Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 26° settimana del tempo ordinario (Santi Angeli Custodi)
Vangelo secondo Marco 11
1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.
15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.
20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
Tobia 1
1Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio di Àduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Àsiel, della tribù di Nèftali.2Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet.
3Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine.4Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future.5Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re d'Israele aveva fabbricato in Dan.6Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una legge perenne prescritta a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore.7Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare. Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e la spendevo ogni anno a Gerusalemme.8La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano.9Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia.10Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e quelli della mia gente mangiavano i cibi dei pagani;11ma io mi guardai bene dal farlo.12Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore,13l'Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a trattare gli affari.14Venni così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, presso Gabael, un mio parente figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci talenti d'argento.15Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib. Allora le strade della Media divennero impraticabili e non potei più tornarvi.16Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quelli della mia gente;17donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo.18Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava.19Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga.20I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo la moglie Anna con il figlio Tobia.21Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell'Ararat. Gli successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Ànael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale degli affari.22Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achikar era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della contabilità e Assarhaddon l'aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno della mia parentela.
Qoelet 8
1Chi è come il saggio?
Chi conosce la spiegazione delle cose?
La sapienza dell'uomo ne rischiara il volto,
ne cambia la durezza del viso.
2Osserva gli ordini del re e, a causa del giuramento fatto a Dio,3non allontanarti in fretta da lui e non persistere nel male; perché egli può fare ciò che vuole.4Infatti, la parola del re è sovrana; chi può dirgli: "Che fai?".5Chi osserva il comando non prova alcun male; la mente del saggio conosce il tempo e il giudizio.6Infatti, per ogni cosa vi è tempo e giudizio e il male dell'uomo ricade gravemente su chi lo fa.7Questi ignora che cosa accadrà; chi mai può indicargli come avverrà?8Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della sua morte, né c'è scampo dalla lotta; l'iniquità non salva colui che la compie.
9Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando l'uomo domina sull'altro uomo, a proprio danno.10Frattanto ho visto empi venir condotti alla sepoltura; invece, partirsene dal luogo santo ed essere dimenticati nella città coloro che avevano operato rettamente. Anche questo è vanità.11Poiché non si dà una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore dei figli dell'uomo è pieno di voglia di fare il male;12poiché il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui,13e non sarà felice l'empio e non allungherà come un'ombra i suoi giorni, perché egli non teme Dio.14Sulla terra si ha questa delusione: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dagli empi con le loro opere, e vi sono empi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità.
15Perciò approvo l'allegria, perché l'uomo non ha altra felicità, sotto il sole, che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole.
16Quando mi sono applicato a conoscere la sapienza e a considerare l'affannarsi che si fa sulla terra - poiché l'uomo non conosce riposo né giorno né notte -17allora ho osservato tutta l'opera di Dio, e che l'uomo non può scoprire la ragione di quanto si compie sotto il sole; per quanto si affatichi a cercare, non può scoprirla. Anche se un saggio dicesse di conoscerla, nessuno potrebbe trovarla.
Salmi 137
1Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
2Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
3Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
"Cantateci i canti di Sion!".
4Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
5Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6mi si attacchi la lingua al palato,
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
7Ricordati, Signore, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme,
dicevano: "Distruggete, distruggete
anche le sue fondamenta".
8Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
9Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sbatterà contro la pietra.
Geremia 15
1Il Signore mi disse: "Anche se Mosè e Samuele si presentassero davanti a me, io non mi piegherei verso questo popolo. Allontanali da me, se ne vadano!"2Se ti domanderanno: "Dove andremo?" dirai loro: Così dice il Signore:
Chi è destinato alla peste, alla peste,
Chi alla spada, alla spada,
chi alla fame, alla fame,
chi alla schiavitù, alla schiavitù.
3Io manderò contro di loro quattro specie di mali - parola del Signore -: la spada per ucciderli, i cani per sbranarli, gli uccelli dell'aria e le bestie selvatiche per divorarli e distruggerli.4Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra a causa di Manàsse figlio di Ezechia, re di Giuda, per ciò che egli ha fatto in Gerusalemme.
5Chi avrà pietà di te, Gerusalemme,
chi ti compiangerà?
Chi si volterà
per domandarti come stai?
6Tu mi hai respinto,
dice il Signore,
mi hai voltato le spalle
e io ho steso la mano su di te per annientarti;
sono stanco di avere pietà.
7Io li ho dispersi al vento con la pala
nelle città della contrada.
Ho reso senza figli e ho fatto perire il mio popolo,
perché non abbandonarono le loro abitudini.
8Le loro vedove sono diventate
più numerose della sabbia del mare.
Ho mandato sulle madri e sui giovani
un devastatore in pieno giorno;
d'un tratto ho fatto piombare su di loro
turbamento e spavento.
9È abbattuta la madre di sette figli,
esala il suo respiro;
il suo sole tramonta quando è ancor giorno,
è coperta di vergogna e confusa.
Io consegnerò i loro superstiti alla spada,
in preda ai loro nemici". Oracolo del Signore.
10Me infelice, madre mia, che mi hai partorito
oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese!
Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno,
eppure tutti mi maledicono.
11Forse, Signore, non ti ho servito del mio meglio,
non mi sono rivolto a te con preghiere per il mio nemico,
nel tempo della sventura e nel tempo dell'angoscia?
12Potrà forse il ferro spezzare
il ferro del settentrione e il bronzo?
13"I tuoi averi e i tuoi tesori
li abbandonerò al saccheggio,
non come pagamento, per tutti i peccati
che hai commessi in tutti i tuoi territori.
14Ti renderò schiavo dei tuoi nemici
in una terra che non conosci,
perché si è acceso il fuoco della mia ira,
che arderà contro di voi".
15Tu lo sai, Signore,
ricordati di me e aiutami,
vendicati per me dei miei persecutori.
Nella tua clemenza non lasciarmi perire,
sappi che io sopporto insulti per te.
16Quando le tue parole mi vennero incontro,
le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore,
perché io portavo il tuo nome,
Signore, Dio degli eserciti.
17Non mi sono seduto per divertirmi
nelle brigate di buontemponi,
ma spinto dalla tua mano sedevo solitario,
poiché mi avevi riempito di sdegno.
18Perché il mio dolore è senza fine
e la mia piaga incurabile non vuol guarire?
Tu sei diventato per me un torrente infido,
dalle acque incostanti.
19Ha risposto allora il Signore:
"Se tu ritornerai a me, io ti riprenderò
e starai alla mia presenza;
se saprai distinguere ciò che è prezioso
da ciò che è vile,
sarai come la mia bocca.
Essi torneranno a te,
mentre tu non dovrai tornare a loro,
20ed io, per questo popolo, ti renderò
come un muro durissimo di bronzo;
combatteranno contro di te
ma non potranno prevalere,
perché io sarò con te
per salvarti e per liberarti.
Oracolo del Signore.
21Ti libererò dalle mani dei malvagi
e ti riscatterò dalle mani dei violenti".
Prima lettera ai Corinzi 3
1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo.2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete;3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?
4Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini?
5Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso.6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere.7Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere.8Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro.9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce.11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia,13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa;15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente;19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:
'Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia'.
20E ancora:
'Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani'.
21Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro:22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro!23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Capitolo XIII: Mettersi al di sotto di tutti in umile obbedienza, sull’esempio di Gesù Cristo
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, colui che tenta di sottrarsi all'obbedienza si sottrae anche alla grazia. Colui che cerca il bene suo personale perde anche il bene che è proprio del vivere in comune. Colui che non si sottopone lietamente e spontaneamente al suo superiore, dimostra che la carne non gli obbedisce ancora perfettamente, ma spesso recalcitra e mormora. Impara dunque a sottometterti prontamente al tuo superiore, se vuoi soggiogare la tua carne. Infatti, il nemico di fuori lo si vincerà più presto, se sarà stato sconfitto l'uomo interiore. Non c'è peggiore e più insidioso nemico dell'anima tua, di te stesso, quando il corpo non si accorda con lo spirito. Per avere vittoria sulla carne e sul sangue, devi assumere un totale e vero disprezzo di te. Tu hai ancora invece un eccessivo e disordinato amore di te stesso; per questo sei tanto esitante a rimetterti interamente alla volontà degli altri.
2. Ma che c'è di strano, se tu, polvere e nulla, ti sottoponi a un uomo, per amore di Dio, quando io, onnipotente ed altissimo, che dal nulla ho creato tutte le cose per amor tuo, mi feci piccolo fino a sottopormi all'uomo? Mi sono fatto l'ultimo e il più piccolo di tutti, proprio perché, per questo mio abbassarmi, tu potessi vincere la tua superbia. Impara ad obbedire, tu che sei polvere; impara ad umiliarti, tu che sei terra e fango; impara a piegarti sotto i piedi di tutti, a disprezzare i tuoi desideri e a metterti in totale sottomissione. Insorgi infiammato contro te stesso, e non permettere che in te si annidi la tumefazione della superbia. Dimostrati così basso e così piccolo che tutti possano camminare sopra di te e possano calpestarti come il fango della strada. Che hai da lamentare tu, uomo da nulla. Che hai tu, immondo peccatore, da contrapporre a coloro che ti accusano; tu, che tante volte hai offeso Dio, meritando assai spesso l'inferno? Ma, ecco, apparve preziosa al mio sguardo l'anima tua; ecco il mio occhio ebbe compassione di te, così che, conoscendo il mio amore, tu avessi continua gratitudine per i miei benefici ed abbracciassi, senza esitare, un'umile sottomissione, nella paziente sopportazione dell'altrui disprezzo.
DISCORSO 228 NEL GIORNO DI PASQUA AL POPOLO E AI NEOFITI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaI fedeli diano esempio di rettitudine ai neofiti.
1. Dopo la fatica della notte scorsa, siccome lo spirito è pronto ma la carne è debole 1, non debbo trattenervi con un lungo discorso; però un discorso ve lo debbo. Questi giorni in cui, dopo la passione di nostro Signore, cantiamo a Dio Alleluia, sono per noi di festa e di letizia, e questo fino a Pentecoste, quando dal cielo ci è stato mandato lo Spirito Santo promesso. Di questi giorni i primi sette o otto sono riservati ai sacramenti dei neofiti. Costoro fino a poco fa si chiamavano competenti; ora si chiamano neofiti. Si chiamavano competenti perché, petendo (= chiedendo), bussavano alle viscere materne per venire alla luce. Ora si chiamano neofiti perché ormai sono nati a Cristo, mentre prima erano nati [solo] al secolo. In essi è tutto nuovo ciò che in voi è roba di ogni giorno; e voi che siete già i fedeli dovete offrir loro esempi che non li rovinino, ma che li aiutino nel loro cammino. A voi infatti guardano questi novelli rinati, per vedere come vivete voi, già rinati da tempo. Si fa così anche nel nascere secondo Adamo; prima si è bambini, poi, quando si comincia a capire qualcosa, si sta attenti al comportamento dei grandi, per poterli imitare; e poiché il più piccolo va dietro al più grande, è da augurarsi che il grande cammini su una strada buona, perché non si perdano insieme il grande e il piccolo che gli va dietro. Perciò mi rivolgo a voi, fratelli, a voi che in qualche modo, data l'anzianità della vostra rigenerazione, siete per loro come dei genitori, e vi raccomando di comportarvi in modo che, con coloro che prenderanno da voi l'esempio, possiate godere e non perire insieme. Supponiamo che uno dei rinati si accorga che un fedele si ubriaca; io ho paura che dentro di sé possa dire: Come mai che quello è un fedele e beve tanto? Supponiamo che si accorga che uno è un usuraio, un egoista, uno strozzino; potrebbe dire: Lo posso fare anch'io. Gli si dirà: Ma tu sei già un fedele, non lo fare; tu sei un battezzato, sei un rinato, è mutata la tua speranza, deve mutare anche il comportamento. E lui: E allora com'è che il tale o il tal altro sono anch'essi fedeli? Non voglio dire altro. Perché poi chi le potrebbe ricordare tutte? Pensate, fratelli miei, che, quando vi comportate male voi che siete fedeli già da tempo, dovrete render conto a Dio sia di voi stessi che di costoro.
Esortazione ai neofiti perché seguano gli esempi dei buoni.
2. Ed ora mi rivolgo a questi, affinché siano grano nell'aia, affinché non vadano dietro alla pula che viene sballottata dal vento e non si perdano con essa; ma piuttosto rimangano per il peso della carità per giungere al regno dell'immortalità. Voi dunque, fratelli, voi figli, voi nuovi germogli della madre Chiesa, io vi scongiuro per tutto quanto avete ricevuto: siate orientati verso colui che vi ha chiamati, che vi ha amati, che, perduti, vi ha cercati, che, ritrovati, vi ha illuminati; non seguite le vie dei malvagi per i quali è sbagliato il nome di fedeli; perché non importa come si chiamino, ma se al nome corrisponde la realtà. Se uno è rinato, dov'è la vita nuova? Se uno è fedele, dov'è la fede? Il nome lo sento, ma voglio vedere la sostanza. Sceglietevi quelli da imitare, persone che temano Dio, che entrino con rispetto nella chiesa di Dio, che ascoltino con diligenza la parola di Dio, che la ritengano nella memoria, che la ruminino nel pensiero, che la traducano nella vita. Questi sceglietevi da imitare. E non dite dentro di voi: Dove ne troveremo di tali? Siate tali e ne troverete. Ogni simile si attacca al suo simile. Se vivrai da malvagio, non ti si accosterà se non il malvagio. Comincia a vivere bene, e vedrai quanti compagni ti circonderanno, di quanti fratelli ti potrai compiacere. E nel peggiore dei casi non ne trovi da imitare? Sii tale che altri ti possano imitare.
Discorso ai neofiti sul sacramento dell'altare.
3. Oggi presso l'altare di Dio dobbiamo tenere ai neofiti il discorso sul sacramento dell'altare. Abbiamo loro spiegato il sacramento del Simbolo a cui debbono credere; abbiamo spiegato il re sacramento dell'Orazione del Signore, con cui debbono pregare; e così anche il sacramento del fonte e del battesimo. Tutte queste cose, spiegate, le hanno sentite e, consegnate, le hanno imparate. Ma del sacramento del santo altare, che oggi hanno visto, nulla ancora hanno sentito. Oggi è riservato loro il discorso su questo argomento. Perciò questo discorso deve esser breve, sia per non affaticare noi sia per meglio edificare loro.
1 - Cf. Mt 26, 41.
Capitolo XLVIII: La vita eterna e le angustie della vita presente
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O beata dimora della città suprema, o giorno spendente dell'eternità, che la notte non offusca; giorno perennemente irradiato dalla somma verità; giorno sempre gioioso e sereno; giorno, per sua essenza, immutabile! Volesse il cielo che tutte queste cose temporali finissero e che sopra di noi brillasse quel giorno; il quale già illumina per sempre, di splendida luce, i santi, mentre, per coloro che sono pellegrini su questa terra, esso splende soltanto da lontano e di riflesso! Ben sanno i cittadini del cielo quanto sia piena di gioia quell'età; lamentano gli esuli figli di Eva quanto, invece, sia grave e pesante l'età presente. Invero, brevi e duri, pieni di dolori e di angustie, sono i giorni di questo nostro tempo, durante i quali l'uomo è insozzato da molti peccati e irretito da molte passioni, oppresso da molte paure, schiacciato da molti affanni, distratto da molte curiosità, impicciato in molte cose vane, circondato da molti errori, atterrito da molte fatiche, appesantito dalle tentazioni, snervato dai piaceri, afflitto dal bisogno. Oh!, quando finiranno questi mali; quando mi libererò dalla miserevole schiavitù dei vizi; quando, nella mia mente avrò soltanto te, o Signore, e in te troverò tutta la mia gioia; quando godrò di libertà vera, senza alcun legame, senza alcun gravame della mente e del corpo; quando avrò pace stabile e sicura, da nulla turbata, pace interiore ed esteriore, pace non minacciata da alcuna parte? O buon Gesù, quando ti vedrò faccia a faccia; quando contemplerò la gloria del tuo regno; quando sarai il tutto per me (1Cor 15,28); quando sarò con te nel tuo regno, da te preparato dall'eternità per i tuoi diletti? Sono qui abbandonato, povero ed esule in terra nemica, ove ci sono continue lotte e immani disgrazie. Consola tu il mio esilio, lenisci il mio dolore, perché ogni mio desiderio si volge a te con sospiri. Infatti qualunque cosa il mondo mi offra come sollievo, essa mi è invece di peso. Desidero l'intimo godimento di te, ma non mi è dato di raggiungerlo; desidero star saldo alle cose celesti, ma le cose temporali e le passioni non mortificate mi tirano in basso; nello spirito, voglio pormi al di sopra di tutte le cose, ma, nella carne, sono costretto a subirle, contro mia voglia. E così, uomo infelice, combatto con me stesso e divento un peso per me stesso (Gb 7,20), ché lo spirito tende all'alto e la carne al basso.
2. Oh!, quale è l'intima mia sofferenza, quando, dentro di me, sto pensando alle cose del cielo e, mentre prego, di colpo, mi balza davanti la turba delle cose carnali. Dio mio, "non stare lontano da me" (Sal 70,12) e "non allontanarti in collera dal tuo servo" (Sal 26,9). "Lancia i tuoi fulmini", disperdi questa turba; "lancia le tue saette e saranno sconvolte le macchinazioni del nemico" (Sal 143,6). Fa' che i miei sentimenti siano concentrati in te; fa' che io dimentichi tutto ciò che appartiene al mondo; fa' che io cacci via e disprezzi le ingannevoli immagini con le quali ci appare il vizio. Vieni in mio aiuto, o eterna verità, cosicché nessuna cosa vana abbia potere di smuovermi; vieni, o celeste soavità; cosicché ogni cosa non pura fugga davanti al tuo volto. Ancora, perdonami e assolvimi, nella tua misericordia, ogni volta che, nella preghiera, vado pensando ad altro fuori che a te. In verità, confesso sinceramente di essere solitamente molto distratto; ché, ben spesso, io non sono là dove materialmente sto e seggo, ma sono invece là dove vengo portato dalla mente. Là dove è il mio pensiero, io sono; il mio pensiero solitamente è là dove sta ciò che io amo; è quello che fa piacere alla nostra natura, o ci è caro per abitudine, che mi viene d'un tratto alla mente. Per questo tu, che sei la verità, dicesti chiaramente: "dove è il tuo tesoro là è il tuo cuore" (Mt 6,21). Se amo il cielo, volentieri penso alle cose del cielo; se amo il mondo, mi rallegro delle gioie e mi rattristo delle avversità del mondo; se amo le cose carnali, di esse sovente vado. Fantasticando; se amo ciò che è spirito, trovo diletto nel pensare alle cose dello spirito. Qualunque siano le cose che io amo, di queste parlo e sento parlare volentieri; di queste riporto a casa il ricordo. Beato invece colui che, per te, o Signore, lascia andare tutto ciò che è creato, e che, facendo violenza alla natura, crocifigge i desideri della carne col fervore dello Spirito: così da poterti offrire, a coscienza tranquilla, una orazione pura; così da essere degno di prendere parte ai cori celesti, rifiutando, dentro e fuori di sé, ogni cosa terrena.
34-9 Maggio 20, 1936 Differenza che passa tra chi chiama la Divina Volontà negli atti suoi, e tra chi fa le opere buone senza di Essa. L’Ascensione; come partiva per il Cielo e restava sulla terra.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) La mia povera mente continua a girare negli atti della Divina Volontà, e pensavo tra me: “Qual’è la differenza di chi chiama la Divina Volontà negli atti suoi, e di quelli che fanno le opere buone e non la chiamano, non gli danno il primo posto negli atti loro”. Ed il mio dolce Gesù facendomi la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non c’è da paragonarsi l’uno e l’altro, il primo col chiamare la mia Volontà negli atti suoi si spoglia di ciò ch’è umano e forma il vuoto nel suo volere umano dove dare il posto alla mia; la mia abbellisce, santifica, forma la sua luce in quel vuoto, poi pronunzia il suo Fiat Creante e chiama a vita il suo operato divino nell’umano, e la creatura non solo partecipa, ma resta proprietaria dell’atto divino, il quale possiede la Potenza, l’Immensità, la Santità ed il valore Divino che non si esaurisce mai. Perciò, in chi vive nel nostro Volere Noi guardiamo e troviamo Noi stessi ed i nostri atti che ci onorano e ci fanno corona. Invece quelli che fanno le opere buone, ma non animati dal nostro Volere, Noi non troviamo Noi stessi, ma l’atto finito della creatura, e siccome Noi non ci sappiamo tenere nulla di qualunque bene che esse fanno, le diamo il merito come mercede; la mercede non è proprietà che può sempre produrre, quindi simboleggiano quelli che vivono alla giornata, che sebbene vivono stentatamente dalla mercede che hanno, ma non si fanno mai ricchi, sentono sempre il bisogno d’essere pagati i loro lavori per vivere, e se non lavorano passano pericoli di morire di fame, cioè di non sentire la sazietà del bene, la vita delle virtù, ma la squallida miseria delle passioni. Invece per chi vive nel nostro Volere, tutto è abbondanza, Noi le diciamo: “Prendi ciò che vuoi e quanto più puoi prendere, anzi mettiamo a disposizione tua le nostre ricchezze, la nostra Luce, la nostra Santità, il nostro Amore, perché ciò ch’è nostro è tuo, e ciò ch’è tuo è nostro, non rest’altro che vivere e operare insieme”.
(3) Dopo di ciò stavo accompagnando l’Ascensione di Gesù al Cielo, com’era bello, tutto maestà, vestito di luce fulgidissima che rapiva ed incatenava i cuori ad amarlo, ed il mio dolce Gesù tutto bontà e amore mi ha detto:
(4) “Figlia mia benedetta, non vi è tratto della mia Vita che non simboleggia il regno della mia Divina Volontà, in questo giorno della mia Ascensione Io mi sentivo vittorioso e trionfante, le mie pene erano già finite, anzi lasciava le mie pene già sofferte in mezzo ai miei figli, che lasciava sulla terra, per aiuto, per forza e sostegno, e come rifugio dove nascondersi nelle loro pene, per attingere dalle mie l’eroismo nei loro sacrifici, posso dire che lasciavo le mie pene, i miei esempi e la mia stessa Vita come semenza, che maturandosi e crescendo doveva sorgere il regno della mia Divina Volontà. Sicché partivo e restavo, restavo in virtù delle mie pene, restavo nei loro cuori per essere amato, dopo che la mia Santissima Umanità saliva al Cielo sentivo più stretto il vincolo dell’umana famiglia, quindi non mi sarei adattato a non ricevere l’amore dei miei figli e fratelli che lasciavo sulla terra; restai nel Santissimo Sacramento per darmi continuamente a loro, e loro a darsi a Me per fargli trovare il riposo, il ristoro ed il rimedio a tutti i loro bisogni. Le nostre opere non soffrono di mutabilità, ciò che facciamo una volta ripetiamo sempre. Oltre di ciò, in questo giorno della mia Ascensione Io avevo doppia corona, la corona dei miei figli che portavo con Me nella Patria Celeste, e la corona dei miei figli che lasciavo sulla terra, simbolo essi dei pochi che avranno principio del regno della mia Divina Volontà; tutti quelli che mi videro asceso al Cielo ricevettero tante grazie, che tutti misero la vita per far conoscere il regno della Redenzione, e gettarono le fondamenti per formare la mia Chiesa, per far raccogliere nel suo grembo materno tutte le umane generazioni; così i primi figli del regno della mia Volontà, saranno pochi, ma saranno tali e tante le grazie di cui saranno investiti, che metteranno la vita per chiamare tutti a vivere in questo Santo regno. Una nube di luce m’investì, la quale tolse a la vista dei discepoli la mia presenza, i quali stavano come estatici nel guardare la mia persona, ch’era tanto l’incanto della mia beltà, che teneva rapite le loro pupille, tanto che non sapevano abbassarle per guardare la terra, tanto che ci volle un’angelo per scuoterli e farli ritornare al cenacolo. Anche questo è simbolo del regno del mio Volere, sarà tale e tanta la luce che investirà i suoi primi figli, che porteranno il bello, l’incanto, la pace del mio Fiat Divino, in modo che facilmente si arrenderanno a voler conoscere e amare un bene sì grande. Ora, in mezzo ai discepoli c’era la mia Mamma che assisteva alla mia partita per il Cielo, questo è il più bel simbolo. Sicché Essa è la Regina della mia Chiesa, l’assiste, la protegge, la difende, così siederà in mezzo ai figli della mia Volontà, sarà sempre Essa la motrice, la vita, la guida, il modello perfetto, la Maestra del regno del Fiat Divino che tanto le sta a cuore, sono le sue ansie, i suoi desideri ardenti, i suoi deliri d’amore materno, che vuole i suoi figli in terra nel regno dove Essa visse, non è contenta che tiene i suoi figli in Cielo nel regno della Divina Volontà, ma li vuole anche sulla terra, si sente che il compito datogli da Dio come Madre e Regina non l’ha compiuto, la sua missione non è finita fino a tanto che non regni la Divina Volontà sulla terra in mezzo alle creature. Vuole i suoi figli che la somigliano e che posseggano l’eredità della Mamma loro. Perciò la gran Signora è tutt’occhio per guardare, tutto cuore per amare, per aiutare chi vede in qualche modo disposti che vogliono vivere di Volontà Divina. Quindi nelle difficoltà pensa che Essa ti sta d’intorno, ti sorregge, ti fortifica, prende il tuo volere nelle sue mani materne per farlo ricevere la Vita del Fiat Supremo”.