Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 23 giugno 2025 - San Giuseppe Cafasso (Letture di oggi)

Una sera, entrando in cappella, udii nell'anima queste parole: «Entrato in agonia, Gesù pregava con maggiore intensità ». Conobbi allora quanta perseveranza occorre nel pregare e come, qualche volta, la nostra salvezza dipenda proprio da una preghiera tanto faticosa. Per perseverare nella preghiera l'anima deve armarsi di pazienza e coraggiosamente superare difficoltà  interiori ed esteriori. Difficoltà  interiori sono la stanchezza, lo scoraggiamento, l'aridità , le tentazioni; quelle esteriori provengono, invece, da ragioni di rapporti umani. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 26° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 2

1Ed entrò di nuovo a Cafàrnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".
6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:7"Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?".
8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori?9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,11ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua".12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.14Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi".
Egli, alzatosi, lo seguì.

15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.16Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?".17Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".

18Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?".19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi".

23In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.24I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?".25Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?26Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?".27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".


Numeri 4

1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne:2"Fate il censimento dei figli di Keat, tra i figli di Levi, secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,3dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano la loro opera nella tenda del convegno.4Questo è il servizio che i figli di Keat dovranno fare nella tenda del convegno e che riguarda le cose santissime.5Quando il campo si dovrà muovere, Aronne e i suoi figli verranno a smontare il velo della cortina e copriranno con esso l'arca della testimonianza;6poi porranno sull'arca una coperta di pelli di tasso, vi stenderanno sopra un drappo tutto di porpora viola e metteranno a posto le stanghe.7Poi stenderanno un drappo di porpora viola sulla tavola dell'offerta e vi metteranno sopra i piatti, le coppe, le anfore, le tazze per le libazioni; vi sarà sopra anche il pane perenne;8su queste cose stenderanno un drappo scarlatto e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe alla tavola.9Poi prenderanno un drappo di porpora viola, con cui copriranno il candelabro della luce, le sue lampade, i suoi smoccolatoi, i suoi portacenere e tutti i vasi per l'olio destinati al suo servizio;10metteranno il candelabro con tutti i suoi accessori in una coperta di pelli di tasso e lo metteranno sopra la portantina.11Poi stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare.12Prenderanno tutti gli arredi che si usano per il servizio nel santuario, li metteranno in un drappo di porpora viola, li avvolgeranno in una coperta di pelli di tasso e li metteranno sopra la portantina.13Poi toglieranno le ceneri dall'altare e stenderanno sull'altare un drappo scarlatto;14vi metteranno sopra tutti gli arredi che si usano nel suo servizio, i bracieri, le forchette, le pale, i vasi per l'aspersione, tutti gli accessori dell'altare e vi stenderanno sopra una coperta di pelli di tasso, poi porranno le stanghe all'altare.15Quando Aronne e i suoi figli avranno finito di coprire il santuario e tutti gli arredi del santuario, al momento di muovere il campo, i figli di Keat verranno per trasportare quelle cose; ma non toccheranno le cose sante, perché non muoiano. Questo è l'incarico dei figli di Keat nella tenda del convegno.
16Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, avrà la sorveglianza dell'olio per il candelabro, del profumo aromatico dell'offerta perenne e dell'olio dell'unzione e la sorveglianza di tutta la Dimora e di quanto contiene, del santuario e dei suoi arredi".
17Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne:18"Badate che la tribù delle famiglie dei Keatiti non venga eliminata dai leviti;19ma fate questo per loro, perché vivano e non muoiano quando si accostano al luogo santissimo: Aronne e i suoi figli vengano e assegnino a ciascuno di essi il proprio servizio e il proprio incarico.20Non entrino essi a guardare neanche per un istante le cose sante, perché morirebbero".
21Il Signore disse a Mosè:22"Fa' il censimento anche dei figli di Gherson, secondo i loro casati paterni e secondo le loro famiglie.23Farai il censimento dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.24Questo è il servizio delle famiglie dei Ghersoniti, quel che dovranno fare e quello che dovranno portare.25Essi porteranno i teli della Dimora e la tenda del convegno, la sua copertura, la copertura di pelli di tasso che vi è sopra e la cortina all'ingresso della tenda del convegno;26i tendaggi del recinto con la cortina all'ingresso del recinto, i tendaggi che stanno intorno alla Dimora e all'altare; le loro corde e tutti gli arredi necessari al loro impianto; faranno tutto il servizio che si riferisce a queste cose.27Tutto il servizio dei figli dei Ghersoniti sarà sotto gli ordini di Aronne e dei suoi figli per quanto dovranno portare e per quanto dovranno fare; voi affiderete alla loro custodia quanto dovranno portare.28Tale è il servizio delle famiglie dei figli dei Ghersoniti nella tenda del convegno; la loro sorveglianza sarà affidata a Itamar, figlio del sacerdote Aronne.
29Farai il censimento dei figli di Merari secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni;30farai il censimento, dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.31Ciò è quanto è affidato alla loro custodia e quello che dovranno portare come loro servizio nella tenda del convegno: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, le sue basi,32le colonne che sono intorno al recinto, le loro basi, i loro picchetti, le loro corde, tutti i loro arredi e tutto il loro impianto. Elencherete per nome gli oggetti affidati alla loro custodia e che essi dovranno portare.33Tale è il servizio delle famiglie dei figli di Merari, tutto il loro servizio nella tenda del convegno, sotto gli ordini di Itamar, figlio del sacerdote Aronne".
34Mosè, Aronne e i capi della comunità fecero dunque il censimento dei figli dei Keatiti secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,35di quanti dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno.36Quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie furono duemilasettecentocinquanta.37Questi appartengono alle famiglie dei Keatiti dei quali si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
38I figli di Gherson, di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,39dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,40quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, furono duemilaseicentotrenta.41Questi appartengono alle famiglie dei figli di Gherson, di cui si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine del Signore.
42Quelli delle famiglie dei figli di Merari dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie e i loro casati paterni,43dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,44quelli di cui si fece il censimento, secondo le loro famiglie, furono tremiladuecento.45Questi appartengono alle famiglie dei figli di Merari, di cui si fece il censimento; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
46Tutti i leviti dei quali Mosè, Aronne e i capi d'Israele fecero il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,47dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio e portare pesi nella tenda del convegno,48tutti quelli di cui si fece il censimento, furono ottomilacinquecentottanta.49Ne fu fatto il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè, assegnando a ciascuno il servizio che doveva fare e ciò che doveva portare. Così ne fu fatto il censimento come il Signore aveva ordinato a Mosè.


Salmi 129

1'Canto delle ascensioni.'

Dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato,
- lo dica Israele -
2dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato,
ma non hanno prevalso.
3Sul mio dorso hanno arato gli aratori,
hanno fatto lunghi solchi.
4Il Signore è giusto:
ha spezzato il giogo degli empi.

5Siano confusi e volgano le spalle
quanti odiano Sion.
6Siano come l'erba dei tetti:
prima che sia strappata, dissecca;
7non se ne riempie la mano il mietitore,
né il grembo chi raccoglie covoni.

8I passanti non possono dire:
"La benedizione del Signore sia su di voi,
vi benediciamo nel nome del Signore".


Salmi 109

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'

Dio della mia lode, non tacere,
2poiché contro di me si sono aperte
la bocca dell'empio e dell'uomo di frode;
parlano di me con lingua di menzogna.

3Mi investono con parole di odio,
mi combattono senza motivo.
4In cambio del mio amore mi muovono accuse,
mentre io sono in preghiera.
5Mi rendono male per bene
e odio in cambio di amore.

6Suscita un empio contro di lui
e un accusatore stia alla sua destra.
7Citato in giudizio, risulti colpevole
e il suo appello si risolva in condanna.
8Pochi siano i suoi giorni
e il suo posto l'occupi un altro.
9I suoi figli rimangano orfani
e vedova sua moglie.
10Vadano raminghi i suoi figli, mendicando,
siano espulsi dalle loro case in rovina.

11L'usuraio divori tutti i suoi averi
e gli estranei faccian preda del suo lavoro.
12Nessuno gli usi misericordia,
nessuno abbia pietà dei suoi orfani.
13La sua discendenza sia votata allo sterminio,
nella generazione che segue sia cancellato il suo nome.
14L'iniquità dei suoi padri sia ricordata al Signore,
il peccato di sua madre non sia mai cancellato.
15Siano davanti al Signore sempre
ed egli disperda dalla terra il loro ricordo.

16Perché ha rifiutato di usare misericordia
e ha perseguitato il misero e l'indigente,
per far morire chi è affranto di cuore.
17Ha amato la maledizione: ricada su di lui!
Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!
18Si è avvolto di maledizione come di un mantello:
è penetrata come acqua nel suo intimo
e come olio nelle sue ossa.

19Sia per lui come vestito che lo avvolge,
come cintura che sempre lo cinge.
20Sia questa da parte del Signore
la ricompensa per chi mi accusa,
per chi dice male contro la mia vita.

21Ma tu, Signore Dio,
agisci con me secondo il tuo nome:
salvami, perché buona è la tua grazia.
22Io sono povero e infelice
e il mio cuore è ferito nell'intimo.
23Scompaio come l'ombra che declina,
sono sbattuto come una locusta.
24Le mie ginocchia vacillano per il digiuno,
il mio corpo è scarno e deperisce.
25Sono diventato loro oggetto di scherno,
quando mi vedono scuotono il capo.

26Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
27Sappiano che qui c'è la tua mano:
tu, Signore, tu hai fatto questo.
28Maledicano essi, ma tu benedicimi;
insorgano quelli e arrossiscano,
ma il tuo servo sia nella gioia.
29Sia coperto di infamia chi mi accusa
e sia avvolto di vergogna come d'un mantello.

30Alta risuoni sulle mie labbra la lode del Signore,
lo esalterò in una grande assemblea;
31poiché si è messo alla destra del povero
per salvare dai giudici la sua vita.


Isaia 61

1Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
2a promulgare l'anno di misericordia del Signore,
un giorno di vendetta per il nostro Dio,
per consolare tutti gli afflitti,
3per allietare gli afflitti di Sion,
per dare loro una corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell'abito da lutto,
canto di lode invece di un cuore mesto.
Essi si chiameranno querce di giustizia,
piantagione del Signore per manifestare la sua gloria.
4Ricostruiranno le vecchie rovine,
rialzeranno gli antichi ruderi,
restaureranno le città desolate,
devastate da più generazioni.
5Ci saranno stranieri a pascere i vostri greggi
e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli.
6Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore,
ministri del nostro Dio sarete detti.
Vi godrete i beni delle nazioni,
trarrete vanto dalle loro ricchezze.
7Perché il loro obbrobrio fu di doppia misura,
vergogna e insulto furono la loro porzione;
per questo possiederanno il doppio nel loro paese,
avranno una letizia perenne.
8Poiché io sono il Signore che amo il diritto
e odio la rapina e l'ingiustizia:
io darò loro fedelmente il salario,
concluderò con loro un'alleanza perenne.
9Sarà famosa tra i popoli la loro stirpe,
i loro discendenti tra le nazioni.
Coloro che li vedranno ne avranno stima,
perché essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto.

10Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge il diadema
e come una sposa che si adorna di gioielli.
11Poiché come la terra produce la vegetazione
e come un giardino fa germogliare i semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutti i popoli.


Seconda lettera ai Corinzi 11

1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.


Capitolo XXI: La compunzione del cuore

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 1. Se vuoi fare qualche progresso conservati nel timore di Dio, senza ambire a una smodata libertà; tieni invece saldamente a freno i tuoi sensi, senza lasciarti andare a una stolta letizia. Abbandonati alla compunzione di cuore, e ne ricaverai una vera devozione. La compunzione infatti fa sbocciare molte cose buone, che, con la leggerezza di cuore, sogliono subitamente disperdersi. E' meraviglia che uno possa talvolta trovare piena letizia nella vita terrena, se considera che questa costituisce un esilio e se riflette ai tanti pericoli che la sua anima vi incontra. Per leggerezza di cuore e noncuranza dei nostri difetti spesso non ci rendiamo conto dei guai della nostra anima; anzi, spesso ridiamo stoltamente, quando, in verità, dovremmo piangere. Non esiste infatti vera libertà, né santa letizia, se non nel timore di Dio e nella rettitudine di coscienza. Felice colui che riesce a liberarsi da ogni impaccio dovuto a dispersione spirituale, concentrando tutto se stesso in una perfetta compunzione. Felice colui che sa allontanare tutto ciò che può macchiare o appesantire il suo spirito. Tu devi combattere da uomo: l'abitudine si vince con l'abitudine. Se impari a non curarti della gente, questa lascerà che tu attenda tranquillamente a te stesso. Non portare dentro di te le faccende degli altri, non impicciarti neppure di quello che fanno le persone più in vista; piuttosto vigila sempre e in primo luogo su di te, e rivolgi il tuo ammonimento particolarmente a te stesso, prima che ad altre persone, anche care. Non rattristarti se non ricevi il favore degli uomini; quello che ti deve pesare, invece, è la constatazione di non essere del tutto e sicuramente nella via del bene, come si converrebbe a un servo di Dio e a un monaco pieno di devozione.  

2. E' grandemente utile per noi, e ci dà sicurezza di spirito, non ricevere molte gioie in questa vita; particolarmente gioie materiali. Comunque, è colpa nostra se non riceviamo consolazioni divine o ne proviamo raramente; perché non cerchiamo la compunzione del cuore e non respingiamo del tutto le vane consolazioni che vengono dal di fuori. Riconosci di essere indegno della consolazione divina, e meritevole piuttosto di molte sofferenze, Quando uno è pienamente compunto in se stesso, ogni cosa di questo mondo gli appare pesante e amara. L'uomo retto, ben trova motivo di pianto doloroso. Sia che rifletta su di sé o che vada pensando agli altri, egli comprende che nessuno vive quaggiù senza afflizioni; e quanto più severamente si giudica, tanto maggiormente si addolora. Sono i nostri peccati e i nostri vizi a fornire materia di giusto dolore e di profonda compunzione; peccato e vizi dai quali siamo così avvolti e schiacciati che raramente riusciamo a guardare alle cose celesti. Se il nostro pensiero andasse frequentemente alla morte, più che alla lunghezza della vita, senza dubbio ci emenderemmo con maggior fervore. Di più, se riflettessimo nel profondo del cuore alle sofferenze future dell'inferno e del purgatorio, accetteremmo certamente fatiche e dolori, e non avremmo paura di un duro giudizio. Invece queste cose non penetrano nel nostro animo; perciò restiamo attaccati alle dolci mollezze, restiamo freddi e assai pigri. Spesso, infatti, è sorta di spirituale povertà quella che facilmente invade il nostro misero corpo. Prega dunque umilmente il Signore che ti dia lo spirito di compunzione; e di', con il profeta: nutrimi, o Signore, "con il pane delle lacrime; dammi, nelle lacrime, copiosa bevanda" (Sal 79,6).


DISCORSO 260/C NELLA DOMENICA DELL'OTTAVA DELLA SANTA PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Godiamo quando la Chiesa genera nuovi figli.

1. Non credo che sia una novità di cui non avete mai sentito parlare, anzi son certo che si tratti di una cosa nota alla vostra fede, che, come in quanto uomini - cioè nella nostra carne - siamo nati dai nostri genitori, così spiritualmente nasciamo da Dio Padre e dalla madre Chiesa. In tal modo lo stesso Signore Dio, che è nostro creatore perché ci dà la vita tramite i genitori, è anche nostro rigeneratore per la vita che ci dà lui direttamente con l'intervento della Chiesa. Nella prima generazione si contrae il vincolo del peccato, nella seconda viene sciolto. Là siamo generati per succedere ai nostri genitori destinati a morire, qua per aderire a chi rimane per sempre. È comunque un fatto che i figli di famiglia nati prima, quando nascono in casa altri fratelli, si rallegrano con affetto fraterno e il piacere per avere dei consanguinei che dividono con loro la stessa luce supera di gran lunga il dispiacere di doversi dividere l'eredità. Ebbene, quanto più grande e più genuina non dev'essere la gioia che dobbiamo provare noi vedendo dei figli dell'uomo che, nati come noi, per la grazia del santo battesimo vengono rigenerati e diventano figli del loro Creatore, e così tutti nasciamo per partecipare a quella eredità che, nei riguardi dei suoi possessori, rimane indivisa per tutti e viene accordata tutta a tutti? Dice: Il Signore è la parte della mia eredità 1. Riflettiamo su queste parole dette dal profeta David, e cioè che Dio è la nostra eredità, e pensiamo a quel che aggiungono e l'apostolo Giovanni: Dio è carità 2 e l'apostolo Paolo: La carità non è invidiosa 3. Quanto più grande sarà il numero dei compartecipi e dei compagni che vedremo nascere come noi per il possesso comune di una tale eredità, tanto maggiore dovrà essere la nostra gioia, frutto di carità, essendo proprio la carità il premio che ci viene assegnato come nostro possesso. In verità, se l'eredità altro non è se non l'amore, dimostrerebbe di non voler essere erede colui che non amasse il coerede. Pertanto, le parole che, con l'aiuto del Signore, stiamo per rivolgere a coloro che celebrano l'ottavo giorno da quando han ricevuto il battesimo ricevetele anche voi e ricevetele con gioia tanto maggiore quanto maggiore è l'esultanza derivante dai vincoli della nuova fraternità. Nello stesso tempo anche i catecumeni, che la santa madre Chiesa ha già concepito con un sacramento non ancora del tutto completo, facciano pressione contro il seno di lei mossi dal desiderio d'uscire alla nuova luce e si affrettino a diventare maturi e a nascere.

Battesimo e diluvio.

2. Da tutti i rinati mediante il battesimo di Cristo si celebra con somma devozione la solennità di questa ottava, e il motivo è da ricercarsi nel fatto che in essa e per essa le genti sparse per ogni dove nel mondo sono state assoggettate al nome di Cristo conseguendone la salvezza. Sforziamoci dunque, con l'aiuto del Signore, a riproporre in brevi parole quale sia il suo significato e quale il contenuto di un così grande mistero. Come questa cosa sia in pieno accordo con le esigenze della nostra fede, vogliatelo ripensare insieme con me, anche voi, istruiti come siete nella dottrina cristiana. Chi infatti non sa che nell'antichità la terra fu purificata dai peccati mediante il diluvio? In esso si preannunziava il mistero del santo battesimo, nel quale, parimenti per mezzo dell'acqua, vengono cancellati tutti i peccati dell'uomo; e in quella stessa occasione fu costruita l'arca, fatta di legno non soggetto a putrefazione, dove erano raccolte solo otto persone, quell'arca che simboleggiava la Chiesa. Ciò che al tempo del diluvio, con le cui acque furono cancellati i peccati, viene indicato col numero otto - cioè otto persone - questo stesso nell'amministrazione del battesimo, con le cui acque vengono distrutti i peccati, viene parimenti suggerito dal numero otto, cioè otto giorni. Gli eventi che contengono un qualche significato possono paragonarsi ai suoni emessi dalla nostra bocca. Come infatti una stessa e identica realtà può esprimersi in modi svariati, con parole e linguaggi diversi, così si è soliti rappresentare una stessa e identica cosa non solo con suoni diversi l'uno dall'altro ma anche con molti e varii eventi figurativi, senza che venga in se stessa modificata. In forza di ciò, sebbene abbiamo in un caso otto persone e nell'altro otto giorni, non si esprime qui una cosa e là un'altra ma la stessa cosa in modi differenti, cioè con diversità di segni, come se a cambiare non fossero - diciamo così - se non le lettere.

Traversie della vita e quiete dell'eternità.

3. Col numero otto si rappresentano dunque le cose che hanno pertinenza col mondo avvenire, dove nulla diminuisce o s'accresce con l'evolversi dei tempi ma tutto persevera costantemente in una beatitudine immutabile. E se è vero che il succedersi del tempo nell'ordine presente si snoda sul numero sette ripetuto a spirale, è esatto che il giorno eterno si chiami - per via di approssimazione - giorno ottavo. In esso i santi che l'abbiano raggiunto superando le peripezie del tempo presente non avranno da distinguere - poiché non ci saranno più tali avvicendamenti - il giorno dalla notte né il tempo di essere occupati dal tempo della quiete: loro sorte sarà, per sempre, una quiete dove si vigila e un'occupazione dove si è inattivi, non per pigrizia ma perché l'attività non comporta lavoro. Ancora. Come ai santi, passato il tempo incluso nel ciclo settenario, è riservato l'ottavo giorno, cioè la felicità eterna, così agli empi, trascorso velocemente il tempo indicato dal numero sette, è riservato, come giorno ottavo, il giudizio di condanna. Da questo giudizio desiderava essere liberato l'autore del Salmo sesto, che ha per titolo: Sulle ottave 4. Gemendo espone la sua miseria e dice: Signore, non rimproverarmi nel tuo sdegno; nella tua ira non castigarmi 5. Una cosa simile ritorna anche nel Salmo undicesimo, che reca parimenti l'iscrizione: Sulle ottave. In questo Salmo si mostra come tutte le avversità del tempo presente occorre sopportarle per conseguire il premio della vita eterna. Ci si mette in guardia dal pericolo che, cominciando ad abbondare il male, non si raffreddi la carità e ci si ricorda che chi non avrà perseverato sino alla fine non potrà salvarsi 6. Si fa il caso di uno che voleva riporre la sua fiducia negli altri uomini ma trova in molti - anche in quelli che meno sospettava - le trappole, i raggiri, e tanta boria vacua e superba. Buon per lui in tale frangente volgere lo sguardo al giorno ottavo, al giorno eterno, dove la sua gioia sarà imperturbata e non ci saranno compagnie cattive che la intacchino. Lasciamolo pertanto dire gemendo, lasciamolo pregare con lacrime: Salvami, Signore! Il santo è venuto meno; la verità è scomparsa tra i figli dell'uomo 7. Così infatti comincia quel Salmo. Preghi però con ferma speranza, come è detto nelle ultime espressioni dello stesso Salmo, che termina con le parole: Tu però, Signore, ci salverai e ci custodirai in eterno da questa generazione 8. Si potrebbe, così, dire che il Salmo comincia con il numero sette e si snoda fino a raggiungere l'otto, procedendo da gloria in gloria come mosso dallo Spirito del Signore 9.

I cattivi non conseguiranno il sabato del Signore.

4. Ma che dire del fatto che altrove per bocca del profeta promette pace su pace 10? O se non che lo stesso sabato, indicato dal settimo giorno, sebbene incluso nel giro dei giorni del tempo presente, contiene già in sé un riposo? È il riposo promesso ai santi anche su questa terra e consistente nell'esenzione da ogni procella mondana che li disturbi, finché essi, compiute le opere buone, si riposino nel loro Dio. Per indicare tutto questo in epoca molto anteriore, dopo che ebbe creato tutte le cose - che erano tutte buone assai - lui stesso nel settimo giorno si riposò 11. O c'è per caso un motivo diverso per il quale sia stato scritto nel libro del santo Giobbe: Sei volte ti ho liberato dalle strettezze e nel settimo giorno non ti toccherà alcun male 12? Inoltre il settimo giorno non ha tramonto; e questo accade perché senza assalti e nuvole di tristezza - la quale è originata ordinariamente dalla convivenza con uomini malvagi in mezzo ai quali ci si trova - introduce i santi nel giorno ottavo, cioè nella beatitudine eterna. Una cosa è infatti riposare nel Signore mentre si è ancora nell'ambito del tempo - cosa raffigurata dal settimo giorno, cioè dal sabato - e un'altra trascendere tutti i tempi ed essere per sempre immedesimati con l'artefice dei tempi. Questo raffigura l'ottavo giorno, il quale, non entrando nel giro degli altri giorni, si presenta come contenente un richiamo all'eternità. I nostri sette giorni, effettivamente, che si snodano con una successione continua e sempre si ripetono, servono a tracciare l'intero evolversi del tempo. Figuratamente con questi giorni non si rappresentano però coloro che amano il mondo presente, i quali non desiderano - nel loro settimo giorno - il riposo del sabato spirituale. A un tal sabato essi non aspirano non avendo un desiderio capace di immetterli nel giorno ottavo, cioè nell'eternità. Immersi nelle loro abitudini transitorie, abbandonano il Creatore e si abbassano ad adorare la creatura, e così diventano empi. In vista di ciò, colui che canta sulle, ottave, dopo aver detto: Tu, Signore, ci salverai e ci custodirai in eterno da questa generazione, aggiunge subito: Tutt'intorno camminano gli empi 13, Cioè coloro che, schiavi di calcoli terreni, non riescono a gustare ciò che è eterno.

L'umiltà è via alla gloria.

5. Osservando questi giorni, dai quali è impossibile escludere qualsiasi significato allegorico, si riscontra che l'ottavo giorno è lo stesso che il primo. Primo giorno dopo il sabato è la domenica, ma questo primo giorno scompare quando sopraggiunge il secondo. Invece in quel giorno di cui questo nostro primo e ottavo sono simbolo c'è sempre presente l'eternità. Vi è presente l'eternità primordiale, della quale alle origini i nostri progenitori furono privati a causa del peccato e noi decademmo nella presente condizione di mortalità. E c'è anche l'ultima - o, diciamo così, l'ottava - che è quella che recupereremo dopo la resurrezione, quando, ultima nemica, sarà distrutta la morte 14 e questo corpo corruttibile si rivestirà d'incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità 15. Allora il figlio tornato riceverà la veste che aveva indossata prima: quella veste che gli sarà restituita alla fine - cioè, per così dire, nel giorno ottavo - dopo le peripezie del lungo peregrinare, dopo aver pascolato i porci 16, e subìto le altre tribolazioni della vita mortale, cioè dopo aver percorso tutti e sette i cicli del tempo. Pertanto non fu senza motivo che il nostro Signore - che più non muore né la morte ha alcun potere su di lui 17 - identificò il primo e l'ottavo giorno degnandosi di comprovare tutto questo nella sua carne col fatto paradigmatico della sua resurrezione corporea. A questa sua glorificazione noi dobbiamo tendere per la via dell'umiltà. Lo ricaviamo dall'episodio in cui egli, proprio per inculcare questa esigenza, rispondendo ai suoi discepoli che la desideravano e ambivano di stare uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra, disse: Potete bere al calice da cui io sto per bere? 18 Con questo faceva loro intendere che la via verso le altezze inizia da questa valle di lacrime 19, e che mai sarebbero stati degni di raggiungere le sommità celesti se prima non avessero umilmente accettato di subire il ludibrio della croce.

Con la mente rivolti al giorno eterno.

6. Lo conferma anche l'ultimo verso del Salmo undecimo - al quale, come dicevamo, è premesso il titolo: Sulle ottave dove si dice: Signore, secondo la tua altezza hai moltiplicato i figli degli uomini 20. Opportunamente questo verso lo si intende riferito al Signore Gesù Cristo, che nella sua persona, essendo Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, rese i figli degli uomini figli di Dio. In questa terra tali figli di Dio sono pochi in confronto col numero stragrande dei peccatori: sono come pochi grani nell'aia dove abbonda la pula. Questa pula appare sparsa dappertutto, come se [nell'aia] ci sia essa sola, mentre i grani se ne stanno nascosti e sembrano scomparire. Dio però nella Gerusalemme celeste li moltiplica secondo la sua altezza, lui che chiama le cose non esistenti come se esistessero 21. Ma da quale altezza? Qui è da vedersi quella cecità che parzialmente s'abbattè su Israele affinché la totalità delle genti entrasse e così tutto intero Israele si salvasse 22. Al riguardo un'esclamazione esce dalla bocca dell'Apostolo: O altezza della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! 23 Non andiamo dunque a cercare le rovinose altezze delle posizioni mondane. Siamo infatti morti e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio: quando apparirà Cristo, nostra vita, allora appariremo anche noi con lui nella gloria 24. Perciò il desiderio sia costantemente rivolto al giorno ottavo, dove sarà terminato l'intero corso dei tempi in cui si aggirano gli empi 25. Siccome in forza della speranza ci è concesso di abitare in anticipo nel cielo 26, viviamo con Cristo e in Cristo, a somiglianza degli angeli di Dio, e sentiamoci già partecipi dell'eternità di colui che non ricusò di rendersi partecipe della nostra mortalità. Notate qui che, come nell'ottava dei sacramenti il giorno ottavo giunge dopo i sette, così accade nel sacramento della Pentecoste, che arriva dopo sette settimane che chiudiamo nel quarantanovesimo giorno. Anche lì si aggiunge un ottavo giorno per arrivare al numero completo di cinquanta: una unità nel numero minore e parimenti una unità nel numero maggiore. Ma, per quanto concerne l'eternità, di cui l'ottavo giorno è simbolo, non può né crescere né diminuire: è un oggi perpetuo, poiché non c'è tempo nuovo che subentri a quello che se ne va. Quell'oggi non inizia con la fine del giorno di ieri né termina quando inizierà il domani, ma è un oggi che rimane per sempre. Se ci sono stati tempi passati, essi son tutti passati senza che quel giorno passasse; e se verranno tempi futuri, verranno tutti senza che quel giorno inizi.

Non mescolatevi ai cattivi ma camminate per la via stretta.

7. Dimenticate dunque le cose del passato e protendetevi verso quelle dell'avvenire, cercando con tutto l'impegno di conseguire la palma della vocazione divina 27. Fratelli e figli carissimi, anche quando avrete deposto i segni del sacramento, portate sempre nel cuore la speranza del giorno eterno di cui stiamo parlando. Mediante le vesti candide, come con una parola visibile, si stampa nelle vostre menti un germe luminoso consistente nella novità di vita. Quando le cambierete, fate che non si cambi quello che esse rappresentano, ma che risplenda per la luce della fede e della verità. Non macchiatele con alcuna sozzura di costumi sregolati, di modo che in quel giorno non vi troviate nudi 28 ma senza alcun ostacolo passiate dalla gloria della fede alla gloria della visione. Con il rito solenne di oggi si compie la vostra uscita da queste transenne, che in quanto spiritualmente bambini vi separano dagli altri fedeli. Quando vi sarete mescolati al comune ceto del popolo cristiano, mettetevi dalla parte dei buoni, ricordando che le compagnie cattive pervertono i buoni costumi. Essendo giustificati, praticate la sobrietà ed evitate il peccato 29. Vi ho infatti fidanzati a un solo uomo, come vergine casta da presentare a Cristo; e temo che, come il serpente con la sua astuzia ingannò Eva, così anche i vostri sentimenti si corrompano facendovi perdere quella castità, dono di Dio, che si consegue in Cristo 30. L'amicizia che è di questo mondo rende adultere le anime, facendole tradire l'unico e vero e legittimo Sposo 31, dal quale avete ricevuto come anello lo Spirito Santo. Guardatevi dal camminare per la via spaziosa, che conduce alla perdizione e nella quale molti camminano 32. Non vi stancate di percorrere la via stretta, al termine della quale c'è l'ampiezza eterna. Se a volte, come fatalmente capita durante la vita di ogni uomo mentre scorre fra i marosi del mondo presente, incontrerete delle tentazioni 33 e ci saranno persone, anche molte, che come cani vi abbaieranno attorno con le loro malvagità, perseverate nella fede, gioite nella speranza e, ardenti di carità, cantate sulle ottave, dicendo: Salvami, Signore, perché il santo è venuto meno, la verità è scomparsa tra i figli dell'uomo; ciascuno ha pronunziato vanità nei riguardi del suo prossimo 34.

Figli dell'uomo diventati, in Cristo, figli di Dio.

8. Per quanto concerne voi, figli dell'uomo divenuti ormai figli di Dio, fino a quando vorrete essere duri di cuore? 35 Non amate la vanità né cercate avidamente la menzogna: così non darete alcun adito al diavolo 36. Ognuno di voi aderisca fermamente a Cristo e resti immutabilmente fedele alla parola di Dio che ha abbracciata. Se verrà a trovarsi in mezzo alle tentazioni e agli scandali che gli ribollano all'intorno, non si creda, per il fatto che da ogni parte lo avvolge la paglia e gli impedisce di vedere i compagni che con lui saranno un giorno nel granaio, di essere solo lui il grano di Dio. Ripensi ai tempi antichi quando sulla terra non era ancora stato versato il sangue di Cristo, prezzo di riscatto per tutto il mondo. Il santo Elia diceva: Sono rimasto io solo, ma dal cielo gli fu risposto: Io mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio dinanzi a Baal 37. Questi settemila, quando insieme con Elia venivano trebbiati sull'aia di questo mondo, non costituendo ancora un unico mucchio e non toccandosi fra loro, avevano ciascuno l'impressione di essere soli. Considerata fra tutte le genti invece, la quantità degli uomini eletti per essere del Signore è certo più consistente: essa viene preservata in eterno dalla presente generazione. Dio infatti per suo occulto decreto moltiplicherà i figli degli uomini secondo la profondità della sua sapienza 38.

 


1 - Sal 15, 5.

2 - 1 Gv 4, 8. 16.

3 - 1 Cor 13, 4.

4 - Sal 6, 1.

5 - Sal 6, 2.

6 - Cf. Mt 24, 12-13.

7 - Sal 11, 2.

8 - Sal 11, 8.

9 - 2 Cor 3, 18.

10 - Is 57, 19 (sec. LXX).

11 - Gn 1, 31; 2, 2.

12 - Gb 5, 19.

13 - Sal 11, 9.

14 - Cf. 1 Cor 15, 26.

15 - Cf. 1 Cor 15, 53.

16 - Cf. Lc 15, 11 ss.

17 - Cf. Rm 6, 9.

18 - Mt 20, 22.

19 - Cf. Sal 83, 7.

20 - Sal 11, 9.

21 - Cf. Rm 4, 17.

22 - Rm 11, 25-26.

23 - Rm 11, 33.

24 - Cf. Col 3, 3-4.

25 - Cf. Sal 11, 9.

26 - Cf. Fil 3, 20.

27 - Cf. Fil 3, 13-14.

28 - Cf. 2 Cor 5, 3.

29 - 1 Cor 15, 33-34.

30 - 2 Cor 11, 2-3.

31 - Cf. Gc 4, 4.

32 - Mt 7, 13.

33 - Cf. Gc 1, 2.

34 - Sal 11, 2-3.

35 - Sal 4, 3.

36 - Cf. Ef 4, 27.

37 - Rm 11, 3. 4; cf. 1 Re 19, 10-18.

38 - Cf. Rm 11, 33.


Capitolo 6: La purificazione di Maria Santissima

Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick

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95 - La cerimonia al tempio - Simeone La partenza della Santa Famiglia alla volta di Nazareth

Come la Legge prescriveva, si avvicinava il giorno in cui la Santa Vergine doveva presentare il suo Primogenito al tempio. Maria si dispose per il viaggio, che sarebbe poi continuato verso Nazareth. La sera di domenica 30 dicembre, i pastori ricevettero i doni che Anna aveva donato alla Santa Famiglia. Giuseppe aveva avuto cura di pulire e di liberare da tutti gli oggetti la grotta, la caverna di Maraha e quella laterale. Anzi vidi che ripulì anche il suolo. Tra la domenica e il lunedì 31 dicembre, Maria e Giuseppe si congedarono dai sacri luoghi, destinati a divenire oggetto di devozione per tutta la Cristianità. Entrati per l'ultima volta nella grotta, stesero il tappeto sul posto dove era nato il Bambino e pregarono in ginocchio, poi ripeterono la cerimonia sullo stesso luogo dove era stato circonciso. Spuntava appena il giorno quando la Santa Famiglia lasciò quei luoghi tanto significativi. La Vergine era adagiata trasversalmente sulla groppa dell'asino, tra alcuni involucri e tappeti che gli anziani pastori avevano preparato per il viaggio. Giuseppe le pose in grembo il Bambinello e la Madonna lo contemplò felice; il Santo Pargoletto era avvolto nell'ampio velo. I pastori prima di accomiatarsi accompagnarono commossi la Sacra Famiglia fino ad un certo punto. Questa volta non presero la strada principale ma compirono un largo giro, dalla grotta a quella di Maraha, dirigendosi poi verso il sud di Betlemme affinché nessuno potesse osservarli.

30 gennaio.

Durante la giornata ho visto la Santa Famiglia avanzare assai lentamente sulla strada che da Betlemme conduce a Gerusalemme, cosicché suppongo si siano fermati spesso. A mezzogiorno riposarono su alcune panche che circondavano un pozzo coperto. Due donne, avvicinatesi a Maria, le offrirono dei piccoli vasi contenenti del balsamo e dei pani. L'offerta che Maria recava al tempio si trovava in una cesta caricata sull'asino. La corba aveva tre scompartimenti, due dei quali pieni di frutta e il terzo rinchiudeva in un graticcio due tortorelle. Verso sera li vidi passare innanzi a Gerusalemme; essi l'aggirarono dal lato di mezzogiorno, mantenendosi a una distanza di circa un quarto d'ora dalla città. Poi li vidi entrare in una piccola casa situata vicino ad un vasto dormitorio pubblico. Questa casa era abitata da due coniugi senza figli; essi accolsero Maria con un'esplosione di giubilo. Erano Esseni, parenti di Giovanna Chusa. L'uomo era occupato come giardiniere e aveva un compito di responsabilità relativo alla cura delle strade di Gerusalemme. Vidi che la Santa Vergine rimase quasi sempre sola con Gesù in una stanza; aveva disteso il Bambino su un tappeto. Era assorta in preghiera come se si preparasse alla cerimonia sacrificale. Ebbi delle chiare visioni di Angeli che comparvero in quella stanza per adorare Gesù. Frattanto io ricevetti interiormente tutte le istruzioni per l'accoglimento spirituale dei Santi Sacramenti. Vidi Maria Santissima assorta in profonda estasi e, sebbene non possa assicurarlo, credo che vedesse gli Angeli e fosse entrata in comunione con loro. I coniugi che ospitavano la santa Coppia usarono per la Madre di Dio ogni possibile premura e cortesia, credo che essi avessero l'intuizione della santità del bambino Gesù. Verso le sette di sera ebbi una visione relativa a San Simeone: lo vidi assai vecchio e magro e portava la barba corta; era sacerdote ma senza distinzione di rango; aveva moglie e tre figli già adulti, dei quali il più giovane aveva quasi vent'anni. Simeone dimorava vicinissimo al tempio; lo vidi attraversare uno stretto ed oscuro corridoio che lo conduceva all'interno del santuario, entrò in una piccola cella a volta scavata nello spessore della muraglia. In questa cella vi era solo una finestrella dalla quale si poteva guardare nel tempio sottostante. Mentre il vecchio Simeone restò inginocchiato, rapito nella preghiera, gli apparve un Angelo il quale lo avverti che il prossimo Bambinello offerto al tempio sarebbe stato il Messia dell'umanità. L'Angelo comunicò inoltre a Simeone che dopo aver veduto il Messia sarebbe avvenuto il suo trapasso. Vidi quella piccola cella inondata di luce e San Simeone raggiante di gioia. Ritornato alla sua abitazione pieno di giubilo, il vecchio raccontò a sua moglie ciò che gli era stato annunciato. Quando la consorte si allontanò per riposarsi, egli si mise di nuovo a pregare. Vidi anche la profetessa Anna pregare nella sua cella mentre aveva una visione sulla presentazione di Gesù al tempio. Ho visto alcuni devoti Israeliti flagellarsi, ma senza gesti violenti o di rabbia.

2 febbraio.

L'alba del nuovo giorno non era ancora sorta quando la Santa Famiglia, accompagnata dalla devota coppia di Esseni, si diresse al tempio di Gerusalemme. Conducevano con loro l'asino carico. Entrarono in un cortile circondato da una muraglia; Giuseppe ed il suo ospite condussero l'asino in una stalla vicina, mentre Maria veniva accolta amorosamente da una donna attempata. La Vergine fu condotta insieme col Bambino in un corridoio coperto che immetteva all'interno del tempio. Siccome tutto era ancora immerso nell'oscurità, si servirono di una lanterna. Il vecchio sacerdote Simeone, pieno di santa attesa, corse ad incontrare Maria Santissima, e scambiate con Lei alcune allegre parole strinse vivamente al petto il Bambinello. L' annuncio che aveva avuto dall'Angelo il giorno precedente l'aveva reso pronto all'accoglienza del promesso Bambino e delle pie donne. Simeone indossava la lunga veste che usavano portare i sacerdoti quando non erano occupati nel servizio divino. Io l'ho veduto altre volte nel tempio come vecchio sacerdote di rango non molto elevato, ma che si distingueva per la sua grande umanità e semplicità d'insegnamento. Allora la Santa Vergine fu condotta dalla donna attempata nell'atrio in cui doveva avvenire la presentazione. Le sue antiche maestre, Anna e Noemi che abitavano in questa parte del tempio, corsero ad incontrarla. Simeone1 che frattanto si era allontanato, venne nuovamente a prendere la Beata Vergine e la condusse nel luogo dove solitamente si benediceva il primogenito. Anna, cui Giuseppe frattanto aveva consegnato il cesto con le vittime sacrificali, e Noemi li seguirono. Giuseppe entrò per un'altra porta e si recò al lu ogo destinato agli uomini. Nel tempio era stato tutto disposto per la cerimonia. La sala in cui aveva luogo il sacrificio, era grande come la chiesa maggiore di Dùlmen. Lungo le pareti ardevano numerose piccole fiaccole disposte a forma piramidale. Dinanzi ad una specie di altare vidi alcuni sacerdoti che aprirono una cassa quadrangolare, dalla quale ne uscirono numerosi oggetti. Montarono così una specie di vasto tavolo su cui posero un gran piatto; poi lo ricoprirono con un panno rosso cui sovrapposero un velo bianco trasparente, tanto lungo da toccare il suolo. Ai quattro angoli del tavolo vennero poste delle torce ardenti, ed in mezzo due piatti ovali e due ceste. Tutti questi oggetti furono tolti da vari scomparti della cassa, dalla quale trassero anche gli abiti sacerdotali che collocarono sopra un altro altare. L'altare provvisorio del sacrificio era circondato da un graticcio. Ai due lati della sala si vedevano sedili disposti a diversa altezza, dove alcuni sacerdoti erano assorti in orazione. Allora Simeone, dopo aver fatto attraversare il graticcio a Maria, che teneva in braccio Gesù avvolto in un velo azzurro, fece deporre il Santo Bambino in una navicella sul tavolo dove arde-vano le lampade. In quel momento, come un improvviso apparire del sole, un indicibile splendore riempì il tempio. Percepii allora la presenza di Dio in quel luogo e, sopra il bambino Gesù, vidi il cielo aprirsi e lasciar scorgere il trono della Santissima Trinità. Subito dopo Simeone condusse Maria nella sala destinata alle donne; la sala aveva delle aperture come grate. La Vergine vestiva un abito azzurro, portava sul capo un velo bianco ed era interamente avvolta in un lungo manto color gialliccio. Recatosi all'altare sul quale avevano posto gli abiti sacerdotali, Simeone e tre altri sacerdoti si abbigliarono per la cerimonia. Portavano al braccio una specie di piccolo scudo ed in testa un berretto diviso nel mezzo da una larga fessura. Uno di essi si pose dinanzi all'altare del sacrificio, un altro si collocò dietro, mentre gli altri due si posero ai lati del tavolo e pregarono per il fanciullo. Allora Anna, accostatasi alla Madonna, le diede il cesto delle vittime; Maria avanzò con questo fino all'altare dei sacrifici e qui si fermò. Simeone quindi, guidò la Santa Vergine davanti all'altare su cui depose le sue offerte. In uno dei piatti ovali fu posta la frutta, nell'altro alcune monete, e le tortorelle furono lasciate nel canestro. Mentre Maria e Simeone erano rimasti dinanzi all'ara, il sacerdote che stava dietro, levò dalla navicella il Bambino e lo sollevò in alto volgendolo verso varie parti del tempio. Dopo aver pregato a lungo su Gesù, lo consegnò a Simeone che a sua volta lo restituì alla Santa Madre. Quindi il sacerdote celebrante prese una pergamena da un leggio e lesse alcune preghiere per la Vergine e per il Santo Bambino. La Madonna, aureolata di luce celeste, seguì Simeone alla balaustra dove Anna l'attendeva per condurla alla sala destinata alle donne. Nel vestibolo frattanto vidi radunate altre venti donne per il sacrificio dei loro neonati. Giuseppe restava ritirato nel luogo destinato agli uomini. Innanzi all'altare maggiore i sacerdoti incominciarono ad incensare e pregare; gli altri religiosi seguivano con i gesti la preghiera. Finita la cerimonia, Simeone si recò da Maria Santissima e, rapito in un'estasi di gioia, prese il Bambino tra le braccia. Poi rivolto verso il Cielo ringraziò il Signore in questo modo: "Signore, permetti che il tuo servo muoia in pace, poiché ora i miei occhi hanno visto la salvezza che Tu vuoi donare ai popoli, la luce che deve illuminare i pagani e la gloria del popolo tuo, Israele". Dopo aver benedetto San Giuseppe e Maria, Simeone rivolse alla Vergine queste parole: "Il Santo Bambino sarà causa di caduta per molti in Israele, per molti altri invece causa di risurrezione e sarà assai contrastato, perché saranno svelati i pensieri di molti cuori. La tua anima poi verrà trapassata dalla spada del dolore ed allora i cuori di molti si convertiranno al vero Dio!". Quando Simeone ebbe finito il suo discorso, la profetessa Anna, mossa da divino entusiasmo, parlò a lungo del Bambino e chiamò Maria: "Donna beata". Tutti furono inteneriti e mostrarono la massima devozione guardando Gesù e Maria, bella e raggiante come una rosa celeste. Perfino i sacerdoti espressero entusiasmo, sebbene sembrasse che l'Evento non fosse loro sconosciuto. La Santa Famiglia agli occhi del popolo fece una semplice offerta al tempio; ma Giuseppe diede in segreto al vecchio Simeone e ad Anna alcune lamine d'oro triangolari per sostenere le vergini povere che venivano educate al tempio. Vidi la Santa Vergine col Bambino accomiatarsi da Anna e Noemi nel cortile. Quindi la Santa Famiglia partì subito alla volta di Nazareth. Non ho veduto quali offerte fossero state fatte dalle altre famiglie presenti al tempio per il sacrificio dei loro fanciulli, però sento che ciascuna di loro ebbe una grazia speciale e più tardi subiranno la ferocia erodiana. La cerimonia al tempio termmò alle nove del mattino; la Santa Famiglia fece la prima tappa a Bethron. Giuseppe però continuava a sperare in cuor suo di stabilirsi a Betlemme.

96 - Notizie sul viaggio di ritorno dei Santi Magi e la morte di Simeone

Sulla riva di un fiume vidi i Santi Magi che celebravano una cerimonia religiosa. In quel luogo vi era una grande casa circondata da altre più piccole. Il primo tratto del viaggio fu percorso rapidamente dalle carovane dei Magi, poi si mossero più lentamente. Mi parve di vedere alla guida delle carovane un fanciullo vestito di luce raggiante; parlava talvolta con i Magi. Li vedo lasciare a destra un paese che mi viene indicato con due lettere: "Ur".

3 gennaio. La morte di Simeone.

Simeone aveva tre figli, il maggiore aveva circa quarant'anni ed il minore venti. Ambedue servivano nel tempio e si mantennero sempre amici sinceri di Gesù e dei suoi discepoli; furono suoi seguaci fin dopo l'Ascensione al cielo. Uno di essi preparò a Gesù ed ai discepoli l'agnello dell'ultima Pasqua. Quando Gesù fu chiamato al Cielo e scoppiò la prima persecuzione contro i Cristiani, vidi i figli, oppure i nipoti di Simeone, impegnarsi in favore dei seguaci del Redentore. L'anziano sacerdote era unito da legami di parentela con il padre di Serapia (poi chiamata Veronica) e, per mezzo di quest'ultimo, era in parentela anche con Zaccaria. Quando San Simeone, dopo la profezia su Gesù, ritornò alla propria abitazione, si ammalò. Nonostante fosse afflitto dalla malattia si intrattenne a lungo in gioia estatica a discorrere con la moglie ed i figli. Durante la notte, vidi le ultime ore della sua vita su questa terra. Dopo aver fatto le ultime raccomandazioni alla moglie ed ai figli, il vecchio sacerdote si mise a parlare del Santo Bambino, Salvatore d'Israele, e di tutto quello che l'Angelo gli aveva annunciato. il suo aspetto irradiava splendore e grave allegrezza. Lo vidi morire tranquillo nelle braccia della sua famiglia che si rassegna-va a tanto necessario dolore. Un'aureola di luce circondava il letto di San Simeone nel momento del suo trapasso; numerosi sacerdoti ebrei che pregavano vicino al suo capezzale ne furono illuminati. Quando spirò, il suo corpo venne trasportato in una stanza vicina e collocato su di un'asse traforata, lo si ricoprì di un panno, sotto il quale fu lavato con panni bagnati. In tal modo il corpo veniva lavato senza che mostrasse le sue nudità. L'acqua, scorrendo attraverso i fori dell'asse, finiva in un sottoposto bacino di rame. Finita tale operazione, ricoprirono il suo corpo di grandi foglie verdi e lo circondarono di fuscelli di erbe, poi l'avvolsero come un fanciullo in un lenzuolo che gli strinsero intorno al corpo con delle bende. Alla sera Simeone fu sepolto. Alcune persone munite di fiaccole portavano la bara, un po' diversa da quelle nostre. Vidi il corteo funebre muoversi in modo più spedito di come facciamo noi. Il sepolcro che doveva accogliere il corpo di San Simeone era posto non lontano dal tempio, consisteva in una nicchia scavata nel centro di un piccolo rialzo di terra in cui la porta era praticata trasversalmente. La parete interna era costruita in un modo particolare, e sebbene più rudimentale, aveva qualcosa di simile con le pareti ruvide che ho veduto nel primo chiostro di San Benedetto. Le pietre della parete erano di vario colore e simili a quelle della cella che Maria Santissima aveva abitato nel tempio. Il sepolcro era molto piccolo. In occasione di queste cerimonie funebri solitamente si offriva al corpo mortale alcune monete, pietruzze ed anche cibi preparati.

97 - Arrivo della Santa Famiglia da Anna

La Santa Famiglia giunse di sera a casa di Anna nei pressi della valle di Zabulon. Si celebrò una piccola festa di famiglia. Sul tavolo ardeva una lampada. Vidi il marito di Anna che si occupava degli ospiti. Maria Heli era assente. Poiché Giuseppe e Maria intendevano fermarsi per qualche tempo, tolsero il carico all'asino. Tutti furono felici di vedere il Santo Bambino, ma la loro gioia era silenziosa perché proveniente dalle profondità del cuore. Mai ho veduto questa gente abbandonarsi troppo all'impeto di un sentimento emozionale, qualunque esso fosse. Vidi poi un piccolo banchetto cui parteciparono anche alcuni sacerdoti. Fra le donne che mangiavano in una stanza separata riconosco Maria Heli e sua figlia Maria di Cleofa; poi vidi un'altra donna che abitava nel paese di Elisabetta e l'ancella di Maria, quella che era alla grotta di Betlemme. Oggi ho visto partire Giuseppe con Maria, il Santo Bambino e l'ancella alla volta della dimora di Nazareth, portavano con loro due asini carichi.

Il giardino di San t'Anna; riflessioni personali della Veggente

Oggi, mentre pregavo, mi trovai assorta in uno stato di estasi profonda e mi vidi in spirito presso una giovane coppia afflitta da una grave malattia mortale; se fossero morti avrebbero lasciato sola la vecchia madre senza alcun sostegno. Conoscevo questa famiglia, da molto tempo non ne avevo più notizie. Siccome nei casi dolorosi invoco sempre l'aiuto di Sant'Anna, mi vidi nella sua casa e potei contemplare il giardino con gli alberi carichi di pere, di prugne e di altra frutta. Nonostante la stagione fosse rigidissima, colsi la frutta abbondante e meravigliosa e la portai ai due giovani sposi, i quali subito la gustarono e guarirono. Dopo diedi il resto di quella frutta a molte persone che conoscevo e ad altre che mi erano ancora sconosciute; tutti ne furono assai confortati. Probabilmente questo è il simbolo delle grazie che si ricevono attraverso l'intercessione di Sant'Anna. Forse fui condotta nel giardino della Santa Madre di Maria per cogliere la frutta delle sue grazie perché ella è la protettrice dei casi dolorosi. Nel suo giardino si coglie la frutta della salvezza e di ogni verità. Quando colgo la frutta nei giardini dei Santi comprendo che a queste grazie sono anche aggiunte le sofferenze.

98 - Sulla stagione in Palestina

Quando la Veggente fu interrogata dal "pellegrino" intorno alla stagione in Palestina, così rispose:

"Vedo spesso pioggia e nebbia, talvolta anche la neve, che presto si dilegua. Vedo pure alberi senza foglie carichi di frutta. Qui si miete già quando da noi è appena primavera. Durante l'inverno vedo gli uomini camminare avvolti in ampi mantelli che ricoprono anche la testa."

6 gennaio.

Maria si è recata in visita a sua madre verso mezzogiorno. Vedo Anna che ha tra le braccia il Santo Bambino. Verso sera la Santa Vergine si prepara per il ritorno a casa; la via che Maria si appresta a percorrere è assai amena e lunga circa mezz 'ora di cammino attraverso una zona collinare e verdi prati. Frattanto Anna ha mandato alcuni domestici a Nazareth con altri viveri per Giuseppe e Maria. Oh! Com'è commovente tutto quello che avviene nella Santa Famiglia! Maria è una tenera madre per il Bambino Divino e una fedele ancella per Giuseppe, a sua volta quest'ultimo è il più affezionato amico e il più umile servo della Vergine. Con quanto affetto la Madonna stringe in grembo il Santo Pargoletto! A questa visione l'animo di molta gente mi pare duro e orribile.

99 - Preghiera e purificazione della Santa Vergine Maria

Il simbolismo della festa della purificazione di Maria Santissima mi appare assai difficile da spiegare. Quando contemplo la Chiesa Cattolica la vedo come un grande tempio trasparente in cui si celebra una grande solennità. Il tempio ondeggia sulla terra come se fosse sul mare ed è pieno di Cori angelici che circondano festosi la Santissima Trinità. Mentre continuo a vedere il simbolo della Santa Trinità sento la presenza di Gesù che mi consola. Vedo l'Incarnazione del bambino Gesù tenuto unito al tempio trasparente da un raggio di luce. Al centro del tempio vedo apparire un altare che non è esattamente come quelli che abbiamo nelle nostre chiese. Su questo c'è un piccolo albero dalle larghe foglie, simile a quello del peccato originale nel paradiso terrestre. Quando la Vergine appare dinanzi all'altare con il Santo Bambino tra le braccia, l'albero dalle larghe foglie si china ed inaridisce. Vedo poi un Angelo d'alta statura, ornato di sacri ornamenti e con il capo circondato da una corona, il quale si avvicina a Maria Santissima e ricevendo Gesù tra le braccia lo depone subito sull'altare. In questo stesso istante il Fanciullo dispare nella Santa Trinità. Allora l'Angelo porge alla divina Madre un globo rilucente su cui vi è l'immagine del Santo Bambino avvolto in fasce. Con il globo lucente tra le mani, Maria si dirige sull'altare librandosi nell'aria. Subito dopo vedo giungere da ogni parte poverelli che consegnano alla Vergine dei ceri accesi. Ella, a sua volta, li passa al Bambino assiso sul globo lucente. I numerosi lumi diffondono un'aureola di luce magnifica e intensa intorno a Maria e al Santo Bambino. È una cerimonia solenne e ricca di splendore. La Vergine Santissima ha un ampio mantello che scende in larghe pieghe al suolo. Io credo che l'inaridirsi dell'albero della scienza di fronte all'apparizione di Maria, e la trasformazione del Santo Fanciullo offerto sull'altare della Santissima Trinità, simbolizzino la pace e la nuova Alleanza fra l'uomo e Dio. L'offerta dei ceri da parte dei poveri alla Madre divina, e da Lei consegnati a Gesù affinché illumini il mondo, simbolizzano la consacrazione dei poveri all'illuminazione del mondo e l'intercessione della Vergine presso suo Figlio. Vedo infine le fiammelle divenire una sola fiamma che rischiara l'universo.


« Avrai i doni dello Spirito Santo » (Momenti della Passione)

Beata Alexandrina Maria da Costa


... Il mio cuore camminava in un intrico di spine; in mezzo ad esse dovevo dare la vita con una grande prova d'amore. Il cuore non era mio: era di Gesù; a me nulla apparteneva, se non un fragile involucro. In tutto il percorso del Calvario il mio corpo ricevette colpi innumerabili. Appena giunta alla cima si riprodusse in me il vero e do­loroso Calvario. Cuori afflittissimi circondavano la croce. Ma quello di Mammina era ben diverso dagli altri: neppure tutti i dolori, uniti insieme, si potevano paragonare al suo. Fra nubi oscure di morte irruppe Gesù, apparve rifulgendo con splendore massimo; vinse tutto, su tutto trionfò. Ma io non Lo accompagnai in quella vittoria, in quel trion­fo, in quella luce; rimasi sempre nel mio dolore amaro. Egli andò, immerso nel gaudio della luce trionfale, ma continuò a rimanere in me: unito a me e trasformato in me, soffriva. Vorrei saper parlare di questa separazione circa il gaudio ed allo stesso tempo della unione dolorosa nel mio corpo, ma non sono capace. Posso dire soltanto che l'agonia continuò: il san­gue scorreva dalle mie piaghe e le tenebre restavano ad acce­care tutto il mio spirito. Continuava il mio grido senza che il Padre acconsentisse a confortarmi. Gridavo più forte per essere udita, ma ciò au­mentava soltanto la mia agonia. Stavo per morire. Venne Gesù: - La mia pace è con te, figlia mia... Vegliai sempre su di te e continuo a vegliare sino alla fine. Fatti coraggio! Mancava ancora che tu assomigliassi a me in questo: an­ch'Io ebbi timore della sofferenza e della morte. Fu lo sgo­mento che nell'Orto mi fece sudar sangue. Sei la vittima che più assomiglia a Cristo. La perdita del tuo sangue è una cro­cifissione continua: è un nuovo mezzo di riscatto... Basterebbe questo, non sarebbe necessario altro perché gli uomini com­prendessero la mia potenza divina nella tua anima. E’ la più grande delle mie meraviglie... Figlia mia, i giorni, le ore che stanno trascorrendo sono di grande pericolo per l'umanità. Chiedi preghiere, penitenza e riparazione. In fretta! È ancora tempo... - - ... Perdonala, Gesù e immola sempre me. - Vieni, innamorata delle anime... Avrai i doni dello Spi­rito Santo: la Sua Luce divina per vedere e comprendere tutto negli altri, la Sua forza per tutto sopportare e vincere. Coraggio!... Ti do una trasfusione di sangue: altre tre gocce, ma più piccole: così andrò diminuendo sino alla fine... Un miracolo per tenerti in vita... - ... (diario, 9-11-1945).

L'aumento delle mie sofferenze fisiche aggravò quelle mo­rali... L'Orto di ieri, il Calvario di oggi... In questa agonia mi venne incontro Gesù: - Mia figlia, quando sarà conosciuta la tua vita di sofferenze senza uguali, che dirà il mondo, che diranno molte anime che nulla cono­scono e nulla comprendono di Me?... Che non ti amavo con amore di Padre, con amore di Sposo; che non ti amavo come affermo. Che enorme inganno! Do­vrebbero dire: « Oh, come Gesù amò quest'anima e come amò noi pure! Quanto Egli fece mai per salvarci! ». Sì, figlia amata, quanto faccio è per soccorrere i peccatori...

... Non puoi parlare, ma tutto continua fino a che durerà questo tuo soffio di vita sulla terra. La voglio debole così, ma continuano a parlare alle anime i tuoi sguardi, i tuoi sorrisi, la tua dolce serenità e rassegnazione nelle sofferenze, il tuo amore alla croce. Esse parlano e dicono tutto: invitano le ani­me a venire a Me.

Voglio che il tuo medico faccia una relazione di ciò che accade in te, per provare che non cessò la mia vita divina nella tua anima... - Quattordici giorni or sono ricevetti la visita di un sacerdote sconosciuto e che abita lontano. Ignoravo la sua vita. Ho su­bito sentito che in fondo era buono e con buone qualità; nono­stante questo, ho sofferto molto. Nei primi istanti del colloquio ho avuto una luce che mi ha fatto vedere tutto... tutto, mio Dio! Gliel'ho fatto capire. Ed egli, pieno di buona volontà, voleva sapere che cosa esigeva da lui Gesù. Oggi stesso Gesù me ne ha parlato. Mi ha promesso di perdonarlo e di salvarlo; mi ha indicato il cammino che egli dovrebbe seguire. Come è buono Gesù... (diario, 16-11-1945).