Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Il Vangelo alla mano, sembra strano ma è vero che l'ora della grazia coincida con quella del fallimento e del peccato. Questo fa parte della singolare pedagogia di Dio che si manifesta proprio quando la tua vita sembra vuota o quando non ci sia alternativa. Dio fa breccia nella ferita aperta, ti chiama a giocarti l'esistenza quando essa sembra ormai spenta. Gesù concede fiducia a chi ha il fatturato a zero. Cosa potrebbe venire di buono da uno così? Per far toccare con mano di cosa è capace la fiducia accordatagli, Gesù comincia sempre col mendicare qualcosa di cui l'uomo dispone: a Matteo pubblicano chiede di staccarsi dal banco delle imposte, alla donna Samaritana chiede un po' di acqua da bere, a Zaccheo chiede di scendere dall'albero, a Pietro - prima della pesca miracolosa - chiede in prestito la barca e la fiducia. Quindi il primo passo è sempre di Cristo; ma è necessario che l'uomo riconosca il proprio peccato, si alzi e si incammini con fiducia su una via nuova. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 22° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 23

1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò".17.18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!".19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!".22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò".23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30Allora cominceranno a 'dire ai monti':

'Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!'

31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".
32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
'Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte'.

35Il popolo stava 'a vedere', i capi invece lo 'schernivano' dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli 'dell'aceto', e dicevano:37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, 'nelle tue mani consegno il mio spirito'". Detto questo spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto".48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.


Primo libro dei Re 11

1Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite,2appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi". Salomone si legò a loro per amore.3Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore.4Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre.5Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.6Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.
7Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.8Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi.
9Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte10e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore.11Allora disse a Salomone: "Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito.12Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio.13Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta".
14Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo Hadàd che era della stirpe regale di Edom.15Dopo la disfatta inflitta da Davide a Edom, quando Ioab capo dell'esercito era andato a seppellire i cadaveri e aveva ucciso tutti i maschi di Edom -16Ioab e tutto Israele vi si erano fermati sei mesi per sterminare tutti i maschi di Edom -17Hadàd con alcuni Idumei a servizio del padre fuggì in Egitto. Allora Hadàd era giovinetto.18Essi partirono da Madian e andarono in Paran; presero con sé uomini di Paran e andarono in Egitto dal faraone, che ospitò Hadàd, gli assicurò il mantenimento, parlò con lui e gli assegnò terreni.19Hadàd trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in moglie una sua cognata, la sorella della regina Tafni.20La sorella di Tafni gli partorì il figlio Ghenubàt, che Tafni allevò nel palazzo del faraone. Ghenubàt visse nella casa del faraone tra i figli del faraone.21Quando Hadàd seppe in Egitto che Davide si era addormentato con i suoi padri e che era morto Ioab capo dell'esercito, disse al faraone: "Lasciami partire; voglio andare nel mio paese".22Il faraone gli rispose: "Ti manca forse qualcosa nella mia casa perché tu cerchi di andare nel tuo paese?". Quegli soggiunse: "No! ma, ti prego, lasciami andare".23Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di Eliada, che era fuggito da Hadad-Èzer re di Zoba, suo signore.24Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si stabilì e ne divenne re.25aFu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone.
25bEcco il male fatto da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom.
26Anche Geroboamo, figlio dell'efraimita Nebàt, di Zereda - sua madre, una vedova, si chiamava Zerua -, mentre era al servizio di Salomone, insorse contro il re.27La causa della sua ribellione al re fu la seguente: Salomone costruiva il Millo e chiudeva la breccia apertasi nella città di Davide suo padre;28Geroboamo era un uomo di riguardo; Salomone, visto come il giovane lavorava, lo nominò sorvegliante di tutti gli operai della casa di Giuseppe.29In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna.30Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.31Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù.32A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele.33Ciò avverrà perché egli mi ha abbandonato, si è prostrato davanti ad Astàrte dea di quelli di Sidòne, a Camos dio dei Moabiti, e a Milcom dio degli Ammoniti, e non ha seguito le mie vie compiendo ciò che è retto ai miei occhi, osservando i miei comandi e i miei decreti, come aveva fatto Davide suo padre.34Non gli toglierò il regno di mano, perché l'ho stabilito capo per tutti i giorni della sua vita a causa di Davide, mio servo da me scelto, il quale ha osservato i miei comandi e i miei decreti.35Toglierò il regno dalla mano di suo figlio e ne consegnerò a te dieci tribù.36A suo figlio lascerò una tribù perché a causa di Davide mio servo ci sia sempre una lampada dinanzi a me in Gerusalemme, città che mi sono scelta per porvi il mio nome.37Io prenderò te e tu regnerai su quanto vorrai; sarai re di Israele.38Se ascolterai quanto ti comanderò, se seguirai le mie vie e farai quanto è giusto ai miei occhi osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide mio servo, io sarò con te e ti edificherò una casa stabile come l'ho edificata per Davide. Ti consegnerò Israele;39umilierò la discendenza di Davide per questo motivo, ma non per sempre".
40Salomone cercò di uccidere Geroboamo, il quale però trovò rifugio in Egitto presso Sisach, re di quella regione. Geroboamo rimase in Egitto fino alla morte di Salomone.
41Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone.42Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quaranta anni.43Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo.


Salmi 33

1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.


Salmi 92

1'Salmo. Canto. Per il giorno del sabato.'

2È bello dar lode al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
3annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
4sull'arpa a dieci corde e sulla lira,
con canti sulla cetra.
5Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l'opera delle tue mani.

6Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
7L'uomo insensato non intende
e lo stolto non capisce:
8se i peccatori germogliano come l'erba
e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna:
9ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore.

10Ecco, i tuoi nemici, o Signore,
ecco, i tuoi nemici periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.
11Tu mi doni la forza di un bùfalo,
mi cospargi di olio splendente.
12I miei occhi disprezzeranno i miei nemici,
e contro gli iniqui che mi assalgono
i miei orecchi udranno cose infauste.

13Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
14piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
15Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi,
16per annunziare quanto è retto il Signore:
mia roccia, in lui non c'è ingiustizia.


Isaia 19

1Oracolo sull'Egitto.

Ecco, il Signore cavalca una nube leggera
ed entra in Egitto.
Crollano gli idoli d'Egitto davanti a lui
e agli Egiziani vien meno il cuore nel petto.
2Aizzerò gli Egiziani contro gli Egiziani:
combatterà fratello contro fratello,
uomo contro uomo,
città contro città, regno contro regno.
3Gli Egiziani perderanno il senno
e io distruggerò il loro consiglio;
per questo ricorreranno agli idoli e ai maghi,
ai negromanti e agli indovini.
4Ma io metterò gli Egiziani
in mano a un duro padrone, un re crudele li dominerà.
Oracolo del Signore, Dio degli eserciti.
5Si prosciugheranno le acque del mare,
il fiume si inaridirà e seccherà.
6I suoi canali diventeranno putridi,
diminuiranno e seccheranno i torrenti dell'Egitto,
canne e giunchi ingialliranno.
7I giunchi sulle rive e alla foce del Nilo
e tutti i seminati del Nilo
seccheranno, saranno dispersi dal vento, non saranno più.
8I pescatori si lamenteranno, gemeranno
quanti gettano l'amo nel Nilo,
quanti stendono le reti sull'acqua saranno desolati.
9Saranno delusi i lavoratori del lino,
le cardatrici e i tessitori impallidiranno;
10i tessitori saranno avviliti,
tutti i salariati saranno costernati.
11Quanto sono stolti i principi di Tanis!
I più saggi consiglieri del faraone sono uno stupido consiglio.
Come osate dire al faraone:
"Sono figlio di saggi, figlio di re antichi"?
12Dove sono, dunque, i tuoi saggi?
Ti rivelino e manifestino
quanto ha deciso il Signore degli eserciti
a proposito dell'Egitto.
13Stolti sono i principi di Tanis;
si ingannano i principi di Menfi.
Hanno fatto traviare l'Egitto
i capi delle sue tribù.
14Il Signore ha mandato in mezzo a loro
uno spirito di smarrimento;
essi fanno smarrire l'Egitto in ogni impresa,
come barcolla un ubriaco nel vomito.
15Non riuscirà all'Egitto qualunque opera faccia:
il capo o la coda, la palma o il giunco.

16In quel giorno gli Egiziani diventeranno come femmine, tremeranno e temeranno all'agitarsi della mano che il Signore degli eserciti agiterà contro di loro.17Il paese di Giuda sarà il terrore degli Egiziani; quando se ne parlerà, ne avranno spavento, a causa del proposito che il Signore degli eserciti ha formulato sopra di esso.
18In quel giorno ci saranno cinque città nell'Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del sole.19In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo al paese d'Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera:20sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nel paese d'Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà.21Il Signore si rivelerà agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno.22Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà.
23In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria; l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri.24In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra.25Li benedirà il Signore degli eserciti: "Benedetto sia l'Egiziano mio popolo, l'Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità".


Apocalisse 4

1Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito.2Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto.3Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono.4Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo.5Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio.6Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro.7'Il primo' vivente era simile 'a un leone, il secondo' essere vivente 'aveva l'aspetto di un vitello, il terzo' vivente aveva 'l'aspetto d'uomo, il quarto vivente' era simile a 'un'aquila' mentre vola.8I quattro esseri viventi hanno 'ciascuno sei ali', intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:

'Santo, santo, santo
il Signore Dio, l'Onnipotente',
Colui che era, che è e che viene!

9E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli,10i ventiquattro vegliardi si prostravano davanti a Colui che siede sul trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettavano le loro corone davanti al trono, dicendo:

11"Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria, l'onore e la potenza,
perché tu hai creato tutte le cose,
e per la tua volontà furono create e sussistono".


Capitolo I: Con quanta venerazione si debba accogliere Cristo

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Parola del discepolo

1. O Cristo, verità eterna. Sono queste, parole tue, anche se non pronunciate in un solo momento, né scritte in un sol punto. E poiché sono parole tue, e veritiere, esse devono essere accolte tutte da me con gratitudine e con fede. Sono parole tue, pronunciate da te; ma sono anche mie, giacché le hai proferite per la mia salvezza. E dalla tua bocca le prendo con gioia, per farle penetrare più profondamente nel mio cuore. Parole di così grande misericordia, piene di dolcezza e di amore, mi sollevano; ma mi atterriscono i miei peccati, e la mia coscienza non pura mi impedisce di ricevere sì grandi misteri. La dolcezza delle tue parole mi spinge, ma poi mi attarda il cumulo dei miei difetti. Tu mi comandi di accostarmi a te con fiducia, se voglio stare intimamente in te; tu mi comandi di ricevere il cibo dell'immortalità, se voglio conquistare la vita eterna e la gloria. "Venite tutti a me - dici - voi che siete faticati e oppressi, ed io vi ristorerò" (Mt 11,28). Dolce all'orecchio del peccatore, e piena d'intimità, questa parola; una parola con la quale tu, o Signore Dio mio, inviti me, misero e povero, alla comunione del tuo corpo santissimo.

2. Ma chi sono io, o Signore, per credermi degno di accostarmi a te? Gli immensi cieli non ti contengono, e tu dici: "Venite a me tutti". Che cosa vuol dire una degnazione così misericordiosa, un invito così pieno di amicizia? Come oserò venire, io che so bene di non avere nulla di buono, per cui possa credermene degno? Come ti farò entrare nella mia casa, io che molte volte ho offeso il tuo volto tanto benigno? Gli angeli e gli arcangeli ti venerano; ti temono i santi e i beati; e tu dici: "Venite tutti a me". Se non fossi tu a dirlo, o Signore, chi lo crederebbe; e se non fossi tu a comandarlo, chi avrebbe il coraggio di avvicinarsi? Ecco, Noè, uomo giusto, lavorò cent'anni nella costruzione dell'arca, per trovare salvezza con pochi suoi; e come potrò io, solo in un'ora, prepararmi a ricevere con religioso timore il costruttore del mondo? Mosè, il servo tuo grande, a te particolarmente caro, fece un'arca con legni non soggetti a marcire e la rivestì d'oro purissimo, per riporvi le tavole della legge; ed io, putrida creatura, oserò ricevere con tanta leggerezza te, autore della legge e datore della vita? Salomone, il sapientissimo re d'Israele, costruì, con un lavoro di sette anni, un tempio grandioso a lode del tuo nome; ne celebrò la dedicazione con una festa di otto giorni e con l'offerta di mille vittime pacifiche; e collocò solennemente, tra gioiosi suoni di tromba, l'arca dell'alleanza nel luogo per essa predisposto. E come ti introdurrò nella mia casa, io, infelice, il più miserabile tra gli uomini; io che, a stento, riesco a passare devotamente una mezz'ora? E fosse almeno, una volta, una mezz'oretta passata come si deve!

3. O mio Dio, quanto si sforzarono di fare costoro per piacerti! Ahimé! Come è poco quello che faccio io. Come è breve il tempo che impiego quando mi preparo a comunicarmi: raramente tutto raccolto; ancor più raramente libero da ogni distrazione. Mentre, alla presenza salvatrice della tua essenza divina, non dovrebbe, di certo, affacciarsi alcun pensiero non degno di te; ed io non dovrei lasciarmi prendere da alcuna creatura, giacché sto per ricevere nella mia casa, non un angelo, ma il Signore degli angeli. Eppure c'è un abisso tra l'arca dell'alleanza, con le cose sante che custodisce, e il corpo tuo purissimo, con la sua forza indicibile; tra i sacrifici legali di allora, immagine dei sacrifici futuri, e il tuo corpo, vittima vera, che porta a compimento tutti gli antichi sacrifici. Perché dunque non mi infiammo di più alla tua adorabile presenza; perché non mi preparo con cura più grande a nutrirmi della tua santità, quando quei santi dell'Antico Testamento - patriarchi e profeti, e anche re e principi, in unione con tutto il popolo - dimostrarono un così grande slancio devoto verso il culto divino? Danzò il piissimo re Davide, con tutte le sue forze, la danza sacra dinanzi all'arca di Dio, riandando col pensiero alle prove d'amore date, in passato, da Dio ai patriarchi; apprestò strumenti vari, compose salmi e li fece cantare in letizia, e più volte cantò lui stesso sulla cetra, mosso dalla grazia dello Spirito Santo; istruì il popolo d'Israele a lodare Iddio con tutto il cuore, a benedire ed esaltare ogni giorno il nome di Dio, d'una sola voce. Se allora si viveva in così grande devozione; se di quel tempo restò il ricordo delle lodi date a Dio davanti all'arca dell'alleanza, quanta venerazione e quanta devozione devono essere ora in me, e in tutto il popolo cristiano, di fronte al sacramento e nell'atto di nutrirsi del corpo di Cristo, cosa più di ogni altra sublime?

4. Corrono molti, fino a luoghi lontani, per vedere le reliquie dei santi e stanno a bocca aperta a sentire le cose straordinarie compiute dai santi stessi; ammirano le grandi chiese; osservano e baciano le sacre ossa, avvolte in sete intessute d'oro. Mentre qui, accanto a me, sull'altare, ci sei tu, mio Dio, santo dei santi, il creatore degli uomini e il signore degli angeli. Spesso è la curiosità umana che spinge a quelle visite, un desiderio di cose nuove, non mai viste; ma se ne riporta scarso frutto di miglioramento interiore, specialmente quando il peregrinare è così superficiale, privo di una vera contrizione. Mentre qui, nel sacramento dell'altare, sei interamente presente tu, mio Dio, "uomo Cristo Gesù" (1Tm 2,5); qui si riceve frutto abbondante di salvezza eterna, ogni volta che ti accoglie degnamente e con devozione. Non una qualunque superficialità, né la smania curiosa di vedere con i propri occhi, ci porta a questo sacramento, ma una fede sicura, una pia speranza, un sincero amore. O Dio, invisibile creatore del mondo, come è mirabile quello che tu fai con noi; come è soave e misericordioso quello che concedi ai tuoi eletti, ai quali offri te stesso, come cibo nel sacramento. Sacramento che oltrepassa ogni nostra comprensione, trascina in modo del tutto particolare il cuore delle persone devote e infiamma il loro amore. Anche coloro che ti seguono con pia fedeltà, coloro che regolano tutta la loro vita al fine del perfezionamento spirituale, ricevono spesso da questo eccelso sacramento aumento di grazia nella devozione e nell'amore della virtù. Mirabile e nascosta, questa grazia del sacramento, che soltanto i seguaci di Cristo conoscono, mentre non la sentono coloro che non hanno la fede e sono asserviti al peccato. In questo sacramento è data la grazia spirituale, è restaurata nell'anima la virtù perduta e torna l'innocenza, che era stata deturpata dal peccato. Tanto grande è talora questa grazia che, per la pienezza della devozione conferita, non soltanto lo spirito, ma anche il fragile corpo sente che gli sono state date forze maggiori.

5. Rammarichiamoci altamente e lamentiamo la nostra tiepidezza e negligenza, poiché non siamo tratti da un ardore più grande a ricevere Cristo, nel quale consiste tutta la speranza e il merito della salvezza. E' lui, infatti, "la nostra santificazione e la nostra redenzione" (1Cor 1,30); è lui il conforto di noi che siamo in cammino; è lui l'eterna gioia dei santi. Rammarichiamoci, dunque, altamente che tanta gente si renda così poco conto di questo mistero di salvezza, letizia del cielo e fondamento di tutto il mondo. Cecità e durezza del cuore umano, non curarsi maggiormente di un dono così grande, o, godendone tutti i giorni, finire persino col non badarvi! Se questo sacramento santissimo si celebrasse soltanto in un certo luogo, e fosse consacrato da un solo sacerdote in tutto il mondo, pensa da quale desiderio sarebbero tutti presi di andare in quel luogo, a quel sacerdote, per veder celebrare i divini misteri. Ma, ecco, i sacerdoti sono moltissimi, e Cristo viene immolato in molti luoghi; e così quanto più è diffusa nel mondo la sacra comunione, tanto più è manifesta la grazia e la carità di Dio verso l'uomo. Che tu sia ringraziato, o Gesù buono, pastore eterno, che con il tuo corpo prezioso e con il tuo sangue ti sei degnato di ristorare noi poveri ed esuli, invitandoci a ricevere questi misteri con queste parole, uscite dalla tua stessa bocca: "venite tutti a me, voi che siete faticati ed oppressi, ed io vi ristorerò" (Mt 11,28).


De Oratione

Evagrio Pontico - Evagrio Pontico

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TENSIONE ALL'ABITO DELLA VIRTU'


1. Il quaternario delle virtù: Se si vuol preparare un profumo di soave fragranza, si metteranno insieme in pari quantità, secondo la Legge, il trasparente incenso, la cassia, l'onice e la mirra. Ecco il quaternario delle virtù. Se esse sono, infatti, nella misura piena e in uguali proporzioni, l'intelletto sarà al riparo da tradimenti.

2. Purificazione dell'anima: L'anima purificata per la pienezza delle virtù rende stabile l'attitudine dell'intelletto, facendolo capace di assumere lo stato da esso cercato.

3. Stabilità dell'intelletto: La preghiera è colloquio dell'intelletto con Dio. Di quale stato ha quindi bisogno l'intelletto perché esso possa tendersi, senza volgersi indietro, verso il suo Signore e conversare con Lui senza alcun intermediario?

4. Senza i calzari terreni: Se Mosè, quando tentò di avvicinarsi al roveto ardente sulla terra, ne fu impedito finché non si fosse liberato dei calzari ai piedi, come mai tu, che vuoi vedere Colui che è al di sopra di ogni concetto e di ogni sentimento e diventare suo interlocutore, non ti liberi da ogni pensiero contaminato da passioni?

5. Il dono delle lacrime: Innanzi tutto prega per ottenere il dono delle lacrime, perché tu possa, mediante la compunzione, ammorbidire la durezza che c'è nella tua anima e, confessando contro te stesso la tua iniquità al Signore, ricevere da Lui il perdono.

6. Lacrime per la richiesta dei veri beni: Ricorri alle lacrime per la perfetta riuscita di tutto ciò che domandi, poiché il tuo Signore molto si compiace di accogliere una preghiera fra le lacrime.

7. Lacrime per la confessione dei peccati: Quand'anche tu versassi fontane di lacrime durante la tua preghiera, non esaltarti affatto interiormente, quasi fossi superiore agli altri: la tua preghiera ha, infatti, ottenuto soccorso perché tu possa di buon animo confessare i tuoi peccati e con le lacrime placare il Signore.

8. Scopo delle lacrime: Fa' dunque che non si muti in passione l'antidoto delle passioni, perché tu non abbia ad irritare di più Colui che ti ha concesso la grazia: molti che piangevano sui loro peccati, per aver dimenticato lo scopo delle lacrime, dissennati, tralignarono.

9. Tenacia e vigore: Resisti tenacemente e prega vigorosamente; tieni lontane le occasioni di preoccupazioni e pensieri, poiché ti turbano e ti sconvolgono per fiaccare il tuo vigore.

10. Seduzioni dei demoni: Quando i demoni ti vedono ben disposto alla vera preghiera, allora insinuano pensieri di certi oggetti apparentemente necessari; e poco dopo ne eccitano il ricordo muovendo l'intelletto alla loro ricerca; ed esso, non trovandoli, molto si rattrista e si scoraggia. Quando poi l'intelletto sta in preghiera, i demoni gli richiamano alla memoria gli oggetti delle sue ricerche e dei suoi ricordi perché esso, illanguidito a furia di esaminarli, perda quella preghiera fruttuosa.

11. Intenso raccoglimento: Sforzati di mantenere sordo e muto l'intelletto nel tempo della preghiera, e così potrai pregare.

12. Fomenti dell'animosità: Quando ti capita una tentazione o una controversia, oppure quando sei irritato e spinto dalla collera a prenderti la rivincita o a replicare, ricordati della preghiera e del giudizio che in essa ti attende. Così, subito, in te s'acquieterà il moto disordinato.

13. Pietra d'inciampo: Tutto quanto avrai fatto per vendicarti di un fratello che ti abbia arrecato offesa, diverrà per te pietra d'inciampo nel tempo della preghiera.

14. Mitezza La preghiera è un germoglio della mansuetudine e dell'assenza di collera.

15. Letizia: La preghiera è un frutto della gioia e della riconoscenza.

16. Rimedio alle frustrazioni: La preghiera è difesa contro la tristezza e lo scoraggiamento.

17. Distacco: "Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri", prendi la croce e rinnega te stesso, perché tu possa pregare senza distrazione.

18. Abnegazione: Se vuoi pregare degnamente, rinnega ognora te stesso e, quando soffri ogni sorta di afflizioni, attendi all'esercizio della preghiera.

19. Frutti della pazienza: Se con spirito di saggezza sopporterai ogni difficoltà, ne troverai il frutto nel tempo della preghiera.

20. Utilità della corsa: Se desideri pregare come si deve, non rattristare anima alcuna, altrimenti corri invano.

21. Riconciliazione: "Lascia il tuo dono", dice la Scrittura, "davanti all'altare, va' prima a riconciliarti col tuo fratello", e allora potrai pregare senza turbamento. Il ricordo delle offese, infatti, offusca in chi prega la sovrana facoltà dell'intelletto e ottenebra le sue preghiere.

22. Conseguenze del rancore: Coloro che accumulano interiormente tristezze e ricordi di offese, benché esteriormente sembrino pregare, sono simili a quelli che attingono acqua e la versano in una botte forata.

23. Pazienza: Se persisti nella pazienza, pregherai sempre con gioia.

24. Insidie della collera: Mentre pregherai come si deve, ti si presenteranno casi tali che ti sembrerà del tutto giusto andare in collera. Ma non è assolutamente giusta la collera contro il prossimo, poiché, se cerchi, troverai che è possibile anche senza collera conchiudere bene la faccenda. Adopera, dunque, ogni mezzo per non scoppiare in collera.

25. Lusinghe della vanagloria: Bada che, mentre hai l'aria di curare un altro, non sia tu incurabile, dando così un colpo reciso alla tua preghiera.

26. Misericordia umana e divina: Se non indulgi alla collera, troverai indulgenza. Così ti mostrerai sapiente nel non cadere nella presunzione, e sarai fra coloro che pregano.

27. Nessun'esca alla collera: Se sei armato contro la collera, non soccomberai mai ai desideri. Sono questi, infatti, che danno esca alla collera, la quale a sua volta turba l'occhio dell'intelletto, così guastando lo stato di preghiera.

28. Oltre ogni esteriorità: Non pregare soltanto con atteggiamenti esteriori, ma con grande timore fa' che il tuo intelletto senta la preghiera spirituale.

29. Devastazioni dell'orgoglio: Talora, non appena ti sarai messo in preghiera, pregherai bene; talaltro, nonostante i tuoi grandi sforzi, non conseguirai lo scopo, perché tu, sempre più cercandone la perfetta riuscita, una volta ottenutala, la serbi al sicuro da qualsiasi saccheggio.

30. Sostegno degli angeli: Quando ci sta vicino un angelo, immediatamente si allontanano tutti i nostri disturbatori, e così l'intelletto si trova con grande sollievo a pregare salutarmente. Qualche volta, però, siamo messi alle strette dal consueto combattimento: l'intelletto si batte come un pugile, ma non riesce ad alzare il capo, sfigurato com'è dai colpi delle varie passioni. Tuttavia, a furia di cercare, troverà e, se busserà gagliardamente, gli sarà aperto.

31. Sintonia con la volontà divina: Non pregare perché si realizzino i tuoi voleri, in quanto essi non sempre sono in sintonia con la volontà di Dio. Ma prega piuttosto, come ti è stato insegnato, dicendo: "Sia fatta in me la tua volontà". Così pure in ogni circostanza chiedi che sia fatta la sua volontà, perché Egli vuole ciò che è bene e utile all'anima, e che tu invece non sempre cerchi.

32. Presunzione della volontà umana: Spesso ho chiesto nella preghiera di avere ciò che ritenevo fosse cosa buona per me, e persistevo nella richiesta, stoltamente facendo violenza alla volontà di Dio e non rimettendomi a Lui perché Egli, piuttosto, disponesse quel che ai suoi occhi è utile. Eppure, ottenuto che l'ebbi, ne portai in seguito un gran cruccio per aver chiesto fosse fatta piuttosto la mia volontà. La cosa non mi andò, infatti, tale e quale l'avevo pensata.

33. Confidenza con Dio: Cos’altro è buono, se non Dio. Rimettiamo a Lui, dunque, tutto quanto ci riguarda, e sarà bene per noi. Colui che è Buono, infatti, è sempre anche Dispensatore di buoni doni.

34. Perseveranza: Non affliggerti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi, giacché un bene maggiore vuol Egli elargirti: che tu perseveri nello stare insieme a Lui nella preghiera. Che cosa c'è, infatti, di più eminente del conversare con Dio e dell'essere tratto in intima unione con Lui?

34a. Nessuna distrazione: La preghiera senza distrazione è la suprema intellezione dell'intelletto.

35. Elevazione: La preghiera è elevazione dell'intelletto a Dio.

36. Rinunzia ed eredità: Se desideri pregare, rinunzia a tutto per ereditare il tutto.

37. Tre momenti del progresso spirituale: Prega innanzi tutto per essere purificato dalle passioni, poi per essere liberato dall'ignoranza e, in terzo luogo, da ogni tentazione e derelizione.

38. Giustizia e scienza: Nella tua preghiera cerca soltanto la giustizia e il regno, cioè la virtù e la scienza, e tutto il resto ti verrà dato in aggiunta.

39. Purificazione e imitazione degli angeli: è giusto che preghi non solo per la tua propria purificazione, ma anche per tutti i tuoi simili, al fine di imitare la condotta degli angeli.

40. Pretesti della vanagloria: Considera se nella preghiera sei veramente alla presenza di Dio, o se sei vinto dalla lode degli uomini e spinto ad andarne a caccia sotto la copertura della preghiera prolungata.

41. Pericolosa abitudine: Sia che tu preghi con i fratelli, sia da solo, impegnati fortemente a pregare non per meccanica abitudine, ma in maniera sentita.

42. Consapevolezza: è propria della preghiera la concentrazione accompagnata da riverenza, compunzione e dolore dell'anima nel confessare le cadute tra muti gemiti.

43. Nessuna distrazione: Se il tuo intelletto si distrae proprio nel tempo della preghiera, ciò vuol dire che esso non prega ancora da monaco, ma continua ad essere mondano, volto ad abbellire la tenda esteriore.

44. Custodia della memoria: Durante la preghiera, fa' buona guardia alla tua memoria, perché questa non abbia a proporti i suoi ricordi, ma ti muova alla conoscenza di ciò cui attendi. L'intelletto infatti, per sua natura, si lascia troppo facilmente depredare dalla memoria nel tempo della preghiera.

45. Suggestioni della memoria: mentre preghi, la memoria ti presenta o immagini di cose passate, oppure nuove preoccupazioni, ovvero il volto di chi ti ha contristato.

46. Ostacoli dell'invidia: Il demonio è particolarmente invidioso dell'uomo che prega, e adopera ogni mezzo per frustrarne lo scopo. Di conseguenza, egli non smette di suscitare attraverso la memoria i pensieri degli oggetti e di scatenare mediante la carne tutte le passioni, per riuscire ad ostacolare la sublime sua corsa e la sua emigrazione verso Dio.

47. Tattica del Maligno: Quando il demonio perverso e maligno, pur avendo tanto provato, non è riuscito ad ostacolare chi prega con fervore, per un po' allenta la presa, ma dopo si vendica di lui che ha pregato: o, accendendolo all'ira, distrugge l'ottimo stato in lui edificato dalla preghiera; o, eccitandolo a concedersi qualche piacere contro ragione, finisce col far violenza al suo intelletto.

48. "Operari et custodire": Quando hai pregato com'è conveniente, aspettati ciò che conveniente non è, e stai con fortezza all'erta per custodire il frutto che hai raccolto. Questo, infatti, ti fu prescritto sin da principio: lavorare e custodire. Dopo aver lavorato, dunque, non lasciare incustodito quel che ti è costato fatica; altrimenti non ti sarà servito a nulla pregare.

49. Oggetto della contesa: Ogni combattimento ingaggiato tra noi e gli spiriti impuri non si fa per nient'altro che per la preghiera spirituale. In modo particolare questa è, infatti, ostile e molestissima ad essi; a noi è, invece, salutare e gradevolissima.

50. Obiettivi dei demoni: Per quale scopo i demoni ci eccitano alla gola, alla fornicazione, all'avarizia, alla collera ed insieme al ricordo delle offese, nonché ad ogni altra passione? Perché l'intelletto, reso da essi ottuso, non abbia la capacità di pregare come si deve. Le passioni della parte irrazionale, infatti, venendo a prevalere, non gli permettono di muoversi razionalmente e di porsi alla ricerca del Verbo di Dio.

51. Praktikè, phusikè e theologikè: Noi perseguiamo le virtù in vista delle ragioni degli esseri creati, e queste in vista del Signore che le ha costituite. Egli, però, è solito rivelarsi nello stato di preghiera.

52. Impassibilità e carità: Lo stato di preghiera è un abito d'impassibilità che, per sommo amore, rapisce ai vertici della noesi l'intelletto innamorato della sapienza e spirituale.

53. Libertà dai pensieri cattivi: Chi aspira a pregare veramente, deve non soltanto dominare la collera e la concupiscenza, ma anche essere libero d'ogni pensiero contaminato da passioni.

54. Colloquio d'amore: Chi ama Dio conversa sempre con Lui come con un padre, scacciando ogni pensiero contaminato da passioni.

55. Oltre i pensieri puri: Non perché ha conseguito l'impassibilità, uno già prega veramente. Può, infatti, trovarsi fra i semplici pensieri e distrarsi nel meditarli, così restando lontano da Dio.

56. Oltre la contemplazione delle cose: L’intelletto, anche se non indugia tra i semplici pensieri degli oggetti, non per questo ha già raggiunto il luogo della preghiera. Può, infatti, starsene in contemplazione degli oggetti e sottilizzare sulle loro ragioni, le quali appunto - benché pure parole - in quanto sono, però, considerazioni di oggetti, si imprimono nell'intelletto e lo allontanano da Dio.

57. Oltre la scienza degli intelligibili: Pur elevatosi al di sopra della contemplazione della natura corporea, l'intelletto non ha ancora visto perfettamente il luogo di Dio. Può, infatti, muoversi nell'ambito della scienza degli intelligibili e condividerne la molteplicità.

58. Necessità dell'aiuto divino: Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio, "che dona la preghiera a chi prega". Invocalo dunque, dicendo: "Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno", cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio Unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di "adorare il Padre in spirito e verità".

59. Dalla contemplazione indiretta alla contemplazione diretta di Dio: Chi prega in spirito e verità non onora più il Creatore a partire dalle creature, ma lo canta partendo direttamente da Lui stesso.

ANELITO ALLA NUDITÀ DELL'INTELLETTO


60. Purità e visione di Dio: Se sei teologo pregherai veramente, e se preghi veramente sei teologo.

61. Oltre le frontiere dell'impassibilità: Quando il tuo intelletto, nell'ardente desiderio di Dio, comincia poco alla volta come ad uscire dalla carne, e riesce a scacciare tutti i pensieri causati dai sensi o dalla memoria oppure dal temperamento, via via raggiungendo la pienezza della riverenza e della gioia, puoi allora ritenere di esserti avvicinato ai confini della preghiera.

62. Compassione e soccorso dello Spirito Santo: Lo Spirito Santo, che ha compassione della nostra debolezza, viene a visitarci pur se ancora non siamo purificati. Nel caso in cui trovi che il nostro intelletto lo prega anche soltanto col desiderio della verità, Egli viene su di esso e dissipa tutta la torma dei ragionamenti e dei pensieri che l'accerchia, volgendolo all'amore della preghiera spirituale.

63. La scienza spirituale purificatrice: Mentre gli altri fanno nascere nell'intelletto ragionamenti o pensieri o speculazioni per via dei mutamenti del corpo, Dio invece agisce al contrario: viene direttamente sull'intelletto per conferirgli - come a Lui piace - la scienza; e attraverso l'intelletto placa l'intemperanza del corpo.

64. Sanità mentale: Chi ama la vera preghiera, e però si abbandona alla collera o al rancore, non può non essere tocco nel cervello. è, infatti, simile ad uno che, per volere aguzzare la vista, strabuzza gli occhi.

65. In cammino con Dio: Se desideri pregare, non fare nulla di ciò che è in antitesi con la preghiera, perché Dio, accostandosi a te, si faccia tuo compagno di viaggio.

66. Dio al di là di ogni forma: Quando preghi, non raffigurarti il Divino dentro di te, e non permettere che qualche forma si imprima nel tuo intelletto; ma va', immateriale, incontro all'Immateriale, e comprenderai.

67. Dio al di là di ogni quantità: Sta' in guardia dai lacci degli avversari. Accade infatti che, mentre preghi con purità e senza agitazione, ti si presenti subito una forma, strana ed estranea per indurti alla presunzione di localizzare in essa il Divino: per farti credere che quel che all'improvviso ti è apparso nella quantità sia il Divino. Ma il Divino non ha né quantità né figura.

68. Violenza del demonio all'equilibrio fisico: Quando il demonio invidioso non riesce a sollecitare la memoria durante la preghiera, allora fa violenza alla costituzione del corpo, per provocare qualche strana fantasia nell'intelletto e dargli, così, una forma. Questo, abituato com'è ai pensieri, facilmente cede: invece di tendere alla scienza immateriale e senza forma, si lascia ingannare prendendo fumo per luce.

69. Al posto di guardia: Sta' al tuo posto di guardia, custodendo il tuo intelletto dai pensieri nel tempo della preghiera, sì che esso resti nella tranquillità che gli è propria, perché Colui che ha compassione degli ignoranti venga a visitare anche te: allora riceverai un dono di preghiera davvero glorioso.

70. Soppressione dei pensieri: La tua preghiera non potrà essere pura se ti lasci coinvolgere da faccende materiali e turbare da continue preoccupazioni. preghiera, infatti, vuol dire rimozione dei pensieri.

71. Dirittura dell'intelletto: Non può correre chi è stretto da legami, né può vedere il luogo della preghiera spirituale un intelletto schiavo delle passioni, poiché viene trascinato e portato di qua e di là dal pensiero contaminato da passioni, e non può mantenersi inflessibile.

72. Azione fisiologica dei demoni: Non appena l'intelletto è pervenuto alla preghiera pura, stabile e vera, allora i demoni non giungono più da sinistra, ma da destra. Gli presentano infatti un'apparenza illusoria di Dio sotto qualche figura gradevole ai sensi, così da fargli credere di avere perfettamente raggiunto lo scopo della preghiera. Ma ciò - secondo il detto di uno gnostico degno di ammirazione - ha origine dalla passione della vanagloria, e dal demonio che si attacca alla sede sottostante al cervello scuotendone le vene.

73. Manovre del demonio attraverso il cervello: Penso che il demonio che si attacca alla suddetta sede volga come vuole la luce che circonda l'intelletto, e che così la passione della vanagloria si muova verso un pensiero che forma l'intelletto a localizzare, con leggerezza, la divina ed essenziale scienza. Tale intelletto però, poiché non è molestato da passioni carnali e impure ma prega veramente con purità, ritiene che nessuna azione nemica si eserciti più in esso. Per cui suppone sia un'apparizione divina quella in esso prodotta dal demonio, il quale è assai uso alla sua terribile scaltrezza: attraverso il cervello àltera, come abbiamo detto, la luce ch'è congiunta all'intelletto, al quale dà così una forma.

74. Intervento dell'angelo: L'angelo di Dio, al suo sopraggiungere, con una sola parola distorna da noi ogni azione ostile, e muove la luce dell'intelletto ad operare senza errore.

75. L'incenso dell'Apocalisse: L'espressione dell'Apocalisse, dov’è detto che l'angelo prende dell'incenso per metterlo nelle preghiere dei santi, penso significhi questa grazia operata per mezzo dell'angelo. Egli suscita, infatti, la conoscenza della vera preghiera, in modo che l'intelletto stia ormai fuori da ogni sorta di turbamento, accidia e negligenza.

76. Sacerdozio spirituale: I profumi delle coppe sono detti essere le preghiere dei santi offerte dai ventiquattro anziani.

77. Contemplazione nella perfetta carità: Per coppa si deve intendere l'amore verso Dio, cioè la carità perfetta e spirituale nella quale la preghiera passa all'atto, in spirito e verità.

78. Rimedio contro l'alienante orgoglio: Se ti sembra di non aver bisogno di lacrime per i peccati nella tua preghiera, considera quanto ti sei allontanato da Dio, mentre dovresti essere sempre in Lui, e allora verserai più calde lacrime.

79. Misura: l'originaria purità Certamente, se hai consapevolezza del tuo metro, ti sarà più gradita la compunzione: chiamerai misero te stesso - come Isaia -; poiché impuro, con labbra impure e in mezzo a un tale popolo, cioè di nemici, tu osi presentarti al Signore degli eserciti.

80. Familiarità con Dio e insegnamento degli angeli: Se preghi veramente, troverai una grande sicurezza, e gli angeli ti scorteranno - come Daniele - e ti illumineranno sulle ragioni degli esseri creati.

81. Protezione e intercessione degli angeli: Sappi che i santi angeli ci esortano alla preghiera, e ci stanno accanto, parimenti rallegrandosi e pregando per noi. Se dunque siamo negligenti e accogliamo pensieri contrari, molto li sdegniamo: essi, infatti, lottano tanto per noi, mentre noi neppure per noi stessi vogliamo supplicare Dio, ma, disprezzando il loro servizio e abbandonando il loro Dio e Signore, andiamo incontro ai demoni impuri.

82. I canti dei salmi, ali per la purificazione: Prega come si conviene e senza turbamento, e canta i salmi con arte ed euritmia: sarai come un aquilotto che vola in alto.

83. Oltre la salmodia: Il canto dei salmi placa le passioni e fa quietare l'intemperanza del corpo; la preghiera invece dispone l'intelletto ad esercitare la sua propria attività.

84. La migliore attività: La preghiera è un'attività che conviene alla dignità dell'intelletto, ossia la migliore e adeguata utilizzazione di esso.

85. Dalla sapienza multiforme alla scienza dell'Uno: Il canto dei salmi è proprio della sapienza multiforme; ma la preghiera è preludio alla scienza immateriale e non molteplice.

86. La scienza spirituale, svegliarino della potenza noetica: Stupenda è la scienza, poiché è collaboratrice della preghiera svegliando la potenza noetica dell'intelletto alla contemplazione della scienza divina.

87. Insistenza: Se non hai ancora ricevuto il dono della preghiera o della salmodia, insisti, e lo riceverai.

88. Sollecitudine divina: "Quanto al loro dovere di pregare sempre, senza stancarsi, disse ad essi anche una parabola". Frattanto, dunque, non stancarti e non scoraggiarti per non avere ottenuto; poiché in seguito otterrai. E concluse la parabola con l'espressione: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per nessuno, almeno per le noie che mi dà questa donna, le farò giustizia". Così, dunque, anche Dio farà giustizia, sollecitamente, a coloro che gridano verso di Lui notte e giorno. Sta', perciò, di buon animo, e persevera infaticabilmente nella santa preghiera.

89. Abbandono in Dio: Non volere che le tue cose vadano come sembra bene a te, ma come piace a Dio. Così sarai senza turbamento e riconoscente nella tua preghiera.

PROVE E LOTTA


90. Gli inganni della lussuria: Anche se ti sembra di essere in unione con Dio, guardati dal demonio della fornicazione. Egli è, infatti, assai ingannatore e molto invidioso, e vuole essere più rapido del movimento e della vigile sobrietà del tuo intelletto, sì da trascinarlo lontano da Dio mentre esso se ne sta vicino a Lui con riverenza e timore.

91. La frusta dei demoni: Se coltivi la preghiera, preparati agli assalti dei demoni e sopporta fortemente i loro colpi di frusta. Essi, infatti, come belve feroci si scaglieranno contro di te e ridurranno male tutto il tuo corpo.

92. Fantasmi e spade, baleni e spettri: Prendi le misure opportune - come un esperto lottatore - per non agitarti, anche se vedi d'un tratto un fantasma; per non turbarti, anche se vedi una spada brandita contro di te o un guizzo luminoso che ti colpisce al volto; per non perderti assolutamente d'animo, anche se vedi una figura laida e sanguinolenta. Ma sta' saldo e fa' la tua bella professione di fede: potrai, così, più agevolmente sfidare i tuoi nemici.

93. Afflizioni e amarezze: Chi sopporta le afflizioni otterrà anche le gioie; e chi resiste in mezzo alle amarezze non sarà privo delle dolcezze.

94. La frusta di Dio: Bada che i demoni maligni non ti ingannino con qualche visione, ma sta' attento e ricorri alla preghiera: invoca Dio perché - se tale percezione viene da Lui - Egli stesso ti illumini, altrimenti scacci presto via da te il seduttore. Abbi fiducia che i cani non ci saranno: quando ti dai ardentemente a supplicare Dio, la sua potenza subito, invisibilmente e senza manifestarsi, li frusterà e li caccerà lontano.

95. Un tranello dei demoni: è giusto che tu non ignori neppure questo tranello: al momento opportuno i demoni si dividono, e se pensi di cercare aiuto contro gli uni, gli altri sopraggiungono sotto forme angeliche estromettendo i primi; ciò perché tu venga da loro ingannato, ritenendo che essi siano veramente angeli santi.

96. Umiltà e fortezza: Abbi cura di acquistare grande umiltà e grande fortezza. E gli insulti dei demoni non investiranno la tua anima; "né‚ il flagello si avvicinerà alla tua tenda, poiché Egli darà per te ai suoi angeli l'ordine di custodirti", ed essi senza manifestarsi allontaneranno da te ogni azione ostile.

97. Rumori e colpi, voci e ingiurie: Chi coltiva la preghiera pura udirà magari rumori e colpi, voci e ingiurie da parte dei demoni, ma non si abbatterà e non perderà l'autocontrollo, dicendo a Dio: "Non temerò alcun male, poiché tu sei con me", ed altre parole simili.

98. La giaculatoria: Nel momento di tali tentazioni, ricorri a una preghiera breve e intensa.

99. Altre minacce dei demoni: Se i demoni minacciano di apparirti improvvisamente nell'aria, di atterrirti e di saccheggiare il tuo intelletto, non spaventarti di essi e non preoccuparti assolutamente delle loro minacce. Ti intimoriscono per sperimentare se ti prendi del tutto cura di essi, o se sei giunto a disprezzarli completamente.

100. Timor di Dio e timore del demonio: Se, mentre preghi, sei davanti a Dio Onnipotente, Creatore e Provvidente, perché te ne stai davanti a Lui così assurdamente da trascurare il suo sovrano timore e da paventare zanzare e scarafaggi? O non hai udito Colui che dice: "Temerai il Signore Dio tuo" e ancora: "Colui di fronte alla cui potenza tutto freme e trema"

101. Tre alimenti: Come il pane nutre il corpo e la virtù nutre l'anima, così la preghiera spirituale nutre l'intelletto.

102. L'esemplare pubblicano: Non pregare come il fariseo, ma prega come il pubblicano nel luogo sacro della preghiera, perché anche tu venga giustificato dal Signore.

103. Il riprovevole fariseo: Impegnati ardentemente per non pregare contro qualcuno durante la tua preghiera. Altrimenti abbatti ciò che edifichi, rendendo abominevole la tua preghiera.

104. Supplizi degli aguzzini: Il debitore di diecimila talenti ti insegni che, se non rimetti al tuo debitore, neppure tu otterrai la remissione. Sta scritto infatti: "Lo diede in mano agli aguzzini".

105. Piccoli disagi per grandi guadagni: Lascia andare le esigenze del corpo durante la tua preghiera, perché una punzecchiatura di pulce, di pidocchio, di zanzara, o di mosca non ti faccia perdere l'immenso guadagno della preghiera.

106. Abitudini vinceniti: Ci è giunta notizia che ad un santo che stava in preghiera il Maligno tanto si opponeva che, appena quegli stendeva le mani, egli si trasformava in leone, sollevava eretto le zampe anteriori, conficcava le unghie da entrambe le parti nei due fianchi del combattente, e non desisteva se prima l'altro non avesse abbassato le mani. Ma quegli non le calò mai finché non ebbe completato le consuete preghiere.

107. Incrollabilità: Sappiamo che tale fu anche Giovanni il Piccolo, ossia - per meglio dire - il grandissimo monaco che visse solitario in una fossa. Egli vi rimase, irremovibile, grazie alla sua intima unione con Dio, nonostante il demonio sotto forma di dragone fosse avvolto intorno a lui, gli mordesse le carni e gli eruttasse sul viso.

108. Imperturbabilità: Tu hai sicuramente letto anche le vite dei monaci di Tabennesi, dove si narra che mentre l'abate Teodoro faceva un discorso ai fratelli, giunsero due vipere sotto i suoi piedi; ma egli, senza turbarsi, divaricando le gambe a mo' di volta, le accolse internamente, finché non ebbe portato a termine il discorso. Allora le mostrò ai fratelli, raccontando il fatto.

109. Forza dell'amore: Abbiamo letto ancora, a proposito di un altro fratello spirituale, che mentre egli pregava, una vipera venne ad attaccarglisi al piede. Ma non abbassò le mani prima di aver terminato la consueta preghiera, né subì alcun danno egli, che amò Dio più di se stesso.

110. Costante saldezza: Quando preghi, non distrarti con lo sguardo: rinnega la carne e l'anima, e vivi secondo l'intelletto.

111. Fervente ardore: Un altro santo che conduceva nel deserto la vita solitaria pregando intensamente, fu assalito dai demoni. Per due settimane essi se lo palleggiarono, lanciandolo in aria e raccogliendolo su una stuoia, ma non riuscirono in alcun modo a far discendere il suo intelletto dall'ardente preghiera.

112. Zelo per il meglio: Ad un altro ancora, che amava Dio e si prendeva cura della preghiera, si presentarono - mentre camminava nel deserto - due angeli, che lo misero in mezzo a loro e procedettero insieme a lui. Ma egli non prestò assolutamente attenzione ad essi, per non perdere il meglio. Si ricordò, infatti, del detto dell'Apostolo che afferma: "NÉ angeli, né principati, né potestà potranno separarci dalla carità di Cristo".

113. Alla volta della condizione angelica: Il monaco diventa uguale agli angeli attraverso la vera preghiera.

114. Visione speculare di Dio: Se aspiri a vedere il volto del Padre che è nei cieli, non cercare assolutamente di percepire una forma o una figura nel tempo della preghiera.

115. Diffidenza verso le apparizioni: Non desiderare di vedere sensibilmente angeli, o potestà, o Cristo, perché tu non perda completamente il senno, accogliendo il lupo al posto del pastore e adorando i demoni nemici.

116. Illusioni della vanagloria: Origine delle illusioni dell'intelletto è la vanagloria, che lo spinge a tentare di circoscrivere il Divino in figura e forme.

VERSO LA BEATITUDINE


117. Perfetta assenza di forma: Quanto a me, dirò il mio pensiero che ho espresso anche altrove: beato l'intelletto che nel tempo della preghiera è arrivato in modo perfetto a non avere una forma.

118. Crescente desiderio di Dio Beato: è l'intelletto che pregando senza distrazione ha un sempre più crescente desiderio di Dio.

119. Incontro all'immateriale Beato: è l'intelletto che nel tempo della preghiera diventa immateriale e spoglio di tutto.

120. Pienezza del senso spirituale: Beato è l'intelletto che nel tempo della preghiera ha ottenuto una perfetta insensibilità.

121. Sconfitta della vanagloria: Beato è il monaco che si considera "rifiuto di tutti".

122. Ideale ecclesiale: Beato è il monaco che guarda alla salvezza e al progresso di tutti come se fossero suoi propri, con ogni gioia.

123. Garanzia contro la vanagloria: Beato è il monaco che considera tutti gli uomini come Dio, dopo Dio.

124. Armonia: Monaco è colui che da tutti è separato e con tutti è armonicamente unito.

125. Comunione: Monaco è colui che si ritiene uno con tutti, abituato com'è a vedere se stesso in ognuno.

126. Messe sublime: Porta eccellentemente a perfezione la preghiera colui che sempre fa fruttificare per Dio tutta la sua primordiale capacità intellettiva.

DISCERNIMENTO E VIGILANZA


127. Abito interiore e veste esteriore: Evita ogni menzogna e ogni giuramento, se brami pregare da monaco; altrimenti, mostri invano ciò che non ti si conviene.

128. Longanimità: Se vuoi pregare in spirito, non nutrire odio per nessuno, e non ci sarà nube che ti offuscherà la vista nel tempo della preghiera.

129. Totale fiducia in Dio: Affida a Dio le necessità del corpo. Sarà chiaro, così, che gli affidi anche quelle dello spirito.

130. Regalità e ricchezza: Se avrai conseguito le promesse, sarai re. Guardando, dunque, a tali prospettive, sopporterai volentieri la povertà presente.

131. Slancio verso l'alto: Non ricusare la povertà e la tribolazione: sono alimenti che danno leggerezza alla preghiera.

132. Tre tappe per la scienza della Trinità: Le virtù del corpo ti guidino a quelle dell'anima; le virtù dell'anima a quelle dello spirito; e queste alla scienza immateriale ed essenziale.

133. Conoscenza esperienziale dei cattivi pensieri: Se, quando preghi contro i cattivi pensieri, essi s'acquietano facilmente, esamina da dove proviene ciò, perché tu non cada in agguato e non tragga te stesso in errore.

134. Stratagemmi dei demoni: Accade che talora i demoni ti suggeriscano dei pensieri e, però, ti stimolino davvero a pregare contro di essi o a contraddirli; e che poi volontariamente si ritirino. Ciò, perché tu ingannato, possa immaginarti di aver cominciato a vincere i pensieri e a mettere in fuga i demoni.

135. L'arma dell'umiltà: Se preghi contro una passione o un demonio che ti molesta, ricordati di Colui che dice: "Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò; e non tornerò senza averli annientati; li colpirò e non potranno rialzarsi; cadranno sotto i miei piedi", eccetera. Queste cose opportunamente dirai, armandoti d'umiltà contro gli avversari.

136. Irreprensibilità: Non ritenere di aver acquistato la virtù, se prima non hai combattuto per essa fino al sangue: bisogna, infatti, opporsi al peccato fino alla morte - secondo il divino Apostolo -, come un lottatore irreprensibile.

137. Scopo dei demoni: Se a uno ti sarai reso utile, da un altro riceverai danno, perché l'ingiustizia da te subita ti spinga a dire o a fare qualcosa di sconveniente contro il prossimo, e a disperdere in malo modo ciò che bene avevi messo insieme. Questo è, infatti, lo scopo dei malvagi demoni; bisogna pertanto tenerne conto accuratamente.

138. Libertà dai demoni: Disponiti sempre ai pesanti attacchi dei demoni considerando come tu possa sfuggire alla loro schiavitù.

139. Attacchi diretti e indiretti dei demoni: Di notte, i malvagi demoni pretendono di turbare da se stessi il maestro spirituale. Di giorno, tramite gli uomini, lo circondano di difficoltà, di calunnie e di pericoli.

140. Splendore del cuore: Non respingere i folloni. Se anche, infatti, battono e pestano i piedi, tendono e scardassano tuttavia - appunto così - la tua veste diventa splendente.

141. Profumo fragrante: Fintantoché non avrai rinunziato alle passioni, e il tuo intelletto avrà continuato ad opporsi alla virtù e alla verità, non troverai nel tuo petto profumo di soave fragranza.

142. Emigrazione: Aspiri alla preghiera? Emigra da quaggiù, e abbi in ogni tempo la tua patria nei cieli, non meramente con la semplice parola, ma con la pratica angelica e la scienza divina.

143. Incessante ricordo del Giudice: Se soltanto nelle avversità ti ricordi del Giudice, e quanto terribile e incorruttibile Egli sia, non hai ancora imparato a servire il Signore nel timore e ad esultare in Lui nel tremore. Sappi, infatti, che anche negli svaghi e negli agi spirituali bisogna prestargli il culto con più riverenza e rispetto.

144. Perfetto pentimento: Avveduto è l'uomo che fino alla perfetta penitenza non si stacca dal ricordo doloroso dei propri peccati e dalla sanzione del fuoco eterno per la loro punizione.

145. Le virtù-velo: Chi, stretto ancora dai peccati e dagli accessi di collera, osa con impudenza tendere alla santa scienza delle cose o anche penetrare nella preghiera immateriale, costui riceva la censura dell'Apostolo, poiché non è senza pericolo che egli preghi col capo nudo e scoperto. Un'anima in tali condizioni - sta, infatti, scritto - deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli presenti, coprendosi di pudore e di umiltà come si conviene.

146. Il Sole e la lucerna: Come non gioverà a chi soffre di una malattia agli occhi fissare senza schermo e con insistenza il sole in pieno mezzogiorno e nel suo più intenso fulgore, così non gioverebbe in alcun modo all'intelletto contaminato da passioni e impuro contraffare la terribile e sublime preghiera in spirito e verità; ma anzi, al contrario, ciò susciterebbe contro il medesimo intelletto la divina indignazione.

147. L'altare e il turibolo: Se colui che si era avvicinato con un dono all'altare non fu accolto da Chi non ha bisogno di nulla ed è incorruttibile, finché non si fosse riconciliato con il prossimo che aveva motivo per dolersi di lui, considera di quanta sorveglianza e di quanto discernimento c'è bisogno perché offriamo a Dio un incenso ben gradito sull'altare dell'intelletto.

148. Il volto del peccatore: Non essere uno che si compiace della verbosità e della gloriola. Altrimenti i peccatori costruiscono non più sul tuo dorso, ma sul tuo volto, e sarai per loro oggetto di ludibrio nel tempo della preghiera, adescato e sedotto da essi con pensieri diversi.

SULLA VIA DELLA GIOIA


149. L'attenzione: L'attenzione che va in cerca della preghiera troverà la preghiera, poiché, se c'è qualcosa a cui segue la preghiera, è l'attenzione. Per questa bisogna, dunque, seriamente adoperarsi.

150. Contemplazione deificante: Come la vista è il migliore di tutti i sensi, così pure la preghiera è la più divina di tutte le virtù.

151. L'eccellenza della qualità: L'eccellenza della preghiera non è data dalla mera quantità, ma dalla qualità. Ciò dimostrano quelli che salirono al tempio, e l'espressione: "Voi, quando pregate, non ripetete vanamente le stesse parole", eccetera.

152. La strada lenta: Fintantoché fai attenzione a ciò che è conveniente al corpo, e il tuo intelletto ha cura delle cose che sono di gradimento alla tenda, non hai ancora visto il luogo della preghiera. Anzi, è lontana la strada beata che ad essa conduce.

153. Al di sopra di ogni gioia: Quando, infatti, accostandoti alla preghiera, sei pervenuto al di sopra di ogni altra gioia, allora hai veramente trovato la preghiera.


Lettere

Opera Omnia - San Francesco di Assisi

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LETTERA AI FEDELI
(Prima recensione)

[Esortazione ai fratelli e alle sorelle della penitenza]

Nel nome del Signore!

CAPITOLO I
Di coloro che fanno penitenza


[178/1]    1 Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza (Cfr. Mc 12,30) e amano i loro prossimi come se stessi (Cfr. Mt 22,39), 2 e hanno in odio i loro corpi con i vizi e i peccati, 3 e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 4 e fanno frutti degni di penitenza (Cfr. Lc 3,8):

[178/2]    5 Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; 6 perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Cfr. Is 11,2) e farà presso di loro la sua abitazione e dimora (Cfr. Gv 14,23); 7 e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri (Cfr. Mt 12,50) del Signore nostro Gesù Cristo.
8 Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. 9 Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli (Mt 12,50). 10 Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio (Cfr. Mt 5,16).

[178/3]    11 Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre!
12 Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
13 Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabie sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, 14 il quale offri la sua vita (Cfr. 17,8) a per le sue pecore, e pregò il Padre dicendo: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome (Cfr. Gv 17,11), coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). 15 E le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte ed hanno creduto veramente che sono uscito da te, e hanno conosciuto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). 16 lo prego per essi e non per il mondo (Cfr. Gv 17,9). 17 Benedicili e santificali! E per loro io santifico me stesso (Cfr. Gv 17,17; Gv 17,19). 18 Non prego soltanto per loro, ma anche per coloro che crederanno in me per la loro parola (Gv 17,20), perché siano santificati nell’unità (Cfr. Gv 17,23), come lo siamo anche noi (Gv 17,11). 19 E voglio, Padre, che dove sono io, siano anch’essi con me, affinché contemplino la mia gloria (Gv 17,24), nel tuo regno” (Mt 20,21). Amen.

CAPITOLO II
Di coloro che non fanno penitenza


[178/4]    1 Tutti quelli e quelle, invece, che non vivono nella penitenza, 2 e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 3 e si abbandonano ai vizi e ai peccati e camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri della loro carne, 4 e non osservano quelle cose che hanno promesso al Signore, 5 e servono con il proprio corpo al mondo, agli istinti carnali e alle sollecitudini del mondo e alle preoccupazioni di questa vita: 6 costoro sono prigionieri del diavolo, del quale sono figli e fanno le opere (Cfr. Gv 8,41); 7 sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. 3 Non hanno la sapienza spirituale, poiché non posseggono il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre; 9 di loro è detto: “La loro sapienza è stata ingoiata” (Sal 106,27), e: “Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti” (Sal 118,21). 10 Essi vedono e riconoscono, sanno e fanno ciò che è male, e consapevolmente perdono la loro anima.

[178/5]    11 Vedete, o ciechi, ingannati dai vostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è cosa dolce fare il peccato e cosa amara sottoporsi a servire Dio, 12 poiché tutti i vizi e i peccati escono e procedono dal cuore degli uomini (Cfr. Mc 7,21.; Mt 15,19), come dice il Signore nel Vangelo. 13 E non avete niente in questo mondo e neppure nell’altro. 14 E credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora (Cfr. Mt 24,44; 25,13) alla quale non pensate, non sapete e ignorate. Il corpo si ammala, la morte si avvicina e cosi si muore di amara morte.

[178/6]    15 E in qualsiasi luogo, tempo e modo l’uomo muore in peccato mortale, senza aver fatto penitenza e dato soddisfazione, se poteva darla e non lo ha fatto, il diavolo rapisce l’anima di lui dal suo corpo, con una angoscia e tribolazione cosi grande, che nessuno può sapere se non colui che la prova.
16 E tutti i talenti e il potere e la scienza e sapienza (Cfr. 2Cr 1,12), che credevano di possedere, sarà loro tolta (Cfr. Lc 8,18; Mc 4,25). 17 E lasciano tutto ai parenti e agli amici. Ed ecco, questi si sono già preso e spartito tra loro il patrimonio di lui, e poi hanno detto: “Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci di più e procurarsi di più di quanto si è procurato!”. 18 I vermi mangiano il cadavere, e così hanno perduto il corpo e l’anima in questa breve vita e andranno all’inferno, dove saranno tormentati eternamente (Cfr. Lc 18,24).

[178/7]    19 Tutti coloro ai quali perverrà questa lettera, li preghiamo, nella carità che è Dio (Cfr. Gv 4,16), che accolgano benignamente con divino amore queste fragranti parole del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo scritto. 20 E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, 21 e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,44).
22 E coloro che non faranno questo, dovranno renderne ragione nel giorno del giudizio, davanti a tribunale (Cfr. Mt 12,36; cfr. Rm 14,10) del Signore nostro Gesù Cristo.


LETTERA AI FEDELI
(Seconda recensione)

[179]    1 Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.

[180]    2 Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. 3 E perciò, considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63).

I.
IL VERBO DEL PADRE


[181]    4 L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele (Cfr. Lc 1,31), annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.

[182]    5 Lui, che era ricco (2Cor 8,9) sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà.

[183]    6 E, prossimo alla passione (Cfr. Mt 26,17-20; Mc 14,12-16; Lc 22,7-13), celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo” (Mt 26,26). 7 E prendendo il calice disse: “Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati” (Mt 26,27). 6 Poi pregò il Padre dicendo: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice”. 9 E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra (Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: “Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 26,42; 26,39).

[184]    11 E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, 12 non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose (Cfr. Gv 1,3), ma in espiazione dei nostri peccati, 13 lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). 14 E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e col nostro corpo casto.

[185]    15 Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero (Cfr. Mt 11,30).

II.
DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE I COMANDAMENTI DI DIO


[186]    16 Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore (Cfr. Sal 33,9) e preferiscono le tenebre alla luce (Gv 3,19), rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; 17 di essi dice il profeta: “Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti” (Sal 118,21). 18 Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e tutta l’anima, e il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37.39).

III.
DELL’AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO


[187]    19 Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra tutte le altre cose, disse: I veri adoratori adoreranno il Padre nello Spirito e nella verità (Gv 4,23). 20 Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito (Cfr. Gv 4,24) della verità.

[188]    21 Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte (Sal 31,4), dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli” (Mt 6,9), poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci (Lc 18,1).

IV.
DELLA VITA SACRAMENTALE


[189]    22 Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. 23 Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio (Cfr. Gv 6,55.57 e Gv 3,5). 24 Lo deve però mangiare e bere degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore (1Cor 11,29), cioè non distinguendolo dagli altri cibi.

[190]    25 Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza Cfr. (Lc 3,8). 26 E amiamo i prossimi come noi stessi (Cfr. Mt 22,39). 27 E se uno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.

V.
DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA


[191]    28 Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; 29 infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia (Gv 2,13).

[192]    30 Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l’elemosina lava l’anima dalle brutture dei peccati. 31 Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con sé la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.

VI.
DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE


[193]    32 Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati (Cfr. Tb 4,11; 12,9). a e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere ed essere cattolici. 33 Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e l’amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri.

[194]    34 E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. 35 Ed essi soli debbono amministrarli e non altri.
36 Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste (Cfr. Lc 11,42).

VII.
DELL’AMORE VERSO I NEMICI


[195]    37 Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore (Cfr. Mt 15,18-19; Mc 7,23).

[196]    38 Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano (Cfr. Mt 5,44; Lc 6,27). 39 Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. 40 Dobbiamo anche rinnegare noi stessi (Cfr. Mt 16,24) e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.

VIII.
UMILTÀ NEL COMANDARE


[197]    41 E nessun uomo si ritenga obbligato dall’obbedienza a obbedire a qualcuno là dove si commette delitto o peccato. 42 E colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore (Lc 22,26) e servo degli altri fratelli, 43 e usi ed abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.

[198]    44 E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.

IX.
DEL FUGGIRE LA SAPIENZA CARNALE


[199]    45 Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne (Cfr. 1Cor 1,26), ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. 46 Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: “lo sono un verme e non un uomo, I’obbrobrio degli uomini e scherno del popolo” (Sal 21,7).
47 Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio (1Pt 2,13).

X.
DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO


[200]    48 E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed egli ne farà sua abitazione e dimora (Cfr. Gv 14,23). 49 E saranno figli del Padre celeste (Cfr. Mt 5,45), di cui fanno le opere, 50 e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr. Mt 12,50).
51 Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo. 52 E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo (Cfr. Mt 12,50), che è in cielo. 53 Siamo madri (Cfr. 1Cor 6,20), quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri (Cfr. Mt 5,16).

[201]    54 Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
55 Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
56 Oh, come è santo come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore (Cfr. Gv 10,15) e pregò il Padre per noi, dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato (Gv 17,11). 57 Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). 58 E le parole che desti a me, le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). Io prego per loro e non per il mondo (Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17). 59 E per loro io santifico me stesso, affinché siano santificati nell’unità, come lo siamo noi (Gv 17,19.11). 60 E voglio, o Padre, che dove io sono ci siano anch’essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno” (Gv 17,24; Mt 20,21).

[202]    61 A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi renda lode, gloria, onore e benedizione (Cfr. Ap 5,13), 62 poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.

XI.
DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA


[203]    63 Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 64 e compiono vizi e peccati, e che camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, 65 e servono con il proprio corpo il mondo, gli istinti della carne, le cure e preoccupazioni del mondo e le cure di questa vita, 66 ingannati dal diavolo di cui sono figli e ne compiono le opere (Cfr. Gv 8,49), costoro sono ciechi poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
67 Questi non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in sé il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre. Di essi dice la Scrittura: “La loro sapienza è stata divorata” (Sal 106,27). 68 Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.

[204]    69 Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini (Cfr. Mt 7,21.23; 15,18-19), come dice il Signore nel Vangelo. 70 E così non possedete nulla né in questo mondo né nell’altro. 71 Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora che non pensate, non conoscete e ignorate (Cfr. Mt 24,44; 25,13).

XII.
IL MORIBONDO IMPENITENTE


[205]    72 Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: “Disponi delle tue cose”. 73 Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e gli amici fingono di piangere. 74 Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra sé dice: “Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani”. 75 In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. 76 Perciò dice il Signore per bocca del profeta: “Maledetto l’uomo che confida nelI’uomo!” (Ger 17,5).
77 E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: “Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi peccati?”. 78 Rispose: “Sì”. “Vuoi dare soddisfazione, con i tuoi mezzi, cosi come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?”. 79 Risponde: “No”. E il sacerdote: “Perché no?”. 80 “Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici”. 81 E incomincia a perdere la parola, e così quel misero muore.
82 Ma sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza compiere la soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così grandi, che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. 83 E tutti i talenti e l’autorità e la scienza, che credeva di possedere (Cfr. Lc 8,18), gli sono portati via (Mc 4,25). 84 Egli li lascia ai parenti e agli amici; ed essi prendono il patrimonio e se lo dividono e poi dicono: “Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto non acquistò!”. 85 I vermi divorano il corpo; e così quell’uomo perde l’anima e il corpo in questa breve vita e va all’inferno, ove sarà tormentato eternamente.
86 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

[206]    87 Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio (Cfr. 1Gv 4,16), e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. 87bis E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,63). E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Cristo. 88 E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine (Mt 24,13), li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.


LETTERA A TUTTI I CHIERICI SULLA RIVERENZA DEL CORPO DEL SIGNORE

a) Prima recensione

[207/a]    1 Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte che santificano il corpo.
2 Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
3 Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita” (1Gv 3,14).

[208/a]    4 Tutti coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé, soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue di lui. 5 E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.

[209/a]    6 Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, 7 poiché “I’uomo carnale non comprende le cose di Dio” (1Cor 2,14).
8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l’abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? 9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci; 11 e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.
12 Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
13 Queste cose sono tenuti ad osservarle fino alla fine, più di qualsiasi altra cosa, tutti i chierici. 14 E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno rendere “ragione” davanti al Signore nostro Gesù Cristo “nel giorno del giudizio” (Cfr. Mt 12,36).
15 E coloro che faranno ricopiare questo scritto, perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.

b) Seconda recensione

[207]    1 Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo.
2 Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
3Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita” (1Gv 3,14).

[208]    4 Tutti coloro, poi, che amministrano così santi ministeri, considerino tra sé, soprattutto quelli che li amministrano senza discrezione, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue del Signore nostro.
5 E da molti viene lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.

[209]    6 Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, 7 perché “I’uomo carnale non comprende le cose di Dio” (1Cor 2,14).
8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l’abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? 9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci; 1l e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.
12 Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
13 E sappiamo che è nostro dovere osservare tutte queste norme, sopra ogni altra cosa, in forza dei precetti del Signore e delle costituzioni della Santa Madre Chiesa.
14 E colui che non si diporterà in questo modo, sappia che dovrà rendere “ragione” al Signore nostro Gesù Cristo “nel giorno del giudizio” (Cfr. Mt 12,36).
15 E coloro che faranno ricopiare questo scritto perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.


LETTERA AI REGGITORI DEI POPOLI

[210]    1 A tutti i podestà e consoli, magistrati e reggitori d’ogni parte del mondo, e a tutti gli altri ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e spregevole, a tutti voi augura salute e pace.

[211]    2 Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina (Cfr. Gen 47,29). 3 Vi supplico perciò, con tutta la reverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo e di non deviare dai suoi comandamenti, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai comandamenti di lui, sono maledetti (Cfr. Sal 118,21) e saranno dimenticati da lui (Ez 33,13).
4 E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere saranno loro tolte (Cfr. Lc 8.18). 5 E quanto più sapienti e potenti saranno stati in questo mondo tanto maggiori saranno i tormenti che dovranno patire nell’inferno (Cfr. Sap 6,7).

[212]    6 Perciò io con fermezza consiglio a voi, miei signori che, messa da parte ogni cura e preoccupazione, riceviate volentieri il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo in sua santa memoria.

[213]    7 E siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie all’onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. 8 E se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione (Cfr. Mt 12,36) a Dio davanti al Signore vostro Gesù Cristo nel giorno del giudizio.
9 Coloro che riterranno presso di sé questo scritto e lo metteranno in pratica, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.


LETTERA A TUTTO L’ORDINE

[214]    1 Nel nome della somma Trinità e della santa Unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

[215]    2 A tutti i frati a cui debbo reverenza e grande amore, a frate... A., ministro generale della Religione dei frati minori, suo signore, e agli altri ministri generali che succederanno a lui, e a tutti i ministri e custodi e sacerdoti della stessa fraternità, umili in Cristo, e a tutti i frati semplici che vivono nell’obbedienza, primi e ultimi, 3 frate Francesco, uomo di poco conto e fragile, vostro piccolo servo, augura salute in Colui che ci ha redenti e ci ha lavati nel suo preziosissimo sangue (Cfr. Ap 1,5). 4 Ascoltando il nome di lui, adoratelo con timore e riverenza proni verso terra (Cfr. 2Esdr 8,6): Signore Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo (Cfr. Lc 1,32) è il suo nome, che è benedetto nei secoli (Rm 1,25).

[216]    5 Ascoltate, miei signori, figli e fratelli, e prestate orecchio alle mie parole (At 2,14). 6 Inclinate l’orecchio (Is 53,3) del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. 7 Custodite nella profondità del vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli.
8 Lodatelo poiché è buono (Sal 135,1) ed esaltatelo nelle opere vostre (Tb 13,6), 9 poiché per questo (Cfr. Tb 13,4) vi mandò per il mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno Onnipotente eccetto Lui (Cfr. Tb 13,4). 10 Perseverate nella disciplina (Eb 12,7) e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. 11 Il Signore Iddio si offre a noi come a figli (Eb 12,7).

I.
DELLA RIVERENZA VERSO IL CORPO DEL SIGNORE


[217]    12 Pertanto, scongiuro tutti voi, fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l’amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potete, tutta la riverenza e tutto l’onore al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 13 nel quale tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente (Cfr. Col 1,20).

II.
DELLA SANTA MESSA


[218]    14 Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell’Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa puri, in purità offrano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda, non per motivi terreni, né per timore o amore di alcun uomo, come se dovessero piacere agli uomini (Cfr. Ef 6,6; Col 3,22). 15 Ma ogni volontà, per quanto l’aiuta la grazia divina, si orienti a Dio, desiderando con la Messa di piacere soltanto allo stesso sommo Signore, poiché in essa egli solo opera come a lui piace. 16 Poiché è lui stesso che dice: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19; 1Cor 11,24), se uno farà diversamente, diventa un Giuda traditore e si fa reo del corpo e del sangue del Signore (Cfr. 1Cor 11,27).

[219]    17 Ricordatevi, fratelli miei sacerdoti, ciò che è scritto riguardo alla legge di Mosè: colui che la trasgrediva, anche solo nelle prescrizioni materiali, per sentenza del Signore, era punito con la morte senza nessuna misericordia (Cfr. Eb 10,28). 18 Quanto maggiori e più gravi pene meriterebbe di patire colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e contaminato il sangue dell’alleanza, nel quale è santificato, e recato oltraggio allo Spirito della grazia (Eb 10,29). 19 L’uomo, infatti, disprezza, contamina e calpesta l’Agnello di Dio quando, come dice l’Apostolo, non distinguendo nel suo giudizio (1Cor 11,29), né discernendo il santo pane di Cristo dagli altri cibi o azioni, lo mangia indegnamente o, pur essendone degno, lo mangia con leggerezza e senza le dovute disposizioni, sebbene il Signore dica per bocca del profeta: “Maledetto l’uomo, che compie con frode l’opera di Dio” (Cfr. Ger 48,10). 20 E il Signore condanna i sacerdoti che non vogliono prendere a cuore con sincerità queste cose, dicendo: “Maledirò le vostre benedizioni” (Ml 2,2).

[220]    21 Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo seno; se il beato Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; 22 quanto deve essere santo, giusto e degno colui che stringe nelle sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma eternamente vincitore e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo (1Pt 1,12)!
23 Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo (Cfr. Lv 19,2). 24 E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l’affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo.
25 Grande miseria sarebbe, e miseranda meschinità se, avendo lui cosi presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista in tutto il mondo.

[221]    26 Tutta l’umanità trepidi, I’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo (Gv 11,27). 27 O ammirabile altezza e degnazione stupenda!
O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
28 Guardate, fratelli, I’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori (Sal 61,9); umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati (Cfr. 1Pt 5,6; Gc 4,10). 29 Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre.

III.
DELL’UNICA MESSA DELLA FRATERNITÀ


[222]    30 Per questo motivo ammonisco ed esorto nel Signore, che nei luoghi in cui i frati dimorano, si celebri una sola Messa al giorno, secondo le norme della santa Chiesa.

[223]    31 Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, I’uno, per amore di carità, si accontenti dell’ascolto della celebrazione dell’altro sacerdote, 32 poiché il Signore Gesù Cristo riempie di se stesso presenti ed assenti che sono degni di lui. 33 Egli, infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito per tutti i secoli dei secoli. Amen.

IV.
DELLA VENERAZIONE PER LA SACRA SCRITTURA


[224]    34 E poiché chi è da Dio ascolta le parole di Dio (Cfr. Gv 8,47), perciò noi, che in modo tutto speciale siamo deputati ai divini uffici, dobbiamo non solo ascoltare e praticare quello che Dio dice, ma anche, per radicare in noi l’altezza del nostro Creatore e la nostra sottomissione a lui, custodire i vasi sacri e i libri liturgici, che contengono le sue sante parole.

[225]    35 Perciò, ammonisco tutti i miei frati e li incoraggio in Cristo perché, ovunque troveranno le divine parole scritte, come possono, le venerino 36 e, per quanto spetti a loro, se non sono ben custodite o giacciono sconvenientemente disperse in qualche luogo, le raccolgano e le ripongano in posto decoroso, onorando nelle sue parole il Signore che le ha pronunciate (Cfr. 3Re 2,4). Molte cose infatti sono santificate (1Tm 4,5) mediante le parole di Dio e in virtù delle parole di Cristo si compie il sacramento dell’altare.

V.
CONFESSIONE DEL SANTO


[226]    38 Ed ora confesso al Signore Dio Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, alla beata sempre vergine Maria e a tutti i santi in cielo e in terra, a frate H. (Elia), ministro della nostra Religione, come a mio venerabile signore, e ai sacerdoti del nostro Ordine e a tutti gli altri miei frati benedetti, tutti i miei peccati. 39 Ho peccato molto per mia grave colpa, specialmente perché non ho osservato la Regola, che ho promesso al Signore, e non ho detto l’ufficio, come la Regola prescrive, sia per negligenza sia a causa della mia infermità, sia perché sono ignorante e illetterato.

IV.
DELLA REGOLA E DELL’UFFICIO


[227]    40 Perciò scongiuro, come posso, frate H. (Elia) ministro generale, mio signore che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, 41 e che i chierici dicano l’ufficio con devozione, davanti a Dio, non preoccupandosi della melodia della voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente, la mente poi concordi con Dio, 42 affinché possano piacere a Dio, mediante la purezza del cuore, piuttosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza del canto.

[228]    43 Per quanto mi riguarda, io prometto di osservare fermamente tutte queste cose, come Dio mi darà la grazia, e le insegnerò ai frati che sono con me perché le osservino, riguardo all’ufficio e alle altre norme stabilite dalla Regola.

[229]    44 Quei frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né miei frati; non li voglio neppure vedere né parlare con loro, finché non abbiano fatto penitenza.

[230]    45 Lo stesso dico anche per tutti gli altri che vanno vagando, incuranti della disciplina della Regola; 46 poiché il Signore nostro Gesù Cristo dette la sua vita per non venir meno all’obbedienza del Padre santissimo (Cfr. Fil 2,8).

[231]    47 lo, frate Francesco, uomo inutile e indegna creatura del Signore Iddio, dico in nome del Signore Gesù Cristo a frate H. (Elia), ministro di tutta la nostra Religione e a tutti i ministri generali che succederanno a lui, e agli altri custodi e guardiani dei frati, che sono e saranno, che tengano presso di sé questo scritto, ad esso si conformino e lo conservino scrupolosamente. 48 E supplico gli stessi di custodire con sollecitudine e di fare osservare con grande diligenza le cose che vi sono scritte, secondo il beneplacito di Dio onnipotente, ora e sempre, finché durerà questo mondo.

[232]    49 E voi che farete queste cose siate benedetti dal Signore (Sal 113,13), e il Signore sia con voi in eterno. Amen.

VII.
PREGHIERA CONCLUSIVA


[233]    50 Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, 51 affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, 52 e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.


LETTERA AD UN MINISTRO

[234]    1 A frate N... ministro. Il Signore ti benedica!
2 Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti sono di impedimento nell’amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devi ritenere come una grazia.
3 E così tu devi volere e non diversamente. 4 E questo tieni in conto di vera obbedienza da parte del Signore Iddio e mia per te, perché io fermamente riconosco che questa è vera obbedienza. 5 E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te. 7 E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori.

[235]    3 E questo sia per te più che stare appartato in un eremo.
9 E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; 10 e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. 11 E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.

[236]    12 E avvisa i guardiani, quando potrai, che tu sei deciso a fare così.

[237]    13 Riguardo poi a tutti i capitoli della Regola che trattano dei peccati mortali, con l’aiuto del Signore, nel Capitolo di Pentecoste, raccolto il consiglio dei frati, ne faremo un Capitolo solo in questa forma:
14 Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano, 15 E tutti i frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati (Mt 9,12). 16 E sempre per obbedienza siamo tenuti a mandarlo con un compagno dal suo custode. 17 Lo stesso custode poi provveda misericordiosamente a lui, come vorrebbe si provvedesse a lui medesimo, se si trovasse in un caso simile.

[238]    13 E se fosse caduto in qualche peccato veniale, si confessi ad un fratello sacerdote. I9 E se in quel luogo non ci fosse un sacerdote, si confessi ad un suo fratello, fino a che possa trovare un sacerdote che lo assolva canonicamente, come è stato detto. 20 E questi non abbiano potere di imporre altra penitenza all’infuori di questa: “Va’ e non peccare più!” (Cfr. Gv 8,11).

[239]    21 Questo scritto tienilo con te, affinché sia meglio osservato, fino al capitolo di Pentecoste; là sarai presente con i tuoi frati. 22 E queste e tutte le altre cose, che sono ancora poco chiare nella Regola, sarà vostra cura di completarle, con l’aiuto del Signore Iddio.


PRIMA LETTERA AI CUSTODI

[240]    1 A tutti i custodi dei frati minori ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo e piccolo nel Signore Iddio, augura salute con nuovi segni del cielo e della terra, segni che sono grandi e straordinari presso il Signore e sono invece ritenuti in nessun conto da molti religiosi e da altri uomini.

[241]    2 Vi prego, più che se riguardasse me stesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici di venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo. 3 I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, devono essere preziosi. 4 E se in qualche luogo trovassero il santissimo corpo del Signore collocato in modo miserevole, venga da essi posto e custodito in un luogo prezioso, secondo le disposizioni della Chiesa, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.

[242]    5 Anche gli scritti che contengono i nomi e le parole del Signore, ovunque fossero trovati in luoghi sconvenienti, siano raccolti e collocati in luogo degno.

[243]    6 E in ogni predica che fate, ricordate al popolo di fare penitenza e che nessuno può essere salvato se non colui che riceve il santissimo corpo e sangue del Signore (Cfr. Gv 6,54), 7 e che quando è sacrificato dal sacerdote sull’altare o viene portato in qualche parte, tutti, in ginocchio, rendano lode, gloria e onore al Signore Iddio vivo e vero.
8 E dovete annunciare e predicare la sua gloria a tutte le genti, cosi che ad ogni “ora” e quando suonano le campane, sempre da tutto il popolo siano lese lodi e grazie a Dio onnipotente per tutta la terra.

[244]    9 E tutti i miei frati custodi ai quali giungerà questo scritto, che ne faranno copia e la terranno presso di sé e la faranno trascrivere per i frati che hanno l’ufficio della predicazione e della custodia dei frati, e che predicheranno sino alla fine le istruzioni contenute in questo scritto, sappiano che hanno la benedizione del Signore Iddio e mia.
10 E reputino questo scritto come vera e santa obbedienza per loro. Amen.


SECONDA LETTERA AI CUSTODI

[245]    1 A tutti i custodi dei frati minori, ai quali perverrà questa lettera, frate Francesco, il più piccolo dei servi di Dio, augura salute e pace santa nel Signore.

[246]    2 Sappiate che ci sono delle realtà che, davanti al Signore sono altissime e sublimi, ma a volte sono reputate dagli uomini vili e spregevoli; 3 mentre altre, ritenute care e nobili tra gli uomini, sono invece ritenute vilissime e spregevoli al cospetto di Dio.

[247]    4 Perciò vi supplico, nel Signore Dio nostro, per quanto posso, che vi preoccupiate di consegnare ai vescovi e agli altri chierici, quelle lettere che trattano del santissimo corpo e sangue del Signore nostro, 5 e di custodire nella memoria quanto su questo argomento vi abbiano raccomandato.

[248]    6 Dell’altra lettera che vi invio perché la trasmettiate ai podestà, ai consoli e ai reggitori dei popoli, nella quale è contenuto l’invito a proclamare in pubblico tra i popoli e sulle piazze le lodi di Dio, procurate di fare subito molte copie e di consegnarle con diligenza a coloro ai quali sono indirizzate.


LETTERA A FRATE LEONE

[249]    1 Frate Leone, il tuo frate Francesco ti augura salute e pace.

[250]    2 Così dico a te, figlio mio, come una madre: che tutte le parole, che ci siamo scambiate lungo la via, le riassumo brevemente in questa sola frase e consiglio anche se dopo ti sarà necessario tornare da me per consigliarti ? poiché così ti consiglio: 3 in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza.
4 E se ti è necessario per il bene della tua anima, per averne altra consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni!


LETTERA A FRATE ANTONIO

[251]    1 A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute.

[252]    2 Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola.


LETTERA A DONNA GIACOMINA

[253]    1 A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo.

[254]    2 Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima.

[255]    3 Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, 4 poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo.
5 E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. 6 Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma.


15 agosto 1980. Festa di Maria Santissima Assunta in Cielo. Il mio corpo glorioso.

Don Stefano Gobbi

«Sono la vostra Mamma, assunta in Cielo. Oggi vi guardo tutti con questi occhi misericordiosi e vi racchiudo nel mio Cuore Immacolato, che non cessa mai di battere d'amore per voi. Sono la Donna vestita di sole. Il mio corpo glorioso è segno per voi della mia completa vittoria. Il sole eterno della grazia e dell'amore ormai illumina, penetra e circonda il mio corpo glorioso, intimamente associato nella gloria a quello di mio Figlio Gesù. Dal mio Cuore sgorga la fonte della mia luce, con cui voglio avvolgere e illuminare questo mondo pervaso dalla tenebra. Correte dietro la scia della mia luce immacolata, lasciatevi attrarre dal soavissimo profumo del mio corpo glorioso.

Figli prediletti, pur di riuscire ad allontanarvi da Me, oggi il mio Avversario si scatena contro di voi in maniera furibonda. Riesce a trascinare giù dal cielo un terzo delle stelle, e siete anche voi queste stelle nel firmamento della Chiesa. Ma quanto più grande è il numero di quelle che appanna nel loro splendore! Così vi insidia in ogni modo; vi combatte spesso nelle anime a voi più vicine e da voi più amate, per portarvi allo scoraggiamento, in modo da spegnere in voi l'ardore e il fervore della vostra azione apostolica. Camminate nella perfetta fiducia nella vostra Mamma Celeste. Cercate la risposta alla vostra sete di amore solo nel mio Cuore Immacolato. Qui non proverete alcuna delusione. Qui sarete condotti all'eroismo dell'amore. Qui ogni vostra ferita verrà fasciata e guarita e riceverete nuova forza e nuovo slancio per donarvi alle anime.

Il mio Cuore Immacolato ha su di voi un grande disegno, che si sta realizzando in questo tempo. Guardate al Paradiso in cui è stata assunta la vostra Mamma, e vivete sulla terra lasciandovi guidare e portare da Lei. Diffonderete così la mia Luce, e contribuirete sempre più al trionfo dei mio amore materno nell'anima e nella vita di tanti miei figli contagiati dal male e dall'odio. Il deserto della vostra vita fiorirà nel mio giardino e spanderete attorno a voi il profumo di tutte quelle virtù che hanno adornato quaggiù l'anima ed il corpo, ora ormai glorioso, della vostra Mamma Immacolata».