Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Molti, privi di forza d'animo, piangono sulla perduta prosperità , sulla loro povertà  forzata, e assai spesso perdono la fede. Costoro non hanno nelle vene il nobile sangue di Cristo, il quale ci insegna a essere lieti anche nelle privazioni. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 24° settimana del tempo ordinario (Santi Andrea Kim Taegon e compagni)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 15

1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.23Chi odia me, odia anche il Padre mio.24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: 'Mi hanno odiato senza ragione'.
26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.


Genesi 41

1Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo.2Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi.3Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo.4Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò.
5Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle.6Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d'oriente spuntavano dopo quelle.7Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno.
8Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone.
9Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: "Io devo ricordare oggi le mie colpe.10Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il capo dei panettieri.11Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un significato particolare.12Ora era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del suo sogno.13Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io fui restituito alla mia carica e l'altro fu impiccato".
14Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone.15Il faraone disse a Giuseppe: "Ho fatto un sogno e nessuno lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito".
16Giuseppe rispose al faraone: "Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!".17Allora il faraone disse a Giuseppe: "Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo.18Quand'ecco salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi.19Ed ecco sette altre vacche salirono dopo quelle, deboli, brutte di forma e magre: non ne vidi mai di così brutte in tutto il paese d'Egitto.20Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse.21Queste entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai.
22Poi vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo stelo, piene e belle.23Ma ecco sette spighe secche, vuote e arse dal vento d'oriente, spuntavano dopo quelle.24Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ora io l'ho detto agli indovini, ma nessuno mi da' la spiegazione".
25Allora Giuseppe disse al faraone: "Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone.26Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è un solo sogno.27E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d'oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia.28È appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l'ha manifestato al faraone.29Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d'Egitto.30Poi a questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quella abbondanza nel paese d'Egitto e la carestia consumerà il paese.31Si dimenticherà che vi era stata l'abbondanza nel paese a causa della carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura.32Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla.
33Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo del paese d'Egitto.34Il faraone inoltre proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del paese d'Egitto durante i sette anni di abbondanza.35Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l'autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città.36Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di carestia che verranno nel paese d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia".
37La cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri.38Il faraone disse ai ministri: "Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?".39Poi il faraone disse a Giuseppe: "Dal momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è intelligente e saggio come te.40Tu stesso sarai il mio maggiordomo e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te".
41Il faraone disse a Giuseppe: "Ecco, io ti metto a capo di tutto il paese d'Egitto".42Il faraone si tolse di mano l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al collo un monile d'oro.43Poi lo fece montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: "Abrech". E così lo si stabilì su tutto il paese d'Egitto.44Poi il faraone disse a Giuseppe: "Sono il faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutto il paese d'Egitto".45E il faraone chiamò Giuseppe Zafnat-Paneach e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese d'Egitto.46Giuseppe aveva trent'anni quando si presentò al faraone re d'Egitto.
Poi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese d'Egitto.47Durante i sette anni di abbondanza la terra produsse a profusione.48Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni, nei quali vi era stata l'abbondanza nel paese d'Egitto, e ripose i viveri nelle città, cioè in ogni città ripose i viveri della campagna circostante.49Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così che non se ne fece più il computo, perché era incalcolabile.
50Intanto nacquero a Giuseppe due figli, prima che venisse l'anno della carestia; glieli partorì Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On.51Giuseppe chiamò il primogenito Manasse, "perché - disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre".52E il secondo lo chiamò Efraim, "perché - disse - Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione".
53Poi finirono i sette anni di abbondanza nel paese d'Egitto54e cominciarono i sette anni di carestia, come aveva detto Giuseppe. Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto l'Egitto c'era il pane.
55Poi tutto il paese d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli Egiziani: "Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà".56La carestia dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre la carestia si aggravava in Egitto.57E da tutti i paesi venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.


Salmi 93

1Il Signore regna, si ammanta di splendore;
il Signore si riveste, si cinge di forza;
rende saldo il mondo, non sarà mai scosso.
2Saldo è il tuo trono fin dal principio,
da sempre tu sei.

3Alzano i fiumi, Signore,
alzano i fiumi la loro voce,
alzano i fiumi il loro fragore.
4Ma più potente delle voci di grandi acque,
più potente dei flutti del mare,
potente nell'alto è il Signore.
5Degni di fede sono i tuoi insegnamenti,
la santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.


Salmi 31

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'

2In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.

3Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

4Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
5Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

6Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
7Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
8Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
9non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

10Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
11Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

12Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
13Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
14Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

15Ma io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
16nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
17fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

18Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
19Fa' tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.

20Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
21Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

22Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
23Io dicevo nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

24Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
25Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.


Geremia 8

1"In quel tempo - oracolo del Signore - si estrarranno dai loro sepolcri le ossa dei re di Giuda, le ossa dei suoi capi, dei sacerdoti, dei profeti e degli abitanti di Gerusalemme.2Esse saranno sparse in onore del sole, della luna e di tutta la milizia del cielo che essi amarono, servirono, seguirono, consultarono e adorarono. Non saranno più raccolte né sepolte, ma rimarranno come letame sulla terra.3Allora la morte sarà preferibile alla vita per tutti quelli che resteranno di questa razza malvagia in ogni luogo, dove li avrò dispersi". Oracolo del Signore degli eserciti.

4Tu dirai loro: "Così dice il Signore:
Forse chi cade non si rialza
e chi perde la strada non torna indietro?
5Perché allora questo popolo
si ribella con continua ribellione?
Persistono nella malafede,
rifiutano di convertirsi.
6Ho fatto attenzione e ho ascoltato;
essi non parlano come dovrebbero.
Nessuno si pente della sua malizia,
dicendo: Che ho fatto?
Ognuno segue senza voltarsi la sua corsa
come un cavallo che si lanci nella battaglia.
7Anche la cicogna nel cielo
conosce i suoi tempi;
la tortora, la rondinella e la gru
osservano la data del loro ritorno;
il mio popolo, invece, non conosce
il comando del Signore.

8Come potete dire: Noi siamo saggi,
la legge del Signore è con noi?
A menzogna l'ha ridotta
la penna menzognera degli scribi!
9I saggi saranno confusi,
sconcertati e presi come in un laccio.
Essi hanno rigettato la parola del Signore,
quale sapienza possono avere?

10Per questo darò le loro donne ad altri,
i loro campi ai conquistatori,
perché, dal piccolo al grande,
tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote,
tutti praticano la menzogna.
11Essi curano la ferita del mio popolo
ma solo alla leggera, dicendo: Bene, bene!
ma bene non va.
12Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli,
ma non si vergognano affatto,
non sanno neppure arrossire.
Per questo cadranno con le altre vittime,
nell'ora del castigo saranno prostrati" dice il Signore.

13"Li mieto e li anniento,
dice il Signore,
non c'è più uva nella vigna
né frutti sui fichi;
anche le foglie son avvizzite.
Ho procurato per loro degli invasori".
14"Perché ce ne stiamo seduti?
Riunitevi, entriamo nelle fortezze
e moriamo in esse,
poiché il Signore nostro Dio ci fa perire.
Egli ci fa bere acque avvelenate,
perché abbiamo peccato contro di lui.
15Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene;
l'ora della salvezza, ed ecco il terrore".
16Da Dan si sente
lo sbuffare dei suoi cavalli;
al rumore dei nitriti dei suoi destrieri
trema tutta la terra.
Vengono e divorano il paese e quanto in esso si trova,
la città e i suoi abitanti.
17"Ecco, io sto per mandarvi
serpenti velenosi
contro i quali non esiste incantesimo,
ed essi vi morderanno"
dice il Signore.

18Cercai di rasserenarmi, superando il mio dolore,
ma il mio cuore vien meno.
19Ecco odo le grida della figlia del mio popolo
da una terra lunga e larga:
"Forse il Signore non si trova in Sion,
il suo re non vi abita più?".
Perché mi hanno provocato all'ira con i loro idoli
e con queste nullità straniere?
20È passata la stagione della messe, è finita l'estate
e noi non siamo stati soccorsi.
21Per la ferita della figlia del mio popolo sono affranto,
sono costernato, l'orrore mi ha preso.
22Non v'è forse balsamo in Gàlaad?
Non c'è più nessun medico?
Perché non si cicatrizza
la ferita della figlia del mio popolo?
23Chi farà del mio capo una fonte di acqua,
dei miei occhi una sorgente di lacrime,
perché pianga giorno e notte
gli uccisi della figlia del mio popolo?


Atti degli Apostoli 22

1"Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi".2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più.3Ed egli continuò: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi.4Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne,5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
6Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me;7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava.10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia.11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.
12Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista.14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito.16E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.
17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me.19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te;20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano.21Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani".

22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: "Toglilo di mezzo; non deve più vivere!".23E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria,24il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
25Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?".26Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!".27Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: "Dimmi, tu sei cittadino romano?". Rispose: "Sì".28Replicò il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!".29E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene.

30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.


Capitolo LI: Dedicarsi a cose più umili quando si viene meno nelle più alte

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Tu non riesci, o figlio, a persistere in un fervoroso desiderio di virtù e restare in un alto grado di contemplazione. Talora, a causa della colpa che è all'origine dell'umanità, devi scendere più in basso e portare il peso di questa vita corruttibile, pur contro voglia e con disgusto; disgusto e pesantezza di spirito, che sentirai fino a che vestirai questo corpo mortale. Nella carne, dunque, e sotto il peso della carne devi spesso patire, poiché non sei capace di stare interamente e continuamente in occupazioni spirituali e nella contemplazione di Dio. Allora devi rifugiarti in occupazioni umili e materiali e fortificarti con azioni degne; devi attendere, con ferma fiducia, che io venga dall'alto e mi manifesti a te; devi sopportare con pazienza il tuo esilio e la tua aridità di spirito, fino a che io non venga di nuovo a te, liberandoti da tutte le angosce. Invero ti farò dimenticare le tue fatiche, nel godimento della pace interiore; ti aprirò dinanzi il campo delle Scritture, nel quale potrai cominciare a correre con animo sollevato "la via dei mie comandamenti" (Sal 118,32). Allora dirai: "i patimenti di questo mondo non sono nulla in confronto alla futura gloria, che si rivelerà in noi" (Rm 8,18).


DISCORSO 306/D NEL NATALE DI SAN QUADRATO

Discorsi - Sant'Agostino

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Credendo e parlando i martiri trovarono la morte.

1. Il beato Apostolo ha presentato la testimonianza delle Scritture perché avesse valore per noi la gloria dei martiri: Poiché sta scritto - egli dice -: ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo, perciò parliamo 1. Infatti, se avessero soltanto creduto e non avessero parlato, non avrebbero subito il martirio. In tal modo, credendo, conseguirono la vita e, parlando, trovarono la morte; una morte, però, nella quale venisse deposto qual seme il corpo corruttibile e si avesse, qual frutto, l'immortalità. Questo significato, secondo il quale noi crediamo, perciò parliamo, lo stesso Apostolo ha così chiarito in un altro passo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per ottenere la salvezza 2.

Vana è la salvezza dell'uomo.

2. A questo punto qualcuno potrebbe domandare: "Com'è che la professione di fede si fa per la salvezza, dal momento che i martiri venivano messi a morte proprio allora che confessavano? È certo allora che la professione di fede non si fa per ottenere la salvezza! ". Nell'oppressione vieni in nostro aiuto perché vana è la salvezza dell'uomo 3: hai dimenticato questo? Hanno fatto la professione di fede indubbiamente per avere la salvezza, la salvezza propria dei fedeli, propria dei cristiani, non quella che è comune a uomini e bestie. D'altra parte, anche questa salvezza, comune a uomini e bestie, da chi viene se non dal Creatore di tutto? Infatti, da colui dal quale siamo stati creati per l'esistenza, proprio da lui abbiamo ricevuto di poter essere salvi. Ma i fedeli sanno bene che Dio è Creatore non solo dell'uomo, ma anche delle bestie. Pertanto, è detto: Uomini e bestie tu salvi, o Signore, secondo la ricchezza della tua misericordia 4. E appunto perché sei il Creatore degli uomini, la ricchezza della tua misericordia giunge a provvedere anche alla salute delle bestie. Che hanno allora in più gli uomini se non quel che segue? Ma i figli degli uomini all'ombra delle tue ali saranno pieni di speranza 5. In che fisseranno la loro speranza se non in quella salvezza che non è di questa vita, ma eterna? La salute che si spera è altra di quella che si possiede, ecco perché i martiri furono fortissimi nella fede, perché disprezzarono ciò che avevano, per ricevere quello che speravano. Quanto all'una e all'altra salute, era a loro nota la prima, era oggetto della loro fede la seconda; di una avevano esperienza, l'altra era fuori della loro vista. Quale fede, carissimi, quale fede! Non far conto di ciò che vedi e quel che credi si renderà accessibile.

Che dicono di me, figlio dell'uomo.

3. Ne segue che si chiarifica un qualcosa che ci fa notare una distinzione tra gli uomini e il Figlio dell'uomo, ma sono uomini tutti i figli degli uomini. Com'è che non tutti gli uomini sono figli degli uomini? Infatti, Adamo ed Eva uomini e non figli degli uomini. Secondo quale di questi due preferì essere Cristo Signore? Bisognava appunto che colui che aveva plasmato l'uomo si facesse uomo per l'uomo, e diventasse quella sua creatura perché non andasse perduta l'opera delle sue mani. Poteva certamente plasmarsi una propria carne da ciò che avesse voluto, vero uomo in una vera carne. Non ebbe bisogno infatti di un padre e di una madre per creare il primo uomo, non si procurò umano seme per l'esistenza del primo uomo. E venne anche il momento che si facesse uomo egli stesso che aveva creato l'uomo. Non volle essere semplicemente uomo, a lui possibile se avesse voluto, ma preferì essere Figlio dell'uomo. E con quale energica fermezza, con quale frequenza lo fa presente! Egli è il Figlio dell'uomo! Quando vengono proclamati i santi Vangeli, fatevi attenzione e convenite come sia incomparabilmente più frequente in lui dichiararsi Figlio dell'uomo che Figlio di Dio! In realtà non era necessario insistere sulla maestà propria di Dio, mentre era certo da inculcare ripetutamente l'umiltà dell'Altissimo. Perciò, tra le altre circostanze che dettero occasione al Signore Gesù di affermare con frequenza di essere il Figlio dell'uomo, vogliamo far risaltare particolarmente quella in cui disse ai suoi discepoli: Gli uomini che dicono di me, figlio dell'uomo? 6 Che dicono di te se non che sei figlio dell'uomo? Solo che sono molti i figli degli uomini, uguali quanto all'origine, diversi per doti e condizioni di vita. Pertanto, dice: Gli uomini che dicono di me? Fu risposto che alcuni lo ritenevano Elia, altri Geremia, altri Giovanni Battista o uno dei Profeti, come figlio dell'uomo, uno dei grandi uomini. E uomini per il fatto che la salute è a loro comune con le bestie. Ma voi -egli chiede - chi dite che io sia? 7 quasi che quelli non fossero uomini. Egli intende dire: Gli uomini dicono questo e questo di me in relazione all'uomo ma voi figli degli uomini che trattate il Figlio dell'uomo, chi dite che io sia? Rispose allora Pietro, uno per tutti, l'unità in tutti, e affermò: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 8. Cristo fa valere la sua umiltà, Pietro riconosce la divinità di Cristo, così era conveniente, così doveva essere. Ascolta, Pietro, che si è fatto Cristo per te, e tu riconosci chi si è fatto Figlio dell'uomo per te. Gli uomini che dicono che io sia? Chi è costui che per te si è fatto Figlio dell'uomo? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, io - egli dice - ti faccio conoscere la mia umiltà, tu riconosci la mia divinità. Dico io che sono diventato per te, tu afferma in forza di che io ti ho creato.

Non sappiamo "quando" e quanto sia vicino il "quando".

4. La salute di questa vita, comune a uomini e bestie, quella disprezzavano i martiri, quella che avevano con Adamo uomo, non con il Figlio dell'uomo. Ma i figli degli uomini, che sono in relazione con il Figlio dell'uomo, per giungere al disprezzo della salute, comune a uomini e bestie, saranno pieni di speranza all'ombra delle tue ali 9. Ma allora, carissimi, non è un qualche bene questa salute dal momento che i martiri finiscono per disprezzarla? Se non fosse un bene, chi si potrebbe vantare di non far conto di ciò che un bene non è? Disprezzi pure il bene per ottenere il meglio. Stiamo parlando di questa salute che non fa ritenere colpevole chi ne ha cura. Per quanto riguarda il sostentamento della vita presente, notiamo che gli uomini non fanno altro che ritemprarla se questa salute declina o ricuperarla se perduta. Ma fino a quando - voglia tu o non voglia, essa avrà pure una fine - fino a quando potrai conservare questa salute, tu che non puoi annullare l'ultimo giorno? Per ciascuno è stata fissata una certa meta dell'ultimo giorno. A tale riguardo tutti corrono, contro voglia, ma vi vengono sospinti. A tale meta, oggi, siamo più vicini di ieri, domani più di oggi, finché una volta verrà ciò di cui sempre si ignora "la volta". Di conseguenza, diamoci da fare nella vita perché non sappiamo quando si muore. Non sappiamo quando, e neppure sappiamo quanto sia vicina quella che abbiamo chiamato la volta. Pertanto, i beatissimi martiri, pervenuti all'istante cruciale, per cui si trattava di conservare questa vita, accettando l'incertezza del "quando", oppure di avere in possesso quella da conservare per l'eternità, - perché vi stupite, fratelli miei? - poiché ebbero fede, valutarono e scelsero. Vinsero perché scelsero il meglio, perché l'amore determinò la loro scelta; e dove attinsero l'amore se non dal fatto di essere stati amati? Beati voi! Che gloriosi! Che forti! Che grandi! Che felici! Che fedeltà a Dio! Voi, da ogni parte quadrati! È un bene, ma limitato nel tempo, quello che avete disprezzato. È un bene eterno e incorruttibile quello che avete scelto. A ragione siete rimasti saldi nella professione di fede; pur circuiti in ogni senso dal persecutore, voi non siete caduti.

In virtù del sangue dell'Agnello i martiri resero candide le loro vesti.

5. In questo consiste la vera beatitudine. Egli mirabilmente vi ha resi candidi in virtù del sangue. L'affermò la parola divina nell'Apocalisse. Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide 10. Dove le resero candide? Nel sangue, non di uno qualsiasi, ma dell'Agnello 11. Ogni sangue tinge di rosso, il sangue dell'Agnello conferisce candore. In che modo conferisce candore? Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo 12. Non ha niente di straordinario il fatto che abbiano lavato nel sangue le loro vesti. È possibile infatti che si lavi qualcosa nel sangue; disse un tale al riguardo: Lavano i colli e le braccia nel sangue fluente in gran copia 13. Lavano o danno candore? Per questo volle precisare la Parola divina e, dopo aver detto: Hanno lavato le loro vesti, aggiunse ciò che ti stupisce: rendendole candide nel sangue dell'Agnello. Infatti com'era possibile che non ricevesse candore tutto ciò che venisse lavato in quel sangue di cui è stato detto: Questo è il mio sangue che sarà sparso per molti in remissione dei peccati 14?

 


1 - 2 Cor 4, 13.

2 - Rm 10, 10.

3 - Sal 59, 13.

4 - Sal 35, 7-8.

5 - Sal 35, 8.

6 - Mt 16, 13.

7 - Mt 16, 15.

8 - Mt 16, 16.

9 - Sal 35, 8.

10 - Ap 7, 14.

11 - Ap 7, 14.

12 - Gv 1, 29.

13 - VIRGILIO, Aen. 12, 721-722.

14 - Mt 26, 28.


Tre lacci per condurre alla perdizione

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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La sera del 4 aprile 1869 Don Bosco raccontò ai suoi giovani un sogno che li impressionò vivamente.
«Sognai — disse — di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitudine di giovani che si preparavano alla confessione. Un numero stragrande assiepava il mio confessionale sotto il pulpito.
Cominciai a confessare, ma presto vedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso la sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse. Passando vidi, con enorme sorpresa, giovani che avevano una corda al collo, che stringeva loro la gola.
— Perché tenete quella corda al collo? — domandai —. Levatevela!
E non mi rispondevano, ma mi guardavano fissamente.
— Orsù — dissi a uno che mi era vicino —, togli quella corda!
— Non posso levarla; c’è uno dietro che la tiene.
Guardai allora con maggior attenzione e mi parve di veder spuntare dietro le spalle di molti ragazzi due lunghissime corna. Mi avvicinai per vedere meglio e, dietro le spalle del ragazzo più vicino, scorsi una brutta bestia con un ceffo orribile, somigliante a un gattone, con lunghe corna, che stringeva quel laccio.
Volli chiedere a quel mostro chi fosse e cosa facesse, ma esso abbassò il muso cercando di nasconderlo tra le zampe, rannicchiandosi per non lasciarsi vedere. Prego allora un giovane di correre in sacrestia a prendere il secchiello dell’acqua santa. Intanto mi accorgo che ogni giovane ha dietro le spalle un così poco grazioso animale. Prendo l’aspersorio e domando a uno di quei gattoni:
— Chi sei?
L’animale mi guarda minaccioso, allarga la bocca, digrigna i denti e fa l’atto di avventarmisi contro.
— Dimmi subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi fai paura. Vedi? Con quest’acqua ti lavo per bene, se non rispondi.
Il mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in modo spaventoso e io scoprii che teneva in mano tre lacci.
— Che cosa significano?
— Non lo sai? Io, stando qui, con questi tre lacci stringo i giovani perché si confessino male.
— E còme? In che maniera?
— Non te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani.
— Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci. Parla, altrimenti ti getto addosso l’acqua benedetta.
— Per pietà, mandami all’inferno, ma non gettarmi addosso quell’acqua.
— In nome di Gesù Cristo, parla dunque!
Il mostro, torcendosi spaventosamente, rispose:
— Il primo modo col quale stringo questo laccio è con far tacere ai giovani i loro peccati in confessione.
— E il secondo?
— Il secondo è di spingerli a confessarsi senza dolore.
— Il terzo?
— Il terzo non te lo voglio dire.
— Come? Non me lo vuoi dire? Adesso ti getto addosso quest’acqua benedetta.
— No, no! Non parlerò, si mise a urlare, ho già detto troppo.
— E io voglio che tu me lo dica.
E ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai suoi occhi, e poi ancora gocce di sangue. Finalmente disse:
— Il terzo è di non fare proponimenti e di non seguire gli avvisi del confessore. Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni; se vuoi conoscere se tengo i giovani allacciati, guarda se si emendano.
— Perché nel tendere i lacci ti nascondi dietro le spalle dei giovani?
— Perché non mi vedano e per poterli più facilmente trascinare nel mio regno.

Mentre volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual modo si potesse render vane le sue arti, tutti gli altri orribili gattoni incominciarono un sordo mormorio, poi ruppero in lamenti e si misero a gridare contro colui che aveva parlato; e fecero una sollevazione generale. Io, vedendo quello scompiglio e pensando che non avrei ricavato più nulla di vantaggioso da quelle bestie, alzai l’aspersorio e gettai l’acqua benedetta da tutte le parti. Allora, con grandissimo strepito, tutti quei mostri si diedero a precipitosa fuga, chi da una parte e chi dall’altra. A quel rumore mi svegliai».
C’è un proverbio che dice: « Un buon consiglio lo si riceve anche dal diavolo ». E qui il diavolo ne ha dato a Don Bosco uno che può fare anche per noi: « Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni: se vuoi conoscere se li tengo allacciati, guarda se si emendano».


11-56 Giugno 24, 1913

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) L’anima che non appetisce il bene, sente come una nausea ed un rifiuto del detto bene, e perciò le dette anime sono il rifiuto di Dio.