Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 22° settimana del tempo ordinario (San Gregorio Magno)
Vangelo secondo Giovanni 7
1Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;3i suoi fratelli gli dissero: "Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai.4Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!".5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui.6Gesù allora disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto.7Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.8Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto".9Dette loro queste cose, restò nella Galilea.
10Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.11I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?".12E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!".13Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei.
14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava.15I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?".16Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.17Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia.19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?".20Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?".21Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.22Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato.23Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?24Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!".
25Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere?26Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia".28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.29Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato".30Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.
31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?".
32I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo.33Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato.34Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire".35Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci?36Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?".
37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva38chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno".39Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
40All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".41Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?42Non dice forse la Scrittura che il Cristo 'verrà dalla stirpe di Davide' e 'da Betlemme', il villaggio di Davide?".43E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.45Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".46Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".47Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?48Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".50Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:51"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".52Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".
53E tornarono ciascuno a casa sua.
Levitico 11
1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne:2"Riferite agli Israeliti: Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra.3Potrete mangiare d'ogni quadrupede che ha l'unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina.4Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l'unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete immondo;5l'ìrace, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete immondo;6la lepre, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, la considererete immonda;7il porco, perché ha l'unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete immondo.8Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; li considererete immondi.
9Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutti quelli acquatici. Potrete mangiare quanti hanno pinne e squame, sia nei mari, sia nei fiumi.10Ma di tutti gli animali, che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno né pinne né squame, li terrete in abominio.11Essi saranno per voi in abominio; non mangerete la loro carne e terrete in abominio i loro cadaveri.12Tutto ciò che non ha né pinne né squame nelle acque sarà per voi in abominio.
13Fra i volatili terrete in abominio questi, che non dovrete mangiare, perché ripugnanti: l'aquila, l'ossìfraga e l'aquila di mare,14il nibbio e ogni specie di falco,15ogni specie di corvo,16lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni specie di sparviere,17il gufo, l'alcione, l'ibis,18il cigno, il pellicano, la fòlaga,19la cicogna, ogni specie di airone, l'ùpupa e il pipistrello.
20Sarà per voi in abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi.21Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra.22Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acrìdi e ogni specie di grillo.23Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi lo terrete in abominio!24Per i seguenti animali diventerete immondi: chiunque toccherà il loro cadavere sarà immondo fino alla sera25e chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera.26Riterrete immondo ogni animale che ha l'unghia, ma non divisa da fessura, e non rumina: chiunque li toccherà sarà immondo.27Considererete immondi tutti i quadrupedi che camminano sulla pianta dei piedi; chiunque ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera.28E chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera. Tali animali riterrete immondi.
29Fra gli animali che strisciano per terra riterrete immondi: la talpa, il topo e ogni specie di sauri,30il toporagno, la lucertola, il geco, il ramarro, il camaleonte.
31Questi animali, fra quanti strisciano, saranno immondi per voi; chiunque li toccherà morti, sarà immondo fino alla sera.32Ogni oggetto sul quale cadrà morto qualcuno di essi, sarà immondo: si tratti di utensili di legno o di veste o pelle o sacco o qualunque altro oggetto di cui si faccia uso; si immergerà nell'acqua e sarà immondo fino alla sera; poi sarà mondo.33Se ne cade qualcuno in un vaso di terra, quanto vi si troverà dentro sarà immondo e spezzerete il vaso.34Ogni cibo che serve di nutrimento, sul quale cada quell'acqua, sarà immondo; ogni bevanda di cui si fa uso, qualunque sia il vaso che la contiene, sarà immonda.35Ogni oggetto sul quale cadrà qualche parte del loro cadavere, sarà immondo; il forno o il fornello sarà spezzato: sono immondi e li dovete ritenere tali.36Però, una fonte o una cisterna, cioè una raccolta di acqua, sarà monda; ma chi toccherà i loro cadaveri sarà immondo.37Se qualcosa dei loro cadaveri cade su qualche seme che deve essere seminato, questo sarà mondo;38ma se è stata versata acqua sul seme e vi cade qualche cosa dei loro cadaveri, lo riterrai immondo.39Se muore un animale, di cui vi potete cibare, colui che ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera.40Colui che mangerà di quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera; anche colui che trasporterà quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera.
41Ogni essere che striscia sulla terra è un abominio; non se ne mangerà.42Di tutti gli animali che strisciano sulla terra non ne mangerete alcuno che cammini sul ventre o cammini con quattro piedi o con molti piedi, poiché sono un abominio.43Non rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali che strisciano; non vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati.44Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra.45Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo.
46Questa è la legge che riguarda i quadrupedi, gli uccelli, ogni essere vivente che si muove nelle acque e ogni essere che striscia per terra,47perché sappiate distinguere ciò che è immondo da ciò che è mondo, l'animale che si può mangiare da quello che non si deve mangiare".
Salmi 35
1'Di Davide.'
Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".
4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.
7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".
11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.
17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.
19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".
22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.
24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".
26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.
Salmi 62
1'Al maestro del coro. Su "Iduthun". Salmo. Di Davide.'
2Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
3Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
4Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
5Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.
6Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
7Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
8In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
9Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
10Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.
11Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
12Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
13secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.
Baruc 6
1Per i peccati da voi commessi di fronte a Dio sarete condotti prigionieri in Babilonia da Nabucodònosor re dei Babilonesi.2Giunti dunque in Babilonia, vi resterete molti anni e per lungo tempo fino a sette generazioni; dopo vi ricondurrò di là in pace.3Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore ai pagani.4State attenti dunque a non imitare gli stranieri; il timore dei loro dèi non si impadronisca di voi.5Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate: "Te dobbiamo adorare, Signore".6Poiché il mio angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi.
7Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e inargentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare.8Come si fa con una ragazza vanitosa, prendono oro e acconciano corone sulla testa dei loro dèi.9Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dèi oro e argento, lo spendono per sé, dandone anche alle prostitute nei postriboli.
10Adornano poi con vesti, come si fa con gli uomini, questi idoli d'argento, d'oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli.11Sono avvolti in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del tempio che si posa abbondante su di essi.12Come un governatore di una regione, il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende.13Ha il pugnale e la scure nella destra, ma non si libera dalla guerra e dai ladri.14Per questo è evidente che non sono dèi; non temeteli, dunque!
15Come un vaso di terra una volta rotto diventa inutile, così sono i loro dèi, posti nei templi.16I loro occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano.17Come ad uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con portoni, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri.18Accendono loro lumi, persino più numerosi che per se stessi, ma gli dèi non ne vedono alcuno.19Sono come una delle travi del tempio; il loro interno, come si dice, viene divorato e anch'essi senza accorgersene sono divorati dagli insetti che strisciano dalla terra, insieme con le loro vesti.20Il loro volto si annerisce per il fumo del tempio.21Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini e altri uccelli e anche i gatti.22Di qui potete conoscere che non sono dèi; non temeteli, dunque!
23L'oro di cui sono adorni per bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano.24Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale.25Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrossiscono anche i loro fedeli perché, se cadono a terra, non si rialzano più.26Neanche se uno li colloca diritti si muoveranno da sé, né se si sono inclinati si raddrizzeranno; si pongono offerte innanzi a loro come ai morti.27I loro sacerdoti vendono le loro vittime e ne traggono profitto; anche le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte e non ne danno né ai poveri né ai bisognosi; anche una donna in stato di impurità e la puerpera toccano le loro vittime.28Conoscendo dunque da questo che non sono dèi, non temeteli!
29Come infatti si potrebbero chiamare dèi? Perfino le donne presentano offerte a questi idoli d'argento, d'oro e di legno.30Nei templi i sacerdoti siedono con le vesti stracciate, la testa e le guance rasate, a capo scoperto.31Urlano alzando grida davanti ai loro dèi, come fanno alcuni durante un banchetto funebre.32I sacerdoti si portan via le vesti degli dèi e ne rivestono le loro mogli e i loro bambini.33Gli idoli non possono contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re;34nemmeno possono dare ricchezze né soldi. Se qualcuno, fatto un voto, non lo mantiene, non se ne curano.35Non liberano un uomo dalla morte né sottraggono il debole da un forte.36Non rendono la vista a un cieco né liberano un uomo dalle angosce.37Non hanno pietà della vedova né beneficano l'orfano.38Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli idoli di legno, indorati e argentati. I loro fedeli saranno confusi.39Come dunque si può ritenere e dichiarare che costoro sono dèi?
40Inoltre, perfino gli stessi Caldei li disonorano; questi infatti quando trovano un muto incapace di parlare lo presentano a Bel pregandolo di farlo parlare, quasi che costui potesse sentire.41Costoro, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli idoli, perché non hanno senno.42Le donne siedono per la strada cinte di cordicelle e bruciano della crusca.43Quando qualcuna di esse, tratta in disparte da qualche passante, si è data a costui, schernisce la sua vicina perché non fu stimata come lei e perché la sua cordicella non fu spezzata.44Quanto avviene attorno agli idoli è menzogna; dunque, come si può credere e dichiarare che costoro sono dèi?
45Gli idoli sono lavoro di artigiani e di orefici; essi non diventano niente altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano.46Coloro che li fabbricano non hanno vita lunga; come potrebbero le cose da essi fabbricate essere dèi?47Essi lasciano ai loro posteri menzogna e ignominia.48Difatti, quando sopraggiungono la guerra e le calamità, i sacerdoti si consigliano fra di loro sul come potranno nascondersi insieme con i loro dèi.49Come dunque è possibile non comprendere che non sono dèi coloro che non possono salvare se stessi né dalla guerra né dai mali?50Dopo tali fatti si riconoscerà che gli idoli di legno, indorati e argentati, sono una menzogna; a tutte le genti e ai re sarà evidente che essi non sono dèi, ma lavoro delle mani d'uomo e che sono privi di ogni qualità divina.51A chi dunque non sarà evidente che non sono dèi?
52Essi infatti non possono costituire un re sul paese né concedere la pioggia agli uomini;53non risolvono le contese, né liberano l'oppresso, poiché non hanno alcun potere; sono come cornacchie fra il cielo e la terra.54Infatti, se il fuoco si attacca al tempio di questi dèi di legno o indorati o argentati, mentre i loro sacerdoti fuggiranno e si metteranno in salvo, essi invece come travi bruceranno là in mezzo.55A un re e ai nemici non possono resistere.56Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dèi?
57Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi idoli di legno, argentati e indorati, ai quali i ladri con la violenza tolgono l'oro, l'argento e la veste che li avvolge e poi fuggono tenendo la roba; essi non sono in grado di aiutare neppure se stessi.58Per questo vale meglio di questi dèi bugiardi un re che mostri coraggio oppure un arnese utile in casa, di cui si serve chi l'ha acquistato; anche meglio di questi dèi bugiardi è una porta, che tenga al sicuro quanto è dentro la casa o perfino una colonna di legno in un palazzo.59Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo obbediscono volentieri.60Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione.61Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, eseguiscono l'ordine; il fuoco, inviato dall'alto per consumare monti e boschi, eseguisce il comando.62Gli idoli invece non assomigliano né per l'aspetto né per la potenza a queste cose.63Perciò non si deve ritenere né dichiarare che siano dèi, poiché non possono né rendere giustizia né beneficare gli uomini.64Conoscendo dunque che non sono dèi, non temeteli!
65Essi non maledicono né benedicono i re;66non mostrano alle genti segni nel cielo, né risplendono come il sole, né illuminano come la luna.67Le belve sono migliori di loro, perché possono fuggire in un riparo e provvedere a se stesse.68Dunque, in nessuna maniera è chiaro per noi che essi sono dèi; per questo non temeteli!
69Come infatti uno spauracchio che in un cocomeraio nulla protegge, tali sono i loro idoli di legno indorati e argentati;70ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell'orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre.71Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro saprete che non sono dèi; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna.72È migliore un uomo giusto che non abbia idoli, poiché sarà lontano dal disonore.
Lettera di Giacomo 3
1Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo,2poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo.3Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo.4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra.5Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare!6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna.7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana,8ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale.9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio.10È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei!11Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara?12Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.
13Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza.14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità.15Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica;16poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni.17La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia.18Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.
Capitolo XII: Colui che si appresta a comunicarsi con Cristo vi si deve preparare con scrupolosa diligenza
Leggilo nella BibliotecaVoce del Diletto
1. Io sono colui che ama la purezza; io sono colui che dona ogni santità. Io cerco un cuore puro: là è il luogo del mio so. Allestisci e "apparecchia per me un'ampia sala ove cenare (Mc 14,15; Lc 22,12), e farò la Pasqua presso di te con i miei discepoli". Se vuoi che venga a te e rimanga presso di te, espelli "il vecchio fermento" (1Cor 5,7) e purifica la dimora del tuo cuore. Caccia fuori tutto il mondo e tutto il disordine delle passioni; sta "come il passero solitario sul tetto" (Sal 101,8) e ripensa, con amarezza di cuore, ai tuoi peccati. Invero, colui che ama prepara al suo caro, da cui è amato, il luogo migliore e più bello: di qui si conosce l'amorosa disposizione di chi riceve il suo diletto. Sappi tuttavia che, per questa preparazione - anche se essa durasse un intero anno e tu non avessi altro in mente - non potresti mai fare abbastanza con le tue sole forze. E' soltanto per mia benevolenza e per mia grazia, che ti viene concesso di accostarti alla mensa: come se un poveretto fosse chiamato al banchetto di un ricco e non avesse altro modo per ripagare quel beneficio che farsi piccolo e rendere grazie. Fa' dunque tutto quello che sta in te; fallo con tutta attenzione, non per abitudine, non per costrizione. Il corpo del tuo Diletto Signore Dio, che si degna di venire a te, accoglilo con timore, con venerazione, con amore. Sono io ad averti chiamato; sono io ad aver comandato che così fosse fatto; sarò io a supplire a quel che ti manca. Vieni ed accoglimi. Se ti concedo la grazia della devozione, che tu ne sia grato al tuo Dio; te la concedo, non già per il fatto che tu ne sia degno, ma perché ho avuto misericordia di te. Se non hai questa devozione, e ti senti piuttosto arido, insisti nella preghiera, piangi e bussa, senza smettere finché non avrai meritato di ricevere almeno una briciola o una goccia della grazia di salvezza. Sei tu che hai bisogno di me, non io di te. Sono io che vengo a santificare te e a farti migliore, non sei tu che vieni a dare santità a me. Tu vieni per ricevere da me la santità, nell'unione con me; per ricevere nuova grazia, nel rinnovato, ardente desiderio di purificazione. "Non disprezzare questa grazia" (1Tm 4,14); prepara invece il tuo cuore con ogni cura e fa' entrare in te il tuo diletto.
2. Ancora, occorre, non solo che tu ti disponga a pietà, avanti la Comunione, ma anche che tu ti conservi in essa, con ogni cura, dopo aver ricevuto il Sacramento. La vigilanza di poi non deve essere inferiore alla devota preparazione di prima; ché tale attenta vigilanza è a sua volta la migliore preparazione per ottenere una grazia più grande. Taluno diventa assai mal disposto, proprio per essersi subito abbandonato a consolazioni esteriori. Guardati dal molto parlare; tieniti appartato, a godere del tuo Dio. E' lui che tu possiedi; neppure il mondo intero te lo potrà togliere. Io sono colui al quale devi darti interamente, così che tu non viva più in te, ma in me, fuori da ogni affanno.
Contro Fausto Manicheo - Libro sedicesimo
Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona
Leggilo nella BibliotecaFausto è aperto ad ogni profezia su Cristo.
1. FAUSTO. Perché non accogliete Mosè, dal momento che Cristo dice: Mosè ha scritto di me; e: Se credeste a Mosè, credereste anche a me 1? Ma io vorrei che non solo Mosè avesse scritto di Cristo, ma anche tutti i profeti dei Giudei e dei Gentili. Quale danno si sarebbe arrecato alla nostra fede, infatti (o non sarebbe stato utile piuttosto), se avessimo colto testimonianze di Dio nostro che si accordano e si corrispondono in ogni punto? Giacché anche allora avremmo avuto la libertà, fermo restando l'odio e la condanna di superstizione contro quelli, di trarre da loro soltanto le profezie su Cristo. Pertanto non può essermi nocivo se anche Mosè, sebbene non conosca Cristo, sembri aver scritto qualcosa su di lui. Ciascun uomo non avrebbe forse desiderato raccogliere un fiore da ogni pianta spinosa, un frutto da ogni erba, miele da ogni mosca, anche se non usiamo né mosche, né erba come nutrimento, né spine nell'ornamento di una corona? Non avrebbe voluto ciascuno che una perla nascesse in ogni abisso, gemme in ogni terra, frutti in ogni foresta? In altri termini: se non reca danno mangiare il pesce del mare, ma berne l'acqua sì, e se gli uomini sanno rigettare ciò che è nocivo una volta preso ciò che è utile; non saremmo stati liberi, dopo aver respinto i riti di ciascuna religione, se fossero stati inutili per noi, di accogliere da essa solo le profezie su Cristo? E questo non sarebbe servito ad ingannarci e ridurci all'obbedienza: poiché neppure agli spiriti immondi giovò per non essere detestati da noi, anche se ammettevano loro stessi che Gesù era figlio di Dio con convinzione e apertamente 2. Perciò se pure Mosè, secondo questa testimonianza, scrisse qualcosa su Cristo, lo accoglierò: ma così che non gli giovi a farmi prigioniero della sua legge, che non trovo affatto distante dal paganesimo. Perciò non c'è ragione, da parte tua, di pensare che non sarei per niente contento se fosse provato che ogni spirito ha profetizzato su Cristo.
Cosa scrisse Mosè su Cristo? E perché Cristo non lo spiegò ai Giudei?
2. Ti sarò davvero grato se, come mostri che Cristo attesta che Mosè ha scritto di lui, così spieghi anche quali siano mai le cose che scrisse. Infatti avendo esaminato con cura le sue Scritture, come è stato ordinato, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo, o perché non ve n'è alcuna, o perché io stesso non ho saputo intendere. Di conseguenza, divenuto preda di una grande inquietudine, la ragione mi costringeva ad un'alternativa: o questo capitolo affermava il falso, o Gesù mentiva. Ma credere che Dio mentisse era senza dubbio contrario alla pietà. Mi sembrò più giusto, dunque, attribuire falsità agli scrittori, piuttosto che una menzogna all'autore della verità. Dal momento che udivo proprio lui dire che ladri e briganti erano stati tutti coloro che erano venuti prima di lui 3; da questo giudizio mi accorgo che è colpito primo fra tutti Mosè. E quando i Giudei, sdegnandosi, gridavano a lui che affermava la sua maestà, laddove chiama se stesso luce del mondo: Poiché tu dai testimonianza di te stesso la tua testimonianza non è vera, vedo che egli non ha proseguito in questa direzione, quando soprattutto il momento esigeva che dicesse che Mosè aveva profetato su di lui. Ma come se non fosse a conoscenza del fatto e come se non avesse nessuna testimonianza dei loro padri, rispose: Sicuramente nella vostra legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso; ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza 4. Richiamando alla loro memoria ciò che tutti avevano udito dal cielo: Questi è il Figlio mio prediletto, credetegli 5. E così pure non mi sembra verosimile che i Giudei avessero potuto tacere quando Cristo disse che Mosè aveva scritto di lui, tanto da non chiedere subito, com'è naturale per i maligni e gli astuti, che cosa fosse mai quello che riteneva fosse stato scritto da Mosè su di lui. Ma anche questo loro tacere da ogni parte non significa, tuttavia, che Gesù non abbia detto niente di simile.
Agostino dia indicazioni a Fausto, come a un giudeo, a un pagano.
3. Sebbene, dunque, anche questi argomenti non sembrino insignificanti nel confermare il sospetto della falsità di questo capitolo, tuttavia resto più di quell'idea poiché, come dissi, pur avendo esaminato tutta la scrittura di Mosè, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo. Ora, tuttavia, avendo trovato te come lettore con un'intuizione migliore, credo che conseguirò qualche risultato e ammetto che ti ringrazierò se non deluderai per malevolenza la speranza di un progresso nel sapere, che l'arditezza del tuo rimprovero mi preannuncia. Indicami, invece, se c'è qualcosa che, mentre leggevo per caso, mi è sfuggito, riguardo a Dio e al Signore nostro, accennato nella scrittura di Mosè. E non dire, ti prego, come sono soliti gli ignoranti, che questo solo deve bastare per credere: Cristo ha detto che Mosè ha scritto di lui. Non voglio che ti rivolga a me, infatti, ora: la mia professione mi ha obbligato a credere, cosicché non posso non credere a colui di cui sono seguace; ma supponi di aver a che fare con un Giudeo, con i Gentili: quando avremo detto loro che Mosè ha scritto di Cristo avranno intenzione di chiedere delle prove. Che cosa presenteremo? Forse potremo dire: " l'ha detto Cristo! ", cui ancora non credono affatto? Sicuramente sarà necessario che mostriamo loro cosa abbia scritto.
Prima confutazione del V. Testamento: Cristo non poteva essere annunciato come profeta.
4. Dunque che cosa mostreremo? Forse ciò che siete soliti mostrare voi, il punto in cui Dio suo parla a Mosè dicendo: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te 6? Ma che senza dubbio questo non si riferisca affatto a Cristo non è ignoto ad un Giudeo, né a noi è utile crederlo: poiché Cristo non è un profeta, né un profeta simile a Mosè, dal momento che quello è stato un uomo, questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello è nato da un'unione, questi secondo te da una vergine, secondo me certo non da una vergine; quello, sdegnatosi il suo Dio, viene ucciso sul monte 7, questi, piacendo sommamente al Padre, patisce volontariamente 8. Come sarà, dunque, un profeta simile a Mosè? Sicuramente subito un Giudeo o si prenderà gioco della nostra ignoranza o ci accuserà di menzogna.
Seconda confutazione del V. Testamento: una maledizione sul popolo non va confusa con un riferimento alla Croce di Cristo.
5. O forse gli porgeremo quel che di solito, parimenti, esibite: Vedranno la sua vita come sospesa e non crederanno alla sua vita 9? A cui voi aggiungete " sul legno ", poiché non c'è. Ma niente è così evidente come provare che anche questo non si riferisce affatto a Cristo. Infatti tra le orribili maledizioni che scagliò sul suo popolo, se si fosse ribellato alla sua legge, aggiunse anche questo: disse che sarebbe divenuto prigioniero dei suoi nemici e che avrebbe meditato sulla sua fine giorno e notte, così da non aver fiducia nella sua stessa vita, di cui avrebbe ottenuto grazia dai vincitori. Tale vita, per l'incertezza, sarebbe stata sospesa, trepidante e sempre agitata sotto la minaccia della spada. Neanche questo versetto, pertanto, si riferisce a Cristo: se ne debbono cercare altri. Infatti a malapena, davvero, potrei credere che riteniate riferito a Cristo che ogni uomo sospeso sul legno è maledetto 10; o quell'altra affermazione: che deve essere messo a morte quel profeta o quel capo del popolo che volesse allontanarli dal loro Dio o invalidare qualcuno dei comandi 11. Io certo non posso negare del tutto che Cristo lo abbia fatto. Ma tu, al contrario, non potrai ammettere che queste cose sono state chiaramente scritte su di lui. Se così fosse, dovremmo incominciare di nuovo ad esaminare anche in quale spirito Mosè abbia profetizzato, al punto da maledire Cristo o ordinare che venisse ucciso. Se infatti ebbe lo spirito di Dio non disse queste cose riguardo a Cristo; se disse queste cose riguardo a Cristo non ebbe lo spirito di Dio. Poiché uno spirito divino non avrebbe maledetto Cristo o non avrebbe ordinato che venisse ucciso. Dunque per sottrarre Mosè da questo crimine, ammettete - è necessario - che non abbia scritto affatto queste cose su Cristo. Che se non ha scritto queste cose su Cristo, o ne presenterete delle altre o non ce ne sarà alcuna. Se non ce ne sarà alcuna, Cristo non poté sostenere ciò che non c'è in nessun luogo. Di conseguenza se Cristo non avesse sostenuto questo, quel capitolo risulterebbe evidentemente falso.
Gli insegnamenti di Mosè e di Cristo sono differenti in merito al sabato, alla circoncisione, alle carni da mangiare.
6. Ma neppure quanto segue, naturalmente, è verosimile: Se credeste a Mosè credereste anche a me 12. Poiché molto dissimili e differenti sono l'insegnamento di Mosè e di Cristo, cosicché se i Giudei credessero ad uno di loro inevitabilmente dovrebbero rifiutare l'altro. Infatti Mosè, insegna anzitutto che di sabato ci si deve astenere da ogni lavoro ed adduce come motivo di tale obbligo che Dio, quando ha creato il mondo e tutte le cose che vi sono, vi ha atteso per sei giorni, ma poi nel settimo, cioè sabato, ha cessato. E perciò lo ha benedetto, cioè lo ha santificato, come porto della sua quiete, ed ha dato una legge in aggiunta: che chi lo profanasse venisse messo a morte 13. Questo, dunque, i Giudei credevano fortemente per insegnamento di Mosè; e perciò ritenevano che a Cristo non dovessero essere rivolti neppure gli orecchi quando affermava che Dio sempre opera né ha stabilito per sé alcun giorno di riposo, perché la virtù è perpetua e instancabile; ed appunto per questo egli mai deve smettere, neppure di sabato. Dice infatti: Il Padre mio opera sempre ed anch'io opero 14. Parimenti Mosè considera tra le cose sacre e gradite a Dio la circoncisione della carne ed ordina che ogni membro maschile sia circonciso della carne del suo prepuzio; e spiega che questo è un segno necessario di quella alleanza che il suo Dio ha stabilito nei confronti di Abramo, e afferma che ogni maschio che non lo abbia avuto sarà eliminato dalla sua tribù e non parteciperà dell'eredità che è stata promessa ad Abramo e alla sua discendenza 15. E questo, dunque, i Giudei credevano fortemente su attestazione di Mosè; e pertanto non potevano aver fede in Cristo che annullava la validità di quelle parole e che inoltre affermava con certezza che diventava doppiamente figlio della Geenna colui che fosse stato circonciso 16. Parimenti Mosè fa una rapida distinzione delle carni da mangiare e tra pesci, uccelli e quadrupedi si pone come arbitro della misura di chi gozzoviglia; e ordina che alcuni animali siano mangiati come mondi, ma altri non siano neppure toccati, come immondi. Di essi vieta il porco e la lepre e quei pesci privi di squame o quei quadrupedi che non hanno l'unghia divisa da una fessura né ruminano 17. E queste cose, dunque, i Giudei credettero fermamente, sulla base di quanto scriveva Mosè: e perciò non potevano credere a Cristo che insegnava che non c'è distinzione nei cibi e che faceva allontanare i suoi discepoli da ogni cosa nell'intimo, tuttavia concedeva pubblicamente ai profani tutti i cibi possibili e affermava che non li contaminava niente di ciò che entrava nella bocca, poiché solo ciò che esce impudentemente dalla bocca contamina l'uomo 18. Non c'è nessuno che non sappia che Gesù stabiliva come dogma queste e molte altre cose contrarie a quelle dette da Mosè.
Chi credette a Mosè non poteva credere a Cristo, e viceversa.
7. Poiché sarebbe lungo scorrerle una per una ne illustrerò una per tutte, cioè che grandissimo è il numero di eresie cristiane e, cosa evidente, i Cattolici non si curano di osservare niente di ciò che scrive Mosè. Se questo non deriva da qualche errore ma dall'insegnamento vero di Cristo e dei suoi discepoli, è necessario ammettere senz'altro da parte vostra che Gesù e Mosè hanno insegnato cose reciprocamente contrarie: e perciò Cristo non fu creduto dai Giudei, perché volevano prestar fede a Mosè. Dove, dunque, non sarebbe falso che Gesù ha detto loro Se credeste a Mosè credereste anche a me 19 quando è molto evidente che essi non credettero maggiormente a Gesù per la ragione che credevano a Mosè; invece avrebbero potuto prestar fede a Cristo se avessero cessato di credere a Mosè? Tuttavia - come dissi - ti prego: spiegami dove Mosè ha scritto qualcosa riguardo a Cristo.
Richiesta di una prova ragionevole che Mosè scrisse di Cristo.
8. " Se sei cristiano, credi a Cristo quando dice che Mosè ha scritto riguardo a lui. Se non credi, non sei cristiano ". Non val nulla ed è sempre debole questa risposta di coloro che non hanno nessuna spiegazione. Quanto avresti fatto meglio, perciò, se l'avessi ammesso semplicemente? E tuttavia avresti potuto certamente dire questo a me che, sai, ritengo necessario credere a motivo dell'obbligo religioso per il quale servo Cristo. È lecito ancora chiedersi se questa sia una testimonianza di Cristo - tale da credersi assolutamente - oppure di colui che scrive, così da dover essere esaminata con sollecitudine. Se non crediamo alle menzogne, da questo lato non offendiamo Cristo, ma i falsari. Tuttavia in qualunque modo questo potrà essere messo davanti ai Cristiani; che cosa faremo, invece, riguardo a quelli di cui ti ho parlato, cioè il giudeo e il pagano, ai quali non possiamo dire: " Se sei cristiano, credi, se non credi non sei cristiano "? Per quanto, dire questo ad un cristiano non sarebbe neanche del tutto opportuno, dal momento che Cristo non ha respinto l'apostolo Tommaso che dubitava di lui; ma per curare le ferite del suo animo gli mostra le cicatrici del suo corpo. Non gli ha detto: " Se sei mio discepolo credi, se non credi non sei mio discepolo ". Di' questo a me che dubito non di Cristo ma se l'affermazione sia sua o se sia stata introdotta furtivamente. D'altra parte, dici, chiama beati quelli che non videro e credettero 20. Se ritieni che questo sia stato detto affinché crediamo ogni cosa senza riflessione e giudizio, sii tu più beato senza consapevolezza, io, per me, sarò contento di aver ascoltato beato con la facoltà di riflettere.
Ovunque Mosè parlò di Cristo, ma i Manichei si rifiutano di crederlo.
9. AGOSTINO. Astutamente, senza dubbio, se trovassi qualche profezia di Mosè su Cristo, ti dichiari pronto ad accoglierla come faresti con un pesce dal mare, rigettando l'acqua stessa da dove il pesce è preso. Ma poiché tutto ciò che Mosè ha scritto è su Cristo, cioè riguarda interamente Cristo, sia che lo preannunci con cose, fatti e parole figurati, sia che raccomandi la sua grazia e la sua gloria, tu che hai creduto al Cristo inventato e falso derivato dagli scritti di Manicheo non vuoi credere a Mosè come non vuoi mangiare il pesce. Ma, in verità, questo è importante: che attacchi ostilmente Mosè, mentre lodi in modo ingannevole un pesce. Se infatti non è nocivo mangiare un pesce del mare, come hai detto tu stesso, perché predicate che egli vi è nocivo, cosicché se non si presenta un'altra esca vi consumate per la fame prima di nutrirvi del pesce? Se ogni carne è immonda, come dite, e in ogni acqua e in ogni erba è contenuta quella misera vita del dio vostro, che deve essere purificata attraverso il vostro nutrimento, perché la tua detestabile superstizione ti costringe a gettare il pesce che hai lodato e a bere l'acqua del mare e a mangiare le spine che hai criticato? Quanto al fatto, poi, che hai anche paragonato il servo di Dio ai demoni 21, - affinché, se si potesse trovare qualcosa nei suoi libri che preannunci Cristo, anche costui sia trattato come si comportarono quelli, pur riconoscendolo -, egli non rigetta certo con sdegno l'insulto rivolto al suo Signore. Se infatti è stato chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i membri della sua famiglia? 22 Ma voi guardate da chi avete imparato queste cose, che sono certo più empi di quelli che insultarono il Signore a quel modo. Quelli infatti non credevano che egli fosse Cristo e perciò lo ritenevano menzognero: voi, invece, non ritenete vera se non la dottrina che osa predicare che Cristo è menzognero.
Non Mosè, ma i Manichei sono più vicini ai pagani.
10. Da dove nasce, poi, la tua impressione che la legge di Mosè non sia lontana dal paganesimo? Forse perché raccomanda il tempio, il sacrificio, l'altare, il sacerdote? Ma tutti questi nomi si trovano anche nel Nuovo Testamento. Dice: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere 23; e Se presenti la tua offerta sull'altare 24; e Va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro 25. Di cosa, poi, queste siano state le figure, in parte lo spiega il Signore stesso, quando paragona il tempio del suo corpo a quel tempio; in parte lo conosciamo attraverso la dottrina apostolica: Perché è santo il tempio di Dio, dice l'Apostolo, che siete voi 26; e Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio 27, ed altro di questo genere. Perciò tutto questo avvenne come esempio per noi 28, come egli stesso dice, e deve sempre essere richiamato alla memoria: perché non era offerto ai demoni ma all'unico vero Dio, che fece il cielo e la terra; non come ad uno bisognoso di tali offerte, ma a colui che distingueva i tempi e ordinava le cose presenti, attraverso le quali alludeva a quelle future. Voi, invece, che per traviare ed ingannare i cristiani ignoranti e imperfetti fingete di detestare il paganesimo, indicateci libri cristiani autorevoli nei quali sia comandato di venerare ed adorare il sole e la luna. Il vostro errore, piuttosto, è simile al paganesimo: dal momento che non venerate Cristo (ma non so cosa col nome di Cristo, che vi siete plasmati inventandolo) e adorate dèi visibili in questo cielo visibile ed innumerevoli altri falsi. Per quei fantasmi, sorta di vani e infondati simulacri, non avete fabbricato dei tempietti, ma avete fatto dei vostri cuori dei templi.
La diffusione e l'autorità del Vangelo garantiscono che si riferiscono a Cristo le parole di Mosè.
11. Pretendi da me che io mostri quali cose abbia scritto Mosè su Cristo. Già molte sono state indicate più sopra, ma chi potrebbe indicarle tutte? Soprattutto perché, se ne cito alcune, questo perverso sembra pronto o a tentare di capovolgerle in un altro significato, oppure a dire, se fosse schiacciato dall'evidenza di una verità troppo lampante, che egli le prende come un pesce delizioso dal mare salato; che perciò non è necessario che egli sia costretto a bere tutta la Scrittura di Mosè come l'acqua marina. Perciò ritengo sia sufficiente dimostrare, per questa opera, che proprio quelle cose che ha tratto dalla scrittura della legge ebraica per criticarle, si riferiscono all'annunzio di Cristo, se si comprendono nella maniera corretta. Da ciò apparirebbe sufficientemente che molto di più le altre, o proclamate subito o esaminate a fondo con diligenza ed esattezza, si riferiscono alla fede cristiana. Se l'avversario mette davanti quelle da deridere e da condannare, proprio con quelle sia vinto colui che deve essere condannato dalla verità cristiana. Perciò, o pieno di ogni falsità, quando il Signore dice nel Vangelo Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto 29, non c'è ragione che ti finga grandemente perplesso e sembri costretto da una delle due parti, o a dichiarare falso questo capitolo, o Gesù un bugiardo. Come infatti questo capitolo è vero, così anche Gesù è veritiero. Dice: " Mi è sembrato più giusto attribuire falsità agli scrittori piuttosto che una menzogna all'autore della verità ". Davvero credi Cristo autore della verità, tu che lo dichiari simulatore della carne, della morte, delle ferite, delle cicatrici? Mostrami da dove hai appreso che Cristo è l'autore della verità, se osi attribuire falsità a coloro che scrissero su di lui, l'autorità dei quali si è divulgata grazie ad un fresco ricordo raccomandato e reso durevole presso i posteri! Poiché non hai visto Cristo, né ha parlato con te come con gli apostoli, né ti ha chiamato dal cielo, come Saulo 30. Che cosa possiamo pensare di lui, che cosa possiamo credere se non ciò che attesta la Scrittura? D'altra parte se è bugiardo il Vangelo divulgato e noto a tutte le genti e collocato al colmo della sacralità dall'inizio della predicazione del nome di Cristo in tutte le Chiese, quale scritto si può tirar fuori, al quale si dovrebbe prestar fede a proposito di Cristo? Se la notizia tanto importante del Vangelo è messa in dubbio, quale scritto potrai tirar fuori che non potrebbe dichiarare inventato chi non vuol credere?
Mosè e i Profeti vennero con Cristo; ladri e briganti sono, invece, i falsi profeti manichei.
12. Poi soggiungi che tu stesso lo hai sentito dire che sono stati ladri e briganti tutti coloro che vennero prima di lui 31. Dove hai sentito che lo diceva, se non nel Vangelo? Ma se un altro sostiene che questo che credi dal Vangelo così da dire che è come se l'avessi udito dalla bocca del Signore è falso, e nega che Cristo lo abbia detto, dove andrai? cosa farai? non annuncerai l'autorità del Vangelo con tutte le forze? Misero! Lì dove hai appreso ciò che credi così da dire di averlo udito da Cristo stesso, c'è scritto ciò che non vuoi credere! Ecco, noi crediamo all'uno e all'altro, perché crediamo nel santo Evangelo dove sono state scritti entrambi: che Mosè ha scritto su Cristo e che tutti coloro che vennero prima di Cristo furono ladri e briganti. Che vennero prima di lui vuole che si intenda che non sono stati mandati. Infatti i mandati, come Mosè e i santi profeti, vennero con lui, non prima di lui, poiché non vollero precederlo con superbia, ma lo portarono umilmente, dato che parlava attraverso di loro. Voi invece, che interpretate così queste parole del Signore, secondo il vostro significato date a conoscere sufficientemente che non avete nessun profeta che abbia predetto la venuta di Cristo: perciò ve lo siete plasmato come avete voluto. Infatti se alcuni dei vostri - ai quali non si deve certo credere poiché li avete tirati fuori proprio voi -; tuttavia se alcuni - osate dire - hanno predetto che Cristo sarebbe venuto con falsa carne, avrebbe patito con una falsa morte, avrebbe mostrato false cicatrici ai discepoli dubbiosi: quanto sono da detestare e da evitare proprio per queste affermazioni e quanto non possono essere veritieri! Costoro ammettono Cristo sulla base di una menzogna. Per non dire - come avevo cominciato - che secondo quella vostra interpretazione furono ladri e briganti poiché vennero prima di Cristo quanti predicarono che sarebbe venuto in qualunque maniera. Inoltre, se quella interpretazione è vera, come si dice che prima di Cristo sono venuti quelli che non vollero venire con lui, cioè col Verbo di Dio, ma non avendoli mandati Dio raccontarono agli uomini le loro falsità, anche voi, sebbene nati in questo mondo dopo la passione e resurrezione di Cristo, siete ladri e briganti; poiché prima che egli vi illuminasse per predicare la sua verità, siete voluti venire prima di lui, per spargere la vostra falsità.
Il Signore consacrò molti testimoni che lo profetizzassero, tra cui Mosè. Occorre credere a tutte Scritture.
13. In quel luogo, poi, dove gli fu detto dai Giudei: Tu dài testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera 32, non è strano il tuo non aver notato che continuasse, parlando della profezia di Mosè su di sé: infatti non hai l'occhio della fede, con cui poter vedere. Ecco quello che rispose loro: In realtà nella vostra legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza 33: cos'altro rivela a chi intende giustamente, se non il numero di testimoni consacrato e raccomandato nella legge con spirito profetico, affinché anche così fosse preannunziata la futura rivelazione del Padre e del Figlio, lo Spirito dei quali è in quella inseparabile Trinità lo Spirito Santo? Perciò è stato scritto: Il fatto dovrà essere stabilito sulla parole di due o tre testimoni 34. In genere un solo testimone dice di solito il vero e più testimoni di solito mentono; all'inizio della fede delle genti si credette preferibilmente ad un solo apostolo che evangelizzava piuttosto che a popoli in errore dai quali egli stesso aveva subito la persecuzione. Pertanto non senza una ragione fu consacrato in qualche modo quel numero di testimoni; e con questo il Signore rispose; con quello stesso volle anche che si intendesse che Mosè aveva profetizzato di lui. O per caso cavillate perché non disse " nella legge di Dio ", ma nella vostra legge sta scritto? Dove chi non riconoscerebbe la consueta espressione delle Scritture? Disse, infatti, nella vostra legge 35, data a voi, come l'Apostolo dice " suo Vangelo ", perché attesta che egli l'ha ricevuto non da un uomo ma per mezzo della rivelazione di Gesù Cristo. O dite anche che Cristo ha negato di avere Dio come Padre ovunque non dice "Padre nostro " ma Padre vostro 36? Ora, poi, quella voce che hai ricordato, scesa giù dal cielo: Questi è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo 37, poiché non l'avete udita non credetele! Se però le credete perché la trovate nelle sacre Scritture, lì c'è anche questa cui non volete credere riguardo a Mosè che ha scritto di Cristo. Ve ne sono molte altre alle quali ugualmente non prestate fede: e non temete, o miseri, che un profano dica che questa voce non è risuonata affatto dal cielo! Come voi, contro il bene del genere umano, che è offerto a tutte le genti dall'autorità evangelica, argomentate anche a vostra rovina quando dite che non si deve credere alle parole di Cristo sul fatto che Mosè abbia scritto di lui " perché se avesse detto questo i Giudei non avrebbero potuto tacere senza che subito, giacché maligni e astuti, chiedessero cosa ritenesse scritto da Mosè su di sé ", così anche l'uomo mendace e perverso potrebbe dire: " Se dal cielo quella voce fosse risuonata, tutti i Giudei che l'avevano ascoltata avrebbero creduto "! Perché dunque non considerate, o pazzi, che come poté accadere che anche dopo quella voce celeste restò salda l'incredulità dei Giudei, così è potuto accadere che di fronte alle parole di Cristo non chiesero affatto che cosa Mosè avesse scritto di lui, temendo piuttosto, con maligna astuzia, di udire di che essere confutati?
Chi si professa cristiano deve credere che Mosè scrisse di Cristo.
14. Anche Fausto si accorge che questa argomentazione non solo è sacrilega rispetto alla santità evangelica, ma anche fiacca e debole; e concentra piuttosto tutta la sua attenzione - e dice di farsi valere di più - sul fatto che, pur avendo esaminato tutta la scrittura di Mosè, non vi ha trovato nessuna profezia su Cristo. Gli rispondo prontamente che non capisce; e se qualcuno chiedesse perché non capisce risponderò: perché legge con animo ostile, avverso; poiché non esamina per sapere, ma crede di sapere ciò che non sa. Questa presunzione di tronfia arroganza o chiude l'occhio del cuore, così da non vedere affatto; o lo distorce, cosicché vede in maniera perversa, e approva o disapprova una cosa per un'altra. Dice: " Insegnami che cos'è che mi è sfuggito per caso, leggendo, accennato nella Scrittura di Mosè su Dio e Signore nostro ". E qui prontamente potrei rispondere: tutto ti è sfuggito, poiché tutto egli ha scritto su Cristo. Ma poiché non possiamo discutere ed approfondire ogni punto, in quest'opera, se potrò con l'aiuto di Dio, per te manterrò quanto affermai precedentemente, per mostrarti che sono state scritte riguardo a Cristo quelle cose che scegli per criticarle. E chiedi persino che io non dica " come solitamente fanno gli ignoranti, che proprio questo debba essere sufficiente per credere: che Cristo ha detto che Mosè ha scritto di lui ". Se dico questo, non lo faccio da ignorante, ma da credente; ma che non valga a convincere un Gentile o un Giudeo anch'io lo ammetto. Però è adatto e validissimo contro di voi, che in qualche modo vi vantate del nome di cristiani; anche tu, pur avendo a lungo tergiversato, sei costretto ad ammetterlo, dicendo: "Non voglio infatti, ora, che ti dia pensiero per me. La mia professione mi ha obbligato a credere, così che non potrei non credere a colui che seguo; ma pensa di aver a che fare con un Giudeo, con un Gentile ". Con queste parole hai dichiarato che tu, intanto, con cui ho a che fare, poiché la tua professione ti ha obbligato a credere, sei sufficientemente convinto che Mosè scrisse di Cristo; poiché che Cristo abbia detto questo è scritto nel Vangelo, del quale non osi scuotere l'autorità tanto illustre e sacra. Giacché quando osi farlo indirettamente, stretto dalle angustie della tua difficoltà, vedendo poi quanta rovina ti sommerge quando ti viene detto che non c'è scrittura alla quale puoi pretendere si debba credere in merito ai fatti e ai detti di Cristo, se non il Vangelo, così santamente ed ampiamente noto; e temendo che, perduto il manto del nome cristiano, rimanga la vostra nuda vanità da coprire di sputi e da detestare, ferito, di nuovo tenti di riaverti e dici che ormai la tua professione ti ha obbligato a credere a queste parole del Vangelo. Così, intanto, prendo, ferisco, uccido te, con cui ora ho a che fare, cioè il tuo fallace errore, e ti costringo ad ammettere che Mosè scrisse su Cristo; poiché che Cristo l'abbia detto si legge nel Vangelo, cui la tua professione ti ha obbligato a credere. Se poi mi fosse necessario disputare con un Giudeo o con un Gentile, già sopra ho mostrato in quali modi, in base alle mie piccole forze, ritengo che sarebbe opportuno comportarsi.
Come possono essere simili anche cose di natura differente, così non è strano considerare simili Mosè e Cristo.
15. Né nego che siano state predette riguardo a Cristo le parole che hai scelto come se fossero facili da confutare, quando Dio dice a Mosè: Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te 38; né le tue onorevoli ed amabili antitesi, con le quali hai voluto quasi colorire e dipingere un discorso spregevole, in alcun modo mi distolgono da questa verità di fede. Confrontando infatti Cristo e Mosè, e desiderando dimostrarli non simili, affinché per questo sembri che non si deve intendere riferito a Cristo ciò che è stato scritto: Susciterò loro un profeta simile a te, hai posto di fronte a te molti contrari: il fatto che quello sia un uomo, questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello nato da un'unione, questi secondo noi da una vergine, secondo voi, invece, no; quello, offeso Dio, viene ucciso sul monte, questi, piacendo molto al Padre, soffre volontariamente. Come se, poi, quando qualcosa si dice simile si dovesse intendere simile in ogni parte ed in ogni modo; poiché non soltanto quelle cose che sono di un'unica e medesima natura si dicono simili fra loro -come due uomini gemelli o i figli rispetto ai genitori o tutti gli uomini rispetto a tutti gli uomini, in quanto sono uomini, sono assolutamente simili, cosa che anche negli altri animali è facilissimo considerare, o nelle piante, come un'oliva si dice simile ad un'oliva, un alloro ad un alloro -; ma anche di cose di natura differente si dicono che sono molto simili, come un olivo selvatico ed un olivo, la spelta e il grano. Parlo di cose ancora molto vicine e in relazione: infatti cosa è tanto distante dal Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose 39 quanto una bestia ed una pietra? E tuttavia nel Vangelo si legge: Ecco l'Agnello di Dio 40; e nell'Apostolo: E quella roccia era il Cristo 41; nessuno potrebbe dirlo giustamente se non ammettesse in qualche modo una similitudine fra loro. Che c'è dunque di strano se Cristo non ha disdegnato di diventare simile allo stesso Mosè, lui che si è fatto simile ad un agnello, e nella sua prefigurazione, per mezzo dello stesso Mosè, Dio prescrisse che fosse mangiato dal suo popolo, e il suo sangue fosse usato per la difesa della salvezza, e fosse chiamato Pasqua 42, cosa che nessuno si permette di negare come adempiuta ora in Cristo? Perciò dalle Scritture lo riconosco dissimile, dalle Scritture riconoscilo con me anche tu come simile; dissimile non in ciò per cui è simile, ma l'uno per una causa, questo per un'altra, purché tuttavia dimostri l'uno e l'altro. Cristo non è simile all'uomo perché Dio; è stato scritto infatti di lui che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli 43. E Cristo è simile all'uomo perché uomo; perché di lui parimenti è stato scritto: Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù 44. Cristo non è simile al peccatore perché sempre santo; e Cristo è simile al peccatore perché Dio mandò suo Figlio in una carne simile a quella del peccato affinché in merito al peccato condannasse il peccato nella carne 45. Cristo non è simile ad un uomo nato da un'unione, in quanto nacque da una vergine; ma è simile ad un uomo nato in quanto anch'egli nacque da una donna, alla quale fu detto: Colui che nascerà da te, sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio 46. All'uomo morto per il suo peccato Cristo non è simile, in quanto morì senza peccato e per suo proprio potere; ed ancora Cristo è simile ad un uomo morto in quanto anch'egli morì di una vera morte del corpo.
Anche la morte di Mosè fu una profezia di Cristo.
16. Non dovresti perciò screditare Mosè, servo di Dio, giacché hai detto che fu peccatore e che, offeso il suo Dio, fu ucciso sul monte 47. Aveva saputo, infatti, anch'egli gloriarsi nel Signore, per essere salvato da lui; come pure colui che dice Cristo Gesù è venuto in questo mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io 48. Mosè, infatti, è accusato dalla voce divina poiché la sua fede ha vacillato 49 alquanto nel far scaturire acqua da una pietra; questo può essere comune col peccato di Pietro, il quale in mezzo alle onde dubitò per una mancanza di fede simile 50. Ma lungi dal credere, da qui, che egli sia stato allontanato dall'eterna comunità dei santi, egli che con sant'Elia, come dice il Vangelo, meritò di assistere sul monte alla glorificazione del Signore 51. Infatti, come leggiamo negli antichi Libri, anche dopo il peccato stesso è evidente quanto grande sia il suo valore presso Dio. Ma che motivo ci sarebbe stato perché Dio parlasse della punizione del suo peccato mediante una tale morte? Poiché ho promesso di dimostrare che proprio quelle cose che hai scelto da criticare si riferiscono al preannuncio di Cristo, farò in modo di spiegare come posso, con l'aiuto di Dio, a chi intende rettamente, che anche ciò che hai criticato nella morte di Mosè fu una profezia su Cristo.
La morte di Mosè sul monte prefigura la grandezza e la fortezza di Cristo sulla croce.
17. Come infatti è consuetudine dei divini misteri nelle sacre Scritture che la medesima persona interpreti ora un ruolo ora un altro per significare qualcosa, allora Mosè rappresentava il popolo dei Giudei posto sotto la legge e nella predizione profetica lo adombrava. Come, dunque, Mosè, percuotendo la roccia con la verga dubitò della potenza di Dio, così quel popolo, che era tenuto sotto la legge data per mezzo di Mosè, affiggendo Cristo al legno della croce non credette che egli era Potenza di Dio. Ma come la roccia percossa grondò di acqua per gli assetati, così dalla piaga della passione del Signore fu generata la vita per i credenti. Riguardo a questa cosa, abbiamo, infatti, la chiarissima e fedelissima voce dell'Apostolo che dice, avendone parlato successivamente: E quella roccia era il Cristo 52. Dunque Dio ordina che questa disperazione della carne sulla divinità di Cristo svanisca davanti all'altezza dello stesso Cristo, quando ordina che la morte della carne di Mosè avvenga sul monte. Come infatti la roccia è Cristo, così anche il monte è Cristo: la roccia è umile fortezza, il monte elevata grandezza. Poiché come l'Apostolo dice: la roccia era Cristo, così il Signore stesso: Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte 53 (affermando senza dubbio che egli è il monte, mentre i suoi fedeli saldi nella gloria del suo nome la città). La prudenza della carne vive quando, come la roccia colpita, l'umiltà di Cristo è disprezzata sulla croce: perché Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei e stoltezza per i Gentili. E la prudenza della carne muore quando Cristo è riconosciuto eccelso come un monte prominente: infatti per quelli che sono stati chiamati, Giudei e Greci, Cristo è Potenza di Dio e Sapienza di Dio 54. Perciò Mosè salì sul monte, per essere ricevuto dallo spirito vivente una volta morta la carne. Fausto non vi era salito, cosicché proferiva calunnie carnali, morta la sua mente. Non ebbe paura forse Pietro, per la prudenza della carne, che la stessa pietra venisse colpita, quando al Signore che preannunciava la sua passione disse: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai? E il Signore non gli risparmiò questo peccato, avendogli replicato: Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! 55. E dove morì questa diffidenza carnale se non nella glorificazione di Cristo, come su un monte elevato? Senz'altro viveva quando Pietro lo rinnegò timidamente; e senz'altro era morta quando lo predicava senza paura. Questa viveva in Saulo, quando, detestando lo scandalo della croce, distruggeva la fede cristiana 56; e dove se non su quel monte era morta quando ormai Paolo diceva: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me 57?
È profeta chi preannuncia eventi futuri. Cristo lo fu quanto Mosè; Fausto lo creda!
18. Con cosa credi dunque, o eretica vanità, di poter convincere che non è stato predetto riguardo a Cristo: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te 58, dal momento che non puoi farlo partendo dalla dimostrazione che non è simile? Con altri motivi, infatti, noi lo mostriamo simile. Forse perché è stato detto profeta, lui che si è degnato sia di essere uomo che di predire così tanti eventi futuri? Per caso non è profeta un uomo che preannuncia eventi futuri oltre le congetture umane? Per cui anch' egli di se stesso dice: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria 59. Ma quanto a te, che hai ammesso poco fa di essere convinto, quando hai affermato che la tua professione ti ha obbligato a credere al Vangelo, me la vedrò; venga avanti di fronte al pubblico il Giudeo, che alza la cervice libera a suo danno dal giogo di Cristo e perciò pensa che ancora gli sia lecito dire: " Il vostro Cristo ha mentito; Mosè non scrisse niente su di lui ".
Il profeta promesso da Dio a Mosè come successore e guida nella terra promessa.
19. Mi dica quale profeta Dio ha promesso quando dice a Mosè: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te o simile a te 60. Molti, infatti, furono in seguito i profeti, ma volle che se ne intendesse soprattutto uno. Molto facilmente, credo, gli si presenterà come il successore di Mosè questi che condusse il popolo liberato dall'Egitto nella terra promessa. Pensando a lui forse riderà ancora di me che vado cercando di chi sia stato detto: Susciterò loro un profeta simile a te, dal momento che trovo scritto chi, morto Mosè, sia succeduto nel medesimo incarico di guidare e condurre il suo popolo. Dopo che avrà riso di me come di un ignorante (così, infatti, è descritto anche da Fausto), non cesserò di rivolgermi ancora a quest'uomo e di richiamarlo dalla tranquilla risata all'impegno di rispondere, chiedendo con insistenza perché allo stesso suo futuro successore (rispetto al quale non fu accettato per introdurre il popolo nella terra promessa, naturalmente perché non si credesse che la legge data per mezzo di Mosè - non per salvare ma per convincere il peccatore - introducesse nel regno dei cieli, bensì la grazia e la verità nata per mezzo di Gesù Cristo 61), chiederò dunque al Giudeo perché Mosè abbia cambiato il nome allo stesso suo futuro successore. Infatti era chiamato Osea e lo chiamò Gesù 62. Perché allora gli avrà dato questo nome, quando dalla convalle di Paran lo mandò innanzi verso la stessa terra nella quale il popolo stava per venire sotto la sua guida? Disse, infatti, il vero Gesù: quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me 63. Chiederò anche se il profeta non attesti questa allusione dicendo: Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paran 64, come se dicesse: " Dio santo verrà con il nome di colui che venne dall'Africa, da Paran ", cioè Gesù. Inoltre si intende che sia la stessa Parola di Dio a parlare quando promette questo successore di Mosè - per mezzo del quale il popolo venisse mandato nella terra promessa - chiamandolo con il nome di angelo. Così, infatti, si suole nominare nella Scrittura divina gli uomini che annunciano qualcosa; e dice: Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui 65. Che significa? Indaghi quelle Scritture non più il Manicheo ma proprio il Giudeo e veda se di qualche angelo Dio abbia detto: Il mio nome è in lui, se non di questi che promette come guida nella terra promessa. Poi chieda tra gli uomini quale successore di Mosè abbia fatto entrare il popolo: e scoprirà che fu Gesù, chiamato non con questo nome dall'inizio della sua vita, ma con un nome cambiato. Colui che disse dunque: Il mio nome è in lui si riferiva a Gesù, proprio il vero Gesù, capo e guida del popolo nell'eredità della vita eterna, secondo il Nuovo Testamento, del quale il Vecchio Testamento era la figura. Così, per quanto riguarda l'apparato profetico, non si poteva presentare né dire qualcosa di più riconoscibile, dal momento che si è arrivati fino all'espressione del nome.
Giosuè adombrava Gesù-Dio. I Gentili non possono non riconoscere come compiuta la profezia dei Libri sacri.
20. Resta che quel Giudeo, se vuole anche interiormente essere un Giudeo, non nella lettera ma nello spirito 66; se vuole essere considerato un vero israelita, nel quale non c'è falsità 67, si ricordi, nella figura, di quel Gesù morto che introdusse nella terra dei mortali, e riconosca nella verità il Gesù vivente, sotto la cui guida potrebbe entrare nella terra dei viventi. In questo modo, infatti, non si opporrà più ostilmente ad una così chiara profezia, ma reso mite dal ricordo di Gesù che introdusse nella terra promessa, ascolterà ormai proprio colui del quale quello portava il nome, mentre introduce in maniera più vera nella terra promessa e dice: Beati i miti perché erediteranno la terra 68. A questo proposito anche il Gentile, se non avesse un cuore troppo duro, o se fosse una di quelle pietre dalle quali Dio fa sorgere figli di Abramo 69, non dovrebbe forse meravigliarsi che nei Libri antichi della stessa gente dalla quale si ritiene sia nato Gesù sia stata scritta una profezia così evidente su di lui da esprimere anche il suo nome? E allo stesso tempo non dovrebbe forse notare che profetizzato era stato non un uomo qualsiasi come Gesù, ma senza dubbio Dio, perché Dio disse che il suo nome era in quell'uomo che, costituito per guidare e introdurre il popolo nel regno, con un cambiamento di nome, fu chiamato Gesù? E lo ha chiamò angelo per il fatto che veniva mandato con questo nuovo nome ad annunciare un messaggio grande e divino? Quale conoscitore anche superficiale di quella lingua potrebbe ignorare che in greco " nunzio" si dice angelo? Perciò qualsiasi Gentile, se non volesse essere perverso ed ostinato, non disprezzerebbe quei Libri perché sono ebrei, alla cui legge non è soggetto, ma stimerebbe assai i libri di qualsiasi gente, poiché vi rinverrebbe profezie scritte tanto tempo prima, che ai suoi tempi ormai riconoscerebbe compiute; e non disprezzerebbe lo stesso Gesù Cristo perché lo vedrebbe preannunziato nelle Scritture ebraiche, ma piuttosto riterrebbe che debba essere seguito e venerato con profonda ammirazione e devota fede chi meritò a tal punto di essere preannunciato e affidato a qualsiasi scrittura, prima di nascere tra gli uomini, attraverso lo svolgersi di tanti secoli, in parte con testimonianze piuttosto aperte, in parte con misteri e sotto forma di azioni simboliche e discorsi. In questo modo, a lui, partendo dai risultati già offerti dalla storia cristiana, la profezia dei Libri sarà dimostrata come vera; sulla base della profezia dei Libri, poi, Cristo sarà riconosciuto oggetto di culto. Che io sia ritenuto uno che racconta fantasie se non è accaduto così, se non accade così, se non si arriva da tutte le parti a quella fede in tutto il mondo con la lettura di questi stessi Libri!
Dio ha voluto che i Giudei, non credenti in Cristo, fossero depositari dei Libri che lo predicano.
21. Di conseguenza bisogna ridere e meravigliarsi della follia di costoro che (come se fosse impossibile) ci chiedono in che modo attraverso i Libri dei Giudei un Gentile voglia apprendere la fede cristiana: gli basta considerare che per una devozione ed una fama tanto grandi tutte le genti diventano discepole di questi Libri. Senza dubbio lo diventano più fortemente e più fermamente proprio per il fatto che dalle mani dei nemici sono tratte fuori testimonianze tanto importanti su Cristo; nelle quali le genti che credono non possono ritenere inventato nulla su di lui al momento, perché trovano Cristo in quei Libri ai quali da tanti secoli si conformano quelli che lo crocifissero e che coloro che ogni giorno lo bestemmiano considerano all'apice dell'autorità. Se infatti le profezie su Cristo fossero presentate da quelli che lo predicano, sarebbero ritenute inventate da loro: ora, però, chi predica presenta ciò che legge in pubblico chi bestemmia. Infatti, per una qualche utilità dei santi, il sommo Dio dispone la cecità degli empi e secondo l'equità del suo governo si serve opportunamente anche dei malvagi, al punto che quelli che vivono iniquamente per loro scelta, secondo il suo giudizio hanno avuto in assegnazione un ruolo giusto. Pertanto, affinché non si credesse che quelli che annunziavano Cristo ai popoli avessero inventato le testimonianze della profezia che Cristo sarebbe nato, che avrebbe fatto miracoli, avrebbe sofferto indegnamente, sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, avrebbe propagato il Vangelo della vita eterna fra tutte le genti, è stato tratto qualcosa di grande dall'infedeltà dei Giudei a nostro vantaggio, cosicché gli stessi che non accolgono nei cuori queste cose per sé, le hanno nei libri per noi. Né l'autorità di quei libri diminuisce per il fatto che non sono compresi dai Giudei; piuttosto è accresciuta, perché la loro stessa cecità vi è stata predetta. Ne deriva che attestano la verità maggiormente giacché non la comprendono, poiché quando non comprendono quei libri i quali hanno predetto che essi non avrebbero compreso, anche con questo mostrano che quelli sono veri.
Una maledizione profetica è annuncio di un sentire presago, non un'imprecazione.
22. C'è poi quel passo dalla cui ambiguità Fausto è ingannato: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita 70. Qualcuno potrebbe dire che queste parole possono essere interpretate altrimenti; ma che non possano essere riferite a Cristo né Fausto ha osato dirlo né certo qualcuno oserà, se non colui che avrà negato o che Cristo sia vita o che fu visto dai Giudei pendere sulla croce o che essi non gli credettero. Ma poiché egli stesso dice Io sono la vita 71 e poiché non c'è dubbio che fu visto pendere dai Giudei che non gli credettero, non vedo perché dovremmo dubitare che anche questo abbia scritto su Cristo colui del quale Cristo dice: Poiché di me egli ha scritto 72. Egualmente, se ciò che è stato scritto: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te, Fausto ha tentato di mostrare che non può essere applicato a Cristo, poiché Cristo non è come Mosè, e tuttavia è stato confutato in ogni argomento, che bisogno c'è di darsi pensiero per questa testimonianza? O almeno, come disse che Cristo non è simile a Mosè, confutando quella profezia, così pure per confutare questa dica che Cristo non è la vita, o che non pendette in croce alla vista dei Giudei che non gli credevano. Però, poiché non ha detto questo, né oggi nessuno di quelli oserebbe dirlo, non c'è alcun motivo per indugiare ad abbracciare questa profezia del suo servo sul Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. Ma certo questa è stata posta tra le altre maledizioni. Forse non è profezia, dal momento che anche le altre lo sono? O non è profezia su Cristo poiché quelle precedenti o seguenti che in quel passo formano il contesto non sembrano riferirsi a Cristo? Come se in realtà ci sia qualcosa di peggiore fra le maledizioni che colpirono i Giudei, per colpa della loro superba empietà, del vedere la loro Vita, cioè il Figlio di Dio, pendere dalla croce e non credere alla loro Vita. Perché le maledizioni, quando sono annunziate da una profezia non sono imprecazioni che riguardano un cattivo desiderio, ma annunci di un sentire presago. Infatti i cattivi desideri sono proibiti, perché si dice Benedite e non maledite 73. Invece gli annunci presaghi si trovano spesso nel discorso dei santi, come dice l'apostolo Paolo: Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere 74. Sembra che l'Apostolo, come se fosse adirato ed indignato, abbia maleaugurato questo: Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano! 75 Certamente se considerassi la persona che scrive capiresti maggiormente che egli ha benedetto con una elegantissima ambiguità. Perché ci sono degli eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli 76. Anche in queste parole Fausto avrebbe sentito questo sapore se avesse mostrato un palato pio per i cibi del Signore. Così, anche, risuonò forse per i Giudei quanto è stato detto: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita; di conseguenza non credettero che avrebbero vinto, vedendo la loro vita sospesa nell'incertezza tra le minacce e i complotti dei nemici. Ma il figlio del Vangelo, quando sente: Egli ha scritto di me, in questa stessa frase ambigua distingue che cosa i profeti gettino ai porci, che cosa indichino agli uomini: e immediatamente a lui viene in mente Cristo pendente sulla croce come Vita degli uomini ed i Giudei che non gli credono per il fatto che lo vedono pendere dalla croce. E certo prontamente qualcun altro avrebbe potuto dire che tra le altre maledizioni che in quel passo non servono a capire qualcosa di Cristo, si riferisce a Cristo soltanto questo che è stato scritto: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita. Perché sarebbe potuto accadere che tra i diversi tipi di maledizioni che erano predette profeticamente al popolo empio, fosse posta anche questa. Ma io e quanti con me considerano più attentamente quella frase evangelica del Signore, con la quale non disse: " Egli ha scritto anche di me " - perché si credesse che avesse scritto anche altre cose che non si riferiscono a Cristo -; ma disse: Egli ha scritto di me 77 - perché indagando a fondo tutto il proposito di quella scrittura avessimo cura solo di comprendere la grazia di Cristo -, riconosciamo che anche le altre maledizioni contenute in quel passo sono state profetizzate a motivo di Cristo. Ma se ora volessi dimostrarlo sarebbe troppo lungo.
Mosè nel profetizzare non era Caifa.
23. Lungi dal non riferirsi a Cristo questa citazione che Fausto ha ricordato, per il fatto che è stata collocata tra altre maledizioni! Cosicché neppure quelle altre hanno il giusto significato se non si riferiscono alla gloria di Cristo, con la quale si provvede al genere umano. Quanto più questa? Che se Mosè fosse stato tale da pronunciare questo con la bocca, pensando un'altra cosa nel cuore, direi più facilmente: ha profetizzato senza saperlo, anziché negare che sia stato profetizzato su Cristo quanto sento che fu detto al popolo giudeo: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita. Ed infatti Caifa non rifletteva su quanto fu interpretato dalle sue parole quando, perseguitando Cristo come nemico, disse che era meglio morisse un solo uomo anziché perisse l'intera nazione. Dove l'Evangelista aggiunse che questo non lo disse da se stesso, ma profetizzò essendo sommo sacerdote 78. Ma Mosè non era Caifa: perciò quanto disse al popolo ebreo: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita, non solo lo disse riferendosi a Cristo - e anche se avesse parlato inconsapevolmente, ciò che disse non si doveva riferire a nessun altro - ma lo fece consapevolmente. Era infatti un fedelissimo dispensatore del mistero profetico, cioè di quella unzione sacerdotale da cui riconosciamo il nome di Cristo; in virtù di questo mistero, sebbene uomo malvagio, Caifa poté profetizzare anche senza saperlo. Certamente in lui l'unzione profetica lo fece profetizzare: mentre la sua vita empia lo fece profetizzare inconsapevolmente. Pertanto con che faccia tosta si dice che Mosè non ha profetizzato su Cristo, se da lui ebbe inizio quella unzione onde il nome di Cristo si fece conoscere e anche il suo persecutore profetizzò su di lui pur non sapendolo?
Come un tempo i Sadducei, così i Maniche negano la resurrezione.
24. Sopra abbiamo parlato in modo sufficiente della maledizione di colui che pende sul legno. È abbastanza chiaro da molte delle cose dette, che Mosè non ha comandato contro Cristo di uccidere il profeta o il capo che volesse allontanare Israele dal suo Dio o infrangere qualcuno dei comandamenti; e a chi considera sempre più le parole e le azioni del Signore nostro Gesù Cristo, sempre più sarà chiaro che Cristo non volle allontanare nessuno di loro dal loro Dio. Il Dio che Mosè insegnò ad essi ad amare e servire, è certamente il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che il Signore Gesù Cristo menziona con la stessa raccomandazione, e con la sua autorità confuta l'errore dei Sadducei che negavano la resurrezione, quando dice: quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che Dio disse a proposito del roveto a Mosè: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora non è Dio dei morti, ma dei vivi: perché tutti vivono per Lui 79. Pertanto, con la medesima risposta con cui allora furono convinti i Sadducei, opportunamente, ora, vengono convinti i Manichei: seppure in un altro modo, tuttavia anch'essi negano la resurrezione. Parimenti, quando disse, lodando la fede del centurione: In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande, aggiunse: Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre 80. Se allora, e Fausto non può negarlo, Mosè raccomandò al popolo di Israele il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e Cristo, secondo queste ed altre testimonianze, senza dubbio raccomanda quello stesso Dio, questi non tentò di allontanare quel popolo dal suo Dio; però lo minacciò che sarebbe stato cacciato fuori nelle tenebre poiché vedeva che si era allontanato dal suo Dio, nel cui regno dice che siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe le genti chiamate da tutto il mondo, non per altro se non in quanto rimaste fedeli al Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. E di conseguenza l'Apostolo dice: E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti 81, affinché naturalmente fossero benedetti nel seme di Abramo quelli che imitavano la fede di Abramo. Perciò Cristo non voleva allontanare gli Israeliti dal loro Dio, ma piuttosto li accusava di essersi allontanati da lui. Poi, chi pensa che il Signore abbia infranto qualcuno di quei comandamenti che furono dati per mezzo di Mosè non è strano che lo faccia, come pure i Giudei: ma sbaglia, e in ciò sbagliarono anche i Giudei. Quando Fausto menziona quel comandamento che vuole si creda che il Signore abbia infranto, lì è necessario che mostriamo in che modo sbagli, come già sopra abbiamo mostrato, quando occorreva. Ora dico: se il Signore avesse infranto qualcuno di quei comandamenti non avrebbe accusato i Giudei di questo stesso comportamento: poiché a coloro che criticavano il fatto che i suoi discepoli mangiassero con le mani sporche e per questo trasgredivano non un comandamento di Dio ma le tradizioni degli antichi, disse: Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? Egli poi cita proprio un comandamento di Dio, che noi sappiamo essere stato dato per mezzo di Mosè. Di seguito disse: Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: " Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio ", non è più tenuto ad onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la Parola di Dio in nome della vostra tradizione 82. Da tutto questo vedete quante cose possiamo imparare: che egli non allontanò i Giudei dal loro Dio; e che non solo non infranse i suoi comandamenti, ma che rimproverò coloro dai quali fossero infranti; e codesti comandamenti non li inviò se non Dio stesso per mezzo di Mosè.
Il vero Cristo è quello annunciato da Mosè e dai santi del suo popolo.
25. Poiché crediamo che tutti gli scritti di Mosè si riferiscano alla presentazione di Cristo, non potendolo illustrare in quest'opera, abbiamo promesso di illustrarlo in quei passi che Fausto ha scelto da quegli scritti per confutali e criticarli; giustamente, quindi, dobbiamo mostrare che anche il comandamento di Mosè, secondo cui dovrebbe essere ucciso ogni profeta o capo che volesse allontanare gli Israeliti dal loro Dio, o che infrangesse qualcuno dei comandamenti, si riferisce alla preservazione della fede, che si apprende nella Chiesa di Cristo. Egli senza dubbio sapeva, a causa dello spirito di profezia e di Dio che gli parlava, che sarebbero sorti molti eretici, maestri di errori di tutti i tipi contro la dottrina di Cristo, i quali non predicavano quel Cristo che è il vero Cristo. È vero colui che fu preannunciato per mezzo delle profezie pronunziate per mezzo dello stesso Mosè e degli altri santi di quel popolo. Perciò Mosè comandava di mettere a morte chiunque volesse insegnare un altro Cristo. Che cos'altro, poi, fa la lingua cattolica, se non mettere a morte con la spada spirituale di entrambi i Testamenti, dalla lama due volte tagliente, tutti coloro che vogliono allontanarci dal nostro Dio o infrangere qualcuno dei comandamenti? Tra questi cade principalmente lo stesso Manicheo, quando è annientato dalla verità asserita dalle Legge e dai Profeti il suo errore di volerci allontanare dal nostro Dio, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che Cristo raccomanda; e di voler infrangere i comandamenti della legge, nelle figure dei quali riconosciamo che Cristo fu profetizzato.
È vero che Mosè ha scritto su Cristo o a motivo di Cristo.
26. Ora, poi, non so se definire quella espressione molto stupida o assai ingannatrice, dal momento che Fausto era intelligente; per cui ritengo maggiormente che abbia voluto gettare una nebbia addosso al lettore meno attento, piuttosto che pensare che non abbia compreso ciò che dico. Egli infatti dice che " se queste cose non sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ". Questa proposizione è vera, ma ne conseguiva che mostrasse sia che queste cose non sono state scritte su Cristo sia che non possono esserne mostrate delle altre. Però non ha fatto nulla di questo, poiché noi abbiamo mostrato sia come queste cose possano essere accolte in riferimento a Cristo, sia sopra ne abbiamo mostrate molte altre le quali non potrebbero avere significato se non riferite a Cristo. Non c'è dunque motivo perché tu, Fausto, concluda che niente fu scritto da Mosè riguardo a Cristo. Attento a cosa dici: " Se queste cose non sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ". Dici la verità. Perciò, dal momento che abbiamo sia mostrato che queste cose sono state scritte su Cristo o a motivo di Cristo, sia presentato molte altre, la tua argomentazione è piuttosto priva di valore. E, senza dubbio, almeno hai tentato di mostrare che questi passi da te ricordati - anche senza aver ottenuto niente - non sono stati scritti su Cristo. Quanto a ciò che hai concluso: " O ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ", avresti dovuto dimostrare che non potevamo avanzarne altre, prima di dedurre sicuro che non ce n'era nessuna. Ora poi, come se il tuo libretto avrebbe avuto ascoltatori sordi o lettori ciechi cosicché nessuno si accorgesse di cosa tralasciassi, ti sei affrettato a dire: " Se non ce ne fu nessuna, Cristo non poté sostenere ciò che non è in nessun luogo; così, se Cristo non ha asserito questo, è evidente che questo capitolo è falso ". Oh, l'uomo che pensa di parlare senza che un altro possa contraddirlo! Dov'è il tuo acume? O in una cattiva causa non potevi parlare altrimenti? Ma la cattiva causa ti ha costretto a dire cose senza fondamento! Nessuno ti costringe, in realtà, a sostenerla. E se infatti mostreremo altre cose? Giacché ce ne saranno alcune, non sarà assolutamente vero che non ce ne sarà nessuna. E se ce ne saranno alcune, Cristo poté asserire ciò che c'è. Così, se Cristo poté asserire questo, è certo che quel capitolo del Vangelo non è falso. Ritorna dunque alla tua affermazione, con la quale dicesti: " o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ", e riconosci che non hai spiegato che non ne avremmo mostrate altre! Vedi anche quante altre già sopra abbiamo mostrate ed osserva cosa se ne concluda: che naturalmente non è falso ciò che leggiamo nel Vangelo detto da Cristo: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto 83. E senza dubbio così straordinaria è l'autorità e così solida è la verità del Vangelo che anche se per l'ottusità della nostra intelligenza non vi trovassimo nulla scritto da Mosè su Cristo, dovremmo credere che non solo alcune, ma che tutte le cose che scrisse si riferiscono a Cristo, poiché non disse: " Egli scrisse anche di me ", ma Egli scrisse di me. Ora, poi, se anche si dovesse dubitare di questo capitolo del Vangelo - lungi da ciò! -, scoperte così tante testimonianze su Cristo nella scrittura di Mosè ogni dubbio sarebbe rimosso; e poiché non si deve dubitare di un capitolo del Vangelo, anche se quelle non fossero state scoperte, tuttavia si dovrebbe credere che ci siano.
Di contro all'opposizione dei Giudei, tutto il mondo crede sia a Mosè che a Cristo.
27. Ciò che aggiungi, " che fu diversa la dottrina di Cristo e di Mosè; e che perciò non sarebbe stato verosimile che se avessero creduto a Mosè avrebbero creduto anche a Cristo; anzi piuttosto la conseguenza era che se alcuni Giudei gli avessero creduto, altri necessariamente si sarebbero opposti ", senza dubbio non l'avresti detto se avessi alzato un po' l'occhio con cui osservi e avessi guardato il mondo senza un cieco spirito di contesa verso gli uomini dotti e indotti, Greci e barbari, sapienti e ignoranti, verso i quali l'Apostolo diceva 84 di essere in debito, credendo contemporaneamente in Cristo e in Mosè. Se dunque non era verosimile che i Giudei credessero ugualmente a Mosè e a Cristo, è molto meno verosimile che tutto il mondo creda ugualmente a Mosè e a Cristo. Ma poiché vediamo che tutte le genti credono ad entrambi e conservano con una fede robustissima e abbondantissima la profezia di quello in accordo col Vangelo di questi, non era chiamata ad una cosa impossibile questa unica gente quando le fu detto: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; e piuttosto ci si deve stupire e si deve alquanto fortemente biasimare l'ostinazione dei Giudei, i quali non fecero quanto, come vediamo, ha fatto tutto il mondo.
Il tempo di Cristo fu diverso da quello di Mosè, non la dottrina.
28. Ciò che dici riguardo al sabato, alla circoncisione della carne e alla differenza dei cibi, che uno fu l'insegnamento di Mosè e che un'altra cosa per mezzo di Cristo hanno imparato i Cristiani, già sopra abbiamo mostrato che, come dice l'Apostolo, ciò avvenne come esempio per noi 85. La differenza, dunque, non è nella dottrina ma nel tempo. Uno era infatti quello in cui era necessario preannunziare queste cose attraverso profezie dal senso figurato; ed un altro è quello in cui è necessario che queste siano compiute grazie ad un'aperta e dichiarata verità. Ma cosa c'è di strano se i Giudei, interpretando il sabato in un senso carnale, si opposero a Cristo che ormai lo introduceva in senso spirituale? Rispondi all'Apostolo, se puoi, che attesta che il riposo di quel giorno è ombra delle cose future 86. Ma se quelli si opposero a Cristo, non comprendendo il vero sabato, a lui non opponetevi voi, e imparate la vera innocenza. Infatti proprio in quel passo, dove soprattutto si crede che Gesù abolisse il sabato, quando i suoi discepoli passando per un campo ed essendo affamati volevano le spighe e le mangiarono, li dichiarò innocenti, rispondendo ai Giudei: Se aveste compreso che cosa significa "Misericordia io voglio e non sacrificio ", non avreste condannato individui senza colpa! 87 Infatti avrebbero dovuto aver piuttosto compassione dei discepoli affamati, poiché agirono spinti dalla fame. Da voi, invece, chiunque abbia strappato le spighe, è ritenuto un omicida non secondo l'insegnamento di Cristo, che chiama questa innocenza, ma secondo l'insegnamento dei Manichei. O per caso gli apostoli dimostrarono misericordia nei confronti di quelle stesse spighe, cosicché, quindi, mangiando le membra di dio, le purificarono, come andate raccontando? Voi allora, che non fate questo, siete crudeli. Ma evidentemente Fausto ammette l'abolizione del sabato poiché sa che la potenza di Dio opera sempre e instancabilmente. Dicano questo quanti riconoscono che Dio fa tutti i tempi senza una volontà temporanea. Questo è difficile da far quadrare per voi, che affermate che il riposo del vostro dio fu interrotto dalla ribellione della stirpe delle tenebre e disturbato da un improvviso attacco dei nemici. O forse, prevedendo fin dall'eternità che sarebbe accaduto questo, non ebbe mai requie perché non fu mai sicuro, lui che pensava che avrebbe condotto una guerra tanto atroce con grandissima rovina e danno dei suoi membri?
Significato della circoncisione, della mortalità della carne, della morte e resurrezione di Cristo.
29. Quanto all'altro sabato, che da ignoranti e da empi deridete, se non avesse senso tra le profezie che sono state scritte su Cristo, Cristo non gli avrebbe dato questa testimonianza: quando soffrì volontariamente, come tu stesso hai affermato in sua lode, e perciò poté decidere i tempi della sua passione e resurrezione, agì con lo scopo che il suo corpo riposasse da tutti i suoi lavori nella sepoltura di sabato; risorgendo il terzo giorno, che chiamiamo giorno del Signore, che è l'ottavo dopo il sabato, dimostrò che anche la circoncisione dell'ottavo giorno serviva a profetizzarlo. Che cosa significa, infatti, la circoncisione della carne? Che cosa, se non l'eliminazione della mortalità, che deriva dalla generazione carnale? Per questo l'Apostolo disse: Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e Potestà, trionfando con fiducia su di essi in se stesso 88. Infatti quando dice che si è spogliato della carne, in quel punto interpretiamo la carne come la mortalità della carne, in considerazione della quale propriamente questo corpo è chiamato carne. La mortalità propriamente è stata chiamata carne perché non vi sarà più nell'immortalità della resurrezione; perciò è stato scritto: La carne e il sangue non erediteranno il regno di Dio. Riguardo a queste parole siete soliti calunniare la nostra fede, con la quale crediamo nella futura resurrezione di questo corpo, che già ha avuto un precedente nel Signore stesso, mentre nascondete le parole seguenti, con le quali apertamente l'Apostolo spiega che cosa dice. Volendo infatti mostrare che cosa significasse 'carne' in quel punto, subito dopo aggiunge: e né la corruzione erediterà l'incorruttibilità 89. Infatti questo corpo, che a causa della mortalità propriamente è chiamato carne, viene mutato nella resurrezione, così da non essere più corruttibile e mortale. Perché non si pensi che ciò viene detto per nostra supposizione, esaminate le sue parole seguenti: Ecco, dice, io vi annunzio un mistero: tutti, certo, risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità 90. Dunque per rivestirsi dell'immortalità si spoglia della mortalità: questo è il mistero della circoncisione, che si ordinò avvenisse nell'ottavo giorno 91, e in esso, il giorno del Signore dopo il sabato, già è stata adempiuta realmente dal Signore. Perciò si dice: Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e Potestà 92. Infatti attraverso questa mortalità invidiose diaboliche potestà ci dominavano: si dice che Cristo abbia dato loro un esempio poiché in lui stesso, nostro Capo, offrì un esempio. Esso, in tutto il suo corpo, cioè la Chiesa che deve essere liberata dal potere del diavolo, si realizzerà completamente nell'ultima resurrezione: questa è la nostra fede. E poiché, come Paolo ricorda la testimonianza profetica: Il giusto vivrà mediante la fede 93, questa è la nostra giustificazione. Anche i pagani credono che Cristo certamente morì: ma che Cristo sia risorto è fede propria dei Cristiani. Poiché se confesserai con la tua bocca, dice l'Apostolo, che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo 94. Poiché dunque siamo giustificati da questa fede nella resurrezione, si riferisce a Cristo anche quel versetto dell'Apostolo: È stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione 95. E poiché questa resurrezione, che ci giustifica se le crediamo, era prefigurata da quella circoncisione dell'ottavo giorno, di Abramo stesso, al quale per la prima volta fu trasmessa, dice l'Apostolo: E ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia derivante dalla fede 96. Quindi anche questa circoncisione fu scritta da Mosè tra le altre figure profetiche riguardanti Cristo; su di lui Cristo stesso dice: Di me, infatti, egli scrisse 97. Ciò che poi il Signore dice: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi 98, lo disse non perché è circonciso, ma perché imita la loro condotta, che vieta ai suoi discepoli di imitare dicendo: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi ed i farisei. Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno 99. Nelle quali parole del Signore dovete badare ad entrambe le cose: a quanto onore venga conferito alla dottrina di Mosè, sulla cattedra del quale anche uomini cattivi, sedendovi, erano costretti ad insegnare buone cose; e alla ragione per cui il proselito diventasse figlio della Geenna. Non certo perché ascoltava le parole della legge dai farisei, ma perché seguiva le loro azioni. Allora potrebbe essere detto ad un proselito circonciso quanto dice Paolo: La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge 100. Poiché egli, invece, imitava i farisei nel non osservare la legge diventava figlio della Geenna; ed il doppio di loro, per quanto penso, perché trascurava di compiere ciò che volontariamente aveva intrapreso, sebbene non fosse nato da giudei ma volontariamente diventato giudeo.
Le carni monde e immonde prefiguravano gli appartenenti o meno alla Chiesa.
30. Che cosa hai voluto dire, in maniera ingiuriosa e senza rispetto, quando hai parlato di Mosè che siede e discute alla maniera di un mangione ed ordina che alcune cose siano mangiate come monde, ma che altre, come immonde, non siano neppure toccate? dal momento che è più tipico di un mangione non fare nessuna distinzione; oppure, se la fa, di scegliere i cibi più gradevoli. O dici questo perché agli ingenui sembri che si debba quasi ammirare la tua continenza a partire dagli inizi dell'adolescenza, come di uno che non sa o ha ormai dimenticato quanto più gradevole sia il sapore della carne di maiale rispetto a quella di castrato? Ma poiché anche quelle cose Mosè scrisse di Cristo nelle sue figure profetiche, attribuendo alle carni degli animali il significato di uomini, o da incorporare al corpo di Cristo, che è la Chiesa, o da rigettare, ha raffigurato anche voi tra gli immondi, che non vi incontrate con la fede cattolica perché non ruminate la parola della sapienza e non considerate due i Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, non distinguendoli concordemente come un'unghia doppia. Chi poi potrebbe sopportare che non ti vergogni di andar dietro all'erronea opinione del vostro Adimanto?
Contro l'erronea opinione di Fausto che le carni contaminino l'uomo.
31. E dici anche: " Cristo ha insegnato che fra i cibi non c'è differenza, così da tenere del tutto lontana la carne dai suoi discepoli, e concedere pubblicamente, invece, ai pagani tutto ciò che potesse essere mangiato "; e ancora " che ha dichiarato che non li contamina nulla di ciò che entra nella bocca, perché quelle cose che escono impudentemente dalla bocca sono le sole che contaminano l'uomo ". Queste tue parole sono comunicate ed espresse con una falsità tanto più impudente quanto più evidente. Primo, perché secondo l'insegnamento di Cristo se contaminano l'uomo solo quelle cose che, perverse, escono dalla bocca, perché non quelle sole contaminarono anche i discepoli di Cristo, così da non rendere necessario che ad essi fossero proibite le carni come se immonde? Forse che i profani non sono contaminati da queste cose che entrano nella bocca, ma da queste che ne escono? In questo caso sono più protetti dei santi contro l'impurità, se possono contaminare i santi sia quelle cose che entrano sia quelle che escono. Ma vorrei che costoro mi dicessero che cosa mangiava e beveva Cristo, che in confronto a Giovanni che non mangiava e non beveva disse che egli mangiava e beveva. Accusando infatti la perversità degli uomini che andavano alla ricerca di calunnie su entrambi dice: È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: ha un demonio. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori 101. E di Giovanni conosciamo senza dubbio cosa mangiava e beveva: infatti non è stato detto che non bevesse affatto, ma che non beveva vino né bevande inebrianti 102: dunque beveva acqua. Poi non è vero che non si cibasse di nulla, bensì di locuste e miele selvatico 103. Pertanto per quale motivo si è detto che non mangiava né beveva, se non perché non faceva uso di quel cibo del quale fanno uso i Giudei? Pertanto se il Signore non si fosse servito di questo cibo non si sarebbe detto di lui, confrontandolo con Giovanni, che mangiava e beveva. Lo si dice forse perché si nutriva di pane e di ortaggi, dei quali Giovanni non si nutriva? Sarebbe strano se si dicesse che non mangiava chi si nutrì di miele e locuste; e si dicesse che mangiava chi si limitò a pane ed ortaggi. Ma riguardo ai cibi supponiamo qualsiasi cosa volete; certamente, però, uno non potrebbe essere chiamato beone a meno che non bevesse vino. Perché dunque ritenete immondo anche questo? E non proibite di toccare queste cose per la continenza e la disciplina del corpo che deve essere sottomesso, ma perché sono immonde? Infatti affermate che quelle sono velenosa sozzura della stirpe delle tenebre, al contrario di quanto dice l'Apostolo: Tutto è puro per i puri 104. Ecco chi osa dire che Cristo, maestro dell'indifferenza dei cibi, ha tuttavia proibito ai suoi discepoli quanto loro stessi ritengono immondo! Mostrate, falsi e maligni, dove ha allontanato questi cibi dai suoi discepoli! Ma tuttavia per la provvidenza di Dio giusto siete così ciechi che ci fate ricordare anche i mezzi con cui poter essere confutati. Infatti subirò una violenza da parte del mio animo se non inserirò, per esaminarlo, proprio tutto il capitolo del Vangelo che costui ha voluto usare contro Mosè; così da vedere lì quanto sia falso ciò che Adimanto prima, ora Fausto, hanno detto: cioè che il Signore Gesù ha allontanato dai suoi discepoli le carni da mangiare, che ha concesso al popolo pagano. Precisamente dopo che Cristo ebbe risposto a coloro che trovavano da ridire sul fatto che mangiassero con mani non lavate, così seguita il Vangelo: Poi riunita la folla disse: " Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo! ".Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: " Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole 105? ". Qui sicuramente, spinto dai discepoli, avrebbe dovuto dare loro espressamente indicazione di astenersi da tutte le carni, come vogliono questi, affinché quanto disse sopra: Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, sembrasse averlo detto alla moltitudine. Prosegua dunque l'evangelista, e dica cosa poi certamente il Signore abbia risposto non alla moltitudine, ma ai suoi discepoli. Ed egli rispose: " Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso 106! ". La ragione senz'altro era che volendo accampare le loro tradizioni non capivano i comandamenti di Dio. Ma i discepoli non avevano chiesto ancora al Maestro in che modo dovessero intendere ciò che aveva detto alla moltitudine. Ecco, accade anche questo; poiché l'evangelista continua e dice: Pietro allora gli disse: " Spiegaci questa parabola " 107. Da qui capiamo che Pietro pensò che quando il Signore disse Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, non parlasse in senso proprio né chiaramente, ma che, come al solito, avesse voluto segnalare qualcosa per mezzo di un'oscura parabola. Vediamo, allora, se poi quando i discepoli lo interrogarono più in disparte, abbia detto questo che vogliono i Manichei, che sono immonde tutte le carni e che essi non devono toccarne alcuna. Invece li rimprovera poiché non hanno ancora capito il suo linguaggio chiaro e ritengono una parabola ciò che è stato detto in senso proprio. Così infatti seguita: Ed egli rispose: " Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo " 108.
Conclusioni.
32. Ora, senza dubbio, la falsità, resa evidente, svanisce confutata; certo ora è chiaro che il Signore non ha insegnato una cosa alla folla riguardo a questo argomento e un'altra in disparte ai discepoli. Senza dubbio si scopre che sono piuttosto i Manichei mendaci e fallaci, non Mosè, non Cristo, non la dottrina dell'uno e dell'altro Testamento, in uno presentata con figure, nell'altro rivelata; in uno profetizzata, nell'altro adempiuta. Come, dunque, possono ritenere che i Cattolici non osservano nessuna di quelle cose che Mosè scrisse, quando le osservano proprio tutte, non più nelle figure, ma in ciò che quelle figure preannunziarono con il loro significato? Infatti non sarebbe giusto dire che un lettore non osserva la Scrittura, se il tempo della composizione e quello della lettura fossero diversi, perché egli non ha formato quelle lettere: essendo state per lui figure di suoni, poi li ha emessi senza essersi occupato tuttavia della formazione di quelle figure, ma è stato avvertito dal loro esame. Perciò, allora, i Giudei non credevano a Cristo: poiché non osservavano neppure quei precetti di Mosè non esposti con figure, ma chiari. Così Cristo dice loro:Pagate la decima della menta e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la misericordia e la giustizia. Filtrate il moscerino e ingoiate il cammello. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle 109. Così disse anche che con le loro tradizioni insegnavano il modo di indebolire il comandamento di Dio di onorare i genitori: per questa superbia e iniquità meritarono di essere resi ciechi, cosicché non poterono capire le altre cose. Poiché ciò che capivano non lo consideravano, comportandosi empiamente.
Esortazione finale: Fausto creda alla carne di Cristo come Tommaso davanti alle sue cicatrici!
33. Non vedi che non potrei dirti " se sei cristiano credi a Cristo quando dice che Mosè ha scritto di lui, perché se non credi non sei cristiano "? Certamente appare l'opinione che hai di te stesso, se chiedi di essere informato su Cristo come uno dei Gentili o un Giudeo; ed io, tuttavia, non mi sono sottratto a questo e, per quanto ho potuto, ti ho chiuso ogni adito ad errori. Né ho lasciato aperto quell'abisso dove, ciechi, fate entrare, dicendo che ci sono falsità nel Vangelo, se la vostra eresia non ha trovato qualche uscita; affinché non vi rimanga che poter tornare a credere a Cristo, dove non vi si possa parare davanti questa voce pestilenziale. Anzi desideri ricevere ammaestramento come il cristiano Tommaso, che Cristo " non disprezzò perché dubitava di lui, ma per curare le ferite della sua anima mostrò le cicatrici del suo corpo ". Queste sono parole tue. È bene che tu richieda di essere ammaestrato in questo modo. Quanto temevo, infatti, che sostenessi con tutte le tue forze che anche questo passo del Vangelo fosse falso! Credi dunque alle cicatrici di Cristo! Perché se quelle erano vere, vere erano state anche le ferite. Non sarebbero state vere se non avesse potuto averle carne vera: questa verità scardina tutto il vostro errore. D'altra parte se Cristo mostrò false cicatrici al discepolo dubbioso, da un lato chiami ingannatore un maestro tale, dall'altro desideri essere ingannato da un maestro tale. Ma poiché non c'è nessuno che voglia essere ingannato, mentre molti desiderano ingannare, mi accorgo che tu preferisci, per così dire, insegnare ingannevolmente con l'esempio di Cristo che imparare ingannevolmente con l'esempio di Tommaso. Se, allora, credi che Cristo ingannasse colui che dubitava con cicatrici false, chi vorrebbe crederti un maestro e non piuttosto guardarsi bene da un impostore? Ma se quel discepolo toccò le vere cicatrici di Cristo, sei costretto ad ammettere che vera era anche la carne di Cristo. Non resterai manicheo se credi così come Tommaso; rimarrai invece incredulo se non credi come Tommaso 110.
Note:
1 - Gv 5, 46.
2 - Cf. Mt 8, 29.
3 - Cf. Gv 10, 8.
4 - Cf. Gv 8, 13. 17-18.
5 - Mt 3, 17; Lc 9, 35.
6 - Dt 18, 15. 18.
7 - Cf. Dt 34, 5.
8 - Cf. Gv 10, 18.
9 - Dt 28, 66.
10 - Dt 21, 23.
11 - Cf. Dt 13, 5.
12 - Gv 5, 46.
13 - Cf. Es 20, 8-11; 31, 13-17.
14 - Gv 5, 17; 9, 4.
15 - Gn 17, 9-14.
16 - Cf. Mt 23, 15.
17 - Cf. Dt 14 14, 3-20.
18 - Cf. Mt 15, 11-20.
19 - Gv 5, 46.
20 - Cf. Gv 20, 27. 29.
21 - Cf. Mt 8, 29.
22 - Cf. Mt 10, 25.
23 - Gv 2, 19.
24 - Mt 5, 24.
25 - Mt 8, 4.
26 - 1 Cor 3, 17.
27 - Rm 12, 1.
28 - 1 Cor 10, 6.
29 - Gv 5, 46.
30 - Cf. At 9, 3-7.
31 - Cf. Gv 10, 8.
32 - Gv 8, 13.
33 - Gv 8, 17-18.
34 - Dt 19, 15.
35 - 2 Tm 2, 8; Gal 1, 11-12.
36 - Mt 6, 26. 32.
37 - Mt 3, 17; 17, 5.
38 - Dt 18, 15. 18.
39 - Cf. Gv 1, 3.
40 - Cf. Gv 1, 29.
41 - 1 Cor 10, 4.
42 - Cf. Es 12.
43 - Rm 9, 5.
44 - 1 Tm 2, 5.
45 - Cf. Rm 8, 3.
46 - Lc 1, 35.
47 - Cf. Dt 34, 5.
48 - 1 Tm 1, 15.
49 - Nm 20, 10-12.
50 - Cf. Mt 14, 30-31.
51 - Cf. Mt 17, 1-5.
52 - 1 Cor 10, 4.
53 - Mt 5, 14.
54 - Cf. 1 Cor 1, 23-24.
55 - Mt 16, 22-23.
56 - Cf. At 8, 3.
57 - Gal 2, 20.
58 - Dt 18, 18.
59 - Mt 13, 57.
60 - Dt 18, 18.
61 - Cf. Gv 1, 17.
62 - Cf. Nm 13, 9; 14, 6.
63 - Gv 14, 3.
64 - 3, 3.
65 - Es 23, 20-21.
66 - Cf. Rm 2, 29.
67 - Cf. Gv 1, 47.
68 - Mt 5, 4.
69 - Cf. Mt 3, 9.
70 - Dt 28, 66.
71 - Gv 14, 6.
72 - Gv 5, 47.
73 - Rm 12, 14.
74 - 2 Tm 4, 14.
75 - Gal 5, 12.
76 - Mt 19, 12.
77 - Gv 5, 46.
78 - Cf. Gv 11, 49-51.
79 - Mt 22, 31-32; Lc 20, 37-38.
80 - Mt 8, 10-12.
81 - Gal 3, 8.
82 - Mt 15, 3-6.
83 - Gv 5, 46.
84 - Cf. Rm 1, 14.
85 - 1 Cor 10, 6.
86 - Cf. Col 2, 16-17.
87 - Mt 12, 7.
88 - Col 2, 15.
89 - 1 Cor 15, 50.
90 - 1 Cor 15, 51-53.
91 - Cf. Gn 17, 12.
92 - Col 2, 15.
93 - Rm 1, 17; 2, 4.
94 - Rm 10, 9.
95 - Rm 4, 25.
96 - Rm 4, 11.
97 - Gv 5, 46.
98 - Mt 23, 15.
99 - Mt 23, 2-3.
100 - Rm 2, 25.
101 - Mt 11, 18-19.
102 - Cf. Lc 1, 15.
103 - Cf. Mt 3, 4.
104 - Tt 1, 15.
105 - Mt 15, 10-20.
106 - Mt 15, 13-14.
107 - Mt 15, 15.
108 - Mt 15, 16-20.
109 - Mt 23, 23-24.
110 - Cf. Gv 20, 27-28.
Capitolo L: Chi è nella desolazione deve mettersi nelle mani di Dio
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Signore Dio, Padre santo, che tu sia, ora e sempre, benedetto, perché come tu vuoi così è stato fatto, e quello che fai è buono. Che in te si allieti il tuo servo, non in se stesso o in alcunché d'altro. Tu solo sei letizia vera; tu la mia speranza e il mio premio; tu, o Signore, la mia gioia e la mia gloria. Che cosa ha il tuo servo , se non quello che, pur senza suo merito, ha ricevuto da te? Quello che hai dato e hai fatto a me, tutto è tuo. "Povero io sono, e tribolato, fin dagli anni della mia giovinezza" (Sal 87,16); talvolta l'anima mia è triste fino alle lacrime, talvolta si turba in se stessa sotto l'incombere delle passioni. Desidero il gaudio della pace; domando la pace dei tuoi figli, da te nutriti nello splendore della consolazione. Se tu doni questa pace, se tu infondi questa santa letizia, l'anima del tuo servo sarà tutta un canto nel dar lode a te, devotamente. Se, invece, tu ti ritrai, come fai talvolta, il tuo servo non potrà percorrere lesto la "via dei tuoi comandamenti" (Sal 118,32). Di più, gli si piegheranno le ginocchia, fino a toccargli il petto; per lui non sarà più come prima, ieri o ier l'altro, quando il tuo lume gli splendeva sul capo e l'ombra delle tue ali lo proteggeva dall'irrompere delle tentazioni.
2. Padre giusto e degno di perpetua lode, giunga l'ora in cui il tuo servo deve essere provato. Padre degno di amore, è giusto che in questo momento il tuo servo patisca un poco per te. Padre degno di eterna venerazione, giunge l'ora, che da sempre sapevi sarebbe venuta, l'ora in cui il tuo servo - pur se interiormente sempre vivo in te - deve essere sopraffatto da cose esteriori, vilipeso anche ed umiliato, scomparendo dinanzi agli uomini , afflitto dalle passioni e dalla tiepidezza; e ciò per risorgere di nuovo con te, in una aurora di nuova luce, nello splendore dei cieli. Padre santo, così hai disposto, così hai voluto; e come hai voluto è stato fatto. Giacché questo è il dono che tu fai all'amico tuo, di patire e di essere tribolato in questo mondo, per amor tuo; e ciò quante volte e da chiunque permetterai che sia fatto. Nulla accade quaggiù senza che tu lo abbia provvidenzialmente disposto, e senza una ragione. "Cosa buona è per me, che tu mi abbia umiliato, per farmi conoscere la tua giustizia" (Sal 118,71) e per far sì che io abbandoni ogni orgoglio interiore e ogni temerarietà. Cosa per me vantaggiosa, che la vergogna abbia ricoperto il mio volto, così che, per essere consolato, io abbia a cercare te, piuttosto che gli uomini. In tal modo imparo a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale tu colpisci il giusto insieme con l'empio, ma sempre con imparziale giustizia. Siano rese grazie a te, che non sei stato indulgente verso i miei peccati e mi hai invece scorticato con duri colpi, infliggendomi dolori e dandomi angustie, esterne ed interiori. Nessuno, tra tutti coloro che stanno sotto il cielo, quaggiù, mi può dare consolazione; tu solo lo puoi, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che colpisci e risani, "cacci all'inferno e da esso ritogli" (Tb 13,2). La rigida tua regola stia sopra di me; essa mi ammaestrerà.
3. Padre diletto, ecco, io sono nelle tue mani; mi curvo sotto la verga, che mi corregge. Percuotimi il dorso e il collo, affinché io indirizzi la mia vita tortuosa secondo la tua volontà. Come tu suoli, e con giustizia, fa' di me un devoto e umile discepolo, pronto a camminare a ogni tuo cenno. A te affido me stesso, e tutto ciò che è mio, per la necessaria correzione. E' preferibile essere aspramente rimproverato quaggiù, che nella vita futura. Tu conosci tutte le cose, nel loro insieme e una per una; nulla rimane a te nascosto dell'animo umano. Tu conosci le cose che devono venire, prima che esse siano, e non hai bisogno che alcuno ti indichi o ti rammenti quello che accade su questa terra. Tu conosci ciò che mi aiuta a progredire, e sai quanto giova la tribolazione per togliere la ruggine dei vizi. Fa' di me quello che ti piace, e che io, appunto, desidero; e non voler giudicare severamente la mia vita di peccato, che nessuno conosce più perfettamente e chiaramente di te. Fa' che io comprenda ciò che è da comprendere; che io ami ciò che è da amare; fa' che io approvi ciò che sommamente piace a te; che io apprezzi ciò che a te pare prezioso; fa' che io disprezzi ciò che è abietto ai tuoi occhi. Non permettere che io giudichi "secondo la veduta degli occhi materiali; che io non mi pronunzi secondo quel che si sente dire" da gente profana (Is 11,3). Fa' che io, invece, discerna le cose esteriori e le cose spirituali in spirito di verità; fa' che, sopra ogni cosa, io vada sempre ricercando il tuo volere. Se il giudizio umano, basato sui sensi, sovente trae in inganno, si ingannano anche coloro che sono attaccati alle cose del mondo, amando soltanto le cose visibili. Forse che uno è migliore perché è considerato qualcosa di più, nel giudizio di un altro? Quando questi lo esalta, è un uomo fallace che inganna un uomo fallace, un essere vano che inganna un essere vano, un cieco che inganna un cieco, un miserabile che inganna un miserabile; quando lo elogia a vuoto, realmente lo fa vergognare ancor più. Invero, secondo il detto dell'umile san Francesco, quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.
AVVICINATI ALLA MIA CROCE A.N.A. 65 5 aprile 1995
Catalina Rivas
Gesù
Vieni, figlio Mio, sali al Calvario e contempla la Croce crudelmente innalzata, contemplaMi da essa pendente tra cielo e terra, mentre verso sangue da tutte le ferite. Purificando, da una parte, il mondo e dall'altra, invocando il cielo per la salvezza degli uomini.
Medita pietosamente e con attenzione i Miei inauditi tormenti e comprendi bene quanto gravi e quanto orribili sono i peccati del mondo e i tuoi, per aver avuto bisogno di una simile espiazione.
Impara, inoltre, quanto può essere grande l'Amore del Mio Cuore, per cui Io, essendo innocente, ho sofferto e accettato volontariamente il castigo dei colpevoli.
Io sulla Croce, sostenuto con fiele e aceto; tu cercando piaceri e diletti. Io coronato di spine; tu cingendoti di una ghirlanda di rose a Mio dispregio. Io povero e nudo; tu perso dietro i beni del mondo. Io avendo per letto un legno; tu in cerca di un letto morbido e della comodità per il tuo corpo. Io sulla Croce, sopportando una vita di sofferenze e di infamie; tu perso, sempre, fra onori e piaceri. Io con il costato aperto per darti il Mio Cuore; tu con il tuo aperto per vani e pericolosi amori. È così che corrispondi a Colui che ti ha creato, che ti ha redento e che ti ha custodito? Che ne hai fatto dei tanti Miei benefici, di cui Mi ringrazi crocifiggendomi di nuovo?
E tu, che Mi conosci veramente meglio di altri con l'aiuto della Mia Grazia e per la tua esperienza, e per questo più obbligato a corrispondere con maggior gratitudine e con un amore più tenero, sei ancora più peccatore di coloro che Mi hanno crocefisso. Tu aggiungi dolori ancora più acuti ai dolori delle Mie ferite, spezzi il Mio Cuore, che non è ora morto ma vivo, e sacrifichi con inaudita crudeltà l'Autore della tua vita e il Giudice del tuo eterno destino.
È certo che la malizia del peccato mai si è manifestata con una tale evidenza, come nella Mia Passione; mai si sarebbe conosciuta la sua enormità, se Io non fossi morto sulla croce per causa vostra.
Piangi per te e per il tuo destino. Se i peccati degli altri fanno questo in Me, che sono l'albero fiorito, che cosa non faranno in te, tronco secco e arido, i tuoi innumerevoli peccati? Fino ad ora, Io sono anche il tuo Salvatore, il Padre tuo, disposto a riceverti fra le Mie braccia; ma poi, tu Mi troverai solo come Giudice.
Vieni, figlio Mio, avvicinati alla Croce, qui risplende la benignità e la magnificenza dei Miei sentimenti paterni, qui le Mie piaghe non solo inducono al pentimento e alla penitenza, ma offrono il perdono e la grazia; qui, la voce del Mio sangue intercede per te, con un potente grido; e qui, infine, il Mio Cuore arde dal desiderio della tua salvezza eterna.
Voi, gli assetati, venite, questa è quella pietra mistica, aperta dal bastone di Mosé nel deserto, dalla quale scaturì l'acqua in abbondanza. Coloro che desiderano pace e amicizia con Dio, letroveranno in quella pietra che il Patriarca Giobbe unse con olio e innalzò a titolo di amicizia e pace fra Dio e gli uomini.
Chi desidera vino per curare le proprie piaghe, questo è quel grappolo che è stato tratto dalla terra promessa a questa valle di lacrime, dove ora è calpestato e oltraggiato nel luogo della croce per vostro conforto.
Coloro che desiderano l'olio della divina grazia, questo è il vaso prezioso della vita del Profeta Eliseo, pieno di olio, con il quale tutti dovranno pagare i propri debiti E sebbene il vaso possa apparire piccolo per molti, non guardate la quantità ma la virtù; questa virtù è tanto grande che, per quanti vasi ci siano da riempire, sempre circolerà la vena di questo sacro liquore.
Qui è piantato l'albero della vita, qui è piantata la scala mistica che unisce il cielo con la terra, dove gli Angeli vanno a Dio.
Combattuti dal demonio, in nessun luogo resisterete meglio al combattimento come ai piedi della Croce: qui, spogliati della vostra padronanza e della vostra forza, otterrete facilmente la vittoria.