Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 24° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 1
1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.
19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?".20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo".21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No".22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".23Rispose:
"Io sono 'voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore',
come disse il profeta Isaia".24Essi erano stati mandati da parte dei farisei.25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo".28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?".39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)"42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".
Tobia 10
1Ogni giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie all'andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato,2pensò: "Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael e nessuno gli darà il denaro?".3Cominciò così a rattristarsi.4La moglie Anna diceva: "Mio figlio è perito e non è più tra i vivi, perché troppo è il ritardo".5E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo: "Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei miei occhi!".6Le rispondeva Tobi: "Taci, non stare in pensiero, sorella; egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l'uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui".7Ma essa replicava: "Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è perito". E subito usciva e osservava la strada per la quale era partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno.
8Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: "Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare: possa così tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l'ho lasciato".9Rispose Raguele a Tobia: "Resta figlio, resta con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto". Ma quegli disse: "No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre".10Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e masserizie.11Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: "Sta' sano, o figlio, e fa' buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di morire".12Poi abbracciò Sara sua figlia e disse: "Onora tuo suocero e tua suocera, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Va' in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita". Dopo averli salutati, li congedò.13Da parte sua Edna disse a Tobia: "Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire, per gioire davanti al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, va' in pace. D'ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita". Li baciò tutti e due e li congedò in buona salute.14Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re dell'universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con quest'augurio: "Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i giorni della vostra vita".
Salmi 148
1Alleluia.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell'alto dei cieli.
2Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
3Lodatelo, sole e luna,
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
4Lodatelo, cieli dei cieli,
voi acque al di sopra dei cieli.
5Lodino tutti il nome del Signore,
perché egli disse e furono creati.
6Li ha stabiliti per sempre,
ha posto una legge che non passa.
7Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti abissi,
8fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che obbedisce alla sua parola,
9monti e voi tutte, colline,
alberi da frutto e tutti voi, cedri,
10voi fiere e tutte le bestie,
rettili e uccelli alati.
11I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
12i giovani e le fanciulle,
i vecchi insieme ai bambini
13lodino il nome del Signore:
perché solo il suo nome è sublime,
la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli.
14Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
È canto di lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo che egli ama.
Alleluia.
Salmi 36
1'Al maestro del coro. Di Davide servo del Signore.'
2Nel cuore dell'empio parla il peccato,
davanti ai suoi occhi non c'è timor di Dio.
3Poiché egli si illude con se stesso
nel ricercare la sua colpa e detestarla.
4Inique e fallaci sono le sue parole,
rifiuta di capire, di compiere il bene.
5Iniquità trama sul suo giaciglio,
si ostina su vie non buone,
via da sé non respinge il male.
6Signore, la tua grazia è nel cielo,
la tua fedeltà fino alle nubi;
7la tua giustizia è come i monti più alti,
il tuo giudizio come il grande abisso:
uomini e bestie tu salvi, Signore.
8Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio!
Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali,
9si saziano dell'abbondanza della tua casa
e li disseti al torrente delle tue delizie.
10È in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.
11Concedi la tua grazia a chi ti conosce,
la tua giustizia ai retti di cuore.
12Non mi raggiunga il piede dei superbi,
non mi disperda la mano degli empi.
13Ecco, sono caduti i malfattori,
abbattuti, non possono rialzarsi.
Geremia 50
1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia.
2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere,
non nascondetelo, dite:
Babilonia è presa,
Bel è coperto di confusione,
è infranto Marduch;
sono confusi i suoi idoli,
sono sgomenti i suoi feticci.
3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno.4In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio.5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata.6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile.7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri.
8Fuggite da Babilonia,
dalla regione dei Caldei,
uscite e siate come capri
in testa al gregge.
9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia
una massa di grandi nazioni
dal paese del settentrione;
queste le si schiereranno contro,
di là essa sarà presa.
Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere,
nessuna ritorna a vuoto.
10La Caldea sarà saccheggiata,
tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati.
Parola del Signore.
11Gioite pure e tripudiate,
saccheggiatori della mia eredità!
Saltate pure come giovenchi su un prato
e nitrite come destrieri!
12La vostra madre è piena di confusione,
e coperta di vergogna colei che vi ha partorito.
Ecco è l'ultima delle nazioni,
un deserto, un luogo riarso e una steppa.
13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata,
sarà tutta una desolazione.
Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito
e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.
14Disponetevi intorno a Babilonia,
voi tutti che tendete l'arco;
tirate contro di essa, non risparmiate le frecce,
poiché essa ha peccato contro il Signore.
15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte.
Essa tende la mano,
crollano le sue torri,
rovinano le sue mura,
poiché questa è la vendetta del Signore.
Vendicatevi di lei,
trattatela come essa ha trattato gli altri!
16Sterminate in Babilonia chi semina
e chi impugna la falce al momento della messe.
Di fronte alla spada micidiale
ciascuno ritorni al suo popolo
e ciascuno fugga verso il suo paese.
17Una pecora smarrita è Israele,i leoni le hanno dato la caccia;
per primo l'ha divorata il re di Assiria,
poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa.
18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria,19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà.20In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti.
21Avanza nella terra di Meratàim,
avanza contro di essa
e contro gli abitanti di Pekòd.
Devasta, annientali - dice il Signore -
eseguisci quanto ti ho comandato!
22Rumore di guerra nella regione,
e grande disastro.
23Perché è stato rotto e fatto in pezzi
il martello di tutta la terra?
Perché è diventata un orrore
Babilonia fra le nazioni?
24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata,
Babilonia, senza avvedertene.
Sei stata sorpresa e afferrata,
perché hai fatto guerra al Signore.
25Il Signore ha aperto il suo arsenale
e ne ha tratto le armi del suo sdegno,
perché il Signore Dio degli eserciti
ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei.
26Venite ad essa dall'estremo limite,
aprite i suoi granai;
fatene dei mucchi come covoni, sterminatela,
non ne rimanga neppure un resto.
27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello.
Guai a loro, perché è giunto il loro giorno,
il tempo del loro castigo!
28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia
per annunziare in Sion
la vendetta del Signore nostro Dio,
la vendetta per il suo tempio.
29Convocate contro Babilonia gli arcieri,
quanti tendono l'arco.
Accampatevi intorno ad essa
in modo che nessuno scampi.
Ripagatela secondo le sue opere,
fate a lei quanto ha fatto agli altri,
perché è stata arrogante con il Signore,
con il Santo di Israele.
30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno".
Parola del Signore.
31"Eccomi a te, o arrogante,
- oracolo del Signore degli eserciti -
poiché è giunto il tuo giorno,
il tempo del tuo castigo.
32Vacillerà l'arrogante e cadrà,
nessuno la rialzerà.
Io darò alle fiamme le sue città,
esse divoreranno tutti i suoi dintorni.
33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare.34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia.
35Spada, sui Caldei
e sugli abitanti di Babilonia,
sui suoi capi
e sui suoi sapienti!
36Spada, sui suoi indovini
ed essi impazziscano!
Spada, sui suoi prodi,
ed essi s'impauriscano!
37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri,
su tutta la gentaglia che è in essa,
diventino come donne!
Spada, sui suoi tesori
ed essi siano saccheggiati!
38Spada, sulle sue acque
ed esse si prosciughino!
Poiché essa è una terra di idoli;
vanno pazzi per questi spauracchi.
39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione.40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine - oracolo del Signore - così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano.
41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra.42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia.43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto.44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato.46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni".
Lettera ai Romani 4
1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne?2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio.3Ora, che cosa dice la Scrittura? 'Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia'.4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito;5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
7'Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;'
8'beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto
il peccato'!
9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che 'la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia'.10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima.11Infatti egli ricevette 'il segno della circoncisione' quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.
13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede;14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa.15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione.16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi.17Infatti sta scritto: 'Ti ho costituito padre di molti popoli'; [è nostro padre] davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.
18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne 'padre di molti popoli', come gli era stato detto: 'Così sarà la tua discendenza'.19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara.20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio,21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.22Ecco perché 'gli fu accreditato come giustizia'.
23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia,24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore,25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Capitolo XVIII: L’uomo non si ponga ad indagare, con animo curioso, intorno al Sacramento, ma si faccia umile imitatore di Cristo e sottometta i suoi sensi alla santa fede
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dall'indagare, con inutile curiosità intorno a questo altissimo Sacramento. "Colui che pretende di conoscere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui" (Pro 25,27). Dio può fare cose più grandi di quanto l'uomo possa capire All'uomo è consentita soltanto una pia ed umile ricerca della verità, sempre pronta ad essere illuminata, e desiderosa di muoversi entro i salutari insegnamenti dei Padri. Beata la semplicità, che tralascia le ardue strade delle disquisizioni e prosegue nel sentiero piano e sicuro dei comandamenti di Dio. Sono molti quelli che, volendo indagare cose troppo sublimi, perdettero la fede. Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d'intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profeti (2Cor 20,20), e fuggirà da te l'infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tormenta, in vario modo, le persone credenti e devote.
2. Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati al Sacramento con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti inganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, "dà lume d'intelletto ai piccoli" (Sal 118,130), apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ricerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla. Ecco, predominano allora la fede e l'amore, misteriosamente operanti in questo santissimo ed eccellentissimo Sacramento. Il Dio eterno, immenso ed onnipotente, fa cose grandi e imperscrutabili, in cielo e in terra; e a noi non è dato investigare le meravigliose sue opere. Ché, se le opere di Dio fossero tali da poter essere facilmente comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire meravigliose e ineffabili.
LETTERA 72: Girolamo si lamenta una volta ancora che a Roma e in Italia circoli una lettera piuttosto provocante e altezzosa attribuita ad Agostino
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta verso la fine del 403 o l'inizio del 404.
Girolamo si lamenta una volta ancora che a Roma e in Italia circoli una lettera piuttosto provocante e altezzosa attribuita ad Agostino (n. 1) e lo invita a dire francamente se è sua e a non provocare un vecchio studioso della sacra Scrittura (n. 2-4) il quale non vuol far la critica alle opere d'un vescovo suo amico, ma vuol essere lasciato in pace (n. 5).
GIROLAMO AD AGOSTINO, SIGNORE DAVVERO SANTO E VESCOVO BEATISSIMO
Non ha Agostino scritto una lettera contro Girolamo?
1. 1. M'invii una lettera dopo l'altra e continui a sollecitarmi di rispondere ad una di queste tue, della quale - l'ho già scritto un'altra volta - m'era giunta una copia senza la tua firma, recapitatami dal diacono Sisinnio. Mi fai pure sapere d'avermene inviate delle altre: in un primo tempo per mezzo del fratello Profuturo e in un secondo tempo per mezzo di un'altra persona; nel frattempo Profuturo sarebbe stato impedito dall'intraprendere il viaggio perché ordinato vescovo, e quasi dopo brevissimo tempo portato via dalla morte, mentre l'altra persona, di cui taci il nome, avrebbe avuto paura del mare e avrebbe cambiato parere rinunciando alla traversata. Stando così le cose non posso esprimere sufficientemente il mio stupore come mai si vada dicendo che quella lettera è nelle mani di molta gente non solo a Roma ma pure nel resto dell'Italia e non sia giunta proprio a me che sono l'unico destinatario! Tanto più mi stupisco che il medesimo fratello Sisinnio m'ha dichiarato d'averla trovata in mezzo a tutti gli altri tuoi scritti esegetici non in Africa o nella tua città, ma in un'isola dell'Adriatico quasi cinque anni orsono.
Tra amici non ci dev'essere né diffidenza né provocazione.
1. 2. Nelle relazioni di amicizia è da eliminare ogni motivo di diffidenza e ad un amico bisogna parlare come a un altro sé stesso. Alcuni miei intimi amici - " vasi " di Cristo, che sono moltissimi a Gerusalemme e nei Luoghi Santi - mi insinuavano che tu avessi agito tutt'altro che con schiettezza, ma che andassi cercando d'ottenere la lode, le chiacchiere e la gloria a buon mercato tra il popolo per farti grande a mie spese e far sapere alla gente che quando mi lanci una sfida, io tremo dalla paura, che tu scrivi come uno scienziato, io invece me ne sto zitto come un ignorante e che finalmente s'è trovato uno come te ch'è stato capace di chiudere il becco a questo chiacchierone. Io invece, per dirla francamente, non ho voluto rispondere alla Eccellenza tua per diversi motivi: anzitutto perché non avevo elementi sicuri per credere che la lettera fosse tua, e neppure potevo credere che fosse una spada spalmata di miele, come un proverbio popolare designa certe persone; in secondo luogo non volevo sembrare insolente nel rispondere a un vescovo della stessa mia comunione e criticare delle espressioni contenute nella sua lettera che criticava proprio me, soprattutto perché alcune di esse le ritenevo eretiche.
Agostino lasci in pace un vecchio eremita.
2. 3. Per ultimo non ho voluto risponderti per non darti motivo di fare una giusta lagnanza: " Perché una simile cosa? avresti potuto dirmi. Avevi forse riconosciuto la mia lettera e nella firma i caratteri della mano che tu conosci? Perché dunque ti sei indotto con tanta leggerezza a colpire un amico e servirti della malvagità altrui per lanciare oltraggi al mio indirizzo?". Insomma, ti ripeto quanto ti ho scritto un'altra volta: o mi rimandi quella lettera firmata di tuo pugno o smetti di provocare un vecchio rintanato nella sua piccola cella! Se invece hai intenzione d'esercitare o di ostentare la tua scienza, cercati dei giovani eloquenti e nobili; si dice che a Roma ce ne siano tanti, che hanno la capacità e il coraggio di misurarsi con te e di far pariglia con un vescovo nel discutere sulle Sacre Scritture. Io ho già fatto il soldato, ma ora sono un veterano e non mi resta che il dovere di applaudire alle tue ed altrui vittorie, ma non di scendere nuovamente in lizza 1, fisicamente spossato come sono. Ma bada bene: se insisti ancora nel pretendere ch'io ti risponda per forza, dovrei rammentarti la famosa storia di Annibale, la cui giovanile baldanza fu fiaccata dalla pazienza di Quinto Fabio Massimo 2. Il tempo ci porta via tutto, pure la memoria; mi ricordo che da ragazzo trascorrevo spesso lunghe giornate cantando. Ora invece ho dimenticato tante canzoni; a Meri viene meno perfino la voce 3. Anche il famoso Berzellai Galaadite - per citare piuttosto un esempio biblico - quando lasciò al figlio ancor giovinetto tutti i benefici e le squisite ricompense avute dal re David, diede a vedere che i vecchi non debbono né desiderare queste cose né accettarle quando vengono offerte.
L'amicizia vuole reciproca lealtà.
2. 4. Tu giuri di non avere scritto un libro contro di me né di averlo inviato a Roma dal momento che non l'hai scritto; aggiungi poi che nei tuoi scritti potrebbero incontrarsi bensì opinioni diverse dalle mie, ma che in tal caso non hai avuto l'intenzione d'offendere me, sebbene scrivere solo quel che ti pareva giusto. Ti prego di starmi a sentire con un po' di pazienza. Tu non hai scritto il libro. Ma com'è allora che da terzi mi sono stati portati dei tuoi scritti contenenti critiche nei miei riguardi? Inoltre com'è che in tutta l'Italia circola una tua lettera che tu non hai scritto? Qual diritto poi accampi nel pretendere ch'io risponda ad argomenti che affermi di non aver mai scritto? D'altra parte io non sono tanto sciocco da ritenermi offeso da te qualora esprimi opinioni diverse dalle mie! ma sottoporre a una critica serrata le mie asserzioni e chiedermi poi spiegazione dei mie scritti e costringermi a correggere ciò che ho scritto e sollecitarmi a cantare la ritrattazione perché vuoi restituirmi la vista, questo significa solo offendere l'amicizia, violarne le leggi. Ti scrivo queste cose per non dare a vedere che ce le diamo come dei ragazzi o che forniamo ai nostri rispettivi fautori e detrattori materia per litigare; io desidero nutrire per te un affetto sincero e cristiano, non già tenermi nel cuore sentimenti diversi da quelli che ho sulle labbra. Non sarebbe certo bello che io, dopo aver faticato e penato, dall'adolescenza fino a questa mia età in un piccolo monastero assieme a santi fratelli, osassi scrivere qualcosa contro un vescovo della mia stessa comunione, anzi proprio contro il vescovo che ho cominciato ad amare prima di conoscerlo, che fu il primo a sollecitare la mia amicizia, che m'ha colmato di gioia nel vederlo emergere dopo di me negli studi biblici. Dimmi quindi che il libro non è tuo, se per caso non è tuo, oppure, se è tuo, ammettilo francamente; così nel caso dovessi scrivere qualcosa in mia difesa, la colpa ricadrebbe su di te che m'hai provocato, non su di me che sono stato provocato a rispondere.
Girolamo non critica Agostino né vuol essere criticato.
3. 5. Tu inoltre aggiungi d'esser pronto ad accettare fraternamente le mie osservazioni sui punti dei tuoi scritti che mi facessero torcere il naso o che io volessi correggere; anzi non solo saresti contento di questa prova di benevolenza verso di te, ma mi supplichi di farlo sul serio. Ti ripeto ancora una volta quanto penso: tu provochi un vecchio, stuzzichi uno che tace, hai l'aria di fare sfoggio della tua scienza. Ma non sta bene alla mia età esser ritenuto malevolo verso una persona alla quale ho piuttosto il dovere d'esser benevolo. Se anche nei Vangeli e nei Profeti persone perverse trovano cose che vogliono criticare per forza, perché mai ti stupisci se nei tuoi libri, soprattutto in quelli ove esponi punti della sacra Scrittura, già di per sé quanto mai oscuri, ci siano delle idee che sembrano scostarsi dalla linea del giusto? E dico ciò non perché io pensi già di trovare delle idee ereticali nelle tue opere, poiché non mi sono dato mai la briga di leggerle, e inoltre dalle nostre parti non ne esistono molte copie, se si eccettuano i libri dei tuoi Soliloqui e alcuni Commentari ai Salmi; se volessi sottoporre questi a un attento esame, ti darei la dimostrazione di come si discostino, non dico dalle mie opere (io infatti non so nulla), ma dalle interpretazioni degli antichi Padri greci. Sta' sano, amico mio carissimo, mio figlio per l'età ma padre per la dignità. Per ultimo ti raccomando d'attenerti a questa norma: che qualunque cosa scriverai fa che arrivi nelle mie mani prima che in quelle di altri.
1 - Cf. ORAZIO, Ep. 1, 1, 3,
2 - Cf. TITO Livio, 22, 12-18.
3 - VERG., Bucol. 9, 51-54.
3 - Si continua la spiegazione del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca26. Dice l'Evangelista: Mi mostrò la città santa, Gerusalemme - la beatissima Vergine -, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. Fin dal primo istante in cui Maria ricevette l'esistenza, la sua anima, partecipando pienamente della divinità, fu ripiena e inondata di grazia come mai fu concesso ad alcuna altra creatura. Ella soltanto era l'aurora chiarissima che partecipava dello splendore del sole, Gesù Cristo, uomo e vero Dio che da lei sarebbe nato. Questa meravigliosa luminosità andò crescendo sempre più, finché raggiunse l'apice: la Madre fu assisa, alla destra del Figlio, sul trono della santissima Trinità, vestita con abiti variopinti e adorna di ogni genere di doni, virtù, meriti e gloria. Quando io la vidi in quello splendore inaccessibile, mi sembrò che non avesse altra lucentezza che quella del Signore stesso, che dal suo essere immutabile, quale una fonte, si riversava in lei come in un canale. Per mezzo dell'umanità del suo Unigenito risultavano in loro una sola e medesima luce, una sola e medesima chiarezza, in grado diverso, ma identiche quanto alla sostanza, tali che non erano presenti in nessun altro dei beati né in tutti sommati insieme. La Vergine per la sua varietà somigliava al diaspro, per il valore dei suoi meriti era veramente preziosa, per la sua bellezza era paragonabile al cristallo puro, trasparente, penetrato dai raggi e munito dello stesso fulgore.
27. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Il muro che cingeva la città santa, la nostra Signora, era tanto grande e alto quanto lo sono Dio stesso, la sua infinita onnipotenza e i suoi attributi. Egli impiegò tutta la sua forza e la sua immensa sapienza per proteggerla e porla al sicuro dai nemici che avrebbero potuto aggredirla. Quest'invincibile difesa fu raddoppiata quando ella scese nuovamente sulla terra per vivervi da sola senza la presenza corporea di Gesù e per consolidare la Chiesa. A tale scopo ebbe il potere dell'Altissimo e il suo libero arbitrio per usarli contro i loro avversari visibili ed invisibili. L'Eterno, dopo aver fondato la città santa, Maria, aprì generosamente i suoi tesori e per mezzo di lei volle chiamare tutti i mortali alla conoscenza della sua maestà e al gaudio perenne, senza fare eccezioni fra gentili, giudei o barbari, e senza distinzione fra nazioni e popoli. La edificò pertanto con dodici porte, rivolte alle quattro parti del mondo senza fare alcuna differenza, sopra alle quali pose dodici angeli con il compito di chiamare e invitare tutti i discendenti di Adamo e di suscitare in loro in modo speciale la devozione e la venerazione verso la Re gina. I nomi delle dodici tribù dovevano impedire che alcuno si sentisse escluso dal rifugio e dall'asilo della Gerusalemme celeste: tutti sappiano che ella li porta scritti in se stessa, per ricolmarli dei benefici ricevuti e per essere la madre della tenerezza e della misericordia e non solo della giustizia.
28. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Quando la nostra Maestra era sul trono alla destra di suo Figlio e si offrì di ritornare tra noi per edificare la Chiesa , il Signore le raccomandò d'avere particolarmente cura degli apostoli. Nel suo ardentissimo e purissimo cuore scolpì i loro nomi: li avremmo potuti vedere scritti, se ci fosse stato concesso di mirarli. Sebbene noi - è San Giovanni che parla - fossimo soltanto undici, venne scritto il nome di san Mattia al posto di quello di Giuda, toccandogli in anticipo questa sorte. Alla carità e alla saggezza della Vergine noi dodici apostoli siamo debitori, perché insieme a san Paolo siamo riusciti a fondare la comunità ecclesiale e a darle una dottrina stabile, l'istruzione e il governo. Per tale ragione l'Onnipotente scrisse i nostri nomi sopra i basamenti della città mistica, Maria santissima, che fu il sostegno e l'appoggio su cui ci consolidammo noi e i principii della Chiesa. Ella ci istruì con il suo insegnamento, ci illuminò con la sua sapienza, ci infiammò con il suo amore, ci tollerò con la sua pazienza, ci attirò a sé con la sua dolcezza, ci guidò con il suo consiglio, ci prevenne con i suoi opportuni avvisi mettendoci in guardia, ci liberò dai pericoli con il divino potere di cui era dispensatrice e vegliò sui bisogni di tutti e di ciascuno con ammirevole sollecitudine. In verità per noi le dodici porte di questa città furono più aperte che per gli altri figli di Adamo. Mai si dimenticò di noi: ci ebbe presenti in ogni tempo e luogo e fummo da lei difesi e protetti, assistiti e consolati; dalla sua mano ricevemmo tutte le grazie e i doni che l'Altissimo ci comunicò, affinché fossimo resi ministri adatti di una nuova alleanza.
29. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi, la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali. Affinché io potessi comprendere la vastità di questa città, colui che mi parlava la misurò davanti a me. Lo fece con una canna d'oro che era il simbolo del Verbo, l'uomo-Dio, dei suoi favori e meriti. Il simbolo esprime la fragilità della natura umana di Cristo e contemporaneamente l'immutabilità della sua natura divina, che la innalza ed eleva. Sebbene tale misura sopravanzasse di tanto la cosa misurata, né in cielo né in terra ne esisteva un'altra sufficiente per la grandezza della Signora se non quella di suo Figlio; infatti, non solo le creature umane ma anche quelle angeliche non erano nella condizione di relazionarsi con una simile grandezza, e pertanto non erano idonee a comprendere e a misurare questa mistica città. Se invece si adottava ? la misura dell'Unigenito, era a lui del tutto proporzionata: niente le poteva mancare di ciò che corrispondeva alla sua dignità. L'estensione della città era di dodicimila stadi in lunghezza e in altezza, tanto da formare un quadrato perfetto, regolare e uguale in tutte le sue parti. La pienezza, l'immensità e la corrispondenza dei doni e delle qualità della Regina - erano tali che, se altri, secondo il Vangelo, ricevettero due o cinque talenti, ella per ciascun dono ne ebbe dodicimila, superando così tutti abbondantemente. Era ricolma di grazia quando, predestinata a diventare la Madre del Verbo incarnato, passò nella sua immacolata concezione dal non essere all'essere, dal nulla all'esistenza. Nel momento in cui dal cielo scese sulla terra per consolidare la Chiesa , fu ancora una volta confrontata con Gesù assiso alla destra del Padre, e fu trovata così conforme a lui da sembrare idonea ad occupare il posto destinatole nel mondo e tra i fedeli e compiere la missione insieme a lui.
30. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il portamento esteriore e le azioni di Maria impressionavano e si mostravano a tutti similmente alle mura che circondano una città; erano di una tale bellezza da suscitare in tutti coloro che la guardavano e comunicavano con lei una profonda ammirazione. Con il suo esempio vinceva e attirava a sé i cuori, e la sua semplice presenza metteva in fuga i demoni e distruggeva le loro fantastiche illusioni. Questa è la ragione per cui le mura si dicono di diaspro. Nei primi anni della Chiesa, ella, agendo e operando all'esterno, compì enormi prodigi e produsse maggiori frutti per la salvezza delle anime di quanto non poterono gli apostoli e i santi di quel tempo. La parte interiore della città era di oro finissimo d'inesplicabile carità, carità mutuata da quella del Redentore e così simile all'amore del bene supremo da sembrarne un raggio; era simile anche al vetro puro, chiaro, trasparente, uguale ad uno specchio senza macchia, nel quale riverberava la divinità senza che vi si potesse scorgere alcun'altra immagine. Inoltre, era paragonabile ad un'enorme tavola cristallina, sulla quale era scritta la legge evangelica, affinché quest'ultima in essa e per essa fosse manifestata a tutto il mondo: perciò il vetro era chiaro e trasparente, e non di pietra scura come le tavole di Mosè che erano destinate ad un unico popolo. Le fondamenta delle mura erano di pietre preziose, a significare che l'Altissimo le edificò di sua mano e lo fece nel modo più pregiato, più ricco, più sicuro, senza limiti né misura, fondandole sui doni più stimabili, simboleggiati appunto dalle pietre di incalcolabile, rara bellezza e ricchezza.
31. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. Tutti coloro che si avvicineranno alla Vergine, la città santa, per entrarvi attraverso la fede, la speranza, la venerazione, la pietà e la devozione, troveranno la perla preziosa e grazie alla sua intercessione saranno fortunati e prosperi in questa vita e beati nell'altra. Immersi in tale raccoglimento non avranno timore di entrarvi, perché le sue porte sono amabili e attirano a sé come le perle: nessun essere mortale possa dunque sentirsi scusato se si sarà lasciato sfuggire l'occasione di rifugiarsi presso di lei confidando nella sua pietà per i peccatori. Niente vi è in lei che non li attiri a sé e li conduca sul sentiero del gaudio eterno. Se dunque le porte sono così belle e suscitano tanta meraviglia agli occhi di chi vi si appressa, ancor più splendido sarà il suo interno. Esso è di oro purissimo e scintillante, simbolo dell'amore ardente di colei che tutti accoglie e arricchisce con i tesori della beatitudine perenne. In questo senso e a tal fine ella mostra a tutti la sua luce e nessuno troverà mai in lei tenebre di falsità o di inganno. Io non vidi nella città santa, Maria, nessun altro tempio e nessun altro trono che l'Onnipotente e l'Agnello, poiché l'uno veniva ad abitare in lei in modo straordinario e l'altro, il suo Unigenito, vi stava in forma sacramentale, e non era necessario che si edificasse il tempio perché ella vi pregasse o intercedesse con suppliche, come solitamente fanno gli altri uomini, poiché Dio stesso e suo Figlio erano il suo tempio: attenti a tutte le domande e implorazioni che presentava, ne favorivano la mediazione.
32. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Dopo che la Madre ebbe fatto ritorno sulla terra, il suo spirito non fu illuminato come ordinariamente avveniva per i santi, né come lo era stato prima dell'ascenzione; ma, in ricompensa della sua rinuncia al privilegio di contemplare chiaramente il Signore mentre era viatrice, ottenne il dono di una visione ininterrotta, continua ed astrattiva, alla quale corrispondeva in modo proporzionato il godimento dell'Altissimo. Ella partecipava in modo speciale allo stato dei beati, benché vivesse ancora la condizione di pellegrina. Oltre a ciò ricevette anche il favore che Cristo, sotto le specie del pane, dimorasse incessantemente nel suo petto come nel proprio ciborio, ed ella non perdesse queste specie sacramentali fino al momento in cui non ne avesse ricevute delle nuove: per tutto il tempo in cui rimase quaggiù, dopo esservi discesa dal cielo, ebbe sempre con sé il suo Unigenito. Lo poteva ammirare nel suo intimo in virtù di una visione singolare che le fu concessa affinché si rapportasse con lui senza andarlo a cercare fuori di sé. Con la sposa del Cantico dei cantici poteva dire: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò. Con simili elargizioni in questa città in cui la grazia faceva luce come la luna non poté esservi notte, né ebbe bisogno di altri raggi del sole di giustizia: possedeva infatti il sole stesso della Divinità, non in modo parziale come avveniva per gli altri, ma in assoluta pienezza.
33. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Nessuna scusa può esservi per gli esuli discendenti di Eva se, con la luce che la Regina ha dato al mondo, non si dirigeranno verso l'autentica felicità. Il Redentore la inviò dall'empireo per rischiarare la comunità primitiva e si degnò di farla conoscere ai suoi membri. Egli andò manifestando sempre più la grandezza e la santità di sua Madre, attraverso gli innumerevoli benefici che ella aveva operato e che i mortali avevano ricevuto direttamente dalla sua mano. Negli ultimi tempi, che sono i presenti, estenderà ancor più la sua gloria e la rivelerà in uno splendore nuovo, poiché i fedeli hanno assolutamente bisogno della sua potentissima intercessione e del suo patrocinio per vincere le seduzioni della carne e i demoni, che, per colpa degli uomini, acquisteranno sempre più potere e forza al fine di impedire l'aiuto superno e renderli ancora più indegni della beatitudine senza fine. Il Signore, contro la malizia e le reiterate seduzioni di Lucifero e dei suoi seguaci, intende opporre i meriti e le preghiere della purissima Vergine, la magnificenza della sua vita e il suo influente intervento. In tal modo ella sarà rifugio e asilo per i peccatori: tutti si incammineranno su questa strada diritta, sicura e ben illuminata e giungeranno lietamente alla meta.
34. Se i re e i principi della terra procedessero in questa luce e portassero in questa città il loro onore, se adoperassero la loro nobiltà, le ricchezze e l'autorità dei loro stati per esaltare il nome di Maria e quello di Gesù e indirizzassero tutti i loro sforzi a tal fine, sicuramente otterrebbero di essere protetti da questa suprema sovrana e governerebbero con sapienza e successo. Per rinnovare la confidenza e la fiducia nei nostri principi cattolici, propugnatori e difensori della fede, svelo loro ciò che ora e nel corso della Storia mi è stato palesato perché io lo scriva. Il sommo Re dei re e difensore delle monarchie dette alla Signora il titolo speciale di patrona, protettrice e avvocata dei regni cattolici, intendendo preparare con questo beneficio il rimedio contro le calamità e le tribolazioni che avrebbero afflitto il popolo cristiano a causa dei suoi peccati: ciò sarebbe accaduto nel tempo presente, come in effetti stiamo sperimentando con dolore e lacrime. Il dragone infernale ha rivolto la sua rabbia e il suo furore contro il corpo mistico, conoscendo la negligenza dei suoi capi e dei suoi membri e quanto amino la vanità e i piaceri. La maggior parte di queste colpe e del conseguente castigo tocca a coloro che si professano più cattolici di altri, e le loro offese, quali figli, sono più gravi; essi, infatti, sono al corrente della volontà dell'Eterno e non la vogliono adempiere dichiarando così una maggiore ostinazione di quella dei non cattolici. E ben sapendo che il regno dei cieli esige forza e si conquista con la violenza, si sono abbandonati all'ozio e alle soddisfazioni di una vita conforme al mondo e alla carne. Il giusto giudice castiga questo pericoloso inganno del diavolo dandogli il permesso di affliggere e flagellare aspramente i credenti.
35. Il Padre delle misericordie, che dimora nelle altezze, non permette che le sue opere siano vanificate o del tutto estinte e per questa ragione ci consente di avvalerci della protezione e delle incessanti suppliche della Regina. Così la rettitudine dell'equità divina trova un valido e convincente motivo per sospendere il severo castigo che meritiamo; se però tralasceremo di conquistare tale intercessione affinché plachi lo sdegno dell'Unigenito e implori per noi la correzione dei peccati che ci rendono indegni della sua clemenza, allora incorreremo sicuramente e immancabilmente nella punizione. Approfittino i principi cattolici e gli abitanti dei regni di questo momento favorevole in cui ella offre loro i giorni della salvezza e del suo patrocinio; le mostrino il loro onore, presentandolo totalmente a sua Maestà e a lei per la fede cattolica, che è stata donata alle loro monarchie e conservata pura fino ad oggi. In tal modo Cristo e Maria hanno voluto testimoniare al mondo l'amore del tutto singolare che nutrono per esso e la buona novella. Si adoperino allora con tutte le energie per diffondere l'esaltazione dei loro nomi in tutte le nazioni, e credano che questo risulterà essere un mezzo efficacissimo per convincere il Figlio a diffondere il culto e la devozione della sua genitrice nell'intero universo, cosicché ella possa essere conosciuta e venerata da tutti.
36. E, a prova della sua compassione, l'Evangelista soggiunge: Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. Nessuno, fosse anche peccatore o fosse perfino stato un infedele e un pagano, deve avvicinarsi con diffidenza a questa Madre di misericordia. Infatti, colei che si privò della gloria che godeva alla destra di Gesù, non potrà mai chiudere le porte della sua pietà a chi si accosterà ad esse con devozione. Sia che qualcuno vi arrivi nella notte della colpa o nel giorno della grazia o in qualsiasi ora della vita, sarà sempre accettato e sostenuto. Se colui che bussa a mezzanotte alle porte di un vero amico lo costringe o per necessità o per importunità ad alzarsi, a prestargli soccorso e a dargli il pane che domanda, che cosa non farà colei che è nostra madre, che ci ama teneramente, ci chiama, ci aspetta e ci invita in prima persona ad accogliere l'aiuto delle sue mani? Ella non attenderà che diventiamo importuni, perché è sollecita e attenta alla voce di quanti le si rivolgono, pronta nel rispondere, dolcissima nell'accondiscendere alle richieste, liberale e magnanima nell'elargire i doni. Implora su di noi l'indulgenza dell'Altissimo e si serve della stessa come fondamento di salvezza per i miseri. Ella è la porta del cielo, affinché entriamo nel gaudio perenne per mezzo della sua intercessione e delle sue orazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro. Mai si turbò, né si lasciò trasportare dal minimo moto di sdegno e di ira, né mai si trovò in lei errore, inganno o difetto alcuno: niente le manca di quanto si possa desiderare perché agli uomini sia assicurata la beatitudine. Perciò non abbiamo nessuna scusa e tanto meno discolpa se non ci accostiamo a lei con umile riconoscenza. Ella è pura e monda, e pertanto purificherà e farà mondi anche noi. Nelle mani tiene la chiave delle sorgenti della salvezza dalle quali attingeremo acqua con gioia. È la sua intercessione, provocata dalle nostre implorazioni, che gira la chiave, e così scaturiscono le acque che ci lavano abbondantemente e ci rendono degni di essere ammessi nella felicissima compagnia della Vergine e del Signore per tutta l'eternità.
Insegnamento della Regina del cielo
37. Carissima, per la tua letizia e per la consolazione dei miei servi, ti comunico che tutti i capitoli che hai scritto hanno incontrato l'approvazione dell'Onnipotente. La sua volontà è che si palesi al mondo quello che io ho compiuto tra i fedeli al mio ritorno dal cielo allo scopo di aiutarli; ti manifesto inoltre il desiderio che nutro di soccorrere i cattolici che si avvarranno del mio patrocinio, di cui sono stata incaricata e che io intendo offrire loro con affetto materno. 1 santi, e soprattutto Giovanni, si sono particolarmente compiaciuti del fatto che tu abbia descritto il gaudio che tutti provarono quando io salii all'empireo con il mio Unigenito nel giorno della sua gloriosissima ascensione. E' giunto il tempo che i membri della Chiesa vengano a conoscenza di questo mistero e più espressamente della grandezza dei benefici a me elargiti, affinché cresca la loro speranza in me e sappiano con certezza quanto io possa e voglia operare in loro favore. Come madre benevola sento compassione nel vedere i miei figli ingannati dal demonio e oppressi dalla sua tirannia, alla quale si sono dati ciecamente in potere. Giovanni incluse nei capitoli ventunesimo e ventiduesimo dell'Apocalisse altri profondi arcani concernenti le grazie da me ricevute: tu li hai tutti raccolti in questa Storia, cosicché i credenti ne possano essere informati per la loro salvezza mediante la mia intercessione, ed altri ancora ne racconterai più in là.
38. Da questo momento, devi però raccogliere per te il frutto di tutto ciò che hai capito e raccontato. In primo luogo devi progredire nel cordiale affetto e nella devozione verso di me, nutrendo sempre la fermissima speranza che io sarò la tua difesa nelle tribolazioni e guiderò tutte le tue azioni. Le porte della mia clemenza saranno sempre aperte per te e per tutti quelli che mi raccomanderai, se sarai come ti voglio. Perciò ti avverto che, come io fui rinnovata nell'empireo dal potere divino per fare ritorno sulla terra e agire in modo nuovo e con nuova perfezione, così lo stesso Signore brama che tu sia rinnovata nel cielo del tuo cuore, nel più profondo raccoglimento del tuo spirito e nella solitudine degli esercizi in cui ti sei ritirata per narrare il resto della mia vita. Non pensare che questo ti sia stato ordinato senza un disegno speciale della Provvidenza, considerando anche quanto è avvenuto in te per dare inizio a questa terza parte. Adesso che do a te, sola e libera dall'ufficio di governo e dagli impegni della casa, questo insegnamento, bisogna che ti rinnovi nella mia imitazione ed esegua in te, per quanto è possibile, quello che in me conosci. Questa è la volontà di sua Maestà e anche la mia, e questi sono i tuoi stessi desideri. Ascolta dunque la mia dottrina e cingiti di fortezza". Determina con efficacia di essere attenta, fervorosa, sollecita, costante e diligentissima nel dare pieno compiacimento al tuo sposo. Abituati a non perderlo mai di vista quando dovrai trattare con le creature o impegnarti nei servizi di Marta. Io sono la tua maestra. Gli angeli ti accompagneranno affinché, insieme a loro e con le loro illuminazioni, tu possa continuamente lodare Dio. Egli ti donerà la sua virtù, cosicché tu intraprenda la battaglia contro i suoi e tuoi nemici. Non ti rendere indegna di tanti beni e favori.
XXVI apparizione Martedì 1 dicembre 1987
Madonna della Roccia di Belpasso
Il 1 dicembre alla Roccia di Belpasso l’afflusso dei pellegrini è all’incirca come il mese precedente. La giornata è serena. Quando, dopo il "celeste colloquio", Rosario legge il messaggio ricevuto, si apprende che la S. Vergine verrà non solo il primo giorno del mese di gennaio, ma anche qualche altra volta durante il mese corrente. Nemmeno Rosario conosce la data di questo appuntamento, perciò comunica solo che quando avverrà lo farà sapere.
Figli miei, vi amo immensamente. Desidero comunicarvi la mia gioia e che voi la dividiate con me. Nasce ancora Gesù in mezzo a noi. Però, figli miei carissimi, l’Avvento è la preparazione al Natale, e voi come state preparandovi?
Distaccatevi dalle cose materiali perché solo così potrete cogliere il vero significato del Natale, non permettete perciò che sia di nuovo come tutti gli altri anni.
Vi invito a prepararvi al Natale con la penitenza, la preghiera e le opere di carità. Questo Natale sarà per voi indimenticabile, ma dovrete ascoltare e mettere in atto il messaggio che vi sto dando.
Tutti avete contemplato le meraviglie dell’amore di Dio. Ora dovete attuare nel vostro cuore la vostra scelta.
R: Madonnina, come facciamo a sapere che la nostra scelta è quella che vuole Dio?
M: Per saper riconoscere che la vostra scelta è la volontà del Signore dovrete pregare molto e fare penitenza per non cadere nell’errore: confidate e abbandonatevi totalmente a Lui e al mio Cuore Immacolato.
Cari figlioli, voi che sapete che l’evento della gioia è vicino dovete comprendere che senza amore non potete ottenere nulla. Per questo amatevi prima in famiglia e poi in tutto il mondo, e allora ci sarà davvero il clima della pace. Nelle settimane che verranno dedicatevi alla preghiera in famiglia, imparate ad amarvi. Con l’abbandono a Dio che vi ho consigliato otterrete doni speciali di carità e conversione.
Voi spesso dite che il mio messaggio è sempre lo stesso, che dico le stesse cose: molto male, figli miei, vuol dire che non sapete meditare.
Dite pure che chiedo sempre la preghiera e la recita del S. Rosario. Dovete sapere, però, che quando pregate voi siete molto più belli. Come i fiori in primavera mostrano tutta la loro bellezza così anche voi nella preghiera vi mostrate più belli, il vostro cuore si apre al Signore e per Lui diventate molto più preziosi di prima, a tal punto che siete degni del Paradiso.
Dovete prepararvi anche ad una buona confessione: che il vostro esame di coscienza sia molto meticoloso. Cercate di pentirvi realmente e sentire un grande dolore dei vostri peccati, non siate orgogliosi, non provate vergogna dinanzi al confessore. Alla fine vi sentirete sereni e colmi di gioia, pronti per vivere il Natale. Se persino non siete in pace con voi stessi un giorno prima del Natale, correte a confessarvi affinché il Signore trovi nei vostri cuori ciò che desidera. I Sacerdoti s’impegnino da parte loro ad accogliere tutti.
Cari figlioli, la S. Messa è l’esperienza della gioia nell’incontro con Gesù. Poiché questo periodo deve essere vissuto pienamente, accogliete sempre il messaggio del Vangelo, la Parola di Dio: che sia nelle vostre menti, sia la vostra parola, ma che soprattutto sia scrittura nei vostri cuori.
R: Madonnina, desideri qualcos’altro da noi?
M: No, nient’altro. Vi chiedo soltanto di non permettere che il giorno della gioia sia per me il giorno più triste per causa vostra. Nel giorno del Natale il Padre offrirà grazie particolari a tutti coloro che saranno aperti con il loro cuore. Nel frattempo il mio Cuore Immacolato seguirà i vostri progressi.
Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Che il Padre sia nelle vostre menti, il Figlio nei vostri cuori, lo Spirito Santo nelle vostre anime… ora devo andare.
R: Madonnina, continuerai a venire?
M: Continuerò a venire.
R: E quando verrai?
M: Verrò il primo giorno del prossimo mese, non solo ma, se il Signore me lo permetterà, anche qualche altra volta in questo mese.