Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 23° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 3
1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei.2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui".3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?".5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito".9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?".10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava.23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare.24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.
25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione.26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui".27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo.28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui.29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta.30Egli deve crescere e io invece diminuire.
31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza;33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero.34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura.35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".
Primo libro di Samuele 25
1Samuele morì, e tutto Israele si radunò e lo pianse. Lo seppellirono presso la sua casa in Rama. Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
2Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco, aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per tosare il gregge.3Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era di buon senso e di bell'aspetto, ma il marito era brutale e cattivo; era un Calebita.4Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge.5Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a questi giovani: "Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta bene.6Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene!7Ho sentito appunto che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente delle loro cose ha subito danno finché sono stati a Carmel.8Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Da', ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide".9Gli uomini di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero.10Ma Nabal rispose ai servi di Davide: "Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni.11Devo prendere il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?".
12Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli riferirono tutto questo discorso.13Allora Davide disse ai suoi uomini: "Cingete tutti la spada!". Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli.
14Ma Abigail, la moglie di Nabal, fu avvertita da uno dei servi, che le disse: "Ecco Davide ha inviato messaggeri dal deserto per salutare il nostro padrone, ma egli ha inveito contro di essi.15Veramente questi uomini sono stati molto buoni con noi; non ci hanno molestati e non ci è venuto a mancare niente finché siamo stati con loro, quando eravamo in campagna.16Sono stati per noi come un muro di difesa di notte e di giorno, finché siamo stati con loro a pascolare il gregge.17Sappilo dunque e vedi ciò che devi fare, perché pende qualche guaio sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli poi è troppo cattivo e non gli si può dire una parola".18Abigail allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque arieti preparati, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi e li caricò sugli asini.19Poi disse ai servi: "Precedetemi, io vi seguirò". Ma non disse nulla al marito Nabal.
20Ora, mentre essa sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a lei ed essa s'incontrò con loro.21Davide andava dicendo: "Ho dunque custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu danneggiato di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene.22Tanto faccia Dio ai nemici di Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi io lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!".23Appena Abigail vide Davide, smontò in fretta dall'asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra.24Cadde ai suoi piedi e disse: "Sono io colpevole, mio signore. Lascia che parli la tua schiava al tuo orecchio e tu dègnati di ascoltare le parole della tua schiava.25Non faccia caso il mio signore di quell'uomo cattivo che è Nabal, perché egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in lui; io tua schiava non avevo visto i tuoi giovani, o mio signore, che avevi mandato.26Ora, mio signore, per la vita del Signore e per la tua vita, poiché il Signore ti ha impedito di venire al sangue e farti giustizia con la tua mano, siano appunto come Nabal i tuoi nemici e coloro che cercano di fare il male al mio signore.27Quanto a questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fa' che sia dato agli uomini che seguono i tuoi passi, mio signore.28Perdona la colpa della tua schiava. Certo il Signore concederà a te, mio signore, una casa duratura, perché il mio signore combatte le battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i giorni della tua vita.29Se qualcuno insorgerà a perseguitarti e a cercare la tua vita, la tua anima, o mio signore, sarà conservata nello scrigno della vita presso il Signore tuo Dio, mentre l'anima dei tuoi nemici Egli la scaglierà come dal cavo della fionda.30Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d'Israele,31non sia di angoscia o di rimorso al tuo cuore questa cosa: l'aver versato invano il sangue e l'aver fatto giustizia con la tua mano, mio signore. Il Signore ti farà prosperare, mio signore, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava".32Davide esclamò rivolto ad Abigail: "Benedetto il Signore, Dio d'Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me.33Benedetto il tuo senno e benedetta tu che mi hai impedito oggi di venire al sangue e di fare giustizia da me.34Viva sempre il Signore, Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti il male; perché se non fossi venuta in fretta incontro a me, non sarebbe rimasto a Nabal allo spuntar del giorno un solo maschio".35Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le disse: "Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto".
36Abigail tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un banchetto da re. Il suo cuore era allegro ed egli era ubriaco fradicio. Essa non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno.37Il mattino dopo, quando Nabal ebbe smaltito il vino, la moglie gli narrò la faccenda; il cuore gli si tramortì nel petto ed egli rimase come una pietra.38Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì.39Quando Davide sentì che Nabal era morto, esclamò: "Benedetto il Signore che ha fatto giustizia dell'ingiuria che ho ricevuto da Nabal; ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua iniquità". Poi Davide mandò messaggeri e annunziò ad Abigail che voleva prenderla in moglie.40I servi di Davide andarono a Carmel e le dissero: "Davide ci ha mandati a prenderti perché tu sia sua moglie".41Essa si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: "Ecco, la tua schiava sarà come una schiava per lavare i piedi ai servi del mio signore".42Abigail si preparò in fretta poi salì su un asino e, seguita dalle sue cinque giovani ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e divenne sua moglie.43Davide aveva preso anche Achinoàm da Izreèl e furono tutte e due sue mogli.44Saul aveva dato Mikal sua figlia, già moglie di Davide, a Palti figlio di Lais, che abitava in Gallìm.
Salmi 34
1'Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.'
2Alef. Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3Bet. Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
4Ghimel. Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5Dalet. Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
6He. Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
7Zain. Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
8Het. L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
9Tet. Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.
10Iod. Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
11Caf. I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
12Lamed. Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
13Mem. C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?
14Nun. Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
15Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca la pace e perseguila.
16Ain. Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17Pe. Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.
18Sade. Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
19Kof. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
20Res. Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
21Sin. Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.
22Tau. La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
23Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.
Salmi 22
1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'
2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".
Osea 12
1Èfraim mi raggira con menzogne
e la casa d'Israele con frode.
Giuda è ribelle a Dio
al Santo fedele.
2Èfraim si pasce di vento
e insegue il vento d'oriente;
ogni giorno moltiplica menzogne e violenze;
fanno alleanze con l'Assiria
e portano olio in Egitto.
3Il Signore è in lite con Giuda
e tratterà Giacobbe secondo la sua condotta,
lo ripagherà secondo le sue azioni.
4Egli nel grembo materno soppiantò il fratello
e da adulto lottò con Dio,
5lottò con l'angelo e vinse,
pianse e domandò grazia.
Ritrovò Dio in Betel
e là gli parlò.
6"Signore, Dio degli eserciti,
Signore" è il suo nome.
7Tu ritorna al tuo Dio,
osserva la bontà e la giustizia
e nel tuo Dio poni la tua speranza, sempre.
8Canaan tiene in mano bilance false,
ama frodare.
9Èfraim ha detto: "Sono ricco,
mi son fatto una fortuna;
malgrado tutti i miei guadagni
non troveranno motivo di peccato per me".
10Eppure io sono il Signore tuo Dio
fin dal paese d'Egitto.
Ti farò ancora abitare sotto le tende
come ai giorni del convegno.
11Io parlerò ai profeti,
moltiplicherò le visioni
e per mezzo dei profeti parlerò con parabole.
12Se Gàlaad è una colpa,
essi non sono che menzogna;
in Gàlgala si sacrifica ai tori,
perciò i loro altari saranno
come mucchi di pietre
nei solchi dei campi.
13Giacobbe fuggì nella regione di Aram,Israele prestò servizio per una donna
e per una moglie fece il guardiano di bestiame.
14Per mezzo di un profeta il Signore
fece uscire Israele dall'Egitto
e per mezzo di un profeta lo custodì.
15Èfraim provocò Dio amaramente,
il Signore gli farà cadere addosso
il sangue versato
e lo ripagherà del suo vituperio.
Prima lettera di Giovanni 5
1Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti,3perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.7Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza:8lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio.10Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio.11E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio.12Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
14Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta.15E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto.
16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.17Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte.
18Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca.19Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.20Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.
21Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!
Capitolo III: L'ammaestramento della verità
Leggilo nella Biblioteca 1. Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.
2. Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.
3. In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.
DISCORSO 260/D ESPOSIZIONE SULLA DOMENICA DELL'OTTAVA DELLA SANTA PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
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La grazia di Dio ci ha cambiati da tenebre in luce.
1. La vostra Carità ricorda come nel primo giorno del Signore, cioè otto giorni fa, noi abbiamo cantato a lui il verso che anche oggi abbiamo cantato, e cioè: Questo è il giorno che ha fatto il Signore 1. Orbene, c'è forse un giorno che non sia stato fatto dal Signore? Ma lo Spirito di Dio, usando il nome giorno, voleva che rimanesse impressa un'opera di Dio ritenuta come la più importante. Ora, fra tutte le opere di Dio, qual è quella che più eccelle se non l'uomo che ha la fede? Ve lo ricordavamo anche l'altro giorno. Iniziando le opere del mondo, Dio disse: Ci sia la luce, e ci fu la luce, e Dio divise la luce dalle tenebre, e chiamò la luce giorno, mentre le tenebre furono chiamate notte 2. Se dunque chiamò giorno la luce, sono senz'altro giorno coloro ai quali l'Apostolo dice: Un tempo eravate tenebre, ora invece luce nel Signore 3. Tutti i santi, tutti i credenti e, di conseguenza, tutti i giusti, dal momento che il giusto vive di fede 4, nel loro complesso sono giorno, purché vivano nella più perfetta concordia e unità; anzi proprio questa unità che vige fra tutti forma l'unico giorno. Come infatti non si dovrà chiamare unico giorno coloro di cui negli Atti degli Apostoli si dice: Avevano un'anima sola e un sol cuore nel Signore 5? Anche nei confronti dell'umanità, in effetti, Dio ha operato la divisione fra giorno e notte, fra luce e tenebre, nell'attesa di accordare alla luce l'eternità, alle tenebre la dannazione. Questa divisione attualmente non è ancora manifesta ma Dio l'ha già operata. Un uomo vive male, ma può darsi che nella predestinazione divina sia luce; un altro vive bene, ma potrebbe darsi che nella predestinazione sia notte. Che se Dio, pur avendo operato questa divisione, ha preferito tenerla occulta presso di sé, l'ha fatto perché il giorno non monti in superbia e divenga notte. Ci sono infatti certuni che pretendono d'attribuire alle loro forze l'essere giusti e con animo diabolico e bocca sacrilega vanno dicendo: L'essere noi uomini è opera di Dio, ma l'essere noi giusti è opera nostra. Se son diventati giusti per opera loro, non sono il giorno fatto dal Signore. Dica pertanto il fedele, cioè colui che da tenebre è diventato luce - colui al quale l'Apostolo dice: Un tempo eravate tenebre ma ora siete luce nel Signore -, dica con lo stesso Apostolo: Io non son degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 6. Ecco la notte, ecco le tenebre. Quando perseguitava la Chiesa di Dio le tenebre ricoprivano l'abisso 7. Ma il Signore lo chiamò dall'alto: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 8 Si sono diradate le tenebre, è sorta la luce. Difatti cominciò subito a predicare colui che aveva perseguitato, e diceva: Non sono degno d'essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Da che parte t'è dunque derivato quello che sei? Per la grazia di Dio sono quello che sono 9. Ecco un giorno fatto dal Signore.
Diventati figli di Dio viviamo in santità e giustizia.
2. Rivolgo la mia parola a voi, giorno cementato dall'unità bambini nati infaustamente da Adamo ma rinati felicemente in Cristo. Notate come siete giorno, notate come sia stato il Signore a farvi [giorno]. Ha fugato dal vostro cuore le tenebre del peccato, ha rinnovato la vostra vita. Oggi vi mescolate nella moltitudine comune. Scegliete chi volete imitare; ma non vogliate scegliere gli scostumati, con i quali dovreste poi andare in perdizione. Non dite: Ma come? non è quel tale un fedele? eppure si ubriaca! Ma come? non è quel tal altro un fedele? eppure ha insieme e una moglie e una concubina! Ma come? quell'altro non è forse un fedele? eppure tutti i giorni, pur di guadagnare, giura il falso! E quell'altro non è un fedele? eppure è usuraio nel prestare denaro! E non è un fedele quell'altro, che consulta la pitonessa o quell'altro ancora che, quando ha dolori alla testa, si lega amuleti al collo, cioè: se li lega al collo per sfuggire alla morte? Se direte cose come queste, andrete in perdizione. Prendo a testimone Dio e i suoi angeli: per quanto stava in noi vi abbiamo dato quello che avevamo ricevuto; né siamo stati noi a darvelo ma Dio ve l'ha donato per mezzo nostro. È denaro del Signore: noi siamo degli incaricati della distribuzione, non dei donatori. Abbiamo un padrone comune: noi distribuiamo il cibo ai nostri compagni di servizio; viviamo anche noi attingendo allo stesso magazzino. Non siamo nostri ma di colui che per noi ha sborsato il prezzo, il suo sangue. Siamo stati redenti allo stesso modo e noi e voi, e tutti valiamo lo stesso prezzo, e nostro alimento è l'unico santo Vangelo. Colui che ci ha redenti, da servi che eravamo, ci ha resi [suoi] fratelli: il Figlio unico ci ha costituiti suoi coeredi. Era unico e si degnò d'avere dei fratelli. O carissimi, non dimenticate questo atto di condiscendenza. Vi chiamate fedeli: vivete da fedeli! Conservatevi fedeli al vostro Signore e nel vostro cuore e nella vostra condotta! Non abbiate nulla in comune con i comportamenti cattivi che non mancano fra i cristiani cattivi, diventati una moltitudine. Badate a quel che vi dico: dovete essere del buon grano. Sull'aia abbonda la pula, ma verrà la vagliatura e la pula sarà separata. Non ci sarà una sola pagliuzza che entrerà con te nel granaio; non ci sarà un solo granello che vada nel fuoco. Saprà ben separarli colui che ebbe la capacità di radunarli. Ti sbagli se pensi che il Signore possa commettere errori. Vi conosce colui che vi ha creati e ricreati, lui che, se vi avesse soltanto creati e non ricreati, finireste tutti dove andrà a finire la massa dei dannati. Ma con questo intendo forse dirvi, miei fratelli, che non avrete modo di trovare dei cristiani che vivano rettamente? Mi guardi il cielo dal pensare una tal cosa nei riguardi dell'aia del mio Signore! Se fosse così, perché darmi da fare? Individuate i buoni per poterli imitare. Siate voi personalmente buoni e li scoprirete. Se viceversa comincerete a diventare cattivi, crederete che tutti siano cattivi; ma sarebbe uno sbaglio, un errore. Se guarderete l'aia da lontano, ai vostri occhi si presenterà solo la pula. Avvicinatevi, cercate, riempitevi la mano, giudicate soffiando con la bocca. Tutto ciò che vola si solleva e cade, ciò che è pesante resta. Buoni cristiani li troverete, credetemi: troverete uomini sposati che si conservano fedeli alla propria moglie, e così donne sposate che si conservano fedeli al proprio marito. Cercate e troverete. Siate buoni voi stessi e non vi resteranno sconosciuti, poiché il simile tende ad avvicinarsi al proprio simile. Sei grano? Ti unirai al grano. Sei pula? Ti unirai alla pula. Troverete persone che non prestano denaro ad usura; troverete persone che preferiscono subire un danno anziché commettere una frode li troverete senz'altro. Cominciate voi ad esserlo e vi accorgerete di quanti sono. Sono una minoranza, ma in confronto con i molti: quando verrà la vagliatura, si scoprirà che sono una massa; e la vagliatura la farà colui che già tiene il ventilabro nella sua mano 10.
3. Adesso, carissimi, voglio dire una parola a voi che siete fedeli battezzati ormai da tempo, battezzati l'anno scorso o in qualcuno degli anni passati. E vi dico questo: camminate per quella strada che, se verrà seguita anche da questi neofiti, non vi conduca alla perdizione. Tornerà infatti a vostra condanna nel giudizio se con la vostra cattiva condotta rovinate voi stessi e mandate in rovina questi altri.
1 - Sal 117, 24.
2 - Gn 1, 3. 4-5.
3 - Ef 5, 8.
4 - Rm 1, 17.
5 - At 4, 32.
6 - 1 Cor 15, 9.
7 - Gn 1, 2.
8 - At 9, 4.
9 - 1 Cor 15, 10.
10 - Mt 3, 12.
5 - Maria santissima e Giuseppe dopo tre giorni ritrovano Gesù nel tempio fra i dottori.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca758. Nel capitolo precedente si è data solo in parte una risposta al dubbio che alcuni potevano avere: come la nostra Regina, sempre attenta e diligente nell'accompagnare e servire il suo Figlio santissimo, avesse potuto perderlo di vista, in modo tale che egli rimanesse a Gerusalemme. Benché sia sufficiente rispondere che fu disposizione dell'Altissimo, dirò ugualmente qualche altra cosa riguardo alle modalità di ciò che accadde senza disattenzione o negligenza volontarie da parte della Madre amorosa. Il fanciullo, oltre ad avvalersi della ressa di gente, si servì anche di un mezzo soprannaturale necessario per distogliere l'attenzione della sua sollecita Madre e compagna. Senza tale mezzo ella non si sarebbe accorta che si allontanava da lei il sole, la guida in tutte le sue vie. Accadde dunque che al separarsi degli uomini dalle donne, come si è detto, l'onnipotente Signore infuse in sua Madre una visione intellettuale della Divinità la cui forza la fece concentrare in se stessa. In questa estasi che la infiammò ebbe l'uso dei sensi solo per proseguire il cammino, rimanendo inebriata nella soavità della consolazione e della vista del Signore. Anche san Giuseppe fu rapito in estasi mediante l'esperienza di una interiore e sublime contemplazione, che lo ingannò tanto da fargli credere che il fanciullo fosse con la Madre. In questo modo Gesù si allontanò da tutti e due restando a Gerusalemme. Quando dopo lungo tempo la visione ebbe fine, la Regina si ritrovò sola e senza il suo amatissimo Figlio e le venne in mente che forse avrebbe potuto essere con il padre putativo.
759. Ciò accadde molto vicino alle porte della città. Il fanciullo Dio, percorrendo le strade, rimirò con gli occhi della sua scienza divina tutto quanto gli doveva succedere e lo offrì all'eterno Padre per la salvezza delle anime. In quei tre giorni chiese l'elemosina per onorare questa umile pratica come prima figlia della santa povertà. Visitò gli ospizi dei poveri e consolando tutti divise con loro le elemosine ricevute; diede in segreto ad alcuni infermi la salute del corpo e a molti altri quella dell'anima, illuminandoli interiormente e riconducendoli sulla via della vita eterna. Con alcuni benefattori che gli diedero l'elemosina operò più abbondantemente meraviglie di grazia e di luce, cominciando così ad adempiere la promessa che avrebbe fatto in seguito alla sua Chiesa: Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
760. Dopo aver compiuto queste ed altre opere secondo la volontà dell'eterno Padre, Gesù si recò al tempio. In quel giorno, come riferisce l'evangelista san Luca, si radunavano i rabbini, che erano i sapienti e i maestri della legge, per studiare le profezie delle Scritture. La disputa riguardava la venuta del Messia. Dalla nascita di Giovanni Battista all'adorazione dei re Magi erano accadute cose straordinarie e meravigliose e tra i giudei non si parlava d'altro, se non che del fatto che il tempo era ormai compiuto e che il Messia era venuto nel mondo, benché non lo si conoscesse ancora. I rabbini erano seduti ai loro posti con l'autorevolezza solita dei maestri e di coloro che si stimano sapienti. Il fanciullo Gesù, il Re dei re e il Signore dei signori, egli che è la sapienza infinita che corregge i saggi, si avvicinò a loro come un umile discepolo che intendesse ascoltare quanto argomentavano e apprendere ciò di cui si trattava. La materia riguardava il Messia promesso, se fosse già venuto o se fosse giunto il tempo in cui sarebbe dovuto venire nel mondo.
761. Le opinioni dei dottori, su questo argomento, erano molto diverse: alcuni sostenevano la prima ipotesi, altri la negavano. Questi ultimi prendevano in considerazione varie testimonianze della Scrittura e delle profezie, prese in quel senso grossolano di cui parla l'Apostolo, allorché dice che la lettera intesa senza lo Spirito uccide. Essi affermavano che il Messia doveva venire con potenza e grandezza di re, dando la libertà al suo popolo e, con la forza del suo potere, riscattandolo dalla schiavitù dei pagani. Di questa potenza e libertà non vi erano indizi nella condizione in cui gli ebrei si trovavano, impossibilitati a rimuovere il giogo dei romani e del loro impero. Questa ipotesi fece grande presa sul popolo cieco e materiale, perché intendevano unicamente per loro la maestà e la grandezza del Messia promesso e la redenzione che avrebbe operato, come se si trattasse di una salvezza temporale e terrena. Ancora oggi è aspettata dai giudei insensibili e accecati da un velo che oscura i loro cuori. Non riconoscono la gloria, la maestà e il potere del nostro Redentore, come non riconoscono che la libertà che egli è venuto a portare al mondo non è terrena, temporale e destinata a perire. Essa è invece celeste, spirituale ed eterna, non solo per i giudei ai quali fu offerta per primi, ma per tutta la discendenza di Adamo, senza eccezioni.
762. Gesù, maestro di verità, sapeva che la disputa sarebbe andata a finire in questo errore. Anche se alcuni optavano per la ragione contraria, erano, però, pochi e comunque oppressi dall'autorità e dalle ragioni degli altri. Dal momento che Gesù era venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità, che era egli stesso, non voleva permettere in questa occasione - in cui era tanto importante manifestarla - che per l'autorità dei sapienti prendessero forza l'errore e l'inganno. Il suo amore non sopportò di vedere, riguardo alle sue opere e all'altissimo fine per cui era venuto, quanta ignoranza si trovasse nei maestri che avrebbero dovuto essere idonei ministri della vera dottrina per insegnare al popolo il cammino della vita e l'autore di essa, il Signore nostro redentore. Il fanciullo Dio si avvicinò ai dottori per manifestare la grazia diffusa sulle sue labbra. Entrò in mezzo a loro con maestà e bellezza, come chi desideri domandare qualche chiarificazione. In questo modo rese disponibili i saggi ad ascoltarlo con attenzione.
763. Gesù disse: «Ho compreso appieno il vostro dubbio circa la venuta del Messia e anche come l'avete risolto. Intendo proporvi la mia obiezione riguardo alla vostra risoluzione. Per i profeti la venuta del Messia avverrà con potenza e maestà. A questo proposito Isaia dice che sarà nostro legislatore, nostro re e salverà il suo popolo; e in un altro passo afferma che verrà da lontano, ardente sarà la sua ira e gravoso il suo divampare. Anche Davide assicura che egli brucerà tutti i suoi nemici. Daniele afferma che tutti i popoli e le nazioni lo serviranno. Nel libro del Siracide si legge che con lui verrà una grande moltitudine di santi. I profeti e le Scritture ci indicano simili promesse per manifestare la sua venuta con segni chiari e visibili se si meditano con attenzione. Il dubbio si fonda su questi e altri passi, che devono essere ugualmente veri, anche se in apparenza sembrano contrari. Dando a ciascuna profezia il vero senso si trova il punto d'unione in cui ciascuna concorda con l'altra. Come intenderemo ora ciò che dice lo stesso profeta riguardo al Messia, e cioè che sarà disprezzato e reietto dagli uomini e nessuno racconterà di lui nella generazione futura? Che sarà maltrattato e come un agnello sarà condotto al macello senza aprire la sua bocca? Geremia afferma che i nemici del Messia si uniranno per perseguitarlo, avvelenare il suo pane e cancellare il suo nome dalla terra, ma non prevarranno contro di lui. Davide dice che sarà l'infamia degli uomini, rifiuto del suo popolo e come verme calpestato e disprezzato. Zaccaria invece riferisce che umile cavalca un asino, un puledro figlio d'asina. Tutti i profeti descrivono allo stesso modo il Messia promesso».
764. Il fanciullo Gesù proseguì dicendo: «Ora, come possono accordarsi queste profezie se si ammette che il Messia debba venire con la potenza e la maestà delle armi, per vincere tutti i re e monarchi con la violenza e lo spargimento di sangue altrui? Innanzitutto non si può negare che egli debba venire due volte: la prima per redimere il mondo, la seconda per giudicarlo. Le profezie vanno attribuite a queste due venute, dando a ciascuna il valore che merita. Il fine di esse è diverso, e diverse sono anche le condizioni, e perciò la missione del Messia sarà in esse assai differente. Nella prima venuta il Redentore deve vincere il demonio per sottrargli l'impero che ha acquistato sulle anime con il peccato originale. In primo luogo il Messia deve dare soddisfazione a Dio in nome di tutto il genere umano. Deve poi insegnare agli uomini con le parole e con l'esempio il cammino per giungere alla vita eterna: come essi debbono vincere i nemici, servire e adorare il loro Creatore e redentore e come corrispondere ai doni e benefici ricevuti dalla sua mano usandoli bene. Questo è il fine a cui si deve conformare la sua vita e la sua dottrina nella prima venuta. La seconda riguarda il giudizio universale per dare il compenso o la punizione a seconda delle opere buone o cattive che ciascuno ha compiuto e per dare ai suoi nemici, con furore e sdegno, il castigo meritato. Questo è quanto dicono i profeti riguardo alla seconda venuta.
765. Se vogliamo intendere che la prima venuta sarà con potenza e grandezza e che il Messia, come dice Davide, dominerà da mare a mare e che il suo regno sarà glorioso, secondo quanto affermano i profeti, tutto ciò non riguarda il regno temporale, ma il nuovo regno spirituale che avrà le sue fondamenta in una nuova Chiesa, la quale si dilaterà su tutta la terra con maestà, potenza e ricchezza di grazia e di virtù per combattere il demonio. Così si accordano tra loro tutte le Scritture e non vi è altro significato. Il fatto che il popolo di Dio si trovi ora sotto l'impero romano, senza ristabilirsi nel proprio, non è segno che il Messia non sia ancora venuto, ma anzi è l'infallibile testimonianza che egli è già presente tra di noi. Il nostro patriarca Giacobbe ci lasciò questo segno affinché i suoi discendenti ne venissero a conoscenza guardando la tribù di Giuda senza scettro e governo di Israele. Ora voi dite che né questa né altra tribù nutre alcuna speranza di averlo o recuperarlo. Lo provano anche le sette settimane di cui parla il profeta Daniele, le quali evidentemente sono già compiute. Chi ha memoria si ricorderà di ciò che udì pochi anni fa: a Betlemme, a metà della notte, fu vista una grande luce e ad alcuni poveri pastori fu annunziata la nascita del Redentor. Alcuni Magi giunsero dall'oriente guidati da una stella per adorare il re dei giudei. Le profezie lo avevano preannunciato. Il re Erode, padre di Archelao, credendo imbattibile questo bambino, uccise tutti gli infanti di Betlemme dai due anni in giù per paura che gli succedesse nel regno di Israele.
766. Questa e altre ragioni espresse il bambino Gesù con il potere di chi, domandando, parlava con autorità. Gli scribi e i dottori ammutolirono e stupefatti s'interrogavano tra loro dicendo: «Che meraviglia è questa? Che bambino prodigioso! Da dove è venuto e di chi è figlio questo fanciullo?». Pur rimanendo ammirati, non sapevano né sospettavano chi fosse colui che li ammaestrava e illuminava su una verità così importante. Prima che Gesù avesse terminato il suo discorso, giunsero Maria santissima e il suo castissimo sposo san Giuseppe. Alle sue ultime parole i maestri della legge stupefatti si alzarono in piedi. La divina Madre, piena di grande gioia, si avvicinò al suo amatissimo Figlio e in presenza di tutti disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo. La Madre pronunciò tale rimprovero con riverenza ed affetto, adorando il suo figlio Gesù come Dio e manifestandogli la sua afflizione come a figlio. Rispose Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
767. L 'evangelista san Luca riferisce che essi non compresero le sue parole, perché il mistero era ancora a loro nascosto, per due motivi. Il primo era la gioia interiore provata, dopo tanto dolore, per il ricco tesoro ritrovato; il secondo era l'impossibilità di capire ciò di cui si discuteva perché non erano giunti in tempo. A queste due motivazioni se ne aggiunse una terza che riguardava la nostra Regina: l'intimo del suo santissimo Figlio nel quale ella avrebbe potuto conoscere tutto le era stato nascosto da un velo. I dottori uscirono dal tempio comunicandosi lo stupore destato in loro dall'ascolto di una tale sapienza. La beatissima Madre restando sola con il suo Figlio santissimo gli disse stendendo verso di lui le braccia: «Permettete, Figlio mio, che il mio cuore manifesti il dolore e la pena. Non si consumi la mia vita in questa sofferenza, se vi posso ancora servire. Non allontanatemi dal vostro sguardo, accettatemi come vostra serva. Se vi ho perso di vista per mia negligenza, perdonatemi e rendetemi degna di voi; non castigatemi allontanandovi da me». Il fanciullo Dio l'accolse con tenerezza e le si offrì come maestro e compagno sino al tempo stabilito. Il cuore della gran Signora, confortato da queste parole, trovò pace e insieme si incamminarono verso Nazaret.
768. Quando furono lontani da Gerusalemme e ormai soli, la Madre si prostrò a terra per adorare il suo Figlio santissimo e chiedere la benedizione, perché non aveva potuto fare questo nel tempio, fra la gente, al momento del ritrovamento. Attenta ed accorta non voleva perdere occasione di compiere ogni cosa con la pienezza della sua santità. Il fanciullo Gesù l'alzò da terra e le si rivolse con tenerezza e dolci parole. Subito tolse il velo e alla Madre si manifestò nuovamente l'anima santissima del suo Figlio, con maggiore chiarezza e profondità di prima. La divina Signora conobbe gli intimi misteri e le opere che il suo Figlio aveva compiuto nei tre giorni di assenza. Comprese anche tutto quanto era avvenuto nel tempio con i dottori della legge, ciò che Gesù aveva detto loro e le ragioni per le quali non si era manifestato chiaramente come Messia. Il Signore rivelò molti altri segreti e misteri nascosti alla sua Madre vergine, come scrigno nel quale si depositavano tutti i tesori del Verbo incarnato, affinché ella, per tutti e in tutti, glorificasse e lodasse l'autore di tante meraviglie. La Madre eseguì tutto questo con la compiacenza e l'approvazione dello stesso Signore. Disse poi al fanciullo di riposarsi un poco nella campagna in cui si trovavano e di prendere del cibo. Egli accettò quanto gli veniva offerto dalla mano della gran Signora che, come madre della stessa sapienza, pensava a tutto.
769. Proseguendo il cammino Maria santissima trattò con il suo dolcissimo Figlio i misteri che egli stesso le aveva rivelato interiormente riguardo alla questione discussa con i dottori. Il celeste Maestro le confidò che i dottori e gli scribi non avevano riconosciuto in lui il Messia, per la presunzione e l'arroganza della loro scienza. Infatti le tenebre della superbia oscuravano la loro intelligenza incapace di intuire la luce divina benché fosse immensa quella che il fanciullo aveva offerto loro. Se avessero umilmente disposto la volontà e il desiderio alla verità, le ragioni che egli aveva portato sarebbero state sufficienti per convincerli, ma l'impedimento che avevano frapposto non aveva permesso che ciò accadesse, nonostante la verità fosse così chiara ai loro occhi. In questo viaggio di ritorno il nostro Redentore convertì molte anime alla salvezza facendo della sua Madre santissima uno strumento di queste meraviglie e illuminando attraverso le sue prudenti parole e sante ammonizioni i cuori di coloro ai quali ella parlava. Sanarono molti infermi, consolarono gli afflitti e gli oppressi spargendo ovunque grazie e misericordie ad ogni occasione opportuna. Poiché in altri viaggi compirono opere simili a queste, non mi soffermo ora a riferirne altre; molti capitoli e tanto tempo sarebbero necessari per raccontarle tutte, ma ci sono cose più utili da scrivere in questa Storia.
770. Giunsero a Nazaret e delle loro occupazioni riferirò in seguito. San Luca riassume in sintesi i misteri del suo Vangelo dicendo che il fanciullo Gesù stava sottomesso a Maria santissima e a san Giuseppe e che sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore, mentre egli cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Più avanti dirò ciò che avrò compreso. Ora voglio riferire che l'umiltà e l'obbedienza del nostro Dio e maestro verso sua Madre e suo padre meravigliarono nuovamente gli angeli. Furono stupiti anche per la sublime dignità del la Regina santissima, la quale, degna di essere la Madre del Verbo incarnato, con l'aiuto di san Giuseppe lo accudiva e ne disponeva come di cosa sua. Benché questa attenzione e obbedienza siano conseguenti alla maternità naturale, per fare uso del diritto di madre nel governo di lui le fu necessaria una grazia diversa da quella ricevuta per concepirlo e partorirlo. Per poter svolgere tali ministeri e servizi furono date a Maria santissima grazie confacenti e adeguate. Ella ricevette questa seconda grazia così colma di benefici che riversava parte della sua pienezza nel suo felicissimo sposo san Giuseppe, affinché fosse degno padre putativo di Gesù e capo della famiglia.
771. All'obbedienza del Figlio santissimo verso la Ma dre, ella corrispondeva con azioni eroiche. Fra le altre virtù spiccavano in lei una quasi incomprensibile umiltà e devotissima riconoscenza, perché sua Maestà si era degnato di stare in sua compagnia e di ritornare a lei. Questo beneficio, giudicato nuovo dalla divina Regina perché si reputava indegna, fece sì che nel suo fedelissimo cuore crescessero l'amore e la sollecitudine di servire il suo figlio Dio. Non cessava mai di essere a lui grata, così puntuale, attenta, premurosa nel servirlo sempre inginocchiata nella polvere che destava meraviglia ai serafini più eccelsi. Era inoltre diligente nell'imitarlo in tutte le sue azioni avendo cura e attenzione di copiarle e compierle. Con questa pienezza di santità rapiva il cuore di Cristo nostro Signore. A mio modo d'intendere lo teneva prigioniero con vincoli d'invincibile amore. Poiché egli era strettamente legato a lei come vero Dio e vero figlio, c'era tra loro una reciproca comunicazione e una divina circolazione di amore e di opere, che superava ogni intelletto creato. Nell'oceano di Maria entravano tutte le ricche correnti della grazia e dei benefici del Verbo incarnato senza traboccare mai, perché era sufficientemente capace di riceverle. Queste correnti, però, ritornavano alla loro origine, dato che la felice Madre della sapienza le rimandava a lui perché potessero scorrere un'altra volta, così che questi flussi e riflussi della Divinità andassero e venissero tra il figlio Dio e la sua Madre sola. Questo è il mistero per cui sono ripetute le umili osservazioni della sposa nel Cantico dei Cantici: Il mio diletto è per me e io per lui. Egli pascola il gregge tra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre. E ancora: Io sono per il mio diletto e il mo diletto è per me.
772. Era necessario che il fuoco dell'amore divino, che ardeva nel petto del nostro Redentore che era venuto ad accenderlo sulla terra, ritrovando materia prossima e disposta quale era il cuore purissimo di sua Madre, compisse ed operasse in sommo grado effetti così illimitati, che solo lo stesso Signore poté conoscere, perché egli solo li poté operare. Soltanto una cosa, di cui mi è stata data intelligenza, si deve notare e cioè che il Verbo incarnato, nelle sue dimostrazioni di amore verso la sua Madre santissima, teneva conto delle azioni e dei gesti non per l'affetto e l'inclinazione naturale di figlio, ma per lo stato che la gran Regina meritava di avere quale viatrice. Sua Maestà sapeva che, se in queste dimostrazioni e favori l'avesse gratificata nella misura del suo amore, le avrebbe un po' impedito, con le continue soddisfazioni delle delizie dell'amato, di meritare tutto ciò che era conveniente. Il Signore, perciò, trattenne in parte questa naturale forza della sua umanità, permettendo che la sua divina Madre, benché fosse così santa, agisse, meritasse e soffrisse, senza ricevere il continuo e dolce premio che avrebbe potuto conseguire con i benefici visibili del suo Figlio santissimo. Per questa ragione ordinariamente il fanciullo Dio aveva maggiore ritegno e serietà. Benché la diligente Signora fosse così sollecita nel servire, provvedere e preparare quanto gli era necessario con incomparabile riguardo, il Figlio santissimo non le rivolgeva tante dimostrazioni di affetto quante ne avrebbe meritate da lui la sollecitudine della Madre.
Insegnamento della Regina del cielo
773. Figlia mia, tutte le opere del mio Figlio santissimo e mie sono colme di insegnamenti e istruzioni per gli uomini che le considerano con attenta stima. Sua Maestà si allontanò da me affinché cercandolo con dolore e lacrime lo ritrovassi poi con gioia a mio vantaggio spirituale. Anche tu devi cercare il Signore con amaro dolore, affinché questo dolore ti procuri un'incessante sollecitudine, senza riposare su cosa alcuna per tutto il tempo della tua vita, sino a quando tu non arrivi a possederlo e non lo lasci più. Perché tu comprenda meglio il mistero del Signore, sappi che la sua sapienza infinita plasma le creature capaci della sua eterna felicità ponendole sì sul cammino che conduce ad essa, ma allo stesso tempo così lontane e non sicure di arrivarvi. Fintanto che non siano giunte a possedere l'eterna felicità, vivano sempre pronte e nel dolore, affinché la sollecitudine generi in esse un continuo timore e orrore per il peccato, il quale fa perdere la beatitudine. Anche nel tumulto della conversazione umana la creatura non si lasci legare né avviluppare dalle cose visibili e terrene. Il Creatore aiuta in questa sollecitudine, aggiungendo alla ragione naturale le virtù della fede e della speranza, le quali stimolano l'amore con cui cercare e trovare il fine ultimo. Oltre a queste virtù e ad altre infuse con il battesimo, manda ispirazioni e aiuti per ridestare e rimuovere l'anima lontana dallo stesso Signore, affinché non lo dimentichi né si scordi di se stessa mentre è priva della sua amabile presenza. Anzi continui la sua strada sino a giungere al bene desiderato, dove troverà la pienezza del suo amore e dei suoi desideri.
774. Potrai, dunque, capire quanto grande sia la cecità dei mortali e quanto scarso il numero di coloro che si concedono il tempo di considerare attentamente l'ordine meraviglioso della loro creazione e giustificazione e le opere che l'Altissimo ha compiuto per così alto fine. A questa dimenticanza fanno seguito tanti mali, quanti ne soffrono le creature attaccandosi al possesso dei beni terreni e dei piaceri ingannevoli, come se questi fossero la loro felicità e il fine ultimo: è cattiveria grande rivolta contro la volontà del Signore. I mortali vogliono in questa breve e transitoria vita dilettarsi di ciò che è visibile, come se fosse il loro ultimo fine, mentre dovrebbero usare le creature come mezzo per raggiungere il sommo Bene e non per perderlo. Avverti, dunque, o carissima, questo rischio della stoltezza umana. Tutto ciò che è dilettevole, piacevole e poco serio giudicalo un errore; di' all'appagamento dei sensi che si lascia ingannare invano e che è madre della stoltezza, rende il cuore ubriaco, impedisce e distrugge tutta la vera sapienza. Vivi sempre con il santo timore di perdere la vita eterna e sino a quando non l'avrai raggiunta non ti rallegrare in altre cose se non nel Signore. Fuggi dalle conversazioni umane e temine i pericoli. Se per obbedienza o a gloria sua Dio ti porrà in mezzo ad essi, devi confidare nella sua protezione, e tuttavia con la necessaria prudenza non devi essere né svogliata né negligente. Non ti affidare all'amicizia e alla relazione con le creature, perché vi è riposto il tuo pericolo più grande. Il Signore ti ha dato un animo grato e un'indole dolce, affinché tu sia incline a non resistergli nelle sue opere, usando per suo amore i benefici che ti ha concesso. Se permetterai che in te entri l'amore delle creature, queste sicuramente ti trasporteranno, allontanandoti dal sommo Bene. Altererai, così, l'ordine e le opere della sua sapienza infinita. È cosa molto indegna utilizzare il più grande beneficio della natura con un oggetto che non sia il più nobile di tutta la natura stessa. Sublima le azioni delle tue facoltà e rappresenta ad esse l'oggetto nobilissimo dell'essere di Dio e del suo Figlio diletto tuo sposo, il più bello tra i figli dell'uomo, e amalo con tutto il tuo cuore, la tua anima e la tua mente.
Tentazioni contro la fede
Beata Alexandrina Maria da Costa
... Nella notte dal 28 al 29 ebbi una forte tentazione contro la fede,
cioè contro l'esistenza di Dio ed altro che non spiego per il timore di
scandalizzare. Non so come devo fare e nell'incertezza non dico altro.
Molte volte mi venne l'idea di non fare la Comunione; ma come, mio Dio,
se solamente Gesù è la mia forza! E poi la paura di dare scandalo nel
non fare la Comunione! Ahimè, poveretto chi è così tanto solo!
... - Ascolta, figlia amata! Sta' in pace; riempiti della pace che ti
dà Gesù. Quanto hai sofferto è stata riparazione che ho voluto da te
affinché, in quella notte e in quell'ora, quell'anima non cadesse
nell'inferno. Di' tutto: ti darò il coraggio. Sono lezioni mie, lezioni
da imparare e da ricordare per sempre... - (diario, 1-2-1952).