Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Da quando Gesù ha detto che verrà  il tempo in cui i veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità , ogni luogo è buono per pregare. Infatti, ci sono delle persone che entrano meglio in comunione con Dio nella penombra di una chiesa. Ce ne sono altri che lo fanno meglio sotto il cielo stellato, quando sono spente le voci del mondo. Alcuni si sentono più uniti a Dio guardando un fiore o nella solitudine di una montagna. Ce ne sono altri che sentono fortemente la presenza di Dio visitando un malato o regalando un sorriso al povero. Gli altri ancora si alzano all'alba per pregare, invece per qualcuno il tramonto è il momento migliore per stare con il Signore. Infine, c'è chi in tarda serata trova l'intimità  con Dio... Come vedi, ogni luogo, ogni ora è buona per la preghiera. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 21° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 13

1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!".2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta".3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".

5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni!6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti.7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro.10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

14Quando vedrete 'l'abominio della desolazione' stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa;16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!18Pregate che ciò non accada d'inverno;19perché quei giorni saranno 'una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione', fatta da Dio, 'fino al presente', né mai vi sarà.20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

'il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore'
25'e gli astri si metteranno a cadere' dal cielo
'e le potenze che sono nei cieli' saranno sconvolte.

26Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sulle nub'i con grande potenza e gloria.27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".


Secondo libro dei Re 19

1Quando udì, il re Ezechia si lacerò le vesti, si coprì di sacco e andò nel tempio.2Quindi mandò Eliadìm, il maggiordomo, Sebna lo scriba e gli anziani dei sacerdoti coperti di sacco dal profeta Isaia figlio di Amoz,3perché gli dicessero: "Dice Ezechia: Giorno di angoscia, di castigo e di vergogna è questo, poiché i bambini giungono al punto di venire alla luce, ma manca alla partoriente la forza di partorire.4Forse il Signore tuo Dio ha udito le parole del gran coppiere, che il re d'Assiria suo signore ha inviato a insultare il Dio vivente e lo castigherà per le parole che il Signore tuo Dio ha udito. Innalza ora una preghiera per quelli che ancora sopravvivono".
5Così i ministri del re Ezechia andarono da Isaia.6Disse loro Isaia: "Riferite al vostro padrone: Dice il Signore: Non temere le cose che hai udite e con le quali i servitori del re d'Assiria mi hanno ingiuriato.7Ecco io manderò in lui uno spirito tale che egli, appena avrà udito una notizia, ritornerà nel suo paese e nel suo paese io lo farò perire di spada".
8Il gran coppiere ritornò e trovò il re d'Assiria che assaliva Libna, poiché aveva saputo che si era allontanato da Lachis.9Appena Sennàcherib seppe che Tiraca re di Etiopia era uscito per muovergli guerra, inviò di nuovo messaggeri a Ezechia per dirgli:
10"Direte a Ezechia, re di Giuda: Non ti inganni il Dio in cui confidi, dicendoti: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re d'Assiria.11Ecco, tu sai ciò che hanno fatto i re di Assiria in tutti i paesi che votarono allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?12Gli dèi delle nazioni che i miei padri distrussero hanno forse salvato quelli di Gozan, di Carran, di Rezef e le genti di Eden in Telassàr?13Dove sono il re di Amat e il re di Arpad e il re della città di Sefarvàim, di Ena e di Ivva?".
14Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio e, svolgendo lo scritto davanti al Signore,15pregò: "Signore Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra.16Porgi, Signore, l'orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e vedi; ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha fatto dire per insultare il Dio vivente.17È vero, o Signore, che i re d'Assiria hanno devastato tutte le nazioni e i loro territori;18hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però, non erano dèi, ma solo opera delle mani d'uomo, legno e pietra; perciò li hanno distrutti.19Ora, Signore nostro Dio, liberaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu sei il Signore, il solo Dio".
20Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: "Dice il Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib re d'Assiria.21Questa è la parola che il Signore ha pronunziato contro di lui:

Ti disprezza, ti deride
la vergine figlia di Sion.
Dietro a te scuote il capo
la figlia di Gerusalemme.
22Chi hai insultato e schernito?
Contro chi hai alzato la voce
e hai elevato, superbo, i tuoi occhi?
Contro il Santo di Israele!
23Per mezzo dei tuoi messaggeri hai insultato il Signore
e hai detto: Con i miei carri numerosi
sono salito in cima ai monti,
sugli estremi gioghi del Libano:
ne ho tagliato i cedri più alti,
i suoi cipressi più belli;
sono penetrato nel suo angolo più remoto,
nella sua foresta lussureggiante.
24Io ho scavato e bevuto
acque straniere;
ho fatto inaridire con la pianta dei miei piedi
tutti i torrenti d'Egitto.
25Non hai forse udito? Da tempo
ho preparato questo;
da giorni remoti io l'ho progettato;
ora lo eseguisco.
Era deciso che tu riducessi un cumulo di rovine
le città fortificate;
26i loro abitanti impotenti
erano spaventati e confusi,
erano come l'erba dei campi,
come una giovane pianta verde,
come l'erba dei tetti,
bruciata dal vento d'oriente.
27Ti sieda, esca
o rientri, io ti conosco.
28Siccome infuri contro di me
e la tua arroganza è salita ai miei orecchi,
ti porrò il mio anello alle narici
e il mio morso alle labbra;
ti farò tornare per la strada,
per la quale sei venuto.
29Questo ti serva come segno:
si mangi quest'anno il frutto dei semi caduti,
nell'anno prossimo ciò che nasce da sé,
nel terzo anno semineranno e mieteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
30Il resto della casa di Giuda che scamperà
continuerà a mettere radici di sotto
e a dar frutto in alto.
31Poiché da Gerusalemme uscirà il resto,
dal monte Sion il residuo.
Lo zelo del Signore farà ciò.
32Perciò dice il Signore contro il re d'Assiria:
Non entrerà in questa città
e non vi lancerà una freccia,
non l'affronterà con scudi
e non vi costruirà terrapieno.
33Ritornerà per la strada per cui è venuto;
non entrerà in questa città.
Oracolo del Signore.
34Proteggerò questa città per salvarla,
per amore di me e di Davide mio servo".

35Ora in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti.
36Sennàcherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e rimase a Ninive.37Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo dio, Adram-Mèlech e Sarèzer suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di Ararat. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon.


Siracide 50

1Simone, figlio di Onia, sommo sacerdote,
nella sua vita riparò il tempio,
e nei suoi giorni fortificò il santuario.
2Da lui furon poste le fondamenta del doppio rialzo,
l'alto contrafforte della cinta del tempio.
3Ai suoi tempi fu scavato il deposito per le acque,
un serbatoio ampio come il mare.
4Premuroso di impedire la caduta del suo popolo,
fortificò la città contro un assedio.
5Come era stupendo quando si aggirava fra il popolo,
quando usciva dal santuario dietro il velo.
6Come un astro mattutino fra le nubi,
come la luna nei giorni in cui è piena,
7come il sole sfolgorante sul tempio dell'Altissimo,
come l'arcobaleno splendente fra nubi di gloria,
8come il fiore delle rose nella stagione di primavera,
come un giglio lungo un corso d'acqua,
come un germoglio d'albero d'incenso nella stagione estiva
9come fuoco e incenso su un braciere,
come un vaso d'oro massiccio,
ornato con ogni specie di pietre preziose,
10come un ulivo verdeggiante pieno di frutti,
e come un cipresso svettante tra le nuvole.
11Quando indossava i paramenti solenni,
quando si rivestiva con gli ornamenti più belli,
salendo i gradini del santo altare dei sacrifici,
riempiva di gloria l'intero santuario.
12Quando riceveva le parti delle vittime
dalle mani dei sacerdoti,
mentre stava presso il braciere dell'altare,
circondato dalla corona dei fratelli
come fronde di cedri nel Libano,
e lo circondavano come fusti di palme,
13mentre tutti i figli di Aronne nella loro gloria,
con le offerte del Signore nelle mani,
stavano davanti a tutta l'assemblea di Israele,
14egli compiva il rito liturgico sugli altari,
preparando l'offerta all'Altissimo onnipotente.
15Egli stendeva la mano sulla coppa
e versava succo di uva,
lo spargeva alle basi dell'altare
come profumo soave all'Altissimo, re di tutte le cose.
16Allora i figli di Aronne alzavano la voce,
suonavano le trombe di metallo lavorato
e facevano udire un suono potente
come richiamo davanti all'Altissimo.
17E subito tutto il popolo insieme
si prostrava con la faccia a terra,
per adorare il Signore, Dio onnipotente e altissimo.
18I cantori intonavano canti di lodi,
il loro canto era addolcito da una musica melodiosa.
19Il popolo supplicava il Signore altissimo
in preghiera davanti al Misericordioso,
finché fosse compiuto il servizio del Signore
e terminasse la funzione liturgica.
20Allora, scendendo, egli alzava le mani
su tutta l'assemblea dei figli di Israele
per dare con le sue labbra la benedizione del Signore,
gloriandosi del nome di lui.
21Tutti si prostravano di nuovo
per ricevere la benedizione dell'Altissimo.

22Ora benedite il Dio dell'universo,
che compie in ogni luogo grandi cose,
che ha esaltato i nostri giorni fino dalla nascita,
che ha agito con noi secondo la sua misericordia.
23Ci conceda la gioia del cuore
e ci sia pace nei nostri giorni
in Israele, per tutti i giorni futuri.
24La sua misericordia resti fedelmente con noi
e ci riscatti nei nostri giorni.

25Contro due popoli sono irritato,
il terzo non è neppure un popolo:
26quanti abitano sul monte Seir e i Filistei
e lo stolto popolo che abita in Sichem.

27Una dottrina di sapienza e di scienza
ha condensato in questo libro
Gesù figlio di Sirach, figlio di Eleàzaro, di
Gerusalemme,
che ha riversato come pioggia la sapienza dal cuore.
28Beato chi mediterà queste cose;
le fissi bene nel cuore e diventerà saggio;
29se le metterà in pratica, sarà forte in tutto,
perché la luce del Signore è la sua strada.


Salmi 129

1'Canto delle ascensioni.'

Dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato,
- lo dica Israele -
2dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato,
ma non hanno prevalso.
3Sul mio dorso hanno arato gli aratori,
hanno fatto lunghi solchi.
4Il Signore è giusto:
ha spezzato il giogo degli empi.

5Siano confusi e volgano le spalle
quanti odiano Sion.
6Siano come l'erba dei tetti:
prima che sia strappata, dissecca;
7non se ne riempie la mano il mietitore,
né il grembo chi raccoglie covoni.

8I passanti non possono dire:
"La benedizione del Signore sia su di voi,
vi benediciamo nel nome del Signore".


Isaia 7

1Nei giorni di Acaz figlio di Iotam, figlio di Ozia, re di Giuda, Rezìn re di Aram e Pekach figlio di Romelia, re di Israele, marciarono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla.2Fu dunque annunziato alla casa di Davide: "Gli Aramei si sono accampati in Èfraim". Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano i rami del bosco per il vento.
3Il Signore disse a Isaia: "Va' incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore sulla strada del campo del lavandaio.4Tu gli dirai: Fa' attenzione e sta' tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumosi, per la collera di Rezìn degli Aramei e del figlio di Romelia.5Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelia hanno tramato il male contro di te, dicendo:6Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl.

7Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!
8aPerché capitale di Aram è Damasco
e capo di Damasco è Rezìn.
9aCapitale di Èfraim è Samaria
e capo di Samaria il figlio di Romelia.
8bAncora sessantacinque anni
ed Èfraim cesserà di essere un popolo.
9bMa se non crederete, non avrete stabilità".

10Il Signore parlò ancora ad Acaz:11"Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto".12Ma Acaz rispose: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore".13Allora Isaia disse: "Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio?14Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.15Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene.16Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re.17Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Èfraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria".

18Avverrà in quel giorno:
il Signore farà un fischio alle mosche
che sono all'estremità dei canali di Egitto
e alle api che si trovano in Assiria.
19Esse verranno e si poseranno tutte
nelle valli ricche di burroni,
nelle fessure delle rocce,
su ogni cespuglio e su ogni pascolo.
20In quel giorno il Signore raderà
con rasoio preso in affitto oltre il fiume,
cioè il re assiro,
il capo e il pelo del corpo,
anche la barba toglierà via.
21Avverrà in quel giorno:
ognuno alleverà una giovenca e due pecore.
22Per l'abbondanza del latte che faranno,
si mangerà la panna;
di panna e miele si ciberà
ogni superstite in mezzo a questo paese.
23Avverrà in quel giorno:
ogni luogo, dove erano mille viti
valutate mille sicli d'argento,
sarà preda dei rovi e dei pruni.
24Vi si entrerà armati di frecce e di arco,
perché tutta la terra sarà rovi e pruni.
25In tutti i monti,
che erano vangati con la vanga,
non si passerà più
per paura delle spine e dei rovi.
Serviranno da pascolo per armenti
e da luogo battuto dal gregge.


Lettera di Giacomo 1

1Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute.

2Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove,3sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza.4E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.

5Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data.6La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento;7e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore8un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni.

9Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione10e il ricco della sua umiliazione, perché passerà come fiore d'erba.11Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco appassirà nelle sue imprese.

12Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
13Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male.14Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce;15poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte.

16Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi;17ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento.18Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.
19Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira.20Perché l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio.21Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.22Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.23Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio:24appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era.25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.
26Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana.27Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.


Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana

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1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).  

2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).  

3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.


DISCORSO 25 DISCORSO SUL VERSETTO DEL SALMO 93: "BEATO L'UOMO CHE TU, SIGNORE, AMMAESTRI E CHE RENDI DOTTO MEDIANTE LA TUA LEGGE"

Discorsi - Sant'Agostino

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Il Testamento di Dio promesso e realizzato.

1. Cantando a Dio, gli abbiamo detto: Beato l'uomo che tu, Signore, ammaestri e che rendi dotto mediante la tua legge 1. Ebbene, l'ha proclamato il Vangelo di Dio: Zaccheo fece l'elemosina 2. Imparate! Che cosa infatti, nella legge di Dio, è superiore al santo Vangelo? Esso è la legge del Nuovo Testamento, a proposito del quale avete ascoltato il profeta, mentre vi veniva letto: Ecco vengono i giorni - dice il Signore - e io stabilirò con la casa di Giacobbe un testamento nuovo, non conforme al testamento che stipulai con i loro padri quando li condussi fuori dalla terra di Egitto 3. Il testamento là era promesso, qui è attuato: promesso per bocca del profeta, attuato ad opera del Signore dei profeti. Leggete il Testamento cosiddetto vecchio, e vedrete. Anche allora fu data una legge di Dio: leggete o ascoltate quando vi si legge, e vedrete quali siano state le promesse di allora. Fu promessa una terra di terra, una terra dove scorrevano latte e miele, ma sempre terra 4. Se poi intendiamo la cosa in senso spirituale (poiché effettivamente in quella terra non scorrevano latte e miele), un'altra è la terra dove scorrono latte e miele; è la terra di cui è detto: Tu sei la mia speranza, la mia porzione nella terra dei viventi 5. Mentre questa è una terra di morienti. Cercate il latte e il miele? Gustate e vedete quanto è soave il Signore 6. La sua grazia è designata col nome di "latte e miele": essa è dolce e nutriente. Questa grazia, figurata nel Vecchio Testamento, è rivelata nel Nuovo.

Chi spera l'eredità eterna trascende la terra.

2. Quanto poi alla legge antica - lo diciamo per certi individui dai gusti terreni che chiedono a Dio premi terreni e si propongono di servire Dio per delle promesse terrene - essa meritò di sentirsi dire dall'apostolo Paolo che genera alla schiavitù. Perché? Perché dai giudei viene intesa in senso carnale. Se invece la si intende spiritualmente, essa è il Vangelo. È comunque un fatto che essa genera alla schiavitù 7. Chi? Coloro che servono Dio in vista di beni terreni. Quando ne hanno, ringraziano; quando ne vengono a mancare, bestemmiano. Ora quei tali che servono Dio per conseguire tali beni non possono servirlo con cuore puro. Eccoli infatti guardare a coloro che non servono il nostro Dio, e vedono che questi hanno le stesse cose per le quali essi servono Dio. Allora si dicono dentro il cuore: "Cosa mi giova il mio servire Dio? Forse che ho tanto quanto colui che ogni giorno lo bestemmia? L'uno prega e soffre la fame, l'altro bestemmia e rigurgita [di beni]". Chi fa queste considerazioni è un uomo, un uomo del Vecchio Testamento. Viceversa chi onora Dio secondo il Nuovo Testamento deve sperare la nuova eredità, non la vecchia. Se speri la nuova eredità, trascendi la terra, calca le vette dei monti, cioè disprezza le altitudini dei superbi. Ma quando le avrai disprezzate e calcate, sii umile, per non cadere dalla tua altezza. Ascolta: In alto il cuore!, ma: Al Signore, non contro il Signore. Tutti i superbi hanno il cuore in alto, ma contro il Signore. Tu invece, se davvero vuoi avere in alto il cuore, rivolgilo al Signore. Se avrai il cuore in alto e l'avrai rivolto al Signore, egli te lo reggerà perché non cada in terra.

Cacciati dal paradiso, viviamo giorni cattivi.

3. Beato dunque l'uomo: Beato l'uomo che tu Signore ammaestri. Ecco, io parlo; ecco grido; ecco espongo. Chi m'ascolta? So chi mi ascolta. Beato l'uomo che tu, Signore, ammaestri, l'uomo a cui Dio parla nel cuore. E anche quando io tacerò, è beato colui che tu, Signore, ammaestri e che rendi dotto mediante la tua legge. Cosa aggiunge? Noi abbiamo cantato fin qui: E che rendi dotto mediante la tua legge 8. Per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa 9. Ecco l'uomo che viene ammaestrato dal Signore, ecco colui che dal Signore vien reso dotto mediante la sua legge, ecco colui che è reso mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa. Ascoltate di cosa si tratti. I giorni sono cattivi. Non è forse vero che, da quando siamo stati espulsi dal paradiso, trascorriamo quaggiù giorni cattivi? Così i nostri antenati si lamentarono dei loro giorni e gli avi loro si lamentarono dei loro giorni. A nessun uomo son piaciuti mai i giorni della sua vita. Piuttosto, ai posteri piacciono i giorni degli avi; e a costoro, a loro volta, piacevano i giorni che essi non avevano esperimentato e per questo li trovavano piacevoli. Quanto al presente invece, provoca una sensazione pungente. Non dico: "Ti si accosta di più", ma [è un fatto che] ti punge il cuore ogni giorno. Ogni anno, quando sentiamo freddo, di solito diciamo: Non ha mai fatto un freddo così; non ha mai fatto un caldo così. Sì, [è vero che] quanto al "fare", chi "fa" è sempre lui, ma beato l'uomo che tu, Signore, ammaestri per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa 10.

La lotta interiore del cristiano.

4. Giorni cattivi! Forse che sono cattivi questi giorni in quanto così risultano per girare del sole? Rendono cattivi i giorni gli uomini cattivi; e così è quasi tutto il mondo. Fra le moltitudini dei cattivi gemono i rari grani di frumento. Volgiamoci a questi giusti. Gli altri son cattivi e causano giorni cattivi. Cosa dire degli stessi giusti? Non vivono forse in giorni cattivi? E ciò in se stessi, a prescindere da quel che soffrono a causa degli uomini malvagi in mezzo ai quali vivono. Sì, anche in se stessi, dal momento che esistono. Rivolgano lo sguardo a se stessi, scendano dentro di sé, si esaminino attentamente. Dentro di sé trovano giorni cattivi. Non vorrebbero la guerra ma la pace. Chi non ha questo desiderio? Eppure, pur detestando tutti la guerra e volendo tutti la pace, anche colui che vive nella giustizia, se volge a sé lo sguardo, trova in se stesso la guerra. Domandami quale guerra. Beato l'uomo che tu, Signore, istruisci e che rendi dotto mediante la tua legge 11. Ecco, qualcuno mi chiede qual guerra abbia ad esperimentare in sé il giusto. Rendilo istruito mediante la tua legge. Parli l'Apostolo! La carne ha brame contrarie allo spirito e lo spirito brame contrarie alla carne 12. E dove mai butterò la carne, se farà udire voci di guerra, se (Dio ce ne scampi!) farà impeto a guisa di nemico? L'uomo fugge, ma, dovunque vada, si trascina appresso la sua guerra. Né parlo del cattivo. Anche se è profondamente buono, se vive nella giustizia, esperimenta in sé ciò di cui parla l'Apostolo: La carne ha brame contrarie allo spirito e lo spirito brame contrarie alla carne. Infuriando questa guerra, dove trovare i giorni buoni?.

La felicità è nel mondo avvenire.

5. Quindi i giorni sono cattivi. Ma siamo miti. Che vuol dire: Siamo miti? Non ci adiriamo contro il giudizio di Dio. Diciamogli: Buon per me che tu mi abbia umiliato, perché impari le vie della tua giustizia 13. Mi hai estromesso dal paradiso, mi hai scacciato dalla beatitudine. Sono nella tribolazione, sono nel gemito. Il mio gemito non ti è nascosto 14. Ma buon per me che tu mi abbia umiliato perché impari le vie della tua giustizia 15. In mezzo ai giorni cattivi imparo a cercare i giorni buoni. Quali sono i giorni buoni? Non cercateli nel tempo presente. Credetemi, anzi credetelo insieme con me: non li trovereste. Passeranno i giorni del male e verranno i giorni buoni, ma questi giorni buoni verranno per chi è buono, mentre per chi è cattivo verranno giorni ancora peggiori.

6. Eccomi, voglio interrogarvi anch'io. Chi è l'uomo che vuole la vita? 16. Lo so, il cuore di tutti mi risponde: C'è forse un uomo che non voglia la vita? Aggiungo: E ama vedere giorni buoni? Tutti rispondete: Ma chi è colui che non vorrebbe vedere giorni buoni? Avete risposto bene. Volete la vita, volete i giorni buoni. Certamente, quando chiedevo: Chi è l'uomo che vuole la vita, ognuno mi avrebbe risposto: Io. Chi è l'uomo che ama vedere giorni buoni? 17. Non è forse vero che, anche tacendo, ciascuno di voi dice: Io? Ascolta come prosegue: Frena la tua lingua dal male 18. Adesso di': Io! Tu cerchi il perdono; lasciamiti scoprire adesso. I mali passati sono scomparsi. Ammettiamo che la tua lingua sia stata maligna, che tu sia stato un mormoratore, un maldicente, un calunniatore, un mettimale. Anche ammesso che tu fossi stato tutto questo, passino queste malefatte insieme con i giorni cattivi, tu però non passare con i giorni cattivi. C'è qualcosa a cui aggrapparti per non passare. Le realtà umane passano come un fiume; i giorni cattivi corrono via come un fiume. Tienti stretto al legno se non vuoi essere trascinato via. Ecco, il fiume scorre: Ogni carne è erba, e ogni bellezza della carne è come il fiore dell'erba 19. Precipita, passa; l'erba si è seccata, e il fiore è avvizzito 20. A cosa mi aggrapperò? La parola del Signore rimane in eterno 21.

In alto il cuore!

7. Trattieni dunque la tua lingua dal male e che le tue labbra non pronunzino inganno 22. Tu che volevi la vita, tu che vuoi la vita e i giorni buoni, tienti lontano dal male e fa' il bene. Cerca la pace 23, quella pace che tutti cerchiamo anche in questa carne mortale e fragile, anche in questa più che illusoria vanità. Cercate tutti la pace. Cerca la pace e perseguila 24. Dov'è? dove debbo perseguirla? dove, dove è passata perché la possa seguire? È passata da te, ma non è rimasta in te. A chi dico questo? All'umanità intera; non all'uno o all'altro di voi ma all'umanità intera. Questa pace ha attraversato il genere umano. Al suo passaggio, secondo la lettura di ieri, il cieco si mise a gridare 25. E dov'è andata? Vedi prima chi sia la pace; dopo vedrai dove sia andata e la seguirai. Chi è la pace? Ascolta l'Apostolo. Parlando di Cristo diceva: Egli è la nostra pace, che dei due fece un [popolo] solo 26. La pace è dunque Cristo. Dov'è andato? Fu crocifisso e sepolto; risuscitò da morte, salì al cielo 27. Ecco dov'è andata la pace: come potrò seguirla? In alto il cuore! Ascolta come devi seguirla. Ogni giorno ascolti il breve invito che ti viene rivolto: In alto il cuore! Pensa di lui sempre più in alto, e lo seguirai. Nell'ascoltarlo tuttavia, estenditi anche più in largo, se vuoi seguire la pace vera, la tua pace, la pace che per te affrontò la guerra, la pace che, mentre per te affrontava la guerra, pregò per i nemici della pace e sospeso dalla croce] diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 28. C'era la guerra; eppure dal quel legno scendeva la pace. Scendeva, ma dopo cosa [accadde]? Ascese al cielo 29. Cerca la pace! Come la seguirai? Ascolta l'Apostolo: Se siete risuscitati con Cristo cercate le cose di lassù, dov'è Cristo assiso alla destra di Dio; gustate le cose di lassù, non le cose della terra. Siete infatti morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando apparirà Cristo, vostra vita, allora apparirete anche voi nella gloria 30. Ecco i giorni buoni: questi dobbiamo desiderare. In vista di ciò dobbiamo vivere, pregare e fare elemosine.

Ospitare Cristo nella persona del povero.

8. Ecco, per benevola disposizione di Dio, siamo ormai in inverno. Pensate ai poveri, come dobbiate vestire Cristo nudo. Quando si leggeva il Vangelo, forse che non abbiamo tutti dichiarato beato Zaccheo, quando Cristo guardò verso di lui che stava sull'albero, intento a vedere colui che passava 31? Come infatti avrebbe osato sperare d'averlo ospite a casa? Quando gli disse: Zaccheo, scendi; oggi debbo restare a casa tua 32, ho udito il bisbiglio del vostro compiacimento. Come se tutti foste stati in Zaccheo e aveste ospitato Cristo. Il cuore di tutti voi ha detto: O beato Zaccheo! Il Signore entrò in casa sua. O beato! Forse che a noi può capitare una sorte simile? Adesso Cristo è in cielo. Narrami, o Cristo, il Nuovo Testamento. Fammi beato mediante la tua legge. Narralo, affinché tu sappia che non sei privato della presenza di Cristo. Ascolta colui che verrà a giudicare: Quando avrete fatto ciò a uno dei miei più piccoli l'avrete fatto a me 33. Ciascuno di voi aspetta di accogliere Cristo che siede nel cielo. Guardate lui mentre giace sotto i portici, guardatelo affamato, infreddolito, povero, pellegrino. Voi che siete soliti far l'elemosina, continuate; fatela voi che non vi eravate abituati. Cresce l'istruzione; aumentino le opere buone. Voi elogiate il seme; ebbene, fate vedere la messe. Amen.

 

1 - Sal 93, 12.

2 - Lc 19, 1-10.

3 - Ger 31, 31-32.

4 - Cf. Es 3, 8; Lv 20, 24.

5 - Sal 141, 6.

6 - Sal 33, 9.

7 - Cf. Gal 4, 24.

8 - Sal 93, 12.

9 - Sal 93, 13.

10 - Sal 93, 12-13.

11 - Sal 93, 12.

12 - Gal 5, 17.

13 - Sal 118, 71.

14 - Sal 37, 10.

15 - Sal 118, 71.

16 - Sal 33, 13.

17 - Sal 33, 13.

18 - Sal 33, 14.

19 - Is 40, 6.

20 - Is 40, 7.

21 - Is 40, 8.

22 - Sal 33, 14.

23 - Sal 33, 15.

24 - Sal 33, 15

25 - Cf. Lc 18, 35-43.

26 - Ef 2, 14.

27 - Symb. Apost.

28 - Lc 23, 46.

29 - Sal 33, 15.

30 - Col 3, 1-4.

31 - Cf. Lc 19, 1-10.

32 - Lc 19, 5.

33 - Mt 25, 40.


11 - Si dichiara qualcosa della prudenza con la quale Maria di­rigeva i nuovi fedeli.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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179. Era conseguente al mandato di madre e maestra dei discepoli, affidatole dal Signore, che Maria santissima ricevesse luce proporzionata ad un compito così eccelso, perché conoscesse tutte le membra del corpo mistico, alla cui direzione spirituale era tenuta, e adattasse loro i suoi insegnamenti secondo il livello, la condizione e le neces­sità di ciascuno. Questo le fu concesso con la pienezza ed abbondanza che emerge da ciò che sto scrivendo. Pene­trava l'intimo di coloro che aderivano alla fede: le loro in­clinazioni, il grado della grazia e delle virtù che possede­vano, il valore delle azioni compiute, i loro fini e principi; non ignorava niente, se non quando l'Altissimo le celava per un po' qualche segreto, che poi le rivelava appena era

conveniente. Tale intelligenza non era sterile e nuda, ma le corrispondeva una pari partecipazione della carità del Figlio, che ella rivolgeva a tutti nella misura in cui le era­no noti. Comprendeva anche il mistero del volere superno e ripartiva con perfetta ponderazione i suoi affetti: non da­va di più a chi si era guadagnato di meno, né di meno a chi meritava di essere maggiormente diletto e stimato, er­rore nel quale incorriamo spesso noi ignoranti discenden­ti di Adamo, persino in quanto ci sembra di operare inec­cepibilmente.

180. La Regina dell'amore e della sapienza non altera­va l'ordine della giustizia distributiva scambiando i senti­menti, perché era rischiarata dalla lucerna dell'Agnello, che la illuminava e guidava affinché ognuno avesse il dovuto. Si relazionava sempre con sensibilità e tenerezza, senza freddezze, scarsezze o dimenticanze; però, negli effetti e nelle dimostrazioni visibili si governava con altre regole di somma saggezza, badando di evitare le singolarità e quei leggeri difetti che provocano invidie nelle comunità, nelle famiglie e in tutte le nazioni dove sono parecchi quelli che osservano e giudicano gli atti pubblici. È una passione na­turale e diffusa desiderare di essere apprezzati e benvolu­ti, soprattutto da chi è potente, e si potrà trovare a fatica qualcuno che non presuma di valere quanto un altro, per essere favorito in modo analogo se non superiore. Questa malattia non risparmia i più elevati per stato e anche per qualità, come risultò evidente nel collegio apostolico, nel quale, per certi segni di distinzione che risvegliarono i so­spetti, si mosse la questione sulla precedenza e sulla pre­minenza che fu proposta a sua Maestà'.

181. Al fine di prevenire tali dispute, la Vergine era at­tentissima nell'essere uguale con tutti nelle elargizioni che faceva a beneficio della Chiesa. Ciò fu non solo degno di lei, ma pure assai utile, sia perché quell'atteggiamento re­stasse stabilito per i prelati che sarebbero stati rivestiti di autorità sia perché, nei felicissimi anni iniziali, tutti ri­splendevano per i miracoli e per altri doni divini, come ne­gli ultimi secoli molti spiccano nella scienza o nella cul­tura. Era opportuno far apprendere che né per quelle su­blimi prerogative né per queste minori bisogna ergersi a vana superbia, o ritenere di dover essere onorati e privile­giati da Dio e dalla beatissima Signora nelle cose esterio­ri. All'uomo retto basti essere caro a Gesù ed ammesso al­la sua amicizia, e a chi non lo è non gioverà affatto un si­mile tipo di reputazione e prestigio.

182. Ella, comunque, non mancava per questo alla ve­nerazione che spettava a ciascuno per il ministero eserci­tato: era un esempio per tutti in quanto era d'obbligo e con la circospezione di cui abbiamo parlato faceva impa­rare la moderazione in quanto era volontario. Si comportò costantemente in maniera tanto mirabile e con tanta ac­cortezza che non dette mai occasione di lamentarsi, né al­cuno ebbe una ragione, neppure apparente, per negarle ri­guardo e rispetto; anzi, tutti le volevano bene, la benedi­cevano ed erano colmi di gioia e debitori per il suo aiuto e per la sua pietà materna. Nessuno avvertì che lo tenes­se in scarsa considerazione né che gli preferisse un altro, poiché non dava motivo di fare paragoni del genere. Così grande fu la sua discrezione e assennatezza, e così corret­tamente collocava le bilance della manifestazione del suo cuore sull'asse della prudenza! Non volle neanche essere lei ad assegnare gli incarichi e le dignità, né intercedere per il loro conferimento: rimetteva tutto al parere e al vo­to dei Dodici e, intanto, otteneva loro di nascosto luce e assistenza da parte dell'Eterno perché non errassero.

183. Era spinta a quella condotta altresì dalla sua profon­da umiltà e, quindi, educava tutti ad essa, giacché erano coscienti che non era all'oscuro di nulla e non poteva sbagliare in ciò che compiva. Ella lasciò questo raro insegnamento ai cristiani affinché non ci fosse chi presumesse della propria preparazione e avvedutezza e delle proprie qualità, princi­palmente in materie gravi, ma ognuno intendesse che il col­pire nel segno e il riuscire bene è vincolato alla modestia e al consiglio, come l'orgoglio è unito al proprio giudizio, se non è necessario regolarsi solo su di esso. Le era noto che l'intervenire a vantaggio di altri in cose temporali porta con sé qualche ambizioso potere, e uno maggiore ne racchiude il ricevere con piacere i ringraziamenti. Tutto questo era estraneo alla nostra celeste Principessa, che fu un modello nell'ordinare le attività in modo tale da non defraudare il merito né impedire la massima perfezione; però non rifiu­tava la sua direzione agli apostoli, che la consultavano spes­so, e faceva lo stesso con gli altri.

184. Tra i santi che furono così fortunati da guadagnarsi il suo affetto speciale ci fu Stefano, uno dei settantadue di­scepoli, che da quando cominciò ad andare dietro al suo Unigenito fu da lei guardato con predilezione, conquistan­do uno dei primi posti nella sua stima. Le fu svelato subi­to che era stato scelto dal Salvatore per la difesa del suo nome, fino a morire per lui. Inoltre, l'invitto giovane era di indole soave, affabile e gentile, e la grazia rendeva la sua ottima natura anche più amabile e incline ad ogni virtù. Il suo temperamento era oltremodo gradito alla Madre, la qua­le, allorché trovava in qualcuno la tendenza alla benignità e alla mitezza, soleva dire che costui assomigliava più de­gli altri a suo Figlio; per queste caratteristiche, vissute in grado eroico, provava tanta tenerezza per lui. Gli imparti­va numerose benedizioni, esprimeva di frequente ricono­scenza al Padre per averlo creato, chiamato ed eletto ad es­sere primizia dei suoi martiri, e nutriva in sé singolare be­nevolenza verso di lui a motivo della testimonianza che avrebbe dato con il sangue, come le era stato palesato.

185. Egli corrispondeva con fedelissima attenzione a quanto gli era concesso da sua Maestà e da lei, perché non soltanto era pacifico, ma anche umile, e chi è realmente tale accoglie con molta gratitudine i benefici, pure se pic­coli come quelli che gli erano elargiti. Aveva un altissimo concetto della Regina della misericordia e si sforzava di assicurarsene il favore con la sua ferventissima devozione. La interrogava su parecchi misteri, poiché era assai dotto e pieno di saggezza e di Spirito Santo, come afferma Lu­ca. Ella chiariva tutte le questioni che le erano poste e lo confortava, affinché lottasse con valore per il Redentore. Per confermarlo ancor più, lo dispose ai tormenti con que­ste parole: «Stefano, voi sarete il primogenito dei martiri, che il Signore genererà con l'esempio delle proprie soffe­renze; camminerete sui suoi passi, come un seguace co­raggioso su quelli del suo maestro e un soldato audace su quelli del suo capitano, e innalzerete lo stendardo della cro­ce. Perciò, conviene che vi armiate di fermezza con lo scu­do della fede e crediate che l'Onnipotente vi soccorrerà nel­la battaglia».

186. Questo annuncio lo infiammò del desiderio del supplizio, come si desume da quanto si riferisce di lui ne­gli Atti, nei quali si legge che era pieno di grazia e di for­tezza e che faceva prodigi e miracoli in Gerusalemme. Egli è il primo dopo Pietro e Giovanni di cui si attesta che di­sputava con i giudei e li confondeva, senza che essi riu­scissero a resistere alla sua sapienza ispirata. Predicava con animo intrepido, li accusava e li riprendeva, distin­guendosi in ciò per la brama di conseguire quello che la nostra sovrana gli aveva garantito. Come se qualcuno gli avesse potuto togliere la corona, precedeva tutti nel pre­sentarsi davanti ai rabbini e ai dottori della legge di Mo-

sè, e ambiva le occasioni di battersi per la gloria di Cri­sto, per la quale aveva appreso di doversi donare. Il dra­go infernale nella sua malvagità rivolse verso di lui il pro­prio furore pretendendo di fermarlo perché non giungesse a tale dimostrazione pubblica, e a questo scopo incitò i più crudeli a farlo perire nascostamente; era oppresso dalla sua eccellenza e temeva che avrebbe compiuto opere straordi­narie, nella sua esistenza terrena e anche successivamen­te, accreditando gli insegnamenti di Gesù. Per l'ostilità che costoro già avevano contro di lui, gli fu facile persuaderli ad ammazzarlo in segreto.

187. Essi fecero vari tentativi, nel breve periodo che pas­sò tra la Pentecoste e la sua uccisione, ma Maria, che era informata delle trame di satana, lo liberò da ogni insidia fino al momento opportuno per la lapidazione. In tre cir­costanze, per farlo uscire da una casa nella quale volevano affogarlo, inviò un angelo, invisibile a tutti tranne che a lui, che lo scorgeva ed era cosciente di essere portato dalla Ver­gine. Altre volte, ella lo avvisava per mezzo di un messag­gero celeste di non recarsi in una certa strada o abitazio­ne, perché in tal luogo lo aspettavano per sopprimerlo; al­tre ancora, lo tratteneva dall'allontanarsi dal cenacolo, es­sendo consapevole che gli avevano teso un agguato. I suoi nemici alcune notti restavano lì fuori ed anche presso per­sone diverse, giacché nel suo zelo attendeva al sollievo di molti credenti bisognosi e non solo non aveva paura dei ri­schi, ma anzi ne andava in cerca. Poiché non aveva noti­zia del giorno che era stato riservato per dargli la felicità del martirio e vedeva che ella continuava a preservarlo dai pericoli, si lamentava dolcemente con lei: «Mia Signora e mio rifugio, quando verrà per me l'ora di pagare all'Eterno il debito della vita, sacrificandomi per il suo nome?».

188. Ella gioiva incomparabilmente per il rammarico, dovuto all'amore per il Salvatore, che quel suo servo le ma­nifestava, e con materno affetto rispondeva: «Figlio mio, arriverà il tempo stabilito dalla sua imperscrutabile provvi­denza e non sarà defraudata la vostra speranza. Frattanto, lavorate assiduamente per la sua Chiesa, dato che di sicu­ro conseguirete la corona, e ringraziate di continuo colui che ve la tiene preparata». La purezza del giovane era no­bilissima ed eminente, così che i demoni non potevano av­vicinarsi a lui, se non a considerevole distanza; per questo, era molto caro a sua Maestà e alla Regina. I Dodici lo or­dinarono diacono. La sua virtù era già eroica e per essa meritò di essere il primo dopo la passione del Redentore a conquistare la palma. Per evidenziare ancor più la sua san­tità, paleserò quello che ne ho compreso, conformemente a quanto è raccontato nel sesto capitolo degli Atti.

189. In città sorse un malcontento fra gli ellenisti ver­so gli ebrei, perché le loro vedove venivano escluse dalla distribuzione quotidiana; gli uni e gli altri erano giudei, benché i primi nativi della Grecia e i secondi della Pale­stina. Si trattava della ripartizione delle elemosine per il sostentamento dei cristiani. Questo incarico, su consiglio della Principessa, era stato assegnato a sei uomini di buo­na reputazione e riconosciuta onestà. Con il crescere del­la comunità, però, era stato necessario che anche alcune vedove di età matura esercitassero lo stesso ministero, as­sistendo in particolare le donne e gli infermi, ed esse im­piegavano per quello ciò che ricevevano; erano tutte ebree e questo sembrava un segno di scarsa fiducia verso le gre­che, che subivano il torto di non essere ammesse a svol­gere lo stesso compito.

190. Il collegio apostolico, per comporre tale controver­sia, convocò la moltitudine dei discepoli. Fu detto loro: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il mante­nimento di coloro che si convertono. Scegliete tra voi sette uomini pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo questa funzione, per dedicarci alla preghiera. Farete ricorso a loro per ogni dubbio e contrasto in ordine alla dispensa­zione del vitto». Furono tutti d'accordo e senza discrimina­zione di nazioni elessero quelli che Luca elenca; il primo era Stefano, la cui fede e la cui intelligenza erano note a tutti'. Essi soprintendevano agli altri sei e alle vedove, e non lasciavano da parte le greche, poiché non badavano alla pro­venienza, ma solo alle doti di ognuno. Colui che più si ado­però per la rappacificazione fu proprio il futuro martire, che estinse subito il rancore degli ellenisti e rese condiscenden­ti gli ebrei, perché tutti si riconciliassero come figli del Si­gnore e procedessero con sincerità e carità, senza parzialità e preferenze; così difatti fecero, almeno finché egli non perì.

191. Non per questo si occupò meno della predicazio­ne e delle dispute con i giudei increduli, i quali, non es­sendo capaci né di ucciderlo segretamente né di resistere pubblicamente alla sua sapienza, sopraffatti dal loro fero­ce odio trovarono falsi testimoni contro di lui. Questi lo accusarono di aver bestemmiato contro l'Altissimo e con­tro Mosè, e di non cessare di esprimersi contro il tempio e contro la legge, garantendo che il Nazareno avrebbe di­strutto l'uno e l'altra. Attestando simili menzogne, riusci­rono a sobillare il popolo; allora, gli piombarono addosso e lo trascinarono davanti al sinedrio. Il sommo sacerdote ascoltò in presenza di tutti la sua difesa, nella quale egli provò in modo sublime, appoggiandosi alla Scrittura, che il suo Maestro era il Messia promesso, e alla fine li ripre­se per la loro durezza e testardaggine con tanta efficacia che essi, non sapendo che cosa ribattere, si tappavano gli orecchi e digrignavano i denti contro di lui.

192. Maria fu informata della cattura e immediatamen­te, prima di tale discorso, gli inviò uno dei suoi custodi per confortarlo in vista del conflitto. Attraverso di lui, il giova­ne le rispose che andava con grande letizia a confessare la fede in Cristo e con cuore intrepido a offrire per essa il pro­prio sangue, cosa alla quale aveva sempre aspirato, e la im­plorò di aiutarlo in quella occasione come madre miseri­cordiosa. Aggiunse che gli recava afflizione soltanto non aver potuto avere la sua benedizione per salire all'empireo con essa e che perciò la supplicava di dargliela dal suo ritiro. Questa richiesta mosse a compassione le sue viscere mater­ne, oltre che il suo amore e la sua stima per lui, ed ella vo­leva sostenerlo personalmente. Alla prudente Vergine si pro­spettavano, però, delle difficoltà, che si opponevano alla sua uscita per le strade, in un momento in cui Gerusalemme era in sommovimento, e alla possibilità di ottenere un colloquio.

193. Si prostrò invocando il favore divino per quel suo diletto e manifestando il desiderio di essere con lui nel­l'ultima ora. La clemenza di sua Maestà, che era costan­temente attento alle domande della sua genitrice e sposa e intendeva inoltre rendere più preziosa la morte del suo fedele servo, le mandò innumerevoli ministri superni, per­ché con i suoi la portassero subito nel luogo dove stava terminando l'interrogatorio. Ella rimase nascosta a tutti tranne che al santo, il quale la scorse davanti a sé sorret­ta su una nube e circonfusa di gloria. Ciò accrebbe ulte­riormente la fiamma del suo fervore e del suo zelo dell'o­nore del Creatore, colmandolo di giubilo; intanto, gli splen­dori della Regina, che gli ferivano il viso riverberando su di esso, gli conferivano meravigliosa bellezza e luminosità.

194. Per questo negli Atti si narra che coloro che era­no in quel tribunale, guardandolo, videro il suo volto co­me quello di un angelo. L'Eterno non volle celare tale effetto della vicinanza di lei, affinché fosse maggiore la con­fusione di quei perfidi, che non si lasciavano ricondurre alla verità che era annunciata loro neppure da un mira­colo così evidente; ma essi non compresero la causa del suo mutamento, poiché non ne erano degni e non era op­portuno, e quindi neanche Luca la illustra. La Signora pro­nunciò parole di vita e di mirabile consolazione, gli dette larghe e dolci benedizioni e pregò per lui l'Onnipotente, perché lo riempisse di nuovo del suo Spirito. Tutto si adempì, come appare chiaro dall'invincibile valore e sag­gezza con cui egli si rivolse agli astanti e dimostrò la ve­nuta di Gesù come redentore, trovandone testimonianze ir­refragabili in tutti i testi sacri, cominciando dalla vocazio­ne di Abramo e giungendo ai re e ai profeti di Israele.

195. Appena ebbe finito di parlare, per le orazioni della Principessa e quale premio del suo ardore, il cielo si spa­lancò e gli apparve l'Unigenito, in piedi presso il Padre, co­me in atto di sorreggerlo nella battaglia. Alzò gli occhi e affermò: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uo­mo che sta alla destra di Dio». I giudei, nella loro ostinata malvagità, giudicarono blasfema tale frase e si turarono gli orecchi per non udire. Dato che la pena prevista per la be­stemmia era la lapidazione, comandarono che essa fosse eseguita contro di lui. Allora, tutti lo assalirono come lupi, per spingerlo all'esterno delle mura con impeto e tumulto. Quando iniziarono ad attuare ciò, Maria lo benedisse e, fa­cendogli animo, si accomiatò da lui con profonda tenerez­za; ordinò a tutti i suoi custodi di stargli accanto nel mar­tirio sino a presentarlo al cospetto di Cristo, mentre quan­ti erano discesi per trasportarla la scortarono al cenacolo con uno solo di quelli che l'assistevano.

196. Da lì, ella poté osservare tutto attraverso una vi­sione speciale. Trascinarono il giovane fuori della città con violenza e tra urla fortissime, dichiarandolo empio e meri­tevole di essere ucciso. Saulo era uno dei più coinvolti e, accanito propugnatore delle antiche tradizioni, badava alle vesti di quelli che si erano spogliati per scagliare più age­volmente pietre contro il condannato. Queste, piovendogli addosso, lo sfregiavano, e alcune restavano fisse nel suo ca­po, incastrate con lo smalto del sangue. La compassione della pietosa Madre per un supplizio tanto crudele fu enor­me, ma ancora più grande fu la sua esultanza nel consta­tare che veniva conseguito così nobilmente. Egli la suppli­cava tra le lacrime di non cessare di sostenerlo dal suo ora­torio e, allorché sentì imminente la morte, disse: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi, inginocchiatosi, aggiunse gridando: «Signore, non imputar loro questo peccato». La Vergine lo accompagnò anche in quelle invocazioni, felice nel rilevare che il discepolo imitava tanto esattamente il Maestro, intercedendo per i suoi carnefici e consegnando lo spirito nelle mani del suo Creatore e riscattatore.

197. Stefano spirò schiacciato e sfigurato dai sassi di co­storo, sempre più induriti nella loro cattiveria. Nel medesi­mo istante, gli inviati della nostra sovrana sollevarono quel­l'anima purissima fino al trono di sua Maestà, perché venis­se coronata di onore perenne. Egli la ricevette con l'espres­sione del suo Vangelo: «Amico, ascendi più su, vieni a me, servo fedele: poiché sei stato tale nel poco, ti ricompenserò con abbondanza; poiché mi hai confessato davanti agli uo­mini, ti riconoscerò davanti al Padre mio». Gli angeli, i pa­triarchi, i profeti e gli altri beati provarono una gioia straordinaria e si congratularono con lui, primizia della passione e capitano di tutti coloro che lo avrebbero seguito nel sacri­ficio di sé. Fu collocato in un posto eccelso, molto vicino al­la santissima umanità del Salvatore. La Regina partecipò di quel gaudio per mezzo della visione con la quale era infor­mata di tutto, e insieme ai ministri superni compose nume­rosi cantici e inni a lode dell'Altissimo. Quelli che tornarono dall'empireo avendovi lasciato il martire la ringraziarono a nome suo per i favori che gli erano stati concessi.

198. Fu assassinato nove mesi più tardi del Redentore, il ventisei dicembre, data in cui è celebrato; egli proprio al­lora compiva trentaquattro anni. Quello era il trentaquat­tresimo anno dal natale del Verbo incarnato, ma già con­cluso, così che si era entrati nel trentacinquesimo. Quindi, fu generato un giorno dopo l'Unigenito e visse più di lui so­lo nove mesi; la lapidazione ebbe luogo in corrispondenza con la sua nascita. Le preghiere sue e della Signora guada­gnarono la conversione di Saulo, come spiegheremo suc­cessivamente, e affinché questa fosse più ammirevole l'On­nipotente permise che da quel momento egli cominciasse ad impegnarsi nel perseguitare la Chiesa per distruggerla, ri­saltando tra tutti i giudei, sdegnati contro di essa. 1 credenti raccolsero il corpo, gli dettero sepoltura e fecero lutto, aven­do perso un fratello tanto sapiente e un tanto acerrimo di­fensore della legge di grazia. Ho parlato diffusamente di lui perché ho inteso la sua eccellenza e perché egli era as­sai devoto alla Principessa e molto beneficato da lei.

 

Insegnamento della Regina del cielo

199. Carissima, i misteri divini, presentati e proposti ai sensi, fanno in essi poca impressione, quando li trovano distratti dalle realtà visibili e abituati ad esse, e quando l'intimo non è limpido e sgombro dalle tenebre della col­pa. La capacità dei mortali, infatti, già per se stessa pe­sante e corta per innalzarsi a quanto è elevato e celeste, se incontra impedimento nell'ambire le cose apparenti si allontana maggiormente dalla verità e, assuefatta all'oscu­rità, diviene cieca dinanzi alla luce. Per questo, gli uomi­ni terreni e animali hanno un concetto tanto basso e spro­porzionato delle meraviglie dell'Eterno, e di quelle che io feci e continuo a fare quotidianamente per loro. Calpe­stano le perle e non distinguono il cibo dei figli dall'ali­mentazione grossolana delle bestie. Tutto quello che è spi­rituale sembra loro insipido, perché non è conforme al gu­sto dei piaceri sensibili. Così, non sono in grado di com­prendere ciò che è sublime e di trarre profitto dalla scien­za di vita e dal pane dell'intelletto racchiuso in esso.

200. Dio, però, ha voluto liberarti da questo pericolo e ti ha illuminato, migliorando e vivificando le tue facoltà affinché tu possa giudicare senza inganno gli arcani che ti rivelo. Sebbene io ti abbia detto molte volte che nel mon­do non riuscirai mai a penetrarli e ponderarli interamen­te, devi e puoi stimarli in maniera retta secondo le tue for­ze, per essere istruita e per imitare i miei atti. Dalla va­rietà delle pene e delle afflizioni delle quali venne intessu­ta la mia esistenza tra voi, anche dopo la discesa dalla de­stra di Gesù, capirai bene che pure per te sarà lo stesso, se brami di ricalcare le mie orme e di essere mia beata di­scepola. Nella prudente e costante modestia con cui dires­si con assoluta imparzialità gli apostoli e gli altri fedeli, ti è data una norma per discernere come procedere nel go­verno delle tue suddite: con mansuetudine, semplicità, ri­spettosa severità, e soprattutto senza preferenze verso nessuna in quello che a tutte è dovuto e può essere comune. Ciò diventa facile allorché in coloro che hanno l'autorità ci sono autentiche carità ed umiltà; infatti, se questi si la­sciassero condurre da simili virtù, non sarebbero così du­ri nel comandare e presuntuosi nella loro opinione, né si altererebbe l'ordine della giustizia con tanto grande dan­no, come avviene oggi nella cristianità. La superbia, la va­nità, l'interesse, l'amor proprio e quello della carne e del sangue si sono impadroniti di quasi tutte le azioni con­cernenti la guida degli altri, per cui si sbaglia tutto e ogni stato è colmo di iniquità e di spaventosa confusione.

201. Considera il mio acceso zelo dell'ardore verso il mio santissimo unigenito e Signore e della predicazione del suo nome, la mia letizia quando in questo si compiva la sua volontà e si conseguivano i frutti della sua passio­ne con l'estendersi della Chiesa, e i favori che concessi a Stefano poiché era il primo che sacrificava se stesso in ta­le impresa. Ne trarrai numerosi motivi per lodare l'Altissi­mo per le sue opere, davvero degne di venerazione, come anche per emulare me e benedire la sua immensa bontà per la sapienza che mi elargì perché eseguissi tutto con pienezza di perfezione in modo da compiacerlo.


16 novembre 1941

Madre Pierina Micheli

Dalla Meditazione del Padre. Gesù disse: - Vado a prepararvi un regno. Il Regno di Gesù, è regno reale, di gioia, di riposo, di felicità completa, è regno eterno. I regni di questa terra, sono regni di sven­tura, di malattie, di carceri... Ma in terra ci sono pure i Regni di Gesù. La Chiesa che è la via del Cielo, perché possiede i mezzi che condu­cono a quello. C'è anche un altro regno, il regno interno dell'anima: La grazia, con diversi gradi, e il grado di predilezione è la VOCA­ZIONE che ci unisce anche quaggiù al Regno Divino. La vocazione è simile al seme di senapa, il più piccolo, ma piantato, concimato, difeso, diviene pianticella, albero, ricovero agli uccelli e ombra agli animali. La Vocazione è un regno, il più bello, il più grande; il seme, dato da Dio, è disprezzato dalla maggior parte degli uomini. Questo seme fecondato dalla grazia diventa pianta... Simone da pescatore divenne grande. Chi può misurare la grandezza di Pietro? Un fraticello comune, S. Felice di Cantalice, semplice pastorello... e sotto la sua ombra le genti si rifugiano per avere luce, conforto; perdono... Così S. Teresa dei B. G., e così e pure per tutte le anime chiamate. I Santi sono candele accese. Il Signore ne fa vedere qualcuna, a esempio e conforto nostro, ma così è anche di quelle nascoste agli sguardi uma­ni. Questo seme va difeso e custodito. Quando il sole minaccia, difen­diamolo con l'acqua della preghiera, con la santa difesa dell'unione con Dio, con la tavola dell'osservanza regolare. Spesso formiche, insetti rapaci, silenziosamente insidiano. È satana. Deviamo, disprez­ziamo. Invochiamo il Signore... portiamo la croce.

Satana si serve di tutto, orgoglio, stanchezza, luce falsa... lavoro io perché questo seme cresca? lo difendo? Che farò?

Avrò cura di non negare nulla a Gesù, costi quello che costi. Devo diventare una grande pianta, per dare a Gesù tante anime, pianta na­scosta a ogni sguardo umano, e vista solo dal Signore.