Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 23° settimana del tempo ordinario (San Giovanni Crisostomo)
Vangelo secondo Giovanni 8
1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.
31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Primo libro di Samuele 23
1Riferirono a Davide: "Ecco i Filistei assediano Keila e saccheggiano le aie".2Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare? Riuscirò a battere questi Filistei?". Rispose il Signore: "Va' perché sconfiggerai i Filistei e libererai Keila".3Ma gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco, noi abbiamo già da temere qui in Giuda, tanto più se andremo a Keila contro le forze dei Filistei".4Davide consultò di nuovo il Signore e il Signore gli rispose: "Muoviti e scendi a Keila, perché io metterò i Filistei nelle tue mani".5Davide con i suoi uomini scese a Keila, assalì i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Keila.6Quando Ebiatar figlio di Achimelech si era rifugiato presso Davide, l''efod' era nelle sue mani e con quello era sceso a Keila.7Fu riferito a Saul che Davide era giunto a Keila e Saul disse: "Dio l'ha messo nelle mie mani, perché si è messo in una trappola venendo in una città con porte e sbarre".8Saul chiamò tutto il popolo alle armi per scendere a Keila e assediare Davide e i suoi uomini.9Quando Davide seppe che Saul veniva contro di lui macchinando disegni iniqui, disse al sacerdote Ebiatar: "Porta qui l''efod'".10Davide disse: "Signore, Dio d'Israele, il tuo servo ha sentito dire che Saul cerca di venire contro Keila e di distruggere la città per causa mia.11Mi metteranno nelle sue mani i cittadini di Keila? Scenderà Saul, come ha saputo il tuo servo? Signore, Dio d'Israele, fallo sapere al tuo servo". Il Signore rispose: "Scenderà".12Davide aggiunse: "I cittadini di Keila mi consegneranno nelle mani di Saul con i miei uomini?". Il Signore rispose: "Ti consegneranno".13Davide si alzò e uscì da Keila con la truppa, circa seicento uomini, e andò vagando senza mèta. Fu riferito a Saul che Davide era fuggito da Keila ed egli rinunziò all'azione.
14Davide andò a dimorare nel deserto in luoghi impervii, in zona montuosa, nel deserto di Zif e Saul lo ricercava sempre; ma Dio non lo mise mai nelle sue mani.
15Davide sapeva che Saul era uscito a cercare la sua vita. Intanto Davide stava nel deserto di Zif, a Corsa.16Allora Giònata figlio di Saul si alzò e andò da Davide a Corsa e ne rinvigorì il coraggio in Dio.17Poi gli disse: "Non temere: la mano di Saul mio padre non potrà raggiungerti e tu regnerai su Israele mentre io sarò a te secondo. Anche Saul mio padre lo sa bene".18Essi strinsero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e Gionata tornò a casa.
19Ma alcuni uomini di Zif vennero a Gàbaa da Saul per dirgli: "Non sai che Davide è nascosto presso di noi fra i dirupi?20Ora, atteso il tuo desiderio di scendere, o re, scendi e sapremo metterlo nelle mani del re".21Rispose Saul: "Benedetti voi nel nome del Signore, perché vi siete presi a cuore la mia causa.22Andate dunque, informatevi ancora, accertatevi bene del luogo dove muove i suoi passi e chi lo ha visto là, perché mi hanno detto che egli è molto astuto.23Cercate di conoscere tutti i nascondigli nei quali si rifugia e tornate a me con la conferma. Allora verrò con voi e, se sarà nel paese, lo ricercherò in tutti i villaggi di Giuda".24Si alzarono e tornarono a Zif precedendo Saul. Davide e i suoi uomini erano nel deserto di Maon, nell'Araba a meridione della steppa.25Saul andò con i suoi uomini per ricercarlo. Ma la cosa fu riferita a Davide, il quale scese presso la rupe, rimanendo nel deserto di Maon. Lo seppe Saul e seguì le tracce di Davide nel deserto di Maon.26Saul procedeva sul fianco del monte da una parte e Davide e i suoi uomini sul fianco del monte dall'altra parte. Davide cercava in ogni modo di sfuggire a Saul e Saul e i suoi uomini accerchiavano Davide e i suoi uomini per prenderli.27Ma arrivò un messaggero a dire a Saul: "Vieni in fretta, perché i Filistei hanno invaso il paese".28Allora Saul cessò di inseguire Davide e andò contro i Filistei. Per questo chiamarono quel luogo: Rupe della separazione.
Proverbi 1
1Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele,
2per conoscere la sapienza e la disciplina,
per capire i detti profondi,
3per acquistare un'istruzione illuminata,
equità, giustizia e rettitudine,
4per dare agli inesperti l'accortezza,
ai giovani conoscenza e riflessione.
5Ascolti il saggio e aumenterà il sapere,
e l'uomo accorto acquisterà il dono del consiglio,
6per comprendere proverbi e allegorie,
le massime dei saggi e i loro enigmi.
7Il timore del Signore è il principio della scienza;
gli stolti disprezzano la sapienza e l'istruzione.
8Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre
e non disprezzare l'insegnamento di tua madre,
9perché saranno una corona graziosa sul tuo capo
e monili per il tuo collo.
10Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare,
non acconsentire!
11Se ti dicono: "Vieni con noi,
complottiamo per spargere sangue,
insidiamo impunemente l'innocente,
12inghiottiamoli vivi come gli inferi,
interi, come coloro che scendon nella fossa;
13troveremo ogni specie di beni preziosi,
riempiremo di bottino le nostre case;
14tu getterai la sorte insieme con noi,
una sola borsa avremo in comune",
15figlio mio, non andare per la loro strada,
tieni lontano il piede dai loro sentieri!
16I loro passi infatti corrono verso il male
e si affrettano a spargere il sangue.
17Invano si tende la rete
sotto gli occhi degli uccelli.
18Ma costoro complottano contro il proprio sangue,
pongono agguati contro se stessi.
19Tale è la fine di chi si dà alla rapina;
la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato.
20La Sapienza grida per le strade
nelle piazze fa udire la voce;
21dall'alto delle mura essa chiama,
pronunzia i suoi detti alle porte della città:
22"Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza
e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe
e gli sciocchi avranno in odio la scienza?
23Volgetevi alle mie esortazioni:
ecco, io effonderò il mio spirito su di voi
e vi manifesterò le mie parole.
24Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato,
ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione;
25avete trascurato ogni mio consiglio
e la mia esortazione non avete accolto;
26anch'io riderò delle vostre sventure,
mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,
27quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore,
quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
quando vi colpirà l'angoscia e la tribolazione.
28Allora mi invocheranno, ma io non risponderò,
mi cercheranno, ma non mi troveranno.
29Poiché hanno odiato la sapienza
e non hanno amato il timore del Signore;
30non hanno accettato il mio consiglio
e hanno disprezzato tutte le mie esortazioni;
31mangeranno il frutto della loro condotta
e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni.
32Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà
e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire;
ma chi ascolta me vivrà tranquillo
e sicuro dal timore del male".
Salmi 48
1'Cantico. Salmo. Dei figli di Core.'
2Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
3Il suo monte santo, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.
Il monte Sion, dimora divina,
è la città del grande Sovrano.
4Dio nei suoi baluardi
è apparso fortezza inespugnabile.
5Ecco, i re si sono alleati,
sono avanzati insieme.
6Essi hanno visto:
attoniti e presi dal panico,
sono fuggiti.
7Là sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
8simile al vento orientale
che squarcia le navi di Tarsis.
9Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l'ha fondata per sempre.
10Ricordiamo, Dio, la tua misericordia
dentro il tuo tempio.
11Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra.
12Gioisca il monte di Sion,
esultino le città di Giuda
a motivo dei tuoi giudizi.
13Circondate Sion, giratele intorno,
contate le sue torri.
14Osservate i suoi baluardi,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura:
15Questo è il Signore, nostro Dio
in eterno, sempre:
egli è colui che ci guida.
Daniele 7
1Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia, Daniele, mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli scrisse il sogno e ne fece la relazione che dice:
2Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar Mediterraneo3e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra, salivano dal mare.4La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo.
5Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: "Su, divora molta carne".
6Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio.
7Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
8Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia.
9Io continuavo a guardare,
quand'ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
10Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
11Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare sul fuoco.
12Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.
13Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
14che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.
15Io, Daniele, mi sentii venir meno le forze, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato;16 mi accostai ad uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione:17"Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra;18ma i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli".
19Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto terribile, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo e che mangiava e stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava;20intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell'ultimo corno che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva occhi e una bocca che parlava con alterigia e appariva maggiore delle altre corna.21Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva,22finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell'Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno.
23Egli dunque mi disse: "La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà.
24Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re25e proferirà insulti contro l'Altissimo e distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge; i santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo.26Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente.27Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno".
28Qui finisce la relazione. Io, Daniele, rimasi molto turbato nei pensieri, il colore del mio volto si cambiò e conservai tutto questo nel cuore.
Atti degli Apostoli 9
1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!".11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?".22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo;24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò.35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!".39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Capitolo XV: Le opere fatte per amore
Leggilo nella Biblioteca1. Non si deve fare alcun male, per nessuna cosa al mondo né per compiacenza verso chicchessia; talora, invece, per giovare a uno che ne ha bisogno, si deve senza esitazione lasciare una cosa buona che si sta facendo, o sostituirla con una ancora più buona: in tal modo non si distrugge l'opera buona, ma soltanto la si trasforma in meglio.
2. A nulla giova un'azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. In verità Iddio non tiene conto dell'azione umana in sé e per sé, ma dei moventi di ciascuno. Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio. Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale; giacché è raro che, sotto le nostre azioni, non ci siano l'inclinazione naturale, il nostro gusto, la speranza di una ricompensa, il desiderio del nostro comodo. Chi ha un amore vero e perfetto non cerca se stesso, in alcuna sua azione, ma desidera solamente che in ogni cosa si realizzi la gloria di Dio. Di nessuno è invidioso colui che non tende al proprio godimento, né vuole personali soddisfazioni, desiderando, al di là di ogni bene, di avere beatitudine in Dio. Costui non attribuisce alcunché di buono a nessuno, ma riporta il bene totalmente a Dio; dal quale ogni cosa procede, come dalla sua fonte e, nel quale, alla fine, tutti i santi godono pace. Oh, chi avesse anche una sola scintilla di vera carità, per certo capirebbe che tutto ciò che è di questa terra è pieno di vanità.
LETTERA 231: Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane .
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo la precedente.
Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane (nn. 1-4) e annunciandogli d'avergli inviato le Confessioni e altre opere che potranno giovare per suo tramite ad altre persone (nn. 5-6) e lo ringrazia delle medicine e dei sussidi offerti per la biblioteca (n. 7).
AGOSTINO, SERVO DI CRISTO E DEI MEMBRI DI CRISTO, SALUTA, NEL SIGNORE, DARIO SUO CARISSIMO FIGLIO, MEMBRO DELLO STESSO CRISTO
Gioia di Agostino per la lettera di Dario.
1. Hai voluto ch'io ti rispondessi per darti la prova del piacere con cui ho ricevuto la tua lettera. Ecco: io ti rispondo, eppure né con questa né con qualunque altra risposta, sia essa breve o lunga quant'altre mai, riesco a manifestartelo. Poiché non si può manifestare con poche o con molte parole ciò che non si può manifestare a parole. Così anch'io, anche se usassi molte parole, riuscirei a dire ben poco. Non potrei comunque ammettere affatto che uno, pur eloquente, sapesse spiegare, in una sua lettera quale che sia o quanto lunga essa sia, i sentimenti suscitati in me dalla tua lettera, cosa che non riesco a fare io stesso, anche se quell'altro potesse vederli nel mio animo come li vedo io. Non posso dunque far altro che manifestarti ciò, che hai voluto sapere, in modo che dalle mie parole tu comprenda anche quello che esse non manifestano. Che cosa potrei allora dirti se non che la tua mi ha arrecato una gioia grande grande? La ripetizione di questo aggettivo non è una ripetizione ma una per così dire continua dichiarazione; poiché non è possibile pronunciarlo continuamente, esso è stato ripetuto almeno una volta; in tal modo si può forse dire ciò che non si potrebbe esprimere.
Di quali lodi si rallegra Agostino.
2. A questo punto, se uno mi domandasse che cosa insomma ho tanto gradito nella tua lettera: Forse la facondia? - No, gli risponderei. Ma quello forse ribatterà: " Allora saranno le lodi che ti sono rivolte! ". Ma anche riguardo ad esse gli risponderei: " Nemmeno! " Non perché nella tua lettera manchino queste cose, poiché anzi v'è tanta facondia, che rivela all'evidenza l'ottimo tuo ingegno naturale e molto raffinato da siffatte discipline; la tua lettera inoltre è piena zeppa delle mie lodi. " Dunque - potrebbe domandarmi qualcuno - non ti solleticano le lodi? " " E come!" Non ho mica - come dice un tale - un cuore duro come il corno 1, sì da essere insensibile alle lodi e non provarne piacere! Mi piacciono, sì, queste cose, ma che sono a paragone di ciò che, ti ho detto, mi ha fatto veramente piacere? Mi spiego meglio: Mi piace la tua facondia poiché è nello stesso tempo brillante ed elevata. Quanto poi alle lodi, non mi diletto né di tutte quelle rivoltemi, né di quelle rivoltemi da tutti, ma solo di quelle di cui tu mi hai reputato meritevole e di quelle che mi vengono dalle persone che sono come te, quelle cioè che vogliono bene ai servi di Cristo per amore di lui: per questo non posso negare d'essermi compiaciuto delle lodi rivoltemi nella tua lettera.
Vanità di Temistocle.
3. Che cosa le persone serie e ricche d'esperienza pensino di quel tale Temistocle, seppure ricordo il vero nome di quell'individuo, è affar loro: costui in un banchetto s'era rifiutato di sonare la lira, come usavano fare le persone più in vista e più raffinate della Grecia; per questo era stato reputato una persona non abbastanza colta, anzi aveva disprezzato tutto quel genere di piacevoli trattenimenti. Gli fu perciò chiesto: Che cosa dunque ti piace ascoltare? Al che si narra che rispondesse: Le mie lodi. Se la vedano - ripeto - loro per qual motivo e per quale scopo credono che Temistocle desse quella risposta, o per quale scopo effettivamente quello la diede, dal momento che era un uomo pieno di vanagloria secondo la mentalità di questo mondo. Infatti, essendogli stato anche richiesto: Che cosa dunque sai fare? Di uno Stato piccolo farne uno grande, rispose 2. Io però quanto a ciò che dice Ennio: Tutti i mortali bramano d'esser lodati 3, credo che in parte sia da approvare e in parte sia da evitare. Allo stesso modo che bisogna desiderare la verità, la sola cosa degna d'essere lodata anche se non viene lodata, così bisogna evitare la vana compiacenza per le lodi umane che facilmente s'insinua inavvertitamente in noi. Questa c'è perfino quando si crede che i beni, che sono degni di lode, non si possiedono se non si viene lodati dagli altri, oppure quando uno desidera che siano molto lodate in lui anche azioni degne di scarsa lode o meritevoli addirittura d'esser biasimate. Ecco perché Orazio, più attento di Ennio, dice: Sei forse gonfio di amore della gloria? In un libretto ci sono certi rimedi, che sono efficacissimi per curarti se li leggerai tre volte con animo puro 4.
Insegnamento di Paolo sulle lodi.
4. Il poeta dunque credeva che la gonfiezza causata dall'amore della gloria fosse come il morso d'un serpente che si debba guarire col pronunciare, come rimedio, certe formule magiche. Il nostro buon Maestro ci ha insegnato quindi per bocca del suo Apostolo che dobbiamo agire bene non per esser lodati dalle persone, cioè che non dobbiamo riporre il fine del bene che facciamo nelle lodi umane, e tuttavia cercare la lode delle persone proprio per far loro del bene 5. Quando si danno lodi ai buoni, esse non giovano a chi le riceve, ma a chi le rivolge, poiché ai buoni, per quanto li riguarda, basta d'essere buoni. Dobbiamo invece rallegrarci con coloro ai quali è di giovamento imitare i buoni, quando indirizzano loro delle lodi, poiché in tal modo danno a vedere che ad essi piacciono coloro ch'essi lodano sinceramente. Dice dunque l'Apostolo in un passo (delle sue lettere): Se ancora cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo 6. La stessa cosa dice in un altro passo: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch'io cerco di piacere a tutti in tutto; ma indica subito dopo il motivo col dire: cercando non già il mio interesse, ma il vantaggio di molti perché siano salvi 7. Ecco quanto cercava nelle lodi umane anche nel passo ove diceva: Del resto, fratelli, quanto c'è di vero, di nobile, di giusto, di sincero, di meritevole d'onore, ogni virtù, ogni lode, queste cose siano oggetto dei vostri pensieri. Praticate inoltre tutto ciò che avete imparato, ricevuto e udito da me; e sarà con voi il Dio della pace 8. Tutte le altre cose, ricordate più sopra da me, egli le ha comprese sotto il termine di virtù; ciò che invece ha soggiunto dicendo: quanto è meritevole d'onore lo ha spiegato con un solo termine appropriato: ogni lode. Quando perciò afferma: Se cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo, bisogna intenderlo come se dicesse: " Se il bene che faccio, lo facessi solo per esser lodato, sarei uno gonfio dell'amore di gloria ". L'Apostolo dunque voleva piacere alle persone e si compiaceva di piacer loro; ma non alle persone delle cui lodi si sarebbe gonfiato in se stesso, bensì a quelle che egli, nell'esser lodato, voleva edificare in Cristo. Perché dunque non dovrebbe farmi piacere d'essere lodato da te, dal momento che non solo, buono qual sei, non m'inganni, ma lodi solo le qualità che tu ami e ch'è utile e di gran giovamento all'anima d'amarle, anche se io non le posseggo? Ciò non giova a te solamente, ma ancora a me, poiché, se non le posseggo, arrossisco salutarmente e ambisco con ardore d'averle. E nella misura che riconosco le mie qualità nelle tue lodi, godo ch'io le abbia e che tu ami quelle e me stesso a causa loro. Ma quelle che riconosco di non avere, non solo desidero d'acquistarle, ma desidero altresì, che quando mi lodano, non s'ingannino coloro che mi amano sinceramente.
Le opere di Agostino potranno giovare a molti.
5. Ecco quante cose ho dette, eppure non ti ho detto ancora che cosa nella tua lettera m'è piaciuto più della facondia e delle lodi. E che cosa credi che sia, mio eccellente signore, se non che mi sono fatto amico un personaggio come te senza neppure averti visto, se pure debbo dire di non averti visto, mentre ho conosciuto, non la tua fisionomia, ma l'anima tua attraverso la tua lettera, nel leggere la quale mi sono fatto un'idea mia personale sul tuo conto e non - come prima - credendo ai miei fratelli? Ero infatti già venuto a sapere per sentito dire chi tu fossi, ma non immaginavo ancora quali fossero i tuoi sentimenti verso di me. In virtù di questa tua amicizia non dubito che anche le lodi che tu mi rivolgi - e ti ho spiegato il motivo per cui mi piacciono - saranno maggiormente utili alla Chiesa di Cristo, dal momento che anche le mie opere scritte a difesa del Vangelo, contro gli ultimi avanzi degli empi adoratori dei demoni, tu le riguardi, le leggi, le ami, le decanti in modo da farmi conoscere, per mezzo di esse, tanto più largamente quanto maggiore è la tua rinomanza. Tu infatti, che sei illustre, poni in chiara - luce le mie opere ancora oscure, tu, che sei rinomato, le rendi note e non lasci che rimangano ignote ovunque tu veda che possano giovare. Se mi domandi come faccio a sapere ciò, ti rispondo che mi sei apparso tale attraverso la tua lettera. Da questo comprendi ormai quanto essa mi sia piaciuta. Se tu hai di me un buon concetto, puoi immaginare quanto io goda dei guadagni che fa Cristo. Tu stesso, anzi, il quale pure - come scrivi - hai potuto " abbracciare la legge di Cristo a cominciare dai tuoi genitori, dagli avi fino agli ultimi discendenti della famiglia " 9, tuttavia - dici ancora - " per confutare il culto pagano, hai trovato un aiuto quanto mai efficace nelle medesime mie opere ". Per questo motivo potrei forse non pensare abbastanza quanto bene ad altre persone, anzi a quante altre persone, anche illustri, e quanto facilmente e con quanto profitto spirituale, mediante quelle persone, a tutte le altre, cui essi sono confacenti, potranno apportare i miei scritti, dal momento che sono decantati e divulgati da te? Pensando a ciò potrei forse essere inondato dalla gioia proveniente da soddisfazioni piccole o di poco conto?
Le Confessioni specchio dell'anima di Agostino.
6. Poiché dunque non sono riuscito a spiegarti a parole quanta gioia ho avuto dalla tua lettera, ti ho detto perché mi ha fatto piacere; lascio ormai a te immaginare quel che non sono riuscito a esprimerti a sufficienza, quanto cioè mi ha fatto piacere. Ricevi dunque, figlio mio, signore mio illustre e cristiano non già nell'apparenza esteriore, ma per la carità cristiana, ricevi - dico - i libri delle mie Confessioni che hai desiderati. Osservami in essi e non lodarmi più di quel ch'io sono; in essi credi a me e non ad altri sul mio conto. In essi considerami e osserva che cosa sono stato in me stesso, per me stesso e se vi troverai qualcosa che ti piacerà di me, lodane con me non me stesso, ma Colui che ho voluto venga lodato nei miei riguardi. Poiché è stato lui a farci e non già noi da noi stessi 10. Noi infatti eravamo periti ma è stato lui a rifarci, lui che ci aveva fatti. Quando in essi m'avrai trovato, prega per me, affinché io non faccia regressi, ma sia messo in grado di fare progressi. Prega, figlio mio, prega. So quel che dico, so quel che chiedo. Non ti sembri una cosa fuor di proposito e in un certo senso superiore ai tuoi meriti. Mi priverai d'un aiuto prezioso, se non lo farai. E non tu soltanto, ma anche tutti coloro, che mi vogliono bene per averti inteso parlare di me, preghino per me. Fa sapere loro che sono stato io a chiederti ciò e, se voi mi attribuite importanza, fate conto che questa mia domanda sia un comando; concedeteci, a ogni modo, quel che domandiamo oppure ottemperate a quel che vi comandiamo. Pregate per noi. Leggi la Scrittura e vi troverai che i capi (del gregge cristiano), gli Apostoli, domandarono ciò ai loro figli oppure lo comandarono ai loro uditori. Quanto io faccia questa medesima cosa che mi hai domandata per te lo vede Colui che speriamo ci esaudisca, Colui che vedeva che lo facevo anche prima. Ma dammi anche in ciò il contraccambio dell'affetto. Noi siamo i vostri pastori, voi il gregge di Dio 11. Considerate e riflettete che i nostri pericoli sono maggiori dei vostri e perciò pregate per noi. Ciò torna a vantaggio sia vostro che nostro, affinché rendiamo conto favorevole di voi al Principe dei pastori e capo di noi tutti 12, e nello stesso tempo sfuggiamo alle lusinghe di questo mondo, più pericolose che non le molestie, salvo quando la pace del mondo ci giova per trascorrere - come l'Apostolo ci esorta di pregare - una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità 13. Se infatti venisse a mancare la pietà e la carità, che cosa sarebbe la pace e la tranquillità, al riparo da tutti gli altri mali del mondo, se non un'esca, un invito o un aiuto alla scostumatezza e alla dissolutezza? Pregate dunque per noi, dovunque voi siate, affinché possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità, come prego io per voi dovunque siamo noi, poiché dappertutto è presente il Signore al quale noi apparteniamo.
È grato per le medicine e per i sussidi alla biblioteca.
7. Per non farti soltanto il favore che mi hai chiesto, t'ho inviato anche altri libri da te non richiesti, e cioè: La fede delle realtà invisibili, La pazienza, La continenza, La provvidenza ed un altro molto voluminoso su La fede, la speranza e la carità. Se li leggerai tutti durante la tua permanenza in Africa, fammi sapere il tuo giudizio, inviandomelo direttamente oppure lascialo costì, affinché mi sia inviato da Aurelio, mio fratello e signore. Speriamo del resto che possiamo ricevere tue lettere da qualsiasi luogo in cui ti troverai e anche tu possa ricevere le nostre di qui finché ci sarà possibile. Ho gradito, e te ne serbo viva riconoscenza, le medicine mandatemi, con le quali ti sei degnato di sostenere anche la mia salute sia pure temporale; poiché desideri evidentemente che io possa servire il Signore senza l'impedimento d'una salute malferma: ho anche gradito che hai voluto sovvenire alla nostra biblioteca i mezzi per poter preparare o riparare i libri. Il Signore ti dia in contraccambio, in questa vita e nell'altra, i beni preparati per coloro che sono come ha voluto che fossi tu stesso 14. Nella mia precedente lettera ti pregavo di salutare da parte mia il tuo figliolo, pegno di pace carissimo ad entrambi noi, ch'è in custodia presso di te; allo stesso modo ti prego anche adesso di salutarmelo nuovamente.
1 - PERS., Satyra 1, 47.
2 - CICER., Pro Arch. 9, 20; PLUT., Them. 2.
3 - ENN., Ann. 560.
4 - HORAT., Ep. 1, 1, 36-37.
5 - TER., Sat. 1, 48.
6 - Gal 1, 10.
7 - 1 Cor 10, 32-33.
8 - Fil 4, 8-9.
9 - Ep. 230, 4.
10 - Sal 99, 3.
11 - 1 Pt 5, 2; Ger 13, 17.
12 - 1 Pt 5, 4.
13 - 1 Tm 2, 2.
14 - 1 Cor 2, 9.
Capitolo XVIII: L’uomo non si ponga ad indagare, con animo curioso, intorno al Sacramento, ma si faccia umile imitatore di Cristo e sottometta i suoi sensi alla santa fede
Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dall'indagare, con inutile curiosità intorno a questo altissimo Sacramento. "Colui che pretende di conoscere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui" (Pro 25,27). Dio può fare cose più grandi di quanto l'uomo possa capire All'uomo è consentita soltanto una pia ed umile ricerca della verità, sempre pronta ad essere illuminata, e desiderosa di muoversi entro i salutari insegnamenti dei Padri. Beata la semplicità, che tralascia le ardue strade delle disquisizioni e prosegue nel sentiero piano e sicuro dei comandamenti di Dio. Sono molti quelli che, volendo indagare cose troppo sublimi, perdettero la fede. Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d'intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profeti (2Cor 20,20), e fuggirà da te l'infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tormenta, in vario modo, le persone credenti e devote.
2. Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati al Sacramento con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti inganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, "dà lume d'intelletto ai piccoli" (Sal 118,130), apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ricerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla. Ecco, predominano allora la fede e l'amore, misteriosamente operanti in questo santissimo ed eccellentissimo Sacramento. Il Dio eterno, immenso ed onnipotente, fa cose grandi e imperscrutabili, in cielo e in terra; e a noi non è dato investigare le meravigliose sue opere. Ché, se le opere di Dio fossero tali da poter essere facilmente comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire meravigliose e ineffabili.
GESÙ SUL MONTE CALVARIO
Sant'Anna Schaffer
Il
sabato santo del 15 aprile 1922 sognai di trovarmi sul monte Calvario.
Mi trovavo proprio sul posto dove era stata issata la Croce che però
nel sogno non vidi. Vi erano anche molti angeli adoranti in ginocchio.
La terra era tutta bagnata, io ne presi una manciata e vidi scendere
del Sangue. Restai in preghiera e in adorazione fino a quando non mi
svegliai.
"O Volto tanto degno
di essere adorato nelle tremende cadute sotto la Croce, coperto di
Sangue e di sputi, abbi pietà di me, povera peccatrice."