Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 21° settimana del tempo ordinario (Martirio di San Giovanni Battista)
Vangelo secondo Giovanni 16
1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.
Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.9Quanto al peccato, perché non credono in me;10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.
16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?".18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire".19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre".29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio".31Rispose loro Gesù: "Adesso credete?32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".
Secondo libro dei Maccabei 5
1In questo periodo di tempo Antioco organizzò la seconda spedizione in Egitto.2Sopra tutta la città per circa quaranta giorni apparivano cavalieri che correvano per l'aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di spade sguainate,3e schiere di cavalieri disposti a battaglia e attacchi e scontri vicendevoli e trambusto di scudi e selve di aste e lanci di frecce e bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie.4Per questo tutti pregarono che l'apparizione fosse di buon augurio.
5Essendosi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all'altra vita, Giàsone, prendendo con sé non meno di mille uomini, sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell'acròpoli.6Giàsone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non comprendendo che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, e credendo di riportare trofei sui nemici e non sulla propria gente.7Non riuscì però ad impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell'Ammanìtide.8Da ultimo incontrò una pessima sorte. Imprigionato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo poi di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, riguardato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, fu spinto in Egitto;9colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe.10E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri.
11Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò tornando dall'Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi12e diede ordine ai soldati di colpire senza risparmio quanti capitavano e di uccidere quelli che si rifugiavano nelle case.13Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini.14Ottantamila in quei tre giorni furono spacciati, quarantamila nel corso della lotta e in numero non inferiore agli uccisi furono quelli venduti schiavi.
15Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria,16e afferrò con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re era stato deposto per l'abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d'onore, egli lo saccheggiò con le sue mani sacrileghe.
17Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e per questo c'era stato l'abbandono di quel luogo.18Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia.19Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo.20Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l'ira dell'Onnipotente aveva sperimentato l'abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria.
21Antioco dunque portando via dal tempio milleottocento talenti d'argento, fece ritorno in fretta ad Antiochia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio.22Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la nazione: in Gerusalemme Filippo, frigio di stirpe, ma nei modi più barbaro di chi l'aveva nominato;23sul Garizim Andronìco; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo una ostilità dichiarata contro i Giudei.
24Mandò poi il misarca Apollonio con un esercito di ventiduemila uomini, e con l'ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli.25Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare26e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, scorrendo con gli armati per la città, mise a morte un gran numero di persone.
27Ma Giuda, chiamato anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; e vivevano cibandosi di alimenti erbacei, per non contrarre contaminazione.
Siracide 21
1Figlio, hai peccato? Non farlo più
e prega per le colpe passate.
2Come alla vista del serpente fuggi il peccato:
se ti avvicini, ti morderà.
Denti di leone sono i suoi denti,
capaci di distruggere vite umane.
3Ogni trasgressione è come spada a doppio taglio:
non c'è rimedio per la sua ferita.
4Spavento e violenza fanno svanire la ricchezza;
così la casa del superbo sarà devastata.
5La preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi
di Dio,
il giudizio di lui verrà a suo favore.
6Chi odia il rimprovero segue le orme del peccatore,
ma chi teme il Signore si convertirà di cuore.
7Da lontano si riconosce il linguacciuto,
ma l'assennato conosce il suo scivolare.
8Chi costruisce la sua casa con ricchezze altrui
è come chi ammucchia pietre per l'inverno.
9Mucchio di stoppa è una riunione di iniqui;
la loro fine è una fiammata di fuoco.
10La via dei peccatori è appianata e senza pietre;
ma al suo termine c'è il baratro degli inferi.
11Chi osserva la legge domina il suo istinto,
il risultato del timore del Signore è la sapienza.
12Non diventerà educato chi manca di capacità,
ma c'è anche una capacità che aumenta l'amarezza.
13La scienza del saggio cresce come una piena;
il suo consiglio è come una sorgente di vita.
14L'interno dello stolto è come un vaso rotto,
non potrà contenere alcuna scienza.
15Se un assennato ascolta un discorso intelligente,
l'approverà e lo completerà;
se l'ascolta un dissoluto, se ne dispiace
e lo getta via dietro la schiena.
16Il parlare dello stolto è come un fardello nel
cammino,
ma sulle labbra dell'intelligente si trova la grazia.
17La parola del prudente è ricercata nell'assemblea;
si rifletterà seriamente sui suoi discorsi.
18Come casa in rovina, così la sapienza per lo stolto;
scienza dell'insensato i discorsi incomprensibili.
19Ceppi ai piedi è la disciplina per l'insensato
e come manette nella sua destra.
20Lo stolto alza la voce mentre ride;
ma l'uomo saggio sorride appena in silenzio.
21Ornamento d'oro è la disciplina per l'assennato;
è come un monile al braccio destro.
22Il piede dello stolto si precipita verso una casa;
l'uomo sperimentato si mostrerà rispettoso.
23Lo stolto spia dalla porta l'interno della casa;
l'uomo educato se ne starà fuori.
24È cattiva educazione d'un uomo origliare alla porta;
l'uomo prudente ne resterebbe confuso.
25Le labbra degli stolti ripetono sciocchezze,
le parole dei prudenti sono pesate sulla bilancia.
26Sulla bocca degli stolti è il loro cuore,
i saggi invece hanno la bocca nel cuore.
27Quando un empio maledice l'avversario,
maledice se stesso.
28Il maldicente danneggia se stesso
e sarà detestato dal suo ambiente.
Salmi 99
1Il Signore regna, tremino i popoli;
siede sui cherubini, si scuota la terra.
2Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli.
3Lodino il tuo nome grande e terribile,
perché è santo.
4Re potente che ami la giustizia,
tu hai stabilito ciò che è retto,
diritto e giustizia tu eserciti in Giacobbe.
5Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi,
perché è santo.
6Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.
7Parlava loro da una colonna di nubi:
obbedivano ai suoi comandi
e alla legge che aveva loro dato.
8Signore, Dio nostro, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio paziente,
pur castigando i loro peccati.
9Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi davanti al suo monte santo,
perché santo è il Signore, nostro Dio.
Geremia 6
1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino,
fuori di Gerusalemme.
In Tekoa date fiato alle trombe;
innalzate segnali su Bet-Cherem,
perché dal settentrione si affaccia una sventura
e una grande rovina.
2È forse simile a un tenero prato
la figlia di Sion?
3Verso di essa muovono pastori
con i loro greggi;
le fissano le tende tutto intorno,
ognuno di loro pascola la sua parte.
4"Ingaggiate la santa battaglia contro di essa;
su, assaliamola in pieno giorno.
Noi sventurati! Già il giorno declina,
già si allungano le ombre della sera.
5Su, allora assaliamola di notte,
distruggiamo i suoi palazzi".
6Perché così dice il Signore degli eserciti:
"Tagliate i suoi alberi,
costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme.
Essa è la città della menzogna,
in essa tutto è oppressione.
7Come una sorgente fa scorrere l'acqua,
così essa fa scorrere la sua iniquità.
Violenza e oppressione risuonano in essa,
dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.
8Lasciati correggere, o Gerusalemme,
perché io non mi allontani da te
e non ti riduca a un deserto,
a una regione disabitata".
9Così dice il Signore degli eserciti:
"Racimolate, racimolate come una vigna
il resto di Israele;
stendi ancora la tua mano come un vendemmiatore
verso i suoi tralci".
10A chi parlerò
a chi scongiurerò perché mi ascoltino?
Ecco, il loro orecchio non è circonciso,
sono incapaci di prestare attenzione.
Ecco, la parola del Signore è per loro
oggetto di scherno; non la gustano.
11Io perciò sono pieno dell'ira del Signore,
non posso più contenerla.
"Riversala sui bambini nella strada,
e anche sull'adunanza dei giovani,
perché saranno presi insieme uomini e donne,
l'anziano e il decrepito.
12Le loro case passeranno a stranieri,
anche i loro campi e le donne,
perché io stenderò la mano
sugli abitanti di questo paese".
Oracolo del Signore.
13Perché dal piccolo al grande
tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote
tutti praticano la menzogna.
14Essi curano la ferita del mio popolo,
ma solo alla leggera, dicendo:
"Bene, bene!" ma bene non va,
15Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli,
ma non si vergognano affatto,
non sanno neppure arrossire.
"Per questo cadranno con le altre vittime,
nell'ora del castigo saranno prostrati", dice il Signore.
16Così dice il Signore:
"Fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le anime vostre".
Ma essi risposero: "Non la prenderemo!".
17Io ho posto sentinelle presso di voi:
"Fate attenzione allo squillo di tromba".
Essi hanno risposto: "Non ci baderemo!".
18Per questo ascoltate, o popoli,
e sappi, o assemblea, ciò che avverrà di loro.
19Ascolta, o terra!
"Ecco, io mando contro questo popolo la sventura,
il frutto dei loro pensieri,
perché non hanno prestato attenzione alle mie parole
e hanno rigettato la mia legge.
20Perché mi offrite incenso portato da Saba
e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano?
I vostri olocausti non mi sono graditi
e non mi piacciono i vostri sacrifici".
21Perciò dice il Signore:
"Ecco, io porrò per questo popolo
pietre di inciampo,
in esse inciamperanno insieme padri e figli;
vicini e amici periranno".
22Così dice il Signore:
"Ecco, un popolo viene da un paese del settentrione,
una grande nazione si muove dall'estremità della terra.
23Impugnano archi e lance;
sono crudeli, senza pietà.
Il loro clamore è quello di un mare agitato;
essi montano cavalli:
sono pronti come un solo guerriero alla battaglia
contro di te, figlia di Sion".
24"Abbiamo udito la loro fama,
ci sono cadute le braccia;
l'angoscia si è impadronita di noi,
come spasimo di partoriente".
25Non uscite nei campi
e non camminate per le strade,
perché la spada nemica
e il terrore sono tutt'intorno.
26Figlia del mio popolo, vestiti di sacco
e rotolati nella polvere.
Fa' lutto come per un figlio unico,
lamentati amaramente,
perché piomberà improvviso
il distruttore su di noi!
27Io ti ho posto come saggiatore fra il mio popolo,
perché tu conoscessi e saggiassi la loro condotta.
28Essi sono tutti ribelli,
spargono calunnie,
tutti sono corrotti.
29Il mantice soffia con forza,
il piombo è consumato dal fuoco;
invano si vuol raffinarlo a ogni costo,
le scorie non si separano.
30Scoria di argento si chiamano,
perché il Signore li ha rigettati.
Atti degli Apostoli 5
1Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere2e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.3Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".5All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano.6Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
7Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.8Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto".9Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te".10D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito.11E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.
12Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone;13degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.14Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.16Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.
17Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore,18e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica.19Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse:20"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita".21Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione.22Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire:23"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno".24Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo,25quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo".
26Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo.27Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo:28"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo".29Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.30Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce.31Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui".33All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte.
34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,35disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta;39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
40Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.41Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.
Capitolo XIV: Evitare i giudizi temerari
Leggilo nella Biblioteca1. Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato. Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente. Spesso giudichiamo secondo un nostro preconcetto; e così, per un nostro atteggiamento personale, perdiamo il criterio della verità. Se il nostro desiderio fosse diretto soltanto a Dio, non ci lasceremmo turbare così facilmente dalla resistenza opposta dal nostro senso umano. Di più, spesso, c'è qualcosa, già nascosto, latente in noi, o sopravveniente dall'esterno, che ci tira di qua o di là. Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppure accorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando le cose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti; se, invece, vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.
2. Avviene di frequente che nascono divergenze tra amici e concittadini, persino tra persone pie e devote, per diversità nel modo di sentire e di pensare. Giacché è difficile liberarsi da vecchi posizioni abituali, e nessuno si lascia tirare facilmente fuori dal proprio modo di vedere. Così, se ti baserai sui tuoi ragionamenti e sulla tua esperienza, più che sulla forza propria di Gesù Cristo, raramente e stentatamente riuscirai ad essere un uomo illuminato; Dio vuole, infatti, che noi ci sottomettiamo perfettamente a lui, e che trascendiamo ogni nostro ragionamento grazie ad un fiammeggiante amore.
Discorso ai fedeli della Chiesa di Cesarea
Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaEmerito non può volere ciò che vuole, secondo i postulati della sapienza.
1. L'ardore della vostra carità, voi ben lo sapete, ci ricolma di gaudio. Per questo esultiamo di gioia nel Signore nostro Dio, di cui dice l'Apostolo: Egli è infatti la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo 1. Rendiamo dunque grazie allo stesso Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale ci ha concesso, ancor prima di conoscere ciò che intende fare il nostro fratello Emerito, di comprendere quanto egli ami l'unità. Ma, intanto, ascoltate i principi, che Dio ha voluto farci udire direttamente dalla sua bocca. Appena entrò in questa chiesa, fermatosi nello stesso luogo in cui abbiamo iniziato la conversazione con lui, per ispirazione del Signore, che illumina il cuore e governa la lingua, ci disse: " Non posso non volere ciò che voi volete, però posso volere ciò che voglio ". Notate bene ciò che ha promesso: egli ha detto che non poteva non volere ciò che noi vogliamo; ora, se non può non volere ciò che vogliamo, è perché sa ciò che vogliamo. Noi vogliamo ciò che anche voi volete, e tutti vogliamo ciò che vuole il Signore. E ciò che vuole il Signore non è un segreto. Si legge infatti il suo testamento, con cui ci ha costituito suoi coeredi 2; in esso si dice: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 3. Dunque, presto o tardi, non può non volere ciò che noi vogliamo. Tuttavia, nella seconda parte della frase, egli ci frappone qualche ritardo: " Posso volere ciò che voglio ". Proprio così ha detto: " Non posso non volere ciò che voi volete, ma posso volere ciò che voglio ". Egli può volere ciò che vuole, ma non può non volere ciò che vogliamo. Vediamo, sì, ciò che egli dice di potere. Infatti adesso vuole ciò che vuole; ma ciò che ora vuole, non lo vuole Dio. Che cosa vuole, dunque, adesso? Restare separato dalla Chiesa cattolica, essere ancora in comunione con il partito di Donato, continuare nello scisma, stare ancora dalla parte di coloro che dicono: Io sono di Paolo, io invece di Apollo, e io di Cefa 4. Ma questo non lo vuole Dio, dal momento che l'Apostolo incalza: Cristo è stato forse diviso? 5. Può dunque volere ciò che vuole, ma per un tempo determinato, cioè finché dura il rispetto umano, non può volere ciò che vuole secondo i postulati della sapienza. Per il momento ecco ciò che egli vuole, e può volere ciò che vuole. Ma poiché non può non volere ciò che noi vogliamo, la smetta al più presto di volere ciò che vuole e faccia ciò che vogliamo noi! Non lasciatevi dunque turbare, fratelli, per qualche piccola dilazione, durante la quale vuole ciò che vuole; pregate piuttosto perché egli adempia ciò che ha promesso, affinché possa volere ciò che noi vogliamo. E tutti gridarono: "Che sia qui o in nessun altro luogo! ". Voi, che avete rivelato l'intimo dei vostri cuori con voci acclamanti, aiutateci anche con le vostre preghiere. Il Signore, che comanda l'unità, ha il potere di cambiare in meglio la volontà. Ciò che la vostra carità ha gridato: "Che sia qui o in nessun altro luogo! ", noi lo abbiamo riconosciuto e amiamo la voce della vostra carità per lui. Questo è ciò che anche noi - non per la prima volta, ma da sempre - pensiamo e auspichiamo. Ed è lo stesso convincimento, cosa fondamentale e necessaria, del nostro fratello e collega nell'episcopato, il vostro vescovo Deuterio. Da antica data conosciamo bene il suo animo. Insieme a noi per questo elevò fervide preghiere al Signore con il concilio, nel corso del quale abbiamo fatto una promessa a coloro che sono al di fuori [della comunione] e offerto una proposta a questo proposito. Ormai questa dichiarazione porta le nostre firme. Noi infatti non siamo così gelosi della nostra dignità episcopale, da osteggiare l'unità. Diventiamo pure inferiori nella dignità, purché siamo superiori nella carità! Sappiamo bene come sia doveroso accondiscendere alla debolezza umana, perché si realizzi l'unità.
I beni che riconosciamo ai Donatisti non sono loro ma della Chiesa.
2. Se parliamo così, fratelli, non è per insinuare che coloro che permangono nello scisma possano nutrire qualche speranza davanti al Signore. Molti infatti discutono senza comprendere bene ciò che affermano, poiché dicono: " Se sono scismatici, se sono eretici, perché li ammettono così? ". Ascoltate, fratelli miei! Se noi li ammettessimo [così come sono], allora ammetteremmo anche questo nostro fratello Emerito, buono o cattivo che sia, ma pur sempre fratello. Dico questo, perché lui sa bene che è stato detto a noi dal profeta ciò che abbiamo ripetuto loro durante la conferenza: Dite: Voi siete nostri fratelli, a coloro che vi odiano 6. Ci odiano, noi crediamo che si debba por fine a questo odio: così, finché odia, ode la parola fratello. E finché non la smetterà di odiare, questo nome sarà per lui un rimprovero. Noi, dunque, non li accettiamo così come sono: non sia mai, poiché sono eretici! Li accettiamo invece come cattolici: sono cambiati, sono accolti. Purtroppo, a causa del male che è in loro, non possiamo far valere i beni che gli riconosciamo. Infatti il male della ribellione, dello scisma, dell'eresia è un male che appartiene a loro, mentre i beni che noi gli riconosciamo non sono loro: posseggono beni di nostro Signore, posseggono beni della Chiesa. Il battesimo non è di costoro, ma di Cristo. L'invocazione del nome di Dio sul loro capo, quando sono ordinati vescovi, quell'invocazione è opera di Dio, non di Donato. Io non accetto un vescovo come tale, se, nell'atto dell'ordinazione, sul suo capo è stato invocato il nome di Donato. Nel soldato vagabondo o disertore c'è il reato di diserzione, ma il carattere militare non è del disertore, bensì dell'imperatore. Il nostro fratello non è però un disertore, non avendo potuto abbandonare ciò di cui ancora non ha fatto parte, in quanto l'errore del disertore nacque in lui quando lo segnò un altro disertore. Colui che per primo causò lo scisma e si separò dalla Chiesa cattolica con tutti quelli che trascinò con sé: ecco chi fu il disertore. Gli altri sono stati segnati dai disertori, ma non col sigillo del disertore, bensì dell'imperatore, poiché il disertore non li contrassegnò con il proprio sigillo. Che cosa intendo dire con l'espressione: il disertore non li ha contrassegnati con il proprio sigillo? Donato non ha battezzato nel nome di Donato. Se Donato, quando creò lo scisma, avesse battezzato nel nome di Donato, avrebbe impresso il carattere del disertore. E se io, nei miei appelli all'unità, trovassi il sigillo del disertore, mi adopererei per sopprimerlo, distruggerlo, abolirlo, rigettarlo, disapprovarlo, respingerlo, anatematizzarlo, condannarlo. Ora, invece, lo stesso disertore ha impresso il sigillo del suo imperatore. Il nostro Dio e Signore Gesù Cristo cerca il disertore, cancella il crimine dell'errore, ma non distrugge il suo peculiare carattere. Anch'io, quando vado incontro al mio fratello e accolgo il mio fratello errante, ciò che tengo presente è la fede nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Questo è il sigillo del mio imperatore! Questo è il carattere che ai suoi soldati o, meglio, ai suoi collaboratori egli comandò di imprimere su tutti coloro che radunavano nel suo accampamento, dicendo: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 7. Paolo, sapendo bene che questo era il carattere che il Signore aveva ordinato di imprimere su tutti i credenti, dice angosciato a coloro che volevano appartenere a Paolo: Forse Paolo è stato crocifisso per voi? Perché volete essere miei e non piuttosto del mio Signore? Perché volete appartenere a me e non piuttosto a colui cui anch'io appartengo? Riconoscete, considerate bene il vostro carattere: Forse è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 8. Noi dunque li accogliamo in modo tale, che non abbiano ragione alcuna di gloriarsi coloro che non accogliamo. Anche questi siano accolti, ma non si inorgogliscano; vengano pure, siano accolti! Noi non odiamo in loro ciò che è di Dio. Neppure essi odiamo, perché sono di Dio e ciò che hanno è di Dio. Sono di Dio perché sono uomini, e ogni uomo è creatura di Dio. Di Dio è ciò che hanno: il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; il battesimo della Trinità è di Dio; di Dio è il Vangelo che possiedono, di Dio è la fede che professano.
Se non ho la carità, tutte le grandi realtà possono essere in me, ma non possono giovarmi.
3. Dunque, mi dirà qualcuno, che cosa può mancare ancora a coloro che hanno tutto questo? Tu dici: " Hanno il battesimo di Cristo ". Sì, lo dico. Tu dici: " Hanno la fede in Cristo ". Sì, lo affermo. Allora, se hanno tutto ciò, che cosa gli manca? Che cos'è il battesimo? Un mistero. Ascolta l'Apostolo: Se io conoscessi tutti i misteri. È davvero molto conoscere tutti i misteri di Dio: per quanti ne conosciamo, chi li conosce tutti? Che cosa dice l'Apostolo? Se conoscessi tutti i misteri e avessi il dono della profezia, aggiungi ancora: e tutta la scienza. " Ma " - ribatte qualcuno - " tu parlavi della fede ". Ascolta ancora: Se possedessi tutta la fede. È difficile possedere la pienezza della fede, come è difficile conoscere tutti i misteri. E che cosa vuol dire quel: Tutta, così da trasportare le montagne; ma se non avessi la carità, non sono nulla 9? Fissate, fratelli, fissate la vostra attenzione, ve ne prego, sulla parola dell'Apostolo e chiedetevi perché affrontiamo tanti pericoli e fatiche per cercare i nostri fratelli. È la carità, che trabocca dai nostri cuori, che li cerca. Per i miei fratelli e i miei amici - dice il Salmo, rivolgendosi alla santa Gerusalemme - io dirò: Su di te sia pace! 10. Vedete dunque, fratelli miei, che cosa ha detto l'Apostolo: Se conoscessi tutti i misteri, tutta la scienza, la profezia, la fede - quale fede? - così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. Non ha detto: Tutto ciò è nulla, ma: Se non avessi la carità, non sono nulla. Quale insensato potrebbe dire: " I misteri di Dio sono nulla "? Quale insensato potrebbe dire: " La profezia è nulla, la scienza è nulla, la fede è nulla "? Non si dice che esse non sono nulla; ma poiché sono grandi realtà, io, che possiedo cose grandi, se non ho la carità, non sono nulla. Esse sono grandi e io possiedo realtà eccelse, eppure io non sono nulla, se non ho la carità, per mezzo della quale mi possono giovare le grandi realtà. Infatti, se non ho la carità, esse possono essere in me, ma non possono giovarmi.
Il sacramento può essere anche in chi è fuori, ma non può procurare la salvezza.
4. Allora fai attenzione, fratello; ascoltami, ti supplico. Tu mi domandi: Perché mi cerchi? Io ti rispondo: Perché sei mio fratello! Tu insisti e dici: Se mi sono perduto, perché mi cerchi? E io ti rispondo: Se non ti fossi perduto, non ti cercherei. Perché mi cerchi, mi dici? Se sono perduto, perché mi cerchi? E io ti rispondo: Ti cerco perché ti sei perduto. E per qual motivo ti cerco, con quale finalità ti cerco? È perché, una buona volta, mi si dica: Tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato 11. Tu mi rispondi e dici: Ma io possiedo il sacramento. D'accordo, lo possiedi e lo riconosco; è precisamente per questo che ti cerco. Tu hai aggiunto una motivazione determinante perché io ti cerchi con maggiore diligenza. Sei infatti una pecora del gregge del mio Signore; ti sei smarrita con il suo marchio. Per questo ti cerco di più, perché tu hai il mio identico contrassegno. Perché non possediamo l'unica Chiesa? Abbiamo un identico contrassegno; perché non ci troviamo nell'unico ovile? Per questo ti cerco, affinché questo sacramento sia per te un mezzo di salvezza, non un motivo di condanna. Non sai che il disertore è condannato per la sua divisa, che è titolo di onore per il buon soldato? Per questo precisamente ti cerco, perché tu non perisca con quel marchio. Questo è infatti segno di salvezza, se tu possiedi la salvezza, se hai la carità. Questo segno, se tu sei fuori, può sì essere in te, ma non ti può procurare la salvezza. Vieni, affinché ti sia utile ciò che già avevi; non per ricevere ciò che tu avevi, ma per cominciare a trarre profitto da ciò che avevi e per ricevere ciò che non avevi. Tu certo avevi il contrassegno della pace, ma ti mancava proprio la pace. In quella casa, cioè in te, abitava la discordia, anche se sul limitare era iscritto il titolo della pace. Io riconosco l'iscrizione, ma cerco l'inquilino. Leggo il titolo della pace: Battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. È un titolo di pace, lo leggo; ma cerco chi vi abita. Mi aspetto di vedere un mio fratello, poiché riconosco il titolo della pace. Questo titolo lo possiedo anch'io; voglio dunque entrare. Che cosa significa: Voglio entrare? Ricevimi come un fratello, affinché possiamo pregare insieme il Padre. " Con te non prego ". C'è il titolo della pace e mi contraddice la discordia? Certamente mi adopererò con l'aiuto del Signore per cacciar fuori la discordia, cattiva inquilina, e introdurre la pace, legittima proprietaria. Quando infatti espello la discordia, introduco la pace: perché mai dovrei deporre i titoli della pace?. Dichiaro apertamente al mio Signore: " O Cristo, che sei la nostra pace, che hai fatto di due un popolo solo 12, rendici una cosa sola, affinché possiamo con verità cantare: Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! 13 Introduci la concordia, espelli la discordia; entra tu stesso nella casa dei tuoi titoli. Resta solo tu, nessun altro si installi ingannando con i tuoi titoli. Cambia il cuore di questo contestatore, tu, che sulla croce, nel giro di un'ora, hai trasformato il ladrone! " 14.
Noi che adoriamo un unico Padre, riconosciamo un'unica Madre.
5. Allora, vediamo bene ciò che tu hai. Tu dici: " Io ho il sacramento, ho il battesimo ". Se io ti dirò: " Provalo! ", tu mi mostri ciò che hai ricevuto, dici la tua professione di fede, confessi ciò in cui credi. Lo riconosco, non lo cambio, non lo respingo; non sia mai che, per salvare il disertore, io arrechi ingiuria all'imperatore. Dunque, tu mi hai dimostrato che possiedi il sacramento; esponendo il mistero, mi hai dimostrato che hai la fede. Ora dammi la prova che possiedi la carità: mantieni l'unità! Non voglio che tu mi dica: "Ho la carità ". Me ne devi fornire la prova! Abbiamo un solo Padre: preghiamo insieme! E quando preghi, dimmi, che cosa dici? Padre nostro, che sei nei cieli 15. Siano rese grazie a Dio! Secondo l'insegnamento di nostro Signore tu hai aggiunto: che sei nei cieli. Ciascuno di noi aveva il proprio padre sulla terra, ma tutti insieme ne troviamo uno solo nei cieli. Padre nostro che sei nei cieli: è proprio lui che invochi come Padre. Il nostro Padre ha voluto avere una sola Sposa. Dunque, noi che adoriamo un unico Padre, perché non riconosciamo un'unica Madre? Se tu sostieni di essere nato da un'altra madre, vuol dire che essa ti ha generato da un altro grembo. Quanto ho appena detto, non tutti avete potuto comprenderlo. Noi sappiamo che talvolta, per volontà delle legittime spose, sono stati associati nella stessa eredità anche i figli illegittimi. Questo lo effettuò la volontà della sposa. Per esempio, Ismaele è stato diseredato. Sara lo aveva dato alla luce, anche se attraverso il grembo di un'altra donna. Sara l'aveva generato con il grembo di un'altra, ma con decisione personale. Disse infatti: Voglio che tu mi dia dei figli attraverso lei, e così fece Abramo 16. La moglie infatti non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma la sposa 17. Infatti, Ismaele sarebbe stato figlio se non si fosse insuperbito; per il suo orgoglio fu diseredato. La serva aveva alzato la testa, al punto di far dire: Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco 18. Vuoi tu conoscere la forza della pace, il potere della concordia, l'efficacia dell'umiltà, e quale ostacolo sia la superbia? Questa ha diseredato Ismaele, mentre sappiamo che i figli delle serve di Giacobbe, nati anch'essi per volontà delle sue legittime spose, appunto i figli delle serve di Giacobbe sappiamo che furono chiamati a far parte dell'unica eredità. È per questo che furono elevati tutti e dodici al rango di patriarchi; nessuno fu separato dall'altro per la diversità del grembo materno, perché la carità li associò tutti. Che importa dunque dove hai ricevuto il battesimo? Il battesimo è mio, ti dice Sara; il battesimo è mio, ti dice Rachele. Non ti inorgoglire, vieni all'eredità, tanto più che questa eredità non è quella terra, che fu data ai figli di Giacobbe. Ai figli di Israele è stata data la terra; ma quanto più crescevano i proprietari, tanto più la loro parte si assottigliava. La nostra eredità si chiama: pace; leggo il testamento: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 19. Custodiamo insieme questo bene che non può essere diviso. Essa non si riduce per il numero dei possessori, per molti che siano; come è stato promesso: Così sarà la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni 20. Si dice anche nell'Apocalisse: Vidi molti, avvolti in vesti candide, che portavano palme nelle mani, e nessuno poteva contarli, provenienti da tutte le nazioni 21. Vengano, possiedano la pace. La nostra proprietà non si assottiglia; solo la divisione ne provoca la riduzione. Ecco, fratelli miei, il motivo per cui ci troviamo ancora in angustie: il dissenso del nostro fratello. Che egli trovi l'accordo con noi nella pace, ed ecco, si è fatto un spazio molto largo!
Il martirio fuori della Chiesa non serve alla salvezza.
6. Ma, che fare, se non sopportare la debolezza del fratello, senza perdere la speranza? Questo mio sudore, crediamolo, darà i suoi frutti. Il Signore nostro Dio, il quale ha voluto che io venissi a voi, che ci ha ordinato di andare in cerca di lui, che ha predisposto ogni cosa perché intanto potessimo incontrarlo a faccia a faccia, farà sì che incontriamo anche il suo cuore, grazie alle vostre preghiere, rallegrandoci per la sua rappacificazione e ringraziando Dio perché lo ha salvato: bene, che non può possedere se non nella Chiesa cattolica. Al di fuori della Chiesa cattolica può tutto, fuorché la salvezza: può avere la dignità episcopale, può possedere i sacramenti, può cantare l'alleluia, può rispondere amen, può custodire il Vangelo, può avere il dono della fede e predicare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma da nessuna parte potrà trovare la salvezza se non nella Chiesa cattolica. Passano infatti tutte queste cose, fratelli miei. Lui adesso crede di farsi grande davanti ai suoi, se non si trova d'accordo con la Chiesa: così sarà chiamato martire del partito di Donato. Dio non lo permetta! Sia sradicata dal suo cuore, nel nome del Signore, quest'arroganza. Anche lui conosce bene questo passo e lo legge: Se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova 22. Io non dico: se lui si vanta di aver subìto qualche maltrattamento o qualche danno di ordine materiale per la sua appartenenza al partito di Donato, non gli giova a nulla. Dico di più: Se subisce al di fuori della Chiesa la persecuzione da parte di un nemico di Cristo, non da parte di un fratello cattolico che cerca di assicurargli la salvezza; ribadisco: se al di fuori della Chiesa è perseguitato da un nemico di Cristo, e questo nemico, che è al di fuori della Chiesa di Cristo di Cristo, gli dicesse: Offri l'incenso agli idoli, adora le mie divinità, e non volendo adorarli venisse ucciso dal nemico di Cristo, può pure versare il suo sangue, ma non può ricevere la corona.
Ceciliano vittima della persecuzione donatista.
7. Essi sanno bene, quando presero parte con noi alla conferenza tenuta a Cartagine, come siano stati costretti a confessare le persecuzioni che i loro antenati hanno fatto subire al vescovo Ceciliano. Fu allora che, in pieno disaccordo con la Chiesa cattolica, crearono lo scisma. Sì, lo perseguitarono i loro antenati, cioè coloro che per primi formarono il partito di Donato hanno perseguitato Ceciliano. Lo trascinarono, mossi da zelo persecutorio, fino al tribunale dell'imperatore. Presentarono all'imperatore le loro accuse, del tutto infondate. L'imperatore ordinò che si istruisse la causa ed essa si celebrò davanti a un tribunale di vescovi: le loro accuse si rivelarono false, Ceciliano fu assolto. Ma essi non cessarono di perseguitarlo, anzi, si appellarono più volte all'imperatore, finché essi lo designarono in seguito giudice della causa. Lui in persona presenziò alle udienze, ascoltò le due parti e istruì la causa. Terminata l'istruttoria, l'imperatore dichiarò innocente Ceciliano. Quando contestammo loro questo fatto, si rivoltarono contro di noi affermando che l'imperatore aveva condannato Ceciliano all'esilio. E questo è falso. Tuttavia osservate bene le loro argomentazioni: che cioè Ceciliano, in seguito alle accuse dei loro antenati, era stato deferito al tribunale dell'imperatore ed esiliato. Abbiamo letto gli atti: gli interventi sono dello stesso Emerito, si conserva la firma autografa di lui che sottoscrive le proprie dichiarazioni. Fate bene attenzione, ve ne prego, e giudicate ora la nostra causa. È certo che i loro antenati hanno perseguitato Ceciliano, è certo che lo hanno trascinato davanti all'imperatore, è altrettanto certo che fecero di tutto per farlo condannare. Non voglio insistere sul fatto che non sia stato condannato, neppure voglio ribadire che è stato assolto perché innocente. Atteniamoci alle loro asserzioni. Quando essi lo perseguitavano, quando si adoperarono per farlo condannare, che cos'era allora Ceciliano? Quando subiva persecuzione da parte dei loro antenati, che cos'era? Ditemelo: che cos'era? Era cristiano? Era cattolico? Che cos'era, insomma? Essi non dicono: non era cattolico, ma: era un criminale. Dunque, i criminali possono subire persecuzione da parte dei santi. Ebbene, ammettiamo pure questo: Ceciliano, che subiva una persecuzione, era un criminale. Anche qui non dico: mentivano, ma: Si ingannavano; per metterci d'accordo con loro, dico: Era un criminale. Bene, ma coloro che lo perseguitavano, che cos'erano? A te la scelta! Se erano iniqui, abbandona gli iniqui, vieni fra noi; se invece erano santi, può capitare che i santi perseguitino l'iniquo. Allora, non prendertela con noi se perseguitiamo; non dire: " Voi siete ingiusti perché perseguitate altri ". Voi infatti avete già dimostrato che si può dare il caso, in cui i giusti perseguitino l'ingiusto. È possibile o no? Mi si risponda o l'uno o l'altro. Se non può succedere, perché i vostri hanno perseguitato Ceciliano? Se invece può succedere, perché ti stupisci? Perché esalti la pena senza mostrarne la causa? Dice il Signore: Beati i perseguitati; aggiungi: per causa della giustizia 23 ed hai escluso i briganti, hai escluso gli operatori di malefici, hai escluso gli adùlteri, hai escluso gli empi, hai escluso i sacrileghi, hai escluso gli eretici. Costoro subiscono persecuzione, ma non per causa della giustizia.
Differente il modo di perseguitare dei Cattolici e quello dei Donatisti.
8. D'altra parte, che tipo di persecuzione subisce il nostro fratello, lui che è stato condotto davanti a noi? Essa è una persecuzione ben più gloriosa, sì, e io ne sono onorato. Mi biasimi pure chi vuole: io faccio professione di una simile persecuzione. Leggo nel Salmo: Chi calunnia in segreto il suo prossimo, io lo perseguitavo 24. Se giustamente perseguito chi calunnia occultamente il prossimo, a maggior diritto potrò perseguire chi insulta pubblicamente la Chiesa di Dio, e va dicendo: " Non è lei ", oppure: " È la nostra, è quella del nostro partito ", oppure: " Quella è una prostituta ". Dunque, non dovrò perseguire chi insulta la Chiesa? Certamente lo perseguiterò, poiché io sono membro della Chiesa. Sì, lo perseguiterò proprio perché sono figlio della Chiesa. Io mi servo della voce della stessa Chiesa, e proprio lei dice per mezzo mio nel Salmo: Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò, non tornerò senza averli annientati 25. Siano annientati in ciò che essi hanno di male, progrediscano sempre più nel bene! Fratelli, non crediate che sia stato fatto qualcosa di inusitato al nostro fratello. Quando il partito di Donato spadroneggiava a Costantina, bloccò un laico, nostro catecumeno e nato da genitori cattolici, di nome Petiliano. Lo oppresse mentr'era contrario, lo inseguì quando fuggì, lo scoprì nel suo nascondiglio, lo trasse fuori terrorizzato, lo battezzò tremante, lo ordinò contro sua volontà. Ecco quale violenza egli esercitò su uno dei nostri! Esso lo rapì per dargli la morte: noi invece non lo cerchiamo forse per condurlo alla salvezza?.
La voce dell'uomo colpisce l'orecchio del corpo, la voce di Dio l'orecchio dell'anima.
9. Ho detto queste cose alla vostra Carità, per rispondere a quel grido che avete lanciato: " Che sia qui o in nessun'altra parte! " 26. È proprio ciò che vogliamo anche noi, che sia qui, qui, ma nella pace; " qui, qui ", ma nell'unità; " qui, qui ", ma nella società della carità. Allora sarà veramente " qui ". Poiché, [se non sarà così], meglio " in nessun'altra parte " che " qui ". Ma il Signore concederà che sia " qui " piuttosto che " in nessun'altra parte ". E se non sarà qui, Dio non permetta che non sia neppure altrove. Non sia mai: O qui o altrove. Lo avete inteso; lo ha inteso! Ciò che Dio ha operato nella sua anima, lui lo sa. Noi infatti dall'esterno colpiamo l'udito, lui sa parlare dentro. Egli nell'intimo predica la pace e la predica senza posa, purché ci poniamo in ascolto. La sua misericordia non verrà meno, grazie alle vostre preghiere, perché il nostro lavoro sia fruttuoso. Comunque, se oggi Emerito non prende la decisione di entrare nella nostra comunione, non solo non dobbiamo stancarci, ma al contrario dobbiamo insistere con ogni mezzo a disposizione, e anche in questo non dobbiamo stancarci mai. Possiamo differire il momento, ma non possiamo né dobbiamo desistere dal nostro tentativo. Ci verrà in aiuto colui che lo ha già condotto qui accanto a noi, per concederci di gioire con lui nell'unità, insieme a voi, e nella sua pace.
Note:
1 - Ef 2, 14.
2 - Cf. Rm 8, 17.
3 - Gv 14, 27.
4 - 1 Cor 1, 12.
5 - 1 Cor 1, 13.
6 - Is 66, 5.
7 - Mt 28, 19.
8 - 1 Cor 1, 13.
9 - 1 Cor 13, 2.
10 - Sal 121, 8.
11 - Lc 15, 32.
12 - Cf. Ef 2, 14.
13 - Sal 132, 1.
14 - Cf. Lc 23, 40-43.
15 - Mt 6, 9.
16 - Cf. Gn 16, 2-4.
17 - 1 Cor 7, 4.
18 - Gn 21, 10.
19 - Gv 14, 27.
20 - Gn 22, 17-18.
21 - Ap 7, 9.
22 - 1 Cor 13, 3.
23 - Mt 5, 10.
24 - Sal 100, 5.
25 - Sal 17, 38.
26 - Vedi supra, 1.
Parte 4
Quaderno I - Santa Faustina Kowalska
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I° Quaderno - Parte 4
DIO E LE ANIME. ATTO DI OFFERTA. Di fronte al cielo ed alla terra, di fronte a tutti i Cori degli Angeli, di fronte alla SS.ma Vergine Maria, di fronte a tutte le Potenze celesti, dichiaro a Dio, Uno e Trino, che oggi in unione con Gesù Cristo, Redentore delle anime, faccio volontariamente l'offerta di me stessa per la conversione dei peccatori e specialmente per le anime che hanno perso la speranza nella Misericordia Divina. Detta offerta consiste in questo, che prendo, con totale sottomissione alla volontà di Dio, tutte le sofferenze, i timori e le paure da cui sono tormentati i peccatori ed in cambio cedo loro tutte le consolazioni che ho nell'anima, che provengono dal rapporto intimo con Dio. In una parola offro per loro tutto: le sante Messe, le sante Comunioni, le penitenze, le mortificazioni, le preghiere. Non temo i colpi, i colpi della giustizia di Dio, perché sono unita a Gesù. O mio Dio, desidero in tal modo ripagarTi per le anime che non hanno fiducia nella Tua bontà. Confido contro ogni speranza nell'oceano della Tua Misericordia. O Signore e Dio mio, porzione, mia porzione per l'eternità, non formulo questo atto di offerta basandomi sulle mie forze, ma sulla potenza che deriva dai meriti di Gesù Cristo. Ripeterò ogni giorno questo atto di offerta con la seguente preghiera, che Tu stesso mi hai insegnato, o Gesù: O Sangue e Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù, comesorgente di Misericordia per noi, confido in Te. Sr. M. Faustina del Santissimo Sacramento.
Giovedi Santo durante la Santa Messa, giorno 29 anno 1934.
« Ti do una piccola parte nella Redenzione del genere umano. Tu sei il refrigerio nel momento della Mia agonia ». Ottenuto il permesso dal mio confessore di fare questo atto di offerta, conobbi che tale atto era gradito a Dio, infatti cominciai subito a sentirne le conseguenze. In un attimo la mia anima divenne come una roccia: arida, piena di tormenti e d'inquietudine. Diverse bestemmie ed imprecazioni rintronavano nelle mie orecchie. La diffidenza e la disperazione albergarono nel mio cuore. Ecco qual era la condizione dei miseri, che avevo preso su di me. In un primo momento mi spaventai molto per questi orrori, ma con la prima confessione che feci, fui tranquillizzata.Una volta che andai a confessarmi fuori del convento, capitai che il mio confessore stava celebrando la santa Messa. Dopo un momento vidi sull'altare Gesù Bambino che allungava soavemente e con gioia le sue manine verso di lui. Ma quel sacerdote, un momento dopo, prese quel bel Bambino nelle mani, lo spezzò e lo mangiò vivo. In un primo momento provai avversione per quel sacerdote, a causa di un tale comportamento nei confronti di Gesù, ma ben presto venni illuminata in questa questione e capii che quel sacerdote era molto caro al Signore.Una volta che andai dal pittore che stava dipingendo l'immagine e m'accorsi che non era così bella come è Gesù, mi rattristai molto per questo, ma lo nascosi nel profondo del cuore. Quando uscimmo da casa del pittore, la Madre Superiora rimase in città a sbrigare varie faccende ed io tornai a casa da sola. Andai subito in cappella e mi sfogai piangendo a dirotto. Dissi al Signore: « Chi può dipingerTi bello come sei? ». All'improvviso udii queste parole: « Non nella bellezza dei colori né del pennello sta la grandezza di questa immagine, ma nella Mia grazia ».
Una volta che ero andata nell'orto di pomeriggio, l'Angelo
Custode mi disse: « Prega per gli agonizzanti ». Incominciai subito
il rosario per gli agonizzanti assieme alle ragazze addette
all'orto. Terminato il rosario, recitammo diverse invocazioni per
gli agonizzanti. Finite le preghiere, le educande si misero a
chiacchierare allegramente fra loro. Nonostante il chiasso che facevano,
udii nel mio intimo queste parole: « Prega per me ». Dato che non
avevo potuto capire bene quelle parole, mi allontanai di qualche
passo dalle educande, riflettendo su chi poteva essere che mi
ordinava di pregare. D'un tratto udìi queste parole: « Sono Suor...
». Questa suora stava a Varsavia, mentre io allora ero a Wilno. «
Prega per me fino a quando ti dirò di smettere. Sto agonizzando ».
Cominciai subito a pregare con fervore per lei il Cuore agonizzante
di Gesù e, senza darmi respiro, pregai così dalle tre alle cinque
del pomeriggio. Alle cinque udii questa parola: « Grazie ». Compresi
che era già morta. Tuttavia il giorno dopo, durante la santa Messa,
pregai fervorosamente per la sua anima. Nel pomeriggio giunse una
cartolina che annunciava che Suor... alla tale ora era morta. Mi
resi conto che era la stessa ora, nella quale mi aveva detto: « Prega
per me! ».
O Madre di Dio, la Tua anima è stata immersa in un mare di
amarezze: guarda alla Tua bambina ed insegnale a soffrire e ad amare
nella sofferenza. Fortifica la mia anima, in modo che il dolore non
la spezzi. O Madre della grazia, insegnami a vivere con Dio. Una
volta mi venne a trovare la Madonna. Era triste, aveva gli occhi
abbassati verso il suolo, mi fece capire che aveva qualche cosa da
dirmi, ma nello stesso tempo si comportava come se non volesse
parlarmene. Quando lo compresi, cominciai a pregare la Madonna che
me lo dicesse e volgesse lo sguardo verso di me. In un attimo Maria
si rivolse a me sorridendo cordialmente e disse: « Dovrai soffrire a
causa di una malattia e dei medici. Inoltre avrai sofferenze per
quell'immagine. Ma non aver paura di nulla». Il giorno dopo mi
ammalai e soffrii molto, proprio come mi aveva detto la Madonna, ma la
mia anima è preparata alle sofferenze. La sofferenza è la compagna
costante della mia vita. O mio Dio, mia unica speranza, in Te ho
posto tutta la mia fiducia e so che non rimarrò delusa. Talvolta,
dopo la santa Comunione, sento la presenza di Dio in modo
particolare, sensibile. Sento che c'è Iddio nel mio cuore. Ed il
fatto che sento Dio nell'anima, non m'impedisce affatto di compiere i
miei doveri, anche quando sbrigo le più importanti questioni, che
richiedono attenzione, non perdo la presenza di Dio nell'anima e
resto strettamente unita a Lui. Con Lui vado al lavoro, con Lui vado
a ricreazione, con Lui soffro, con Lui gioisco, vivo in Lui ed Egli
in me. Non sono mai sola, poiché Egli è il mio compagno stabile; in
ogni momento sono consapevole della Sua presenza. La nostra familiarità
è stretta a causa dell'unione del sangue e della vita...
9.VIII.1934.
Adorazione notturna del giovedì.
Ho fatto l'adorazione dalle undici alle dodici. Questa adorazione
l'ho fatta per la conversione dei peccatori induriti, ma specialmente
per quelli che hanno perduto la speranza nella Misericordia di Dio. Ho
considerato quanto ha sofferto Dio e quanto è grande l'amore che ci
ha dimostrato e noi non crediamo che Dio ci ama cosi. O Gesù, chi
comprende questo? Che dolore per il nostro Salvatore e con che cosa
può convincerci del suo amore, se la Sua stessa morte non riesce a
convincerci? Ho pregato tutto il cielo ad unirsi a me per compensare
il Signore dell'ingratitudine di certe anime. Gesù mi ha fatto
conoscere quanto Gli è gradita la preghiera riparatrice. Mi ha detto: « La pregbìera di un'anima umile ed amante placa l'ira del Padre Mio ed attira un mare di benedizioni ».
Finita l'adorazione, a metà strada verso la cella, fui circondata
da un gran branco di cani neri, alti, che saltavano ed ululavano,
mostrando chiaramente l'intenzione di sbranarmi. M'accorsi però che non
erano cani, ma demoni. Uno di loro disse con rabbiosa malvagità: «
Dato che questa notte ci hai portato via tante anime, ora noi ti
facciamo a pezzi ». Risposi: « Se questa è la volontà di Dio
misericordiosissimo, fatemi pure a pezzi, poiché l'ho giustamente
meritato, essendo la più misera delle peccatrici, ma Dio è sempre
santo, giusto ed infinitamente misericordioso ». A queste parole
risposero tutti insieme i demoni: « Fuggiamo, perché non è sola, ma
c'è con lei l'Onnipotente ». E scomparvero come la polvere, come un
rumore che giunge dalla strada, mentre io tranquillamente,
continuando il Te Deum, andai in cella riflettendo sull'infinita ed
insondabile Misericordia divina.
12.VIII.1934.
Svenimento improvviso.
Sofferenze preagoniche. Non era la morte, cioè il passaggio alla
vera vita, ma un pregustarne le sofferenze. Pur donandoci la vita
eterna, la morte è spaventosa. Mi sentii improvvisamente male:
mancanza di respiro, buio davanti agli occhi, sensazione di
mancamento nelle membra. Questo soffocamento è atroce. Un istante di
tale soffocamento è infinitamente lungo... Nonostante la fiducia,
sopravviene pure uno strano senso di paura. Desiderai ricevere gli
ultimi S. Sacramenti. Ma, in quello stato la santa Confessione riesce
assai difficoltosa, malgrado il desiderio di confessarsi. Non si sa
quel che si dice: si comincia una cosa, senza finire l'altra. Iddio
preservi ciascun anima dal rinviare la confessione all'ultima ora.
Ho sperimentato la potenza delle parole del sacerdote, che scendono
benefiche sull'anima dell'ammalato. Quando chiesi al Padre
spirituale se ero pronta a presentarmi davanti a Dio e se potevo stare
tranquilla, ottenni questa risposta: « Può essere pienamente
tranquilla, non solo adesso, ma dopo ogni confessione settimanale ».
La grazia di Dio che accompagna queste parole del sacerdote è
grande. L'anima sente la forza ed il coraggio per la battaglia. O
Congregazione, o madre mia, come è dolce vivere sotto le tue ali, ma
è ancora meglio morirvi! Ricevuti gli ultimi S. Sacramenti, sopravvenne
un miglioramento totale. Rimasi sola. Il miglioramento durò circa
mezz'ora, poi si ripeté l'attacco, ma non più cosi violento, perché
le cure mediche lo contrastavano. Unii le mie sofferenze a quelle di
Gesù e le offrii per me e per la conversione delle anime che non
credono nella bontà di Dio. All'improvviso la mia cella si riempi di
ceffi neri pieni di malvagità e di odio contro di me. Uno di essi
disse: « Maledetta tu e Colui che è in te, perché già cominci a
tormentarci nell'inferno ». Appena dissi: « Ed il Verbo si fece carne ed
abitò in mezzo a noi », subito quei ceffi scomparvero
rumorosamente. L'indomani mi sentivo debolissima, ma non provavo più
nessuna sofferenza. Dopo la santa Comunione vidi Gesù nell'aspetto
che avevo già visto durante un'ora di adorazione. Lo sguardo del
Signore trapassò la mia anima da parte a parte e nemmeno il più
minuscolo pulviscolo sfugge alla Sua attenzione. E dissi a Gesù: «
Pensavo che mi prendessi ». E Gesù mi rispose: « Ancora non
si è adempiuta completamente la Mia volontà in te; rimarrai ancora
sulla terra, ma non per molto tempo. Mi piace molto la tua fiducia,
ma l'amore sia più ardente. Un amore puro dà forza all'anima
nell'agonia stessa. Quando agonizzavo sulla croce non pensavo a Me,
ma ai poveri peccatori e pregavo il Padre per loro. Voglio che anche i
tuoi ultimi momenti siano completamente simili ai Miei sulla croce.
Uno solo è il prezzo col quale si riscattano le anime e questo
prezzo è la sofferenza unita alla Mia sofferenza sulla croce.
L'amore puro comprende queste parole; l'amore carnale non le
comprenderà mai ».
Anno 1934.
Il giorno dell'Assunzione
della SS.ma Vergine, non andai alla santa Messa, la dottoressa non
me lo permise, ma pregai fervorosamente in cella. Dopo poco vidi la
Madonna, che era di una bellezza indescrivibile e che mi disse: «
Figlia Mia, voglio da te preghiera, preghiera e ancora una volta
preghiera per il mondo e specialmente per la tua Patria. Fa' la
comunione riparatrice per nove giorni, unisciti strettamente al
sacrificio della Santa Messa. Per questi nove giorni starai davanti a
Dio come vittima, ovunque, continuamente, in ogni luogo e in ogni
momento giorno e notte; ogni volta che ti svegli, prega
interiormente. Pregare di continuo interiormente è possibile ». Una
volta Gesù mi disse: « Il Mio sguardo da quest'immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce».
Una volta il confessore mi chiese come doveva essere collocata la
scritta, dato che non c'era posto sull'immagine. Risposi che avrei
pregato ed avrei dato una risposta la settimana seguente. Mentre mi
allontanavo dal confessionale, passando accanto al SS.mo Sacramento,
mi fu fatto capire interiormente come doveva essere quella scritta.
Gesù mi ricordò quello che mi aveva detto la prima volta e cioè che
queste tre parole dovevano essere messe in evidenza. Le parole sono
queste: « Jezu, ufam Tobie ». Gesù, confido in Te. Capii che Gesù
desiderava che venisse messa questa frase, ma all'infuori di queste
parole, non dava altri ordini precisi. « Porgo agli uomini
il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le grazie alla
sorgente della Misericordia. Il recipiente è quest'immagine con la
scritta: Gesù, confido in Te».
O Amore purissimo, regna
totalmente nel mio cuore ed aiutami a compiere nella maniera più fedele
la Tua santa volontà. Verso la fine di un ritiro spirituale di tre
giorni, mi accorsi che camminavo lungo una strada accidentata ed
inciampavo ogni momento e vedevo che dietro di me veniva un altra
figura che mi sosteneva continuamente e io non ero contenta di
questo e chiesi che quella figura si scostasse da me, perché volevo
camminare da sola. Tuttavia quella figura, che non riuscii a
riconoscere, non mi abbandonò nemmeno per un istante. La cosa
m'innervosì e mi rivoltai contro di lei e la respinsi da me. In quel
momento conobbi che quella figura era la Madre Superiora e nello
stesso momento vidi che non era più la Madre Superiora ma Gesù, che
m'inviò uno sguardo profondo e mi fece conoscere quanto Gli sarebbe
dispiaciuto se, anche nella più piccola cosa, non avessi cercato di fare
la volontà della Superiora « che è la Mia volontà». Chiesi vivamente perdono al Signore e presi seriamente a cuore quell'avvertimento.
Una volta il confessore mi chiese di pregare secondo la sua
intenzione e cominciai una novena alla Madonna. Questa novena
consisteva nel recitare nove volte la « Salve Regina ». Verso la
fine della novena vidi la Madonna col Bambino Gesù in braccio e vidi
anche il mio confessore che era inginocchiato ai Suoi piedi e
parlava con Lei. Non compresi di che cosa parlasse con la Madonna,
poiché ero impegnata a parlare col Bambino Gesù, che era sceso dalle
braccia della Madonna e si era avvicinato a me. Non mi stancavo di
ammirare la Sua bellezza. Sentii alcune parole che gli diceva la
Madonna, ma non sentii tutto. Le parole sono queste: « Io sono non solo la Regina del Cielo, ma anche la Madre della Misericordia e la Madre tua ».
In quel momento stese la mano destra con cui reggeva il mantello e
copri con esso quel sacerdote. In quell'istante la visione
scomparve. Oh! che grazia grande è quella di avere un direttore
spirituale! Si progredisce più in fretta nelle virtù, si conosce più
chiaramente la volontà di Dio, la si adempie più fedelmente, si
procede su una strada certa e sicura. il direttore spirituale sa
evitare gli scogli contro i quali essa potrebbe andare in frantumi.
Iddio mi ha dato questa grazia piuttosto tardi, ma sono molto lieta
vedendo come Iddio accondiscende ai desideri del direttore spirituale.
Cito un solo fatto fra le migliaia che mi capitano. Come al solito
una sera avevo pregato il Signore di darmi i punti per la
meditazione del giorno dopo. Ricevetti questa risposta: « Medita sul profeta Giona e sulla sua missione ».
Ringraziai il Signore, ma dentro di me cominciai a pensare: che
meditazione diversa dalle altre! Ciò nonostante, con tutta
l'applicazione possibile, m'impegnai a riflettere e in quel profeta
scoprii me stessa, nel senso che anch'io spesso mi rifiuto davanti a
Dio, dicendo che qualcun altro potrebbe compiere meglio la santa
volontà di Dio, non comprendendo che Dio può tutto e tanto più si
rivela la Sua potenza, quanto più è misero lo strumento che adopera.
Dio mi ha fatto capire questo. Nel pomeriggio ci fu la confessione
della comunità. Quando feci presente al direttore spirituale il
timore che mi attanaglia l'anima a causa di questa missione, per la
quale Dio mi usa come strumento non idoneo, il padre spirituale mi
rispose che, volenti o nolenti, dobbiamo compiere la volontà di Dio e
mi fece l'esempio del profeta Giona. Finita la confessione pensavo
tra me, come mai il confessore sapesse ché Dio mi aveva ordinato di
fare la meditazione su Giona; io non gliene avevo parlato. Ad un
tratto udii queste parole: « Il sacerdote, quando Mi
sostituisce, non è Iui che opera, ma sono io per suo tramite. I suoi
desideri sono i Miei desideri ». Vedo come Gesù difende i Suoi sostituti. Egli stesso entra nel loro operare.
Giovedì.
Quando ho cominciato l'ora santa,
avrei voluto immergermi nell'agonia di Gesù nell'Orto degli Ulivi.
Ad un tratto sentii nel mio intimo una voce: « Medita i misteri dell'Incarnazione ».
Ed all'improvviso mi apparve il Bambino Gesù di una splendente
bellezza. Mi disse quanto era gradita a Dio la semplicità
dell'anima. « Sebbene la Mia grandezza sia inconcepibile, ho
rapporti di intimità soltanto con i piccoli. Voglio da te l'infanzia
dello spirito ». Ora vedo chiaramente come Iddio opera
attraverso il confessore e come è fedele nelle sue promesse. Due
settimane fa il confessore mi aveva ordinato di riflettere
sull'infanzia dello spirito. Sulle prime la cosa m'era riuscita un po'
difficile, ma il confessore, non badando alle mie difficoltà, aveva
insistito perché meditassi sull'infanzia dello spirito. « In pratica
quest'infanzia si manifesta così: un bambino non si preoccupa né
del passato né del futuro, ma approfitta dei momento presente. In
lei, sorella, desidero che emerga questa infanzia dello spinto ed
attribuisco a ciò una grande importanza ». Vedo come il Signore si
presti ad accogliere i desideri del confessore, dato che in questo
periodo non mi si mostra come Maestro nel pieno delle forze e della
sua matura umanità, ma mi appare come un Bambino.
Questo Dio
infinito si abbassa fino a me nelle sembianze di un Bambinello. Ma
lo sguardo della mia anima non si ferma alla superficie. Benché tu
prenda le sembianze di un Bambinello, io vedo in Te l'Immortale,
l'infinito Signore dei signori, che i puri spiriti adorano giorno e
notte, per il quale ardono i cuori dei Serafini col fuoco dell'amore
più puro. O Cristo, o Gesù, io desidero superarli nell'amore verso
di Te. Vi chiedo perdono, o puri spiriti, per aver osato paragonarmi
a Voi. Io sono un abisso di miseria, una voragine di miseria, ma
Tu, o Dio, che sei un abisso insondabile di Misericordia, assorbimi
come l'ardore del sole assorbe una goccia di rugiada. Un Tuo sguardo
amorevole conferisce lo stesso livello ad ogni abisso. Sono
immensamente felice per la grandezza di Dio. Nel modo più assoluto
mi basta vedere la grandezza di Dio, per essere felice per tutta
l'eternità. Una volta che vidi Gesù sotto l'aspetto di un Bambino,
domandai: « Come mai, Gesù, ora tratti intimamente con me prendendo
l'aspetto di un Bambino? Del resto io in Te, anche se sei così, vedo
Dio infinito, il mio Creatore e Signore ». Gesù mi rispose che fino a
quando non avessi imparato la semplicità e l'umiltà, avrebbe
trattato con me come un bimbo.
1934. Durante la santa Messa, nella quale Gesù venne esposto nel
SS.mo Sacramento, prima della santa Comunione, vidi due raggi che
uscivano dall'Ostia Santissima, così come sono dipinti in questa
immagine: uno rosso e l'altro pallido. Si riflettevano su ciascuna
delle Suore e sulle educande, ma non su tutte allo stesso modo. Su
alcune erano appena tratteggiati. Era il giorno in cui terminavano gli
esercizi spirituali delle figliole.
22.XI.1934.
Una volta il padre spirituale mi ordinò di riflettere
attentamente su di me e di indagare per vedere se avevo qualche
attaccamento a qualche oggetto o creatura od a me stessa o se vi era
in me una propensione a chiacchierare inutilmente. « Poiché tutto
ciò, mi disse, impedisce al Signore Gesù di amministrare a suo
gradimento la tua anima. Dio è geloso del nostro cuore e vuole che
amiamo Lui solo ». Quando cominciai a riflettere profondamente su me
stessa, non notai di essere attaccata a qualche cosa. Tuttavia,
come in tutte le mie cose, così anche in questa avevo paura di me
stessa e non credevo a me stessa. Stanca per questa indagine
minuziosa, andai davanti al SS.mo Sacramento e pregai Gesù con tutta
la forza della mia anima: «Gesù, mio Sposo, Tesoro del mio cuore, Tu
sai che conosco soltanto Te e non conosco altro amore tranne Te, ma
Gesù, se dovessi affezionarmi a qualunque cosa all'infuori di Te, Ti
prego e Ti scongiuro, Gesù, per la potenza della Tua Misericordia,
fammi morire immediatamente, poiché preferisco mille volte morire,
piuttosto che ingannarTi una sola volta nella più piccola cosa ». In
quel momento Gesù si presentò all'improvviso davanti a me, non so
da dove, splendente di una bellezza indicibile, in una veste bianca, con
le braccia alzate e mi disse queste parole: « Figlia Mia,
il tuo cuore è il Mio riposo ed il Mio compiacimento. In esso trovo
tutto quello che un gran numero di anime Mi rifiuta. Dillo al Mio
sostituto». Ed all'improvviso non vidi più nulla, ma una
gioia immensa entrò nella mia anima. Ora comprendo che nulla può
essermi d'impedimento all'amore che ho per Te, o Gesù: non la
sofferenza, né le contrarietà, né il fuoco, né la spada, né la morte
stessa. Mi sento più forte, al di sopra di tutto questo. Nulla è
paragonabile all'amore. Vedo che le cose più insignificanti,
compiute da un'anima che ama sinceramente Dio, hanno un valore
inestimabile agli occhi dei Suoi santi.
5.XII.1934.
Una mattina, dopo aver aperto la
porta del convento per fare uscire i nostri operai addetti alla
distribuzione del pane, entrai un momentino nella piccola
cappellina, per fare una breve visita a Gesù e rinnovare le intenzioni
del giorno. « Ecco, Gesù, oggi tutte le sofferenze, le
mortificazioni, le preghiere, le offro per il Santo Padre, affinché
approvi la festa della Misericordia. Ma Gesù, debbo dirTi ancora una
parola. Sono molto stupita per il fatto che mi ordini di parlare di
questa festa della Misericordia, quando tale festa, a quanto mi
dicono, esiste già. Quindi, perché dovrei parlarne? E Gesù mi rispose: «
Chi mai ne è informato tra la gente? Nessuno. E perfino coloro che
debbono proclamare e dare delle istruzioni alla gente su questa
Misericordia, spesso essi stessi non lo sanno. Per questo desidero
che questa immagine venga solennemente benedetta la prima domenica
dopo Pasqua e che riceva culto pubblico, in modo che tutti possano
esserne informati. Fa' una novena secondo l'intenzione del Santo Padre,
che deve essere composta di trentatré invocazioni, ripetendo cioè
altrettante volte la breve preghiera alla Misericordia, che ti ho
insegnato ».
La sofferenza è il tesoro più grande che ci
sia sulla terra. Essa purifica l'anima. Nella sofferenza conosciamo
chi ci è veramente amico. Il vero amore si misura col termometro
della sofferenza. Gesù, Ti ringrazio per le piccole croci quotidiane,
per le contrarietà che incontro nelle mie iniziative, per il peso
della vita comunitaria, per l'interpretazione distorta delle mie
intenzioni, per le umiliazioni che provengono dagli altri, per il
comportamento aspro verso di noi, per i sospetti ingiusti, per la
salute cagionevole e per le forze che vengono meno, per il ripudio
della mia volontà, per l'annientamento del proprio io, per il mancato
riconoscimento in tutto, per gli impedimenti posti a tutti i miei
progetti. Ti ringrazio, Gesù, per le sofferenze interiori, per
l'aridità dello spirito, per le paure, i timori e i dubbi, per il
buio fitto e le tenebre interiori, per le tentazioni e le diverse
prove, per le angosce che è difficile descrivere, e soprattutto per
quelle in cui nessuno ci capisce, per l'ora della morte, per la dura
lotta che la precede e per tutta la sua amarezza. Ti ringrazio, Gesù,
che hai bevuto il calice dell'amarezza, prima di porgerlo a me
raddolcito. Ecco, ho accostato le mie labbra al calice della Tua
santa volontà. Avvenga di me secondo il Tuo volere; avvenga di me
ciò che ha stabilito la Tua sapienza fin dall'eternità. Desidero
bere fino all'ultima stilla il calice della predestinazione, non
voglio indagare su questa predestinazione, nell'amarezza c'è la mia
gioia, nella disperazione la mia fiducia. In Te, o Signore, quello
che ci dà il Tuo Cuore paterno è tutto buono; non preferisco le
gioie alle amarezze, né le amarezze alle gioie, ma Ti ringrazio di
tutto, o Gesù. La mia delizia consiste nello stare a contemplarTi, o
Dio incomprensibile. È in un'esistenza misteriosa che si aggira il
mio spirito, poiché è là che sento di essere a casa mia. Conosco
bene la dimora del mio Sposo. Sento che in me non c'è nemmeno una goccia
di sangue che non arda d'amore per Te. Bellezza eterna, chi Ti
conosce una sola volta, non può più amare nessun'altra cosa. Sento
la voragine insondabile della mia anima, e che niente può colmarla,
all'infuori di Dio. Sento che sprofondo in Lui, come un granellino
di sabbia in un oceano senza fondo.
20.XII.1934.
Una sera entrando nella cella,
vidi Gesù esposto nell'ostensorio, come se fosse stato fuori
all'aperto. Al piedi di Gesù vidi il mio confessore e dietro di lui
un gran numero di ecclesiastici di altissimo rango, con indumenti che
non avevo mai visto, eccetto allora in visione. E dietro a loro
varie classi di ecclesiastici. Più in là vidi una folla così vasta
di gente che non riuscii ad abbracciarla con lo sguardo. Vidi che
dall'Ostia uscivano due raggi, come sono nell'immagine, che si
unirono strettamente fra di loro, ma non si confusero e passarono
nelle mani del mio confessore e poi nelle mani degli ecclesiastici e
dalle loro mani passarono alla gente e tornarono nell'Ostia. E in quel
momento mi vidi in cella mentre entravo.
22.XII.1934.
Quando mi toccò in settimana
d'andare a confessarmi, capitai che il mio confessore stava
celebrando la S. Messa. Nella terza parte della S. Messa vidi il Bambino
Gesù, un po' più piccolo del solito e con la differenza che aveva
una piccola fascia di colore violetto, mentre di solito l'aveva
bianca.
24.XII.1934.
Vigilia di Natale. La mattina
durante la S. Messa ho sentito la vicinanza di Dio; il mio spirito
inavvertitamente si è immerso in Lui. Improvvisamente udii queste
parole: « Tu sei una gradevole dimora per Me; in te il Mio Spirito riposa ».
Dopo queste parole sentII io sguardo del Signore nel profondo del
mio cuore e vedendo la mia miseria, mi umiliai in ispirito ed ammirai la
grande Misericordia di Dio, considerando che l'altissimo Signore si
accosta ad una tale miseria. Durante la santa Comunione la gioia
inondò la mia anima; sentii che ero strettamente unita alla
Divinità; la Sua onnipotenza assorbì tutto il mio essere. Per tutta
la giornata avvertii in modo particolare la vicinanza di Dio e,
sebbene gli impegni non mi permettessero per tutta la giornata di
andare nemmeno per un momento in cappella, tuttavia non ci fu un solo
istante in cui non fossi unita a Dio. Lo sentii in me in una maniera
più sensibile di qualunque altra volta. Salutai senza posa la
Madonna, immedesimandomi nel Suo spirito e La pregai, affinché
m'insegnasse il vero amore di Dio. Ad un tratto udii queste parole: « Durante la S. Messa di mezzanotte ti comunicherò il segreto della Mia felicità ».
La cena fu prima delle sei; nonostante la letizia ed il chiasso
esterno che c'è quando ci si scambia l'oplatek, durante lo scambio
vicendevole degli auguri non venni privata nemmeno per un istante
della presenza di Dio. Dopo cena ci affrettammo col lavoro ed alle nove
potei andare all'adorazione in cappella. Avevo ottenuto il permesso
di non andare a riposare, ma di attendere la Messa di mezzanotte. Ne
gioii enormemente; dalle nove alle dodici avevo tempo libero. Dalle
nove alle dieci feci l'adorazione per i miei genitori e per tutta
la mia famiglia. Dalle dieci alle undici feci l'adorazione per il
mio direttore spirituale, ringraziando anzitutto Dio, che si era
degnato di darmi qui in terra questo grande aiuto visibile, come mi
aveva promesso e, in secondo luogo, per impetrargli luce, affinché
potesse conoscere la mia anima e guidarmi come piaceva a Dio. Dalle
undici alle dodici ho pregato per la santa Chiesa e per il clero,
per i peccatori, per le missioni, per le nostre case. Le indulgenze
le ho offerte per le anime del purgatorio.
Ore dodici. 25.XII.1934.
Messa di mezzanotte. Appena usci la santa Messa, il raccoglimento
interiore s'impadronì di me, la gioia inondò la mia anima. Durante
l'offertorio vidi Gesù sull'altare; era di una bellezza incomparabile.
Il Bambinello per tutto il tempo guardò verso tutti, tendendo le
manine. Quando ci fu l'elevazione il Bambinello non guardò verso la
cappella, ma verso il cielo; dopo l'elevazione si rivolse di nuovo
verso di noi, ma per poco tempo, poiché come al solito venne
spezzato e mangiato dal sacerdote. La fascia l'aveva bianca. Il
giorno dopo vidi la stessa cosa e lo stesso vidi il terzo giorno. E
difficile esprimere la gioia che avevo nell'anima. Questa visione si
ripeté durante tre sante Messe, esattamente come nelle prime.
Anno 1934.
Primo giovedì dopo Natale.
Avevo dimenticato completamente che oggi era giovedì, perciò non ho
fatto l'adorazione. Sono andata assieme alle consorelle in
dormitorio alle ore nove. Stranamente non riuscivo a dormire. Mi
sembrava che avessi ancora qualche cosa da fare. Ripassai
mentalmente i miei impegni, ma non riuscii a ricordarmi niente del
genere; la ricerca andò avanti fino alle dieci. Alle ore dieci vidi
il Volto martoriato di Gesù. Ad un tratto Gesù mi disse queste
parole: « Ti ho attesa per dividere con te le Mie sofferenze; chi infatti comprende le Mie sofferenze meglio della Mia sposa? ».
Chiesi perdono a Gesù per la mia tiepidezza, piena di rossore e
confusa, non osando rivolgere lo sguardo a Gesù, ma col cuore
contrito chiesi a Gesù che si degnasse di darmi una spina della Sua
corona. Gesù mi rispose che mi avrebbe concesso questa grazia, ma
l'indomani, e subito la visione scomparve. Al mattino, durante la
meditazione, sentii una spina dolorosa dalla parte sinistra del capo; il
dolore mi durò per tutto il giorno e pensai continuamente a come
Gesù avesse potuto resistere al dolore di tutte quelle spine che
sono nella Sua corona.
Unii le mie sofferenze alla sofferenza di
Gesù e le offrii per i peccatori. Alle quattro, quando sono andata
per l'adorazione, ho visto una delle nostre allieve che offendeva
Dio terribilmente con dei peccati impuri di pensiero. Ho visto pure
una certa persona a causa della quale peccava. Un fremito di spavento
ha attraversato l'anima mia ed ho pregato Dio, per i dolori di Gesù,
che si degnasse strapparla da quell'orribile miseria. Gesù mi
rispose che le avrebbe concesso la grazia, non per suo merito, ma
per la mia preghiera. Allora compresi quanto dovremmo pregare per i
peccatori e specialmente per le nostre educande. La nostra è una
vita veramente apostolica; non so immaginare una religiosa che viva
nelle nostre case, cioè nella nostra Congregazione, che non abbia
spirito apostolico; lo zelo per la salvezza delle anime dovrebbe
ardere nei nostri cuori. O mio Dio, come è dolce soffrire per Te,
soffrire nel più segreto del cuore, nel più grande nascondimento,
immolandosi come vittima non notata da alcuno, pura come il
cristallo, senza alcuna soddisfazione nè partecipazione affettiva.
Il mio spirito arde per un amore attivo, non perdo tempo per nessuna
fantasticheria, prendo singolarmente ogni istante, poiché questo è
in mio potere; il passato non mi appartiene più, il futuro non è
ancora mio, procuro di utilizzare con tutta l'anima il tempo
presente.
4.I.1935.
Primo capitolo di Madre Borgia. In
questo capitolo la Madre ha messo in evidenza la vita di fede e la
fedeltà nelle piccole cose. A metà del capitolo ho udito queste
parole: « Desidero che nel momento presente ci sia in voi più
fede. Che grande gioia Mi procura la fedeltà della Mia sposa nelle
piccole cose! ». Ad un tratto rivolsi lo sguardo sul
crocifisso e vidi che Gesù aveva il capo rivolto verso il refettorio
e che le Sue labbra si muovevano. Quando ne parlai alla Madre
Superiora, mi rispose: « Vede, sorella, come Gesù esige che la nostra
sia una vita di fede ». Quando la Madre se n'era andata in cappella ed
io ero rimasta a mettere in ordine la stanza, tutto ad un tratto
sentii queste parole: « Dì questo a tutte le Suore, che esigo che vivano con spirito di fede nei confronti delle Superiore nel momento attuale ».
Chiesi al confessore di sciogliermi da questo impegno. Quando
parlai con una persona che avrebbe dovuto dipingere l'immagine, ma
per certi motivi non la dipinse, durante il colloquio con lei sentii
nel mio intimo questa voce: « Desidero che essa sia più obbediente ».
Compresi che anche i più grandi sforzi, se non hanno il sigillo
dell'obbedienza, non sono graditi a Dio; parlo di un anima
consacrata a Dio. O Dio, come è facile conoscere la Tua volontà in
un ordine religioso! Noi, anime consacrate, dal mattino fino a notte
abbiamo chiaramente indicata la volontà divina e nei momenti di
incertezza abbiamo i Superiori, attraverso i quali paria Iddio.
1934-1935.
Ultimo giorno dell'anno. Ho avuto
il permesso di non andare a dormire, ma di pregare in cappella. Una
delle nostre suore mi ha pregato di offrire per lei un'ora di
adorazione. Le ho risposto di si ed ho pregato per lei un'ora intera.
Durante la preghiera Dio mi ha fatto conoscere quanto Gli è cara
quella piccola anima. La seconda ora di adorazione l'ho offerta per
la conversione dei peccatori e specialmente in riparazione delle
offese che nel momento presente vengono fatte a Dio. Quanto viene
offeso Iddio! La terza ora l'ho offerta secondo l'intenzione del mio
padre spirituale, ho pregato fervorosamente perché venga illuminato
in merito ad una questione particolare. Suonano infine le dodici,
l'ultima ora dell'anno, che ho finito nel nome della SS.ma Trinità,
come del resto nel nome della SS.ma Trinità ho cominciato la prima
ora dell'Anno Nuovo. Ho chiesto la benedizione ad ognuna delle
Persone ed ho guardato con grande fiducia all'Anno Nuovo, che non
sarà certamente avaro di sofferenze. O Ostia Santa, in cui è
contenuto il testamento della Divina Misericordia per noi e specialmente
per i poveri peccatori. O Ostia Santa, in cui è contenuto il Corpo
ed il Sangue del Signore Gesù, come dimostrazione dell'infinita
Misericordia verso di noi, ma specialmente verso i peccatori. O
Ostia Santa, in cui è contenuta la vita eterna e l'infinita
Misericordia elargita in abbondanza a noi, ma specialmente ai poveri
peccatori. O Ostia Santa, in cui è contenuta la Misericordia del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo verso di noi, ma specialmente
verso i poveri peccatori. O Ostia Santa, in cui è contenuto il
prezzo infinito della Misericordia, che ripagherà tutti i nostri
debiti, ma specialmente quelli dei poveri peccatori. O Ostia Santa,
in cui è contenuta la sorgente di acqua viva, che scaturisce dalla
Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori.
O Ostia Santa, in cui è contenuto il fuoco dell'amore più puro, che
arde dal seno dell'Eterno Padre, come da un abisso di Misericordia
infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori. O Ostia
Santa, in cui è contenuta la medicina per tutte le nostre debolezze,
che sgorga dalla Misericordia infinita come da una sorgente, per
noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia Santa, in cui è
contenuto il vincolo di unione fra Dio e noi, grazie all'infinita
Misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia
Santa, in cui sono contenuti tutti i sentimenti del Cuore dolcissimo
di Gesù verso di noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia
Santa, nostra unica speranza in tutte le sofferenze e contrarietà
della vita. O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le
tempeste interiori ed esteriori. O Ostia Santa, nostra unica
speranza in vita e nell'ora della morte. O Ostia Santa, nostra unica
speranza fra gli insuccessi e nell'abisso della disperazione. O Ostia
Santa, nostra unica speranza in mezzo alle menzogne ed ai tradimenti.
Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le empietà che
sommergono la terra. O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo
alla nostalgia e al dolore, per il quale nessuno ci comprende. O
Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alle fatiche ed al
grigiore della vita di ogni giorno. O Ostia Santa, nostra unica
speranza quando le nostre aspirazionie e le nostre fatiche vanno in
fumo. O Ostia Santa, nostra unica speranza fra i colpi dei nemici e
gli assalti dell'inferno. O Ostia Santa, confiderò in Te quando le
difficoltà della vita supereranno le mie forze ed i miei sforzi
risulteranno inutili. O Ostia Santa, confiderò in Te quando le
tempeste sconvolgeranno il mio cuore ed il mio spirito atterrito
comincerà a piegarsi verso il dubbio che corrode. O Ostia Santa,
confiderò in Te quando il mio cuore comincerà a tremare ed un sudore
mortale mi bagnerà la fronte. O Ostia Santa, confiderò in Te quando
tutto si rivolgerà contro di me e la nera disperazione s'insinuerà
nella mia anima. O Ostia Santa, confiderò in Te quando il mio
sguardo si spegnerà per tutto ciò che è terreno, ed il mio spirito
vedrà per la prima volta mondi sconosciuti. O Ostia Santa, confiderò
in Te quando i miei impegni saranno al di sopra delle mie forze e
l'insuccesso sarà per me la sorte abituale. O Ostia Santa, confiderò
in Te quando l'osservanza delle virtù mi apparirà difficile e la
mia natura si ribellerà. O Ostia Santa, confiderò in Te quando i
colpi dei nemici saranno diretti contro di me. O Ostia Santa,
confiderò in Te quando le mie fatiche ed i miei sforzi non verranno
approvati dalla gente. O Ostia Santa, confiderò in Te quando sopra
di me risuonerà il Tuo giudizio; in quel momento confiderò
nell'oceano della Tua Misericordia.
O Santissima Trinità, confido nella Tua infinita Misericordia.
Iddio è mio Padre, quindi io, come Sua figliola, ho ogni diritto sul
Suo Cuore divino e quanto più grandi sono le tenebre, tanto più
decisa dev'essere la nostra fiducia. Non riesco a comprendere come
si possa non aver fiducia in Colui che può tutto. Con Lui tutto,
senza di Lui nulla. Egli, il Signore, non permetterà né lascerà che
restino confusi coloro che hanno posto in Lui tutta la loro fiducia.
10.1.1935.
Giovedì. La sera durante la benedizione, cominciai ad essere
tormentata da pensieri di questo genere: tutto quello che dico della
grande Misericordia di Dio, non è per caso una menzogna od
un'illusione?.., e volevo riflettere per un po' su questo argomento,
quando all'improvviso sentii nel mio intimo una voce forte e
chiara: «Tutto quello che dici della Mia bontà è vero e non ci sono espressioni sufficienti per esaltare la Mia bontà ».
Queste parole furono così piene di forza e così chiare, che darei
la vita per esse, per confermare che provenivano dal Signore. Le
riconosco dalla profonda serenità che in quei momenti mi viene
trasmessa e che mi rimane anche in seguito. Tale serenità mi dà una
forza ed un'energia così grandi, che nulla sono le difficoltà, le
contrarietà, le sofferenze e la morte stessa. Questa luce mi ha
sollevato un lembo di mistero, cioè mi ha fatto capire che tutti gli
sforzi che intraprendo perché le anime conoscano la Misericordia
dei Signore, sono molto graditi a Dio e da ciò è venuta alla mia
anima una tale gioia, che non so se in paradiso ce ne possa essere
una maggiore. Oh! se le anime volessero ascoltare almeno un po' la voce
della coscienza e la voce, cioè l'ispirazione dello Spirito Santo!
Dico « almeno un po' », dato che una volta che ci consegnamo
all'influsso dello Spirito di Dio, Egli stesso completerà quello che
manca a noi.
Capodanno 1935. A Gesù piace partecipare alle più piccole
circostanze della nostra vita e soddisfa talvolta i miei desideri
segreti, quelli che certe volte nascondo anche a Lui, sebbene lo
sappia che per Lui non ci può essere nulla di segreto. A Capodanno da
noi c'è l'usanza di estrarre il Patrono particolare per tutto
l'anno. La mattina, durante la meditazione, mi venne uno di questi
segreti desideri, e cioè che Gesù Eucaristico fosse il mio Patrono
particolare anche per quest'anno, come per il passato. Nascosi però
questo mio desiderio al mio Diletto; parlai con Lui di tutto, ad
eccezione del fatto che Lo volevo come Patrono. Quando andammo in
refettorio per la colazione, dopo aver fatto il segno della croce, ebbe
inizio l'estrazione dei Patroni. Appena mi avvicinai alle
immaginette sulle quali erano scritti i Patroni, ne presi una senza
pensarci e non la lessi subito. Volevo mortificarmi per qualche
minuto. All'improvviso sento nel mio intimo una voce: « Sono il tuo Patrono, leggi ». Allora guardai subito quello che c'era scritto e lessi: « Patrono per il 1935 la Santissima Eucaristia ».
il cuore mi sobbalzò dalla gioia e mi allontanai alla chetichella
dal gruppo delle suore ed andai almeno per un momento davanti al
SS.mo Sacramento e là diedi sfogo ai sentimenti del mio cuore. Gesù
però mi fece osservare in modo delicato che in quel momento avrei
dovuto essere con le consorelle. Andai immediatamente, attenendomi
alla regola. O Santa Trinità, Unico Dio, insondabile nella grandezza
della Misericordia verso le creature e specialmente verso i poveri
peccatori. Hai mostrato l'abisso insondabile della Tua Misericordia,
che nessuna mente, né umana né angelica, è riuscita mai a
scandagliare. Il nostro nulla e la nostra miseria sprofondano nella
Tua grandezza. O Bontà infinita, chi può adorarti degnamente? Si
trova un'anima che possa comprendere il Tuo amore? O Gesù, tali
anime esistono, ma non sono molte.
Un giorno, durante la meditazione del mattino, sentii questa voce: «
Io Stesso sono la tua guida, sono stato, sono e sarò; ma dato che
Mi hai chiesto un aiuto visibile, te l'ho dato. L'ho scelto Io Stesso
ancor prima che Me lo chiedessi, poiché l'esige la Mia causa. Sappi
che le mancanze che commetti contro di lui, feriscono il Mio Cuore.
Guardati bene in modo particolare dall'agire di testa tua; in ogni
più piccola cosa ci sia il sigillo dell'obbedienza». Col cuore
contrito ed annientato chiesi perdono al Signore Gesù per quelle
mancanze. Chiesi perdono anche al padre spirituale e feci il
proposito di non far nulla, piuttosto che fare molto e male. O Gesù
buono, Ti ringrazio per questa grande grazia, cioè per avermi fatto
conoscere quello che sono per me stessa: miseria e peccato,
nient'altro. Da me stessa posso fare una cosa soltanto, cioè offenderTi,
o mio Dio, poiché la miseria non può fare nient'altro da se stessa
che offendere Te, o Bontà infinita.
Una volta mi venne chiesto di pregare per una certa amma.
Decisi di fare subito una novena alla Misericordia del Signore ed alla
novena aggiunsi una mortificazione, che consisteva nel tenere in
entrambe le gambe una catenella di ferro per la durata della santa
Messa. Erano tre giorni che facevo quella penitenza, quando andai a
confessarmi e dissi al padre spirituale che avevo intrapreso quella
mortificazione col suo permesso presunto. Pensavo infatti che il
Padre spirituale non avrebbe avuto nulla contro di ciò. Invece la
risposta che ascoltai fu il contrario, cioè che non dovevo far nulla di
mia iniziativa, senza il permesso. O mio Gesù, ecco ho agito di
nuovo a mio arbitrio, ma non perdo il coraggio a causa delle mie
mancanze; so bene che sono miseria. A motivo della salute non
ottenni il permesso, ed il Padre spirituale si meravigliò che avessi
potuto sottopormi a maggiori mortificazioni senza il suo permesso.
Chiesi perdono per il mio comportamento arbitrario, o meglio per aver
agito con un permesso presunto e chiesi che mi venisse cambiata
quella penitenza in un'altra. il Padre spirituale me la cambiò in
una mortificazione interiore, invitandomi a riflettere, durante la
santa Messa, al motivo per cui Gesù volle essere battezzato. Quella
meditazione non fu una mortificazione per me, dato che pensare a Dio
è una delizia, e non una mortificazione; ma in quello c'era la
mortificazione della volontà, dato che facevo non quello che piaceva a
me, ma quello che mi era stato indicato ed appunto in questo
consiste la mortificazione interiore. Dopo che mi fui allontanata
dal confessionale e cominciai a fare la penitenza, udii queste
parole: « Ho concesso la grazia all'anima, per la quale Mi
hai pregato, ma non per la tua mortificazione, quella che ti eri
scelta da sola, bensì solo per l'atto di obbedienza totale verso il Mio
Sostituto ho fatto grazia all'anima, per la quale hai interceduto
presso di Me e per la quale hai mendicato la Misericordia. Sappi che
quando annienti in te la tua propria volontà, allora la Mia regna
in Te ». O mio Gesù, abbi pazienza con me. Ora starò più
attenta per l'avvenire. Questo proposito non lo baso su me stessa,
ma sulla Tua grazia e bontà, che è così grande verso di me tanto
misera.
Una volta Gesù mi fece conoscere che quando Lo prego per qualche
intenzione, che talvolta mi viene raccomandata, è sempre pronto a
concedere le Sue grazie, solo che non sempre le anime le vogliono
accettare: « Il Mio Cuore è stracolmo di tanta Misericordia
per le anime e soprattutto per i poveri peccatori. Oh! se
riuscissero a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per
loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed Acqua, come da una
sorgente strapiena di Misericordia; che per loro dimoro nel
tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di
grazie, ma non vogliono accettarle. Vieni almeno tu il più spesso
possibile a prendere le grazie che essi non vogliono accettare e con
ciò consolerai il Mio Cuore. Oh! quanto è grande l'indifferenza delle
anime per tanta bontà, per tante prove d'amore! Il Mio Cuore è
ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime che
vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a
prendere le grazie non hanno tempo. E perciò Mi rivolgo a voi, a
voi, anime elette! Anche voi non comprendete l'amore del Mio Cuore? E
anche qui è rimasto deluso il Mio Cuore. Non trovo il completo
abbandono al Mio amore. Tante riserve! Tanta diffidenza! Tanta cautela!
Per tua consolazione ti dirò che ci sono anime che vivono nel mondo,
che Mi amano sinceramente; dimoro nei loro cuori con delizia. Ma
non sono molte. Anche nei conventi ci sono tali anime che riempiono
di gioia il Mio Cuore; in esse sono impressi i Miei lineamenti e per
questo il Padre Celeste guarda a loro con un compiacimento
particolare. Esse saranno la meraviglia degli angeli e degli uomini.
Il loro numero è molto piccolo. Esse costituiscono una difesa di
fronte alla giustizia del Padre Celeste ed impetrano la Misericordia per
il mondo. L'amore di queste anime ed il loro sacrificio mantengono
l'esistenza del mondo. Quello che ferisce più dolorosamente il Mio
Cuore è l'infedeltà di un anima che Io ho scelto in modo
particolare. Quelle infedeltà sono come lame taglienti che
trafiggono il Mio Cuore ».
29.1.1935.
Questo martedì mattina, durante la
meditazione, ho visto interiormente il Santo Padre che celebrava la
santa Messa. Dopo il « Pater noster » si è messo a parlare con Gesù
della causa, di cui Gesù aveva ordinato a me di parlarGli. Benché io
non abbia parlato di ciò personalmente col Santo Padre, dato che
l'argomento è stato trattato da qualcun altro, in questo momento
però io so, per conoscenza interiore, che il Santo Padre sta
riflettendo su tale questione, che in breve tempo si evolverà
secondo i desideri di Gesù. Prima degli esercizi spirituali di otto
giorni, andai dal mio direttore spirituale, a chiedergli il permesso
per certe mortificazioni da fare durante gli esercizi, tuttavia non
ottenni il permesso per tutto quello che avevo chiesto, ma solo per
alcune. Ottenni l'autorizzazione per un ora di meditazione sulla
Passione del Signore Gesù e per certi atti di umiliazione. Ero
rimasta però un po' insoddisfatta, per non aver ottenuto il permesso
per tutto quello che avevo chiesto. Quando tornammo a casa, entrai
un momento in cappella e subito udii nel mio intimo una voce: «
Un'ora di meditazione sulla Mia dolorosa Passione ha un merito maggiore
di un anno intero di flagellazioni a sangue. La meditazione sulle
Mie Piaghe dolorose è di grande profitto per te ed a Me procura una
grande gioia. Mi stupisce che tu non abbia ancora rinunciato
completamente alla tua volontà, ma gioisco enormemente pensando che
tale cambiamento avverrà durante gli esercizi spirituali ».
Questo stesso giorno, mentre ero in chiesa ed aspettavo di confessarmi,
vidi gli stessi raggi che uscivano dall'ostensorio e si propagavano
per tutta la chiesa. Questo durò per tutto il tempo della funzione.
Dopo la benedizione si proiettarono su entrambi i lati e poi
rientrarono nell'ostensorio. Ad osservarli erano chiari e limpidi
come il cristallo. Chiesi a Gesù che si degnasse di accendere il
fuoco del Suo amore in tutte le anime indifferenti. Sotto questi raggi
il cuore si riscalda, anche se fosse freddo come un pezzo di
ghiaccio; se fosse duro come la roccia, si ridurrebbe in polvere.
G.M.G. Wilno, 4.11.1933 ESERCIZI SPIRITUALI DI OTTO GIORNI.
O
Gesù, Re di Misericordia, ecco di nuovo un momento in cui rimango
faccia a faccia con Te. Per questo T'imploro per tutto l'amore di
cui arde il Tuo Cuore Divino, annienta in me completamente l'amor
proprio ed in cambio infiamma il mio cuore del fuoco del Tuo amore
purissimo. Verso sera, finita la predica, udii queste parole: «
Io sono con te. Durante questi esercizi spirituali consoliderò la tua
pace e il tuo coraggio, in modo che non vengano meno le tue forze
nel dare attuazione ai Miei propositi. Pertanto durante questi
esercizi annullerai completamente la tua volontà, mentre si compirà
in te tutta la Mia volontà. Sappi che ciò ti verrà a costare molto.
Pertanto scrivi su una pagina bianca queste parole: Da oggi in me
non esiste la volontà propria, e depennala. Su un'altra pagina
scrivi queste parole: Da oggi faccio la volontà di Dio ovunque, sempre,
in tutto. Non spaventarti di nulla, l'amore ti darà forza e te ne
faciliterà l'esecuzione ». Nella meditazione fondamentale
sullo scopo, cioè sulla scelta dell'amore, l'anima deve amare, ha
bisogno di amare; l'anima deve riversare il suo amore, non nel
fango, non nel vuoto, ma in Dio. Come gioisco quando rifletto su questo,
poiché sento che nel mio cuore c’è soltanto Lui. Gesù solo ed
unico; e amo le creature in quanto mi aiutano ad unirmi a Dio. Amo
tutti gli uomini per questo, poiché vedo in essi l'immagine di Dio.
G.M.G. Wilno, 4.11.1935 DA OGGI NON ESISTE LA VOLONTA’ PROPRIA.
Nel momento in cui m'inginocchiai per depennare la volontà come mi
aveva ordinato il Signore, udii nel mio intimo questa voce: «Da oggi non temere il giudizio di Dio, poiché non sarai giudicata ». Da oggi, faccio la Volontà di Dio, ovunque, sempre, in tutto.
G.M.G. Wilno, 8.11.1935.
Lavoro interiore
particolare, cioè esame di coscienza. Sul rinnegamento di se
stessa, della propria volontà. I. Rinnegamento dell'intelletto, cioè
sua sottomissione all'intelletto di coloro che per me qui in terra
sostituiscono Dio. Il. Rinnegamento della volontà, cioè fare la
volontà di Dio, che a me si manifesta nella volontà di coloro che
per me sostituiscono Dio e che è contenuta nelle regole del nostro
ordine. III. Rinnegamento del giudizio, cioè accettare
immediatamente senza pensarci su, senza analizzarlo, senza discuterlo,
ogni ordine che mi viene dato da coloro che per me sostituiscono
Dio. IV. Rinnegamento della lingua. Non le darò la più piccola
libertà; in un solo caso gliela darò completa, cioè quando si tratta
di proclamare la gloria di Dio. Ogni volta che mi accosto alla
santa Comunione, prego che Gesù rafforzi e purifichi la mia lingua,
in modo che io non ferisca il prossimo con essa. Per lo stesso motivo
tengo nella massima considerazione la regola che mi parla del
silenzio. O Gesù mio, ho fiducia che la Tua grazia mi aiuti a
mettere in pratica questi propositi. Benché i punti suddetti siano
compresi nel voto di obbedienza, tuttavia desidero esercitarmi in
essi in modo del tutto particolare, in quanto costituiscono l'essenza
della vita religiosa. Gesù Misericordioso, Ti prego ardentemente,
illumina il mio intelletto, perché possa conoscere meglio Te, che
sei l'Essere Infinito, e possa conoscere meglio me stessa, che sono
il niente personificato. Della santa confessione.
Dalla santa
confessione dovremmo ricavare due benefici. Alla confessione
andiamo: primo, per essere guariti; secondo, per essere educati. La
nostra anima ha bisogno di essere educata continuamente, come un
bambino. O mio Gesù, comprendo profondamente queste parole e so per
esperienza che un'anima con le proprie forze non arriva lontano, si
affatica molto, non fa nulla per la gloria di Dio; sbaglia
continuamente, poiché la nostra mente è ottenebrata e non riesce a
distinguere i fatti suoi. Avrò un'attenzione particolare per due
cose: la prima è quella di scegliere per la confessione quello che mi
umilia di più, anche se si tratta di una piccola cosa, che però mi
costa e per questo ne parlerò; la seconda è quella di esercitarmi
nella contrizione; non solo prima di confessarmi, ma in ogni esame
di coscienza cercherò di suscitare in me il dolore perfetto e ciò
soprattutto prima di mettermi a riposare. Ed una parola ancora:
l'anima che desidera veramente progredire sulla via della perfezione,
deve attenersi scrupolosamente ai consigli che le vengono dati dal
direttore spirituale. Tanta è la santità, quanta la dipendenza.
Una
volta, mentre parlavo col direttore della mia anima, in un lampo più
veloce di quello di un fuimine, vidi interiormente la sua anima in
una grande tribolazione, in un tale tormento, che sono poche le
anime che Iddio prova con tale fuoco. Tali sofferenze gli provengono
da quest'opera. Verrà un momento nel quale quest'opera, che pure
Dio raccomanda tanto, sembrerà in completo sfacelo ed all'improvviso
seguirà l'azione di Dio con grande energia, la quale darà
testimonianza alla verità. Essa, l'opera, sarà un nuovo splendore
per la Chiesa, sebbene esistesse già da molto tempo in essa. Che Dio
sia infinitamente misericordioso, nessuno può negarlo. Egli
desidera che questo lo sappiano tutti, prima che torni come Giudice;
vuole che le anime Lo conoscano prima come Re di Misericordia. Quando
si verificherà questo trionfo, noi saremo già nella nuova vita, dove
non ci sono sofferenze. Ma prima la tua anima sarà saziata
d'amarezze al vedere la distruzione dei tuoi sforzi.
Questa
distruzione però sarà soltanto apparente, poiché Iddio non cambia
quello che ha stabilito una volta. Ma anche se la distruzione sarà
apparente, le sofferenze invece saranno reali. Quando ciò avverrà,
non lo so; quanto durerà, non lo so. Ma Dio ha promesso una grande
grazia specialmente a te e a tutti « quelli che proclameranno la
Mia grande Misericordia. Io Stesso li difenderò nell'ora della
morte, come Mia gloria ed anche se i peccati delle anime fossero
neri come la notte, quando un peccatore si rivolge alla Mia
Misericordia, Mi rende la gloria più grande ed è un vanto della Mia
Passione. Quando un'anima esalta la Mia bontà, allora satana ne
trema e fugge nel profondo dell'inferno ». Durante un'adorazione, Gesù mi promise: «
Con le anime che ricorreranno alla Mia Misericordia e con le anime
che esalteranno e faranno conoscere ad altre la Mia grande
Misericordia, nell'ora della loro morte Mi comporterò secondo la Mia
Misericordia infinita. Il Mio Cuore è addolorato - ha detto Gesù
- perché anche le anime elette non comprendono quanto sia grande la Mia
Misericordia. I loro rapporti con Me sono in un certo modo
espressione di diffidenza. Oh! quanto questo ferisce il Mio Cuore!
Ricordatevi della Mia Passione e, se non credete alle Mie parole,
credete almeno alle Mie Piaghe».
Non faccio alcun
movimento, alcun gesto perché piace a me, perché sono vincolata dalla
grazia; continuamente attendo a ciò che è più gradito a Gesù.
Durante una meditazione sull'obbedienza udii queste parole: « In questa meditazione il sacerdote in via eccezionale parla per te. Sappi che Io prendo in prestito la sua bocca ».
Cercai di ascoltare con la massima attenzione ed applicai tutto al mio
cuore, come faccio per ogni meditazione. Quando il sacerdote
pronunciò queste parole, che un anima obbediente si riempie della
forza di Dio, udii quanto segue: “Si, quando sei obbediente, mi
prendo la tua debolezza ed al suo posto ti do la Mia forza. Sono
molto stupito che le anime non vogliano fare questo scambio con Me.”
Io dissi al Signore: « Gesù, illumina Tu la mia anima, poiché
diversamente capirò ben poco di queste parole ». So che non vivo per
me, ma per un gran numero di anime. So che le grazie date a me, non
sono soltanto per me, ma anche per le anime. O Gesù, l'abisso della
Tua Misericordia si è riversato nella mia anima, che è l'abisso
stesso della miseria. Ti ringrazio, Gesù, per le grazie e le piccole
croci che mi dai in ogni momento della vita. All'inizio degli esercizi
spirituali sul soffitto della cappella vidi Gesù crocifisso che
guardava alle suore con tanto amore, ma non a tutte. C'erano tre
suore, alle quali il Signore guardò con uno sguardo severo. Non so,
non so per quali motivi, so soltanto che è una cosa terribile vedere
uno sguardo simile che è lo sguardo del Giudice severo.
Quello
sguardo non riguardava me, eppure allibii per lo spavento, mentre
scrivo tremo ancora tutta. Non ebbi il coraggio di dire una sola parola a
Gesù, mi vennero a mancare le forze fisiche e pensavo che non avrei
resistito fino alla fine della predica. Un giorno dopo vidi la
stessa cosa, come la prima volta, e osai proferire queste parole: «
Gesù, quanto è grande la Tua Misericordia! ». Il terzo giorno si
ripeté ancora lo stesso sguardo su tutte le suore con grande
amabilità, ad eccezione di quelle tre suore. Allora presi il coraggio
che proveniva dall'impulso verso l'amore del prossimo e dissi al
Signore: « Tu sei la Misericordia personificata, come Tu stesso mi
hai detto, Ti scongiuro quindi per la potenza della Tua
Misericordia, rivolgi il Tuo sguardo benigno anche su quelle tre
suore, e se ciò non s'accorda con la Tua sapienza, Ti prego di fare
uno scambio: il Tuo sguardo benevolo verso la mia anima, sia per loro,
e il Tuo sguardo severo verso le loro anime, sia per me.
All'istante
Gesù mi disse queste parole: « Figlia Mia, per il tuo amore
sincero e generoso concedo loro molte grazie, benché esse non le
chiedano, ma per la promessa che ho fatto a te ». E subito
avvolse le tre suore con uno sguardo misericordioso. Alla vista
della bontà di Dio, il cuore mi cominciò a battere per la grande gioia.
Quando feci l'adorazione dalle 9 alle 10 erano rimaste anche altre
quattro suore. Mentre mi avvicinavo all'altare e meditavo sulla
Passione del Signore Gesù, in quello stesso momento un dolore
tremendo inondò la mia anima, a causa dell'ingratitudine di un gran
numero di anime che vivono nel mondo, ma mi addolorava specialmente
l'ingratitudine delle anime scelte in modo particolare da Dio. Non c'è
modo di esprimerla, né di confrontarla. Alla vista di quella
ingratitudine, che è la più nera, sentii come se il cuore mi si
schiantasse, mi vennero a mancare completamente le forze fisiche e
caddi con la faccia a terra, senza nascondere un pianto dirotto.
Ogni volta che rievocavo la grande Misericordia di Dio e
l'ingratitudine delle anime, il dolore trafiggeva il mio cuore e
comprendevo quanto ciò ferisse il Cuore dolcissimo di Gesù.
Con
cuore ardente rinnovai il mio atto di offerta per i peccatori. Con
gioia e desiderio ho accostato le mie labbra al calice
dell'amarezza, che prendo ogni giorno dalla S. Messa. La piccola
porzione, che Gesù mi ha assegnato per ogni momento, anche quella non la
cederò a nessuno. Conforterò continuamente il dolcissimo Cuore
Eucaristico; suonerò canti di riconoscenza sulle corde del mio
cuore; la sofferenza è il tono più armonioso. Cercherò con cura di
capire con che cosa posso rallegrare oggi il Tuo Cuore. I giorni
della vita non sono uniformi; quando le nuvole nere mi copriranno il
sole, cercherò come l'aquila di attraversare la loro barriera, per far
conoscere agli altri che il sole non si spegne. Sento che Iddio mi
permette di scostare i veli, affinché la terra non abbia dubbi sulla
Sua bontà. Iddio non va soggetto ad eclissi, né a cambiamenti;
rimane per l'eternità Uno e sempre lo Stesso. Niente può opporsi
alla Sua volontà. Sento in me una forza sovrumana, sento il coraggio
e l'energia che mi viene attraverso la grazia che dimora in me.
Comprendo le anime che soffrono perché prive di speranza, poiché ho
provato su di me questo tormento. Iddio però non dà prove al di
sopra delle forze. Spesso ho vissuto di speranza contro ogni
speranza ed ho spinto la mia speranza fino alla totale fiducia in
Dio. Avvenga di me quello che ha stabilito dall'eternità.
MASSIME GENERALI.
Sarebbe molto brutto,
se una suora cercasse sollievo nella sofferenza. Ecco quello che ha
fatto la grazia e la meditazione del più grande criminale. Colui che
muore, ha un grande amore. Ricordati di me quando sarai in paradiso.
Il pentimento sincero trasforma immediatamente un'anima. La vita
spirituale va praticata con serietà e sincerità. L'amore dev'essere
reciproco. Dato che il Signore Gesù per me ha bevuto il fiele fino
in fondo, io Sua sposa, per dimostrargli il mio amore, accetterò
tutte le amarezze. Chi sa perdonare si prepara molte grazie da parte
del Signore. Ogni volta che guarderò la croce, perdonerò sinceramente.
L'unione con le anime l'abbiamo ottenuta nel santo battesimo. La
morte rafforza l'amore. Devo essere sempre d'aiuto per gli altri. Se
sarò una buona religiosa sarò utile non solo alla Congregazione, ma
anche a tutta la Patria. Il Signore Dio concede le grazie in due
modi: con le ispirazioni e con le illuminazioni.
Se chiediamo una
grazia, Iddio ce la dà, ma dobbiamo volerla accettare, ma per
accettarla occorre abnegazione. L'amore non è fatto di parole, né di
sentimenti, ma di azioni. E un atto della volontà, è un dono, cioè
una donazione; l'intelletto, la volontà ed il cuore, ecco le tre
facoltà che dobbiamo esercitare durante la preghiera. Risorgerò in
Gesù, ma prima debbo vivere in Lui. Se non mi distacco dalla croce,
allora si manifesterà in me il Vangelo. Tutte le mie insufficienze
le colma in me Gesù con la Sua grazia, che agisce incessantemente. La
SS.ma Trinità mi trasmette la Sua vita abbondantemente col dono
dello Spirito Santo. Le Tre Persone divine dimorano in me. Se Iddio
ama, lo fa con tutto Se stesso, con tutta la potenza del Suo Essere.
Se Iddio mi ha amato a questo modo, come debbo corrispondere io a
questo, io, la Sua sposa? Durante una predica Gesù mi disse: «Nel
piccolo grappolo scelto tu sei il dolce acino; desidero che il
succo che circola in te venga trasmesso alle altre anime».
Durante la rinnovazione dei voti vidi Gesù dal lato dell'epistola,
con una veste bianca ed una cintura d'oro ed in mano teneva una
spada terribile.
Durò fino al momento in cui le suore cominciarono a
rinnovare i voti. All'improvviso vidi un bagliore inimmaginabile.
Davanti a quel bagliore vidi un piano formato da una nuvola bianca a
forma di bilancia. In quel momento Gesù si avvicinò e pose la spada
su di un piatto e questo con tutto quel peso si abbassò fino a terra,
per poco non la toccò completamente. Proprio allora le suore
finirono di rinnovare i voti. E subito vidi degli angeli che
prendevano qualche cosa da ogni suora dentro un vaso d'oro, vaso che
aveva la forma come di un incensiere Dopo che ebbero terminata la
raccolta da tutte le suore e posto il vaso sull'altro piatto della
bilancia, questo immediatamente prevalse sul primo, sul quale era stata
posta la spada. All'istante dall'incensiere si sprigionò una fiamma,
che raggiunse il bagliore della luce. Inaspettatamente udii una
voce proveniente da quel bagliore: «Rimettete la spada al suo posto, l'offerta è maggiore».
In quel momento Gesù ci diede la benedizione e tutto quello che
avevo visto scomparve. Le suore avevano già cominciato ad accostarsi
alla santa Comunione. Quando anch'io mi comunicai, la mia anima fu
inondata da una gioia così grande, che non riesco proprio a
descrivere.
15.II.35.
Partenza per la casa paterna per
alcuni giorni, in visita a mia madre morente. Quando venni a sapere
che mia madre era gravemente malata, ormai prossima alla morte e mi
chiedeva di andare a trovarla, perché desiderava incontrarsi con me
ancora una volta prima di morire, in quel momento mi si risvegliarono
tutti i sentimenti del cuore. Come figlia sinceramente affezionata
alla propria madre, desideravo ardentemente esaudire il suo
desiderio, ma lasciai a Dio la decisione e mi rimisi completamente
alla Sua volontà. Non tenendo conto del dolore del mio cuore, mi
affidai alla volontà di Dio. La mattina del giorno del mio onomastico,
il 15 febbraio, la Madre Superiora mi consegnò un'altra lettera della
mia famiglia e mi diede il permesso di andare a casa, per esaudire
il desiderio della madre morente. Cominciai subito a prepararmi per
il viaggio e la sera partii da Wilno. Offrii tutta la notte per mia
madre gravemente ammalata, affinché Dio le concedesse la grazia che
le sofferenze che stava attraversando non perdessero nulla del loro
merito. Durante il viaggio ebbi una compagnia molto piacevole, infatti
nello stesso scompartimento viaggiavano alcune signore appartenenti
ad un sodalizio. Mi resi conto che una di esse soffriva molto e che
nella sua anima si stava svolgendo una lotta accanita. Cominciai a
pregare mentalmente per quell’anima. Alle undici quelle signore
passarono in un altro scompartimento per fare conversazione e nel
frattempo nello scompartimento rimanemmo solo in due.
Sentii che la mia
preghiera aveva provocato in quell'anima una lotta ancora più
accesa. Non cercai di confortarla, ma pregai con fervore ancora
maggiore. Finalmente quell'anima si rivolse a me e mi chiese di
dirle se era obbligata a mantenere una certa promessa che aveva
fatto a Dio. In quello stesso momento conobbi interiormente quale
era quella promessa e le risposi che era assolutamente obbligata a
mantenere quell'impegno, diversamente sarebbe stata infelice per
tutta la vita. Questo pensiero non le darà pace. Stupita da questa
risposta, mi apri tutta la sua anima. Si trattava di una maestra
che, prima di affrontare gli esami, aveva promesso a Dio che, se
fosse stata promossa si sarebbe dedicata al Suo servizio, cioè
sarebbe entrata in un convento. Però, dopo aver dato gli esami con esito
molto favorevole, «ora mi sono lasciata prendere dal vortice del
mondo e non voglio entrare in convento, ma la coscienza non mi dà
pace e, nonostante i divertimenti, sono sempre scontenta». Dopo una
lunga conversazione, quella persona era cambiata completamente e
dichiarò che si sarebbe subito interessata, per entrare in convento.
Mi chiese di pregare per lei ed io sentii che Dio non le avrebbe
lesinato le grazie. La mattina arrivai a Varsavia ed alle otto di
sera ero già a casa. È difficile descrivere quale grande gioia fu
per i miei genitori e per tutta la famiglia.
La salute di mia madre
migliorò un po', ma il medico non diede alcuna speranza di una
completa guarigione. Subito dopo esserci salutati, ci inginocchiammo
tutti, per ringraziare Dio per esserci potuti incontrare ancora una
volta tutti in questa vita. Quando osservai come pregava mio padre,
mi vergognai molto, dato che io che ero vissuta tanti anni in
convento non sapevo pregare con tanta sincerità e tanto fervore.
Perciò ringrazio continuamente Iddio di tali genitori. Oh, come
tutto è cambiato in questi dieci anni! Non mi ci oriento più. L'orto
è molto più grande, è irriconoscibile, come non riconosco più i
fratelli e le sorelle, che erano così piccoli ed ora sono tutti
cresciuti e sono rimasta stupita di non averli trovati come quando
ci siamo separati. Stasio mi accompagnava ogni giorno in chiesa.
Sentivo che quella cara anima era molto gradita a Dio. L'ultimo
giorno, quando non c'era più nessuno in chiesa, andai con lui davanti
al Santissimo Sacramento e recitammo insieme il Te Deum. Dopo un
momento di silenzio offrii quella cara anima al Cuore dolcissimo di
Gesù. Quanto ho potuto pregare in quella chiesetta! Mi sono tornate
in mente tutte le grazie che avevo ricevuto in quel luogo e che
allora non comprendevo e di cui così spesso avevo abusato e mi sono
meravigliata io stessa di essere stata tanto cieca.
Mentre
riflettevo su queste cose e mi rammaricavo per la mia cecità,
improvvisamente ho visto Gesù nello splendore di una bellezza
indicibile, che mi ha detto amabilmente: «O Mia eletta, ti
concederò ancora maggiori grazie, affinché tu sia testimone per
tutta l'eternità della Mia Misericordia infinita». Quei giorni a
casa li ho passati in mezzo a tanta compagnia, poiché ognuno voleva
vedermi e scambiare qualche parola con me. Spesso ho contato fino a
25 persone. Erano incuriositi dai miei racconti sulla vita dei
santi. Immaginavo che la nostra casa appartenesse veramente a Dio,
dato che ogni sera vi si parlava soltanto di Dio. Quando, stanca di
raccontare e desiderosa di un po' di solitudine e di silenzio, la sera
mi appartavo nel giardino per poter parlare un po' a tu per tu con
Dio, anche questo non mi riusciva, poiché venivano subito i fratelli
e le sorelle e mi riportavano a casa, dove dovevo continuare a
parlare e con tanti occhi fissati su di me. Per fortuna riuscii a
trovare il modo per riprendere fiato. Pregai i fratelli che
cantassero per me, dato che avevano magnifiche voci e per di più uno
suonava il violino ed un altro il mandolino. Allora potei dedicarmi
alla preghiera mentale senza allontanarmi dalla loro compagnia.
Un'altra cosa che mi costò molto, fu quella di dover baciare i
bambini. Venivano le conoscenti coi loro bambini e mi pregavano di
prenderli almeno un momento in braccio e di baciarli. Lo consideravano
un gran favore e per me era un'occasione per esercitarmi nella virtù,
poiché più di uno era abbastanza sporco ed allora per vincermi e
non mostrare avversione, se il bambino era sporco lo baciavo due
volte. Una conoscente mi portò il suo bambino malato agli occhi, che
aveva pieni di pus e mi disse: «Sorella, prendilo un momentino in
braccio».
La natura provava un senso di ripugnanza, ma senza badare a
nulla, lo presi in braccio e lo baciai due volte proprio sugli occhi
infiammati e pieni di pus e pregai Dio che io facesse guarire. Ebbi
molte occasioni di esercitarmi nelle virtù. Ascoltai tutti quelli
che mi vollero raccontare i loro guai e notai che non c'era un solo
cuore gioioso, perché non c'era un cuore che amasse sinceramente
Iddio e non me ne meravigliai affatto. Mi dispiacque immensamente
che non potei incontrarmi con due delle mie sorelle. Sentivo nel mio
intimo in che grande pericolo erano le loro anime. Mi si stringeva il
cuore dal dolore al solo pensare a loro. In un momento in cui mi
sentii molto vicina a Dio, chiesi fervorosamente al Signore la sua
grazia per loro ed il Signore mi rispose: “Concedo loro non solo le grazie necessarie, ma anche grazie particolari“.
Compresi che il Signore le avrebbe chiamate ad una più stretta
unione con Sé. Godo enormemente al pensiero che nella nostra famiglia
regna un così grande amore. Quando salutai i genitori e li pregai di
benedirmi, sentii la potenza della grazia di Dio che scendeva nella
mia anima. Mio padre, mia madre e la madrina del battesimo, mi
diedero la loro benedizione piangendo e mi augurarono la massima
fedeltà alla grazia di Dio e mi dissero di non dimenticare mai le
tante grazie che Dio mi aveva concesso, chiamandomi alla vita religiosa.
Mi chiesero di pregare per loro. Nonostante che piangessero tutti,
io non versai neppure una piccola lacrima. Cercai di essere forte e
li consolai tutti come potei, ricordando loro il paradiso, dove non
ci saranno più separazioni. Stasio mi accompagnò all'auto. Gli dissi
quanto Dio ami le anime pure e l'assicurai che Dio era contento di
lui. Quando gli parlai della bontà di Dio e di quanto si preoccupi
per noi, si mise a piangere come un bambino e non ne fui sorpresa
per lui, perché è un'anima pura, perciò conosce facilmente Dio.
Quando
presi posto nell'auto, diedi sfogo al mio cuore e piansi anch'io di
gioia come una bambina, per le tante grazie che Dio aveva concesso
alla nostra famiglia e poi m immersi in una preghiera di
ringraziamento. La sera ero già a Varsavia. Prima di tutti salutai
il Padrone di Casa e poi salutai tutta la comunità. Quando, prima di
andare a riposare, entrai dal Signore per la buonanotte e chiesi
perdono al Signore per aver parlato tanto poco con Lui durante il
mio soggiorno a casa, ad un tratto nel mio intimo sentii una voce: «Sono
molto contento di questo, che tu non abbia parlato con Me, ma che
tu abbia fatto conoscere la Mia bontà alle anime e le abbia
sollecitate ad amarMi». La Madre Superiora mi disse che
l'indomani saremmo andate entrambe a Jozefinek «E così lei, sorella,
avrà la possibilità di parlare con la Madre Generale. Mi rallegrai
enormemente per questo. La Madre Generale è sempre la stessa, piena
di bontà, di serenità e di spirito di Dio. Parlai a lungo con lei.
Andammo alla funzione pomeridiana. Vennero cantate le litanie al
Cuore dolcissimo di Gesù. il Signore Gesù venne esposto
nell'ostensorio. Un momento dopo vidi Gesù Bambino, che usciva
dall'Ostia e venne a riposare proprio Lui fra le mie braccia. Questo
durò un attimo. Una gioia immensa inondò la mia anima. Il Bambino
Gesù aveva lo stesso aspetto di quando entrai nella cappellina
assieme alla Madre Superiora, e già mia Maestra di noviziato, Maria
Giuseppina. Il giorno dopo ero già nell'amata Wilno. Oh, com'ero
felice d'essere già tornata nel nostro convento! Mi sembrava quasi
d'essermi fatta religiosa una seconda volta; non finivo di gustarmi
la quiete ed il silenzio, in cui l'anima s'immerge così facilmente
in Dio, tutti l'aiutano in questo e nessuno la disturba.
5 dicembre 1943 (alle 2 antimeridiane)
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Io non sono venuto[654] a negare la Legge e i Profeti ma a confermarla e a perfezionarla modificando quelle inesattezze e soprastrutture che l’uomo vi aveva messo, parte per imperfezione propria e parte per umanità superiore all’anima.
L’uomo è portato a male intendere. Non è perfetto nei suoi sensi mistici e nei suoi sensi naturali. Solo vivendo in Me perfeziona i primi, essendo allora Io che opero in lui. L’uomo è anche portato a complicare le cose perché, nella sua tenace e indistruttibile superbia, è sempre attirato dalla seduzione di ritoccare anche l’opera di Dio.
Siete dèi[655] essendo figli di Dio. Ma Dio è sempre il Maggiore, il Perfetto, Colui che da Se stesso si genera. Voi siete i minori, coloro che divenite perfetti se vivete in Dio e che da Dio siete generati. Or dunque, perché volete sempre modificare con le vostre complicazioni ciò che Dio nella sua Semplicità, che è uno dei segni della sua natura, dà perfetto nella sua semplicità?
Quando sono divenuto Maestro ho trovato la Legge, in origine così chiara e lineare, divenuta un groviglio di imposizioni e una macia di formule che la rendevano impraticabile ai fedeli. Naturalmente pesi e formule erano per gli umili. I potenti, quelle formule e quei pesi li avevano creati, ma non li portavano.
Il sacerdozio, gli scribi e i farisei mi fecero ribrezzo e sdegno. E se vidi fra loro qualche anima leale, che amai divinamente, vidi anche la turba degli altri, più numerosa di gregge di selvatici caproni, che col loro puzzo ammorbavano dei loro mercati, delle loro falsità, empietà, durezze la Casa del Signore e rendevano il Signore qualcosa di terribile per i poveri della Terra.
Per Me digiunavano e sacrificavano quei sepolcri di fetore? No. Per averne utile umano e lode. Comodo era essere i Dottori della Legge e comodo essere del popolo eletto in Israele. Ma non vi era verità di desiderio e di offerta per attirare il Messia e le sue benedizioni.
E il Messia andò altrove, nella regione sprezzata, ma dove una Tutta Santa e un Giusto meritavano di accogliere e tutelare il Germe di Dio.
E ora, o figli, digiunate o pregate per interesse di Dio? No. Le vostre naturali privazioni, che potrebbero tenere posto di digiuno, non le sopportate con rassegnazione, ma ne fate fonte di odio e imprecazione continua e stolta e sacrilega. Le vostre preghiere sono sozze e sciancate dai vostri interni sentimenti e sono guardate da Dio come cose immonde messe sulla pietra dell’altare. Dio le incenerisce sperdendone il fumo contro terra.
Una volta di più Io vengo a ripetere la forma che dovete usare per presentare a Dio sacrifici e preghiere, il cui profumo puro salga dall’altare al trono di Dio come olocausto di vittima perfetta.
“Giudicate secondo verità, siate misericordiosi e compassionevoli verso i fratelli, quali che siano, non opprimete vedove e orfani, poveri forestieri, umili e deboli della Terra, non abbiate in cuore pensieri di astio, vendetta e male opere verso i vostri simili. Amate, insomma, perché l’amore è il compendio della Legge e chi ama tutto fa, e l’amore è l’incenso che rende profumate le ostie di propiziazione e l’acqua lustrale che deterge le pietre del vostro altare”.
Non indurite cuore e udito più di quanto già non l’abbiate. Non chiudete il cuore e l’udito alla Voce di Dio che parla attraverso i suoi “portavoce”, come un tempo l’indurirono gli antichi alla Voce di Dio parlante attraverso i Profeti.
Se non ascoltate Me, per giustizia Io non ascolterò voi, e cesserete di avermi per Dio, per Padre e Salvatore. Conoscerete allora l’ira del Signore piena e inesorabile e, avendo ricusato il Pane della Parola di Dio, morderete la polvere e come belve senza cibo vi sbranerete l’un l’altro morendo nell’orrore per conoscere un orrore ancor più tremendo ed eterno.»
Dice Gesù:[656]
«Salvatore delle genti, non posso non essere Salvatore del popolo mio. Mio per legge antica, mio per legge nuova.
Sono, umanamente, uscito da quella razza e se essa mi ha deriso, misconosciuto, tradito, ucciso, se essa ha fatto ciò avendo l’anima appesantita e avviluppata dal magma della colpa che il mio Sangue non lava, essendo questa razza ramo che non vuole innestarsi al ceppo della vite divina, non è meno vero che sono morto anche per essa, che su essa ho diritti di Re e amore di Creatore.
Con durezza e ferocia i padri dei padri di questi d’ora hanno respinto il dono dell’Eterno e chiesto il mio Sangue[657] a sfamare il loro odio verso la Verità. Con pazienza, con intelligenza, con forza e con bontà li attirerò a Me.
Le opere buone o inique dell’uomo servono sempre a un fine soprannaturale, perché la malvagità umana viene raccolta da Dio e al contatto delle sue mani si muta in strumento di bene. Nulla lascia intentato Dio nel suo lungimirante operare per raggiungere lo scopo che è quello di riunire in un unico nucleo gli umani per l’ultimo giorno, come da un unico nucleo si diramarono per la Terra dividendosi come rivoli che traboccano dalla coppa di una sorgente.
L’opera è già iniziata ed i persecutori che ledono e offendono ciò che è umano non sanno di stare creando con la loro iniquità il gran giorno del Signore, in cui come pecore disperse radunerò il mio immenso gregge ai piedi della Croce e ribattezzerò col nome di “agnelli” gli inselvatichiti figli del gregge che già fu mio, espellendo coloro che sotto il segno mio sono gli aspidi e i lupi della società umana.
Quando saprete riconoscermi e piangere col cuore contrito, Io muterò la secolare condanna di voi, deicidi, in perdono e benedizione, poiché non posso dimenticare il bene compiuto dai vostri Padri antichi, i quali dal Regno pregano per voi erranti. Spogliatevi dunque anche voi, che per primi avete avuto in dono la Legge, di ciò che è ingrato a Dio.
Gli stessi comandi che faccio ai miei nati dal mistico travaglio della Croce, li dico anche a voi, che della croce vi siete fatti un sacrilego patibolo e una fonte di condanna.
Dite la verità e servite la Verità. Venite ad Essa. Battetevi il petto per coloro che l’hanno derisa ed hanno sperato di ucciderla. Hanno ucciso unicamente se stessi perché la Verità è immortale nella sua natura divina. Non ammantatevi delle insegne di essa per scopo umano. Ma una volta accostatala, amatela come sposa or ora conosciuta. Essa è quella che vi deve generare la Vita eterna. Ma non si può generare se di due non si fa una sola cosa perseguendo non piacere di sensi, ma santità di scopo. Siate onesti e sinceri con tutti e specie con Iddio, il cui occhio trivella i cuori e li passa parte a parte e li vede come e meglio di quanto lo scienziato e il batteriologo vedano nei vostri corpi le malattie che vi consumano e i germi che vi rodono.
Applicate l’amore alla verità nei rapporti con Dio e con l’uomo. Non tradite. Ha tradito or sono venti secoli uno della vostra razza, istigato e seguito da subdoli e malvagi. Levate quell’onta, che vi schiaccia da secoli, col vostro agire giusto e leale.
Per essere amati occorre farsi amare. Lo avete dimenticato molte, troppe volte. Amate la pace. È il segno del Cristo, che i vostri padri hanno ucciso attirando su voi la guerra che non ha termine e con pause di tregua esplode e risorge come morbo insanabile nel corpo della Terra e non vi dà sicurezza e riposo. Ora dovete imparare ad amarla questa pace per potere essere del Cristo e finire così l’eterno esodo della vostra razza.
Ogni zolla del mondo freme sotto il vostro piede e vi scaccia. Anche le vostre zolle antiche. Ma se Io, Signore del mondo, stenderò la mia Mano ed aprirò la mia Bocca a dire: “Basta! Costoro sono nuovamente miei”, la Terra più non potrà perseguitarvi. Le soprannaturali tende del Cielo saranno sopra di voi a protezione.
Ricordate quando per voi ho perseguitato i potenti, ho aperto il mare, ho fatto scaturire fonti nell’aridità dei deserti e piovere cibo dai cieli, quando ho messo i miei angeli ad aprirvi un varco fra i nemici per addurvi nella Terra che avevo promessa ai primi santi della Terra. Sono sempre quel Dio potente e pietoso.[658] Lo sono due volte di più ora che non sono solo il Padre Creatore ma il Figlio Salvatore, ora che la Terza Persona ha generato il miracolo della Incarnazione di un Dio per farne la Vittima espiatoria di tutta l’umanità.
Io vi attendo per poter dire: “Pace” alla Terra, e dire al Cielo: “Apriti ad accogliere i viventi. Il tempo è finito!”. Venite. Non ho cuore diverso, ora che sono in Cielo, di quello che avevo sul Golgota quando pregavo per i padri vostri e perdonavo a Disma[659].»
Dice Gesù a me:
«Ho dettato questo brano oggi che puoi scriverlo, invece di domani che non potresti farlo. Metti la data di domani. La collana dei dettati deve essere regolare come moto di pendolo. Un giorno si capirà meglio il perché dico di fare così. Ora riposa sul mio Cuore.»
Ore 8 antimeridiane dello stesso giorno 5-12
Più tardi dice Gesù:
«Abbi pazienza, anima mia. Non posso stare senza parlarti, perché parlare a chi mi ama costituisce la mia delizia, il mio desiderio, il bisogno del mio Cuore amante di voi.
Hai mai visto come fanno due sposi che realmente si amano? La sposa, mentre è in casa, guarda ogni momento l’orologio, corre alla finestra, per vedere se il tempo passa, per vedere se lo sposo torna dal suo ufficio. Lo sposo, non appena può, scappa a dire una parola d’amore alla sua sposa. L’ha appena lasciata e si sovviene che poteva dirle anche questo per farla felice, e se appena può corre a dirglielo. È l’amore che li sprona.
Anche Io, non appena taccio, sento che ho altro da dirti. Vorrei parlarti notte e giorno, averti tutta per Me, vorrei che tu potessi dedicarti tutta a Me. Se sapessi come ti amo!
Ora senti. Anni or sono, leggendo gli scritti del mio servo Contardo Ferrini,[660] ti chiedesti più volte - perché nella mistica eri una analfabeta - in che consisteva “la conversazione nei Cieli”.
Ecco: quando tu mi ascolti ed Io ti parlo, quando in luogo di murmure superficiale di preghiere Io ti rapisco nel fuoco delle rivelazioni e ti occupo di Me, quando tu mi dici: “Vieni, Gesù, a parlare alla tua serva”, quando gusti il sapore della mia Parola che deposito in te come in un forziere, in un’idria, perché tu la dia ai poveri e agli assetati della Terra, allora noi facciamo una conversazione nei Cieli.
Eri troppo legata alle formule, come quasi tutti i cattolici ferventi. Io ti ho slegata. Ho lanciato l’anima tua, fuor dal pelago delle circoscrizioni formulari, delle piccinerie delle pratiche, sugli spazi sconfinati del mistico mare dell’orazione. Ti ho avvolta, aspirata, rapita, indiata nel fuoco dell’orazione.
Eri un piccolo passero impastoiato. Ora sei un’aquila che spazia e domina e sale verso il Sole e lo fissa e ne è fortificata.
Sali sempre più, come l’aquila a voli concentrici. In alto sono Io, Aquila eterna, che ti attendo per portarti, oltre i sensi, nel conoscimento d’amore.
Ubbidisci sempre al richiamo, con prontezza e fiducia. Abbandònati al vento dell’amore. Esso ti sostiene, non ti ostacola. Esso spira per portarti a Me da cui viene. Perditi, goccia d’acqua nel mio infinito oceano, perditi, favilla di luce nel mio sconfinato fulgore. Entra a far parte del tuo Dio e Signore, del tuo Sposo. Ti apro tutte le porte dei miei tesori perché tu li possegga.
Ti amo!»
Ore 10 antimeridiane del 5-12
Dice Maria:
«Parlando della Presentazione al Tempio, Luca dice[661] che “il padre e la madre restavano meravigliati delle cose che si dicevano del Bambino”.
Meraviglia diversa dei due coniugi. Io, alla quale lo Spirito Sposo aveva rivelato ogni futuro, meravigliavo soprannaturalmente, adorando la Volontà del Signore che si vestiva di carne per volere redimere l’uomo e che si rivelava ai viventi dello spirito. Meravigliavo una volta di più che ad esser la Madre della Volontà incarnata Iddio avesse scelto me, sua umile ancella. Giuseppe meravigliava anche umanamente poiché egli altro non sapeva fuor di quello che le Scritture gli avevano detto e l’angelo rivelato[662]. Io tacevo.
I segreti dell’Altissimo erano come deposti sull’arca chiusa nel Santo dei Santi e solo io, Sacerdotessa suprema, li conoscevo, e la Gloria di Dio li velava agli occhi degli uomini col fulgore suo insostenibile. Erano abissi di fulgore e solo l’occhio verginale baciato dallo Spirito di Dio poteva affissarli. Ecco perché eravamo, tanto io che Giuseppe, meravigliati. Diversamente, ma ugualmente[663] meravigliati.
Ugualmente va interpretato così l’altro passo[664] di Luca: “Ma essi non compresero ciò che aveva lor detto”.
Io compresi. Sapevo prima ancora e, se il Padre permise la mia ambascia di madre, non mi velò il significato eccelso delle parole del mio Figlio. Ma tacqui per non mortificare Giuseppe a cui non era concessa la pienezza della grazia.
Ero la Madre di Dio, ma ciò non mi esimeva da essere moglie rispettosa verso il Buono che mi era amoroso compagno e vigile fratello. La nostra Famiglia non conobbe mende, in nessun motivo e campo. Ci amammo santamente preoccupati di una cosa sola: del Figlio.
Oh! Gesù restituì nell’ora della morte ogni conforto, come solo Egli lo poteva fare, al mio Giuseppe, in ricordo di tutto quanto aveva ricevuto da quel Giusto. Gesù è il modello dei figli, come Giuseppe lo è dei mariti. Molto dolore ho avuto dal mondo e per il mondo. Ma il mio santo Figlio e il mio giusto Consorte non fecero venire altre lacrime al mio occhio che non fossero quelle del loro dolore.
Quando Giuseppe non fu più al mio fianco, ed io fui la prima autorità terrena del Figlio mio, non mostrai più di non capire tacendo. Nessuno più si sarebbe mortificato di vedersi superato in comprensione, e a Cana[665] parlai. “Fate quello che Egli vi dirà” dissi, poiché sapevo che Gesù nulla mi nega e che dietro le sue parole sostenute già era il primo miracolo suscitato da me e offerto a me dal Figlio mio, come una candida rosa nata per prima su un rosaio a primavera.
Bisogna saper leggere il Vangelo, Maria. Gli uomini non lo sanno leggere. Io ti guiderò la mano e te lo spiegherò là dove il mio Gesù non te lo spiega. Sono la Mamma di tutti e due. Voglio che la mia bambina conosca il suo dolcissimo Gesù, Gesù nostro, come pochi lo conoscono.
Più lo conoscerai, più lo amerai. Più lo amerai e più mi farai felice.»
[654] non sono venuto…, come in Matteo 5, 17. Accanto alla data, la scrittrice mette il rinvio a Zaccaria 7, 4-14, al cui brano appartiene, in parte, la citazione testuale che incontreremo più sotto.
[655] Siete dèi, come in Salmo 82, 6.
[656] Dice Gesù. Precedono la data del 6-12 (ma il “dettato” è del giorno 5, come si dirà alla fine) e il rinvio a Zaccaria 8, 7.12.13.16.22. (Nel presente “dettato” e nei due seguenti, le indicazioni della data e dell’ora sono state inserite dalla scrittrice successivamente).
[657] chiesto il mio Sangue, come si legge in Matteo 27, 25.
[658] quel Dio potente e pietoso, le cui opere, qui ricordate, sono narrate in Esodo 14, 21-31; 16; 17, 1-7; 23, 20-23; 32, 33-34; 33, 1-2.
[659] Disma, il buon ladrone già menzionato l’11 agosto e il 31 ottobre.
[660] Contardo Ferrini, beato (1859-1902). Insigne giurista, fu un modello di laico cattolico.
[661] Luca dice, in Luca 2, 33.
[662] rivelato, in Matteo 1, 20-24.
[663] ugualmente, cioè in uguale misura, ma non in modo uguale.
[664] l’altro passo, quello di Luca 2, 50, cui rinvia la stessa scrittrice dopo la citazione.
[665] a Cana, nel racconto di Giovanni 2, 1-11.