Non vi sembri tuttavia una cosa impossibile: io so, conosco, so per esperienza personale che ci sono cristiani che amano i loro nemici. Se vi sembrerà una cosa impossibile, non la farete. Innanzi tutto dovete credere che è possibile; inoltre dovete pregare che si compia in voi la volontà di Dio. A che ti giova infatti il male del tuo nemico? Se fosse esente da ogni male, non sarebbe tuo nemico. Desidera per lui il bene: egli pone termine al male e non sarà più tuo nemico. Infatti in lui non ti è nemica la natura umana, ma una colpa. Ti è forse nemico per il fatto ch'egli ha un'anima e un corpo? Egli è quello che sei anche tu: tu hai un'anima, l'ha anche lui; tu hai un corpo, l'ha anche lui. È della stessa tua natura: insieme siete stati plasmati con la terra dal Signore, e siete stati dotati di un'anima. Egli è ciò che sei anche tu: consideralo come tuo fratello. In origine i nostri due progenitori erano Adamo ed Eva: padre l'uno e madre l'altra; noi dunque siamo fratelli. Lasciamo da parte la prima origine. Nostro padre è Dio, nostra madre la Chiesa; noi dunque siamo fratelli. " Ma il mio nemico è pagano, è giudeo, è eretico ". Proprio per questo già da un pezzo ho detto: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. O Chiesa! Il tuo nemico è un pagano, un giudeo, un eretico; non è altro che terra! Se tu invece sei cielo, invoca il Padre ch'è nei cieli e pregalo per i tuoi nemici, poiché anche Saulo era nemico della Chiesa; così si pregò per lui e divenne amico. Non solo cessò d'essere persecutore ma si affaticò per essere collaboratore. E se vuoi sapere la verità si pregò contro di lui, cioè contro la sua cattiveria, non contro la sua natura. Prega anche tu contro la cattiveria del tuo nemico: muoia quella ed egli viva. Se infatti morisse il tuo nemico, potrebbe sembrare che non hai più il nemico ma non troveresti nemmeno un amico: se invece morirà la sua cattiveria, hai trovato anche un amico.

Bisogna amare i nemici anche se ci riescono pochi.

11. 15. Continuate pure a dire: "Ma chi ci riesce? Chi lo fa? ". Lo faccia Dio nei vostri cuori. Lo so anch'io: pochi lo fanno, sono magnanimi quelli che lo fanno, lo fanno le persone spirituali. Sono forse tali nella Chiesa tutti i fedeli che si accostano all'altare e ricevono il corpo e il sangue di Cristo? Sono forse tutti così? Eppure tutti dicono: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Dio potrebbe rispondere loro: " Perché mi chiedete di fare ciò che ho promesso, dal momento che voi non fate ciò che io ho comandato? Che cosa ho promesso? Di rimettervi i vostri debiti. Che cosa ho comandato? Che anche voi li rimettiate ai vostri debitori. Come potete mettere in pratica questi precetti, se non amate i vostri nemici? ". Che cosa faremo dunque, fratelli? A tanto poche si riducono le pecorelle di Cristo? Se devono dire: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, soltanto quelli che amano i propri nemici, non saprei che fare, non saprei che dire. Potrei forse dirvi: " Se non amate i vostri nemici, non pregate "? Non oso dirlo; al contrario, anzi, pregate perché li amiate. Potrei forse dirvi: Se non amate i vostri nemici, nell'orazione insegnata dal Signore non dite: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori? Supponi che io dica: " Non lo dite ". Se non lo direte, non vi saranno rimessi: ma se lo direte e non farete quel che dite, non vi saranno rimessi. Si deve dunque dire e fare [quel che si dice] affinché siano rimessi.

Si dia almeno il perdono al nemico che lo chiede.

12. 16. Vedo qualcosa grazie alla quale posso consolare non un piccolo numero, ma una moltitudine di cristiani, e so che lo desiderate sentire. Perdonate e Dio vi perdonerà 36, ha detto Cristo. E voi nell'orazione che cosa dite? Ciò che stiamo spiegando adesso: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Perdona, o Signore, come perdoniamo noi. Ecco che cosa dici: " Rimetti, o Padre, che sei nei cieli, i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori ". Ecco che cosa dovete fare e, se non lo farete, perirete. Che dire poi? Quando sentite dire: " Se un nemico vi chiede perdono, dovete darglielo subito ", anche questo è difficile per voi? Era difficile per te amare un nemico infuriato con te: è anche difficile per te amare una persona che ti supplica? Che dirai? Tu l'odiavi perché era infuriato con te; avrei preferito che non lo avessi odiato neppure allora; avrei desiderato che tu avessi sopportato le sue furie e ti fossi ricordato del Signore che diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 37. Avrei dunque desiderato vivamente che, anche quando contro di te infieriva il tuo nemico, avessi pensato al Signore tuo Dio quando diceva quella preghiera. Ma forse dirai: " Ha fatto così lui, è vero, ma in quanto è il Signore, perché è il Cristo, il figlio di Dio, l'Unigenito, il Verbo incarnato; che potrei fare io, che sono un individuo cattivo e debole? ". Se l'esempio del tuo Signore è troppo alto per te, pensa a un servo di Dio, simile a te. Santo Stefano veniva lapidato; ma tra il lancio delle pietre, inginocchiato, pregava per i nemici, dicendo: Signore, non imputare loro questo delitto 38. Quelli lanciavano pietre, non chiedevano perdono, ma egli pregava per loro. Desidero che tu sia come lui: sforzati d'esserlo. Perché trascini sempre il cuore sulla terra? Ascolta, volgi il tuo cuore in alto, ama i nemici. Se non puoi amare un nemico infuriato, ama almeno quello che ti chiede perdono. Ama chi ti dice: " Fratello, ho peccato, perdonami ". Se allora non perdonerai, non ti dico: " Cancellerai l'orazione dal tuo cuore "; ma: " Sarai cancellato dal libro di Dio ".

Il castigo sia senz'odio.

13. 17. Se, invece, gli avrai perdonato e avrai deposto l'odio dal cuore, allora avrai bandito l'odio dal cuore, senza bisogno di eliminare il castigo dovuto. " Che fare dunque se colui che chiede perdono merita d'essere castigato da me? ". Fa' ciò che vuoi. Suppongo che tu vuoi bene a tuo figlio anche quando lo bastoni. Tu non ti commuovi alle lagrime che versa mentre lo picchi, poiché tu gli serbi l'eredità. Io dico solo questo: che tu deponga l'odio dal tuo cuore quando ti chiede il perdono. Forse tu dirai: " Ma egli mentisce, simula ". O giudice del cuore, dimmi i pensieri di tuo padre, dimmi i tuoi pensieri di ieri. Quello prega, chiede perdono: devi perdonare, devi assolutamente perdonare. Se non gli perdonerai, farai un danno a te e non a lui. Poiché egli sa che cosa farà. Tu, pur essendo suo compagno nel servizio di Dio, non vuoi perdonare a un servo di Dio come te? Ebbene egli andrà da vostro Signore e gli dirà: " Signore, ho pregato il mio conservo di perdonarmi, ma non ha voluto perdonarmi: perdonami tu ". Non è forse lecito al Signore di condonare i debiti del proprio servo? Quello, avuto il perdono, si allontana assolto dal Signore; tu invece rimani condannato. Condannato: in che modo? Verrà il tempo di pregare, verrà il tempo di dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Ma il Signore ti risponderà: "Niente affatto! Pur avendo verso di me tanti debiti, tu mi hai supplicato e te li ho condonati: non dovevi anche tu avere pietà del tuo compagno, come anch'io ho avuto pietà di te? " 39. Queste sono parole del Vangelo, non del mio cuore. Se invece perdonerai a chi ti chiede perdono, potrai senz'altro recitare questa preghiera. Ma anche se non sei ancora capace di amare un nemico spietato, potrai tuttavia dire questa preghiera: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Passiamo alle restanti petizioni.

13. 18. Non c'indurre in tentazione 40. Noi diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori per i nostri peccati passati, che non possiamo fare in modo che non siano stati commessi. Tu puoi fare in modo di non ripetere i peccati che hai commessi; come potrai fare in modo che non siano stati commessi i peccati da te commessi? Per i peccati già commessi ti viene in aiuto la suddetta frase: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Per i peccati in cui puoi cadere, che cosa potrai fare? Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male, cioè dalla stessa tentazione.

Tre petizioni riguardano la vita eterna, le altre le necessità della vita presente .

14. 19. Valgono per sempre le tre petizioni: Sia santificato il tuo nome, Venga il tuo regno, Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra; valgono per la vita umana le ultime tre petizioni. Sempre infatti dev'essere santificato in noi il nome di Dio, dobbiamo essere sempre nel suo regno, sempre dobbiamo fare la sua volontà: ciò sarà per l'eternità. Il pane quotidiano per altro ci è necessario adesso; ma a partire da questo punto tutto il resto che domandiamo nella preghiera riguarda la necessità della vita presente. Il pane quotidiano è necessario in questa vita; così anche è necessario in questa vita che ci siano perdonati i nostri debiti, poiché quando arriveremo alla vita eterna cesseremo d'aver debiti; su questa terra invece c'è la tentazione, si naviga pericolosamente, per le fessure della fragilità s'insinua nella nave [dell'anima] qualcosa che dev'essere eliminato, come l'acqua dalla sentina. Quando però saremo diventati uguali agli angeli di Dio, non dovremo più dire né più pregare Dio che ci rimetta i nostri debiti poiché non ci saranno più. Soltanto quaggiù ci occorre il pane quotidiano, solo quaggiù dobbiamo pregare che ci siano rimessi i debiti, che non cadiamo nella tentazione; poiché in quell'altra vita la tentazione non entrerà; solo quaggiù dobbiamo pregare d'essere liberati dal male, poiché nell'altra vita non ci sarà nessun male, ma durerà per sempre il bene eterno.

 

1 - Gi 2, 32.

2 - Cf. Sal 120, 1; 145, 6.

3 - Cf. Gal 4, 4.

4 - Rm 10, 13.

5 - Rm 10, 14-15.

6 - Cf. Sal 145, 6.

7 - Sal 108, 7.

8 - 1 Tm 1, 13.

9 - Cf. At 9, 1-2.

10 - Lc 23, 34.

11 - Gal 1, 22-24.

12 - Cf. Mt 6, 7.

13 - Mt 6, 8.

14 - Mt 6, 9.

15 - Cf. Sal 4, 5.

16 - Mt 6, 9.

17 - Mt 6, 10.

18 - Mt 25, 34.

19 - Mt 6, 10.

20 - Symb. fidei.

21 - Mt 25, 34.

22 - Mt 25, 41.

23 - Mt 6, 10.

24 - Rm 7, 25.

25 - Cf. 1 Cor 15, 54.

26 - Gal 5, 17.

27 - Mt 6, 11.

28 - Cf. Mt 5, 45.

29 - Mt 15, 26

30 - Mt 6, 12.

31 - 1 Gv 1, 8.

32 - Is 58, 7.

33 - Sir 29, 15.

34 - Cf. Mt 16, 19.

35 - Mt 6, 12.

36 - Lc 6, 37.

37 - Lc 23, 34.

38 - At 7, 60.

39 - Cf. Mt 18, 32-33.

40 - Mt 6, 13.


L'entrata nelle tenebre dell'Aldilà

Suor Josefa Menendez - Suor Josefa Menendez

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4 marzo - 15 aprile 1922

Non dimenticare, figlia mia, che tutto quello che accade rientra sempre nei disegni di Dio (S. Maddalena Sofia a Josefa - 14 marzo 1922).

Ed eccoci ora ad un periodo che è forse il più misterioso di tutta la vita di Josefa. Sembra a prima vista che la sua resistenza alla chiamata di Nostro Signore le abbia attirato un castigo. Ma su questa oscura trama si delinea ben presto un disegno ben diverso, che manifesta la predilezione divina intenta a profittare di un istante di debolezza per far progredire rapidamente l'opera sua in lei e per mezzo di lei. Mentre viene concesso al demonio un più ampio potere e gli stessi abissi infernali sembrano aprirsi davanti a Josefa, immersa in una sofferenza mai provata finora, Gesù la stritola nel dolore e, nello stesso tempo, scava nell'anima sua profondità di fede, di abbandono, di umiltà, che nessuno sforzo personale avrebbe mai realizzato. Il Maestro divino si è riservato questo compito nell'ora da Lui voluta e con mezzi che oltrepassano ogni umana previsione.

Santa Teresa, in una pagina mirabile, ha descritto la sua discesa nell'inferno che le lasciò nell'anima tracce incancellabili. Josefa ha più volte steso per obbedienza la relazione delle sue lunghe discese nell'abisso del dolore e della disperazione. Questa documentazione, altrettanto impressionante che semplice, si ricollega, dopo quattro secoli, alla descrizione classica della grande contemplativa di Avila. Ha la medesima risonanza di sofferenza e di contrizione, di amore riparatore e di zelo ardente. Il dogma dell'inferno, così spesso combattuto o semplicemente taciuto da una spiritualità incompleta, con danno reale delle anime e perfino con pericolo della loro salvezza, viene così rimesso in luce. Chi potrà dubitare dell'esistenza di una potenza infernale accanita contro Cristo e il suo Regno leggendo in queste pagine ciò che Josefa ha visto, inteso e sofferto? Chi potrà inoltre, misurare il merito riparatore di quelle lunghe ore trascorse in quella prigione di fuoco?... Josefa, che vi si crede imprigionata per sempre, testimone degli sforzi accaniti del demonio per rapire eternamente le anime a Gesù Cristo, sperimenta il dolore dei dolori, quello di non poter più amare. Qualche estratto dei suoi scritti potrà giovare a molte anime, che debbono risalire un pendio e, soprattutto, sarà un richiamo dell'amore per quelle che decideranno di non risparmiare nulla per strappare le anime alla perdizione...

Fu nella notte dal mercoledì al giovedì 16 marzo che Josefa conobbe, per la prima volta, questa misteriosa discesa nell'inferno. Già fin dal primo lunedì di Quaresima, 6 marzo, poco dopo la scomparsa di Nostro Signore, voci infernali l'hanno a più riprese dolorosamente impressionata. Anime cadute nell'abisso vengono, senza che ella le veda, a rimproverarle la sua mancanza di generosità. Ne rimane sconvolta... Ode grida di disperazione come queste: «Sono per sempre là dove non si può più amare... Quanto breve è stato il piacere! e la disgrazia è eterna... Che mi resta?... Odiare con odio infernale e questo per sempre!». «Oh, - scrive - sapere la perdita di un'anima, e non poter ormai far nulla per lei!... Sapere che per tutta l'eternità un'anima maledirà Gesù e che non c’è più rimedio!... neppure se potessi soffrire tutti i tormenti del mondo... Che terribile dolore!... Sarebbe meglio mille volte morire che essere responsabili della perdita di un'anima». La domenica 12 marzo scrive alla sua Superiora, lontana per qualche giorno dai Feuillants per un viaggio verso Roma. «Madre mia, se sapesse con quanta pena vengo a lei! Dal 2 marzo non ho più nessuno dei miei gioielli (così chiama la corona di spine e la croce di N. Signore) perché un'altra volta ho ferito Gesù, tanto buono per me. Tuttavia spero che anch'Egli un'altra volta avrà compassione di me: ma intanto ora la pago ben cara perché dalla notte del primo venerdì la più grande sofferenza ha sostituito il demonio, dopo avermi battuta, è scomparso e mi ha lasciata libera... Non posso esprimere ciò che ho provato nell 'anima mia quando mi sono accorta di essere viva e di poter ancora amare Dio! «Per evitare quest'inferno, quantunque abbia una gran paura di soffrire, non so che cosa sarei pronta a sopportare! Vedo chiaramente che tutti i patimenti terreni sono un nulla a paragone del dolore di non poter più amare, poiché laggiù non si respira che odio e sete della perdita delle anime». Da allora Josefa sperimenta spesso questo strazio misterioso in quei lunghi soggiorni nel tenebroso «al di là». Le discese vengono ogni volta preannunziate dai rumori di catene e dalle grida lontane che si avvicinano, la circondano, l'assediano. Essa tenta di fuggire, di distrarsi, di lavorare per sottrarsi a questa furia diabolica che finisce però con abbatterla. Ha appena il tempo di rifugiarsi nella sua cella, e tosto perde coscienza delle cose circostanti.

Dapprima, si trova gettata in quello che chiama «luogo buio» di fronte al demonio, che trionfa su di lei e sembra credere di averla in suo potere per sempre. Egli ordina imperiosamente che sia gettata al suo posto e Josefa, legata strettamente, cade nel caos di fuoco e di dolore, di odio e di disperazione. Riferisce tutto questo semplicemente e oggettivamente, come ha visto, inteso, sperimentato. All'esterno solo un leggero sussulto dava indizio di tali misteriose discese. Nell'istante stesso il corpo di Josefa diventava del tutto floscio, senza consistenza, come quello di chi, da pochi momenti, non ha più vita. Il capo, le membra, non si sostengono più, mentre il cuore batte normalmente: essa vive come senza vivere! Questo stato si prolunga più o meno, secondo la volontà di Dio che l'abbandona così all'inferno, e tuttavia la custodisce nella sua sicurissima mano. Nel momento da Lui voluto un altro impercettibile sussulto, e il corpo accasciato riprende vita. Ma non è ancora liberata dalla potenza del demonio in quel luogo buio dove la ricolma di minacce. Quando infine la rilascia ed essa a poco a poco riprende contatto con i luoghi e le persone che la circondano: «Dove sono... e voi chi siete? vivo ancora?», chiede. I suoi poveri occhi cercano di ritrovarsi in un ambiente che le sembra così lontano nel passato. Talvolta grosse lacrime scorrono dai suoi occhi silenziosamente, mentre il volto porta l'impronta di un dolore che non si può esprimere. Riconquista alla fine il senso pieno dell'attuale realtà e non è possibile esprimere l'emozione intensa da cui viene pervasa quando, ad un tratto, comprende di poter ancora amare! Lo ha narrato più volte con semplicità incomparabile: «Domenica 19 marzo 1922, terza domenica di Quaresima. Sono nuovamente discesa in quell'abisso e mi è sembrato dimorarvi lunghi anni. Vi ho molto sofferto, ma il maggior tormento è di credermi per sempre incapace di amare N. Signore. Cosicché quando ritorno alla vita sono pazza di gioia. Mi pare di amarLo come mai L'ho amato e di essere pronta a provarglieLo con tutte le sofferenze che Egli vorrà. Mi sembra soprattutto di stimare ed amare pazzamente la mia vocazione». E, un po' più sotto aggiunge: «Quello che vedo laggiù mi dà un gran coraggio per soffrire. Comprendo il valore dei minimi sacrifici. Gesù li raccoglie e se ne serve per salvare anime. Accecamento grande è quello di evitare la sofferenza, anche nelle cose più piccole, poiché, oltre ad essere molto preziosa per noi, serve a preservare molte anime da così grandi tormenti». Josefa ha tentato, per obbedienza, di narrare qualche cosa di quelle discese all'inferno, così frequenti in quel periodo. Tutto non può essere raccontato qui, ma qualche altra pagina servirà d'insegnamento prezioso. Esse inciteranno le anime a consacrarsi ed a sacrificarsi per la salvezza di quelle che ogni giorno e ad ogni ora sono sull'orlo dell'abisso.

 «Quando arrivo in quel luogo - scrive domenica 26 marzo - odo grida di rabbia e di gioia satanica perché un'anima di più viene a sprofondarsi tra i tormenti... In quel momento non ho più coscienza di essere scesa altre volte nell'inferno: mi sembra sempre che sia la prima volta e mi sembra di esservi per l'eternità, ciò che mi fa tanto soffrire, poiché ricordo che conoscevo ed amavo Nostro Signore... che ero religiosa... che Dio mi aveva fatto grandi grazie e dato numerosi mezzi per salvarmi. Che cosa ho dunque fatto per perdere tanti beni?... Perché sono stata così cieca?... Ed ora non c’è più rimedio... Mi ricordo pure delle mie comunioni, del mio noviziato. Ma ciò che mi tormenta di più è il ricordo che amavo tanto il Cuore di Gesù! Lo conoscevo ed era tutto il mio tesoro... Non vivevo che per Lui... Come vivere ora senza di Lui?... senza amarLo?... circondata da tante bestemmie e da tanto odio? «L'anima mia rimane oppressa e schiantata a tal segno da non potersi esprimere perché è indicibile». Spesso anche assiste agli sforzi accaniti del demonio e dei suoi satelliti per strappare alla misericordia divina qualche anima che Dio è sul punto di conquistare. Si direbbe che, nei disegni di Dio, le sue sofferenze siano il riscatto di quelle povere anime, che le dovranno la grazia vittoriosa dell'ultimo istante. «Il demonio scrive giovedì 30 marzo è più furioso che mai perché vuole perdere tre anime. Ha gridato rabbiosamente agli altri: «- Che non sfuggano!... se ne vanno... su! su! tenete fermo!». «Udivo grida di rabbia che rispondevano di lontano». Per due o tre giorni consecutivi Josefa fu testimone di questa lotta. «Ho supplicato Nostro Signore di fare di me tutto ciò che vorrà perché quelle anime non vadano perdute -scrive di ritorno dall'abisso sabato 10 aprile. - Mi sono rivolta anche verso la Madonna che m'infonde una gran pace, perché mi sento disposta a soffrire qualsiasi cosa per salvarle. Credo che Ella non permettera al demonio di riportare vittoria».

 Il 2 aprile, domenica di Passione, scrive nuovamente: «Il demonio gridava: «- Non lasciatele andare... State attenti a tutto quello che può turbarle... che non sfuggano!.. fate in modo che si disperino...» «Era una confusione orribile di grida e di bestemmie. Improvvisamente, emettendo urla di rabbia, gridò: «- Poco importa! Me ne restano ancora due! Togliete loro la fiducia!». «Compresi che una di quelle anime gli era sfuggita per sempre!». «- Presto, presto! - ruggiva; - che le altre due non vi sfuggano! Afferratele... che si disperino! Presto... ci scappano!». «Allora nell'inferno si udì un digrignare di denti e con un furore indescrivibile il demonio ruggì: «- Oh, potenza... potenza di questò Dio!... che ha più forza di me... Me ne resta una; e quella non me la lascerò scappare!...». «L'inferno non fu più che un grido solo di bestemmia, confusione di gemiti e di lamenti. Compresi che quelle anime si erano salvate! Il mio cuore ne fu pieno di gioia, benché nell'impossibilità di fare un solo atto di amore... Tuttavia non provo quell'odio verso Dio che hanno le anime infelici che mi circondano, e quando le odo bestemmiare e maledire, ne sento un tale dolore che sopporterei qualsiasi patimento perché Dio non sia così offeso e oltraggiato. Soltanto ho paura di diventare anch'io, col tempo, come quegli altri. Ciò mi tortura, perché ricordo quanto L'ho amato e quanto era buono verso di me! «Ho molto sofferto - continua - specialmente in questi ultimi giorni. Sentivo come un rivolo di fuoco passarmi dalla gola e attraversarmi tutto il corpo, mentre avevo la persona stretta tra assi infuocate, come ho già detto altra volta. Mi sembra allora sentirmi uscire gli occhi dall'orbita come se fossero strappati, i nervi stirati; il corpo piegato in due non può muoversi e un odore fetido invade tutto. E tuttavia questo è nulla in paragone di quello che prova l'anima che conoscendo la bontà di Dio si trova obbligata ad odiarlo, sofferenza tanto più grande se essa lo ha molto amato».
Altri misteri dell'al di là stanno per rivelarsi a Josefa. In questa stessa epoca, Quaresima 1922, mentre giorno e notte porta il peso di tali persecuzioni, Dio la mette in contatto con un altro abisso di dolore, quello de purgatorio.

NOTA: Questo intollerabile odore avvolgeva Josefa al termine di queste discese all'inferno, come pure nei rapimenti e nelle persecuzioni diaboliche: odore di zolfo e di carne putrida e bruciata, che restava percepibile attorno a lei, dicono i testimoni, per lo spazio di un quarto d'ora o mezz 'ora: essa però ne serbava molto più lunga. Molte anime vengono ad implorare i suoi suffragi e i suoi sacrifici con espressioni di profonda umiltà. Dapprima ne resta impressionata: poi si abitua poco a poco alle confidenze di quelle anime penanti. Le ascolta, domanda il loro nome, le incoraggia e si raccomanda con fiducia alla loro intercessione. I loro insegnamenti sono preziosi e degni di essere raccolti. Una di esse, venendo ad annunziarle la sua liberazione dice: «L'importante non è l'ingresso in religione, ma l'ingresso nell'eternità!». «- Se le anime religiose sapessero come bisogna scontare qui le piccole carezze prodigate alla natura...», diceva un'altra chiedendo preghiere. «- Il mio esilio è terminato, ora salgo all'eterna patria».

Un sacerdote diceva: «Quanto infinita è la bontà e la misericordia divina che degna servirsi delle sofferenze e dei sacrifici di altre anime per riparare le nostre grandi infedeltà. Quale alto grado di gloria avrei potuto conquistare se la mia vita fosse stata diversa!». Un'anima religiosa, entrando in cielo, confidava ancora a Josefa: «- Come si vedono diversamente le cose terrene, quando si passa all'eternità! Le cariche non sono niente agli occhi di Dio: solo conta la purità d'intenzione con cui vengono adempiute, anche nelle più piccole azioni. La terra e tutto ciò che contiene sono poca cosa... tuttavia quanto è amata!... Ah, la vita, per lunga che sia, è nulla in paragone dell'eternità! Se si sapesse ciò che è un istante solo passato in purgatorio e come l'anima si strugge e si consuma per il desiderio di vedere Nostro Signore!». Anche altre anime, sfuggite per misericordia divina all'estremo pericolo, venivano a supplicare Josefa di affrettare la loro liberazione. «Sono qui per l'infinita bontà di Dio, - diceva una di esse - perché un orgoglio eccessivo mi aveva portata sull'orlo dell'inferno. Tenevo sotto i piedi molte persone: ora mi precipiterei ai piedi dell'ultimo dei poveri! «Abbi compassione di me, fa' degli atti d'umiltà per riparare il mio orgoglio. Così potrai liberarmi da questo abisso. «- Ho passato sette anni in peccato mortale - confessava un'altra - e sono stata tre anni ammalata. Ho sempre rifiutato di confessarmi. Mi ero preparato l'inferno e ci sarei caduta se le tue sofferenze di oggi non mi avessero ottenuto la forza di rientrare in grazia. Sono ora in purgatorio e ti supplico, poiché hai potuto salvarmi: liberami da questa prigione tanto triste!» «- Sono in purgatorio per la mia infedeltà non avendo voluto corrispondere alla chiamata di Dio, veniva a dirle un'altra anima. - Dodici anni ho resistito alla vocazione e ho vissuto in gran pericolo di perdermi, perché per soffocare il rimorso mi ero data in braccio al peccato. Grazie alla bontà divina che si è degnata di servirsi delle tue sofferenze ho avuto il coraggio di tornare a Dio... e ora fammi la carità di liberarmi di qui!». «- Offri per noi il sangue di Gesù - diceva un'altra nel momento di lasciare il purgatorio. Che sarebbe di noi se non ci fosse nessuno per sollevarci?».

I nomi delle sante visitatrici, sconosciuti a Josefa, ma accuratamente annotati, con la data e il luogo della morte, furono a sua insaputa controllati minuziosamente più di una volta. La Quaresima stava per terminare in queste alternative di dolori e di grazie austere. Come avrebbe potuto Josefa, senza un aiuto speciale di Dio, sostenere tali contatti con l'invisibile e condurre nello stesso tempo la sua consueta, uniforme vita di lavoro e di dedizione? Eppure era questo lo spettacolo di virtù che il suo amore eroico offriva quotidianamente al Cuore di Colui che vede nel segreto, mentre chi la circondava non poteva non ingannarsi circa il valore di quelle giornate sempre uguali all'esterno, spese tutte nel compimento del dovere. Due fatti sono da segnalarsi negli ultimi giorni di quella settimana santa.

La sera del giovedì santo, 13 aprile 1922, Josefa scriveva: «Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, ma un poco più alto di statura, molto bello, con un'espressione di pace nella fisionomia che attraeva. Indossava una tunica di colore rosso violaceo scuro. In mano aveva una corona di spine simile a quella che Gesù mi portava nel passato». «- Sono il Discepolo del Signore - disse. - Sono Giovanni l'Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del divino Maestro». «Mi diede la corona ed egli stesso me la posò sul capo». Josefa lì per lì fu turbata da questa apparizione inaspettata, ma a poco a poco si rassicurò sentendosi pervasa da una dolce pace. Si fece ardita e osò confidare al celeste visitatore l'angoscia che l'opprimeva per tutto ciò che il demonio le faceva soffrire. «- Non temere. L'anima tua è un giglio che Gesù custodisce nel suo Cuore», le risponde l'Apostolo vergine. Poi continua: «Sono stato mandato per rivelarti qualcuno dei sentimenti che traboccavano dal Cuore del Maestro in questo gran giorno. «L'amore stava per separano dai suoi discepoli dopo di averlo battezzato con un battesimo di sangue. Ma l'amore lo spingeva a rimanere con essi e l'amore gli fece inventare il sacramento dell'Eucaristia. «Quale lotta sorse allora nel suo Cuore!! Come si sarebbe riposato nelle anime pure! Ma quanto la sua passione si sarebbe prolungata nei cuori contaminati! «L'anima sua esultava all'avvicinarsi del momento in cui sarebbe ritornato al Padre, ma come fu stritolata dal dolore vedendo uno dei Dodici, scelto da lui, tradirlo a morte e, per la prima volta, rendere inutile il suo sangue per la salvezza di un'anima! «Il suo Cuore si consumava di amore, ma la poca corrispondenza delle anime da Lui tanto amate immergeva questo stesso amore nella più profonda amarezza... E che dire dell'ingratitudine e della freddezza di tante anime consacrate?» «Così dicendo, disparve in un lampo».

Questa celeste apparizione consolò Josefa un istante, ricordandole l'invito alla riparazione che dall'Eucaristia si rivolge alle anime consacrate. Ma la sera stessa la corona di spine spariva, lasciandola in un'ansiosa perplessità. Il demonio semina il dubbio e l'inquietudine nell'anima della sua vittima. Una domanda assillante si presenta al suo spirito: sono zimbello d'illusione e menzogna? Tutte queste visioni dell'al di là sono fantasmagorie delle mia immaginazione?... il prodotto di una natura squilibrata o di una incosciente suggestione? Tali punti interrogativi non si presentavano soltanto a lei. Niente in questa creatura può, neppure da lontano, fisicamente o moralmente, dare motivo a incertezze. Tuttavia la prudenza che la circonda veglia senza posa e aspetta un segno autentico che permetta di discernere e di affermare in lei l'azione diretta del demonio. Dio sta per darlo, troncando ogni dubbio. Il sabato Santo, 15 aprile, verso le quattro del pomeriggio, dopo aver trascorso i due giorni precedenti in dolorosi combattimenti, ode, mentre è occupata nel cucire, i rumori che preannunziano l'inferno. Sostenuta dall'obbedienza resiste con la più grande energia per sottrarsi al demonio che si avvicina e infine l'atterra. Allora, come sempre, il suo corpo sembra restare inanimato. Inginocchiate vicino a lei, le Madri pregano chiedendo al Signore di non lasciare incertezze sul mistero che si svolge sotto i loro occhi. Improvvisamente, al lieve sussulto abituale, si accorgono che Josefa sta per riprendere vita. Il suo viso disfatto lascia intuire ciò che ha visto e sofferto. Ad un tratto, portando vivacemente la mano al petto grida: «Chi mi brucia?». Ma non vi è nessun fuoco lì. L'abito religioso è intatto. Si spoglia rapidamente; un odore di fumo acre e fetido si diffonde nella cella e si vede bruciarle addosso la camicia e la maglia! Una larga ustione resta «vicino al cuore», come dice lei, attestando la realtà di quel primo attentato di Satana. Josefa ne è sconvolta: «Preferisco partire - scrive nel primo momento - che essere più a lungo lo zimbello del demonio!». La fedeltà divina nel manifestare tangibilmente la potenza diabolica sarà di conforto nei mesi seguenti. Dieci volte Josefa sarà bruciata: questo fuoco lascerà tracce non solo sugli abiti, ma ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi, imprimeranno sul suo corpo cicatrici che ella porterà con sé nella tomba. Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che sostenne quegli assalti per rimanere fedele all'opera di Amore.


13 AGOSTO.

Suor Maria della Croce

Ho tante cose da dirvi che voi sola e il Padre comprenderete. Avete pensato a ringraziare il buon Dio dell'avervelo inviato? Pregate per lui tutti i giorni.

- Qual'è il miglior modo di glorificare San Michele?

R... Il modo più efficace di glorificarlo in Cielo e sulla terra è di raccomandare il più possibile la devozione alle anime del Purgatorio e di far conoscere il grande ufficio ch'egli esercita presso le anime purganti. È lui incaricato da Dio di condurle al luogo di espiazione e d'introdurle, dopo l'espiazione, nell'eterna dimora. Ogniqualvolta un'anima viene ad accrescere il numero degli eletti, il buon Dio è da lei glorificato e codesta gloria ricade, in certo qual modo, sul glorioso ministro del Cielo. È un onore per lui il presentare al Signore delle anime che si accingono a cantare le sue misericordie e ad unire la loro riconoscenza a quella degli eletti per tutta un'eternità. Non sono capace di farvi comprendere tutto l'amore che il celeste Arcangelo ha per il suo divin Signore, né quello che, a sua volta, ha Dio per san Michele, come altresì l'amore, la grande pietà che il Santo Arcangelo ha verso di noi. Egli c'incoraggia nelle sofferenze, parlandoci del Cielo. Dite al Padre... che, se vuol far cosa grata a san Michele, raccomandi istantemente la devozione alle anime del Purgatorio. Nel mondo non ci si pensa. Alla morte dei propri parenti e degli amici, si fanno alcune preghiere, si piange alcuni giorni, ed è bell'e finita! Le anime vengono abbandonate; è vero che esse lo meritano, perché sulla terra non hanno pregato per i defunti, ed il divin Giudice non ci dà nell'altro mondo che quanto avremo fatto in questo. Le persone che hanno dimenticato le anime purganti vengono a loro volta dimenticate, ed è giusto, ma se si avesse loro suggerito di pregare per i defunti, se si fosse loro fatto conoscere un po' cos'è il Purgatorio, forse avrebbero agito diversamente.

Quando il buon Dio lo permette, possiamo comunicare direttamente con l'Arcangelo nel modo in cui gli spiriti e le anime comunicano tra loro.

- Come vien festeggiato san Michele in Purgatorio?

R... Il giorno della sua festa, san Michele è venuto in Purgatorio ed è ritornato in Cielo con molte anime, la maggior parte delle quali gli erano state devote durante la loro vita.

- Qual gloria riceve san Michele dalla sua festa in terra?

R... Quando sulla terra si festeggia un Santo, questi ne riceve in Cielo una gloria accidentale. Anche se non lo si festeggiasse, in memoria di qualche atto eroico da lui compiuto in vita o della gloria procurata al buon Dio in qualche occasione, in memoria di questo, egli riceve ugualmente in Cielo una ricompensa speciale in quella evenienza; tale ricompensa consiste in un aumento di gloria accidentale, unita a quella che gli procura la memoria che si fa di lui sulla terra. La gloria accidentale che riceve l'Arcangelo è superiore a quella degli altri Santi, poiché la gloria, di cui vi parlo, è proporzionata alla grandezza del merito di colui che la riceve, come anche al valore dell'atto che ha meritato detta ricompensa.

- Conoscete voi le cose della terra?

R... Le conosco tanto quanto vuole il buon Dio e la mia conoscenza è limitata. Ho conosciuto qualche cosa a riguardo della Comunità, e basta. Ignoro quel che avviene nelle anime delle altre persone, ad eccezione di voi sola; e questo, lo permette il buon Dio per la vostra perfezione. Quel che talvolta vi ho detto a riguardo di alcune persone in particolare e che vi dirò ancora, il buon Dio me lo fa conoscere lì per lì; ma, tranne questo, non so altro. Alcune anime hanno conoscenze più estese che non io. Tutto questo è proporzionato al merito. Così, a riguardo dei parenti di vostro padre, in questo momento non conosco la volontà del buon Dio su di essi... La conoscerò in appresso? Non lo so. Pregherò il buon Dio per essi e li raccomanderò a san Michele.

Quanto ai gradi del Purgatorio, posso parlarvene perché vi son passata. Nel grande Purgatorio vi sono diversi gradi. Nel più basso e più tormentoso, che è un inferno momentaneo, si trovano i peccatori che hanno commesso delitti enormi durante la vita e che la morte ha sorpreso in quello stato, senza dar loro che il tempo di appena ravvedersi. Essi sono stati salvati come per miracolo, sovente per le preghiere di parenti pii o di altre persone. Talvolta non hanno potuto neppur confessarsi e il mondo li crede perduti, ma il buon Dio, la cui misericordia è infinita, ha dato loro, al momento della morte, la contrizione necessaria per esser salvi, in vista di una o di alcune azioni da essi compiute durante la vita. Per tali anime, il Purgatorio è terribile. È l'inferno, con la differenza che in inferno si maledice il buon Dio, mentre nel Purgatorio Lo si benedice e Lo si ringrazia di averci salvato. Di poi vengono le anime che, senza aver commesso grandi colpe come le prime, sono state indifferenti per il buon Dio; durante la vita non hanno punto soddisfatto al precetto pasquale e, convertite parimenti in punto di morte, sovente non avendo neppure potuto comunicarsi, sono nel Purgatorio in isconto della loro lunga indifferenza, sofferenti pene inaudite, abbandonate, senza preci... o, se se ne fanno per loro, esse non possono trarne profitto.

Infine poi, vi sono ancora in detto Purgatorio, Religiosi e Religiose tiepide, dimentiche dei propri doveri, indifferenti per Gesù; sacerdoti, che, non avendo esercitato il loro ministero con la riverenza dovuta alla Maestà Sovrana, non hanno fatto amare abbastanza il buon Dio dalle anime, loro affidate. Io ho appartenuto a codesto grado.

Nel secondo Purgatorio si trovano le anime di coloro che muoiono colpevoli di peccati veniali non espiati prima della morte, ovvero di peccati mortali rimessi, ma di cui non hanno pienamente soddisfatto la giustizia divina. Vi sono anche in detto Purgatorio diversi gradi secondo i meriti delle persone. Così il Purgatorio delle persone consacrate o che hanno ricevuto più grazie è più lungo e più penoso di quello della comune delle anime.

Infine il Purgatorio di desiderio, che vien chiamato Vestibolo. Ben poche persone lo evitano; per evitarlo, bisogna aver desiderato ardentemente il Cielo e la visione del buon Dio, e questo è raro, più raro che non si creda, poiché molte persone, anche pie, hanno paura del buon Dio e non desiderano con abbastanza ardore il Cielo. Detto Purgatorio ha il suo martirio ben doloroso al par degli altri; esser privi della visione del buon Gesù, qual sofferenza!

- Vi conoscete tra voi nel Purgatorio?

R... Sì, come si conoscono le anime. Non esistono più nomi nell'altro mondo. Non bisogna paragonare il Purgatorio con la terra. Quando l'anima è libera e sciolta dal suo involucro mortale, il di lei nome vien sepolto nella tomba insieme col corpo. Io vi spiego ben poco cos'è il Purgatorio e voi lo capite un po' più degli altri, per la luce che il buon Dio vi concede. Ma cos'è questo poco paragonato alla realtà? Noi siam qui perdute nella volontà del buon Dio, mentre sulla terra, per quanto santi si sia, si conserva sempre la propria volontà. Noi invece non ne abbiamo più. Conosciamo e sappiamo solo quel che piace a Dio di farci conoscere e nulla più.

- Parlate tra voi nel Purgatorio?

R... Le anime comunicano tra loro quando il buon Dio lo permette, secondo il modo di comunicare delle anime, ma senza parole...

... Si, è vero ch'io vi parlo, ma siete voi uno spirito? Mi comprendereste, se non pronunziassi le parole?...

Ma quanto a me, poiché così vuole il buon Dio, vi comprendo senza che pronunziate le parole con le labbra. Nondimeno si dà comunicazione tra anime, tra spiriti, anche senza esser morti. Così, quando avete un buon pensiero, un buon desiderio, vi sono stati comunicati sovente dal vostro buon Angelo o da qualche altro Santo, talvolta dal buon Dio stesso: ecco il linguaggio delle anime.

Dove si trova il Purgatorio? È denso in un luogo ristretto?

R... Si trova nel centro della terra vicino all'inferno (come lo avete visto un giorno dopo la santa Comunione). Le anime vi stanno come in un luogo ristretto, se si considera la moltitudine che vi si trova, poiché vi sono migliaia e migliaia di anime, ma quanto spazio occorre per un'anima? Ogni giorno ve ne giungono parecchie migliaia e la maggior parte vi rimane da trenta a quarant'anni; altre molto più a lungo ancora ed altre meno. Vi dico questo secondo i calcoli della terra, poiché qui è tutt'altra cosa. Ah, se si sapesse, se si conoscesse il Purgatorio e quando si pensa che è per propria colpa che ci si trova! Io ci sono da otto anni. Mi sembra che sian passati dieci mila anni!...

Oh, mio Dio! Riferite esattamente tutto questo al vostro Padre!... Apprenda egli da me cos'è questo luogo di sofferenza, al fine di farlo maggiormente conoscere in avvenire. Egli potrà sperimentar da sé quanto sia giovevole la devozione alle anime del Purgatorio.

Il buon Dio sovente concede più grazie per la mediazione di codeste anime sofferenti che di quelle degli stessi Santi. Quando egli vorrà ottenere una cosa con più sicurezza, si rivolga di preferenza alle anime che hanno maggiormente amato la Santa Vergine e che, per conseguenza, questa buona Madre desidera liberare, e lui stesso vi potrà dire se se ne trovi bene. Vi sono anche delle anime che non dimorano nel Purgatorio propriamente detto. Così io, durante il giorno, vi accompagno dovunque andiate, ma quando riposate, la notte, soffro di più; mi ritrovo nel Purgatorio. Altre anime fanno talvolta il loro Purgatorio nei luoghi ove esse han peccato, a piè dei santi altari nei quali si conserva il Santo Sacramento, ma, dovunque esse si trovino, portano sempre seco le proprie sofferenze, un po' meno intense tuttavia che nel vero Purgatorio.

Il Padre (spirituale) ha avuto ben ragione di dirvi di non mai cercar altro che la santa volontà del buon Dio in tutto quel che farete. Questo costituirà per voi la felicità: vedete la sua volontà in tutto quel che vi accade, pene e gioie. Tutto proviene da Gesù ugualmente. Oh! siate buona, doppiamente buona, per far piacere al buon Dio, a Lui che è sì buono per voi! Tenete sempre gli occhi dell'anima fissi su Lui per prevenire il minimo suo desiderio. Andate anche oltre, al fine di farGli piacere. Più voi cercherete di farGliene, più Egli ne farà a voi. Il buon Dio non si lascerà vincere in generosità, al contrario! Egli dà sempre più che non Gli si dia. Siate dunque ingegnosa a spendervi per il suo amore e per la sua gloria.

L'inglese che è annegata presso Monte San Michele è andata in Cielo direttamente. Ella ha avuto la contrizione richiesta al momento della morte e al tempo stesso il battesimo di desiderio. Tutto è avvenuto così per l'intervento di San Michele. Felice naufragio!

Quanto al Padre che si è ritirato, San Michele non ne è rimasto soddisfatto, ma il buon Dio ha lasciato a ognuno la propria libertà. Egli vuole al suo servizio unicamente persone che Gliene facciano liberamente l'omaggio senza mai più volgersi indietro.

Dite al Padre P. da parte del buon Dio che seguiti con gran coraggio in tutto quel che ha intrapreso per Lui, ma che sia prudente, vale a dire, che non faccia più di quanto comportino le sue forze. Io prego, ve l'ho già detto, per tutte le sue intenzioni, e anche per lui, come parimenti per voi.

Pio IX è andato direttamente in Cielo; il suo Purgatorio è stato fatto sulla terra.

- Come sapete voi che M.P. è andato direttamente in Cielo, dal momento che non lo avete visto passare per il Purgatorio?

R... Il buon Dio me lo ha fatto conoscere ed è Lui altresì che, per sua bontà, permette ch'io sappia quel che mi chiedete, quando non lo abbia visto e sperimentato da me stessa. La giustizia del buon Dio ci trattiene in Purgatorio, è vero, e noi lo meritiamo, ma siate certa che la sua misericordia e il suo cuore paterno non ci lasciano lì senza alcuna consolazione. Noi desideriamo con ardore il completo raggiungimento con Gesù, ma Egli lo desidera quasi al par di noi. Sulla terra sovente Lui si comunica in un modo intimo ad alcune anime (poiché poche vogliono ascoltarLo) e si compiace di svelar loro i suoi segreti. Le anime che ricevono i suoi favori son quelle che cercano di esserGli accette in tutta la loro condotta e che vivono e respirano solo per Gesù e per farGli piacere. In Purgatorio vi sono anime molto colpevoli, ma pentite, e, nonostante i peccati da espiare, sono confermate in grazia e non possono più peccare: son perfette. Ebbene, via via che l'anima si purifica nel luogo di espiazione, essa comprende meglio, ma senza vedersi, perché allora non vi sarebbe più Purgatorio. Se in Purgatorio non conoscessimo il buon Dio più che sulla terra, le nostre pene non sarebbero così grandi né si atroce il nostro supplizio; quel che costituisce il nostro principale tormento è l'assenza di Colui che è l'unico oggetto dei nostri sì persistenti desideri!

- E quando un'anima è destinata ad avere un posto più bello in Cielo, non ha anche in Purgatorio un numero più grande di grazie che non tante altre?

R... Certo, più un'anima è destinata ad occupare un posto elevato in Cielo e, per ciò stesso, a meglio conoscervi il suo Dio, più vaste parimenti sono le sue conoscenze e più intima la sua unione con Lui nel luogo di espiazione. Tutto qui è proporzionato al merito.

I tre amici di V.P. sono in Cielo da lungo tempo.

- Ebbene, cos'è avvenuto delle preghiere che il Padre P. ha fatto per essi?

R... Le persone che sono in Cielo e per le quali si prega sulla terra possono disporre di codeste preghiere per le anime cui desiderano applicarle. È un ricordo ben dolce per le anime dell'altro mondo il vedere che parenti od amici non le dimenticano sulla terra, benché esse non abbiano più bisogno di preghiere. In contraccambio, esse non sono ingrate.

I giudizi del buon Dio sono ben diversi da quelli della terra. Egli tien conto del temperamento, del carattere, di quel che si fa per leggerezza o per pura malizia. A Lui, che conosce il fondo dei cuori, non è difficile vedere quel che avviene (nelle anime); è molto buono Gesù, ma nondimeno anche molto giusto!

Che distanza c'è tra la terra che abitiamo ed il Purgatorio?

R... Il Purgatorio sta nel centro del globo. La terra stessa non è forse un Purgatorio? Tra le persone che l'abitano, le une ve lo fanno interamente mediante la penitenza volontaria o accettata: tali persone, dopo la loro morte, vanno immediatamente in Cielo; le altre ve lo cominciano, poiché la terra è certo un luogo di sofferenza, ma codeste anime, non avendo abbastanza generosità, vanno a terminare il loro Purgatorio della terra nel vero Purgatorio.

- Le morti subitanee e impreviste sono una giustizia o una misericordia del buon Dio?

R... Codesto genere di morti talvolta sono una giustizia e talvolta una misericordia. Quando un'anima è timida e Dio sa che è preparata e pronta a comparire dinanzi a Lui, per risparmiarle gli spaventi che potrebbe provare all'ultimo momento, la porta via da questo mondo con una morte subitanea. Talvolta anche il buon Dio prende le anime nella sua giustizia. Esse non sono per questo del tutto perdute, ma private degli ultimi Sacramenti o ricevendoli in fretta, senza essersi preparate all'ultimo passo, il loro Purgatorio è molto più doloroso e si prolunga maggiormente. Altre, avendo colmato la misura dei loro delitti ed essendo rimaste sorde a tutte le grazie divine, il buon Dio le toglie dalla terra affinché non vi provochino ancor di più la sua vendetta.

- Il fuoco del Purgatorio è un fuoco come quello della terra?

R... Si, con la differenza che il fuoco del Purgatorio è un purificatore della giustizia di Dio e quello della terra è ben tollerabile paragonato a quello del Purgatorio. È un'ombra a confronto dei grandi bracieri della giustizia divina.

- Come dunque un'anima può bruciare?

R... Per un giusto permesso del buon Dio; l'anima che è stata la vera colpevole, poiché il corpo non ha fatto che obbedirle (infatti qual male vedete commettere da un corpo morto?), l'anima soffre come se fosse il corpo che soffrisse.

- Ditemi, che cosa avviene all'agonia e dopo? L'anima si trova nella luce o nelle tenebre? Sotto qual forma viene pronunciata la sentenza?

R... Io non ho avuto agonia, voi lo sapete, ma posso dirvi che in quell'ultimo momento decisivo il demonio sfoga tutta la sua rabbia attorno ai morenti. Il buon Dio, per fare acquistar maggior merito alle anime, permette che subiscano quelle ultime prove, quegli ultimi combattimenti: le anime forti e generose, al fine d'avere un posto ancor più bello in Cielo, hanno sovente, al termine della loro vita e nelle ansie della morte, simili terribili lotte contro l'angelo delle tenebre (voi ne siete stata testimone), ma ne escono vittoriose. Il buon Dio non permette che un'anima, che si è data tutta a Lui durante la vita, perisca in quegli ultimi momenti. Le persone che hanno amato la Santa Vergine, che L'hanno invocata tutta la loro vita, ricevono da Lei molte grazie nelle ultime lotte. La stessa cosa si verifica anche per quelle che sono state devote di San Giuseppe, di San Michele o di qualche altro Santo. Allora soprattutto, come già vi ho detto, si è felici di avere un intercessore presso Dio in quel penoso momento. Vi sono anime che muoiono tranquille, senza provar nulla di quel che vi ho detto. Il buon Dio ha i suoi disegni in tutto: Egli fa o permette tutto per il bene particolare di ciascuno.

Come dirvi e descrivervi quel che avviene dopo l'agonia? Non è possibile comprenderlo bene senza esserci passati. Nondimeno cercherò di spiegarvelo meglio che posso. L'anima, nel lasciare il corpo, si trova tutta perduta, tutta investita (se così posso dire) da Dio. Essa si trova in una luce tale che in un batter d'occhio vede tutta la sua vita e, in conseguenza, quel che merita. Lei stessa in questa visione sì chiara pronunzia la propria sentenza.

L'anima non vede il buon Dio, ma è annientata dalla sua presenza. Se è un'anima colpevole come lo ero io e che, per conseguenza, ha meritato il Purgatorio, essa è talmente oppressa sotto il peso dei peccati che le restano da espiare, che da se stessa si sprofonda nel Purgatorio.

Allora solamente si comprende il buon Dio, il suo amore per le anime e quale disgrazia sia il peccato agli occhi della sua Maestà Divina. San Michele è là quando l'anima lascia il corpo; lui solo io ho visto e vedono tutte le anime. Egli è come il testimone e l'esecutore della giustizia divina. Io ho visto anche il mio angelo custode.

Questo è per farvi comprendere come possa dirsi che San Michele porti le anime in Purgatorio... poiché un'anima non si porta, ma è pur vero, nel senso ch'egli è là, presente all'esecuzione della sentenza. Tutto quel che avviene nell'altro mondo è un mistero per il vostro.

E quando trattasi di un'anima che va direttamente in Cielo?

R... Per quest'anima, l'unione cominciata con Gesù continua alla morte: ecco il Cielo, ma l'unione del Cielo è ben più intima di quella della terra.

Perché oggi avete agito in tal modo col buon Dio? Egli non è contento della vostra condotta. Egli che è si buono con voi; questa è ingratitudine da parte vostra. E per qual motivo investigate la condotta altrui? Badate soltanto alla vostra: ciò basta. Non tutti hanno la stessa testa e, se voi aveste dovuto perderla da sette anni che vi parlo, dopo tutte le paure avute, già da lungo tempo ciò sarebbe avvenuto. Rassicuratevi, dunque, e non ricominciate mai più ad agire come oggi!

Avete ben ragione di non amare le estasi. Certo, bisogna accettarle quando il buon Dio le manda, ma Egli non vuole che si desiderino. Non son queste cose che condurranno al Cielo. Una vita mortificata, umile, è più da desiderarsi e molto più sicura. È vero che molti Santi hanno avuto rivelazioni ed estasi, ma era questa una ricompensa che il buon Dio dava loro dopo lunghe lotte e una vita di rinunzia, od ancora perché voleva servirsi di loro per grandi cose in vista della sua gloria; e tutto ciò avveniva senza strepito, senza fasto, nel silenzio dell'orazione, e, quando venivano scoperti, rimanevano tutti confusi e non ne parlavano che per obbedienza.

Il buon Dio vi ha stritolata in passato, ma premunitevi di pazienza e siate ben coraggiosa perché vi stritolerà ancora in avvenire.

Dite alla Madre Superiora che qualora incontri delle anime dal carattere e dal temperamento di Suor X..., stia attenta e non ascolti tutto quel che vorrebbero pur dirle.

Riguardo a quanto mi dite, state tranquilla. Ecco in qual modo si può sapere che una grazia vi è concessa dal buon Dio. Tali grazie vi giungono e si riversano su voi come un acquazzone che vi sorprende nel mezzo d'un bel giorno, mentre il cielo sembra quasi sereno. Non si deve allora temere di aver cercato d'ottenerle; ad esse non si pensava. Voi avete osservato questo più volte. La cosa è ben differente quando si tratta delle grazie che si credono concesse da Gesù, mentre invece non sono che il frutto d'una immaginazione che molto ha lavorato per produrle. Dette grazie sarebbero da temersi, perché sovente il demonio s'inframmette e profitta d'un cervello debole, d'un temperamento fiacco, d'un giudizio non troppo retto; allora egli inganna quelle povere anime che, del resto, non commettono peccato, purché sottostiano ai consigli delle persone che le dirigono, e posso attestarvi che ve ne sono molte nel mondo d'oggi. Il demonio agisce in tal modo al fine di far cadere in ridicolo la religione!

Poche persone amano il buon Dio come Egli vuole. Esse, credendo di cercar il buon Dio, cercano se stesse e vagheggiano una santità che non è la vera!

- Ditemi, dunque, in che consiste la vera santità?

R... Voi ben lo sapete; ma, poiché lo desiderate, ve lo ripeterò, ve l'ho, infatti, già detto più volte: la vera santità consiste nel rinnegarsi dalla mattina alla sera, nel vivere di sacrificio, nel saper costantemente metter da parte l'io umano, nel lasciarsi lavorare dal buon Dio così com'Egli vuole, nel ricevere le grazie, che ci provengono dalla sua bontà, con una profonda umiltà, riconoscendosene indegni, nel tenersi il più possibile alla santa presenza del buon Dio, nel compiere tutte le proprie azioni sotto il suo sguardo divino, non cercando che Lui qual testimonio dei propri sforzi e per unica ricompensa; inoltre in tutte le altre cose che già vi ho detto. Questa è la santità che Gesù vuole ed esige dalle anime che desiderano essere unicamente sue e vivere della sua vita. Il resto non è che illusione.

Alcune anime scontano il loro Purgatorio sulla terra mediante la sofferenza, altre mediante l'amore, poiché l'amore ha veramente anch'esso il suo martirio. L'anima, che cerca realmente d'amare Gesù, s'avvede che, con tutti i suoi sforzi, non L'ama quanto desidererebbe, e ciò costituisce per essa un continuo martirio, causato unicamente dall'amore e non esente da grandi dolori! È, come vi ho detto, un po' lo stato di un'anima del Purgatorio che si slancia incessantemente verso Colui che è il suo unico desiderio, e che se ne vede al tempo stesso respinta, perché la sua espiazione non è compiuta.

Domandate alla Madre Superiora di rileggere quel che vi dico di tempo in tempo in luogo della lettura. Prendete un giorno ogni settimana, il giovedì per esempio, poiché a che serve lo scrivere, se non rileggete mai (quanto avete scritto)? Finireste col dimenticarlo, e non è a questo scopo che ve lo dico, ma affinché ne ricaviate profitto.

- Se non avessi parlato a nessuno di quanto mi avete detto dacché vi odo, quale ne sarebbe stata la conseguenza? Sapete bene che avevo gran desiderio di serbar tutto per me sola!

R... Eravate libera di serbar tutto per voi sola, ma se non ne aveste parlato, vi avrei consigliato a farlo, perché il buon Dio non ha mai concesso che la perfezione di alcun uomo venisse direttamente dal Cielo. Siccome questi abita in terra, Dio vuole che sulla terra finisca di perfezionarsi seguendo i consigli che permette gli siano dati a tale scopo. Avete dunque fatto bene a palesare quel che tanto vi costava dire. Del resto, tutto questo non proviene da voi, e il buon Dio, che dirige tutto al bene di coloro che ama, sa al tempo stesso trarne la sua gloria.