Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Adesso sì, io posso essere completamente di vantaggio, o Signore, alla tua Chiesa. Lò sarò mediante una santità  individuale, che a tutta la Chiesa trasmetterà  la propria vita, dal momento che in Gesù formiamo tutti insieme un «corpo» solo. Ecco perché lavoro tutti i giorni, affinché il terreno del mio cuore produca in abbondanza buoni frutti. Anche se ciò non venisse mai scorto da occhio umano sulla terra, tuttavia un giorno apparirà  che molte anime si sono nutrite e si nutriranno dei miei frutti. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 24° settimana del tempo ordinario (Beata Vergine Maria Addolorata)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 24

1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".8Ed esse si ricordarono delle sue parole.

9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.

12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus,14e conversavano di tutto quello che era accaduto.15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.48Di questo voi siete testimoni.49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


Primo libro delle Cronache 5

1Figli di Ruben, primogenito di Israele. Egli era il primogenito, ma, poiché aveva profanato il letto del padre, la primogenitura fu assegnata ai figli di Giuseppe, figlio d'Israele. Ma nella registrazione non si tenne conto della primogenitura,2perché Giuda ebbe il sopravvento sui fratelli, essendo il capo un suo discendente; tuttavia la primogenitura appartiene a Giuseppe.
3Figli di Ruben, primogenito di Israele: Enoch, Pallu, Chezròn e Carmi.
4Figli di Gioele: Semaià, di cui fu figlio Gog, di cui fu figlio Simei,5di cui fu figlio Mica, di cui fu figlio Reaia, di cui fu figlio Baal,6di cui fu figlio Beera, che fu deportato nella deportazione di Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria; egli era il capo dei Rubeniti.
7Suoi fratelli, secondo le loro famiglie, come sono iscritti nelle genealogie, furono: primo Ieiel, quindi Zaccaria8e Bela figlio di Azaz, figlio di Sema, figlio di Gioele, che dimorava in Aroer e fino al Nebo e a Baal-Meòn.9A oriente si estendevano fra l'inizio del deserto che va dal fiume Eufrate in qua, perché i loro greggi erano numerosi nel paese di Gàlaad.10Al tempo di Saul mossero guerra agli Agarèni; caduti questi nelle loro mani, essi si stabilirono nelle loro tende su tutta la parte orientale di Gàlaad.
11I figli di Gad dimoravano di fronte nella regione di Basàn fino a Salca.12Gioele, il capo, Safàm, secondo, quindi Iaanài e Safat in Basàn.13Loro fratelli, secondo i loro casati, furono Michele, Mesullàm, Seba, Iorài, Iaacàn, Zia ed Eber: sette.14Costoro erano figli di Abicàil, figlio di Curì, figlio di Iaròach, figlio di Gàlaad, figlio di Michele, figlio di Iesisài, figlio di Iacdo, figlio di Buz.15Achì, figlio di Abdièl, figlio di Guni, era il capo del loro casato.16Dimoravano in Gàlaad e in Basàn e nelle loro dipendenze e in tutti i pascoli di Saron fino ai loro estremi confini.17Tutti costoro furono registrati negli elenchi genealogici di Iotam re di Giuda e al tempo di Geroboamo, re di Israele.
18I figli di Ruben, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse, gente valorosa, armata di scudo e di spada, tiratori di arco ed esperti della guerra, potevano uscire in campo in quarantaquattromilasettecentosessanta.19Essi attaccarono gli Agarèni, Ietur, Nafis e Nodab.20Essi furono aiutati contro costoro, perché durante l'assalto si erano rivolti a Dio, che li aiutò per la loro fiducia in lui e così gli Agarèni e tutti i loro alleati furono consegnati nelle loro mani.21Essi razziarono il bestiame degli Agarèni: cinquantamila cammelli, duecentocinquantamila pecore, duemila asini e centomila persone,22poiché numerosi furono i feriti a morte, dato che la guerra era voluta da Dio. I vincitori si stabilirono nei territori dei vinti fino alla deportazione.
23I figli di metà della tribù di Manàsse abitavano dalla regione di Basàn a Baal-Ermon, a Senir e al monte Ermon; essi erano numerosi.24Questi sono i capi dei loro casati: Efer, Isèi, Elièl, Azrièl, Geremia, Odavìa e Iacdièl, uomini valorosi e famosi, capi dei loro casati.
25Ma furono infedeli al Dio dei loro padri, prostituendosi agli dèi delle popolazioni indigene, che Dio aveva distrutte davanti a essi.26Il Dio di Israele eccitò lo spirito di Pul re d'Assiria, cioè lo spirito di Tiglat-Pilèzer re d'Assiria, che deportò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse; li condusse in Chelàch, presso Cabòr, fiume del Gozan, ove rimangono ancora.
27(6,1)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.28(2)Figli di Keat: Amram, Isear, Ebron e Uzzièl.29(3)Figli di Amram: Aronne, Mosè e Maria. Figli di Aronne: Nadàb, Abìu, Eleàzaro e Itamar.30(4)Eleàzaro generò Pincas; Pincas generò Abisuà;31(5)Abisuà generò Bukki; Bukki generò Uzzi;32(6)Uzzi generò Zerachia; Zerachia generò Meraiòt;33(7)Meraiòt generò Amaria; Amaria generò Achitòb;34(8)Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Achimàaz;35(9)Achimàaz generò Azaria; Azaria generò Giovanni;36(10)Giovanni generò Azaria, che fu sacerdote nel tempio costruito da Salomone in Gerusalemme.37(11)Azaria generò Amaria; Amaria generò Achitòb;38(12)Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Sallùm;39(13)Sallùm generò Chelkia; Chelkia generò Azaria;40(14)Azaria generò Seraià; Seraià generò Iozadàk.41(15)Iozadàk partì quando il Signore, per mezzo di Nabucodònosor, fece deportare Giuda e Gerusalemme.


Salmi 40

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'

2Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
3Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
4Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.

Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
5Beato l'uomo che spera nel Signore
e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna.
6Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,
quali disegni in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare.
Se li voglio annunziare e proclamare
sono troppi per essere contati.

7Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
8Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me è scritto,
9che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".

10Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
11Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore,
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho nascosto la tua grazia
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

12Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia
mi proteggano sempre,
13poiché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono
e non posso più vedere.
Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.

14Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto.
15Vergogna e confusione
per quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano coperti d'infamia
quelli che godono della mia sventura.
16Siano presi da tremore e da vergogna
quelli che mi scherniscono.

17Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza.
18Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Ezechiele 31

1Il primo giorno del terzo mese dell'undecimo anno, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, di' al faraone re d'Egitto e alla moltitudine dei suoi sudditi:

A chi credi di essere simile nella tua grandezza?
3Ecco, l'Assiria era un cedro del Libano,
bello di rami e folto di fronde, alto di tronco;
fra le nubi era la sua cima.
4Le acque lo avevano nutrito,
l'abisso lo aveva fatto innalzare
inviando i suoi fiumi
attorno al suolo dov'era piantato
e mandando i suoi ruscelli
anche a tutti gli alberi dei campi.
5Per questo aveva superato in altezza
tutti gli alberi dei campi:
i suoi rami si erano moltiplicati,
le sue fronde si erano distese
per l'abbondanza delle acque, durante la sua crescita.
6Fra i suoi rami fecero il nido
tutti gli uccelli del cielo,
sotto le sue fronde partorirono
tutte le bestie selvatiche,
alla sua ombra sedettero
tutte le grandi nazioni.
7Era bello nella sua altezza
e nell'ampiezza dei suoi rami,
poiché la sua radice era presso grandi acque.
8I cedri non l'uguagliavano
nel giardino di Dio,
i cipressi non gli assomigliavano con le loro fronde,
i platani non erano neppure
come uno dei suoi rami:
nessun albero nel giardino di Dio
lo pareggiava in magnificenza.
9Bello lo aveva fatto
nella moltitudine dei suoi rami,
perciò lo invidiavano tutti gli alberi dell'Eden
nel giardino di Dio".

10Perciò dice il Signore Dio: "Poiché si era elevato in altezza e aveva messo la cima fra le nubi e il suo cuore si era inorgoglito per la sua grandezza,11io lo diedi in balìa di un principe di popoli; lo rigettai a causa della sua empietà.12Popoli stranieri, fra i più barbari, lo tagliarono e lo distesero sui monti. Per ogni valle caddero i suoi rami e su ogni pendice della terra furono spezzate le sue fronde. Tutti i popoli del paese si allontanarono dalla sua ombra e lo abbandonarono.

13Sui suoi resti si posano
tutti gli uccelli del cielo
e fra i suoi rami
ogni bestia selvatica,

14perché nessun albero irrigato dalle acque si esalti nella sua altezza ed elevi la cima fra le nubi, né per la propria altezza confidi in sé nessun albero che beve le acque. Poiché

tutti sono destinati alla morte,
alla regione sotterranea,
in mezzo ai figli dell'uomo,
fra coloro che scendono nella fossa".

15Così dice il Signore Dio: "Quando scese negli inferi io feci far lutto: coprii per lui l'abisso, arrestai i suoi fiumi e le grandi acque si fermarono; per lui feci vestire il Libano a lutto e tutti gli alberi del campo si seccarono per lui.16Al rumore della sua caduta feci tremare le nazioni, quando lo feci scendere negli inferi con quelli che scendono nella fossa. Si consolarono nella regione sotterranea tutti gli alberi dell'Eden, la parte più scelta e più bella del Libano, tutti quelli abbeverati dalle acque.17Anch'essi con lui erano scesi negli inferi fra i trafitti di spada, quelli che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra.
18A chi credi di essere simile per gloria e per grandezza fra gli alberi dell'Eden? Anche tu sarai precipitato insieme con gli alberi dell'Eden nella regione sotterranea; giacerai fra i non circoncisi insieme con i trafitti di spada. Tale sarà il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio.


Prima lettera a Timoteo 1

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù, per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza,2a Timòteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.

3Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in Èfeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse4e a non badare più a favole e a genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede.5Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.6Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità,7pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure.

8Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente;9sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini,10i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina,11secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato.

12Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero:13io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede;14così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
15Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.16Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
17Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

18Questo è l'avvertimento che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie che sono state fatte a tuo riguardo, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia19con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede;20tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare.


Capitolo X: La santa Comunione non va tralasciata con leggerezza

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Voce del Diletto

1. A questa sorgente della grazia e della misericordia divina, a questa sorgente della bontà e di ogni purezza devi ricorrere frequentemente, fino a che tu non riesca a guarire dalle tue passioni e dai tuoi vizi; fino a che tu non ottenga di essere più forte e più vigilante contro tutte le tentazioni e gli inganni del diavolo. Questi, il nemico, ben sapendo quale sia il beneficio e il rimedio grande insito nella santa Comunione, tenta in ogni modo e in ogni momento di ostacolare, per quanto può, le anime fedeli e devote, distogliendole da essa. Taluni, infatti, quando vogliono prepararsi alla santa Comunione, subiscono i più forti assalti del demonio. Lo spirito del male - come è detto nel libro di Giobbe (1,6; 2,1) - viene in mezzo ai figli di Dio, per turbarli, con la consueta sua perfidia, e per renderli troppo timorosi e perplessi, finché non abbia affievolito il loro slancio o abbia loro strappato, di forza, la fede: nella speranza che essi lascino del tutto la Comunione o vi si accostino con poco fervore. Ma non ci si deve curare per nulla delle sue astuzie e delle sue suggestioni, per quanto turpi e terrorizzanti, Su di lui bisogna ritorcere le immaginazioni che provengono da lui. Va disprezzato e deriso, quel miserabile. Per quanti assalti egli compia e per quante agitazioni egli susciti, la santa Comunione non deve essere tralasciata. Talora avviene che siano di ostacolo alla Comunione persino una eccessiva preoccupazione di essere sufficientemente devoti e una certa angustia dubbiosa sul confessarsi. Ma tu agisci secondo il consiglio dei saggi, tralasciando ansie e scrupoli, che costituiscono impedimento alla grazia divina e distruggono lo spirito di devozione. Non lasciare la santa Comunione, per ogni piccola difficoltà o stanchezza. Ma va subito a confessarti e perdona di cuore agli altri ogni offesa ricevuta; che se tu hai offeso qualcuno e chiedi umilmente scusa, il Signore prontamente avrà misericordia di te.

2. Che giova ritardare tanto la confessione o rimandare la santa Comunione? Purificati al più presto; sputa subito il veleno; corri a prendere il rimedio: ti sentirai meglio che se tu avessi differito tutto ciò. Se oggi, per una piccola cosa, rinunci, domani forse accadrà qualcosa di più grave: così ti potrebbe essere impossibile per lungo tempo, la Comunione e potresti diventare ancora più indegno. Scuotiti al più presto dalla stanchezza e dall'inerzia, in cui oggi ti trovi: non serve a nulla restare a lungo nell'ansietà e tirare avanti nel turbamento, separandoti, in tal modo, per questi quotidiani ostacoli, dalle cose divine. Anzi è molto dannoso rimandare tanto la Comunione, perché ciò suole anche ingenerare grave torpore. Avviene persino - cosa ben dolorosa - che taluni, nella loro tiepidezza e leggerezza, accettino di buon grado questi ritardi della confessione, e desiderino di ritardare così la santa Comunione, proprio per non essere obbligati a una più severa custodia di sé. Oh!, come è scarso l'amore, come è fiacca la devozione di coloro che rimandano tanto facilmente la Comunione. E come è felice e caro a Dio colui che vive in modo da custodire la sua coscienza in una tale limpidezza da essere pronto e pieno di desiderio di comunicarsi anche ogni giorno, se gli fosse consentito e se potesse farlo senza essere criticato. Se uno qualche volta si astiene dalla Comunione per umiltà, o per un giusto impedimento, gli va data lode, a causa del suo rispettoso timore. Se invece fa questo per una sorta di torpore, che si è insinuato in lui, deve scuotersi e agire, quanto gli è possibile: il Signore aderirà al suo desiderio, grazie alla buona volontà, alla quale Dio guarda in modo speciale.

3. Se, invece, uno è trattenuto da ragioni valide, ma avrà la buona volontà e la devota intenzione di comunicarsi, costui non mancherà dei frutti del Sacramento. Giacché ognuno che abbia spirito di devozione può, in ogni giorno e in ogni ora, darsi salutarmente, senza che alcuno glielo impedisca, alla comunione spirituale con Cristo; pur dovendo, in certi giorni e nel tempo stabilito, con reverente affetto, prendere sacramentalmente in cibo il corpo del suo Redentore, mirando più a dare lode e onore a Dio che ad avere consolazione per sé. Infatti questo invisibile ristoro dell'anima, che è la comunione spirituale, si ha ogni volta che uno medita con devozione il mistero dell'incarnazione e della passione di Cristo, accendendosi di amore per lui. Chi si prepara soltanto perché è imminente il giorno festivo, o perché la consuetudine lo sospinge, è per lo più tutt'altro che pronto. Beato colui che si offre a Dio in sacrificio ogni qualvolta celebra la Messa o si comunica.  

4. Nel celebrare, non essere né troppo prolisso né troppo frettoloso; ma osserva il ragionevole uso, comune a coloro con i quali ti trovi a vivere. Non devi, infatti, ingenerare in altri fastidio e noia; devi mantenere invece la via consueta, secondo la volontà dei superiori, e badare più all'utile degli altri, che alla tua devozione e al tuo sentimento.


Contro Fausto Manicheo - Libro quattordicesimo

Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona

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Fausto rimprovera a Mosè l'uso di maledire a sproposito.

1. FAUSTO. " Perché non accettate Mosè? ". Per l'amore e la pietà con cui adoriamo Cristo. Chi è tanto irreligioso da accogliere volentieri chi ha maledetto suo padre? Perciò anche noi, benché non abbia mai risparmiato bestemmiando nessuno o umano o divino che fosse, odiamo Mosè soprattutto per aver perseguitato con un crudele oltraggio di devozione Cristo, figlio di Dio appeso alla croce per la nostra salvezza (se volontariamente o meno pensaci tu). Da nessuno di queste due cose sarà infatti scusato o raccomandato sì da essere accolto. Ha infatti detto che è maledetto chiunque pende dal legno 1. Dunque tu vuoi che accetti costui e che gli creda. Infatti se fu divino risulta che scientemente e volontariamente maledisse Cristo. Se invece maledisse Cristo senza volerlo e senza capirlo risulta non essere stato divino. Tu dunque scegli una delle due alternative, o che Mosè non fu profeta e peccò per imprudenza, sì che, mentre, secondo la sua abitudine, malediceva altri, bestemmiò anche Dio senza accorgersene; o che fosse divino e non ignorasse questi eventi futuri, ma invidiando la nostra salvezza, che sarebbe derivata dal legno, riversò sul suo autore i veleni della sua bocca maledica. E chi crederebbe che abbia visto o conosciuto il Padre colui che ne ha straziato il figlio? E che abbia potuto predire la venuta del figlio quest'uomo che ignorava l'esito dell'ascensione? A ciò si aggiunge che anche questo considero, quanto si sia diffusa questa ingiuria e quante cose comprenda e violi, come colpisca tutti i giusti e i martiri e tutti coloro che sono morti subendo tale passione, Pietro e Andrea e tutti gli altri che hanno avuto la stessa sorte. Se Mosè o non li avesse conosciuti non essendo un profeta o li avesse odiati con cattiveria, perché profeta, non li avrebbe colpiti con l'oltraggio di una così crudele maledizione. Infatti non li chiama maledetti nel senso comune del termine, cioè davanti agli uomini, ma maledetti da Dio. Se le cose stanno così donde può derivare una speranza di benedizione a Cristo, agli apostoli o a noi stessi se a causa di quel nome ci dovesse toccare di essere crocifissi? Quanto infine era imprudente e privo di ispirazione divina da non riuscire a pensare che per diverse cause gli uomini vengono sospesi a un legno: alcuni per una cattiva azione, altri per la giustizia o per Dio. Per questo collocò tutti confusamente e senza alcuna distinzione sotto la medesima maledizione. Avrebbe invece dovuto dire, se avesse avuto un minimo di prudenza, per non dire di preveggenza, che la croce lo offendeva a tal punto che solo eliminandola e togliendola come eccezione da ogni altro genere di punizioni, sarebbe stato maledetto ogni scellerato ed empio che pendesse da un legno, si che vi fosse una certa distinzione fra giusti e ingiusti. Ma neppure così avrebbe detto il vero in quanto Cristo partendo dalla croce introdusse il ladrone nel paradiso di suo Padre 2. Dov'è dunque l'anatema: Maledetto chiunque pende dal legno? Forse che quell'insigne ladrone di nome Barabba che non solo non fu sospeso a un legno, ma fu anche liberato dal carcere per richiesta dei Giudei 3, fu più benedetto di quello che con Cristo salì dalla croce al cielo? Che dire poi del fatto che Mosè chiama maledetto anche l'adoratore del sole e della luna 4? Se posto sotto un re pagano io fossi costretto ad adorare il sole e, avendo resistito per timore di quella maledizione, fossi condannato alla crocifissione, incapperei forse nell'altra maledizione che Mosè scaglia contro chi pende da un legno? È forse una consuetudine per Mosè maledire tutti i buoni? Noi dobbiamo stimare le sue maledizioni quanto quello delle vecchie inacidite. In questo modo perseguita tutti i fanciulli e le vergini di Dio con tali maledizioni dicendo che è maledetto chiunque non ha fatto risorgere la sua generazione in Israele 5. Un'accusa questa che colpisce soprattutto Gesù che, nato anche lui, come dite, di sangue ebreo, non fece sorgere fra i suoi una stirpe per assicurarne la posterità. Lo stesso si dica per i suoi discepoli: separò dalle mogli quelli che aveva trovato sposati e proibì di sposarsi a quelli che aveva trovato celibi. Tu ben sai che noi giustamente odiamo questa impunita lingua di Mosè intenta a colpire con le frecce della maledizione Cristo, che è la luce, la santità e tutto ciò che v'è di divino. E perché tu non ritenga che v'è molta differenza fra sospeso e crocifisso (infatti voi siete soliti anche prendere questa distinzione a vostro sostegno) ascolta la risposta di Paolo alle vostre invenzioni: Cristo ci ha redenti dal maleficio della legge facendosi egli stesso maleficio per noi, poiché è scritto: maledetto sia chiunque pende dal legno 6.

Se Cristo fu appeso ad un legno, ciò significa che aveva un corpo mortale.

2. AGOSTINO. Fausto, uomo pio, si duole che Cristo sia maledetto da Mosè e per questo odia Mosè, perché ama Cristo. Frattanto prima di rivelare con quale profondo mistero e con quale pietà si sia detto: Maledetto sia colui che pende da un legno 7, chiedo a questi pii uomini perché mai si adirino con Mosè, dal momento che la sua maledizione non è giunta al loro Cristo. Se infatti Cristo fu appeso al legno furono piantati in ogni caso dei chiodi e dopo la risurrezione al suo discepolo che meno gli credeva poté mostrarne le cicatrici 8. Stando così le cose Cristo ebbe comunque un corpo vulnerabile e mortale, ciò che costoro non vogliono ammettere. Se dunque quelle ferite e quelle cicatrici erano false è anche falso dire che pendette dal legno. Non poté quindi giungere a lui la maledizione né ci fu motivo di adirarsi con colui dalla cui bocca era uscita. Perciò se costoro fingono di adirarsi con colui che avrebbe maledetto la falsa morte di Cristo, io, secondo loro, potrei dire che sono da fuggire coloro che non maledicono Cristo, ma, cosa più esecrabile, lo accusano. Se infatti non è accettabile colui che lancia una maledizione contro la mortalità, è da detestare chi oppone il falso alla verità? Ma vediamo ora, prendendo l'occasione dagli eretici calunniatori, come quel sacramento sia esposto ai fedeli.

In che senso la maledizione di Mosè si ripercuote in Cristo.

3. La morte dell'uomo deriva da una punizione del peccato, sì che essa stessa è detta peccato, non perché l'uomo pecca quando muore, ma perché dal peccato deriva la sua morte. Così come secondo una accezione è detta propriamente lingua la carne che si muove fra i denti sotto il palato e secondo un'altra è detto lingua ciò che avviene per mezzo di essa (come si dice che altra è la lingua greca e altra la latina): e secondo un'accezione è detta mano lo stesso membro del corpo che muoviamo per operare e secondo un'altra è detta mano la scrittura che si realizza per mezzo della mano e per cui diciamo: è prodotta la sua mano, fu letta la sua mano contro di lui, ho la tua mano, ricevi la tua mano. Mano è propriamente il membro dell'uomo e non penso che quella scrittura sia un membro dell'uomo anche se è detta mano perché dalla mano è tracciata. Così peccato non è tanto la stessa azione malvagia degna di punizione, ma la stessa morte che è determinata dal peccato e prende il nome di peccato. Quel peccato per cui si è rei di morte Cristo non lo ha commesso. Ha invece accettato per noi l'altro, cioè la morte, che a causa del peccato fu inflitta alla natura umana. Questo peccato fu sospeso al legno, questo fu maledetto da Mosè; ivi la morte fu condannata perché non regnasse e maledetta perché perisse. È per mezzo di questo particolare peccato di Cristo che anche il nostro è stato condannato perché noi fossimo liberati e non rimanessimo condannati regnando ancora il peccato.

Cristo ha subito la pena del peccato senza averlo commesso.

4. Perché dunque Fausto si meraviglia che sia maledetto il peccato, che sia maledetta la morte, che sia maledetta la mortalità della carne senza il peccato di Cristo, penetrata però anche in Cristo per il peccato dell'uomo? Il corpo la riprese da Adamo perché la Vergine Maria non partorì Cristo da Adamo. Dio aveva detto nel paradiso: Nel giorno in cui la toccherai di morte morrai 9, cioè maledetto ciò che pendette dal legno. Neghi la maledizione di Cristo lui che ne nega anche la morte. Chi poi ammette anche che sia morto non può negare che la morte dipenda dal peccato e che per questo essa sia chiamata peccato. Ascolti l'Apostolo che dice: poiché il nostro vecchio uomo è stato crocifisso assieme a lui 10 e comprenda chi Mosè abbia chiamato maledetto. Perciò con sicurezza l'Apostolo dice di Cristo: si è fatto maledetto per noi 11 come non esitò a dire: È morto per tutti 12. Dire è morto è lo stesso che dire è maledetto, poiché la morte stessa deriva dalla maledizione e maledetto è ogni peccato, sia quello che viene commesso sì che ne segua un castigo, sia il castigo stesso che con diversa accezione è detto peccato poiché è determinato dal peccato. Cristo dunque subì un castigo che spettava a noi senza aver commesso reato in modo d'assolverci dal nostro reato e di porre fine anche al nostro castigo.

La carne di Cristo appare simile a quella del peccato.

5. Vi avrei detto a titolo personale queste cose se l'Apostolo non vi inculcasse tante volte questa realtà per svegliare i dormienti e togliere la parola a coloro che dicono il falso: Dio, dice, ha inviato suo Figlio in una carne simile a quella del peccato per vincere il peccato nella carne 13. Quella non era dunque la carne del peccato poiché non era pervenuta dalla radice della morte in Maria per tramite di un uomo. Tuttavia poiché la morte deriva dal peccato quella carne, benché di vergine, era mortale e per lo stesso motivo per il quale era mortale era simile alla carne del peccato. E anche questo chiama peccato dicendo conseguentemente: Affinché in vista del peccato condannasse il peccato nella carne; e in un altro passo: Colui che non conosceva il peccato ha fatto il peccato per noi perché noi fossimo in lui giustizia di Dio 14. Perché dunque Mosè dovrebbe temere nel dire maledetto quello che Paolo non ha temuto di chiamare peccato? Certo il profeta avrebbe dovuto prevedere e predire questo, pronto alle accuse da parte degli eretici e dell'Apostolo. Chiunque infatti rimprovera al profeta di aver detto maledetto è costretto a rimproverare all'Apostolo di aver detto peccato: infatti la maledizione si accompagna al peccato.

In che senso Cristo fu maledetto da Dio.

6. Non sarebbe perciò segno di maggiore odiosità l'aggiunta dell'espressione da Dio per cui la maledizione suonerebbe: sia maledetto da Dio chi sarà appeso nel legno 15. Se infatti Dio non odiasse il peccato e la nostra morte, non invierebbe suo Figlio perché l'accolga e ne soffra. Che c'è di strano se chi odia Dio è maledetto da Dio? Tanto più volentieri infatti ci dona l'immortalità, che verrà con la venuta di Cristo, quanto più misericordiosamente odia la nostra morte che fu appesa nel legno alla morte di Cristo. Quanto all'aggiunta di omnis per cui la formula di maledizione diventa sia maledetto chiunque penderà nel legno certamente Mosè non solo previde che anche i giusti sarebbero finiti in croce, ma previde assai bene che gli eretici avrebbero negato la vera morte del Signore e che vollero perciò sottrarre Cristo a questa maledizione per sottrarlo anche alla verità della morte. Se infatti quella morte non era vera nessun maledetto fu appeso nel legno con la crocifissione di Cristo poiché non sarebbe stato veramente crocifisso. Ma contro coloro che sarebbero stati eretici quanto prima interviene Mosè dicendo: senza motivo tergiversate voi cui dispiace la verità della morte di Cristo; maledetto sia colui che pende nel legno, non questo o quello, ma tutti in assoluto. Anche il figlio di Dio? Si, certamente. Infatti questo è quello che voi non volete: per questo vi agitate e cercate proseliti. Vi dispiace infatti che si dica " Cristo maledetto per noi " perché non vi piace sentir dire Cristo morto per noi. Egli sarebbe infatti esente dalla maledizione di Adamo, se lo fosse dalla sua morte. Poiché però ha accettato la morte dall'uomo e per l'uomo, non ha rifiutato di accettare da lui e per lui anche la maledizione che accompagna la morte, lui figlio di Dio sempre vivo nella sua giustizia, morto per i nostri delitti 16, in una carne accettata come punizione del nostro peccato. È così ch'egli è sempre benedetto nella sua giustizia, maledetto per i nostri delitti in una morte subita come espiazione dei nostri peccati. E per questo è stato aggiunto un omnis, perché non si dicesse che Cristo non aveva avuto a che fare con una vera morte nel caso che per una insipiente onorificenza fosse esentato dalla maledizione che accompagna la morte.

Cristo fu veramente maledetto perché veramente morì.

7. Chi è fedele secondo la verità evangelica comprende che dalla bocca di Mosè non uscì un'ingiuria contro Cristo quando lo disse maledetto (non nella sua maestà divina, ma per la condizione della nostra punizione per la quale fu sospeso nel legno). Non è però nemmeno una lode di Cristo quella che esce dalla bocca dei Manichei quando negano che Cristo avesse carne mortale nella quale soffrire per una vera morte. Da quella profetica maledizione si ricava un elogio dell'umiltà, da questa sorta di eretico errore si oppone l'accusa di falsità. Se però neghi che sia maledetto, neghi che sia morto. Ma se neghi che sia morto non sei più in contrasto con Mosè, ma con gli apostoli. Se poi confessi che è morto, confessa che ha accettato il castigo del nostro peccato senza il nostro peccato. Quindi quando senti " castigo del peccato " credi che deriva o da una benedizione o da una maledizione. Se il castigo del peccato viene da una benedizione desidera di essere sempre nel castigo. Se desideri esserne liberato credi che per la giustizia del divino giudizio il castigo è derivato da una maledizione. Ammetti dunque che abbia accettato la maledizione per noi colui che ammetti sia morto per noi e che null'altro volle significare Mosè quando disse sia maledetto chiunque sarà appeso nel legno 17 se non che è mortale e muore chiunque è appeso nel legno. Avrebbe infatti potuto dire " maledetto ogni mortale " o " maledetto ogni morente ". Ma questo è ciò che asserisce il profeta poiché sapeva che Cristo sarebbe morto appeso in una croce e che vi sarebbero stati degli eretici secondo i quali Cristo sarebbe effettivamente stato appeso ad un legno, ma solo in apparenza, non perché morisse veramente. Gridando dunque maledetto non proclamò null'altro se non che Cristo è morto veramente, con piena conoscenza della morte dell'uomo peccatore da lui accolta, pur essendo senza peccato, e proveniente da quella maledizione che suona: Se la toccherete morirete di morte 18. C'è qui anche un rapporto con quel serpente sospeso su un legno per significare non già che Cristo avrebbe finto una falsa morte, ma che quella vera fu appesa al legno della sua passione nella quale quel serpente con cattivi consigli gettò l'uomo. Questa vera morte costoro non vogliono vederla e perciò non sono guariti dal veleno del serpente così come nel deserto guarivano al solo guardarlo 19.

Vana distinzione imputabile ai Manichei.

8. Confessiamo che da parte di inesperti si dice che altro è essere inchiodati a un legno, altro pendere da un legno. Così alcuni ritengono di risolvere la presente questione sostenendo che ad essere dichiarato maledetto da Mosè fu Giuda, che per questo si sospese ad un cappio, quasi che sapessero anticipatamente se si sarebbe appeso a un legno o a una roccia. Ma è vero ciò che Fausto stesso ricorda, che cioè l'Apostolo non permette di riferire la predizione a nessun altro se non a Cristo. Tale imperizia, propria di alcuni cattolici, ne fa una preda dei Manichei. Costoro insistono con alcuni e ne irretiscono altri con le loro menzogne. Tali fummo anche noi che cademmo ed aderimmo a quelle false dottrine; alla fine, però, non con le nostre forze, ma per intervento della misericordia divina, ne fummo tratti fuori.

Per Fausto Mosè non risparmiò a nessuno le sue maledizioni.

9. Quali verità divine attaccò Mosè, secondo l'accusa fattagli da Fausto, con le parole " non risparmiò nessuna né delle cose umane né di quelle divine "? Disse infatti e se ne andò. Nulla si preoccupò di dimostrare, nulla di spiegare. Noi sappiamo che Mosè lodò sempre con sentimento di pietà tutte le verità veramente divine e che, compatibilmente con la mentalità del suo tempo e grazie alle sue capacità organizzative, resse con giustizia le vicende umane. Esigano costoro che io insegni questo, così come essi hanno tentato di insegnare ciò che Fausto rimprovera, certamente con cautela, da acuto qual era, ma per questo incauto, perché col suo acume si distruggeva. Felice è infatti un cuore acuto verso la verità, infelice se contro la verità. Non disse infatti " non risparmiò nessuno degli uomini e degli dei ", ma nessuna delle cose umane e divine. Se dicesse che Mosè non risparmiò Dio, sarebbe facilmente accusato di una falsa incriminazione, dal momento che il profeta risulta aver onorato e predicato in ogni occasione il vero Dio che creò il cielo e la terra. Se dicesse che non risparmiò nessuno degli dèi comunicherebbe ai Cristiani ch'egli adora quegli stessi dèi il cui culto è proibito da Mosè. In tal modo fuggendo i piccoli sotto le ali della madre cattolica non riunirebbe quelli che non ha generato. Per tender dunque delle insidie ai piccoli disse che Mosè non aveva risparmiato nessuna delle cose divine, in modo che né i Cristiani potessero, per l'aperto culto degli dèi, fuggire l'empietà di costoro troppo aborrente dalla fede cristiana e i pagani favorirli contro di noi, loro che sapevano che Mosè aveva detto molte cose vere e degne contro gli idoli e gli dei Gentili che sono i demoni.

I Manichei non amano la verità allo stesso modo in cui non l'amano i demoni.

10. Se a costoro questo dispiace confessino apertamente di essere cultori degli idoli e dei demoni poiché sarebbe da ignoranti essere eretici per quell'unico aspetto. Ha detto al riguardo l'Apostolo: Poiché negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede dando retta a spiriti seduttori e a dottrine demoniache e lasciandosi sedurre dall'ipocrisia di predicatori di menzogne 20. Chi infatti se non i demoni, amici della menzogna, potrebbe dare ad intendere a costoro che Cristo, dopo aver subito una falsa passione, non sarebbe veramente morto, avrebbe mostrato delle cicatrici false, data l'inesistenza della passione, né sarebbe veramente morto né quelle sarebbero state vere cicatrici causate da vere ferite? Quali sono le più evidenti dottrine dei demoni, predicatori di menzogna, se non queste secondo le quali si cerca di convincere che il Figlio di Dio, cioè la verità stessa, è menzognera? Ma costoro nella loro dottrina mostrano di avere rispetto non dei demoni, ma della creatura, rispetto che l'Apostolo condanna quando dice: E venerarono e servirono la creatura piuttosto che il Creatore 21.

I Manichei adorano il sole e la luna.

11. In questi loro fantasiosi racconti dunque costoro venerano gli idoli e i demoni senza saperlo; nel sole e nella luna sanno di essere al servizio di una creatura e quanto al servizio che pensano di offrire anche al Salvatore cadono in un grosso sbaglio: sono infatti al servizio di una loro immagine, ma in nessun modo del Salvatore, dal momento che negano che Dio avrebbe creato quelle cose che l'Apostolo riferisce apertamente alla creazione di Dio dicendo, nella sua trattazione dei cibi e delle carni: Ogni creatura di Dio è buona e non bisogna toglierle nulla quando è presa come rendimento di grazia 22. Vedete quale sia la sana dottrina non sopportando la quale voi vi volgete alle favole. Come l'Apostolo loda la creatura di Dio e vieta tuttavia di rivolgere a lui il culto religioso, così fece lo stesso Mosè, anche se a voi sembra non rispettasse nulla di divino, per nessun altro motivo, io penso, se non perché proibì di adorare il sole e la luna 23 seguendo il percorso dei quali vi volgete a tutti gli angoli per adorarli. Mosè, infatti, lodò con una autentica lode il sole e la luna quando parlò della loro creazione da parte di Dio e del loro collocamento nell'ordine celeste per compierne le opere e come troviamo scritto dallo stesso profeta: Il sole per regolare il giorno e la luna per regolare la notte 24. Il sole e la luna non godono delle vostre false lodi. Il diavolo, la creatura che ha prevaricato, ha saputo godere di una falsa lode. Le potestà celesti, che non sono cadute per il peccato, vogliono che il loro creatore sia lodato in se stesso, essendo l'unica loro vera lode quella con la quale non si arreca ingiuria al loro creatore. Si ha invece ingiuria quando si dice che le potestà sono parti o membra o qualcosa della sua sostanza. Egli infatti è perfetto, non manca di nulla, non ha una origine, non è diviso, non ha estensione, è tutto raccolto in se stesso, immutabile, autosufficiente, felice in se stesso; a causa della sua grandissima bontà " disse " attraverso il suo Verbo e tutto fu fatto, ordinò e tutto fu creato 25. Pertanto se sono buoni i corpi terrestri, dei quali l'Apostolo parlava dicendo che nessun cibo è impuro, in quanto ogni creatura di Dio è buona, quanto più saranno buoni i corpi celesti fra i quali eccellono il sole e la luna! Dice infatti l'Apostolo: Corpi celesti e corpi terrestri; ma altra è la gloria dei corpi celesti, altra quella dei terrestri 26.

Nuova confutazione di Fausto circa le maledizioni di Mosè.

12. 1. Non reca offesa dunque Mosè al sole e alla luna quando vieta di adorarli, ma li loda come creazione celeste. Loda però Dio in quanto creatore degli oggetti celesti e di quelli terrestri. Non vuole che si offenda Dio quando in luogo di lui sono adorati quelli che sono lodati per lui o da lui.

12. 2. Ma con quanta arguzia sembra a Fausto di criticare la maledizione lanciata proprio da quel Mosè che adorava il sole e la luna. " Se dunque ", dice Fausto, " quale suddito di un re pagano fossi costretto ad adorare il sole e se essendomi rifiutato di farlo per non subire una maledizione fossi condannato alla crocifissione, finirei con l'incorrere nell'altra maledizione di Mosè da lui lanciata contro colui che pende nel legno ". Ma nessun re pagano vi costringe ad adorare il sole e neppure il sole stesso vi costringerebbe a farlo, se regnasse sulla terra, in quanto neppure ora vuole che lo facciate. Come lo stesso Creatore sosterrà gli empi che lo bestemmiano fino al giudizio, così i corpi celesti tollereranno i loro vani adoratori fino al giudizio del loro creatore. Ricordatevi comunque che un re cristiano non può costringere ad adorare il sole. Fausto propone l'esempio del re pagano ben sapendo che riguarda i pagani ciò che fate quando adorate il sole. Questo non è certamente cristiano: ma la pernice ha già posto dovunque il nome di Cristo per poter riunire quelli che non ha generato 27. Vedete tuttavia quanto facilmente risponde la verità e quanto facilmente la sana dottrina spezzi l'inevitabile e bicipite laccio della vostra questione. Immaginiamo dunque che un uomo munito di potere regale ordini che sia sospeso ad un legno un cristiano che si rifiuta di adorare il sole. Se eviterò, tu mi dici, la maledizione che commina la legge contro l'adoratore del sole, incapperò in quella che la medesima legge commina contro colui che è appeso ad un legno. Così resterai turbato: ma lo sarai tu, anzi neppure tu che senza che nessuno te lo ordini adori il sole. Ma in realtà il cristiano, edificato sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti 28, considera le particolari ragioni e le singole maledizioni: vede che l'una riguarda il corpo mortale che pende da un legno e che l'altra si riferisce all'anima con la quale viene adorato il sole. Anche se il corpo si inchina nell'adorazione, l'animo tuttavia o venera quello che adora o finge di farlo, due atteggiamenti entrambi rischiosi. Poiché in entrambi i casi è la morte che merita la maledizione, come è morte del corpo pendere da un legno, così è morte dell'anima adorare il sole. Occorre dunque scegliere la maledizione connessa alla morte del corpo, una maledizione dalla quale il corpo sarà liberato al momento della risurrezione. Occorre invece evitare la maledizione connessa con la morte dell'anima perché non sia condannata col suo corpo al fuoco eterno. Infatti il Signore risolve per noi questa questione dicendo: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete invece colui che ha il potere di uccidere sia l'anima che il corpo nella geenna di fuoco 29. È come se dicesse: " Non temete la maledizione della morte del corpo che si dissolve nel tempo; temete invece la maledizione della morte spirituale per la quale l'anima è tormentata per tutta l'eternità assieme al suo corpo ". Ecco che non si tratta di una maledizione da vecchierelle, ma di una predizione profetica: Sia maledetto chiunque penderà da un legno 30. Cristo toglie la maledizione dal maledetto come la morte dalla morte e il peccato dal peccato. Così dunque Mosè non bestemmiò dicendo sia maledetto colui che pende da un legno, così come non bestemmiarono gli apostoli dicendo: È morto 31; e: il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui 32; e: condannò il peccato di peccato 33; e: colui che non conosceva il peccato commise il peccato per noi 34 e molte altre frasi consimili. Voi quando inorridite per la maledizione di Cristo, confessate di inorridire per la morte di Cristo. Qui compare non la vostra anile maledizione, ma la vostra diabolica simulazione: con la morte della vostra anima non credete alla morte del corpo di Cristo. Quanto alla morte di Cristo tentate di farla credere non vera, ma simulata, quasi che voi non osiate ingannare gli uomini col nome di Cristo e a meno che non vogliate fare di Cristo un maestro di menzogne.

Non è Mosè, come sostenuto da Fausto, un dispregiatore della castità e della verginità.


13. Quanto al fatto che Mosè sarebbe parso a Fausto nemico della continenza e della verginità per aver detto. Sia maledetto colui che non ha suscitato la stirpe in Israele 35 si legga quanto grida Isaia: Questo dice il Signore a tutti gli eunuchi: coloro che avranno osservato i miei precetti e avranno fatto le scelte che io desidero e avranno rispettato il mio comandamento avranno da me in dono nella mia casa e fra le mie mura un luogo e un nome migliore dei figli e delle figlie, darò loro un dono eterno che non verrà mai meno 36. Se ritengono Isaia contrario a Mosè piaccia a loro questo e dispiaccia l'altro: andare contro di essi non è poco. A noi basta sapere che un unico Dio ha parlato sia attraverso Mosè sia attraverso Isaia e che è stato maledetto chiunque non abbia collaborato all'incremento numerico degli Israeliti sia allora, in un periodo in cui era un dovere civico, pur nei limiti della castità matrimoniale, provvedere alla generazione carnale dei figli, sia ora per evitare che qualcuno spiritualmente rinato pensi di dover bastare a se stesso e non si dedichi esclusivamente a progredire nell'acquisto dei doni del Signore fruendo dei quali ciascuno, entro i suoi limiti, deve provvedere, predicando Cristo, ad aumentare il numero dei Cristiani. In questo modo quel divino detto: Sia maledetto chi non collabora all'incremento degli Israeliti, abbraccia con straordinaria brevità i tempi di entrambi i testamenti.


Note:


1 - Cf. Dt 21, 23.

2 - Cf. Luc 23, 43.

3 - Cf. Mt 27, 26.

4 - Cf. Dt 17, 3

5 - Cf. Dt 25, 5-10.

6 - Gal 3, 13.

7 - Dt 21, 23.

8 - Cf. Gv 20, 27.

9 - Gn 2, 17.

10 - Rm 6, 6.

11 - Gal 3, 13.

12 - 2 Cor 5, 15.

13 - Rm 8, 3.

14 - 2 Cor 5, 21.

15 - Dt 21, 23.

16 - Cf. Rm 4, 25.

17 - Dt 21, 23.

18 - Gn 2, 17.

19 - Nm 21, 9.

20 - 1 Tm 4, 1-2.

21 - Rm 1, 25.

22 - 1 Tm 4, 4.

23 - Cf. Dt 17, 3.

24 - Gn 1, 16; Sal 135, 8-9.

25 - Sal 148, 5.

26 - 1 Cor 15, 40.

27 - Ger 17, 11.

28 - Cf. Ef 2, 20.

29 - Mt 10, 28.

30 - Dt 21, 23.

31 - 2 Cor 5, 14-15.

32 - Rm 6, 6.

33 - Rm 8, 3.

34 - 2 Cor 5, 21.

35 - Dt 25, 7.

36 - Is 56, 4-5.


Capitolo VIII: L'intima amicizia con Gesù

Libro II:Dell'interna conversazione - Tommaso da Kempis

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1. Quando è presente Gesù, tutto è per il bene, e nulla pare difficile. Invece, quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non parla nell'intimo, ogni consolazione vale assai poco. Invece, se Gesù dice anche soltanto una parola, sentiamo una grande consolazione. Forse che Maria Maddalena non balzò subitamente dal luogo in cui stava in pianto, quando Marta le disse: "C'è qui il maestro, ti chiama?" (Gv 11,28). Momento felice, quello in cui Gesù ci invita dal pianto al gaudio spirituale. Come sei arido e aspro, lontano da Gesù; come sei sciocco e vuoto se vai dietro a qualcosa d'altro, che non sia Gesù. Non è, questo, per te, un danno più grande che perdere il mondo intero? Che cosa ti può mai dare il mondo se non possiedi Gesù? Essere senza Gesù è un duro inferno; essere con Gesù è un dolce paradiso. Non ci sarà nemico che possa farti del male, se avrai Gesù presso di te. Chi trova Gesù trova un grande tesoro prezioso; anzi, trova un bene più grande di ogni altro bene. Chi perde Gesù perde più che non si possa dire; perde più che se perdesse tutto quanto il mondo. Colui che vive senza Gesù è privo di tutto; colui che vive saldamente con lui è ricco di tutto. 

2. Grande avvedutezza è saper stare vicino a Gesù; grande sapienza sapersi tenere stretti a lui. Abbi umiltà e pace, e Gesù sarà con te; abbi devozione e tranquillità di spirito, e Gesù starà con te. Che se comincerai a deviare verso le cose esteriori, potrai subitamente allontanare da te Gesù, perdendo la sua grazia; e se avrai cacciato lui, e l'avrai perduto, a chi correrai per rifugio, a chi ti volgerai come ad amico? Senza un amico non puoi vivere pienamente; e se non hai come amico, al di sopra di ogni altro, Gesù, sarai estremamente triste e desolato.  

3. E' da stolto, dunque, quello che fai, ponendo la tua fiducia e la tua gioia in altri che in Gesù. E' preferibile avere il mondo intero contro di te che avere Gesù disgustato di te. Sicché, tra tutte le persone care, caro, per sé, sia il solo Gesù; tutti gli altri si devono amare a causa di Lui; Lui, invece, per se stesso. Gesù Cristo, il solo che troviamo buono e fedele più di ogni altro amico, lui solo dobbiamo amare, di amore particolare. Per lui e in lui ti saranno cari sia gli amici che i nemici; e lo pregherai per gli uni e per gli altri, affinché tutti lo conoscano e lo amino. Non desiderare di essere apprezzato od amato per te stesso, poiché questo spetta soltanto a Dio, che non ha alcuno che gli somigli. Non volere che uno si lasci prendere, nel suo cuore, tutto da te, né lasciarti tutto prendere tu dall'amore di chicchessia. Gesù soltanto deve essere in te, come in ognuno che ami il bene. Sii puro interiormente e libero, senza legami con le creature. Se vuoi essere pienamente aperto a gustare "com'è soave il Signore" (Sal 33,9), devi essere del tutto spoglio e offrire a Dio un cuore semplice e puro.  

4. Ma, in verità, a tanto non giungerai, se prima non sarà venuta a te la sua grazia trascinandoti, cosicché, scacciata e gettata via ogni cosa, tu possa unirti con Lui, da solo a solo. Quando la grazia di Dio scende sull'uomo, allora egli diventa capace di ogni impresa; quando invece la grazia viene meno, l'uomo diventa misero e debole, quasi abbandonato al castigo. Ma anche così non ci si deve lasciare abbattere; né si deve disperare. Occorre piuttosto stare fermamente alla volontà di Dio e, qualunque cosa accada, sopportarla sempre a lode di Gesù Cristo; giacché dopo l'inverno viene l'estate, dopo la tempesta una grande quiete.


1 gennaio 1980. Festa della Maternità divina di Maria Santissima. La vostra Madre vittoriosa.

Don Stefano Gobbi

«Sacerdoti, che Io chiamo da ogni parte del mondo ad entrare nel rifugio del mio Cuore Immacolato, figli da Me tanto amati e tanto esposti ai pericoli, iniziate questo nuovo anno con grande fiducia nella vostra Mamma Celeste. Oggi la Chiesa vi invita a guardare a Me e a venerarmi come la Madre. Sono vera Mamma di Gesù e sono vera Mamma vostra. Sono vostra Mamma, perché vi ho donato il mio Figlio Gesù. È così che la festa di Natale diventa veramente la festa di tutta la vostra vita. Perché sono Mamma di Gesù sono potuta diventare anche vostra Mamma. E, come ho adempiuto bene il mio compito materno verso il mio Divin Figlio, così ora devo adempiere bene il mio compito materno verso tutti voi, miei figli.

È nel gioioso mistero della mia maternità che deve trovarsi la fonte della vostra fiducia e della vostra speranza all'inizio di questo nuovo anno. Siete chiamati ormai ad entrare in un tempo in cui grandi sofferenze vi attendono. Anzitutto dovrà soffrire la mia Chiesa, che sarà chiamata ad una più intensa e dolorosa opera di purificazione. Io le sono vicina in ogni momento per aiutarla e per confortarla; quanto più la Chiesa dovrà salire il Calvario, tanto più sentirà il mio aiuto e la mia straordinaria presenza. Ormai deve entrare nel momento prezioso della sua passione redentrice, per la sua più bella rinascita. È per questo momento che, nel mio Cuore Immacolato, vi è preparato un aiuto sicuro: è il Vicario di Gesù, il Papa, che Io vi ho donato, perché sia da voi amato, ascoltato e seguito. Ormai anche per Lui si avvicinano le ore del Getsemani e del Calvario e voi, miei figli prediletti, dovrete essere il suo conforto e la sua difesa.

Anche il mondo incomincia a vivere le sue ore più drammatiche e più dolorose. In questo nuovo anno, molte cose di quanto vi ho predetto a Fatima avranno già compimento. Non temete: abbiate fiducia. Nell'ora più tremenda della bufera vedrete la mia grande Luce farsi più forte e manifesta: la Donna vestita di sole, con la luna ai suoi piedi e intorno al suo capo una corona di dodici stelle. Ecco il segno della mia e della vostra vittoria. È la vostra Madre vittoriosa che oggi, col Papa, primo figlio prediletto, tutti vi racchiude nel suo Cuore Immacolato e vi benedice».