Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Guardate il tabernacolo... constatate il significa­to, ora, di questo amore. Chiedetevi: lo capisco? Il mio cuore è così pulito che vi posso vedere dentro Ge­sù? Perché fosse semplice per me e per voi vedere Ge­sù, egli si è fatto Pane di vita, così che possiamo rice­vere la vita, così che possiamo avere una vita di pace, una vita di gioia. Trovate Gesù e troverete la pace. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 26° settimana del tempo ordinario (Santa Teresa di Gesù Bambino)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 20

1"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?7Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?14Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.15Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?16Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi".

17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro:18"Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà".

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.21Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno".22Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo".23Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio".
24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;25ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,27e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;28appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".

29Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù.30Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!".31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!".32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?".33Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!".34Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.


Esdra 2

1Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a Babilonia.
Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città;2vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana.
Computo degli uomini del popolo d'Israele:
3Figli di Paros: duemilacentosettantadue.
4Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
5Figli di Arach: settecentosettantacinque.
6Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodieci.
7Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro.
8Figli di Zattu: novecentoquarantacinque.
9Figli di Zaccai: settecentosessanta.
10Figli di Bani: seicentoquarantadue.
11Figli di Bebai: seicentoventitré.
12Figli di Azgad: milleduecentoventidue.
13Figli di Adonikam: seicentosettantasei.
14Figli di Bigvai: duemilacinquantasei.
15Figli di Adin: quattrocentocinquantaquattro.
16Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
17Figli di Bezài: trecentoventitré.
18Figli di Iora: centododici.
19Figli di Casum: duecentoventitré.
20Figli di Ghibbar: novantacinque.
21Figli di Betlemme: centoventitré.
22Uomini di Netofa: cinquantasei.
23Uomini di Anatòt: centoventotto.
24Figli di Azmàvet: quarantadue.
25Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré.
26Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
27Uomini di Micmas: centoventidue.
28Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitré.
29Figli di Nebo: cinquantadue.
30Figli di Magbis: centocinquantasei.
31Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro.
32Figli di Carim: trecentoventi.
33Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque.
34Figli di Gèrico: trecentoquarantacinque.
35Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta.
36I sacerdoti:
Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatré.
37Figli di Immer: millecinquantadue.
38Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
39Figli di Carìm: millediciassette.
40I leviti:
Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro.
41I cantori:
Figli di Asaf: centoventotto.
42I portieri:
Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.
43Gli oblati:
Figli di Zica, figli di Casufa,
figli di Tabbaot,44figli di Keros,
figli di Siaà, figli di Padon,
45figli di Lebana, figli di Cagabà,
figli di Akkub,46figli di Cagàb,
figli di Samlai, figli di Canan,
47figli di Ghiddel, figli di Gacar,
figli di Reaia,48figli di Rezin,
figli di Nekoda, figli di Gazzam,
49figli di Uzza, figli di Paseach,
figli di Besai,50figli di Asna,
figli di Meunim, figli dei Nefisim,
51figli di Bakbuk, figli di Cakufa,
figli di Carcur,52figli di Bazlut,
figli di Mechida, figli di Carsa,
53figli di Barkos, figli di Sisara,
figli di Temach,54figli di Nesiach,
figli di Catifa.
55Figli dei servi di Salomone:
Figli di Sotai, figli di Assofèret,
figli di Peruda,56figli di Iaalà,
figli di Darkon, figli di Ghiddel,
57figli di Sefatia, figli di Cattil,
figli di Pochéret Azzebàim, figli di Ami.
58Totale degli oblati e dei figli dei servi di Salomone: trecentonovantadue.
59I seguenti rimpatriati da Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addàn, Immer, non potevano dimostrare se il loro casato e la loro discendenza fossero d'Israele:
60figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekodà: seicentoquarantadue.
61Tra i sacerdoti i seguenti:
figli di Cobaià, figli di Akkoz, figli di Barzillài, il quale aveva preso in moglie una delle figlie di Barzillài il Galaadita e aveva assunto il suo nome,62cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono; allora furono esclusi dal sacerdozio.63Il governatore ordinò loro che non mangiassero le cose santissime, finché non si presentasse un sacerdote con 'Urim' e 'Tummim'.
64Tutta la comunità così radunata era di quarantaduemilatrecentosessanta persone;65inoltre vi erano i loro schiavi e le loro schiave: questi erano settemilatrecentotrentasette; poi vi erano i cantori e le cantanti: duecento.
66I loro cavalli: settecentotrentasei.
I loro muli: duecentoquarantacinque.
67I loro cammelli: quattrocentotrentacinque.
I loro asini: seimilasettecentoventi.
68Alcuni capifamiglia al loro arrivo al tempio che è in Gerusalemme, fecero offerte volontarie per il tempio, perché fosse ripristinato nel suo stato.69Secondo le loro forze diedero al tesoro della fabbrica: oro: dramme sessantunmila; argento: mine cinquemila; tuniche da sacerdoti: cento.
70Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle rispettive città e tutti gli Israeliti nelle loro città.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Amos 5

1Ascoltate queste parole,
questo lamento che io pronunzio su di voi,
o casa di Israele!
2È caduta, non si alzerà più,
la vergine d'Israele;
è stesa al suolo,
nessuno la fa rialzare.
3Poiché così dice il Signore Dio:
La città che usciva con mille uomini
resterà con cento
e la città di cento
resterà con dieci, nella casa d'Israele.

4Poiché così dice il Signore alla casa d'Israele:
Cercate me e vivrete!
5Non rivolgetevi a Betel,
non andate a Gàlgala,
non passate a Bersabea,
perché Gàlgala andrà tutta in esilio
e Betel sarà ridotta al nulla.
6Cercate il Signore e vivrete,
perché egli non irrompa come fuoco
sulla casa di Giuseppe e la consumi
e nessuno spenga Betel!
7Essi trasformano il diritto in veleno
e gettano a terra la giustizia.

8Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione,
cambia il buio in chiarore del mattino
e stende sul giorno l'oscurità della notte;
colui che comanda alle acque del mare
e le spande sulla terra,
Signore è il suo nome.
9Egli fa cadere la rovina sulle fortezze
e fa giungere la devastazione sulle cittadelle.

10Essi odiano chi ammonisce alla porta
e hanno in abominio chi parla secondo verità.
11Poiché voi schiacciate l'indigente
e gli estorcete una parte del grano,
voi che avete costruito case in pietra squadrata,
non le abiterete;
vigne deliziose avete piantato,
ma non ne berrete il vino,
12perché so che numerosi sono i vostri misfatti,
enormi i vostri peccati.
Essi sono oppressori del giusto, incettatori di ricompense
e respingono i poveri nel tribunale.
13Perciò il prudente in questo tempo tacerà,
perché sarà un tempo di sventura.

14Cercate il bene e non il male,
se volete vivere,
e così il Signore, Dio degli eserciti,
sia con voi, come voi dite.
15Odiate il male e amate il bene
e ristabilite nei tribunali il diritto;
forse il Signore, Dio degli eserciti,
avrà pietà del resto di Giuseppe.

16Perciò così dice il Signore,
Dio degli eserciti, il Signore:
In tutte le piazze vi sarà lamento,
in tutte le strade si dirà: Ah! ah!
Si chiamerà l'agricoltore a fare il lutto
e a fare il lamento quelli che conoscono la nenia.
17In tutte le vigne vi sarà lamento,
perché io passerò in mezzo a te,
dice il Signore.

18Guai a coloro che attendono il giorno del Signore!
Che sarà per voi il giorno del Signore?
Sarà tenebre e non luce.
19Come quando uno fugge davanti al leone
e s'imbatte in un orso;
entra in casa, appoggia la mano sul muro
e un serpente lo morde.
20Non sarà forse tenebra e non luce
il giorno del Signore,
e oscurità senza splendore alcuno?
21Io detesto, respingo le vostre feste
e non gradisco le vostre riunioni;
22anche se voi mi offrite olocausti,
io non gradisco i vostri doni
e le vittime grasse come pacificazione
io non le guardo.
23Lontano da me il frastuono dei tuoi canti:
il suono delle tue arpe non posso sentirlo!
24Piuttosto scorra come acqua il diritto
e la giustizia come un torrente perenne.
25Mi avete forse offerto vittime
e oblazioni nel deserto
per quarant'anni, o Israeliti?
26Voi avete innalzato Siccùt vostro re
e Chiiòn vostro idolo,
la stella dei vostri dèi che vi siete fatti.
27Ora, io vi manderò in esilio
al di là di Damasco, dice il Signore,
il cui nome è Dio degli eserciti.


Apocalisse 18

1Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore.
2Gridò a gran voce:

"È caduta, è caduta
Babilonia la grande
ed è diventata covo di demòni,
carcere di ogni spirito immondo,
carcere d'ogni uccello impuro e aborrito
e carcere di ogni bestia immonda e aborrita.
3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino
della sua sfrenata prostituzione,
i re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti
del suo lusso sfrenato".

4Poi udii un'altra voce dal cielo:
"Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.
5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo
e Dio si è ricordato delle sue iniquità.
6Pagatela con la sua stessa moneta,
retribuitele il doppio dei suoi misfatti.
Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva.
7Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
restituiteglielo in tanto tormento e afflizione.
Poiché diceva in cuor suo:
Io seggo regina,
vedova non sono e lutto non vedrò;
8per questo, in un solo giorno,
verranno su di lei questi flagelli:
morte, lutto e fame;
sarà bruciata dal fuoco,
poiché potente Signore è Dio
che l'ha condannata".

9I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio,10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno:

"Guai, guai, immensa città,
Babilonia, possente città;
in un'ora sola è giunta la tua condanna!".

11Anche i mercanti della terra piangono e gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci:12carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo;13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane.

14"I frutti che ti piacevano tanto,
tutto quel lusso e quello splendore
sono perduti per te,
mai più potranno trovarli".

15I mercanti divenuti ricchi per essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e gemendo, diranno:

16"Guai, guai, immensa città,
tutta ammantata di bisso,
di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro,
di pietre preziose e di perle!
17In un'ora sola
è andata dispersa sì grande ricchezza!".

Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza,18e gridano guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai somigliante all'immensa città?".19Gettandosi sul capo la polvere gridano, piangono e gemono:

"Guai, guai, immensa città,
del cui lusso arricchirono
quanti avevano navi sul mare!
In un'ora sola fu ridotta a un deserto!
20Esulta, o cielo, su di essa,
e voi, santi, apostoli, profeti,
perché condannando Babilonia
Dio vi ha reso giustizia!".

21Un angelo possente prese allora una pietra grande come una mola, e la gettò nel mare esclamando:

"Con la stessa violenza sarà precipitata
Babilonia, la grande città
e più non riapparirà.
22La voce degli arpisti e dei musici,
dei flautisti e dei suonatori di tromba,
non si udrà più in te;
ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere
non si troverà più in te;
e la voce della mola
non si udrà più in te;
23e la luce della lampada
non brillerà più in te;
e voce di sposo e di sposa
non si udrà più in te.
Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra;
perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte.
24In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi
e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra".


Capitolo XII: L’educazione a patire e la lotta alla concupiscenza

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1. Signore Dio, capisco che è per me veramente necessario saper soffrire, giacché in questo mondo accadono tante avversità. Invero, comunque io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia vita non può essere esente dalla lotta e dal dolore. Così è, o figlio. Ma tale è la mia volontà: tu non devi andar cercando una pace, che non abbia e non senta tentazione o avversità; anzi devi ritenere per certo di avere trovato pace, anche quando sarai afflitto da varie tribolazioni e sarai provato da varie contrarietà. Se obietterai di non riuscire ora a sopportare tanto, come riuscirai a sostenere poi il fuoco del purgatorio? Tra due mali, scegliere sempre il minore. Così, per poter sfuggire alle pene eterne future, vedi di sopportare, con fermezza e per amore di Dio, i mali presenti. Credi forse che quelli che vivono nel mondo non abbiano a patire per nulla, o soltanto un pochino? No; questo non lo riscontrerai, nemmeno cercando tra le persone che vivono tra gli agi più grandi. Tuttavia - mi dirai - costoro hanno molte gioie, fanno ciò che loro più piace e alle loro tribolazioni non danno, perciò, gran peso. Ammettiamo che le cose stiano così e che costoro abbiano tutto ciò che vogliono. Ma quanto pensi che potrà durare? Ecco "come fumo si disperderanno" (Sal 36,20) coloro che in questo mondo sono nell'abbondanza; delle loro gioie di un tempo non resterà ricordo alcuno.

2. Di più, anche mentre sono ancora in vita, costoro non sono esenti da amarezze, da noie e da timori. Che anzi, frequentemente, proprio dalle stesse cose dalle quali si ripromettono gioia, essi traggono una dolorosa pena. E giustamente per loro ciò accade. Infatti, cercando essi ed inseguendo il piacere anche contro l'ordine disposto da Dio, non lo raggiungono senza vergogna ed amarezza. Come è breve, questo piacere e falso e contrario al volere di Dio; e come è turpe. Eppure gli uomini, ebbri e ciechi, non capiscono; e, come bruti, vanno incontro alla morte dell'anima per un piccolo piacere di questa vita corruttibile. Ma tu, figlio, non andare dietro alle "tue concupiscenze; distogliti dal tuo capriccio" (Sir 18,30). "Metti il tuo gaudio nel Signore; Egli ti darà ciò che il tuo cuore domanderà" (Sal 36,4). In verità, se veramente desideri la pienezza della gioia e della mia consolazione, ecco, la tua felicità consisterà nel disprezzo di tutto ciò che è nel mondo e nel distacco da ogni piacere. Così ti saranno concesse grandi consolazioni. Quanto più ti allontanerai da ogni conforto che venga dalle creature, tanto più grandi e soavi consolazioni troverai in me. A questo non giungerai, però, senza avere prima sofferto e faticosamente lottato. Farà resistenza il radicato costume; ma sarà vinto poi da una abitudine migliore. Protesterà la carne, ma sarà tenuta in freno dal fervore spirituale. Ti istigherà, fino all'esasperazione, l'antico serpente; ma sarà messo in fuga dalla preghiera oppure gli sarà ostacolato un facile ingresso, se ti troverà preso da un lavoro pratico.


DISCORSO 36 SU QUANTO È SCRITTO NEI PROVERBI: "CI SONO ALCUNI CHE PRESUMONO D'ESSERE RICCHI MENTRE NON HANNO NULLA E CI SONO ALCUNI CHE, PUR ESSENDO RICCHI, SI UMILIANO. RISCATTO PER L'ANIMO DELL'UOMO [SONO] LE SUE RICCHEZZE IL POVERO INVECE NON REGGE ALLE MINACCE"

Discorsi - Sant'Agostino

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Valore delle ricchezze secondo la Scrittura.

1. La sacra Scrittura che vi è stata letta - o meglio, il Signore che per mezzo della Scrittura ci ordina di parlarvi - ci ha invitati a cercare insieme con voi e ad esporre cosa sia e cosa significhi quel che è stato letto: Ci sono alcuni che pretendono di passare per ricchi mentre non hanno nulla e ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano 1. Non si deve infatti supporre né credere assolutamente che la santa Scrittura si sia premurata di darci degli avvertimenti sulle ricchezze mondane di cui van gonfi i superbi - dico, di queste ricchezze visibili e terrene - affinché attribuiamo loro dell'importanza o ne temiamo la privazione. Qualcuno potrebbe dire: Che vantaggio ricava l'uomo dandosi l'aria di essere ricco, mentre non ha nulla? Ecco chi la Scrittura individua e chi rimprovera. Ma nemmeno è molto da invidiarsi o da imitarsi o da ritenersi per grand'uomo colui che [dalla stessa Scrittura] sembrerebbe presentato come degno di lode, se per ricchezze si intendono le ricchezze temporali e terrene. Dice: E ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano. Giustamente si riprova colui che, non avendo nulla, vuol far la figura di ricco; ma ci dovrà forse piacere quest'altro che, avendo delle ricchezze, si umilia? Forse ci piace perché si umilia, ma, per il fatto che è ricco, non ci piace.

2. Accettiamo però anche questo. Non è disdicevole, né disonesto, né inutile il fatto che le Scritture sante ci abbiano voluto encomiare dei ricchi umili. Nelle ricchezze infatti nulla è tanto da temersi quanto la superbia. L'apostolo Paolo ammonisce al riguardo Timoteo, dicendogli: Ai ricchi di questo mondo comanda di non nutrire sentimenti di superbia 2. Non lo spaventa il fatto-ricchezza ma la malattia prodotta dalla ricchezza, e questa malattia, prodotta dalla ricchezza, è l'aumento della superbia. È infatti un'anima superiore quella che tra le ricchezze non è tentata da questa malattia: è un'anima più grande delle sue ricchezze, che ella sa dominare non desiderandole ma disprezzandole. Gran ricco è dunque colui che non si crede grande perché ricco. Colui invece che per la ricchezza si reputa grande è superbo e quindi misero. Nella carne scoppia, nel cuore mendica: è gonfiato, non pieno. Se vedi due otri, uno pieno e un altro gonfiato, trovi nell'uno e nell'altro la stessa dimensione di grandezza ma non la stessa pienezza. A guardarli ti inganneresti; se li soppesi scopri [la verità]: quello che è pieno lo si sposta con difficoltà, quello che è gonfiato si fa presto a portarlo via.

Ricchezza e povertà. di Cristo.

3. Comanda dunque, dice, ai ricchi di questo mondo 3. Non aggiungerebbe: Di questo mondo, se non ci fossero degli altri ricchi che non sono di questo mondo. Quali ricchi non sono di questo mondo? Coloro che hanno per principe e capo colui del quale è stato detto: Essendo ricco si è reso povero per noi. Ma se egli fu il solo, a noi cosa giovò? Vedi come continua: Anche per la sua povertà voi diventaste ricchi 4. Credo che la povertà di Cristo non ci abbia portato un aumento di denaro ma di giustizia. Ma perché povero lui? Perché diventato mortale. Ne segue che la nostra vera ricchezza è l'immortalità; là infatti c'è la vera abbondanza dove non c'è scarsità di nulla. Ora, siccome noi non saremmo potuti diventare immortali se Cristo non fosse diventato mortale per noi, per questo è diventato povero pur essendo ricco. Non dice: È diventato povero pur essendo stato un tempo ricco, ma: È diventato povero pur essendo ricco. Assunse la povertà ma non perse la ricchezza: dentro ricco, povero fuori. Dio invisibile nella ricchezza, uomo visibile nella povertà. Osserva la sua ricchezza: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui 5. Chi più ricco di colui ad opera del quale furono create tutte le cose? Il ricco può possedere il denaro, ma non può crearlo. Dopo dunque che ci sono state sottolineate queste sue ricchezze, considera la sua povertà: E il Verbo si è fatto carne e ha dimorato fra noi 6. Per questa sua povertà noi siamo divenuti ricchi, in quanto mediante il suo sangue emanato dal suo corpo - quel corpo che il Verbo assunse per abitare fra noi - fu squarciato il sacco dei nostri peccati. Ad opera del suo sangue gettammo via i cenci della nostra malizia, per rivestirci della stola dell'immortalità.

I buoni son ricchi nella coscienza.

4. I buoni fedeli son dunque tutti ricchi. Nessuno si deprima: sebbene povero nella dispensa, il buono è ricco nella coscienza. Ora chi è ricco nella coscienza dorme più tranquillo, sebbene per terra, di quanto non dorma, magari nella porpora, il ricco di denaro. Là sulla [nuda] terra non lo sveglia l'angosciosa preoccupazione proveniente dal cuore trafitto dalla colpa. Conserva nel tuo cuore le ricchezze che ti ha recato la povertà del tuo Signore; anzi prendi lui per tuo custode. Affinché dal cuore non svanisca quel che ti ha dato, provveda colui stesso che te l'ha dato. Son dunque ricchi tutti i buoni fedeli, ma non ricchi di questo mondo. Le loro ricchezze nemmeno loro le avvertono; le scopriranno più tardi. Vive la radice, ma d'inverno anche l'albero verde è simile all'albero secco. In effetti d'inverno e l'albero secco e l'albero vivo sono tutt'e due privi delle foglie che li adornano, privi dei frutti che li abbelliscono. Verrà l'estate e i due alberi appariranno diversi. La radice viva produrrà le foglie e riempirà di frutti la pianta, la radice secca resterà arida come lo era d'inverno. Pertanto all'una sarà preparato il magazzino 7; contro l'altra si ricorrerà alla scure, affinché si tagli e la si getti nel fuoco 8. In questo caso per nostra estate consideriamo la venuta del Signore. Nostro inverno è il nascondimento di Cristo, nostra estate la manifestazione di Cristo. Ora, agli alberi buoni e fedeli l'Apostolo rivolge questa apostrofe: Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio 9. Certamente morti, ma morti per quanto si vede, vivi invece nella radice. Nota poi come, in riferimento al futuro tempo dell'estate, prosegue dicendo: Quando apparirà Cristo, vostra vita, allora anche voi apparirete con lui nella gloria 10. Questi sono i ricchi, ma non ricchi di questo mondo.

Non sperate nelle ricchezze incerte.

5. Né è da pensarsi che i ricchi di questo mondo siano stati trascurati. Anche loro con la sua povertà si conquistò colui che, essendo ricco, si è fatto povero per noi 11. Se infatti li avesse trascurati e avesse ricusato d'ammetterli nel numero dei suoi, l'Apostolo non avrebbe comandato a Timoteo - come riferivo sopra - di impartire loro dei precetti dicendo: Comanda ai ricchi di questo mondo 12. Tra questi, coloro che son ricchi nella fede non sono che una porzione dei cosiddetti ricchi di questo mondo. Comanda loro, in quanto anche loro son diventati membra di quel Povero; presenta loro quel che per essi temi da parte della ricchezza. Non debbono aver pensieri di superbia né sperare nelle ricchezze, che sono incerte 13. In effetti il ricco insuperbisce perché spera nelle ricchezze, che pur sono incerte. Se riflettesse con attenzione sull'incertezza delle medesime, mai si insuperbirebbe ma sarebbe in continuo timore: quanto più fosse ricco tanto più sarebbe preoccupato, e ciò anche a livello della vita attuale, non solo di quella avvenire. Difatti in mezzo ai capovolgimenti del tempo presente molti poveri son risultati al sicuro, mentre molti altri a causa della loro ricchezza sono stati insidiati e puniti. Molti han dovuto piangere su ciò che non hanno potuto conservare per sempre. Molti si son pentiti per non aver accolto il consiglio del loro Signore, il quale diceva: Non ammassatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano. Ammassate piuttosto dei tesori nei cieli 14. Non vi dico di buttarli via ma di trasferirli altrove. Molti, è vero, non vollero mettere in pratica questi suggerimenti, però dovettero rammaricarsi per non aver obbedito; infatti non solo persero i loro beni ma, a causa dei beni, andarono loro stessi in rovina. Quindi comanda ai ricchi di questo mondo di non avere sentimenti di superbia 15, e allora si verificherà in essi ciò che abbiamo udito nel proverbio di Salomone: Ci sono alcuni che si umiliano, pur essendo ricchi 16. E la cosa è fattibile, stando alle ricchezze di quaggiù. Sia umile! Goda maggiormente perché è cristiano che non perché è ricco. Non si gonfi, non monti in superbia. Tenga in considerazione il fratello povero e non si disdegni d'essere chiamato fratello del povero. Per quanto infatti voglia essere ricco, Cristo è più ricco: quel Cristo che volle avere per fratelli coloro per i quali versò il sangue.

Accumulare tesori per l'altra vita.

6. Perché poi i ricchi non dicessero di non saper cosa fare con le loro ricchezze, ecco [l'Apostolo] ammonire Timoteo in modo da sorreggerli col consiglio e non solamente frenarli col precetto. Aveva detto: Non sperare nelle ricchezze, che sono incerte. Perché non pensassero di aver perso ogni speranza continuò: Sperino piuttosto nel Dio vivo, che a noi somministra in abbondanza tutte le cose perché ne godiamo 17. O, più esattamente, le cose temporali perché ce ne serviamo, le cose eterne perché ne godiamo. E della loro ricchezza cosa dovranno fare? Dice: Siano ricchi nelle opere di bene, distribuiscano con facilità 18. A questo deve giovarti la ricchezza: a non aver difficoltà nel fare elargizioni. Il povero vorrebbe ma non può, il ricco vuole e può. Distribuiscano con facilità, siano generosi, si accumulino per l'avvenire un tesoro posto su solide basi, in modo da conseguire la vera vita 19. Questa vita infatti è falsa. Ingannato dalla falsità della vita presente, quel tale che vestiva di porpora e bisso disprezzava il povero che giaceva coperto di piaghe dinanzi alla sua porta. In realtà, il povero, leccato dai cani, si preparava un tesoro eterno nel seno di Abramo, e ciò, se non con l'abbondanza dei beni posseduti, certo con la volontà pia e molto ben disposta. Quanto invece al ricco, che si reputava grande nella sua porpora e bisso, morì e fu sepolto. E cosa trovò? Un'eterna sete, delle fiamme perenni. Alla porpora e al bisso tenne dietro il fuoco. Ardeva in quella tunica che non poteva deporre. Invece dei banchetti la sete e il desiderio d'una goccia [d'acqua] che sgorgasse da un dito del povero, come quel povero aveva desiderato delle briciole che cadessero dalla mensa del ricco. Ma la povertà dell'uno doveva essere momentanea, la pena dell'altro duratura 20. A questo badino i ricchi di questo mondo e non nutrano sentimenti di superbia. Distribuiscano con facilità, siano generosi. Si accumulino per l'avvenire - là dove sono i veri ricchi, ricchi non di questo mondo - un tesoro posto su solide basi in modo da conseguire la vera vita 21.

Poveri e ricchi di doti spirituali.

7. È probabile, pertanto, che la divina Scrittura ci abbia dato questi ammonimenti quando diceva: Ci sono certuni che pretendono passare per ricchi, mentre non hanno nulla 22. Avrebbe parlato in riferimento ai cenciosi superbi. In effetti, se si sopporta a stento un ricco superbo, chi potrebbe sopportare un povero superbo? Son quindi preferibili i ricchi che si umiliano. Tuttavia la Scrittura manifesta di voler parlare di altre ricchezze. Proseguendo infatti aggiungeva: Riscatto per l'anima dell'uomo [sono] le sue ricchezze, il povero invece non regge alle minacce 23. Dobbiamo intendere "il povero " per non so quale altra povertà e "il ricco" per non so quali altre ricchezze. Ricchi, dico, in senso più alto: ricchi nel cuore, pieni di fortezza, ben pasciuti nella pietà, larghi nella carità; sono ricchi quanto a se stessi, sono ricchi nel di dentro. Ci sono alcuni che pretendono passare per ricchi, pur essendo poveri 24. Si dàn l'aria d'essere giusti, mentre in realtà sono peccatori. Ricchezze di questo genere dobbiamo intendere, poiché la Scrittura ci manifesta cosa ha voluto dire: Riscatto per l'anima dell'uomo [sono] le sue ricchezze 25. Dice: Comprendi quali siano le ricchezze che ti inculco. Ti avevo detto: Ci sono alcuni che pretendono passare per ricchi, mentre non hanno nulla, e ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano 26; e tu col pensiero andavi alle ricchezze temporali e terrene e visibili. Io invece non intendo queste, ma quali siano te l'avverto in quel che segue: Riscatto per l'anima dell'uomo [sono] le sue ricchezze 27. Quindi, coloro che non hanno la redenzione dell'anima - in quanto sono iniqui e presumono d'apparire giusti - essendo essi degli ipocriti, di loro si dice: Ci sono alcuni che pretendono passare per ricchi mentre non hanno nulla 28. Vogliono apparire giusti, mentre nella stanza della coscienza non hanno l'oro della giustizia. E sono pieni coloro dei quali - quanto più umili tanto più [son] ricchi - è detto: Beati i poveri di spirito, poiché di essi è il regno dei cieli 29.

Riluce l'oro, ma più lucente è la fede.

8. Perché cerchi ricchezze che soddisfino occhi umani e carnali? Riluce l'oro, ma più lucente è la fede. Scegli cosa debba avere nel cuore. Dentro infatti devi essere pieno, là dove Dio vede la tua ricchezza, pur senza che l'uomo la veda. E tuttavia non per il fatto che l'uomo non la veda devi valutare poco ciò che hai dentro. Vuoi constatare come anche agli occhi degli iniqui la fede sia più rilucente dell'oro? Prendi un padrone avaro. Come sa lodare un servo fedele! Dice che nulla gli è più prezioso di lui, anzi attesta che quel servo non ha assolutamente prezzo. "Ho un servo - dice - che non ha prezzo". Aspetti che te ne spieghi il motivo? Forse è un buon saltimbanco, forse un cuoco eccellente. No. Osserva come sia interiore la sua lode. Dice: "Non c'è nulla di più fidato". Ti piace, o uomo, il tuo servo fedele, e tu non vuoi essere un servo fedele di Dio? Rifletti che, se hai un servo, hai anche un padrone. Il tuo servo te lo sei potuto acquistare, non creare. Il tuo Signore e ti ha creato con la sua parola e ti ha redento col suo sangue. Se hai perso la retta valutazione di te stesso, ripensa al prezzo. Se anche di questo ti sei dimenticato, leggi il Vangelo, il tuo documento autentico. Ami la fedeltà nel tuo servo, e pensi che il Signore non la esiga dal suo? Da' quello che esigi. Da' a chi ti è superiore ciò che ti fa piacere quando t'è dato da chi ti è inferiore. Ami il servo che custodisce con fedeltà il tuo oro: non disprezzare il Signore che misericordiosamente custodisce il tuo cuore. Sì veramente, tutti hanno gli occhi per lodare la fedeltà, ma quando esigono che venga usata con loro. Quando la si esige da loro stessi, chiudono gli occhi e non vogliono vedere quanto sia bella. O forse, mossi da stolta insensatezza, non vogliono usarla per paura di perderla, come quando uno teme di perdere il denaro: quando lo si dà via non lo si possiede più. Non così è della fede: la si dà e la si possiede. Mirabile a dirsi! Anzi, se non la si dà non la si possiede.

L'elemosina è un'eccellente opera di misericordia.

9. Riscatto per l'anima dell'uomo [sono] le sue ricchezze 30. Si comprende benissimo come di quel ricco pieno di boria si prese gioco Iddio, al fine di ammonirci a non imitarlo: dico di quel ricco cui capitò [d'avere un campo che gli produsse] abbondanti raccolti, al segno che l'abbondanza lo turbò più di quanto non avrebbe fatto la scarsità 31. Pensò fra sé e sé dicendo: Che farò? Dove radunerò i miei raccolti? 32. Dopo essersi angosciato perché tutto era troppo stretto, alla fine gli sembrò d'aver trovato la soluzione. Solo che era una soluzione inane, trovata non dalla prudenza ma dall'avarizia. Disse: Demolirò le vecchie dispense, che sono troppo piccole, e ne farò di nuove e ben ampie, e le riempirò. Poi dirò alla mia anima: Anima mia, hai molti beni, saziatene e sta' allegra. Gli disse: Stolto... 33. Là dove credi di essere sapiente sei stolto, e cosa dici? Dico alla mia anima: Hai molti beni, saziatene! Questa notte ti sarà tolta l'anima e le cose che hai messe da parte di chi saranno? 34. Difatti cosa gioverebbe all'uomo se anche conquistasse tutto il mondo ma ne avesse a soffrire del danno quanto all'anima? 35. Per questo, riscatto per l'anima dell'uomo [sono] le sue ricchezze 36. Tali ricchezze quell'uomo vanaglorioso e stolto non possedeva. Non riscattava infatti la sua anima con elemosine, ma riponeva [nelle dispense] dei frutti destinati a perire. Lui perituro- dico -nascondeva frutti perituri, non donando nulla al Signore dinanzi al quale avrebbe un giorno dovuto presentarsi. Che faccia farà in quel giudizio, quando comincerà ad udire: Ebbi fame e voi non mi deste da mangiare? 37. Desiderava infatti saziare se stesso con vivande superflue ed esagerate, e, superbissimo, trascurava di guardare il ventre vuoto di tanti poveri. Non sapeva che il ventre dei poveri era più sicuro dei suoi magazzini, tant'è vero che quanto riponeva in quei magazzini poteva, forse, essere asportato dai ladri. Se viceversa l'avesse nascosto nel ventre dei poveri, sarebbe stato digerito e si sarebbe confuso con la terra, ma sarebbe stato conservato con molta sicurezza nel cielo. Pertanto, riscatto per l'anima dell'uomo [sono] le sue ricchezze 38.

Chi sa resistere all'oppressore.

10. E cosa aggiunge? Il povero invece non regge alle minacce 39. Il povero: vale a dire chi è privo di giustizia, colui che dentro non ha la pienezza dello spirito, gli ornamenti spirituali, la suppellettile spirituale e tutto ciò che non si vede con gli occhi ma piuttosto si valuta con la mente. Questo povero, non avendo al di dentro tali cose, non regge alle minacce. Gli vien detto da qualche potente: "Di' questo e questo contro il mio nemico; di' una falsa testimonianza, affinché io opprima e sottometta quel tale che mi sono proposto. Forse tenta [d'opporsi]: "Non lo farò, non voglio gravarmi di peccato". Si rifiuta finché il ricco non comincia a minacciare. Ma, essendo povero, non regge alle minacce. Che significa: Essendo povero? Che non ha le ricchezze interiori che avevano i martiri, i quali per la verità e la fede in Cristo disprezzarono tutte le minacce del mondo. Non persero nulla dal cuore, e in cielo quanta ricchezza trovarono! Dunque, il povero non regge alle minacce 40. Non può dire al ricco che lo costringe a offendere qualcuno o a dire una falsa testimonianza: "Non lo faccio". Non ha dentro di sé risorse per rispondere, non è saldo né ripieno nel tesoro interiore. Non è capace di rispondere, non ha la forza di rispondere. Non è capace di dire: "Cosa puoi farmi tu che mi minacci? Per dir tanto, mi toglierai i miei averi. Mi togli ciò che debbo abbandonare; mi togli ciò che, anche se non me lo togliessi tu, forse perderei ugualmente [in altre maniere] durante la vita. Dalla cassaforte interiore però non voglio perdere nulla. Quando mi minacci di togliermi ciò che ho dentro, vuoi veramente togliermi ciò che è il mio possesso interiore? Quel che ho nella cassaforte puoi sì togliermelo e impadronirtene; ma se minacci di togliermi la fede io la perdo e tu non te ne appropri. Non eseguirò quindi il tuo consiglio, non curerò le tue minacce. È vero: infuriando contro di me puoi anche esiliarmi dalla patria; ma nuocerai solo se potrai esiliarmi in qualche luogo dove non trovo il mio Dio. Forse sarai in grado anche di uccidermi. Cadendo la mia casa di carne, io mi ritirerò (abitatore incolume) e mi rifugerò sicuro presso colui al quale ho conservato la fede; e non avrò più alcun timore di te. Considera bene dunque ciò che mi minacci per farmi dire una falsa testimonianza. Minacci la morte, ma la morte corporale. Io temo di più colui che ha detto: La bocca che mentisce uccide l'anima 41". Pieno interiormente di queste ricchezze e di esse sazio, può veramente dare di queste risposte a colui che lo minaccia, o ne darà anche migliori. Il povero invece non regge alle minacce 42.

Il fariseo e il pubblicano.

11. Siamo dunque ricchi e temiamo di essere poveri. Cerchiamo di fare in modo che il nostro cuore sia colmato di ricchezze da colui che è veramente ricco. E se ciascuno di voi, entrando nel suo cuore, non vi trova di tali ricchezze, bussi alla porta del Ricco, diventi pio mendico alla porta di quel Ricco, perché possa diventare, per dono di lui, un ricco soddisfatto. E veramente, miei fratelli, dobbiamo confessare dinanzi al Signore nostro Dio la nostra povertà e miseria. Questo stato confessava quel pubblicano che non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo 43. Essendo peccatore, non aveva alcun sostegno per tenere alzati gli occhi. Volgeva lo sguardo alla sua inanità, ma insieme riconosceva la pienezza del Signore. Sapeva d'essere venuto alla fonte, lui assetato. Mostrava la gola riarsa, devotamente bussava alle mammelle che l'avrebbero riempito. Diceva battendosi il petto e volgendo gli occhi a terra: Signore, sii propizio verso di me peccatore 44. Mentre pensava e supplicava in questa maniera, dico io, era, almeno parzialmente, ricco. Se infatti fosse stato povero sotto ogni aspetto, da dove avrebbe potuto tirar fuori le gemme d'una simile confessione? Tuttavia dal tempio uscì ancor più ricco e colmo, in quanto uscì giustificato 45. Viceversa il fariseo: era venuto per pregare, ma non chiese nulla. Dice: Si recarono al tempio per adorare 46. Ma in realtà l'uno prega, l'altro no. Ora quel [fariseo] donde proveniva? Ci son di quelli che si reputano ricchi mentre non han nulla 47. Diceva: Signore, io ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini: ingiusti, rapinatori, adulteri, e nemmeno come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana, pago le decime di tutto ciò che posseggo 48. Si vantava; ma questo non era pienezza, bensì gonfiore. Si credeva ricco, mentre non aveva niente. L'altro si riconobbe povero e già cominciò ad avere qualcosa. Per non aggiungere altro dico che aveva la pietà che lo portava alla confessione. E uscirono tutt'e e due; ma - dice - fu giustificato il pubblicano a differenza del fariseo 49. Poiché chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato 50.

 

 

1 - Prv 13, 7.

2 - 1 Tm 6, 17.

3 - 1 Tm 6, 17.

4 - 2 Cor 8, 9.

5 - Gv 1, 1-3.

6 - Gv 1, 14.

7 - Cf. Mt 13, 30.

8 - Cf. Mt 3, 10.

9 - Col 3, 3.

10 - Col 3, 4.

11 - 2 Cor 8, 9.

12 - 1 Tm 6, 17.

13 - 1 Tm 6, 17.

14 - Mt 6, 19-20.

15 - 1 Tm 6, 17.

16 - Prv 13, 7.

17 - 1 Tm 6, 17.

18 - 1 Tm 6, 18.

19 - 1 Tm 6, 19.

20 - Cf. Lc 16, 19-31.

21 - 2 Tm 6, 17-19.

22 - Prv 13, 7.

23 - Prv 13, 8.

24 - Prv 13, 7.

25 - Prv 13, 8.

26 - Prv 13, 7.

27 - Prv 13, 8.

28 - Prv 13, 7.

29 - Mt 5, 3.

30 - Prv 13, 8.

31 - Cf. Lc 12, 16-21.

32 - Lc 12, 17.

33 - Lc 12, 18-20.

34 - Lc 12, 20.

35 - Mt 16, 26.

36 - Prv 13, 8.

37 - Mt 25, 42.

38 - Prv 13, 8.

39 - Prv 13, 8.

40 - Prv 13, 8.

41 - Sap 1, 11.

42 - Prv 13, 8.

43 - Cf. Lc 18, 13.

44 - Lc 18, 13.

45 - Cf. Lc 18, 14.

46 - Lc 18, 10.

47 - Prv 13, 7.

48 - Lc 18, 11-12.

49 - Cf. Lc 18, 14.

50 - Lc 18, 14.


6 - L'Altissimo manifesta a Maria signora nostra altri misteri

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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59. L'Altissimo continuava a preparare da vicino la nostra Principessa a ricevere il Verbo eterno nel suo grembo verginale ed ella continuava senza sosta le sue fervorose preghiere, affinché egli venisse nel mondo. Arrivata così la notte del sesto giorno, con la medesima voce e forza, ella fu chiamata ed elevata in spirito e le si manifestò la Divinità in visione astrattiva, preceduta da più intensi gradi d'illuminazione, con l'ordine delle altre volte, ma sempre con effetti più divini e con più profonda cognizione degli attributi dell'Altissimo. In questa orazione trascorreva nove ore e ne usciva all'ora terza. E sebbene allora cessasse quella sublimc visione dell'essere di Dio, non per questo Maria santissima si separava dalla vista di lui e dalla preghiera, ma rimaneva in un'altra, che, per quanto fosse inferiore rispetù a quella che lasciava, era assolutamente altissima e superiore alla più grande di tutti i santi e i giusti. Tutti questi favori e doni erano più divini negli ultimi giorni, prossimi all'incarnazione, senza che per questo la impedissero nelle occupazioni del suo stato, poiché in questo caso Marta non si lamentava che Maria la lasciasse sola nel servire.

60. Dopo aver conosciuto la Divinità in quella visione, le furono immediatamente manifestate le opere del sesto giorno della creazione del mondo e, come se si fosse trovata presente, conobbe nel medesimo Signore come alla sua parola divina la terra avesse prodotto ogni essere vivente nel suo genere, secondo quanto dice la Genesi, intendendo con questo termine gli animali terrestri, più perfetti dei pesci e degli uccelli. Vide tutte queste specie di animali, che furono creati nel sesto giorno; inoltre le fu manifestato che alcuni si chiamano giumenti perché servono e aiutano gli uomini, altri bestie, perché più feroci e selvatici, altri rettili, perché si sollevano da terra di poco o per niente, e di tutti comprese le qualità, l'aggressività e la forza, i compiti, i fini e tutte le caratteristiche distintamente. Su tutti questi animali le fu dato il dominio e ad essi fu imposto di obbedirle. Ella avrebbe potuto calpestare l'aspide e camminare sul basilisco senza timore, perché si sarebbero sottomessi tutti ai suoi piedi, e molte volte così fecero al suo comando alcuni animali, come accadde alla nascita del suo Figlio santissimo, quando il bue e l'asinello si prostrarono e riscaldarono col proprio fiato il bambino Dio, perché lo comandò loro la divina Madre.

61. In questa pienezza di conoscenza la nostra divina Regina comprese con somma perfezione il modo imperscrutabile con cui Dio indirizzava tutto quello che creava a servizio e beneficio del genere umano, e quanto l'uomo per tale favore fosse debitore verso il suo creatore. Fu davvero opportuno che Maria santissima avesse questa capacità, affinché con essa desse a Dio un contraccambio degno di tali benefici, mentre né gli uomini né gli angeli lo fecero, mancando alla debita corrispondenza o non giungendo ad operare tutto ciò che le creature avrebbero dovuto. La Regina riempì questo vuoto e riparò a tutto quello che noi non potemmo o non volemmo. Quindi, con la sua corrispondenza, la giustizia divina restò come soddisfatta, poiché ella si frappose fra questa e le creature; per la sua innocenza e gratitudine si rese assai gradita all'Altissimo, che si considerò più obbligato dalla sola Maria santissima che da tutto il resto delle creature. In questo modo tanto misterioso si preparava la venuta di Dio nel mondo, perché si rimuoveva l'impedimento per mezzo della santità di colei che doveva essere sua Madre.

62. Nella medesima visione, poi, conobbe come, dopo la creazione di tutte le creature non razionali, a compimento e perfezione del mondo, la santissima Trinità disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e come in virtù di questo comando divino il primo uomo fu formato di terra. Penetrò perfettamente l'armonia del corpo umano, l'anima e le sue facoltà, la sua creazione ed infusione nel corpo e l'unione con esso per comporre il tutto; conobbe una per una tutte le parti del corpo umano: il numero delle ossa, delle vene, delle arterie, dei nervi e dei legamenti, la connessione dei vari elementi fino a formare ogni singola costituzione, la facoltà di alimentarsi, svilupparsi, nutrirsi e muoversi; intuì come per la disuguaglianza o il mutamento di tutta questa armonia si originavano le infermità e come a queste si poteva rimediare. La nostra prudentissima Vergine comprese tutto ciò meglio di tutti i filosofi del mondo e più degli stessi angeli.

63. Qui il Signore le manifestò il felice stato della giustizia originale, in cui aveva costituito i nostri progenitori Adamo ed Eva; ella conobbe le condizioni, la bellezza e la perfezione dell'innocenza e della grazia e il poco tempo che in essa perseverarono. Intese il modo in cui furono tentati e vinti dall'astuzia del serpente e gli effetti del peccato, il furore e l'odio dei demoni contro il genere umano. Alla vista di queste cose, la nostra Regina fece grandi ed eroici atti di sommo gradimento per l'Altissimo, riconobbe di essere loro figlia, discendendo da una natura tanto ingrata verso il suo creatore. Per una tale consapevolezza, si umiliò alla divina presenza, ferendo così il cuore di Dio ed obbligandolo a sollevarla al di sopra di tutto il creato. Ella intanto s'impegnò a piangere quella prima colpa con tutte le altre che ne derivarono, come se lei stessa fosse responsabile di tutte. Perciò potrebbe già chiamarsi felice colpa quella che meritò di essere pianta con lacrime così preziose nella stima del Signore e che cominciarono ad essere pegno certo della nostra redenzione.

64. Della magnifica opera della creazione dell'uomo ella rese degne grazie al Creatore; quanto invece alla disubbidienza dei progenitori, e specialmente alla seduzione e all'inganno di Eva, la considerò attentamente e in cuor suo propose di riparare, con un'obbedienza continua, a quella che essi avevano negato al loro Dio e Signore. Questa sottomissione fu così bene accetta a sua Maestà, che ordinò si compisse e si eseguisse in questo giorno, alla presenza degli angeli, la verità figurata nella storia del re Assuero, quando fu riprovata la regina Vasti, privata della dignità regale per la sua disubbidienza, ed al suo posto fu innalzata a regina l'umile e graziosa Ester.

65. Questi misteri si corrispondevano in tutto con ammirabile consonanza; infatti il sommo e vero Re, per mostrare la grandezza del suo potere e i tesori della sua divinità, fece il grande convito della creazione e, preparata la mensa aperta a tutte le creature, vi chiamò il genere umano, creando i suoi progenitori. Vasti, cioè la nostra madre Eva, disubbidì ribellandosi al comando divino, per cui il vero Assuero, con mirabile approvazione e lode degli angeli, ordinò in questo giorno che fosse innalzata alla dignità di regina di tutto il creato l'umilissima Ester, cioè Maria santissima, piena di grazia e di bellezza e scelta fra tutte le figlie del genere umano per esserne la salvatrice e per essere madre del suo Creatore.

66. Per dare compimento a questo mistero, durante questa visione l'Altissimo infuse nel cuore della nostra Regina una nuova avversione per il demonio, come Ester la ebbe per Aman 5 . La conseguenza fu che lo rimosse dal suo posto, voglio dire dal dominio che aveva nel mondo, schiacciando il capo della sua superbia e trasciùandolo sino al patibolo della croce, dove egli pretendeva di distruggere e vincere l'uomo-Dio. Così fu punito e vinto egli stesso. A tutto ciò contribuì Maria santissima, come diremo a suo tempo. Infatti, poiché l'invidia di questo grande drago aveva avuto inizio fin da quando aveva visto nel cielo la donna vestita di sole, che era questa celeste Signora, la contesa continuò fino a che attraverso di lei fu privato del suo tirannico dominio. E come al posto del superbo Aman fu onorato il fedelissimo Mardocheo, così accadde al castissimo e fedelissimo Giuseppe, che si curò della salvezza della nostra divina Ester e continuamente le chiese di pregare per la liberazione del suo popolo, giacché su questo sempre vertevano i colloqui di san Giuseppe con la sua sposa purissima. Fu per lei che egli venne innalzato all'altezza di santità che ottenne e ad una dignità così eccellente da ricevere dal Re supremo l'anello con il suo sigillo, perché con esso comandasse al medesimo Dio fatto carne, il quale stava a lui sottomesso, come dice il Vangelo. Dopo ciò la nostra Regina uscì da questa visione.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

67. Figlia mia, fu ammirabile il dono dell'umiltà che l'Altissimo mi concesse in questo avvenimento, di cui hai scritto. E poiché sua Maestà non rigetta chi lo chiama, né rifiuta i suoi favori a chi si dispone a riceverli, voglio che tu mi imiti e mi sia compagna nell'esercizio di questa virtù. Io non ero partecipe in alcun modo della colpa di Adamo, perché fui esente dal peccato della sua disubbidienza; tuttavia, condividendo la sua natura ed essendo, solo in quanto ad essa, sua figlia, mi umiliai sino ad annullarmi nella stima di me stessa. Di fronte a questo esempio, dunque, fino a qual punto dovrà umiliarsi chi noù solo partecipò della colpa originale, ma in seguito ne commise altre ancora senza numero? Lo scopo, poi, di questa umile consapevolezza non vuole essere soltanto quello di rimuovere la pena di queste colpe, ma anche e soprattutto quello di riparare e compensare l'onore che con esse si tolse e si negò al Signore e creatore di tutti.

68. Se un tuo fratello offendesse gravemente il tuo padre naturale, tu non saresti figlia grata e leale verso di lui, né vera sorella di tuo fratello, se non ti addolorassi e non piangessi l'affronto e il danno come fatto a te; infatti al padre devi tutta la riverenza e al fratello amore come a te stessa. Ora, o carissima, esamina con la vera luce quanta differenza c'è tra il Padre vostro che sta nei cieli e il padre naturale, considera che siete tutti figli suoi, uniti tra voi con i vincoli più stretti di fratelli, e che siete tutti servi di questo solo vero Signore. Quindi, come ti umilieresti e piangeresti con grande rossore se i tuoi fratelli naturali commettessero qualche colpa riprovevole, così voglio che tu faccia per i peccati dei mortali contro Dio, affliggendotene con vergogna come se li attribuissi a te stessa. Questo è quanto feci io conoscendo la disobbedienza di Adamo ed Eva, nonché i mali che ne conseguirono al genere umano. L'Altissimo si compiacque di tale riconoscimento e di tale carità da parte mia, poiché è molto gradito ai suoi occhi chi piange i peccati di cui si dimentica chi li commette.

69. Nello stesso tempo, per quanto grandi ed eccelsi siano i favori che ricevi dall'Altissimo, starai bene attenta a non crederti per questo fuori pericolo e non sdegnerai di attendere ed abbassarti alle opere di carità. Questo non è un lasciare Dio, poiché la fede t'insegna, e la luce speciale di cui godi ti aiuta, a portarlo con te in ogni luogo e in mezzo a qualsiasi occupazione; questo è solo un lasciare te stessa e le tue preferenze per soddisfare a quelle del tuo Signore e sposo. Bada bene, in questi affetti spirituali, di non lasciarti trasportare dall'inclinazione né da un'apparente buona intenzione o dalla soddisfazione interiore, poiché molte volte sotto questo manto si nasconde il pericolo più grande. Sempre, in questi dubbi, la santa obbedienza fa da regola e da maestra e con essa procederai nelle tue azioni con sicurezza, senza fare altra scelta. Infatti, grandi vittorie e grandi tesori di meriti sono vincolati al sincero arrendersi ed assoggettare il proprio volere a quello altrui. Tu, insomma, non devi mai né volere né non volere e con ciò canterai vittorie superando i nemici.


13 giugno 1942

Madre Pierina Micheli

Intima sofferenza... con Gesù.